FAMIGLIA ZANOLLI |
PIA ZANOLLI MISEFARI (1896-1981 ca.): La famiglia di Pia Zanolli, composta dal padre Enrico, la madre, Antonietta Recati, sarta, e da due sorelle: Lea e Zoe e un fratello, Ver (diminutivo di Veritas) si era trasferita, nel 1905, a Zurigo in Svizzera distinguendosi, tra l'altro, per i propri ideali pacifisti e per i loro successi nell'arte della moda. La poetessa Ada Negri, il 30 novembre 1913, aveva scritto un articolo , soprattutto centrato sulla figura della madre, intitolato Santa Francesca . (cfr. brano) :
Brano da commentare : “ ( Santa Francesca) Io la chiamo così. Il suo vero nome è un comune e prosaico nome moderno: Anna Bulca ( cfr. nota 1: Antonietta Recati-Zanolli). […] Ella odia la moda: eppure è questo il suo solo mezzo di sostentamento: per un miracolo di elasticità, di adattabilità, ella è riuscita ad essere un’ottima sarta; ma nessuno la vedrà mai vestita d’altro abito che non sia la la sua tunica annodata dal nero cordone. […] e le sue giovani figlie e il suo piccolo ultimogenito splendono di sacra bellezza in uguali succinte vesti di tela azzurra, fulva o bianca, listate alla greca, in leggeri sandali, larghe cinture, nudo il collo, nudi i garretti e le braccia, tagliati alla scozzese i folti capelli. […] Esse si chiamano con nomi di armoniosa brevità: Pia , Lea, Zoe. La maggiore di sedici anni , nel suo costume quasi attico, ha l’aria di una statuetta di Tanagra, incoronata di una grande zazzera bionda che arriva solo alla nuca. Respira, parla, si muove con la sicura franchezza che solo può avere una creatura felice, nella quale nulla è compresso. […] Sono poveri ma aiutano altri più poveri di loro. Non lavorano per arricchire; ma semplicemente perché è giusto lavorare per vivere. Alle pareti delle poche stanze stanno inchiodati o appesi, in stampe senza vetri e in confusione caratteristica , i ritratti di Leone Tolstoi, di Augusto Bebel, di Enrico Pestalozzi, di Massimo Gorki, di Gesù Cristo. […] In fondo (Antonietta Recati) è un’anarchica platonica. Dice sempre: “Noi siamo nati senza vesti, senza casa, senza denaro. “….. ( Ada Negri, Santa Francesca, rivista settimanale, Marzocco, 3 novembre 1913)
Bibliografia: in Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con Bruno Misefari. La Nuova Italia, 1972 pp.
90, 91, 92. L'articolo Santa Francesca ottenne, tra l'altro, un'entusiastico giudizio da parte di Eleonora Duse, amica di Ada Negri.
Medesimo giudizio entusiasta fu quello di Bruno Misèfari, accolto fraternamente nella loro casa, sempre aperta ai disertori della “guerra maledetta” . (brano da commentare)
Brano da commentare: “… Ho saputo gustare troppo l’accogliente atmosfera familiare zurighese. Il vostro ambiente, i vostri personaggi, voi tutti. Papà Enrico, il personaggio più imponente, filosofo, figura patriarcale (rassomigliante a Pirandello). La mamma è quella che è: unica in tutte le sue concezioni vitali. Arde, vibra in continuazione, giorno e notte e sempre per i suoi e gli altri. I quattro figli, l’uno più bello dell’altro, hanno assorbito con intelligenza e in ogni manifestazione gli esempi dei genitori e così anche essi ardono e vibrono nella medesima entità. E con tutto questo non volete che io abbia nostalgia di questo nucleo di gente sana che mi è penetrato in profondità e che mi ha fatto godere e sognare troppo?....” ( lettera di Bruno Misefari a Pia, Stuttgart, 20 settembre 1919)
Bibliografia: Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con Bruno Misefari. La Nuova Italia, 1972 pp. 135-136
SORELLE ZANOLLI |
Le ragazze Zanolli , a Zurigo, crebbero assimilando modelli culturali alternativi sia nell’ arte ( Dadaismo, Futurismo, Monte Verità, ecc.) che in politica ( Socialismo Internazionalista, Anarchismo soprattutto nella sua versione tolstoiana, ecc. ) (cfr. brano da commentare)
Brano da commentare: “... Nel 1905 la famiglia Zanolli si trasferì a Zurigo con le tre figlie Pia, Lea e Zoe oltre a Zia Angiolina ( nota mia : sorella della madre ed esperta modista ) e dove l’anno successivo nacque il loro figlio dal nome insolito Ver. Enrico [Zanolli] fabbro qualificato, lavorava in un garage a Seefel, a Zurigo. Antonietta trovò rapidamente un collegamento (Anschluss) con un gruppetto teatrale amatoriale italiano, in cui i bambini facevano anche piccoli spettacoli. Essi successivamente frequentarono i corsi della Semmler-Rinke Schule, un istituto di danza e ritmo, dove venivano utilizzati nuovi metodi per l’insegnamento e si esibirono in varie città straniere. Gli abiti disegnati dalla madre attirarono l’attenzione e la gente a Zurigo iniziò a parlare dei modelli della sarta italiana. La scrittrice Maria Waser (1878-1939) [nota mia: la Waser fu una nota scrittrice svizzera e redattrice della rivista culturale Die Schweiz. Nei suoi romanzi vi erano numerosi riferimenti alla condizione subordinata della donna nella società e " sul futuro della Svizzera di fronte alla minaccia fascista" ] fu una delle prime sostenitrici della famiglia [ Zanolli] e le aprì l’ accesso alla società colta di Zurigo. Pia e Lea seguirono vari corsi alla Kunstgewerbeschule di Zurigo, dove impararono il ricamo da Berta Baer, il disegno ornamentale da Otto Morach e il disegno figurativo da Ernst Georg Rüegg, che si rifletté nell'Atelier Zanolli. Alcuni prodotti dell'epoca mostravano un linguaggio del design (Formensprache) simile a quello degli oggetti di Sophie Taueber-Arp, [ nota mia: artista e pittrice svizzera (1889 –1943). Sposò Jean Arp, con cui partecipò attivamente al Dadaismo zurighese ] che insegnava lì dal 1916. Durante la prima guerra mondiale, Zurigo divenne un punto caldo (hotspot) per l'arte sperimentale, come il dadaismo nel Cabaret Voltaire nel 1916 o la moderna danza libera di Mary Wigman, [ nota mia: ballerina e coreografa (1886-1973) fu una pioniera della danza moderna: Fu allieva e poi assistente del coreografo e teorico della danza moderna (Ausdruckstanz ), Rudolf von Laban sul Monte Verità dal 1913 al 1919.] che le figlie di Zanolli impararono da lei. Antonietta [Recati] si interessò anche di politica e fu amica della socialista Angelica Balabanoff e della poetessa Ada Negri. Socialisti e pacifisti italiani emigrati frequentavano la famiglia Zanolli….”( Ruth Vuilleumier, Mut zur Farbe…)
Bibliografia: Ruth Vuilleumier, Mut zur Farbe , 16.05.2022 in https://seniorweb.ch/2022/05/16/mut-zur-farbe/ (Traduzione italiana mia da verificare). Cfr. anche Maria Waser all'ASL in https://www.nb.admin.ch/snl/it/home/chi-siamo/asl/fondi-archivi/primo-piano/waser.html
PIA ZANOLLI |
Brano da commentare: “ La continua frequenza in casa di Pia ed il suo nuovo atteggiamento di corteggiatore, lasciano indifferenti la giovane. [ …] Intanto le conversazioni serali di problemi sociali in casa Zanolli continuano […] Pia comincia a riflettere, a domandarsi più spesso il perché di questa tenace fusione spirituale tra sua madre e quest’uomo. […] Comincia ad osservarlo un po’ più da vicino, ad ascoltare con più interesse le sue discussioni, a gustare il forte e dolce timbro della sua voce, cerca di trovargli dei difetti per piccoli che siano. Per questo ci sono voluti parecchi mesi. Bruno è sempre paziente e innamorato. Sa attendere. E’ certo della vittoria. Più ella cerca difetti e più virtù trova. Ora si spiega il perché del grande attaccamento della mamma per lui. […] Dopo nove mesi di paziente attesa, il 23 aprile, lui vince, lei s’ammala di amore. Da questo giorno lei capisce che il suo amore per quest’uomo, che oggi è molto in pericolo, è giunto all’apice. Oggi sente anche che lo amerà per tutta la vita”… (Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria)
Bibliografia: Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con Bruno Misefari. La Nuova Italia, 1972 pp.96-97- 98-101-102
Il giorno stesso, 23 aprile del 1918, in cui Bruno e Pia si dichiararono il loro reciproco amore, Misèfari, coinvolto , insieme a tanti altri compagni, nel "processo delle bombe" (noto anche come "l'affare delle bombe" (cfr. post BRUNO MISEFARI e post: ANARCHICI SVIZZERI...) fu arrestato e detenuto per diversi mesi nel carcere di Zurigo. (cfr. primo brano) .Il 18 novembre del 1918 Bruno Misefari , gravemente ammalato di “polmonite doppia” e sentendosi in pericolo di vita, inviò clandestinamente dal carcere alla famiglia Zanolli un foglietto , in cui vi era una poesia intitolata Nel Granito della mia fossa. (cfr. secondo brano ). Scarcerato, in condizioni di salute ancora gravissime , il 20 novembre 1918, fu affidato , su autorizzazione della Polizia Cantonale, alle cure della famiglia Zanolli (cfr. terzo brano).
Brani
da commentare: 1) " 23 aprile 1918 Questa mattina presto il padrone di casa di Bruno consegna a Pia un biglietto" Pia carissima, Non so per quale motivo la polizia è venuta stamane a perquisire il mio domicilio e per portarmi seco. Perciò non posso venire a salutarti. Ti penso sempre. Voglimi bene come io ti voglio e sempre. Tuo Bruno" [...] Dai giornali si apprende dell'arresto in massa, per misura di sicurezza , di un centinaio di
disertori e renitenti di leva italiani e francesi. Figurarsi se non
mettevano in carcere anche il " pericoloso antimilitarista" Bruno
Misefari. E la sera stessa del 23 aprile 1918 una vera irruzione
poliziesca invade la casa Zanolli. ( nota mia: segue a questa parole
una ironica descrizione degli esiti di questa perquisizione, dove
invece di trovare bombe la polizia trovò nove scaldaletti) : 2) "... Il 12 novembre la grande guerra è finita. Non finiscono però tutte le sofferenze, le invocazioni del carcerato [nota mia: Bruno Misefari] Per quei prigionieri, per quei disertori, non c'è armistizio, non c'è pace! Continua a soffrire, ad invocare, a scrivere, "ad imbrattare i fazzoletti“, e intanto trova un altro sistema per mandar fuori foglietti segreti: appiccicati all'estrema punta dell'interno dei calzini. In uno di questi: " Dal carcere di Zurigo-18 novembre 1918. " NEL GRANITO DELLA MIA FOSSA’: "M'è questa notte eterna
assai men grave – del dì che mi mostrò viltà di forti – e pecorilità di plebi
schiave. – Lungi il pianto da qui: sto ben con i morti”.[ Nota mia:questa poesia diventò, su iniziativa di Pia e della sorella Lea, un'epigrafe a tutti gli effetti, solo molti anni più tardi, quando ormai il ricordo del "grande macello" (avvenuto durante tre anni di guerra: 1915-1918), che aveva ispirato quei versi era ormai lontano rendendo così facili futuri fraintendimenti] Tutta la famiglia entusiastica esclama : “
che stupenda epigrafe!” Ma, subito dopo: che vuol dire questo? Sarà malato,
moribondo? Sarà morto?” Otto giorni sono trascorsi e nulla si sa di lui. L'ultimo fazzoletto [ nota mia: era un altro sistema per mandare fuori dal carcere foglietti segreti] porta la data del 12 novembre. Mai come adesso si teme per la sua vita. Si è saputo della morte di molti detenuti negli
ultimi mesi; sarà successo qualche cosa anche a lui? A che scopo avrebbe
dovuto scrivere e mandare questa epigrafe? Già da sette mesi Pia è malata di nervi, di cuore e d'amore; appena legge queste strofe sviene più malamente del solito. Esclama in continuazione: - Ho paura di morire! Morirò di gioia se rivedrò Bruno, morirò se non lo rivedrò. Mamma, morirò! Passano ore di angoscia. Si teme per Bruno, si teme per Pia. ..." 3) " - Due
giorni dopo alle sette, un forte squillo di campanello scuote i cuori
dell’intera famiglia. 20 novembre 1918. Chi sarà a quest’ora ? …
Kantonpolizei. …! - Bruno Misefari è libero, però è , gravemente malato ,
dobbiamo portarlo all’Ospedale cantonale oppure qui dalla fidanzata? – Qui da
noi , -grida la mamma- qui da Pia , qui da noi! . Eccetto Pia, che è diventata
una statua, si grida, si salta di gioia.
[…] L’entrata in casa Zanolli sarà per l’ammalato il trionfo della vita o della morte? [...]
Dopo una settimana l’ammalato è all’estremo delle forze, la malattia sta
compiendo il suo ciclo : il momento è molto critico, si dispera di salvarlo.
[…] Il medico arrivando crede di trovarlo già morto; stupefatto mentre lo visita, esclama: [...] - Signor Miséfari, lei ha superato
brillantemente la crisi. Bravo! Così va bene. Si vede che le medicine che le ho
prescritto sono le migliori esistenti. A
questo punto interviene la mamma: - Caro dottore, sì , sono state le sue
medicine, ma soprattutto il nostro amore. La convalescenza è lunga . Il convalescente
è sempre più innamorato e sempre più benvoluto da chi lo conosce. […] Pia gli è sempre accanto. Bruno riprende forza ed energia. Deve stare però a letto. ...” ( Ricordi
sparsi di Pia Misefari in L’anarchico di Calabria….)
