venerdì 29 aprile 2011

ANARCHICINI: * AUGUSTO MASETTI (1888-1966) E LA "SETTIMANA ROSSA"; L'ULTIMO GOVERNO GIOLITTI E IL MILITARISMO (1920-1921); LA RIVOLTA DEI BERSAGLIERI

  Augusto Masetti, muratore, arruolato a forza e in procinto di partire per la Libia, il 30 ottobre 1911,  nella caserma Cialdini di Bologna , gridando “Viva l’Anarchia, Abbasso la guerra”, sparò al colonnello Stroppa, che  stava preparando i soldati alla partenza con discorsi incitanti all’odio verso i Turchi e i Libici, ferendolo a una spalla. Masetti venne immediatamente rinchiuso in un manicomio criminale militare, sottraendolo a un processo dove avrebbe potuto pubblicamente difendersi. Si dette vita da parte degli anarchici a un comitato per la sua liberazione , che ebbe come momento di maggiore rilievo  l’insurrezione,  nel 1914 ,di Ancona , nota col nome di “settimana rossa”. Sotto il fascismo venne più volte incarcerato, confinato e internato in  ospedali psichiatrici. Nel secondo dopoguerra  si dedicò ancora alla propaganda antimilitarista.
Brano da commentare:Per dimostrare che Masetti non era pazzo e che quindi aveva a un processo pubblico il comitato per la sua liberazione fece pubblicare alcune dichiarazioni fatte da masetti ai periti di Reggio Emilia : La patria? io non la conosco! La patria è il motivo. I proletari non hanno patria. Si fa uno sciopero arrivan guardie e bisogna scappare all’estero … La guerra la faccia chi vuole: Spingardi e il turco; non con il sangue dei proletari italiani. Ci vuol coscienza! …ah! Se fossero tutti come me! Eravamo seicento, e se avessero pensato tutti come me , sarebbe restato a casa il sei e avrebbero mandato a Tripoli i due zeri. […]  No, non è questa la  patria. Amiamo l’ umanità! ” ( dalla perizia  Petrazzani su  Augusto Masetti)

Bibliografia: in  L’ Internazionale numero speciale per l’ottantesimo anniversario della “Settimana Rossa” 1914-1994)  pp. 10-11
                                                                       

 
LE COMPAGNIE DI DISCIPLINA Contemporaneamente alle proteste contro la detenzione di  Augusto Masetti, il movimento antimilitarista,  guidato prevalentemente da anarchici e socialisti rivoluzionari e assai attivo dopo la guerra di Libia,,  rivendicò ripetutamente l’abolizione delle Compagnie di disciplina, ( tristemente famosa era quella del castello di San Leo ),  a cui erano destinati  i soldati sospetti di sovversivismo. Le condizioni disumane a cui erano sottoposti i militari rinchiusi in quelle compagnie, tra cui i più noti erano ANTONIO MORONI (, EMILIO LEONARDI ( 1889- 1929) e DARIO FIERAMONTE (1893 - ? ) emersero soprattutto grazie  alle   lettere che  clandestinamente venivano inviate da loro ai familiari o direttamente ai giornali e alle riviste socialiste e anarchiche. ( cfr. brano)
Brano da commentare: “  “ Fratello carissimo, è un mese che sono segregato in questa spelonca, le mie ossa sono indolenzite dalle notti insonni sul nudo tavolaccio, dal freddo e dall’immobilità forzata : pensa che non mi hanno accordato in tutto il mese  cinque minuti di aria libera! E la mia tomba non misura che due passi di lunghezza . Ora come chiusura della lunga tortura ami hanno affibbiato dieci giorni di rigore per ordine del comando di Gaeta in seguito al rapporto del capitano, per avere gridato forte dalle inferriata la mia imprecazione al fattaccio capitato a Leonardi. Dieci giorni di rigore a pane e acqua dopo un mese di sepoltura ! Se una madre assistesse al momento in cui uno di noi viene tolto da questi antri, non so cosa farebbe nel vedere in quale stato siamo ridotti dai benemeriti della patria! Soffre con me quindici giorni di rigore il mio compagno carissimo Gaiato, per avere fatto suo il mio grido dalla cella e averlo rivolto agli altri compagni. Qui siamo completamente inermi, ci hanno tolto persino il cucchiaio! Mentre ci circondano le baionette e le rivoltelle dei carcerieri pronti al minimo gesto di gettarci nelle celle a marcire quando non  ci slogano le ossa coi ferri corti. Siamo impotenti eppure siamo temuti! Se a nulla varrà lo sforzo dei compagni a persuadere il popolo a cancellare questa barbarie, non ci resta che affidarci a ciò che la disperazione può suggerisci . Saluta tutti compagni, tuo Antonio. “  (Antonio Moroni da San Leo, 14, 10, 1913 ) 
Bibliografia: in Numero speciale per l’ottentesimo anniversario della  “Settimana Rossa” (giugno 1914 –giugno 1994) in L’Internazionale anno XXIX n. 1 p. 22.
 
