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MISEFARI GIOVANE |
Brani da commentare: 1)“ Uno dei suoi professori, quello di Fisica, era un uomo, calmo, dolce, erudito. Si chiamava Giuseppe Berti e proveniva dal Maceratese. Bruno si affezionò a lui e gli teneva compagnia nelle passeggiate che faceva lungo il viale Marina, da cui si ammira uno dei passaggi più belli del mondo. Si scambiarono le idee. Bruno quelle immature del giovane socialista. Berti quelle mature dell’anarchico…” ( Enzo Misefari, Bruno, biografia di un fratello…) ;2) “..Ogni giorno, per ore, [nota mia: Misefari e Berti] discutono di tutti i problemi umani che assillano il vulcanico cervello del giovane ed alla fine Bruno scopre che i suoi pensieri sono più libertari che socialisti…” ( Pia Zanolli, L’anarchico di Calabria...)
Bibliografia: Primo brano :Enzo Miséfari, Bruno biografia di un fratello, zero in condotta , 1989 p. 35-36 e secondo brano: Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con Bruno Misefari. La Nuova Italia, 1972 p.65. Sto abbreviando per quanto possibile le citazioni perché lo spazio disponibile del post è sempre più ridotto.
Nel 1910 pur frequentando ancora la sezione socialista e scrivendo alcuni articoli per il giornale socialista “Il Riscatto” di Messina, di tendenze rivoluzionarie iniziò a tenere conferenze, in cui assumevano sempre più consistenza idee socialiste libertarie. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Imprevedutamente per i familiari, Bruno tenne la sua prima conferenza in pubblico a 18 anni. L’argomento svolto era sul significato del primo maggio: lutto o festa? […] Bruno richiamò alla memoria e all’attenzione degli intervenuti il Congresso di Parigi del 1889 e specificatamente le proposte di Bebel e Liebchnecht i quali sostenevano che la rievocazione dei martiri ( nota mia: cfr. post “ I 5 MARTIRI DI CHICAGO”) in campo internazionale dovesse essere fatta il primo maggio di ogni anno […] La parola facile e suadente di Bruno fu ascoltata anche dai poliziotti, che non praticarono le solite interruzioni. …“ ( Enzo Misefari, Bruno ritratto di un fratello…)
Bibliografia: Enzo Misefari, Bruno ritratto di un
fratello,Zero in condotta 1989, pp.47-48 . L’autore accenna anche a un
seconda conferenza, tenuta al teatro Parisienne, conclusasi con insulti
da parte di alcuni facinorosi messi a tacere dall’intervento energico di “zio Vincenzo”(Vincenzo Autelitano), fratello della madre , a casa del quale Bruno visse, dopo, avere finito le scuole elementari e restandovi per tutto il periodo dell'adolescenza. Di lui Bruno affermò più tardi in una sua poesia: " mi fu padre, fratello, amico".
Il 24 aprile 1911 il repubblicano Gaetano Sardiello, divenuto, anni dopo, un noto giurista, in un articolo pubblicato su “ Il Corriere di Calabria protestò contro il brutale atteggiamento della polizia e le anzioni disciplinari impartite ,in seguito, dal preside e di alcuni professori della sua scuola nei confronti del giovane Misefari per un suo discorso pubblico critico nei confronti della monarchia e delle miserevoli condizioni socio-economiche della classe lavoratrice, tenuto a nome del circolo ”Luisa Michel”, durante una manifestazione ufficiale in commemorazione del cinquantenario dell’ Unità d’Italia. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Non occorre commentare; lasciamola parola ai
fatti: nel cinquantenario della proclamazione dell’unità italiana e di Roma
capitale, ai piedi del monumento di Giuseppe Garibaldi, un giovane che parla a nome di un circolo “ Luisa
Michel” sol perché osa nominare “ balzelli e manette” viene interrotto da un
funzionario della pubblica sicurezza , viene agguantato da un altro, più che
villanamente e costretto a scendere dal piedistallo del monumento. […] Quel giovane ha parlato di miserie del popolo e- sì o cittadino questore - mentre il re saliva il Campidoglio, a Rimini a Parma a Savona a Castellamare a Brindisi, nelle Puglie, ovunque, il popolo si adunava in comizi per mostrare le piaghe della sua miseria, per affermare la santità dei suoi diritti. [...] E può
essere vero che, dopo le violenze poliziesche, quel giovane Bruno Miséfari,
abbia dovuto subire altre onte ; e da alcuni suoi professori… sia stato
sottoposto a un tribunale di inquisizione rammodernato? Ciò è sconfortante e
vergognoso e noi chiediamo di sapere se, fuori dalle aule della scuola, un
giovane ha il santo diritto di manifestare le sue idee; chiediamo di sapere se
nella scuola – dove ogni libertà trae sua vita e ragione – debba o no rispettarsi
ogni idea, ogni pensiero, ogni fede! [...] O muta ombra pensosa di Giovanni
Bovio, no, non è nella scuola che l’anima dell’avvenire si costruisce, se può
essere vero che le aule scolastiche diventino camere di sicurezza e gli
educatori della gioventù supplenti dei questurini! Evviva la libertà! “ (
Gaetano Sardiello, Metodi… russi. La polizia nelle scuole ?,
in Il Corriere Calabrese, 24 aprile 1911)
Bibliografia: Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con Bruno Misefari. , La Nuova Italia pp.55-57 e p. 196 dove nell'articolo di fondo, Chi sono e cosa vogliono gli anarchici ? pubblicato sul 1° numero de L' Amico del popolo, nel 1924, (si veda più avanti) Bruno Misèfari cita l'annunzio di Giovanni Bovio: "Verso l'anarchia s'incammina la storia!. Sulla celebre frase di Giovanni Bovio (1837-1903) " Anarchico è il pensiero e verso l'anarchia va la storia", cfr. Luigi Fabbri, Dittatura e rivoluzione, Libreria Editrice Internazionale G. Bitelli 1921 ora anche in Il concetto anarchico della rivoluzione. Libertà e violenza, Umanità Nova, 19 febbraio 2023. Cfr. anche Enzo Misefari, Bruno ritratto di un fratello,Zero in condotta 1989, pp.50-52.
Il giovane Bruno Misefari, ancora formalmente socialista, si oppose, sin da subito, all’aggressione colonialista italiana alla Libia durante la guerra italo-turca (1911-1912) e disapprovò, sul giornale Il Lavoratore, organo della Camera del Lavoro di Reggio Calabria, quei deputati calabresi, tra cui il sindacalista rivoluzionario Francesco Arcà, che approvavano la conquista della Libia. (cfr. brano da commentare)
Brano da dimenticare: … “ L’onorevole Arcà dimentica o finge di dimenticare che la guerra libica è una guerra coloniale, una guerra che non può essere giustificata , e tanto meno ammessa da nessun socialista cosciente. Le guerre coloniali sono sempre vere e proprie piraterie che risuscitano – come ben disse l’onorevole Colaianni - gli istinti della primordiale ferocia”..." (Articolo intitolato I deputati calabresi e la guerra di Libia firmato “Lo studente “, pseudonimo di Bruno Misefari,)
Bibliografia: Pino Vermiglio, Bruno Misefari e la guerra libica in https://www.facebook.com/photo/? fbid=1105711836128811&set=pb.100064034710405.-2207520000. Cfr.. Antonio Orlando, Francesco Arcà (1879-1920) in Dizionario biografico della Calabria Contemporanea, in https://www.icsaicstoria.it/dizionario/arca-francesco-2/
Brano da commentare: “… Amici rivoluzionari! Vigilate! Abbasso la guerra di Tripoli! Abbasso tutte le guerre! Contro il parassitismo militarista, noi gettiamo il grido antico: Giù le armi e in alto le bandiere dell’umanità ! "( Per i gruppi giovanili socialisti Benito Mussolini!)