Bibliografia: Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con Bruno Misefari. La Nuova Italia, 1972: primo brano pp. 101-102; secondo brano pp. 108-109; terzo brano pp. 111e 113. Sulle vicende connesse alla poesia/epigrafe dopo la morte di Bruno Misèfari , cfr. Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. op. cit. p. 9, dove Pia Zanolli ricorda come il suo desiderio di porre l’epigrafe alla tomba di Bruno al Verano le fu proibito dal regime fascista e a p. 285 dove Pia racconta come, solo dopo 25 anni, sia riuscita , su iniziativa personale, a fare affiggere in una piccola nicchia scavata nella rocca di Palizzi alle spalle della fontana” l'epigrafe, ormai divenuta veramente tale a tutti gli effetti. (si veda più avanti).
La data dell'arresto di Bruno è , secondo Giuseppe Tripodi, , da posticipare al 16 maggio 1918, non tenendo conto, forse perché l’antecedente del 23 aprile non trovava riscontro in una nota della prefettura di Reggio Calabria al Ministero dell’Interno.(primo brano) delle disperate, alternate con altre piene di speranza, meditazioni di Bruno durante la sua prigionia di cui ne citerò, per ragioni di spazio, solo alcune (secondo brano), scritte, clandestinamente, a partire dal 25 aprile 1918, nel bordo interno di un noto libro dello scienziato e scrittore di romanzi, Camille Flammarion, ( 1842-1925).
Brani da commentare : 1)“ Bruno Misefari fu arrestato il 16 maggio 1918 (CPC, nota della prefettura di Reggio Calabria al Ministero dell’Interno dell’, 11.6. 1918…” 2) “ …. 25 aprile 1918. Dunque sono in carcere da due giorni. Povera Pia! Quanto avrà sofferto sapendo della mia persecuzione e del mio arresto! Che sarà di lei? Sarà ammalata? O sarà al lavoro per farmi uscire al più presto? Che martirio! Oh, avere una sua notizia! Se dovessi morire? Se morissi! Morire significa abbandonare per sempre le persone care, dunque io dovrei abbandonare la Pia anche? E per sempre? E’ possibile ? Questo pensiero mi spaventa. Non posso fermarlo troppo nella mente. Impazzirei. Amo molto o sono un vigliacco? Non m’interessa saperlo. Sento di voler vivere. Per che e per chi? Per saziarmi di amore, del suo amore. Oh, potessi sfondare queste porte maledette! […] 29 aprile 1918. Il giudice istruttore mi comunica che io sono imputato di aver fabbricato con anarchici italiani delle bombe a scopo rivoluzionario. In un rapporto di polizia dicesi che io abbia portato meco in un comizio pro disertori e refrattari, tre tubi di ferro che ho asportato dalla fabbrica “Arbens” ( nota mia: fabbrica di automobili presso Zurigo dove Bruno aveva trovato un lavoro come operaio nel reparto prove e controlli della resistenza dei metalli) che dovevano servire per la fabbricazione di esplosivi. Imputazione idiota o infame? Sono stanco. Tre giorni di cella oscura mi hanno sfibrato. […] “ 8 maggio 1918. E’ fuori di dubbio che la guerra mondiale ha aperto il ciclo delle ribellioni popolari. Per ritardare lo scoppio di essa, logicamente, i governi si serviranno di tutti i mezzi. Tra questi, e in prima linea, è l’amnistia ai disertori. Ecco perché anche se fossi espulso, non mi abbatterei sotto il dolore. Ho sempre la speranza di vedere la Pia mia. Del resto anche libero in Svizzera, per unirmi a lei non dovrei aspettare la fine della guerra, se la rivoluzione italiana non ci libererà prima! Oh Pia, aspettami! […] 9 maggio. Ogni rumore di passi e di chiavistelli è un sussulto del cuore. Credo di essere liberato ad ogni istante. Ora sarò libero; oh gioia!... Ma il rumore si allontana, svanisce , e il silenzio ritorna. Ritorna lo sconforto e il desiderio di morire. Chi inventò la pena del carcere non doveva avere madre! Non doveva essere uomo” ( Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria …); 3) Il giorno del suo arresto era partito da casa con un grosso libro sotto il braccio: L’astronomia popolare di Camillo Flamarion. Questo libro, slegato disordinatamente, con la dedica, “A Pia sua che lascerà solo morendo, Bruno” viene riconsegnato in direzione dopo tre settimane per essere mandato fuori con la biancheria. Il secondino addetto alla verifica di tutti gli oggetti controlla con molta attenzione se, eventualmente, fra i quinterni slegati il prigioniero si sia azzardato a mettere qualche letterina… Tiene il dorso del libro ben stretto nella mano, capovolge, scuote. Non cade nulla. Invece non sapeva che stava tenendo proprio nella sua mano degli scritti pieni di dolore, pieni d’amore. Bruno aveva scritto nel bordo interno in varie pagine del libro tutto ciò che in quei tristi giorni voleva comunicare a Pia .” […( Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria…)
Bibliografia: Primo brano in Giuseppe Tripodi, , L'invenzione del ribelle. Vita tortuosa di bruno Misefari (1892-1936), cosiddetto "anarchico di Calabria, Città del sole, 2020, p. 80 n. 8. Stessa data è menzionata in Enzo Misefari, Biografia di un fratello, Zero in condotta, 1989, p. 80. Secondo e terzo brano in Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con Bruno Misefari. La Nuova Italia, 1972 p. 103 e 104-105 ss.
Qualunque sia la vera data dell’arresto di Bruno Misèfari mi
sembra comunque importante il contenuto di questi foglietti clandestini per rievocare lo stato d’animo dei suoi primi
giorni di detenzione nel carcere di Zurigo .
Nel novembre 1919 a Domodossola dove Pia, la madre e il padre si erano recati per incontrare Bruno Misèfari, che, amnistiato, tornava in Italia dalla Germania, furono arrestati e trattenuti in carcere per cinque giorni. Pia in quell’occasione riuscì a trasmettere a Bruno un foglietto clandestino. (cfr. primo brano) . Circa un anno dopo Pia, insieme alla madre, viaggiando in Italia, durante il quale, era, tra l’altro, previsto un breve incontro di passaggio con Bruno Misèfari, furono sottoposte a stretta sorveglianza (cfr. secondo brano)
Brani da commentare: 1) " Pia con un altro fogliettino clandestino, gli risponde: Non t'impressionare, caro Bruno, vedrai che da un momento all'altro ci libereranno. Soffriamo è vero ma questo nostro soffrire non è nulla al paragone del gran vantaggio morale che rinforza ed arrichisce il nostro mondo interiore. Tutti gli esseri umani dovrebbero, a mio avviso, prima o dopo, provare un pò di carcere- anche se innocenti -per divenire più buoni e più battaglieri contro le ingiustizie umane. Mamma esclama ogni tanto: E’ conseguenza della guerra – E’ perché siamo contro la guerra.- E’ perché abbiamo aiutato i disertori. E’ perché ci ritengono pericolose. –E’ perché ho detto che siamo venuti a vedere Bruno. – E’ perché ho detto la verità. Pia.” ( Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria); 2) “Bruno passò il capodanno presso i parenti di Palizzi [...] e poi tornò a Napoli [...] per poi salire a Belluno per incontrare Pia Zanolli e la madre [...]Il 9 febbraio 1920 il prefetto di Belluno Oneglia comunica al Ministero dell’Interno che “ Recati Antonietta e Pia Zanolli sono a Belluno, munite di regolare passaporto per accompagnare qui sorella e zia rispettiva che recossi a Zurigo per visitare propria madre segnalate quali bolsceviche pericolose iscritte circolo Libertario Zurigo..” Il ministro a stretto giro di posta (12 febbraio 1920) fa sapere che “ Pia è l’amante del pericoloso propagandista Bruno Misefari … Detta donna e la di lei madre Recati Antonietta sono pericolose comuniste anarchiche. Dovranno pertanto essere sottoposte a rigorosa vigilanza durante tutta la loro permanenza nel Regno al fine di conoscerne le mosse, relazioni e soprattutto la corrispondenza”. Il prefetto di Belluno comunica il 14.2. 1920 al Ministero dell’Interno che “anarchico schedato Misefari Bruno…dopo breve permanenza qui ieri partì con anarchica pericolosa Recati Antonietta e Zanolli Pia diretti Como”. Il Prefetto Caffari di Reggio Calabria, con nota inviata il 21 febbraio 1920 alla direzione Generale PS segnala che Misefari Bruno “rintracciato a Belluno presso la fidanzata Zanolli Pia… Partito il 13 febbraio per Como, a accompagnarvi la Zanolli, che rimpatriava a Zurigo, ha fatto perdere le sue tracce. Lei è transitata il 19 febbraio. Disposte le ricerche (CPC) “ ( Giuseppe Tripodi , L'invenzione del ribelle ...)
Bibliografia: Primo brano in Pia Zanolli Misefari , L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con Bruno Misefari. La Nuova Italia, 1972 p. 141 e secondo brano in GiuseppeTripodi, L'invenzione del ribelle. Vita tortuosa di bruno Misefari (1892-1936), cosiddetto "anarchico di Calabria, Città del sole, 2020, p.91
Chiara e ben determinata è la posizione di Pia Zanolli , sin dall’inizio del suo legame con Bruno, nei confronti del matrimonio e del “libero amore. ( cfr. brano da commentare)
Brano da commentare: “ … Io non sposerò mai davanti al sindaco né davanti al prete. Sono contraria a quel famoso “sì”. Quanti “sì” sono stati detti, e prima o dopo sono stati traditi! L’unica legge che ci dovrà legare, Bruno caro, dovrà essere l’amore. E questo si può ottenere anche senza quel “sì”. Così intendo io l’unione ideale di due esseri umani. Su queste basi intendo formare una famiglia bella e sana. […] E’ meno immorale un amore senza matrimonio che un matrimonio senza amore” … “ ( Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria...)
Bibliografia: Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con Bruno Misefari. La Nuova Italia, 1972 p. 114
Nel 1921 Pia e la madre, sua accompagnatrice anche nei viaggi precedenti in Germania e in Italia nel 1919, trascorsero alcuni giorni a Reggio Calabria per conoscere i parenti di Bruno. Al momento di ripartire per la Svizzera Pia decise contro la volontà della madre di rimanere in Italia e di convivere "libertariamente" a Napoli con Bruno. ( brano da commentare)
Brano da commentare: “
Alle lunghe e animate discussioni che si susseguono fra madre e figlia,
dopo il lor viaggio in Calabria, Bruno non prende parte, lascia la
scelta a Pia, la quale ripete con risolutezza " Io rimango". Bruno
vorrebbe gridare " Rimani". Ma pensa" Cosa offrirle? Dirle: parti; ma
non la perderei forse per sempre?". Ma perché non si possono unire ora,
che hanno tanto amore da offrirsi? Così pensano i due innamorati. Forte
di questo Pia lascia partire la mamma sola. [...] Pia resta con me! E
mamma parte sola, senza darci neppure un bacio! Pia col dire " io
rimango" aveva inteso che ormai sarebbe appartenuta a Bruno, anima e
corpo. Di questo, egli si convinse solo diciotto giorni dopo, il 12
ottobre, giorno in cui completano il loro amore, venendo così meno alla
parola data alla mamma. ( Pia Zanolli Misefari, L'anarchico di Calabria...)
Bibliografia: Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con Bruno Misefari. La Nuova Italia, 1972 pp. 179-180
La loro “libera unione” si realizzò di fronte a pochi testimoni “ senza prete e senza sindaco". A questo evento , se ho capito bene, si riferisce il trasgressivo, per quei tempi, annuncio pubblico di Bruno e Pia. (cfr. primo brano). Nel commentare questo biglietto Giuseppe Tripodi impiega il concetto di "invenzione della tradizione, tratto dal libro omonimo di Eric J.. Hobsbawm e Terence Ranger. (cfr. secondo brano)
Brani da commentare: 1)" Il cuore ricco di canti e la mente di luce BRUNO MISEFARI E PIA ZANOLLI. Ribelli agl’idoli mendaci di un evo balordo vollero santificare e santificarono LIBERTARIAMENTE il loro purissimo rubesto amore sotto il cielo incantato di Napoli. 13 ottobre 1921. Fratello, godi! Schiavo, impara! " (Pia Zanolli, L’anarchico di Calabria …); 2) " Come non considerare "invenzione della tradizione" il biglietto con cui "si partecipava" agli amici la "consumazione" del rapporto amoroso tra Bruno e Pia definendo i protagonisti " ribelli agli idoli mendaci di un evo balordo" ( Giuseppe Tripodi, L'invenzione del ribelle...)
Bibliografia: Primo brano in Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con Bruno Misefari. La Nuova Italia, 1972 p.180. Secondo brano in Giuseppe Tripodi, L’invenzione del ribelle. Vita tortuosa di Bruno Misefari (1892-1936), cosiddetto “anarchico di Calabria”, Città del Sole 2020 p. 217. Cfr. Eric J. Hobsbawm e Terence Ranger , L'invenzione della tradizione, Einaudi 1983, p. 3 , ove vi è la seguente definizione: “Le” tradizioni” che ci appaiono , o si pretendono antiche hanno spesso un ‘origine piuttosto recente, e talvolta sono inventate di sana pianta […] Per “tradizione inventata” si intende un’ insieme di pratiche, in genere regolate da norme apertamente o tacitamente accettate e dotate di una natura rituale o simbolica che si propongono di inculcare determinati valori e norme di comportamento ripetitive nelle quali è automaticamente implicita la continuità col passato. “
Per quanto riguarda il secondo brano mi sembra che Tripodi non tenga in conto la differenza tra “ l’ inventare” tradizioni e “ l’iniziare” nuove tradizioni. A mio parere Pia e Bruno Misefari sono da considerarsi, senza inventare una fittizia continuità con il passato, tra gli iniziatori della prima metà del novecento, (per es. gli individualisti dei “milieux libres”, Otto Gross, Voltairine de Cleyre,, Emma Goldman e altri, cfr. i post: MILIEUX LIBRES; LA RIVOLUZIONE SESSUALE 1-2; VOLTAIRINE DE CLEYRE ; EMMA GOLDMAN ) di un nuovo fenomeno, da allora in crescente ascesa, ( cfr. infra il post: CAMILLO BERNERI. ESILIO E.) teso a soppiantare tramite “libere unioni”, antiautoritarie e anti-gerarchiche,i matrimoni e le famiglie patriarcali tradizionali ("idoli mendaci di un evo balordo"). Sull'argomento ci si tornerà anche più avanti.