 

LA SETTIMANA ROSSA (7-14 GIUGNO 1914). Il 7  giugno , anniversario dello Statuto Albertino, su iniziativa di un comitato composto da anarchici, socialisti e repubblicani fu indetto, ad Ancona,  un comizio antimilitarista in cui, tra l’altro,  si protestava contro  la detenzione in un manicomio criminale di Augusto Masetti e contro il durissimo trattamento inflitto al  soldato di leva, Antonio Moroni e ad altri in una Compagnia di disciplina. Le finalità che gli anarchici si prefiggevano con questa manifestazione furono chiaramente esposti, alcuni giorni prima in un supplemento della rivista anarchica ,Volontà. (cfr. brano) 

Brano da commentare: “Dei giovani generosi , rei soltanto di amare il popolo e di aspirare a quelle forme di convivenza sociale che essi credono più atte ad assicurare il benessere e la libertà di tutti – rei di conservare sotto la corteccia militare dignità di uomo e pretendere al diritto di esprimere il loro pensiero, sono, per ordine del governo, rinchiusi, martoriati, sottoposti a tutte le piccole e grandi ingiurie che può concepire la mente di sgherri dal cuore impietrito che si vendicano contro chi colla fierezza ricorda loro la bassezza morale in cui sono caduti.  Per compiere questa opera infame e come minaccia continua conto ogni soldato che mostri dei sentimenti di ribellione , hanno istituito quei luoghi di tortura e di corruzione che sono le Compagnie di disciplina. […] Spetta al popolo, spetta ai lavoratori imporre al governo umanità e giustizia. Spetta ai lavoratori imporre la liberazione di Moroni, di Masetti, di Fieramonti,  di tutte le vittime della tirannia militare e della abolizione  completa delle Compagnie di disciplina. Per questo noi invitiamo tutti coloro che non sono cortigiani e servi volontari a prender parte alla grande manifestazione nazionale del 7 giugno ed esprimere energicamente la loro volontà. Il 7 giugno è la festa dello Statuto che ricorda e glorifica il modo come fu sfruttata, a vantaggio di una dinastia e di una casta di vampiri, quella rivoluzione nazionale italiana, che era pur stata fatta sotto l’ispirazione di nobili ideali. E’ la festa del militarismo imperante. Faccia il popolo che esso diventi il giorno di protesta e di rivendicazione. E dai casi singoli di barbarie e di tirannia risalga alla causa prima e protesti contro l’istituzione stessa del servizio militare. Poiché è con questo sistema di costringere i figli del popolo a servire gli oppressori e farsi sgherri e carnefici dei loro padri e fratelli, che si reggono monarchia e borghesia, che si strappa ai lavoratori il frutto del loro lavoro, che si opprime la libertà, che si viola la giustizia, che si riduce tutta la popolazione alla miseria e all’  abbiezione, per il vantaggio di pochi privilegiati. Ed è demolendo questo mostro militarista, che dissangua il paese e lo costringe alla schiavitù, demolendo sia per corrosione interna e col suscitare la coscienza dei soldati, sia per attacco esterno coll’abituare il popolo a criticare, a resistere, a ribellarsi, che si potrà inaugurare l’età della libertà e della felicità di tutti. Sia la manifestazione del 7 giugno il principio di quell’azione concorde, concertata, contemporanea di tutti i paesi d’Italia che dovrà condurre il popolo alla vittoria. Gli  anarchici  ( Contro le compagnie di disciplina e contro il Militarismo , supplemento al n. 22 di Volontà 1914 )
 Bibliografia:    Valentina Carboni, Una storia sovversiva. La settimana rossa ad Ancona, Zero in condotta , 2014 p. 64. Cfr. anche il catalogo della Mostra  “ La settimana rossa cento anni dopo a cura di Mario Carassai-Patrizia Gabbanelli- Ninio Lucantoni-Emanuele Mobili, Mole Vanvitelliana -7 giugno-20 luglio 2014 Ancona.
Ad Ancona , essendo stata proibita la manifestazione  in piazza, un comizio fu tenuto alla Villa Rossa, sede del partito repubblicano. Dopo il comizio,   in cui parlarono tra gli altri Errico Malatesta, Pietro Nenni (allora repubblicano)  e  Benito Mussolini (allora socialista),  mentre si era ancora in trattative con la forza pubblica per lo svolgimento di un corteo pacifico verso la piazza principale, tutto a un tratto, i carabinieri cominciarono a sparare uccidendo tre giovani: Antonio Casaccia di 24 anni,  Nello Budini di 17 anni  ed  Attilio  Giambrignoni di 22 anni. Nella settimana che seguì a quei fatti si sviluppò una insurrezione  che si propagò ben presto anche in altre regioni italiane (Marche, Emilia Romagna, Toscana e Lombardia). Si fu , come mai prima di allora, sull’orlo di una vera e propria rivoluzione, che non scoppiò a causa dell’intervento dell’ esercito e dei tentennamenti delle organizzazioni politiche e sindacali riformiste. Alcuni mesi dopo questi eventi, inoltre, la compattezza dello schieramento rivoluzionario si ruppe a causa della scissione tra anti-interventisti e interventisti (cosiddetti "di sinistra" per distinguerli dai nazionalisti "di destra"). La I guerra mondiale era ormai alle porte. 
Brano da commentare: “ … Lo stato d’animo dei lavoratori era propizio a un cambiamento di regime.  L’accordo tra i  partiti rivoluzionari si era fatto da  sé […] i lavoratori repubblicani  lottavano in bell’armonia cogli anarchici  e con la parte rivoluzionaria dei socialisti. Si stava per passare agli atti risolutivi. Lo sciopero a tendenza insurrezionale si estendeva. […] La rivoluzione  stava per farsi, per impulso spontaneo delle popolazioni e con grande possibilità di successo. Certamente non si sarebbe in quel momento attuata l’ anarchia e nemmeno il socialismo, ma si sarebbero levati di mezzo molti ostacoli e si sarebbe aperto il periodo di libera propaganda, di libera sperimentazione, e sia pure di lotte civili, in capo al quale noi vediamo rifulgere il trionfo del nostro ideale.  I ferrovieri si apprestavano a prendere in mano la direzione del servizio per impedire le dislocazioni di truppe e non far viaggiare che i treni utili per il movimento insurrezionale.  Ma  tutto ad un tratto , quando maggiori erano le speranze, la direzione della Confederazione Generale del Lavoro con telegramma circolare  dichiara finito il movimento ed ordina la cessazione dello sciopero. E così le masse che agivano  nella fiducia di prendere parte ad un movimento generale, furono disorientate; ciascuna località vide naturalmente che era impossibile resistere da sola, e il movimento cessò”. (  Errico Malatesta , Movimenti stroncati in Umanità Nova n. 147, 28 giugno 1922)  
Bibliografia: in  L’Internazionale numero speciale per l’ottantesimo anniversario della Settimana Rossa 
 