Bibliografia: Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con Bruno Misefari. , La Nuova Italia p.59
La strategia di difesa di Bruno Misefari, durante il processo, fu condotta dall’amico del padre, l’ avvocato Nicola Lombardi, “mezzo socialista e mezzo liberale”. L'esito finale fu la condanna a 2 mesi e 15 giorni e a £ 100 di multa oltre alle spese processuali. L’appello fu, fissato a Catanzaro . Il giorno in cui padre e figlio giunsero in quella città per presenziare all’udienza della corte d'appello, dove il difensore riuscì ad ottenere la condizionale e la non iscrizione al cartellino penale (7 agosto 1912) si ebbe tra loro una divergenza di vedute, che non venne poi, più superata. (cfr. brano da commentare)
Brano da commentare: “ Lungo il corso di Catanzaro, oltrepassata la stretta curva, all’altezza del caffè Colacino, Bruno scompare. Ricompare sorridente, facendo mostra con orgoglio di una cravatta rossa. Il ragazzo attende che anche il padre ricambi il sorriso, invece questi, con impeto, gliela strappa dal collo e la riduce in mille pezzi. – Il fiocco rosso! Il fiocco rosso ci voleva per complicare le cose. I giudici proprio questo vanno cercando per poterti condannare. Incosciente, temerario, tu mi farai morire! Bruno resta folgorato. Capisce quale abisso c’è tra le loro concezioni. Due mondi diversi. Per lui, quella cravatta rossa, simboleggiava il suo credo, il suo mondo a cui si sentiva orgoglioso di appartenere. Con quel simbolo voleva affermare davanti ai giudici tutto il suo puro sentimento verso il socialismo. Il padre ha guastato tutto. Da quel momento ha perduto spiritualmente il figlio prediletto. Non si comprenderanno mai più. “ ( Pia Zanolli Misefari , L’anarchico di Calabria )
Bibliografia: Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con Bruno Misefari. La Nuova Italia, 1972 pp.60-61
Dopo essere diventato un anarchico militante il suo antimilitarismo si accentuò. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Nell’anarchismo italiano la nascita dell’ Alleanza apriva altresì in termini a volte assai aspri la discussione sull’atteggiamento ideologicamente e tatticamente più conseguente e conveniente da tenere di fronte all’obbligo del servizio militare.: propendendo taluni decisamente per la diserzione anche in tempo di pace, pronunciandosi altri, invece , per la necessità di guadagnare l’esercito alla rivoluzione , mediante la demolizione dello spirito patriottico e del clima autoritario, con una propaganda sistematica i cui principali strumenti potevano benissimo essere le reclute anarchiche e socialiste. Del primo parere furono fra gli altri Leonida Mastrodicasa, Renzo Novatore, Bruno Misefari, Ugo Fedeli e naturalmente Augusto Masetti. …” ( Gino Cerrito , L’ antimilitarismo anarchico....)
Bibliografia: Gino Cerrito, L’ antimilitarismo anarchico in Italia nel primo ventennio del secolo, Edizioni RL- Pistoia 1968, p. 12
All’apice dello scontro tra interventisti e neutralisti, Misefari, contestava , insieme ad altri compagni anarchici di Reggio Calabria e provincia, con un' intensa attività di propaganda e di agitazione politica l’entrata in guerra dell’Italia (cfr. , la testimonianza di NINO MALARA, nel post ANARCHICI/E AL CONFINO....., ove, tra l'altro,l'amico Misefari è ricordato da Malara con parole assai intense)
Durante un giro di conferenze in Calabria, Misefari parlò dei grandi mali che si sarebbero riversati, soprattutto, sulla classe lavoratrice, se la guerra fosse scoppiata (primo brano) e pochi giorni prima dell’entrata in guerra Bruno Misefari tornò sull’argomento con toni sempre più veementi . (secondo brano)
Brani da commentare: 1)“ COMIZIO A REGGIO CALABRIA. Ieri alle ore dieci ad iniziativa della locale sezione giovanile socialista, si è tenuto un comizio privato contro la guerra , riuscito abbastanza numeroso nei locali della Camera del Lavoro. Ha parlato, applaudito lo studente Bruno Misefari al quale in ultimo è stata fatta una calda ovazione. E'stato poi votato un vibrante ordine del giorno deplorante le conseguenze funeste della guerra e invocante l'amnistia di tutti i condannati politici. Il comizio si è sciolto senza incidenti."(Dal Corriere di Calabria del 22 settembre 1914); 2) " Resoconto della manifestazione avvenuta il 1° maggio 1915 nel Salone della Borsa del Lavoro di Napoli ( “Il Mattino” 2 maggio 1915): Dopo dell’ on. Altobelli sale sul tavolo un giovanotto ,l’anarchico Bruno Misefari il quale comincia a mettere in guardia il popolo contro i suoi nemici, i quali pur camuffandosi da amici, inspirano il loro agire alla volontà del Governo “ Non si venga qui a dire che le sorti del proletariato italiano dipendono dalla guerra contro la Germania, perché tali affermazioni non dimostrano altro che chi le pronuncia è un falso del proletariato quando non è un venduto del nostro governo o della Francia.” Resoconto della manifestazione 1° maggio 1915 alla Borsa del Lavoro dove riescono a parlare solo i neutralisti e gli anarchici (“Il Socialista” 8 maggio 1915): “L’anarchico Bruno Misèfari può tenere, fra gli applausi della maggioranza e la fiacca ostilità di pochi, un breve discorso antiguerresco ed antipatriottico, mettendo in guardia i lavoratori dalla politica dell’equivoca democrazia, puttaneggiante con la reazione e la monarchia” (in Enzo Misèfari, Bruno, biografia di un fratello…)
Bibliografia: Primo brano in Enzo Misefari, Bruno ritratto di un fratello,Zero in condotta 1989, p. 71. Secondo brano in Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria La grande esperienza di una vita intera con Bruno Misefari. La Nuova Italia, 1972 pp., La Nuova Italia p. 69
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BRUNO MISEFARI DISERTORE |
Allo scoppio della prima guerra mondiale Bruno Misefari fu assegnato , nel giugno del 1915, al 40° Reggimento di fanteria a Benevento e mise subito in chiaro , ma inutilmente, la sua indisponibilità ad andare a combattere al fronte cioè a uccidere o a essere ucciso. (cfr. primo brano) . La resistenza passiva e, per quanto possibile, attiva di Bruno Misefari nei confronti dei superiori seminò consensi tra le altre reclute ( cfr. secondo brano)
Brani da commentare: 1) " Quando Bruno si presentò al 40° Reggimento di Fanteria in Benevento, non frappose indugio a far sapere al suo comandante che egli poteva accettare di essere adoperato come "territoriale" e fisso al deposito, mai di essere mandato in guerra, contro la quale si era battuto fino ad essere processato e condannato. Naturalmente il suo era un discorso a dei sordi ..." (Enzo Misefari, "Bruno, biografia di un fratello..." ); 2)" A Benevento al 40° Reggimento Fanteria, dove dovrà iniziare il corso allievo ufficiale, nel suo incartamento scrivono: Inabile permanente al lavoro di guerra. Come alle altre reclute così alla recluta Misefari viene consegnata la divisa. Ufficiale? Io ufficiale? Giammai! Nemmeno soldato semplice! Fermo, risoluto, incrocia le braccia dietro la schiena. La divisa- d'allievo ufficiale- a lui destinata cade a terra. - Non la indosserò mai! [...] Il colonnello, dopo avergli fatto fare diversi giorni di cella di rigore, lo fa chiamare nel suo ufficio. - Misefari, ti ordino di metterti questa divisa, altrimenti ti manderò al penitenziario di Gaeta dove rimarrai a vita. Bruno risponde con garbo - Per accontentarla, signor colonnello mi vesta da semplice soldato. Le dichiaro però, che non porterò mai la baionetta, e che le mie mani non toccheranno mai un fucile. E' pazzo, è pazzo - grida il colonnello- Ancora in carcere per altri trenta giorni. [...] Dopo trenta giorni, vissuti pieni di angoscia, gli si ordina di vestirsi da semplice soldato. Si vuole tentare un altro esperimento. Quando per la prima volta, le reclute lo vedono comparire senza baionetta e senza fucile in spalla, gli sorridono. Egli rimane indifferente. Cammina come se fosse un automa. Arriva l'ufficiale. S'iniziano gli esercizi. -Att-entiii!!! - Bruno si mette in riposo. - Aaavantiii!!!- Bruno fa un passo indietro. - Maarch!!!- Bruno sta fermo. - Dieeetro front!- Bruno fa passi in avanti. - Riiiiposo!!!- Bruno si siede per terra. L' ufficiale grida in continuazione, fra un comando e l'altro - Incosciente! Vigliacco! Traditore! Via! Via!Via! Marcia! In cella! Bruno si avvia nuovamente verso la prigione. Ogni mattina gli fanno fare nuovi esercizi. Lui li esegue sempre al contrario. […] Questa volta lo fanno marciare assieme alla sua compagnia verso la campagna dell'Epitaffio, contrada isolata e deserta. Colà si fanno gli esercizi di tiro a segno. [...] Il tenente con i baffi all’Umberto, porge a Bruno un fucile. Gli ordina: “Spara!” – No, non sparo- grida- Non voglio diventare un assassino così come domani lo sarete voi tutti ! Questo grido passa da cervello a cervello, da cuore a cuore. – Non è affatto pazzo - si dicono i soldati. – Dovremo avere anche noi il suo coraggio. Dovremo fare tutti come lui. […] - Vogliamo fare come il Misèfari. Ritornando in carcere, Bruno , dopo essere stato trattenuto per diverse ore nell'ufficio del colonnello, trova colà più soldati del solito. Tutti hanno commesso atti d'insubordinazione. Tutti lo attorniano con simpatia, quasi con venerazione. Esercita su quegli uomini un notevole ascendente. Uno spirito di ribellione comincia a propagarsi per tutta la caserma. Si teme l’insorgere di una rivolta. Per evitarla, dopo quattro mesi di “fermento” si decide di mandare in licenza il “ pazzo ribelle” . ( Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria...)