Il termine “consumazione”, che, a mio parere, si addice più a un rapporto mercificato tra un cliente e una prostituta che a una “ libera unione” tra libertari innamorati è usato da Giuseppe Tripodi , anche in giudizi, tra loro contrastanti, sull' "amore dei due" . (primo e secondo brano)
Il giorno dopo quell' inconsueto "matrimonio" Pia fu arrestata , come racconta Pia stessa in terza persona, durante una manifestazione e comizio a sostegno di Sacco e Vanzetti. (cfr. brano da commentare)
Brano da commentare: “ Già nel 1921 si sapeva dell’innocenza di Sacco e Vanzetti. Tutti i loro amici e compagni volevano contribuire ad ogni costo a strapparli alla sedia elettrica. Bruno da parte sua organizza dei comizi e delle proteste in tutta la Campania a favore dei due anarchici italiani condannati a morte negli stati Uniti. Uno di questi comizi viene tenuto a Napoli , in piazza Principe Umberto il 13 ottobre 1921, giorno seguente a quello del loro “matrimonio”. Quando alla fine , del fervente discorso Bruno grida : Sacco e Vanzetti sono innocenti, venite, venite con me al Consolato americano!”. Le guardie regie, nascoste già all’inizio del comizio nei portoni adiacenti alla piazza, avanzano disperdendo la folla con i soliti tre squilli di tromba. Nel trambusto di gente che fugge alla disperata, l’unica ad essere arrestata e portata “ a bascio o’ porto” in camera di sicurezza, è Pia, che assisteva al discorso, tenendo sottobraccio un pacco di cinque chili di spaghetti. […] Al commissariato viene minutamente perquisita; non le fanno una domanda, non le rivolgono nemmeno la parola , la credono una straniera. Poi con le dovute cautele , aprono il pacco, sicuri di trovarvi degli esplosivi. Ma, nonostante, il sospetto si riveli infondato, è trattenuta ugualmente e, il giorno dopo, viene condotta alle Carceri di Poggio reale. Questo il suo viaggio di nozze! Pia attende dentro, Bruno si strugge fuori: così trascorrono i loro primi tre giorni di luna di miele. “ ( Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria)
Bibliografia: Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con Bruno Misefari. La Nuova Italia, 1972 pp. 181-182
Nell' agosto del 1923 Bruno Misèfari si laureò in ingegneria al Politecnico di Napoli, dove, tra l'altro, insegnava Marussia Bakunin (cfr. post MICHAIL BAKUNIN. AMORE LIBERO...). Pia gli fu particolarmente vicina e il suo sostegno indispensabile. (cfr. brano da commentare)
Brani da commentare: " Il primo maggio 1923, malgrado non esista più la festa dei lavoratori, c'è in città un certo fermento. Proprio oggi, Bruno deve fare gli esami di chimica tecnologica con la professoressa Bakunin, figlia adottiva del grande anarchico russo [...] Se Bruno è riuscito a fare gli ultimi tre anni di studio in due anni e mezzo lo deve soltanto all'abnegazione illimitata della sua compagna di vita, che nulla ha tralasciato pur di vederlo laureato . " ( in Pia Zanolli Misefari, L'anarchico di Calabria...)
Bibliografia: Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di
Calabria. La grande esperienza di una vita intera con Bruno Misefari. La Nuova Italia, 1972 p. 188 . Sull'accenno di Pia Zanolli Misefari alla figlia adottiva di Balunin, Marussia,cfr. post: MICHAIL BAKUNIN (3): AMORE LIBERO...
Il sostegno dato da Pia a Bruno Misefari nel conseguire la laurea fu tanto più risolutivo se si tiene conto di tutte le volte che, in precedenza, l’anarchico pur proponendosi di proseguire negli studi li aveva poi abbandonati per lottare per i suoi ideali. . Prendo come esempio due lettere a Pia (primo e secondo brano) e due lettere alla madre di Pia, Antonietta Recati, scritte da Bruno tra il 1920 e il 1921 (terzo e quarto brano)
Brani da commentare: 1) ... Pia, penserò solo a lavorare per me: studierò. Che cambiamento in me. Avevo il bisogno di cavezzarmi per rientrare nel pieno possesso di me. ( nota mia: l'immagine di una "cavezza" autoinflittasi mi sembra renda bene lo stato d'animo esacerbato di Misefari di fronte alla necessità di una ripresa degli studi ritenuta , in quel momento, non più procrastinabile) Ho girato l' Italia, Ho visto. Ho osservato. Ho riflettuto. Ho compreso, e, sono, come dici tu, arrivato. Mi sento più forte , più sereno. E mi avvolgo definivamente nel freddo lenzuolo dello studio ( nota mia: altra immagine inquietante abbinata al doveroso conseguimento della laurea), lontano dal rumore degli uomini che sono quasi tutti vili o apatici o vanitosi. Poche anime grandi ho incontrate. Con esse vivo ugualmente pur stando lontano. [ nota mia: Penso, anche se è una mia opinione del tutto personale, che qui Miséfari si riferisca a Errico Malatesta e ad altri compagni ancora detenuti arbitrariamente in prigione dal 17 ottobre 1920,]. Forse anche questo era necessario per essere ancor più tuo!" ( Lettera di Bruno a Pia del 25 dicembre 1920, Reggio Calabria) ; 2) "Sì! E' già trascorso un anno che ci siamo visti l'ultima volta. Un anno! E in quest'anno ho fatto solo quattro esami! Sono uno sciagurato...Pia, se non vieni tu a starmi accanto quando darò gli altri 17 esami? E poi la laurea? Le tue parole mi hanno colpito. Perdonami, ti ho parecchie volte dimenticata, per rispondere all' appello dell'Ideale, trascurai enormemente gli studi, e quindi il nostro amore..." (Lettera di Bruno a Pia, Napoli, 21 febbraio 1921); 3) Carissima mamma … ritornato qui a Taranto per riprendere gli oggetti e per
sistemare la mia posizione politica, quale propagandista delle organizzazioni
operaie di Taranto, da cui mi dimetto per ragioni di studio, ecco in poche
parole la risposta alla vostra lettera raccomandata, Mamma, Pia , ho avuto il
bisogno di toccar con mano. Non ho dato ascolto alle parole dei miei cari, né
ai fraterni consigli dei miei migliori compagni di fede, i quali mi hanno
sempre detto di lasciar tutto e di mettermi a studiare. Ho dovuto convincermi
dopo qualche tempo che bisogna emanciparsi per emancipare. ...” ( Lettera ad Antonietta
Recati, Taranto, 26 novembre 1920)…; 4) “… E’ necessario che io mi renda indipendente anche
economicamente avanti a chicchessia. E
mi sono messo a tal uopo al lavoro nuovamente. Sto studiando come mai ho
studiato ingegneria, ho chiesto una licenza all’idea, ho chiesto ai miei
compagni d’arme della santa battaglia il permesso di tuffarmi nello studio.
Luigi Fabbri mi ha abbracciato a Bologna, e mi ha detto: “ Studia, Bruno,
consegui la laurea, è meglio per te, che ti emancipi economicamente e per
l’Idea, che ha bisogno di uomini che sappiano. “ Ed ecco ora da un mese al
lavoro. […] N. B. Bisogna aver vissuto
nel 1919-1920 in Italia e aver avuto la mia fede, per comprendere il mio entusiasmo
e le mie lotte a favore dell’idea. Era come vivere in un vortice, io tentavo
aggrapparmi agli studi professionali, dal cui compimento dipendeva anche la mia
unione con Pia. Ma il vortice era più forte di me e mi trascinava. Voi pensate
certamente ad un inganno o ad una debolezza da parte mia, leggendo le mie
lettere in cui promettevo di studiare ingegneria e poi invece mi sono lanciato
a capofitto nella propaganda a scapito dello studio” ( Lettera ad Antonietta
Recati, Napoli, 11 gennaio 1921)
Bibliografia: Primo brano in Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con Bruno Misefari. La Nuova Italia, 1972 p. 165, secondo brano a p. 168, terzo brano, a p.164 e quarto brano a p 167.. Cfr. Giuseppe Tripodi, L’invenzione del ribelle. Vita tortuosa di Bruno Misefari (1892-1936) cosiddetto “anarchico di Calabria”, Città del sole edizioni 2020, p.105, dove l'autore , commentando la lettera ad Antonietta Recanati del 26 novembre 1920 (vedi brano n. 3) sostituisce con dei puntini la frase: " né ai fraterni consigli dei miei migliori compagni di fede, i quali mi hanno sempre detto di lasciar tutto e di mettermi a studiare."
Per mettere in atto questi buoni propositi e il conseguimento della laurea ci vollero comunque ancora più di due anni e soprattutto avere, dal marzo 1922, al proprio fianco la paziente Pia (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Pia viene da me , fino alla laurea ! ( dal taccuino di Bruno 19 marzo 1922). … Le cinquecento lire, inviate ogni mese da Zio Vincenzo, ( nota mia: è Pia Zanolli che scrive in terza persona) ora devono bastare per il sostentamento di tutti e due. Sono poche, ma bastano, perché Pia fa di tutto in casa ed è tanto economa; ha perfino confezionato due vestiti a Bruno ! Per lei personalmente non spende mai niente; vanno avanti a stento e con duri sacrifici, ma felici. Pia aiuta Bruno anche nello studio. Lo sprona con civetteria e astuzia a continuare a studiare quando le sembra venga dominato dalla stanchezza e dal sonno; l’incoraggia facendogli delle domande sui vari problemi di matematica o di qualche altra materia professionale. […] Gli sta accanto, lo segue con attenzione e interesse, particolarmente quando studia geologia e mineralogia, materie nelle quali egli si specializzerà. A volte , però, non riesce a seguirlo nei suoi complicati e difficili teoremi di matematica, finge di capirli al fine di spronarlo. Con questi sistemi e con l'isolamento assoluto degli amici e della sua inclinazione " di voler migliorare il mondo", la laurea si avvicina.Trascorrono un anno duro. Inoltre sono sempre perseguitati e controllati. Davanti alla porta di casa hanno sempre un agente, "un angelo custode che li sorveglia. Siamo ancora prima della "Marcia su Roma". (Pia Zanolli Misefari, L'anarchico di Calabria...)
Bibliografia: Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con Bruno Misefari. La Nuova Italia, 1972 , p. 185. L'isolamento negli studi di Bruno non fu poi così "assoluto", come lo ricorda Pia, se si pensa , per esempio, alla sua partecipazione alle attività, nel maggio 1922, del gruppo "Prometeo". (Cfr. post: BRUNO MISEFARI )
E bisogna dire che accanto a quella, alquanto noiosa e metodica, vigilanza sugli studi del compagno in Pia si sviluppò, contemporaneamente, un crescente interesse verso la geologia e la mineralogia, che , al suo ritorno in Calabria, dopo la morte di Bruno, mise in pratica continuando, quando possibile, le ricerche sui giacimenti minerari da lui intraprese o che pensava di intraprendere in futuro. ( si veda più avanti).