INDIZIATO DI SOVVERSIVISMO

 SEI ANNI DOPO LA SETTIMANA ROSSA: Durante l’ ultimo  governo di Giolitti ( 1920-1921)  ( primo brano) vi fu,  dopo la carneficina  della prima guerra mondiale, una recrudescenza  del militarismo e del bellicismo.  Contro l' infame e sovente illegale uso  delle compagnie di disciplina e del confino da parte della polizia e dell'esercito nei confronti  dei refrattari alla guerra e alla disciplina di caserma Bruno Misefari si oppose energicamente    con intensi  articoli  pubblicati su Umanità Nova e L’ Avvenire Anarchico    (secondo brano) Sul tormentoso  calvario vissuto, sotto le armi,  dal fratello di Bruno Misefari, Enzo, ci è pervenuto  un sintetico resoconto pubblicato   in lingua francese dal Comitato di  Difesa delle vittime del fascismo, senza data. (terzo brano)

Brani da commentare : 1) …” Giolitti non era meno duro di Mussolini quando colpiva. La differenza stava per questo aspetto, nel fatto che il primo non usava il terrore sistematicamente, mentre il secondo si manteneva al potere solo adoperando quest’arma ed aggiungendovi per sopramercato l’arma del ricatto” ( Enzo Misefari, Bruno biografia di un fratellesoconto o…);  2)  " Nel febbraio 1920 nasce il periodico Umanità Nova diretto da Errico MALATESTA, Bruno Misefari è uno dei primi corrispondenti del giornale anarchico e denuncia la persecuzione subita dal fratello e di altri soldati, con diversi articoli “ Ancora persecuzioni militaresche”  “Reazioni militariste” “ Le infamie del militarismo” “ Le vergogne e le infamie della polizia  e del militarismo”[…]  Nel numero del 31 luglio 1920 firmato con lo pseudonimo   Furio  Sbarnemi, scrive “ Non è un fatto nuovo che la reazione infierisca contro i soldati indiziati di sovversivismo. Da ogni parte d’Italia giungono grida di allarme contro l’iniqua prepotenza dei trascinasciabole e dei borbonici poliziotti nostrani […]  Tre soldati del 3° Fanteria di stanza a Lipari – Enzo Misefari, Vincenzo Paladini,  Giorgio Massala e un altro di cui mi sfugge il nome- sono minacciati d’invio  chissà in qual lido  lontano ! Perché? Per il reato di pensiero. Uno di essi – il Misefari- fu internato durante la guerra, a Lipari, per rappresaglia politica e perseguitato a morte dalla polizia locale  e dal Comando del presidio, fino a farlo scacciare -  malato e in condizioni deplorevoli – dall’ospedale Maggiore principale di Messina , ove era stato ricoverato per cura. […]Nel gennaio 1921 dalle pagine di Umanità Nova, Bruno Misefari smaschera la macchinazione ai danni dei soldati e del fratello, e nonostante le prove documentate e le testimonianze del processo i due soldati vengono scagionati ed Enzo Misefari rimane ancora detenuto (nota mia: fu inviato alla compagnia di disciplina di Ponza). Bruno scrive intitolando l’articolo “ Le vergogne e le infamie della polizia e del militarismo ” E dimostriamo ancora una volta, con documenti, come e perché la polizia denunci e i trascinasciabole condannino.” […]  L’ Avvenire Anarchico periodico anarchico stampato a Pisa, nel numero del 24 dicembre 1920, pubblica un appello di Bruno Misefari ai coscritti firmandolo con lo pseudonimo Marat: “ Ubbidire! Certamente ubbidire! Questa è la condanna che ti aspetta!  