Bibliografia: Primo brano in Enzo Miséfari, Bruno biografia di un fratello, zero in condotta , 1989 p. 74 . Secondo brano in Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria La grande esperienza di una vita intera con Bruno Misefari. La Nuova Italia, 1972 p. 73-74-75. Per ragioni di spazio ho dovuto fare molti tagli. Spero di non averlo troppo deturpato. E questo vale anche per i successivi brani riportati a mò di racconto tratti dall'Anarchico di Calabria di Pia Zanolli Misefari..
Il 5 marzo 1916, Misefari ottenuta una breve licenza si recò a Reggio Calabria. Appena arrivato, quando era ancora in divisa, si imbatté in una manifestazione contro la guerra e vi partecipò con passione. (cfr. primo brano). Il "violento" discorso di Bruno Misefari e il contesto in cui si svolse quella densa giornata di scontro politico tra chi era contro la guerra e chi a favore è stato rievocato da Pia Zanolli Misefari ne “ L’ anarchico di Calabria”. Per ragioni di spazio ne cito solo alcuni passaggi. (cfr. secondo brano)
Bibliografia: Primo brano in Giuseppe Tripodi, L’invenzione del ribelle. Vita tortuosa di Bruno Misefari (1892-1936) , Città del sole, 2020 p. 60. Secondo brano in Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con Bruno Misefari, La Nuova Italia 1972 pp. 75, 76, 77, 78. Per un confronto con considerazioni affini, ma inserite in un contesto diverso, cfr. il libro antimilitarista di, Furio Sbardemi (Bruno Misefari) Diario di un disertore. un anarchico contro la guerra, Gwynplaine Edizioni,2010 pp. 36-39
Nel capitolo "Nella morsa della Grande Guerra" del libro "L'invenzione del ribelle ..." di Giuseppe Tripodi, l'autore analizza, dal canto suo, quanto avvenne in quella giornata ponendo, tra l'altro, in evidenza alcune contraddizioni sulle date. (cfr. brano)
Bibliografia: Primo brano in Pia Zanolli Misefari (a cura di) Utopia? No!. scritti scelti di Bruno Misefari Roma, Alba Centro Stampa, 1976, p. 133 . Secondo e terzo brano in Giuseppe Tripodi, L'invenzione del ribelle. Vita tortuosa di Bruno Misefari (1892-1936) cosidetto "anarchico di Calabria, Città del sole p. 61 e p. 64
Sulle motivazioni e le modalità della prima diserzione di Bruno Misefari, i succinti atti ufficiali, citati da Giuseppe Tripodi tacciono. A supplire questa mancanza vi sono le suggestive versioni fornite rispettivamente da Enzo Misefari e da Pia Zanolli Misefari. Nella versione di Enzo Misefari il progetto di disertare nasceva in Bruno già dal mese di giugno del 1915 in seguito a forti contrasti con i suoi superiori. ( cfr. primo brano). Nella versione di Pia Zanolli invece la decisione di disertare sorgeva in Bruno Misèfari da un concatenarsi di drammatici eventi, che riassumo brevemente : la detenzione di Bruno Misèfari nel carcere di Acireale conseguente alla sua partecipazione al comizio del 5 marzo 1916 a Reggio Calabria, fu sospesa, senza processo, per essere trasferito nuovamente al suo reggimento, per poi, nelle intenzioni del comando militare, essere mandato in prima linea al fronte. (cfr. secondo brano) Per quanto riguarda poi la messa in atto del piano di fuga (prima diserzione) e il suo fallimento finale, quando si era di già a un passo dalla libertà , mi sembra che le due versioni siano, in più punti, coincidenti o quasi .
Brani da commentare: 1) “ C’erano due comandanti il maggiore Bifulco e il maggiore Tobia nel 40° Reggimento di Benevento, essi considerarono la recluta [nota mia: Bruno Misèfari] un vero scorfano, dalla grinta gradevole, dalla parola colta e dagli aculei veleniferi. Costui andava isolato subito e spedito al fronte in una delle posizioni più esposte. Anche l'esercito non sapeva cosa farsene: prima ci lasciava la pelle, meglio sarebbe stato. Bruno intese bene l’antifona. Ribadì i suoi propositi e quando seppe- da uno della fureria- che il comando stava per proporgli l’invio al fronte, scappò dal Reggimento e si nascose presso un compagno, il sarto Coretti, nella stessa città. Poi informò la famiglia e Zio Vincenzo, il quale accorse con molte precauzioni e gli lasciò i mezzi per soggiornare nel nascondiglio e per poter espatriare in caso di una buona preparazione della fuga . La “ preparazione” richiese nove mesi ( dal 25 giugno 1915 al 10 marzo 1916) . Si ritrovò con un altro compagno di idee, Roberto Rizza, milanese che volle seguirlo. Con molta circospezione Bruno e Roberto giunsero sulla linea di confine della parte di Anza-Angera Magadino. Il confino in quel punto era segnato da una estesa roccia di duro granito. Bisognava scavalcarla per trovarsi sul territorio elvetico. Bruno ci riuscì, ma voltandosi vide il compagno (operaio di fabbrica) precipitare. Tentò di dargli una mano ma ciò produsse rumore, saltarono fuori le guardie confinarie di parte italiana e puntarono le armi, ordinando l’altolà. […] In breve Bruno fu identificato e messo in guardina insieme all’altro “turista”. Furono inviati al Deposito da cui si erano allontanati. Era il 31 marzo 1916. ...” ( Enzo Misèfari, Bruno. Biografia di un…); 2) … "Che i tribunali militari , i superiori, i giudici si siano dimenticati che c’è ad Acireale un carcerato in attesa della condanna? [ …] Finalmente qualcuno si risveglia, qualcuno ha deciso la sua sorte: è il colonnello del 40° fanteria, il suo colonnello. Di nuovo ammanettato lo riconducono nelle carceri di Benevento, senza processarlo, senza che egli sappia quale condanna lo aspetti. Sì. la condanna c'è: a morte! Quanti cambiamenti in quella caserma, in sette mesi d'assenza. Tutte le reclute del suo reggimento sono già partite per il fronte. Altre sono già pronte per raggiungerle. Faranno partire anche Bruno? Certo. Un nocivo in più che morirà! - Signor colonnello, lei si sbaglia, io non parto per il fronte Come lei ben sa Io sono inabile ai lavori di guerra. Ed anche se fossi abile, non partirei lo stesso. Gliene darò la prova. Il carcere non mi ha modificato, cambiato per nulla, anzi ha rafforzato i miei sentimenti e principi. - Taci traditore! -grida il colonnello - In nessun foglio risulta che tu sei "inabile" quindi devi partire subito, oggi stesso. Si è fatto "sparire" tutto l'incartamento del fante Misèfari Bruno. La morte è sicura. questa è la condanna "per il pericoloso antimilitarista". Bruno prevede la sua vita futura, tanto contraria ai suoi sentimenti e principi: diserterà! Essendo stato assiduo frequentatore del carcere della sua caserma, un’antica chiesa sgangherata, Bruno è facilitato nell’esecuzione della fuga. Ne conosce minutamente i cunicoli, i corridoi contorti che conducono negli abissi misteriosi, verso la via d'uscita. Il suo vecchio amico, il secondino del carcere lo aiuta in questa ardua impresa. Gli vuole bene. Arriva a destinazione senza essere inseguito. Libero! [...] La casa “ospitale” in via Dacomazio14, è del capo mugnaio Enrico Russo. Bruno è costretto a rimanere nascosto in quell’abitazione, anche se è tanto vicina alla caserma: deve attendere un soldato milanese, Roberto Rizza, che pur di poterlo seguire ovunque “romperà le file anche lui”. Tre giorni d'attesa! Sembrano un'eternità! Finalmente giunge. Partono verso la libertà con indumenti forniti dall’amico fornaio. Fino al punto dove hanno deciso di tentare la fuga dall’ Italia sono stati accompagnati dalla fortuna. Sono convinti che questa li accompagnerà oltre il confine. […] Soddisfatti, si affrettano a cercare il sentiero che li condurrà in Svizzera. Bruno, nell’oscurità, riesce a individuarlo, ma mentre si rigira per far segno al Rizza di seguirlo vede il suo amico fra due gendarmi. La “fortuna” li ha abbandonati! …” ( Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria…
Bibliografia: Primo brano:in Enzo Misèfari, Bruno biografia di un fratello, Zero in condotta , pp 74-75. Secondo brano in Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con Bruno Misefari, La Nuova Italia 1972 pp. 79-80.
