giovedì 28 novembre 2013

STRADE ILLUSTRATE MODENESI


            

Nella serie “ Strade illustrate” includo anche alcune  targhe stradali  di Modena , città che  mi è particolarmente cara, dedicate a suoi cittadini ( 4 uomini e una donna ) che, a mio parere,  nonostante scelte di vita differenti , hanno  evidenziato tutti  una tendenziale aspirazione  riformatrice e libertaria  in antitesi alla cultura e alla morale dominante.
 
                                                         
                         
GABRIELE FALLOPPIA o FALLOPPIO (Modena 1523-Padova 1562). Anatomista e chirurgo . Frequentò a Modena  il gruppo della cosiddetta “Accademia”, che si radunava solitamente nella casa  del medico Giovanni Grillenzoni  ( 1501-1551) o nella  spezierìa di suo  fratello, Antonio farmacista. In questo circolo di cultura umanistica-rinascimentale  si discuteva  animatamente  di filosofia, religione,  letteratura, lingue antiche ed altro. Nel 1542 sospettati di essere degli “haeretici luterani pessimi” Gabriele Falloppia e gli altri “accademici” dovettero pubblicamente fare atto di sottomissione ai dogmi della Chiesa Cattolica.  Nel 1547 Falloppia  insegnò farmacologia all’ ateneo estense e poi anatomia, chirurgia e botanica  all’ Università di Padova  .  Particolarmente importanti i suoi studi sull’anatomia femminile  e sulle cosiddette “tube di Falloppio” .
             
                                      

                                                                          

ALESSANDRO TASSONI (Modena, 1565 – 1635. Nacque da famiglia aristocratica e rimase orfano giovanissimo.  Fu quindi allevato da Giovanni Pellicciari, suo nonno materno.  Frequentò diverse università  (Modena, Bologna, Pisa) e si laureò in Diritto a Ferrara.  Nel 1589 fu eletto Accademico della Crusca. Nel 1595 fu espulso  per il suo carattere turbolento e rissoso  da Nonantola ,un comune della provincia di Modena. Nel 1597 assunse l’incarico di segretario del  cardinale  Ascanio Colonna  e lo seguì  più volte in Spagna.  Sospettato di avere scritto un libello contro il governo spagnolo , lasciò i Colonna e passò al servizio prima di Alessandro d’ Este e poi di Carlo Emanuele I di Savoia.  Nel 1618 per conto dei Savoia svolse il ruolo di segretario nell’ambasciata piemontyese a Roma. In questa città divenne membro  dell’ Accademia degli Umoristi.  Infine dopo un soggiorno a Torino dai Savoia  tornò a Modena e servì  con la qualifica di  “gentiluomo delle lettere” presso la corte del duca Francesco  I d’Este. La sua opera più famosa fu  il poema eroicomico “La secchia rapita”, che in chiave umoristica , narra della cruenta  battaglia a Zappolino, un comune a 30 km da Bologna,  avvenuta nel 1325,  tra i modenesi (ghibellini) e  i bolognesi  (guelfi).  Una copia della secchia di legno rubata ai bolognesi si trova  tuttora all’interno della  torre “Ghirlandina “ del Duomo di Modena.
                                                                 
                                                                       

LUDOVICO ANTONIO MURATORI ( Vignola, 1672- Modena , 1750). Sacerdote, storico, letterato, bibliotecario, numismatico. Nato da famiglia contadina eccelse , sin da giovanissimo, negli studi umanisti  . Nel 1694 conseguì la laurea in diritto canonico e civile e un anno dopo  fu assunto come prefetto alla Biblioteca Ambrosiana di Milano. Dopo 5 anni tornò a Modena  e svolse l’incarico di archivista e bibliotecario del duca Rinaldo I d’ Este.   Nel 1716 fu nominato preposto presso Santa Maria della Pomposa a Modena. Fu , tra  l’altro, uno dei principali esponenti italiani del “ illuminismo cattolico“ e i suoi ideali riformatori influenzarono notevolmente, almeno sino al 1750, la politica ecclesiastica ed amministrativa del papa  Benedetto XIV ( Prospero Lambertini) . E’ inoltre considerato per le sue numerose opere di carattere storico come il padre della storiografia italiana.
                                                       