Pazientemente tacere, ecco a cosa ci si condanna. Domani ci si ordina marciare, correre, sparare. E quando non mirerai diritto e bene, saranno rimproveri, il giudice, punizioni, percosse. Quando invece, carico come un asino, sarai buono, attivo, forte e darai prova di sapere uccidere, si eleggeranno, ci si prometteranno biglietti di mensa e promozioni. Fra tante malvagità che al solo pensarci l’animo si riempie di vergogna e di ribrezzo… ti faranno giurare! … Fedeltà a una patria, che ti farà combattere e all’occorrenza assassino. Domani ci si introneranno le orecchie dicendoti che la patria ha bisogno e vuole sacrifici, fa d’uopo resistere con la fatica, con coraggio , con abnegazione, fame, sete, stanchezza, sonno, intemperie, ecc. solo così dimostrerà di essere bravo e buon soldato e di saper servire il re e la patria.[…]  La verità è una sola, ed è questa: che l’operaio; tu, figlio del lavoro, tu che conosci tutti i dolori e le angoscie di una vita continua di lotte e di sacrifici; tu che sai l’avidità dei padroni, tu non devi dimenticare tutto ciò e la caserma non ucciderà in te il pensiero, il sentimento di solidarietà umana, che lega nella stessa battaglia i lavoratori di ogni paese. Ricordati che la civiltà non passa sulla loro bocca di cannoni o sulla punta delle loro baionette, ma l’umanità cammina per diritto del lavoro, dell’amore del fratello e di tutti i popoli, ora dannati a vivere sotto il giogo dello sfruttamento borghese. Domani vestirai quella divisa, ma quando la sentirà di magnificare con paroloni e con memorie… non ascoltare e non credere alle loro frasi bugiarde. Medita e non ti rendere assassino. L’ ATTIVITA’ di denuncia contro il militarismo continua con altri articoli su L’Avvenire Anarchico. Firma gli articoli  con lo pseudonimo di Furio. Nel numero del 24 dicembre 1920 pubblica la prima parte dell’ articolo intitolato “ Sotto il tallone del brigante Giolitti” . Un’altra infamia del materialismo. Come e perché si mandano i soldati alle  compagnie di disciplina. Illegalità e violenze di  Commissari di Polizia e di Ufficiali contro innocenti. Nel numero successivo segue la seconda parte, L’Avvenire Anarchico, nel gennaio1921, pubblica ancora un articolo intitolato, “Ancora sotto il tallone del brigante Giolitti. Enzo Misefari scrive a Bruno e in una lettera, conclude:  "Inopitanamente mi spediscono adesso alla Compagnia di disciplina. Sono stato nel carcere di Reggio e cinque giorni in quel di Napoli, donde ora 2 dicembre  proseguo per Peschiera. Mi si disse che appena lì dovranno pormi in congedo  essendo io  della classe '98. Ma temo di no. In ogni modo interessati a che l'ingiustizia non trionfi e io non abbia male. Ciao."( Pino Vermiglio, Misefari. L’impegno antimilitarista); 3) “Vincenzo “Enzo” Misefari classe ’98. Il 21 febbraio  1917 passa la visita medica di leva e viene dichiarato rivedibile poiché la circonferenza del torace è inferiore alle misure previste. Dopo qualche mese, paradossalmente viene dichiarato idoneo ed inviato all’86° regimento di fanteria a Palermo, dove rimane qualche mese, poi, viene inviato alla Scuola allievi ufficiali a Caserta. A Caserta rifiutò il giuramento come ufficiale quindi viene espulso e  rimane semplice soldato per cui viene inviato a Palermo, a Lipari, poi ancora al 3° regimento fanteria a Messina. Tra Lipari e Messina subisce due  processi disciplinari dalla Compagnia di disciplina, uno dei motivi: “ Aver tentato di costituire una Camera del Lavoro sull’isola (Lipari) inaugurandola in divisa militare.” Verrà quindi  trascinato da carcere in carcere: Reggio Calabria, Napoli, Gaeta, Roma, Firenze, Peschiera, Ponza. Infine viene  liberato con congedo il 15 marzo 1921” . ( Les “Cayennes” d’Italie).