Stando a quanto scrive Tripodi in L'invenzione del ribelle... ,, Pia Zanolli, risolto il problema della laurea di Bruno, , se ho capito bene, richiese, nel settembre del 1923, il passaporto per potere , senza impedimenti, viaggiare dall’Italia alla Svizzera e viceversa. Il generale ed ex quadrumviro, Emilio De Bono, capo della polizia dal 1922 al 1924, ricorse alla Regia Legazione diplomatica di Berna per avere informazioni su Pia e la sua famiglia. La risposta fu totalmente negativa per quanto riguardava la concessione del passaporto. (cfr. primo brano) . Nel 1924, per ordine di De Bono,, si effettuò il definitivo ritiro del passaporto di Pia Zanolli (cfr. secondo brano)
Brani da commentare: 1)“ Signor Generale, in risposta alla nota di V.E. dell’11 andante n. 23395, circa la controscritta anarchica, esprimo parere contrario alla concessione del passaporto richiesto dalla stessa. E’ vero, infatti, che a Zurigo la famiglia Zanolli è domiciliata da 20 anni, ma è anche vero che questa famiglia costituisce uno dei nuclei sovversivi più pericolosi quella città. Anche in tempo di guerra essa ha favoreggiato i più tristi arnesi del sovversivismo italiano, latitanti, disertori e disfattisti, ed è stata altresì implicata nel noto affare delle bombe di Zurigo. Ritiensi quindi che non sia prudente di munire la Zanolli di un documento che le potrebbe facilitare il transito da e per il Regno e conseguentemente le consentirebbe ogni possibile traffico delittuoso ai danni della Nazione e dell’ordine pubblico. …” ( Comunicazione della Regia Legazione d’Italia 3286 Berna a S. E. Generale De Bono, direttore Generale della PS Roma, 16 settembre 1923 ) ; 2) " La prefettura di Reggio Calabria ha segnalato che gli anarchici Misefari Bruno e Zanolli Pia sono stati rintracciati a Roma ove alloggiano in via Gioberti 39, piano 1° presso l’anarchico Avv. Merlino Saverio. Trattandosi di elementi sovversivi che, dati i loro precedenti non debbono essere perduti di vista si interessa la S.V ad adottare in loro confronto quelle misure di sorveglianza che sono del caso. Per conoscenza, si invia copia di un telegramma , che addì 4.2.23 fu trasmesso dalla Questura di Torino a questa direzione generale,nei riguardi della Zanolli, e nel contempo, si prega la S.V. di provvedere a che sia ritirato alla predetta donna il passaporto per la Svizzera, rilasciatolo nello scorso dicembre dalla Questura di Belluno, tenuto conto che la R: Legazione d'Italia a Berna aveva manifestato, con lettera 16.91923 (di cui uniscesi copia) parere contrario alla concessione di tale documento.” ( Lettera del Generale di Corpo d'Armata Capo della polizia De Bono al Signor Prefetto Reggente la Questura di Roma 6 maggio 1924)
Bibliografia: Giuseppe Tripodi, L’invenzione del ribelle, Vita tortuosa di Bruno Misefari (1892-1936) cosiddetto “anarchico di Calabria”, Città del Sole edizioni, 2020 (primo brano) p. 113 e ( secondo brano p. 114 ) . Mi piacerebbe sapere di più sul rapporto tra Francesco Saverio Merlino, considerato ancora dalla polizia nel 1924 un anarchico, e Bruno Misefari. Sulla conduzione pionieristica della polizia fascista durante la gestione del generale De Bono cfr. Mimmo Franzinelli, I tentacoli dell'OVRA. Agenti e collaboratori e vittime della polizia fascista, nuova edizione, 2020 pp. 3-4-5-6-7Il 2 agosto 1927 Pia Zanolli scrisse una lettera indirizzata direttamente a Mussolini chiedendo al maggiore responsabile e artefice del nuovo ordine poliziesco vigente in Italia, il rilascio di un passaporto che , in seguito all' ordine di De Bono, le veniva ancora sistematicamente rifiutato dalla questura. Il motivo allegato alla richiesta era quello di potersi ricongiungere a Zurigo alla madre e al suo "caro mondo spirituale" dopo tre anni di forzata lontananza. La lettera, come nota Giuseppe Tripodi, era , nella parte finale, “piena di captatio benevolentiae” . (cfr. brano)
Brano da commentare: “Non al capo del Governo io mi rivolgo, ma all'uomo che può sentire e comprendere i battiti del mio cuore, del mio piccolo cuore attanagliato dalla sofferenza di figlia che cerca e non può raggiungere il santo grembo materno... [...] Ella che tutto comprende, ella intuisce, ella sa quale luce di bellezza e grandezza si sprigionerebbe dal gesto di colui che all’avversario rispondesse con la generosità. La generosità è delle anime grandi. Ed io ho fiducia che ella riparando ad un errore della polizia, mi accorderà il passaporto , ond’io, tornando a riabbracciare mia madre a Zurigo e a tuffarmi nel mio caro mondo spirituale, possa dire alto e forte a tutti che la giustizia in Italia vive e trionfa ancora “ ( Pia Misefari, L’anarchico di Calabria)
Bibliografia: Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con Bruno Misefari. La Nuova Italia, 1972 p. 210. Cfr. Giuseppe Tripodi, L’invenzione del ribelle. Vita tortuosa di Bruno Misefari (1892-1936) cosiddetto “anarchico di Calabria”, Città del sole edizioni 2020, p. 128 infra nota n. 3
Vale comunque , a mio parere, leggere per intero la lettera, dove pur affermando che non si era mai occupata di cose politiche ( il che come sappiamo non era completamente vero almeno secondo l'opinione contraria della polizia italiana ) rivolgendosi al duce dichiarava, con risoluta fierezza, di essere la convivente dell’anarchico Misèfari. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ … sono unita liberamente ad un uomo, l’ingegnere Bruno Misefari, che ella conobbe perché fino al 1911 fu l’anima del movimento giovanile socialista nella provincia di Reggio Calabria e dopo fu cultore e propagandista dell’idea anarchica ed ora è valorizzatore indefesso delle risorse minerarie calabresi. Io non ho militato , né milito, in alcun partito politico. Eccletica in filosofia, non posso avere un partito. Mi sono innamorata di questo giovane perché a Zurigo, egli – nella sua povertà francescana, nella sua anima piena di sole e di canti – mi è apparso come un apostolo del pensiero. E l’ho seguito . E convivo con lui da sei anni. […] Che se poi essa volesse farmi pagare il fio del mio purissimo e rubesto amore con l’anarchico ch’io posi in cima ai miei pensieri, e che per onestà, laboriosità e dirittura morale non è ad altri inferiore, io, allora, soltanto, al suo cuore vorrei chiedere se sia giusto considerare quale colpa l’amore, che è invece e dev’essere considerato quale legge fondamentale della vita. Non solo. Ma vorrei anche ammettere che sia colpa per una donna amare un anarchico." ( Pia Zanolli, L’anarchico di Calabria…)
Bibliografia: Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande
esperienza di una vita intera con Bruno Misefari. La Nuova Italia,
1972 pp. 209-210
Alla consegna del passaporto, arrivato dopo una settimana , Bruno si domandò insieme a Pia cosa avesse spinto Mussolini a dare l' autorizzazione . (cfr. brano)
Brano da commentare: “... Perché questo gesto? – – Pel modo sincero con cui Pia ha scritto la lettera ? – Perché Pia è la figlia di “Santa Francesca” ? – Perché egli stima molto Ada Negri? –Perché Pia è “moglie” di Bruno Misefari? – Perché egli non è sposato legalmente con la signora Rachele? Chissà quale di queste considerazioni è stata determinante . Certamente tutte avranno contribuito alla sua decisione. In ogni caso ha voluto dimostrare che “ la generosità è delle anime grandi” ( Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria…)
Bibliografia: Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con Bruno Misefari. La Nuova Italia, 1972 pp. 210-211
A mio parere fu proprio l’ ambivalente "captatio benevolentiae” della lettera scritta da Pia, a obbligare il “grande attore” Mussolini, colpito nella sua vanità, a recitare il ruolo , di fronte a una giovane donna, di “generosa anima grande” autorizzando il rilascio del passaporto. Ma , come ha intuito Enzo Misèfari, nella sua biografia sul fratello, si trattava di una falsa “generosità”. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Il gesto di Mussolini per la Zanolli dimostrava falsa generosità, non già le qualità delle “anime grandi”. Venti giorni dopo, per un telegramma spedito alle famiglie di Sacco e Vanzetti assassinati dopo tanti anni tormentosi, essa ne ebbe la prova: suo marito fu arrestato e gettato in prigione per tre giorni” ( Enzo Misefari, Bruno, biografia di un fratello)
Bibliografia: Enzo Misèfari, Bruno, biografia di un fratello, Zero in condotta, 1989, pp.110-111
D' altronde la presunta generosità di Mussolini non risparmiò dalle persecuzioni poliziesche , appena due anni dopo quella lettera, la stessa Pia Zanolli. In occasione delle nozze di Umberto di Savoia e Maria José del Belgio Pia Zanolli , in quanto ritenuta “ pericolosa”, fu fermata e trattenuta in carcere il 28 dicembre 1929. Il 1 gennaio 1930 Bruno Misèfari la raggiunse, condividendone la pena, nello stesso carcere. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ La settimana dopo, Pia decide di ritornare da Bruno: in due si combatte , si combatte meglio, si soffre meno. Arriva a Pezzo la mattina del 28 dicembre 1929. Il pomeriggio dello stesso giorno, è arrestata e condotta alle carceri di Bagnara, non le si dice il motivo. Bruno, invece dovendo partecipare il 31 dicembre all'importante riunione alla Vetraria ha modo di sfuggire all'arresto. Si presenterà il 1° gennaio se lo si cercherà ancora." […] " Pezzo, 30 dicembre 1929, Carissimi, con Pia siamo sempre allo stesso livello; ci amiamo; e tutte le manovre che mirano a staccarci sono vane. Eravamo nel nostro bell’ idillio, quando una chiamata della Polizia ha voluto staccarci. Si stanno facendo le retate per le nozze auguste. Io sono scappato: la Pia è stata invece fermata. Forse mi deciderò – se tutto il mio lavoro per liberarla riuscirà vano – a raggiungerla nello stesso carcere, per dirle che sono con lei, nello stesso luogo di dolore. Ve ne avvertirò. Vi bacio col solito affetto. Bruno". […] ” Per le nozze di Maria José ed Umberto di Savoia, i due “pericolosi” sono trattenuti per venti giorni nello stesso carcere, fino a quando tutti i Reali del mondo non saranno ritornati ai rispettivi paesi. “ ( Pia Misefari, L'anarchico di Calabria...)
Bibliografia: Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria, La Nuova Italia 1972, p. 233 Cfr. Giuseppe Tripodi, L’invenzione del ribelle, Vita tortuosa di Bruno Misefari (1892-1936) cosiddetto “anarchico di Calabria, Città del Sole, 2020 p. 144 n. 5, ove citando una nota informativa del prefetto di Reggio Calabria al Ministero dell' Interno si afferma che Bruno Misefari fermato per misure di P.S. in occasione nozze di S. A. R. fu "rimesso in libertà il 13.. 1, 1930 e anche Enzo Misefari, Bruno. Biografia di un fratello, Zero in condotta 1989, p. 118
Nel 1931 Pia sposò legalmente Bruno, nel carcere di Reggio Calabria, dove Bruno era detenuto in attesa della partenza per il confino a Ponza, per potere condividere, con lui in quanto moglie legale, conditio sine qua non, l’esperienza del confino . Il "matrimonio legale" è descritto, con toni alquanto divertiti, dalla stessa Pia in terza persona . (cfr. primo brano). Al fratello Enzo deluso da queste "nozze legali" Bruno contrappose a un'ideologia, astrattamente intesa, il desiderio suo e di Pia di affrontare insieme le pene del confino, che altrimenti li avrebbe separati per due lunghi anni (cfr. secondo brano).
Brani da commentare: 1) “ Per potere seguire il suo
Bruno, Pia, è costretta a sposarlo secondo la legge degli uomini … e del
Concordato. Ora, non basta “la sua
legge”, ora non le sarebbe permesso vivere con lui senza esserne la moglie
“legale”. Il 30 maggio –in carcere- loro
due, coi loro nomi, inaugurano in prima pagina, il registro di Stato Civile dei
matrimoni civili della città di Reggio Calabria. Bruno alla domanda del Vice
Podestà Conte Plutino (cognato di
Giuseppe Zagarella), se vuole sposare Pia, risponde: - Sì, signore! – E Pia, a
sua volta, risponde con:- Sì, sì, sì. Questi tre monosillabi, detti non senza
ironia, fanno ridere tutti i presenti. Testimoni di queste "insolite nozze sono l'avv. Domenico Spoleti e il notaio Diego De Tommasi, due amici di Bruno. Due anni prima, subito dopo il Concordato fra lo Stato e la Chiesa, anche Mussolini aveva sposato Donna Rachele, ma per ben altri motivi. ” ( Pia Zanolli Misefari, L’anarchico
di Calabria…); 2) “ Il giorno dopo al fratello Enzo, Bruno
espose il motivo più persuasivo del cambiamento della posizione mantenuta fino
a quel momento, cioè della unione stretta tra loro con l’amore libero. Disse: “ E’
stato così bello! Ma ora vietano alla Pia di seguirmi al confino perché
non è legale la nostra unione. Ed io non
posso vivere solo nell’isola.” Il fratello Enzo non si persuadeva: “ Sciuperesti in tutti
il ricordo della vostra ribellione alle costrizioni della società. Devi riflettere:
anche lei , se è vero ciò che abbiamo
saputo allora, dichiarò che non avrebbe mai sposato né davanti al Sindaco né
davanti al prete e che era contraria a
quel famoso sì.” Bruno si arrabbiò: “ Basta. Io la voglio con me. Peggio per
chi non mi capisce”. …( Enzo Misefari, Bruno. Biografia di un fratello…)
Bibliografia: Primo brano in Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande
esperienza di una vita intera con Bruno Misefari. La Nuova Italia,
1972 p. 246 e sullo stato d'animo di Bruno, e indirettamente su quello di Pia, in carcere in attesa di partire per il confino, cfr. la lettera di Bruno a Pia del 27 maggio 2931, cfr. pp.. 245-246. Secondo brano in Enzo Misefari, Bruno. Biografia un fratello, Zero in condotta, 1989, p. 121.
Ai primi di luglio del 1931 Bruno Misèfari giunse a Ponza, Pia lo poté
raggiungere solo "tre mesi dopo" e restò con lui,
condividendone la vita e le costrizioni imposte ai confinati , sino
al dicembre 1931, quando dovette partire per Zurigo, per stare accanto
alla madre gravemente malata. (cfr primo
brano). La presenza di Pia Zanolli a Ponza fu negata dal fratello
di Bruno, Enzo Misèfari (secondo brano). Il commento di Giuseppe
Tripodi contro questa asserzione di Enzo Misèfari è assai duro e
non esita a definirla "una impostura tra le molte altre" ( terzo
brano)
Brani da commentare: 1) “Prima di poter raggiungere Bruno, Pia deve seguire da vicino, con l’avv. Pugliatti, la causa della Vetraria. Vorrebbe andare subito a Ponza, ma non è possibile: mancano i mezzi necessari per il suo mantenimento. [...]Le cinque lire del governo per il marito e la lira per la moglie non possono bastare, anche perché Pia deve portare con sé Homina, la loro lupa fedele. Riesce ad andare a Ponza dopo tre mesi. [...] La sua casa diventa una fucina di lavoro e di calcoli. Qui, al confino , Bruno deve aprire la “valvola” dei numeri, l’altra “valvola” quella della filosofia e della letteratura, deve tenerla ermeticamente chiusa… [per le eventuali perquisizioni]. Mentre si lavora così alacremente e si è quasi felici, ecco che giunge una dolorosa notizia: madre di Pia è gravemente malata: tumore alla trachea! Pia parte per Zurigo.” […] Davanti ad ogni abitazione dei confinati, la "ronda" passa tre, quattro, cinque volte la notte, (militi e agenti di P.S.) ed ogni volta essi vengono svegliati, costretti ad alzarsi dal letto , devono aprire la porta d'ingresso per farsi vedere. Ogni qualvolta Bruno è voltato dalla parte di Pia e quindi dallo spiraglio di luce viva, non possono vedere le sue "vere sembianze" bussano forte alla vetrata, lo svegliano. Bruno allora si gira, volta la testa, sorride, invece, di "bestemmiare". ( Pia Zanolli, L’anarchico di Calabria); 2) " Nel libro della Zanolli (op. cit. p. 246 . rig. 139) essa scrive " per poter seguire il suo Bruno. Pia fu costretta a sposarlo secondo la legge degli uomini ... e del concordato..." In realtà nei due anni in cui Bruno marcì al confino e nel carcere lei ne restò lontana." ( Enzo Misefari, Bruno biografia di un...) 3) " Pia rimase a Reggio fino al matrimonio, avvenuto in carcere il 30 maggio 1931 e poi raggiunse il marito a Ponza dove rimase dall'agosto 1931 fino all'8 dicembre dello stesso anno quindi, lungi dall'essersi tenuta alla larga dal marito come sostiene Enzo Misefari, Pia rimase con lui ben nove mesi della sua disavventura confinaria, [nota mia: vorrei sbagliarmi, ma mi sembrano un pò troppi, il che ovviamente nulla toglie ai disagi e agli oneri, volontariamente, vissuti da Pia , durante la sua permanenza al confino, che solo l'annuncio della malattia della madre interruppe."] e nel libro [ nota mia: Bruno. Biografia di un fratello ] ci sono molte altre imposture piccole e grandi." ( Giuseppe Tripodi, L'invenzione del ribelle ..)