Giuseppe Tripodi ritiene queste due versioni, tra loro differenti, " altrettanto fantasiose " (cfr. brano)
Brano da commentare “ Enzo Misefari infatti non menziona la circostanza del carcere siciliano, ma propone cose altrettanto fantasiose ; secondo lui Bruno sarebbe stato coscritto al 40° Reggimento Fanteria di Benevento ma, perseguitato dai maggiori Bifulco e Tobia che volevano farlo spedire al fronte (Diario di un disertore, pp. 65-66) .......“ scappò dal Reggimento e si nascose presso un compagno, il sarto Coretti nella stessa città . Poi informò la famiglia e Zio Vincenzo, il quale accorse con molte precauzioni ... [nota mia: a questo punto seguono alcuni frammenti della ricostruzione di Enzo Misèfari della prima diserzione di Bruno, già citati in questo post - vedi sopra] ... In breve Bruno fu identificato e messo in guardina insieme all’altro “turista”. Furono inviati al Deposito da cui si erano allontanati. Era il 31 marzo 1916. ..." . ( Enzo pp.74-75) La ricostruzione contrasta quanto scritto da Pia Zanolli, i già nominati dieci mesi di carcere nel 1915” . Ma entrambe le ricostruzioni fanno a pugni con la storia effettiva: l’Italia entra in guerra il 24 maggio e, fino al 25 giugno 1915, non ci sarebbe stato neanche il tempo perché accadessero “ i fatti presupposti” della latitanza; e ciò anche in considerazione del fatto che Bruno frequentò il corso per allievi ufficiali di cui subito diremo. Ma della diserzione prolungata di cui parla Enzo nulla è rimasto negli atti conservati al CPC. La data del marzo 1916, indicata come data di fine latitanza, è successiva al comizio di Reggio Calabria e precede l'arresto a Cannobio per il quale la versione di Enzo coincide con quella degli atti ufficiali ." ( Giuseppe Tripodi, L'invenzione del ribelle...)
Bibliografia: Giuseppe Tripodi, L'invenzione del ribelle. Vita tortuosa di Bruno Misefari (1892-1936) cosidetto "anarchico di Calabria, Città del sole pp. 62 e 63. Sulla frequenza di Bruno Misefari al corso allievi ufficiali, Giuseppe Tripodi dopo avere pronunciato [p. 63] la frase: "... di cui subito diremo" passava poi, invece, ad affrontare altri argomenti , accennando, solo più tardi, [pp. 65-66] alla presunta frequenza di Bruno Misèfari al corso allievi ufficiali e all'averlo portato a termine. Vi si tornerà tra breve.
La critica di Giuseppe Tripodi a quelle due versioni si basa essenzialmente, se ho capito bene, sugli impossibili " dieci mesi di carcere nel 1915", menzionati in Utopia? No!. Sulla infondatezza di quelle indicazioni citate in quel libro a cura di Pia Zanolli, io ho già espresso la mia opinione personale. (vedi sopra) . Comunque, prescindendo per il momento dal problema della datazione (1915 o 1916), ritengo che , a mio parere , per la ricostruzione effettiva dei fatti, le versioni di Enzo e di Pia Misèfari si rivelano , ancora, in qualche modo, utili per sopperire, sino all'eventuale scoperta di nuove fonti, alla stringatezza degli atti ufficiali. Le differenze e possibili incongruenze , nella parte iniziale, tra le due versioni, si spiegano, a mio parere, col fatto che non essendo fonti primarie erano ovviamente soggette ad una inevitabile rielaborazione soggettiva da parte di chi, per quanto in buona fede, riportava fatti lontani e facilmente confondibili, di cui non erano stati testimoni diretti.
Anche per la seconda diserzione di Bruno Misèfari, avvenuta tra il 25 agosto 1916 e il 19 giugno 1917, si dipende, quasi esclusivamente, dalle versioni di Enzo Misèfari (primo brano) e di Pia Zanolli Misèfari ( secondo brano).