Bibliografia : Primo brano in Enzo Misefari, Bruno biografia di un fratello, Zero in condotta, 1989, p. 125. Secondo e terzo brano in Pino Vermiglio,  Misefari, Impegno anti militarista, in https://www.facebook.com/photo/? fbid=1105711836128811&set=pb.100064034710405.-2207520000.  Per una visione integrale degli articoli  di Bruno Misefari su Umanità Nova, che sono stati citati: Furio Sbarnemi, Ancora persecuzioni  militaresche in U.N. n. 132, 31 luglio 1920 p. 3; Refrattario , Reazione militarista,  in  U. N. n. 179  24 settembre 1920 p. 2; Furios  Le infamie del militarismo in U.N. n. 258, 25 dicembre 1920 p. 4:  L’ Unico , Le vergogne e le infamie della polizia e del militarismo in U. N. n. 14, 16 gennaio 1921, p. 6, cfr.   Cronache anarchiche.  Il giornale Umanità Nova nell’Italia del Novecento (1920-1945) a cura di Franco Schirone, Zero in condotta, 2010 in DVD volume 1  1920-1921

Sull 'antimilitarismo e l' antibellicismo di Bruno Misefari, cfr. anche post: BRUNO MISEFARI.

 

 
                                                                         
LA RIVOLTA DEI BERSAGLIERI:  Nel 1920,   ad Ancona  scoppiò, durante il governo Giolitti una rivolta contro l’invio di soldati in Albania, dove il governo italiano  aveva occupata Valona in base a un trattato del 1915 con la Francia e l’Inghilterra, non riconosciuto valido dagli albanesi. Grazie alla solidarietà del popolo anconitano  e degli anarchici  alcuni reparti  dell’ 11° bersaglieri si rifiutarono di partire e occuparono la caserma Villa Rei. La rivolta fu domata ,solo dopo una strenua resistenza da parte dei bersaglieri  e di alcuni gruppi di anarchici , durata alcuni giorni,   grazie a un furioso cannoneggiamento iniziato per mare e per terra dalle truppe fedeli al governo.  Intanto però in tutta la regione marchigiana venne proclamato lo sciopero generale e in altre città italiane, tra cui Palermo, Brindisi, Cervigliano molti soldati si rifiutarono di partire e infine il governo Giolitti desistette dal progetto di una guerra con  l’ Albania. Ci è noto, sulla base della testimonianza di Giovanni Mariga (cfr. post : PARTIGIANI ANARCHICI DI CARRARA), allora giovane bersagliere, di come, in quelle giornate, Errico Malatesta , travestito da bersagliere,  riuscì a penetrare nella caserma Villa Rei (cfr. brano)
Brano da commentare: “.. Io, Mariga giovanni, nacqui a Padova nel 1899 e non mi interessai di politica fino a dopo la prima guerra mondiale. […] Nella mia vita non ho mai chiesto niente a nessuno, e tanto meno di andar a far la guerra, ad imparare cioè ad ammazzare  la gente senza saperne il perché. Ma la mia classe fu chiamata e con quelli della mia età partii anch’io. Sono stato su Piave, in Trentino e poi liberai Trieste. Ho terminato il mio servizio di leva nel 1920. Ricordo che subito opo la guerra ero ancora bersagliere ed ero stato dislocato con la mia compagnia ad Ancona, nella caserma Villa Rei. Un  giorno, generale e governanti  decisero di mandarci con altre truppe alleate a sedare una rivolta