Bibliografia: Primo brano in Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con Bruno [Misefari. La Nuova Italia, 1972 p. 251 e p. 253. Secondo brano in Enzo Misefari, Bruno . memoria di un fratello, zero in condotta 1989 nota 1 a pp. 121-122 . Terzo brano in Giuseppe Tripodi, L’invenzione del ribelle. Vita tortuosa di Bruno Misefari (1892-1936) cosiddetto “anarchico di Calabria”, Città del sole edizioni 2020, p. 202 infra nota n. 1. Cfr. anche p. 160 n. 14 dove la presenza di Pia a Ponza trova conferma anche in un telegramma di Bocchini all'Alto Commissario di Napoli
Personalmente ritengo che Enzo Misèfari fosse davvero convinto, in buona fede, anche se erroneamente, dell'assenza di Pia a Ponza. Come potrebbe una deliberata "impostura", essere cosi' ingenua e facile da smentire ?
Nell’aprile del 1932, Umberto Tommasini espatriò clandestinamente dall’Italia ed essendo riuscito a raggiungere Zurigo, andò a trovare Pia Zanolli allora in Svizzera presso la sua famiglia. Restò a casa loro un giorno, poi, dopo una focosa discussione con la madre, divenuta fascista, decise di spostarsi a Ginevra. (cfr. brano da commentare)
Brano da commentare: “
Sono arrivato a Zurigo. Avevo l’indirizzo della Pia Zanolli, la moglie del
compagno Misefari. Era una famiglia di sovversivi e nel tempo di guerra era il
rifugio di tutti i disertori. La mamma era una donna isterica, aveva
cambiato idee ed era diventata fascista.
Ma io non lo sapevo. Pia era stata al confino e la madre le aveva detto che era
gravemente malata perché ritornasse in Svizzera e si staccasse da lui.[ nota:
Bruno Misefari ]. Io le dicevo: " Pia , un giorno busseranno alla tua
porta. " Chi è?" "Tommasini" " Eh, questo non sarà
mai!" Prendo il tram e vado da loro. Vedo una signora sulla porta e
domando: "E' qua Zanolli" " Sì" " C'è Pia in
casa?" " Sì, sì Pia c'è un signore che ti vuole" Viene
fuori: " Oh, Tommasini " Un abbraccio. " Come va con
Bruno?" Era partita già da tre mesi dal confino. " Mah, ho notizie
vecchie". Cominciammo a parlare.
Io sono ingenuo e non vedo le
cose che non mi fanno piacere, non perché non le voglio vedere, ma perché non
le vedo proprio. C’ era una discussione se dovevo restare là o no. Dopo ho capito. Vedevo che avevano preparato
un tavolo perché erano le dieci di mattino e loro pranzano a quell’ora. C’era
di tutto: the, caffè, yogurt, cioccolata, dolci. Mi veniva l’acquolina in
bocca. “ Bene, andiamo a mangiare”. Avevano deciso di accogliermi in casa. Suo
papà e sua sorella dipingevano stoffe, facevano cravatte, roba di seta. Avevano
molto brio artistico, creativo. Mi sono messo vicino a loro che lavoravano e ci
siamo messi a discutere, a parlare di Bruno, del confino. La mamma mi fa un
inno del fascismo. Io ho cominciato a ribattere dicendo che sapevo quello che
avevano fatto durante la guerra “ Ma adesso gli Italiani hanno bisogno di una
guida perché gli italiani sono come dei bambini, hanno bisogno di essere
guidati...” " Non è vero 'bambini' ". Gli insegnano male. Lei
che è una donna che non vuole la guerra là cantano: “ Impugnando il pugnale
spaccheremmo il cuore…” E ho cominciato a discutere perché quella volta ero più
focoso ancora. E Pia piangeva dall’altra
parte… Mi hanno tenuto anche a dormire. La mamma mi aveva quasi preso in
simpatia. Alla mattina ho però detto: “Sa se avete l’indirizzo di qualche
compagno va bene, se no vado a Ginevra. Sono andato a Ginevra da Bertoni. …” ( Umberto Tommasini, Il fabbro
anarchico...)
Notizie sulla conversione della famiglia Zanolli al fascismo sin già dall’ottobre del 1927 si trovano in un telegramma inviato il 14 febbraio del 1929 dal Console Generale di Zurigo al Ministero degli Interni. (cfr. brano da commentare )
Brano da commentare: “ Come è noto la famiglia Zanolli, composta dal padre Enrico, dalla madre Antonia Recati, di tre figlie Pia, Lea e Zoe e di un figlio Veritas, è stata in passato non solo sospettata , ma effettivamente di sentimenti sovversivi con tendenze anarcoidi, soprattutto la Pia Zanolli, per i suoi rapporti col sovversivo Misefari, col quale ha vissuto alcuni anni a Reggio Calabria e presso il quale è ritornata tempo fa dopo un periodo di residenza in Isvizzera. La figlia Lea risiede a Gera (Lipsia) come artista di teatro. Mentre nulla so della predetta Zoe Zanolli, [nota mia: qui mi sembra che sia sorta un pò di confusione, per quanto ne so, è Zoe, l'artista di teatro, che risiedeva a Gera, mentre Lea, grazie alle sue capacità artigianali e al suo estro creativo sostituì sempre più la madre nella gestione dell'azienda di famiglia], la condotta della Pia non ha dato luogo a rilievi durante la sua permanenza qui. In quanto al resto della famiglia, cioè il padre e la madre Zanolli ed i figli Veritas e Lea, posso assicurare (ch)e i loro sentimenti si sono completamente cambiati. Essi non solo si manifestano ferventi ammiratori del Duce e del fascismo, ma presenziano a tutte le nostre feste patriottiche (furono tra i più entusiasti alla conferenza tenuta qui nell’ottobre 1927 dall’ On. Bottai) e sono tra i più attivi ammiratori del nostro Dopolavoro e della Casa degli Italiani. Essi come già riferito, vivono lavorando assiduamente e con successo in arte decorativa. [… ] Quanto alla figlia Zoe il Regio Consolato in Lipsia potrà riferire, mentre gradirei essere informato della Pia Zanolli, tuttora a Reggio Calabria, pur pregando , ove si dovesse procedere a indagini, di farle con tutta discrezione per non allarmare la famiglia Zanolli e produrre su di essa, ora così trasformata nei suoi sentimenti politici, una impressione pregiudizievole. ( copia dattiloscritta del telegramma n. 1352/147 datato 14.02.1929 )
Bibliografia: Giuseppe Tripodi, L’invenzione del ribelle. Vita tortuosa di Bruno Misefari 1892-1936, cosiddetto “anarchico di Calabria”, Città del sole, 2020 pp. 139-140
ATELIER ZANOLLI |
Sulla storia della famiglia Zanolli e sulla loro produzione artistica
è recentemente uscito, dopo la mostra " Atelier Zanolli. Tessuti, moda, artigianato 1905-1939" tenuta al "Museum für Gestaltung Zürich "nel 2022 , un libro omonimo, che ridimensiona , tra l'altro, almeno da quanto si legge nella
presentazione, la loro
adesione al fascismo, rimanendo inalterato nel tempo il loro sostanziale dissenso per ogni ideologia totalitaria e bellicista. Si deve , inoltre, notare. che, nonostante il successo artistico e commerciale gli Zanolli non divennero mai ricchi come precisò anni più tardi Lea Zanolli. (cfr. primo brano ) . A una considerevole componente non-violenta e libertaria nella loro produzione artistica accenna anche un articolo sulla famiglia Zanolli pubblicato sulla rivista on line, Frachtwerk. (secondo brano)
Brani da commentare : 1) “Sotto l'etichetta Atelier Zanolli, tra il 1905 e il 1939 fu creato a Zurigo un mondo fantastico di tessuti di seta (silk) dipinti e impressi con motivi (patterns), cuscini riccamente ricamati, creazioni di perle colorate e articoli in pelle e legno finemente lavorati. Gli Zanolli erano immigrati dall'Italia nel 1905. La loro azienda di famiglia era gestita da Antonietta e dalle sue figlie Pia, Lea e Zoe Zanolli. Le influenze culturali e stilistiche manifestate nei prodotti visivamente attraenti (appealing) degli Zanolli spaziano (range) dall'avanguardia a un'estetica forgiata da uno spirito di difesa nazionale intellettuale contro la crescente minaccia (threat) dei regimi totalitari nella Germania nazista, nell'Italia fascista e nell'Unione Sovietica comunista , che era prevalente in Svizzera negli anni '30. Nonostante le circostanze a volte difficili dell'epoca, gli Zanolli riuscirono sempre a coniugare il loro desiderio di autorealizzazione artistica con commesse per importanti aziende tessili e grandi magazzini. [...] Nelle sue memorie Lea Zanolli scrive: "Per la nostra natura ferocemente idealista, la nostra situazione finanziaria lascia molto a desiderare. L'unico difetto che abbiamo tutti è l'incapacità di produrre denaro dal nostro lavoro collettivo". ( da Atelier Zanolli: Fabrics, Fashion,…); 2) “… Per quanto riguarda i "disegni" (=Designs), nella mostra sono rappresentati oggetti che riflettono la palese influenza delle tendenze artistiche dell'epoca, come l'Espressionismo o il Costruttivismo. Allo stesso tempo, ci sono anche quelli oggetti che esprimono una chiara posizione politica. Essi sono spesso diretti contro la minaccia dei regimi totalitari, il che è particolarmente notevole data la dipendenza della famiglia dalle aziende tessili”.( Opulentes und bereicherndes Erbe.....)
Bibliografia: Primo brano in
Atelier Zanolli: Fabrics, Fashion, Craft 1905–1939 Hardcover – August 25, 2022 , by Sabine Flaschberger(Editor), Museum Für Gestaltung Zürich(Editor) in https://www.amazon.co.uk/Atelier-Zanolli-Fabrics-Fashion-1905-1939/dp/3039420828
. (traduzione italiana mia da verficare). Secondo brano in Opulentes und bereicherndes Erbe
– Das Atelier Zanolli, in frachtwerk. Onlinekultur aus der stadt ,23. August 2022 in https://www.frachtwerk.ch/2022/08/23/opulentes-und-bereicherndes-erbe-das-atelier-zanolli/. Spero che vengano entrambi presto tradotti in
italiano. Brevi notizie biografiche su Lea e Zoe Zanolli in lingua tedesca o inglese sono facilmente reperibili su internet.
Per quanto riguarda Pia Zanolli vorrei ricordare che la polizia fascista la considerò sempre con sospetto come si deduce , tra l’altro, dal suo fermo avvenuto il 28 dicembre 1929 ( cfr. lettera di Bruno Misefari del 30 dicembre ai genitori di Pia, che ho citato prima) a cui seguì la detenzione in carcere per tutto il tempo dei festeggiamenti principeschi e ciò solo dopo alcuni mesi dalla rassicurante comunicazione sulla famiglia Zanolli del Console Generale di Zurigo al Ministero degli Interni.
Tornato dal confino, nel novembre 1932, Bruno Misefari, appoggiato attivamente da Pia, riprese, non senza ostacoli, la propria attività professionale. Da ricordare per esempio, l'aiuto dato a Bruno, di Pia, insieme alla sorella Lea, nell' allestimento di mostre (cfr. infra post BRUNO MISEFARI) , in cui vennero esposti i risultati degli scavi dei giacimenti di Davoli. (cfr. brano)Brano da commentare: " Il quarzo di Calabria è esposto alla 2° mostra nazionale di strumenti ottici a Firenze (maggio). Bruno, assieme a Pia e a Lea, fa un bellissimo "stand" [...] In settembre nello stesso anno (nota mia: 1934), alla Fiera del Levante, il quarzo viene esposto in un grande "stand" progettato ed eseguito da Lea. Anche qui si ottiene un grande successo." ( Pia Zanolli Misefari, L'anarchico di Calabria ...)
Bibliografia: Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza
di una vita intera con Bruno [Misefari. La Nuova Italia, 1972 pp. 266-267
Non è, infine, da sottovalutare , la condivisione di Pia Zanolli dei patimenti della sistematica persecuzione poliziesca subita, dopo l’esperienza del confino, dal suo compagno, (cfr. primo brano) e persino il giorno in cui accompagnò la bara del compagno al Verano, la protervia poliziesca le fu risparmiata (cfr. brano da commentare)
Brani da commentare: 1) On. Ministero dell’Interno – Roma. […] Il locale comando dei RR. CC, certamente non in disaccordo con le Autorità locali, esercita uno zelo fuori luogo nei riguardi del sottoscritto, che pure da anni non si occupa più di politica bensì di sole questioni inerenti la sua qualità di Ing .industriale […] Il fatto stesso della residenza di lui in un piccolo paese di montagna (nota mia: Davoli, ) - dove ogni passo, ogni parola, ogni gesto vengono notati e controllati dall’invidia e dai pettegolezzi paesani – dovrebbe essere sufficiente al suddetto Comando (e per esso a chi mal lo Consiglia) per il controllo delle azioni del sottoscritto, se pur ve ne sia bisogno. Invece si abbandona ad una forma di sorveglianza talmente vessatoria contro di lui e, in mancanza, contro la di lui Signora, che, stanco di tanto, finanche il padrone di casa - che è il vice Podestà del paese e persona retta - minaccia di sfrattarlo, e di creare uno scandalo. ...” ( Lettera di Bruno Misefari al Ministero dell’Interno, 4 marzo 1934)“ 2)“ Alcuni uomini, all’uscita del Verano, appena varcato il cancello di ferro, ci piombarono addosso afferrandoci per le braccia. Il più anziano , il meglio vestito, ci dichiarò in arresto. Ci portarono prima al Commissariato di San Lorenzo, poi, a notte inoltrata, me alle Mantellate, gli altri a Regina Coeli. Perché questo trattamento? Cosa avevamo fatto? Che cosa avevo fatto? Ah, sì, avevo gettato un papavero sulla tua bara. Un fiore rosso. Fosse stato di un altro colore, noi cinque non saremmo stati per tre giorni in carcere. A quei tempi, ricordi?, il rosso era un brutto colore, un colore che faceva paura alle forze governative. …” ( Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria)
Bibliografia: Primo brano in Giuseppe Tripodi, L'invenzione del ribelle Vita tortuosa di Bruno Misefari (1892-1936) cosiddetto “anarchico di Calabria”, Città del sole edizioni 2020, pp. 269-270 e secondo brano in Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con Bruno Misefari. La Nuova Italia, 1972 pp. 6-7 . L' aberrante “misura poliziesca” esercitata dalla polizia sui parenti stretti il giorno della sepoltura di Bruno Misefari è ricordata, con alcune varianti, anche in Enzo Miséfari, Bruno biografia di un fratello, zero in condotta , 1989 p. 139-140.