Brani da commentare: 1) “ Bruno diserta per la seconda volta il 28 settembre 1916. Trovò rifugio nella campagna del beneventano nella contrada Montesarchio, in casa di un contadino. Vi restò il tempo necessario per potere partire senza pericolo verso il confine svizzero, secondo il piano. Vi era alle sue spalle tutta un’organizzazione che funzionava come poteva e faceva perdere tanto di quel tempo tra un nascondiglio e un altro: era quella che operava tra Asti e Torino. Il 19 giugno 1917 appena toccò finalmente il territorio svizzero ad Anza-Angera-Magadino , i gendarmi elvetici lo condussero al carcere di Lugano. Quivi, appena giunte da Reggio le informazioni, trattandosi di un uomo politico, fu lasciato libero con la facoltà di scegliere il luogo di residenza. Indicò subito Zurigo, la città che egli sapeva già di potere rintracciare Francesco Misiano, che aveva disertato tempo prima e ora lavorava nella redazione del giornale " L'avvenire dei lavoratori" diretto dalla socialista Balabanoff. ” ( Enzo Misefari, Bruno . biografia di un …..); 2) ”... La notizia del ritorno di Bruno , si propaga dentro e fuori la caserma. Sarà fucilato? Questa volta non riuscirà a scappare! Invece lo aiuteranno per una nuova fuga. Se l'evasione dovesse dipendere dall'intensità del desiderio, dovrebbe riuscire. A notte inoltrata tutto è pronto. Il buco dalla parte interna della parete è ora abbastanza grande per le dimensioni del prigioniero. Fuori però ... Comunque conviene sempre provare, tentare sarà bene. Bruno saluta e bacia i presenti, in particolare il suo amico Gennarino, il secondino del carcere. S’infila nel buco : Arrivederci, ragazzi! Riesce a mettere fuori la testa e una spalla, ma il resto del corpo rimane incastrato fra le pietre. La situazione è critica. L’ostacolo è costituito da una grossa pietra della parete esterna che costringe Bruno a rimanere attanagliato per ben tre ore: lo tirano fuori più morto che vivo. Nonostante abbia il corpo indolenzito, scappa, scappa. Si dirige verso la contrada dove un giorno si era rifiutato di eseguire i famosi esercizi col fucile: l'Epitaffio. Continua la marcia verso la contrada “Sparata” di Montesarchio, dove spera di poter rimanere nascosto nella campagna isolata presso un contadino, finché potrà partire per la Svizzera. […] Qui dimentica di essere un disertore, un ricercato, di vivere in continuo pericolo d’essere ripreso da un momento all’altro e mandato alla fucilazione. E dimentica anche che, attaccata alla porta di casa dei suoi genitori a Caraffa del Bianco, c’è una taglia, “la sua taglia”. […] L’organizzazione di Asti che sostiene i disertori in partenza per la Svizzera è molto lenta. In giugno si fa viva, però, anche presso chi attende da più di un anno. […] Da Asti a Torino arrivano le istruzioni per la fuga: il bracciale di stoffa azzurra; il modulo 5 dei ferrovieri, e quattrocento franchi svizzeri per il lasciapassare. Raccoglie in tutta fretta i suoi scritti preziosi e parte tranquillo. Raggiunge il confine svizzero il 19 giugno 1917: passa da Luino/Cannobio. Il progetto d’evasione, come previsto, riesce magnificamente. Tanti disertori, prima e dopo di lui, sono passati per quella stessa zona. Questa volta è solo. Arriva a Anzo-Angera-Magadino. …” ( Pia Zanolli Misèfari, L’anarchico di Calabria…)
Bibliografia: Primo brano in Enzo Misèfari, Bruno biografia di un fratello, Zero in condotta, 1989, p. 75. La data del 28 settembre 1916 non coincide con quella dei dati ufficiali , 25 agosto 1916, a cui mi attengo. (vedi sopra) . Secondo brano in Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con Bruno Misefari, La Nuova Italia 1972 pp. 82 e 83., dove per ragioni di spazio ho dovuto tagliare quanto racconta Pia Zanolli dei dieci giorni passati da Bruno Misèfari nel carcere di Lugano prima del suo rilascio, dopo stressanti interrogatori, in quanto politico. Cfr. anche Giuseppe Tripodi , L' invenzione de ribelle. Vita tortuosa di Bruno Misefari (1892-1936), cosiddetto anarchico di Calabria, Città del sole, 2020 p.74 n. 2 , in cui in base " a una nota dell' otto gennaio 1919 (ora a CPC) dell'Ufficio speciali investigazioni pare" che Bruno Misèfari sia stato prima di passare la frontiera nascosto, per un periodo tempo, in casa di Maria Conti, moglie di Francesco Misiano, abitante in Asti.
Brano da commentare: "Dopo la fine del corso Allievi Ufficiali Bruno dovette usufruire di una licenza prima dell’invio in prima linea, con la quale si spiega il suo arrivo a Reggio Calabria e la sua partecipazione al comizio anti-militarista del 5 marzo 1916; dopo di che si diede alla diserzione perché la sua destinazione al teatro di guerra gli dovette apparire indifferibile. Un percorso dunque verosimile dal quale però, come rileva lo stesso Bruno nel Diario, la coerenza antimilitarista del “cavaliere dell’ideale’ usciva ridimensionata.” ( Giuseppe Tripodi, L’invenzione del ribelle..)
Questo brano è certamente interessante per avere posto in evidenza il problema delle diffuse pressioni dei familiari, a loro volta pressati dalla minacciosa propaganda militarista, sui precettati, ma, contrariamente alle aspettative, non vi ho trovato nulla sulla eventuale frequenza al corso allievi-ufficiali di Furio Sbarnemi (pseudonimo anagrammatico di Bruno Misèfari), , anzi nel Diario si sottolinea, qualche pagina più avanti , il radicale rifiuto del protagonista di questo opuscolo antimilitarista a diventare ufficiale. (cfr. brano)
Brano da commentare:” Dunque”, mi ha detto, [nota mia : chi parla a Furio Sbarnemi è il colonnello] noi
sappiamo chi sei. Sappiamo che per le tue idee… capisci? Per le tue utopie non
hai voluto neppure, come potevi, iscriverti all’accademia militare, in qualità
d’ufficiale. Tu sei intelligente. ( Io intanto pensavo: costui è un volgare politicante, mi solletica l'amor proprio perché crede che io sia un imbecille e abbocchi all'amo). Perciò adesso fai il tuo
dovere, dando un buon esempio agli altri, perché oggi i destini della patria
poggiano sulle persone intelligenti come te.” Non lo lasciai continuare: questa
ipocrisia mi fece montare al cervello un’ondata di sdegno …” ( Furio Sbarnemi
(Bruno Misefari), Diario di un …)
Bibliografia: Furio Sbarnemi (Bruno Misefari) , Diario di un disertore un anarchico contro la guerra, Gwynplaine 2010, p. 34 Sui corsi allievi-ufficiali e sulla differenza fra ufficiali di carriera e ufficiali di complemento, cfr. Piero Melograni, Storia politica della grande guerra (1915-1918), Mondadori, 2023 pp. 203-204.
Anche se non si vuole dare credito alla propaganda antibellicista, dopo l'arruolamento, svolta da Misèfari tra i suoi commilitoni mediante esempi pratici di sovversivismo (vedi sopra), mi sembra che la sua "coerenza antimilitarista” sia ampiamente dimostrata dal suo spontaneo e appassionato discorso contro il militarismo e la guerra tenuto pubblicamente, a Reggio Calabria, con indosso, come aggravante, la divisa da soldato. I due tentativi di diserzione di Bruno Misefari, fecero seguito, come attestano gli atti ufficiali citati da Giuseppe Tripodi, (in particolare il Modello A), a questo suo sovversivo e temerario intervento in pubblico e non mi sembra superfluo sottolineare che la seconda diserzione fu, in quanto recidiva, particolarmente coraggiosa . Personalmente non considero le diserzioni di Bruno Misèfari come semplici espedienti per evitare l'invio al fronte, bensì, principalmente, come "prove" pratiche della sua refrattarietà nei confronti della guerra e della crescente militarizzazione, prolungandosi gli anni di guerra, della società italiana. Ad avallare questa mia interpretazione si rendono, a mio parere, garanti i suoi persistenti “ sentimenti e principi” ispirati a un futuro senza Stati, senza Eserciti e senza Guerre, più volte espressi, tra l'altro, nei suoi scritti. Mi limito qui, per ragioni di spazio, a citare solo alcune sue riflessioni sul militarismo e sulla guerra. (cfr. primo e secondo brano)
Bibliografia: Primo brano in Furio Sbarnemi (Bruno Misefari) Diario di un disertore. Un anarchico contro la guerra, Gwynplaine, 2010 p 61-62 .Secondo brano in Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con Bruno Misefari, La Nuova Italia 1972 p.198.
Mi sembra importante precisare che la diserzione come "attestato di coerenza" era un sentimento diffuso tra i disertori anarchici esuli in Svizzera tra cui Ugo Fedeli , di cui cito un brano tratto dal libro," A testa alta! Ugo Fedeli e ... " di Antonio Senta (cfr. primo brano). Da non sottovalutare , inoltre , le pesanti pene, che i Tribunali di guerra infliggevano contro i disertori, specie se recidivi. (cfr. secondo brano).