in Albania, ma giunti al porto, quando gli ufficiali diedero ordine di montare sul piroscafo, noi ritornammo in massa  in caserma. In effetti, nei giorni precedenti all’imbarco, alcuni compagni, commilitoni anarchici) avevano portato in caserma, con una di quelle autoblindo che uscivano per la spesa del rancio, Errico Malatesta. Costui, travestito da bersagliere nonostante i suoi sessant’anni circa, si mise a far discorsi antimilitaristi: invitò la truppa alla diserzione e condannò tutte le guerre” (  Giovanni Mariga, Memorie)
Bibliografia: in Belgrado Pedrini, “ Noi fummo ribelli, noi fummo predoni. Scelte autobiografiche di uomini contro,  Edizioni anarchiche Baffardello,  2001, p. 70 . Per quanto riguarda la presenza di Malatesta nella caserma di Villa Rei , cfr. anche “ Giovanni Mariga  in Dizionario  biografico degli anarchici italiani“ , vol II, ad vocem, BFS 2000 p. 95 .  Cfr. anche Luigi Balsamini –Marco Rossi, I ribelli dell’ Adriatico . L’insurrezione di Vallona e la rivolta di Ancona del 1920, Zero in condotta, 2020 p. 103 n. 31 dove viene esclusa sulla base di una testimonianza di Armando Borghi in Mezzo secolo di anarchia (1898-1945) a cura di L. Balsamini, Camerano Gwynplaine , 2015 p. 249 la presenza di Malatesta ad Ancona nei giorni della rivolta  poiché in quel periodo partecipava al Congresso dell’Unione Anarchica Italiana , tenuto a Bologna dal 1 al 4 luglio1920. Un qualche dubbio inizio ad averlo anche io tenendo conto degli articoli  pubblicati da Malatesta su Umanità Nova  il  25 giugno ( Impudenti!), il  26 giugno ( “Tanto peggio, tanto meglio”), il 27 giugno ( “ Il socialismo dei pazzi “), dove non vi è alcun  esplicito accenno alla rivolta dei bersaglieri , giunta in quelle giornate al suo culmine ( cfr.  Paolo Finzi, La nota persona. Errico Malatesta in Italia dicembre 1919-1920, La Fiaccola, 2008 pp. 222-227). Al tempo stesso, tuttavia, non ritengo possibile, per quanto so della dirittura morale esemplarmente vissuta di Giovanni Mariga (cfr. post : ANARCHICI E RESISTENZA 2 )  dubitare della sua buona fede nel riferire di quell’episodio e pertanto, in attesa di saperne di più, non tolgo, ancora,  la  mia figurina di creta di Errico Malatesta tra due bersaglieri  .
 Canzone da commentare:  “ Soldato proletario che parti per Vallona / no, non ti scordare del popolo d’Ancona/ che volle col suo sangue/ la tua liberazione/ sol con la ribellione/ sorge radiosa la libertà/  Fuggiamo via  senza indugiare / dal sol dell’Albania/ fuggiamo la malaria, il massacro e la fame/ morte al governo infame/ che in questo inferno ci trascinò/ Soldato proletario che mamma tua lasciavi/ e schiavo andavi a trucidar  gli schiavi / no, non è là il nemico/ non è fra monti e mari/ lungi non lo cercare/ il tuo feroce tiranno è qui/  Fuggiam via senza indugiare/ dal ……..” ( Canzone d’Albania, testo di Spartacus  Picenus)
 Discografia:  Cesare  Bermani,  Pane, Rosa e libertà, BUR senza filtro, 2010 disco 2  n. 22

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