ALFONSO FAILLA E PIA ZANOLLI |
Dopo la morte di Bruno Misèfari , Pia Zanolli si dedicò al duplice compito di continuare , sino a che fu possibile, in Calabria, l’opera lavorativa del compagno e al tempo stesso di ricordarne la memoria pubblicando libri , tra cui l’ appassionata biografia intitolata L’anarchico di Calabria. , pubblicata per la prima volta nel 1967 , nel pieno fermento delle prime "contestazioni giovanili", e seguita poi da una seconda edizione nel 1972. Pietro Buttitta , nella prefazione de L’anarchico di Calabria , Alfonso Failla in una recensione su Umanità Nova , Alberto Moroni su " Volontà. Rivista anarchica bimestrale e Attilio Copetti su "L'Adunata dei refrattari si soffermarono sugli aspetti innovatori dell'opera di Pia Zanolli dal punto di vista letterario, politico, sociale ed esistenziale. (cfr. brani da commentare)
Brani da commentare: 1) ...“Una
prefazione, e perché? Ma provateci un po’ voi a dire di no a Pia Zanolli
Miséfari. E vedrete che l’impresa non è facile, anzi è impossibile, perché è
tale il suo entusiasmo, il suo giovanile entusiasmo, a dispetto degli anni, che
non si può fare a meno di restarne contagiati . […]… Il fatto è che un
volume come questo di Pia Zanolli Misèfari a volerlo iscrivere all’anagrafe letteraria finisce con
lo scapitarci. Infatti, immediatamente, su di esso verrebbe fuori una
discussione sui generi: romanzo, biografia, autobiografia? Secondariamente, un’altra
discussione sulla lingua e ancora una sui suoi antecedenti. Ma a che
servirebbe? Pia Zanolli Misefari non crediamo abbia voluto scrivere questo libro per rispondere, come si
dice, ad una vocazione, ma per compiere
un gesto d'amore, con tutte le implicazioni psicologiche che lo determinano:non
a caso il libro si apre con una lettera al suo compagno scomparso. Leggerlo
potrà servire a molti, soprattutto agli studiosi del movimento libertario. Ci
sembra che esso però finirà col trovare il suo vero pubblico fra i giovani, che
vi ritroveranno non poco delle loro inquietudini. Fra quei giovani che tornano
a cantare i vecchi “stornelli d’esilio”: La nostra patria è il mondo intero, nostro credo la
libertà; “ che vogliono ignorare stati e regimi, che vanno a Firenze a spalare
il fango e preferiscono la chitarra al fucile. …” ( Prefazione di Pietro
Buttitta a L’ anarchico di Calabria); 2) "… Questa biografia di
Bruno Misèfari non poteva scriverla altra persona che non fosse la sua
compagna, la nostra compagna, Pia. […] Il grande amore di Bruno e Pia, che nel libro è ricordato nelle
lettere dei due innamorati, fa vibrare il lettore con intensità di poesia, ma
lo tiene sempre avvinto nella realtà della lotta contro le ingiustizie sociali,
contro la guerra, contro il fascismo, rievocando un’epoca non mai abbastanza
conosciuta dalle giovani generazioni. Ed in ciò la biografia di Bruno Misefari
è molto efficace […] Bruno Misèfari, come gli altri compagni, affronterà e
subirà le persecuzioni, anche nella sua vita privata, di un regime fondato
sulla sopraffazione e sull’arbitrio, ma continuerà sempre, anche in carcere e
al confino, sempre col sorriso sulle labbra, la fermezza e la serenità dei
forti, a lottare e cospirare per l’avvento di una società migliore […] Di
Bruno Misèfari, primo progettista del ponte sullo stretto di Messina da Punta
Pezzo, oggi in via di realizzazione, come annunziato dalla TV, scopritore
dei primi giacimenti di quarzo in Italia, pioniere dell’industrializzazione
meridionale in Calabria, delle sue lotte contro i monopoli che durante il
fascismo stroncano tutti i tentativi nel Sud e nelle isole, di costruire impianti
concorrenti: delle vicende che portarono al confino e al tribunale speciale,
della dolorosa fine del nostro compagno, è bene leggere direttamente nella
biografia della buona Pia, materiata di pagine sublimi di bellezza effettiva
che invitano i giovani ad emulare i lottatori di ieri ed i vecchi militanti a
scuotersi ed attivizzarsi sempre più nella lotta per l’anarchia.“ ( Alfonso Failla, recensione
a L’anarchico di Calabria,
Umanità Nova, 22 aprile 1967) ; 3 ) " Bruno Misèfari riappare tra noi con questo libro. [...] Nacque in Calabria nel 1892 e morì a solo 44 anni e in questo breve arco di tempo visse con la semplicità e l'ardore di un poeta il periodo più turbolento e più fosco della storia italiana. Dalla predicazione sovversiva che l'orientò verso l'anarchia fin dai primi anni della gioventù, al dramma della prima guerra mondiale, alle lotte convulse che ne seguirono fino alla notte nera del fascismo. Non voglio qui riesaminare i luminosi episodi della sua vita ( nota
mia: Bruno Misefari) che la compagna Pia narra e documenta nel suo libro
con talento di scrittrice, ma trovo utile indicare i motivi che lo
rendono a noi contemporaneo. Sono due e dividono nettamente anche la sua
vita in due periodi distinti: quello del proselitismo e quello del
lavoro. La predicazione dell'amore universale e della fratellanza,
perché così egli intendeva l'anarchia - ed i miracoli creativi del
lavoro col quale tentò di redimere la sua Calabria dalla miseria contro i
sordidi interessi capitalistici e le persecuzioni dello stato. [...] Specializzato in geologia e mineralogia, scoprì nella sua Calabria ricchi giacimenti di silice e di quarzo che potrebbero dare alla regione grosse industrie di vetro e di ceramiche. E diede infatti vita con instancabile attività alle prime industrie che avrebbero potuto segnare un nuovo destino per la Calabria. Ma fu presto divorato come un agnello nella giungla. La sua attività minacciava potenti interessi, e quale migliore pretesto delle sue idee anarchiche per toglierlo di mezzo? Capitalisti italiani e stranieri tramarono nell'ombra contro l'ardito pioniere dell'industria calabra e scatenarono contro di lui la sbirraglia fascista. Oggi si fa appello agli interessi capitalistici e statali per risollevare le sorti del mezzogiorno, ma laggiù in Calabria più di trent'anni fa, fu proprio l'azione congiunta del capitalismo e dello Stato che troncò il primo tentativo di industrializzazione; quello che l'ingegno ed il lavoro stavano creando, il capitalismo e l'autorità politica lo distrussero. Bruno Misefari scoprì la ricchezza dove ancora oggi regna la miseria: il suo nome è un tremendo pugno sul tavolo che fa trasalire i nostri politicanti e le loro scartoffie ministeriali. Ricordiamolo questo nostro compagno che seppe vedere oltre il velo dell'odio della sua epoca e seppe fare con il suo ingegno quel che lo sfruttamento e la burocrazia non faranno mai. ... "(
Alberto Moroni, recensione a L' anarchico di Calabria di Pia Zanolli Misefari in Volontà... n. 7, 1967); 4) "“Mi sia permesso di portare
dalle colonne di questo foglio il mio modesto plauso all'amica e compagna di
idea Pia Zanolli Misefari per l'ottimo lavoro compiuto tracciando la biografia del suo amato e indimenticabile
compagno Bruno Misefari, nel suo libro recentemente uscito (1). E' logico che
una biografia deve essere il più schiettamente possibile conforme alla realtà
vissuta dal protagonista ed a questo principio si è ispirata l'autrice dandoci
un fedele e veritiero ritratto del suo Bruno, dalla ribelle fanciullezza alia
tragica immatura fine; con le sue virtu', con le sue buone qualità, ma anche
con le sue debolezze e le sue contraddizioni egualmente umane; con le sue
imprecazioni, coi suoi scatti impulsivi, con la sua ingiustificata gelosia,
anche. Non
per niente era Bruno figlio
della focosa terra di Calabria. Nelle sue lettere si alternano
esplosioni
d'ottimismo e di alate speranze, grida di giovanile entusiasmo, ma anche
momenti di dubbio, di inquietudine, d'esasperazione. Ma al disopra di
tutto si
sprigiona da tutta l'esistenza di Bruno Misefari, da tutte le sue
attività un' immenso
amore per la sua Pia e per tutta l'umanità sofferente. Conformemente ai
suoi
principii tutt’altro che conformisti, Pia Misefari comincia col
capovolgere
l'ordine generalmente seguito dagli autori, mettendo come introduzione
al suo
libro quello che avrebbe potuto, seguendo un ordine cronologico,
presentare
come epilogo. Racconta cioè a Bruno, davanti al bronzo rappresentante la
sua maschera
mortuaria, quello che successe immediatamente dopo la sua morte,
cominciando
dalle esequie. […] Poi racconta, in questa sua introduzione, tanti altri
particolari, vicende, episodi avvenuti dopo la scomparsa dell'amato e
chiude il suo commosso racconto con queste parole: "Bruno mio! Hai
seminato!...Bruno! ancora e sempre fai sentire il tuo grido: " Mai più
ingiustizie!" Mai più massacri! Mai più guerre! Grida sempre, non
smettere mai. Ti prego, Pia!." Mai fu questo grido tanto di attualità
come ai giorni nostri, sui quali plana la spaventosa e fosca ombra di
una guerra mondiale. ..." ( Attilio Copetti, Storia di una vita.…, L'Adunata dei Refrattari, XLVI, Luglio 1967)
Bibliografia: Primo brano in Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di
Calabria. La grande esperienza di una vita intera con Bruno Misefari. La Nuova Italia, 1972 pp.
XV-XVI. Secondo brano in Insuscettibile di ravvedimento. L’anarchico Alfonso
Failla (1906-1986). Scritti e Testimonianze , a cura di Paolo Finzi, La
Fiaccola, 1993, pp.260-261. La recensione di Failla è stata riproposta ,
recentemente, con il titolo Sempre con il sorriso sulle labbra, anche in A rivista anarchica n.
445, estate 2020 p.61-62 all’interno di
un bel dossier su “ L’anarchico di Calabria” pp. 57-62). Terzo brano in Alberto Moroni, Recensioni. Pia Zanolli Misefari, L'anarchico di Calabria, in Volontà. Rivista anarchica bimestrale n. 7 , 1967, pp. 446-448 . Quarto brano: Attilio Copetti, Storia di una vita in L'Adunata dei Refrattari, Volume XLVI sabato 22 luglio 1967 pp. 5-6. L'articolo che sono riuscito inaspettatamente a rintracciare su Inernet è, se ho capito bene, sola la prima parte della recensione al libro di Pia Misefari. Sarebbe bello riuscire un giorno a leggere anche la seconda parte. Su Attilio Copetti, autore, tra l'altro di Ricordi Zurighesi, cfr. infra post BRUNO MISEFARI.
Il libro ottenne, come ricorda Pia Zanolli, un generale consenso negli ambiti della sinistra ed affini . ( cfr. brano)
Brano da
commentare: “ Fu presentato al pubblico all’ Istituto Antonio Gramsci e alla
Casa della Cultura di Roma. Amici tuoi (nota
mia: di Bruno Misefari, a cui, sovente, nel libro Pia si rivolge) ed anche
miei, di cinque diverse tendenze politiche, hanno
elogiato L’anarchico di Calabria e
lettori di ogni nazionalità, regione, età, idea politica dimostrazione ammirazione
e talvolta “venerazione” per te. Vari giornali politici, culturali, letterari,
hanno pubblicato delle recensioni equilibrate, incoraggianti, insomma ottime . ” ( Pia Zanolli, L’anarchico di Calabria …)
Bibliografia: Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con Bruno Misefari. La Nuova Italia, 1972 pp. 283-284
Per quanto mi riguarda devo precisare che sino a non molto tempo fa conoscevo di Bruno Misèfari , a parte alcuni cenni biografici, solo il suo intenso e appassionante libro Diario di un disertore e pertanto in questo blog avevo riservato a lui solo uno spazio, relativamente breve, all’ interno del post “ LA GUERRA MALEDETTA”. E' stata la lettura del libro di Giuseppe Tripodi L’invenzione del ribelle. ... ( più volte citato in questo post), che mi ha spinto a rintracciare e a leggere, per la prima volta, il bel libro della Zanolli, L’anarchico di Calabria. Leggendolo, oltre ad ampliare di molto la mia conoscenza della vita e del pensiero di Bruno Misèfari e della sua compagna, sono stato favorevolmente colpito dalla traslazione letteraria in questa biografia, davvero singolare, di concetti rivoluzionari quali “ Il personale è politico” e la “critica della vita quotidiana”, divenuti , almeno per quanto riguarda l' Italia, solo dopo il "1968" o più precisamente dopo il "1977", punto di riferimento fondamentale per un’ “azione diretta”, in senso libertario, sul proprio “vissuto”. Da questo punto di vista, come ben sottolinea Pia Zanolli, nel suo libro, Bruno Misèfari è stato, sotto più aspetti, un anticipatore. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Bruno, anche allora il tuo cervello galoppava molto , andava troppo avanti nel tempo; eri un precursore, non solo in materia sociale, ma anche, come vedi, nella tecnica. Eri un precursore benemerito anche in cose meno importanti, sai perché? Già quarant’ anni addietro , d’estate, camminavi con i sandali a piedi nudi, senza giacca, senza cappello, scamiciato. A Reggio e anche a Napoli, t’indicavano come un essere stravagante, eccentrico. Oggi tutti gli uomini, in ogni paese, vanno vestiti alla tua maniera. Eri all’avanguardia nel pensiero, nel lavoro e anche nel vestire. Quasi dopo 50 anni dalla tua diserzione. Una recluta (di qualsiasi idea politica o religiosa) chiamata a prestar servizio militare e che non intenda indossare la divisa, oggi viene classificata quale “ obiettore di coscienza”. In tempo di pace questi giovani vengono condannati a diversi mesi di carcere. In tempo di guerra, però, è più coraggioso, più significativo, fare l’obiettore di coscienza” e poi il “disertore” come lo fosti tu. “ ( Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria…)
Bibliografia: Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con Bruno Misefari. La Nuova Italia, 1972 pp. 23-24
Da ricordare, inoltre, secondo quanto riferisce Pia
Zanolli, la premura , davvero innovatrice per quei tempi e anche per quelli di
oggi, di Bruno Misefari nei confronti
dei diritti e della salute dei lavoratori impiegati nella Società
Davoli, da lui diretta. (cfr. primo
brano). Dopo la morte di Bruno Misefari la “S.p.A. Davoli
Quarzo e Silice” prosperò, da quanto ho capito,
economicamente, sino alla sua chiusura nel secondo dopoguerra, ma non
utilizzando le misure protettive per la salute dei lavoratori previste da Bruno
Misefari, numerose furono le malattie polmonari e delle vie respiratorie mortali tra i lavoratori (secondo brano)
Brani da
commentare: 1) “ Che tristezza Bruno ! ( nota mia: è la stessa Pia che
rivolgendosi a Bruno racconta quanto avvenuto dopo la sua morte). Da
sei anni la cava di quarzo è chiusa. La società si è sciolta e liquidata. Tutti
gli impianti sono stati smantellati e nessuna traccia vi è di quanto tu avevi
accuratamente organizzato. […] Coloro che hanno sostituito te, dopo la
tua morte, hanno voluto ignorare il tuo avvertimento di non creare pozzi né
gallerie per lo sfruttamento. Forse per la loro incapacità tecnica di condurre
i lavori, ma più probabilmente per avidità di produrre al massimo, non hanno
tenuto conto della tua preparazione a cielo scoperto. Hanno costruito delle
gallerie, dei pozzi, senza costruire fornelli, cunicoli per il rinnovo
dell’aria: accorgimento indispensabile per la tutela della salute degli operai.