Brani da commentare : 1) “ Molti di noi [nota mia: disertori ed esuli in Svizzera) vennero condannati alla fucilazione, in contumacia, i presenti, a pene varianti dai 15 ai trenta anni. Il nostro non era stato un caso di vigliaccheria, ma un caso di coerenza, per questo l’essere disertori per noi era un attestato di coerenza, e quando dalla stampa svizzera si cominciò -pagata dai vari governi- una sistematica campagna che ci voleva far passare come esseri abbietti che non avemmo osato sollevare la testa, rispondemmo con il nostro “ a fronte alta” [recte: A testa alta!].” […] Fedeli si riferisce qui all’opuscolo A testa alta!, firmato “un disertore” ovvero Monanni “pubblicato ad iniziativa di un gruppo di refrattari italiani a Lugano nel marzo 1917;[…] “per differenziarci da quelli che non per profonde convinzioni morali e politiche si son fatti renitenti, bensì per gretto egoismo o per vigliaccheria. “ (Antonio Senta, A testa alta ! Ugo Fedeli e l’anarchismo …); 2) " Impressionanti i dati riguardanti tale attività [ nota mia: dei Tribunali militari]: (870.000 denunce, delle quali 470.000 per renitenza; 350.000 processi celebrati; circa 170.000 militari condannati, di cui 111.605 per diserzione; 220.000 condanne a pene detentive, tra le quali 15.000 all'ergastolo; 4.028 condanne a morte (in gran parte in contumacia) delle quali 750 eseguite." ( Marco Rossi Gli ammutinati nelle...); 3) “ Su 101.665 condanne per diserzione soltanto 370 furono condanne a morte; le altre furono condanne alla reclusione che nella quasi totalità dei casi non impedirono ai condannati di tornare subito in linea; si voleva impedire, infatti, che la diserzione diventasse un mezzo per “imboscarsi” nelle prigioni.” (Piero Melograni, Storia politica della Grande Guerra …)
Bibliografia: Primo brano in Antonio Senta, A testa alta! Ugo Fedeli e l’anarchismo internazionale (1911-1933), zero in condotta, 2012 , p.76 cfr. post: UGO FEDELI in ANARCHICI AL CONFINO …; Secondo brano in Marco Rossi, Gli ammutinati delle trincee. Dalla guerra di Libia al primo conflitto mondiale 1911-1918, BFS edizioni, 2014, p. 49 . Terzo brano in Piero Melograni, Storia politica della grande guerra 1915-1918, Mondadori , 2023, p. 281
Brano da commentare: “ La prima invenzione di Pia Zanolli riguarda la presunta segregazione, 1915, nel carcere di Acireale. [vedasi il capitolo Nella Morsa della Grande Guerra del presente volume] Per come abbiamo argomentato, non ci furono i tempi per questo periodo carcerario, che, oltretutto non risulta da alcun documento ufficiale. Inoltre a favore della completa invenzione, milita inesorabile la circostanza che ad Acireale non è mai esistito un carcere militare nel quale, ove la carcerazione ci fosse stata ed essendo Bruno sottoposto alla giustizia militare in quanto mobilitato dal giugno 1915 in avanti per forza di cose avrebbe dovuto scontare la detenzione” ( Giuseppe Tripodi, L’ invenzione del ribelle…)
Bibliografia: Giuseppe Tripodi, L'invenzione del ribelle. Vita tortuosa di Bruno Misefari (1892-1936) cosiddetto "anarchico di Calabria", Città del sole, 2020, p. 203
Bibliografia: Giuseppe Alario Spadaro per conto Mascalucia DOC, Carissimo Neddu… Le missive durante la prima guerra mondiale in https://mascaluciadoc.org/carissimo-neddu-le-missive-durante-la-prima-guerra-mondiale/ . La parte restante della cartolina mi sembra che tratti di argomenti che non riguardano il carcere di Acireale.
Raggiunta, come si è detto, il 19 giugno del 1917 la Svizzera, Misèfari entrò in contatto con altri disertori italiani , alla cui vita in esilio accenna Pia Zanolli nella sua biografia su Bruno (cfr. primo brano). Una testimonianza delle notevoli capacità propagandistiche di Bruno Misefari si trova nei ricordi di Attilio Copetti, anche lui obiettore della “grande guerra” e disertore. ( cfr. secondo brano):
Brani da commentare: 1) Dall'inizio della guerra-24 maggio 1915- fino ad oggi, renitenti di leva e disertori varcano le Alpi, più o meno con difficoltà, per rifugiarsi nella vicina nazione neutrale. Sono centinaia, migliaia. Ne arrivano anche da ogni parte d'Italia. [...] I più giovani fra essi, Mario Mantovani e Ugo Fedeli di Milano, non si sono presentati per la visita medica militare. Fra loro ci sono anche dei socialisti: Francesco Misiano, giornalista; Rainoni, direttore dell' Avvenire del lavoratore; Farina, assessore comunale di Milano, e tanti altri. La Cooperativa socialista alla Militaestrasse 36 , è la loro casa, il loro rifugio, il loro recapito. Chi viene e chi va. S'incontrano colà per potersi aiutare a vicenda, per discutere, per scambiare le idee politiche. Chi frequenta spesso, quando è di passaggio, questo simpatico, familiare ambiente, è la grande socialista russa Angelica Balabanof. Tutti i giovani socialisti sono suoi discepoli. Un altro ritrovo, molto frequentato, è la libreria Internazionale alla Zwinglistrasse gestita da Monanni, Ghezzi ed Arrigoni, tre inseparabili disertori milanesi. ..." ( Pia Zanolli Misefari, L'anarchico di Calabria...); 2) “Il più forte gruppo di Zurigo si era poi arricchito di una schiera di ottimi compagni italiani, che valicando le Alpi avevano saputo dire no alla guerra... Tra i nuovi arrivati, refrattari alla guerra...c’era pure Bruno Misefari e la sua personalità spiccò e si distinse subito tra noi, tutti lavoratori manuali. Era certamente l’unico che possedeva un grado di istruzione universitaria, ma era ben lungi dal trarne vanto e superbia. Il suo anarchismo quantunque non maturato dall’esperienza, si manifestava già in maniera profonda ed elevata. Il suo stile era alieno da ogni forma declamatoria, esibizionistica; aborriva le pose da super-uomo e detestava oltre ogni dire la polemica volgare e settaria che snatura e sterilizza ogni discussione. ” ( Attilio Copetti, Ricordi zurighesi, in “L’Agitazione del Sud”, Palermo, 1966.)
Bibliografia: Primo brano in Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria La grande esperienza di una vita intera con Bruno Misefari. La Nuova Italia, 1972 pp. 86-87. Secondo brano in Antonio Orlando , Lineamenti per una storia del movimento anarchico in Calabria in http://www.icsaicstoria.it/wp-content/uploads/2018/03/Orlando-lineamenti.pdf . Cfr. anche Enzo Misefari, Bruno biografia di un fratello, zero in condotta p. 79 e nota. Per alcuni cenni biografici su Attilio Copetti, cfr ad nomen. in Cantiere biografico degli Anarchici in Svizzera in http://www.anarca-ch/.bolo.ch/cbach/biografie.php?id=231. Per notizie su UGO FEDELI cfr. in questo blog il post: ANARCHICI/E AL CONFINO...) e su GIUSEPPE MONANNI, autore dell' opuscolo, A Testa Alta , cfr. post: ANARCHICI/E A MILANO...).
Bruno Misefari collaborò
assiduamente con il noto giornale anarchico svizzero Il Risveglio e con successo intraprese come conferenziere un tour di propaganda nelle città svizzere. (cfr. primo brano) Sul Risveglio , apparve tra l'altro un suo
resoconto, a puntate, delle lotte proletarie in Italia, negli ultimi anni di guerra, a cui contribuì, tra l'altro, "l'entusiasmo suscitato dalla rivoluzione del febbraio " del 1917 in Russia . ( secondo brano). Sempre su il Risveglio Misefari partecipò, inoltre, a un dibattito tra i (minoritari)
anarchici “dittatorialisti”, che si
dichiaravano favorevoli alla “dittatura
del proletariato” intesa nella sua espressione più ampia, e i (maggioritari ) “ortodossi”, che si opponevano
risolutamente a ogni forma di dittatura.( terzo brano)
Brani da commentare: 1)” Entra in contatto con Luigi Bertoni, il “Santone” e inizia a collaborare con il quindicinale
Il Risveglio
comunista anarchico, stampato a Ginevra
dal 1900 e fu durante gli anni del primo conflitto europeo 1914-1918 uno dei
pochissimi, se non l’unico giornale anarchico,
che abbia potuto pubblicarsi in Europa. Numerosi sono gli articoli
pubblicati da Bruno Misefari con lo pseudonimo Furio Sbardemi, Furios, Furio. Fra i
tanti articoli Il problema della pace; I retroscena finanziari ;Gli
anarchici e Stocolma; La Rivoluzione e la vita. Nei numeri 469, 479,
471, 472 viene pubblicato in più puntate La situazione in Italia
analizzando la condizione precedente dell’entrata in guerra con dati
sull’economia, l’agricoltura, la produzione e i consumi e scrive: “Di modo che l’Italia era diventata la
Nazione tipica della miseria cronica. Miseria aumentata vieppiù dalle due
spedizioni ingloriose dell’ Abissinia e della Libia, per cui parecchi miliardi
sono stati spesi inutilmente. Diciamo francamente la verità. Nessuno era così
in basso come l’Italia […] Se questa era l’Italia in tempo di pace, quale
potrebbe essere l’Italia dopo due anni di guerra, aspra, terribile,
dispendiosa. […] Intensa è anche l’attività di conferenziere , che svolge nei
locali pubblici di varie città svizzere
ogni sabato sera e domenica mattina.
