SOCRATE (470/469-399 a. C.) , figlio dello scultore Sofronisco e della levatrice Fenarete. Sposò Santippe ed ebbero i figli Lamprocle, Sofronisco e Menesseno ( secondo altre versioni Socrate ebbe anche un’altra moglie, Mirto ) . Il suo insegnamento, che aveva luogo nelle piazze e nei banchetti, era esclusivamente orale e consisteva nel discutere e nel contraddire i suoi interlocutori col fine ultimo di aiutarli a partorire la verità. Frequente era il suo uso dell’ironia, che lo rese , sovente, inviso a molti ateniesi. Nel 399 fu condannato a morte con l’accusa di empietà verso gli dei, di introdurne di nuovi ( demone socratico) e di corruzione dei giovani . Suo motto famoso fu “ Conosci te stesso “.
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PLATONE ( dal greco platus = ampio , non si sa bene se riferito alla sua fronte o alle sue spalle ) visse tra il 427 e il 347 a: C. Il suo vero nome era Aristocle e apparteneva a una famiglia di nobile origine sia da parte di padre che di madre. Evento fondamentale per le sue successive scelte filosofiche ed esistenziali fu l’ingiusta e tragica morte di Socrate, di cui egli era stato, per circa nove anni, un affezionato discepolo. Viaggiò molto e più volte, nel corso della sua vita, si recò a Siracusa, dove tentò, in diverse occasioni, e sempre invano, di fondare il suo modello di Stato ideale , descritto, in parte, nella sua opera La Repubblica , che, nonostante le sue incondivisibili finalità autoritarie e totalitarie, resta, comunque , a mio parere, come d’altronde tutti i dialoghi platonici, di interesse filosofico eccezionale per i numerosi spunti di riflessione e di discussione che offre . Ad Atene diresse la scuola filosofica “ Accademia “ ( detta così perché situata vicino ai giardini in onore dell’eroe Accademo)
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GIORDANO BRUNO ( 1548-
1600) Nacque a Nola vicino a Napoli. A
18 anni , già esperto di latino e di logica,
divenne monaco domenicano e mutò il suo nome originario di Filippo in
quello di Giordano. Più volte fu accusato dai suoi confratelli di comportamenti e di letture , tra cui per
esempio Sulle rivoluzioni celesti di Copernico (nome
italianizzato) e gli scritti neoplatonici attribuiti ad Ermete Trimegisto, , non consone al suo abito .
Nel 1576, lasciò definitivamente
l’ordine domenicano e iniziò una vita di avventure e di viaggi nelle più
grandi città europee , dove acquisì una notevole fama come filosofo , astronomo
e mago . Molto richiesta fu anche la sua
padronanza nell’arte della memoria ( memnotecnica). Su invito di
Giovanni Mocenigo, Bruno si stabilì a Venezia, ma dopo qualche mese di
incompatibile convivenza, Mocenigo lo
denunciò per eresia al Santo Uffizio,
Consegnato all’ Inquisizione romana ,
dopo sette anni di carcere e due processi ,fu condannato al rogo ed arso vivo a
Piazza Campo dei fiori a Roma. . Non ritrattò
le sue dottrine e famose restano le sue
ultime parole: “ Non voglio
pentirmi,non ho di che pentirmi, non so di cosa pentirmi”. Alla fine del secolo
XIX fu celebrato come “martire del
libero pensiero” ed eretta una sua statua , più o meno, nel luogo dove era
stato ucciso.
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TOMMASO
CAMPANELLA (1568-1639) Frate domenicano e filosofo fu condannato per
eresia nel 1591 e nel 1594. Nel 1597
fu confinato a Stilo, sua città natale, dove acquisì una notevole
fama anche come taumaturgo e mago. Nel
1599 fu arrestato con l’accusa di stare organizzando una congiura antispagnola.
Si finse pazzo per evitare la pena di morte e sopportò varie torture senza tradirsi. Restò in
carcere fino al 1626. Poi , dopo
un breve periodo, in cui godette la protezione del Papa Urbano VIII, fu
nuovamente accusato di congiurare col
fine di creare una repubblica in Calabria.
Riuscì a fuggire in tempo e si trasferì a Parigi , dove fu ben accolto
dal re Luigi XIII e dal cardinale
Richelieu. Sua opera fondamentale fu , La città del sole, dove, sulla scia
della “Repubblica” di Platone, espose
il modello di una società utopistica, in cui, tra l’altro, non vi erano
né servi né padroni e non era ammessa la proprietà privata.
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