ENRICHETTA BASSOLI CASTIGLIONI  (Modena 1803 – Modena , 1832) . Così come altre  donne del Risorgimento anche  Enrichetta Bassoli- Castiglioni  manifestò insieme al suo amore per la patria  la sua resistenza al sottostare  ai pregiudizi e alla convenzioni  borghesi  del suo tempo . A sedici anni fu data in sposa all’anziano  Francesco Marini di Padova, benestante, con cui ebbe una  bambina. A vent’ anni rimase vedova e si innamorò del patriota e rivoluzionario,  SILVESTRO CASTIGLIONI, figlio del Presidente del Supremo Consiglio di Giustizia del Duca di Modena  . Dalla loro unione extra-matrimoniale , nacque, nel 1831,  un bambino che fu chiamato Enrico. In quello stesso anno Silvestro Castiglioni partecipò attivamente ai moti rivoluzionari del 31.  Dopo il fallimento della rivolta Silvestro ed Enrichetta  fuggirono da Modena. Giunti a Venezia  Silvestro fu arrestato e rinchiuso nella prigione di San Severo. Enrichetta ne volle condividere la sorte e in carcere sposò Silvestro nel marzo del 1832.  In Aprile  Enrichetta morì di cancro  in prigione    dopo 13 mesi di  stenti  e di sofferenze.  

 

ADEODATO MALATESTA  Modena, 1806- Modena , 1891). Avviato alla carriera ecclesiastica all’ età di 11 anni  manifestò assai presto il suo talento artistico  e , su sollecitazione di un suo zio, lasciò il seminario e si iscrisse, a Modena,   all’  Accademia Atestina di Belle Arti . Frequentò poi , grazie a  una  borsa di studio, l’ Accademia di Belle Arti di Firenze e poi  quella di Roma. La borsa di studio gli fu sospesa , durante i moti del  “31  a Modena,  in quanto ritenuto un simpatizzante  delle idee liberali e rivoluzionarie sostenute da Ciro Menotti e dai patrioti modenesi. Dopo un anno di studio a Venezia tornò a Modena e nel 1833  ottenne l’incarico di insegnante all’ Accademia di Modena. Sempre in quell’anno si sposò con  Emilia Malverti , da cui ebbe tre figli : Narciso, Giuseppe e Caterina.  Nel 1839 divenne il direttore dell’ Accademia e negli anni successivi svolse numerosi altri incarichi tra cui la direzione delle  Tre Accademie Emiliane,  la  Presidenza per la tutela dei monumenti e delle opere d’arte e  la direzione della Galleria Estense. Tra i suoi numerosi ritratti mi limito a citare quelli di Ciro Menotti e di sua figlia Polissena Menotti. Importante è anche il quadro di contenuto storico e patriottico La disfatta di Ezzelino da Romano del 1856 .  Si dedicò anche alla scultura ed è sua, se ho capito bene, la statua di Ludovico Antonio Muratori a Modena.
                                              
                                                            

Concludo questo post non con un altra targa stradale ma con una lapide presso la  torre  campanaria del Duomo di Modena , nota con il nome  “Ghirlandina” dedicata alla memoria di ANGELO FORTUNATO FORMIGGINI.
                                                                        


ANGELO FORTUNATO FORMIGGINI  (Collegara, 1878  - Modena, 1938). Nato da una famiglia benestante  di origine ebraica,  fu espulso  nel 1896 dal Liceo Galvani di Bologna per avere scritto una parodia della Divina Commedia intitolata La Divina Farsa, nella quale  prendeva in giro professori e studenti. Si laureò con lode  in giurisprudenza nel 1901 con una  tesi , non priva d’ironia sul “riavvicinamento tra la razza ariana e la razza semita.”     . Sposò nel 1906 la pedagogista EMILIA SANTAMARIA  e un anno dopo si laureò in filosofia  con la tesi  Filosofia del ridere.  Nel 1908 fondò una casa editrice con sede prima a Bologna , poi a Genova  e infine a Roma .  Sue collane editoriali  che riscossero  un notevole successo  furono Profili , Classici del ridere,  Lettere d’ Amore,   Chi è ed altre. Fondò nel 1918  l’ ICS ( Italia che scrive) periodico mensile d’informazione libraria. In polemica  con il filosofo Gentile pubblicò il libro La ficozza filosofica del fascismo e la marcia sulla Leonardo  . Tra i suoi libri è, tra l’altro,  da ricordare il Dizionarietto rompitascabile degli editori italiani compilato da uno dei suddetti,  che uscì in due edizioni .  Il 29 novembre 1938 si suicidò per protesta contro le  leggi razziali dalla torre della Ghirlandina a Modena precipitando su uno spazio che  aveva  in una lettera   definito  il    tvajol ed furmajin” ( il tovagliolo di Formaggino). Il fascismo e la stampa di regime imposero il silenzio sul suo suicidio e il funerale che la moglie, solo con grande insistenza e determinazione riuscì a far fare di giorno,  fu seguito da pochi amici e parenti e una trentina di poliziotti.

Nota: Le foto delle targhe mi sono venute molto male. Quest’altro anno quando tornerò a  Modena, per assistere al Festival di Filosofia, cercherò di farle meglio.
 

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