Alcune delle conferenze sul tema della
guerra: Noi, la guerra e gli interventisti a Sciaffusa; Bagliori di
fiamme in Italia a Roscharch; Le religioni e la guerra a
Waendeswil; La nostra pace a
Lucerna; Patria e guerra a Basilea; Il proletariato e la guerra a Berna. ” ( Pino Vermiglio, Bruno
Misefari diserta in Svizzera); 2) "... Sulla situazione italiana interessante l'analisi pubblicata su "Il Risveglio " a cura di Bruno Misefari che collaborò al giornale di Bertoni con lo pseudonimo di Furio Sbarnemi: La situazione italiana, Il 1 settembre, 15 settembre, 29 settembre, 14 ottobre 1917." 3) “ Fu “Il Risveglio “, per primo, a
rilevare l’antitesi fra dittatura e rivoluzione e , ricordare a coloro che
solidarizzavano con il potere bolscevico le sostanziali differenze tra anarchismo e bolscevismo. […] Questa prima presa di posizione apriva
sulle colonne del giornale un ampio dibattito che coinvolse i più noti
collaboratori del periodico, Leonida Mastrodicasa, Carlo Friggerio, Bruno
Misefari, Luigi Fabbri, ma interessò anche moltissimi militanti e anonimi
lettori. …...” (in Furio Biagini, Il
Risveglio….);
Brano da commentare: “ Sì, sono un traditore della patria. Ho tradito le leggi statali, ho tradito gli interessi dell’ Alta Banca Internazionale, trafficante sulla guerra per l’aumento dei suoi dividendi fantastici. Ho tradito le leggi di odio, di morte, di corruzione, di vergogna: leggi antisociali, antiumane, antinaturali. Le ho tradite per non tradire la grande e fondamentale legge dell’amore universale, la solidarietà umana, che è l’unica legge comprensibile, perché umana, sociale e naturale. Mi sono sottratto alla morte di stato per dare la morte allo stato. E’ una lotta ardua poiché sono solo e debole, e lo stato ha tutto con sé ed è forte. Sono un traditore ma non un vile. Chi è vile non insorge contro lo stato. […]E voi giovani di anni e di fede inalberate il vessillo della rivolta, rivendicate il diritto alla vita che è pane, amore e libertà! Distruggete tutte le forze antinaturali, antisociali e anti umane. E’ questione di vita o di morte. O vivono loro o vivete voi.[…] Viva l’umanità e muoia la patria, cioè muoiano il capitale e lo stato! ( da Furio Sbarnemi. (Bruno Misefari “Diario di un disertore”)
Bibliografia: Primo brano in Furio Sbardemi (Bruno Miséfari), Diario di un disertore. Un anarchico contro la guerra Gwynplaine, edizioni 2010 pp. 110-111. .
Recentemente si è ispirata a questo libro la bella canzone, Il disertore, griffata da Tony Canto e Ka,griballà e cantata da Turé Muschio. Per vedere il video ascoltando la canzone, cfr. su google: Turé Muschio, Il disertore youtube.
Nel libro L'anarchico di Calabria ..., Pia Zanolli Misefari rivolgendosi a Bruno, deceduto trent' anni prima, [nota mia: su questa particolarità, che ricorre spesso nelle pagine di questo libro, cfr. post: PIA ZANOLLI MISEFARI.] esprime un giudizio quanto mai attuale sul Diario di un disertore... . ( brano da commentare )
Brano da commentare: " La casa editrice di Firenze, La Nuova Italia, pubblicherà il tuo libro Ne la morsa ( con il titolo Diario di un disertore) scritto in carcere a Zurigo nel 1918) . Rileggendolo ho concluso che tu dimostri scientificamente come le “patrie non esistono e quindi come ogni guerra sarà inutile.". Soprattutto questo libro susciterà in ognuno quella coscienza indispensabile per far nascere più solidarietà, indicherà ed insegnerà il “mutuo appoggio” basato sull’amore universale, indispensabile , specialmente oggi, per la sopravvivenza in ogni parte della terra.” ( in Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria…)
Bibliografia : Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con Bruno Misefari. La Nuova Italia, 1972 , pp. 285-286
CLARA ZETKIN E BRUNO MISEFARI |
Espulso dalla Svizzera, Bruno Misèfari si recò, nel settembre 1919, in Germania a Zuffenhausen. Dal 1931, Zuffenhaussen è un " Stadtbezirk" (quartiere, distretto ) di Stuttgart (Stoccarda), ma che allora, nonostante la vicinanza da questa città, non ne faceva parte . A Stuttgart Bruno Misefari conobbe Clara Zetkin e , durante una visita a casa sua, ottenne di poterle fare un’ intervista sulla situazione tedesca ed in particolare sul programma e gli obiettivi della Lega di Spartaco ( Spartacusbund). Per le solite ragioni di spazio mi limito qui a citare solo la parte in cui si tratta del rapporto tra anarchici e comunisti all’interno della Lega di Spartaco. (cfr. brano) .
Brano da commentare: “ - E’ vero che nello Spartacusbund ci fossero degli anarchici? – Sì, ma essi sono entrati nel fascio Spartacus , quali comunisti e non quali anarchici. […] In che cosa, dunque, si differenziano gli spartachisti dagli anarchici? – Gli anarchici e i sindacalisti credono anche nell’atto individuale, mentre noi spartachisti crediamo solo negli atti delle masse. – Con tutte queste divergenze, come è da spiegarsi la permanenza ancor oggi degli anarchici nel Partito comunista. – La direzione del Partito comunista ha sempre rifiutato l’ammissione degli anarchici. Ci sono due correnti, la parlamentarista e l’antiparlamentarista. In questo caso gli anarchici prenderanno la loro via.” ( dall’intervista di Bruno Misefari a Clara Zetkin)
Bibliografia: Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di calabria. La grande esperienza di una vita intera con Bruno Misefari. La Nuova Italia, 1972 p. 130. Per la distanza a piedi da Zuffenhaussen a Stoccarda ( 1h. 16m. 6,4 km ) mi attengo, non avendo esperienza diretta, a quanto dice la prima agenzia, che ho consultato on line: https://www.rome2rio.com/it/map/Stoccarda/Zuffenhausen#trips/transport/Stoccarda/Zuffenhausen/r/Walk/s/0
Divenuto suo amico la Zetkin lo portò con sé nei
comizi presentandolo come “ Dieser italinischer Kriegsdienstverweigerer” e “ Dieser Sohn des Südens” (cfr. brano).