Invece niente di tutto questo! Tutti i tuoi operai collaboratori, coloro che ti
sono sempre stati accanto, sono morti di silicosi. Già venti di essi sono
sepolti, in fila, nel cimitero di Davoli, mentre tanti altri sono ammalati, in
cosciente attesa che venga il loro
turno. ( Pia Zanolli Misefari, L’anarchico
di Calabria…); 2) “ Negli anni ’30 alcune frane alluvionali
mettevano in vista i primi rinvenimenti delle sabbie quarzifere in
località Trono del comune di Davoli. Il 1933, l’Ing. Bruno Misefari , dopo
accurati sopralluoghi e l’accertamento di una faglia di quarzo puro dello
spessore medio di 10 metri tra i 70 e 300 metri di profondità, che avrebbe
dato lavoro per 20 anni, affrontò il tentativo di reperire finanziatori
svizzeri. Fallito il primo approccio, nel 1935, con un gruppo di impresari
romani fondò la “S.p.A. Davoli Quarzo e Silice” con 10.000.000 di Lire di
capitale sociale. Ebbe così inizio l’estrazione del prezioso minerale che,
mentre offriva lavoro e occupazione alle famiglie del paese (ai minatori e
alle donne di trasporto), apriva orizzonti e speranze nuove a tutto il
circondario, attraverso la catena di distribuzione, costituita da una
teleferica di 3200 metri, la stazione di Satriano, lo stabilimento di
molitura di Soverato e le vaporiere, che dal molo di Soverato distribuivano
la “terra bianca” a Napoli e a Firenze. Quattromila tonnellate annuali di
questa purissima quarzite (silice al 99,10%) venivano destinate tra i
laboratori di precisione dell’Esercito di Roma, alla ditta Venini di
Murano, alla Richard Ginori, per costruire vetri da ottica, porcellane, vetrerie
e isolatori elettrici. Ma la “polvere bianca”, estratta a quelle profondità in
condizioni di permanente umidità, senza le necessarie protezioni
respiratorie, mentre offriva il pane sul desco del focolare, procurava
inesorabilmente e percettibilmente il dramma della silicosi in centinaia
di giovani lavoratori e padri di famiglia. Con la fine del periodo bellico,
liberalizzati gli scambi con l’estero e i costi di produzione, data la
posizione geografica del giacimento, divennero pesanti le tariffe delle
merci poco sostenibili, vista la spietata concorrenza della Francia e dell’Olanda.
Dal 1956, si chiuse definitivamente il ciclo produttivo, lasciando
nella popolazione davolese l’illusione amara di un sogno svanito, di una
catena interrotta di giovani vite stroncate dal male, di intere famiglie
private, non solo dal sostegno economico, ma soprattutto dalla presenza e
dalla gioia di tanti valorosi Martiri del Lavoro.” (Davoli- Martedì 4
novembre 2014 commemorazione dei Caduti del quarzo” )
Bibliografia:
Primo brano in Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La
grande esperienza di una vita intera con
Bruno Misefari. La Nuova Italia, 1972 pp. 20-21. Secondo brano in redazione // Eventi, Società // Davoli // Ottobre 31, 2014 https://www.soverato.eu/news1/?p=7726
Brano da commentare: "Passando da Roma visitai la Mostra del Minerale, al Circo Masimo. Grandissima, bellissima! Constatai, però, con profondo rammarico, che la Calabria non era rappresentata con tutti i suoi minerali. Solo e unico il quarzo di Davoli era degnamente esposto, abbagliava con il suo candore. E' per questo che mi decisi, lì per lì, a continuare da sola, le ricerche minerarie che tu volevi e dovevi condurre ( nota mia: in questo brano è a Bruno che Pia si rivolge). Avevo ereditato i tuoi
studi e i tuoi appunti, unico tuo patrimonio. Ecco avevo trovato uno scopo della mia esistenza. Dopo questa rapida decisione mi sentii nuovamente piena di volontà ed entusiasmo per la vita. Ero quasi felice. Avrei vissuto ancora fra le rocciose e
sconosciute montagne calabre fra la tua gente. Mi portai in quei paesi ove non
avevi più avuto la possibilità di condurre a termine le ricerche. Ho continuato
io per te. Il mio
andare era duro, trovavo ovunque delle ostilità e difficoltà. Ad una donna non
si addice andare sola per le montagne per fare un lavoro che dovrebbe svolgere
un uomo. Non mi credevano, non avevano fiducia in me, anche perché mi sapevano
strettamente sorvegliata. Prima che io
arrivassi in un qualsiasi paese ero preceduta da un telegramma con cui si
avvertiva del mio arrivo. [...] A Canolo, Mammola, Grotteria, dove sempre ti
accompagnai, sono riuscita a continuare tranquillamente le ricerche. In quei
luoghi mi vennero incontro, particolarmente gli abitanti di Canolo, i quali, in uno slancio di affettuosa
collaborazione , mi aiutarono con molto entusiasmo. Quando mi congedai da essi
ho dovuto promettere che sarei ritornata per sfruttare e valorizzare i minerali rinvenuti nei loro
terreni. E ritornai. A questo proposito invogliai la Soc. Rumianca di Torino a
sfruttare l’arsenio-pirite contenuta in grandi masse in quelle zone sconosciute.
La Società ha costruito in poco tempo teleferiche e impianti di lavaggio del
minerale, per cui hanno trovato lavoro ben 500 operai. Una meraviglia, un sogno
per quella povera gente! Si lavorava in
fretta perché si avvicinava un’altra guerra. Si aveva bisogno di quel minerale.
E la guerra venne. Più orrenda di quella che tu hai vissuto. Quella è stata definita mondiale, questa la chiamerò " mondialissima", la prossima "sarà la fine del mondo". Se tu sapessi che ordigni hanno inventato i tuoi amati scienziati! Figurati che tra non molto i più potenti si faranno guerra per il dominio spaziale. Ah, Bruno mio ! non avevi sopportato la prima, non
avresti tollerato la seconda; alla terza poi moriremo tutti. Meglio tu sia
morto !“ ( Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria …)
Bibliografia: Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con Bruno Misefari. La Nuova Italia, 1972 pp. 9 e10.. Cfr. su questo tema anche p. 12 e p. 283
Anticipatori furono Pia Zanolli e Bruno Misèfari anche come coppia nel manifestare pubblicamente e con gioia la loro “libera unione” , vissuta poi esemplarmente per dieci anni (1921-1931) in un periodo , in cui i conviventi fuori dal matrimonio erano pesantemente discriminati, con gravose conseguenze, dalla morale e dalla legislazione dominante, sia ecclesiastica che laica. (cfr. brano da commentare)
Brano da commentare: “ Probabilmente a coloro che parteciparono all’incontro del 13 ottobre 1921 […] venne recapitato un biglietto a stampa su cartoncino per ricordare una circostanza molto personale che però loro (nota mia: Pia e Bruno ) per la positiva visione del mondo che li accompagnava in quel momento non potevano assolutamente tenere per sé. Erano passati quattro lunghi anni dal loro primo innamoramento, la mamma di Pia era tornata a Zurigo e loro avevano goduto pienamente del loro “purissimo e rubesto” amore. Come tenersi la cosa solo per sé? Si vede che anche allora il personale era politico.” (Giuseppe Tripodi, L’invenzione del ribelle…)
Bibliografia: Giuseppe Tripodi, L’invenzione del ribelle. Vita tortuosa di Bruno Misefari (1892-1936) cosiddetto “anarchico di Calabria”, Città del sole edizioni 2020, p. 110
L'osservazione finale di Tripodi è giusta solo in parte. Se ciò è vero per quanto riguarda Pia e Bruno, bisogna comunque ricordare che in quel periodo , persino all 'interno del movimento anarchico, erano ancora molti che ritenevano la vita privata, e i temi ad essa connessi come la sessualità e l'emancipazione della donna, non rilevanti da un punto di vista prettamente politico-sociale e rivoluzionario (cfr. post: BRUNO MISEFARI).
Si deve infine notare, che sebbene in misura ridotta rispetto al passato, il problema delle unioni, fuori del matrimonio, resta tuttora aperto , specie per quanto riguarda le unioni libere tra persone dello stesso sesso, a causa di una mentalità catto-fascista ancora sin troppo diffusa e persistente.
Bruno e Pia non furono tuttavia, completamente esenti, nonostante le loro idee libertarie, dai pesanti condizionamenti culturali della loro epoca. Per esempio, il loro amore, agli inizi, dovette fare i conti con la gelosia di Bruno tanto più aggressiva quanto più prevalevano in lui gli stereotipi tipici di una societàpatriarcale e maschilista, che associavano pretestuosamente la violenza fisica con l’amore, quando in realtà non era che possessività o altro , ma non certamente amore. La seguente "orrenda scena" è ricordata dalla stessa Pia Zanolli in terza persona. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Pur essendo libertario il “figlio di Calabria” si distrugge per la gelosia. E’ in pieno contrasto con se stesso: vorrebbe e non vorrebbe far danzare Pia. “ Così come io amo la libertà non posso toglierla a nessuno.” Mentre Pia e Lea cercano di spiegargli il vero concetto della danza in genere, sul rapporto innocuo esistente fra chi balla e il pubblico. Bruno non sente ragioni: dominato dall’atavismo calabro-arabo , in un attimo di folle amore, afferra Pia alla gola, e con tutte e due le mani stringe gridando come un forsennato - Preferisco vederti morta piuttosto che vederti ballare in quei luoghi …- e stringe ancora. Dopo questa orrenda scena, Pia con la gola ancora dolorante gli sorride; ha capito il motivo del suo gesto. E Bruno per dimostrare che è pentito, per farsi perdonare, le sussurra con estrema dolcezza: - Pia, Pia mia , perdonami, questa sera vengo con voi, non ti ho mai vista ballare; voglio vederti, voglio comprenderti anche in questo. Sei contenta´. Vedi, così siamo noi calabresi quando amiamo sul serio, agiamo così come ho agito io adesso possiamo anche uccidere per amore, e chi “uccide per amore è perdonato!” ( Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria...)
Bibliografia: Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con Bruno Misefari. La Nuova Italia, 1972 p. 120. L'amore per la danza di Pia Zanolli, risaliva, se ho capito bene, sin dai tempi della sua giovinezza quando, insieme alle sorelle, era allieva della famosa danzatrice e coreografa Mary Wigman ( vedi sopra)
La famigerata associazione tra amore e delitto, viene ancora ripetuta , nelle
cronache contemporanee, per la maggior parte dei casi di femminicidio . Per fortuna, però, per quanto riguarda Misèfari la gelosia non lo spinse sino all'uccisione della compagna, e anzi, l'appassionata rievocazione di Pia della sua esperienza di vita con Misèfari, scritta quando ormai era anziana e vedova da molto tempo, fa sperare che quell'orrendo episodio venisse completamente superato negli anni successivi della loro vita di coppia. (cfr. brano)
Brano da commentare: “… Grazie, Bruno, per quella felicità che mi hai saputo dare. Grazie per avermi scelta. Grazie per quel lungo e breve periodo che abbiamo vissuto insieme: vent’anni. Ma ogni anno ne è valso cinque. Quindi un secolo accanto a te. Un secolo intenso, colmo d’affetto, di elevazione morale e spirituale: una vita che valeva la pena di essere vissuta ."… ( Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria…)
Bibliografia: Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con Bruno Misefari. La Nuova Italia, 1972 p. 24
Negli ultimi anni della sua vita, la casa di Pia Misefari in Via Flaminia a Roma era frequentata da numerosi giovani, soprattutto, provenienti dalla Calabria, tra cui Rocco Palamara, Otello Profazio, Giuseppe Tripodi e la moglie. (cfr. primo brano).
Bibliografia: Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di
Calabria. La grande esperienza di una vita intera con Bruno Misefari. La Nuova Italia, 1972 p. 22
Anche PIETRO
FERRUA (1930-2021) (cfr. post STORICI/E ANARCHICI....) era spesso
suo ospite e in un suo articolo ricorda l’amore che Pia Misèfari aveva
per la Calabria e l’aiuto che essa dette durante l’alluvione di Melito Porto
Salvo (14-19 ottobre del 1951), che
provocò una settantina di morti e circa 5 mila senza tetto. (cfr. primo brano). L’ amore verso la Calabria,
trasmessogli da Bruno Misèfari, si estese, poi in Pia anche nei
confronti della regione calabrese integrata, dopo la seconda guerra mondiale, nella Repubblica italiana.(cfr. secondo brano) . Tuttavia della continuità dello Stato, cosiddetto "democratico", con i regimi precedenti, incluso, grazie a "un' epurazione fallimentare", quello fascista, nel perseguire le idee libertarie e rivoluzionarie, Pia Zanolli, ricordando "l'eterno perseguitato" Bruno, era pienamente consapevole. (cfr. terzo brano)
Brani da commentare: 1) “ Uno dei disastri a cui si fa allusione è il terribile alluvione di Melito Porto Salvo, nel quale intervenimmo con efficacia: il gruppo d’avanguardia recandosi sul posto immediatamente a dare una mano ai pompieri e alla popolazione, mentre quello della retroguardia ( il sottoscritto, un’infermiera e un volontario jugoslavo, mingherlino e malaticcio) a reclamare viveri e medicinali, a sequestrare vagoni e treni (sic!), a distribuire latte, penicillina, indumenti caldi nella zona che ci circondava. Un mio appello al movimento , provocò una reazione a catena di solidarietà da parte dei gruppi anarchici, soprattutto ma non esclusivamente romani, grazie allo stimolo di Pia Misefari (che conosceva ed amava la Calabria per via del marito Bruno, da molto scomparso, ma di cui venerava la memoria). ( un ricordo di Pia di Pietro Ferrua); 2) “ Mi sono detta: Pia, oggi ancora tu ci sei, domani non ci sarai più. E allora? Che avverrà dei preziosi documenti riguardanti le ricerche minerarie eseguite con tanta passione da Bruno e anche da te? E dei campioni di minerali di tutte e tre le provincie calabresi in tuo possesso che ne sarà? Chi potrà farne un tesoro? Chi potrà valorizzarli con tutti i mezzi necessari? Questa impresa , chi potrà esercitarla? Solo la Regione Calabria. E mi venne in mente un tuo scritto del 20 gennaio 1920. “ Vedrai, com’è bella, unica, la Calabria. Io vorrò sempre aiutarla, proteggerla. Ho consegnato al Nucleo del Consorzio per la Industrializzazione della Calabria la relazione Tesori minerari ignorati del sottosuolo calabrese, corredata dalle diverse analisi, relazioni geologiche, campioni di minerali, grandi e piccoli; insomma tutto. Ho offerto alla Regione anche i campioni ricavati dal quarzo di Davoli nel maggio 1934 a Firenze fusi davanti a te e a Guglielmo Marconi, alla mostra del vetro d'ottica. Ed anche i famosi cavallucci ricavati dal quarzo di S. Trada, fusi in tua presenza nella costruenda Vetraria di Pezzo di Villa San Giovanni. Mi sono distaccata molto a malincuore da essi. Comprendi? Credo però che saresti stato d'accordo, come sempre. Bruno, agisco in ogni circostanza, in ogni occasione, secondo il tuo motto: "Non si ama abbastanza, se non si ama troppo". …” ( Pia Zanolli Misefari , L’anarchico di Calabria…) ; 3) “ Era il 12 giugno 1946, decimo anniversario della tua morte […] La Repubblica Italiana era nata da dieci giorni […] In quel momento [nota mia: allusione a un incontro di Pia, al cimitero di Roma, con la nipote di Garibaldi, Anita, che le confidò, tra l'altro, che il nonno non "sarebbe contento di questa Repubblica"] rammentai che spesso sostenevi, convinto, che Vittorio Emanuele III sarebbe stato l’ultimo re d’Italia. Allora sembrava una profezia: ora è una realtà! Come sempre, anche questa volta avevi ragione. La guerra provocò non solo la caduta del fascismo, ma anche il crollo della monarchia. Bruno, anche tu non saresti stato contento di questa Repubblica, e credo, pur oggi saresti stato “l’eterno perseguitato”. Sì, “ l’eterno perseguitato” anche oggi nel Centenario dell’Unità d’Italia. Così come fosti perseguitato nel 1911, nel “cinquantenario”, mentre ti accingevi a commemorare la figura dell’Eroe ai piedi del suo monumento . [nota mia: cfr. post. BRUNO MISEFARI] . Anche oggi , nel 1961, se ti fossi azzardato a presentarti per la sua commemorazione davanti ai piedistalli dei monumenti di tutte le città d’Italia, avresti subito la stessa sorte. Certamente proprio a te lo avrebbero proibito. Perciò, Bruno mio, questa non è la vostra Repubblica: né quella tua né quella di Garibaldi! ( Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria…)
Bibliografia: Primo brano in
FERRUA, Pietro.- Franco Leggio: oltre mezzo secolo di amicizia e
collaborazione in
https://archives.cira-marseille.info/raforum/spip.php?article667 - Secondo e terzo brano in Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di
Calabria. La grande esperienza di una vita intera con Bruno Misefari. La Nuova Italia, 1972, p. 286 e pp. 16-17. Sul mantenimento ai vertici del potere poliziesco, prefettizio e giudiziario di noti fascisti, tra cui per esempio Guido Leto, Marcello Guida e tanti altri cfr. Mimmo Franzinelli, Il fascismo è finito il 25aprile 1945, Laterza 2022, pp. 22 ss.
La venerazione di Pia nel ricordare il marito scomparso ( primo e secondo brano) non fu apprezzata da tutti i compagni, tra cui Umberto Tommasini, che vi vide un atteggiamento quasi maniacale. (cfr. terzo brano)
Brani da commentare: 1) “ Però, Bruno mio, sento sempre la tua mancanza e sempre più mi innamoro di te” (Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria…) 2) “Bruno, tu sei morto da ben trentacinque anni e mi sembra ieri, da trentacinque anni e non mi sembra ancora vero. Per me non sei mai morto, io ti rivivo. Quando soffrivi tanto per i dolori atroci alla testa mi sussurravi: “ Non morirò, Pia, vivrò in te sempre, sempre vivrò fino a quando tu vivrai. Ed io baciandoti la fronte imperlata dalle gelide perle di sudore della morte, là, dove supponevo ti straziasse il male, ti rispondevo sottovoce: “ Sì, Bruno, tu vivrai in me fino a quando io avrò vita.” Ci dicevamo tutto questo solo per consolarci o perché ne eravamo convinti? Ti ricordi, il 12 ottobre 1921? La nostra libera unione a Posillipo? Ebbene oggi dopo cinquant’anni l’ho festeggiata – da sola - ho festeggiato le nostre nozze d’oro, da sola! Vedi come io vivo in te e tu vivi in me? E quindi non sei morto? (Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria…); 3) “ La sua compagna Pia ha scritto diversi libri su di lui. Adesso devono dedicargli un monumento in paese, una fontana. La moglie è un po’ maniaca, poveretta. Dice: “ Più vivo e più mi innamoro di mio marito…”( Umberto Tommasini, Il fabbro anarchico…)
Bibliografia: Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con Bruno Misefari. La Nuova Italia, 1972 (primo brano) p. 24 e.( secondo brano) a pp. 281-282 .Terzo brano in Umberto Tommasini, Il fabbro anarchico. Autobiografia fra Trieste e Barcellona, Odradek , 2011, p. 120
Non avendo conosciuta Pia Zanolli di persona non me la sento di pronunciare un giudizio sulla sanità psichica del suo amore per Bruno, ma ritengo, che il bel libro, L’anarchico di Calabria, dedicato alla memoria del suo compagno defunto sia stato il mezzo più suadente ed efficace, per rendere davvero imperitura la loro "storia d'amore e di anarchia". E a questo proposito mi auguro una riedizione, al più presto, di questo libro, in cui, tra l'altro, risaltano, come notava Alfonso Failla nella sua recensione all'uscita del libro (sopra citata) puntuali e storicamente validi riferimenti al contesto politico e sociale. (cfr. brano)
Brano da commentare: "Ad essa (nota mia: Pia Zanolli Misefari) dunque il merito principale dell’ opera (nota mia: L'anarchico di Calabria ...) che nello sfondo del suo grande ed intramontabile amore per il suo Bruno ricorda ai vecchi e fa conoscere ai giovani l’ambiente in cui nacquero e si svolsero le lotte sociali del primo quarantennio del nostro secolo, dalla guerra per la conquista di Tripoli alla prima guerra mondiale ed al fascismo" ( Alfonso Failla, L'anarchico di Calabria, Umanità Nova, 22 aprile 1967).
Bibliografia: Alfonso Failla, Insuscettibile di ravvedimento. L’anarchico Alfonso Failla (1906-1986). Scritti e Testimonianze , a cura di Paolo Finzi, La Fiaccola, 1993, p.261.
Da sottolineare, inoltre, le interessanti riflessioni di Pia Zanolli sugli eventi createsi, in Italia, immediatamente dopo il proclama di armistizio di Badoglio dell' 8 settembre 1943. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Il giorno più indimenticabile, il giorno più significativo nella storia italiana di questi ultimi tempi, dovrebbe essere e rimanere l’8 settembre 1943. Quel giorno fu per me, per gli antimilitaristi, per i tolstoiani e maggiormente lo sarebbe stato per te ( nota mia: qui Pia si rivolge al compagno defunto). Il giorno più memorabile della nostra vita. […] I soldati si svestono, bruciano le divise, scappano con solo la camicia e le mutande o con pantaloni borghesi. Fuggono, vanno verso la direzione dei loro paesi, delle loro città, delle loro case. Vanno a piedi, con automezzi di fortuna, su treni zeppi fino sopra ai tetti. Nelle caserme la disciplina è scomparsa, non serve più impartire ordini, non serve più urlare- Fermatevi! I fuggiaschi continuano la fuga. Il flusso non si arresta. Si scappa come se nelle caserme divampasse un incendio, un incendio indomabile. L’esercito non esiste più. I comandi, i generali hanno perduto il controllo della situazione. Sembra un baratro. Sembra lo scatenarsi di una rivoluzione” […] ”Il mondo più bello” però durò solo quel giorno. La potenza militare sostenuta dagli alleati, cominciò a conquistarsi l’assoluto sopravvento. Pian piano l’esercito italiano si ricompose. Si rivedevano i soldati e gli ufficiali, non più vestiti all’italiana, ma, buffo a dirsi, all’americana. Con le divise di altri colori con armi nuove lucide, con grandi carri armati, mai visti, con aereoplani di ogni forma e grandezza. Insomma tutto nuovo. L’esercito divenne più completo di prima. […] Peccato! Il nostro più bel giorno, un altro otto settembre ritornerà ? Deve ritornare, più cosciente, più voluto, più duraturo, perenne ! ( cfr. Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria…)
Bibliografia: Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con Bruno Misefari. La Nuova Italia, 1972 pp. 13-14.
Un ulteriore eloquente e, almeno nelle intenzioni, perenne "atto d'amore" fu il monumento-fontana dedicato a Bruno Misèfari a Palizzi, voluto con appassionata determinazione da Pia , che si proponeva con esso anche concreti obiettivi di utilità sociale da realizzarsi, anarchicamente, attraverso un’azione diretta , al di fuori, per quanto possibile, delle istituzioni. ( cfr. brano)
Brano da commentare: “ L’idea di erigere la fontana a Palizzi ed il progetto sono di Lea (nota mia: sorella di Pia). [...] , Ed il monumento-fontana è oggi una realtà. La fontana simboleggia la tua vittoria. [nota mia : è Pia che, come spesso avviene in questa biografia/autobiografia, interloquisce con il suo compagno scomparso]. Apre la via al più concreto esempio umano, culturale e civile. Infine “l’acqua” rimane sempre simbolo di vitale creazione, corrispondente alla tua personale idea di progettare un acquedotto per Palizzi, idea che fu allora completamente ignorata e respinta dalle autorità. La costruzione è stata diretta da un tecnico calabrese che ha prestato la sua opera gratis. Anche questo tutto in tuo onore…“ (Pia Zanolli Misefari, L'anarchico di Calabria...)
Bibliografia: in Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di
una vita intera con Bruno Misefari. La
Nuova Italia, 1972 p. 285. Cfr. Giuseppe
Tripodi “ L’invenzione del ribelle, Vita tortuosa di
Bruno Misefari (1892-1936), cosiddetto «anarchico di Calabria» Città del Sole, nella nota n. . 10 di p. 217, sottolinea come
“ da qualche anno la fontana non zampilla più e l’iscrizione lapidea perde ogni
tanto qualche lettera.” Sul rifiuto delle autorità, nel 1923, del progetto di un acquedotto a Palizzi, cfr. infra post BRUNO MISEFARI.
La raccolta della somma necessaria fu sostenuta, in parte, dalla fattiva e solidale collaborazione di pittori famosi. La cronaca (se ho capito bene) radiofonica dell' evento fu compiuta dallo scrittore e giornalista Sharo Gambino (1925-2008). (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Ora [nota mia: Pia Zanolli Miséfari] ha pensato di eternare la memoria del marito al paese natale, a Palizzi, con la costruzione di una fontana monumentale. E per racimolare i fondi necessari si è rivolta agli amici pittori chiedendo loro l’omaggio di una tela da vendere in proprio. Pia è veramente buona, tutti le vogliono sinceramente bene ed è perciò che in questi ultimi tempi la casa della Flaminia si è trasformata in una galleria d’arte moderna; perché all’appello hanno risposto artisti di fama e che si chiamano, per esempio, Guttuso, Salvatori, Turchiaro, Enotrio, Omiccioli, Fantuzzi, Treccani, Maccari, Calabria, Reggiani, Solendo, Ombretta, Caridi, Porzano, Caruso, Brindisi, ecc. Ma Pia non ha fatto affidamento solo sulla generosità degli amici. Ci si è messa d'impegno anche lei a produrre quadri .Quadri fantastici, nel vero senso della parola, che essa dipinge usando conchiglie marine che le arrivano da ogni parte del mondo..." ( Sharo Gambino, Le conchiglie di Pia Miséfari, RAI, Radio Cosenza. Corrispondenza da Serra S. Bruno, 16 novembre 1970)
Bibliografia: Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con Bruno Misefari. La Nuova Italia, 1972 p. 283
Sebbene, attualmente, quella fontana sia in disuso e in