Brano da commentare: “ …” Clara Zetkin, l’antimilitarista rivoluzionaria tedesca, è all’opposizione; è contro qualsiasi nazione guerrafondaia. Combatte fino a morirne. E’ il Gramsci tedesco. Questa combattente dà a Bruno un grande privilegio. Lo porta con sé nei comizi, fra le folle, ovunque essa vada. Lui si fa trascinare ben volentieri da questa formidabile donna. Lo presenta: “ Diese[r italinischer Kriegsdienstverweigerer” ( Questo disertore italiano) “ Dieser Sohn des Südens” ( Questo figlio del Sud)” “ Dieser Sonnenkind” ( Questo figlio del sole) “ Lui si è rifiutato di andare in guerra; non ha mai portato un fucile; non ha mai voluto sparare, uccidere” “ Voi direte: bene così! Un italiano di meno contro di noi tedeschi” Ed io vi rispondo: questo italiano non avrebbe mai puntato un fucile né verso di voi, né verso alcun altro cittadino del mondo. E’ un disertore, E’ un perseguitato. Sentite la sua parola. […] Donne, madri , spose, sorelle, figlie, amanti, gettate le armi negli abissi del mare. Stringetevi attorno a Clara nostra per gridare al mondo; " Eliminiamo la guerra dalla vita dell'umanità finché essa non sarà tutta una patria“ ( Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria... )]
Bibliografia: Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con Bruno Misefari. La Nuova Italia, 1972 pp. 133-134.
Giuseppe Tripodi commentando, in un suo recente scritto " LA POLEMICA. Cretastorie, Clara Zetkin ...“ ( per la citazione completa si veda più avanti), "il resoconto dell' incontro tra Bruno Misefari e Clara Zetkin che sarebbe avvenuto il 7 settembre del 1919 a Stuttgart con connessa intervista sullo spartachismo.” lo ritiene un falso inventato da Pia Zanolli . Io, per quanto possa valere la mia opinione di semplice cretastorico dilettante, lo ritengo, invece, fondato su fatti realmente avvenuti. La descrizione dettagliata dell’aspetto fisico di una Zetkin, precocemente invecchiata e in cattive condizioni di salute presuppone una, ben più che probabile, conoscenza personale della rivoluzionaria tedesca. (cfr. brano) .
Brano da commentare : “ Stuttgart, 8 settembre 1919. Ieri! Una giornata da segnalarsi a caratteri d' oro nel diario di una giovinezza! Perché? Ero andato a visitare un museo a Stuttgart, quando ho incontrato un corteo di giovani socialisti e comunisti. […] E sono corso con loro al “Liederhalle”. […] Vi ho conosciuta Clara Zetkin. Parla con gesto maestoso, sicuro, qual tribuno antico. E non sembra, guardando, una vecchia così cadente! Sorretta per le braccia, quando l’ho vista accompagnare sul palcoscenico, credevo che fossi lì per vederla morire. Invece il suo dire, chiaro, argentino, fremente di idee e di forza, mi ha conquiso e l’avrei baciata tante volte…” ( in Pia Zanolli, L’anarchico di Calabria…).
Bibliografia: Primo brano in Pia Zanolli Misefari, L’anarchico
di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con Bruno Misefari. La
Nuova Italia, 1972 p. 128. Sull' aspetto senile e sulle precarie condizioni di salute della Zetkin tra il 1919 e il 1920 , cfr. Angela Balabanoff, La mia vita di
rivoluzionaria, Feltrinelli 1979, pp. 230-231; Gilbert Badia, Zetkin. Femminista senza frontiere, erre/emme 1994 p. 181 .
Se, inoltre, il rapporto amichevole tra Clara Zetkin e Bruno Misefari, iniziato durante il suo soggiorno in Germania , fosse una mera “invenzione” di Pia Zanolli come si potrebbe spiegare lo scambio di lettere tra la Zetkin e Misefari un anno dopo il suo ritorno in Italia. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ 5 Nel fascicolo, la questura di Napoli conserva e ritaglia un
trafiletto apparso sul quotidiano «Il Mezzogiorno» di Napoli del 12-13 marzo
1920, che riferisce del suo arresto al Rettifilo, la via principale di Napoli
che parte dalla stazione, perché trovato in possesso di giornali e corrispondenza
con gli anarchici. […] Quel giorno il questore segnala al ministero
dell’Interno che [nota mia: Misefari] è in corrispondenza con Clara Zetkin, una rivoluzionaria
tedesca, e con altri, tra i quali il ferroviere Lorenzo Vitalone di Sapri (SA)
“ ( Questura di Napoli , Archivio Gabinetto Seconda serie (192-1971) Sovversivi schedati deceduti busta 63/5-1 e 5-2)
Bibliografia: Giuseppe Galzerano, Bruno Misefari e
la Campania contro la condanna a morte in Rivista della Resistenza e della
Società Contemporanea in Provincia di Cuneo n. 91, semestre 2017 pp. 146 e
n. 5
Per una identificazione, poi, dell’intervistata, vale, a mio parere, il contenuto stesso dell’ intervista . Soltanto Clara Zetkin avrebbe potuto, con tale dovizia di particolari e da una prospettiva tendenzialmente marxista/leninista (bolscevica), ricostruire l’ intricata e poco nota, almeno in Italia per quel che ne so io, politica perseguita dallo "Spartakusbund", divenuto "Kommunistische Partei Deutschland (KPD)" durante il congresso costitutivo del 29 dicembre 1918-1 gennaio 1919 e dal "Unabhängige Sozialdemokratisce Partei Deutschland" (USPD. Questa intervista, è, quindi, a mio parere, un documento storico , pur nella sua concisione, assai interessante sotto molti aspetti. Per esempio, in essa, risalta con una certa evidenza come al vertice del Partito comunista tedesco (KPD) nonostante il comune odio contro la guerra capitalistica, una tattica momentaneamente antiparlamentarista e la proclamata concezione allargata di "dittatura del proletariato", si celasse, di già, un antianarchismo precorritore dei tragici avvenimenti futuri in Russia (1921) e in Spagna ( 1937). Infine per quanto riguarda le "indiscutibili prove" addotte da Tripodi esse sono, se ho capito bene, la cartolina postale del 28 agosto inviata da Bruno Misefari al padre di Pia e la lettera di Bruno del 30 settembre 1919 alla madre di Pia, che confermerebbero la presenza della madre e di Pia dal 28 agosto al 7 settembre a Zuffenhausen. Secondo i calcoli di Tripodi, Bruno Misefari trascorse l' ultimo giorno del soggiorno di Pia e della madre a Zuffenhausen con loro e non poteva, pertanto, essere a Stuttgart e incontrare Clara Zetkin . (cfr. brani)
Brani da commentare: “ La lettera [nota mia: quella che riporta l'incontro di Bruno Misèfari con Clara Zetkin il 7 settembre 1919] contrasta con quanto risulta da documenti certi conservati nel Fondo Misefari: sappiamo, da una Cartolina postale inviata il 28 agosto ad Enrico, padre di Pia Zanolli che si trovava a casa a Zurigo, che quel giorno Pia Zanolli e la madre andarono a trovare Misefari a Zuffenhausen [nota mia: taglio per ragioni di spazio il contenuto della lettera di Bruno inviata al padre e ai parenti di Pia rimasti a casa a Zurigo. Comunque è facilmente reperibile on line] “Da un'altra lettera di Bruno, del 30.09.1919 indirizzata alla mamma di Pia, sappiamo che la visita degli Zanolli durò dieci giorni : «In quel giorno e negli altri seguenti son riandato col pensiero in tutte le scene e in tutte le parole di 10 giorni di vostra indimenticabile dimora a Zuffenhausen.» I dieci giorni di cui sopra terminano esattamente il giorno 7 settembre; quindi in quel giorno Bruno era con Pia e la madre a Zuffenhausen e la sera le accompagnò a Gottmadingen, che è un paese alla frontiera con la Svizzera ( ciò risulta dalla lettera del 30 -09- 1919).( in Giuseppe Tripodi, LA POLEMICA. ......)
Bibliografia: Giuseppe Tripodi, LA POLEMICA. Cretastorie, Clara Zetkin e Bruno Misefari , dicembre 2021 in http://www.zoomsud.it/). Non ho trovato la lettera del 30-9-1919 nella mia edizione (1972) dell' Anarchico di Calabria..., op. cit. Mi piacerebbe poterla leggerla. Dove trovarla? Nella prima edizione del 1967 ? Ho sempre dato per scontato che le due edizioni fossero eguali. Ma probabilmente non è così.
Brani da commentare : 1) “ Stuttgart , 20 settembre 1919. Adorata la mia madonnina! Pia, un mese! Un mese è passato e a me sembra d’aver vissuto un secolo senza di te! Che fa? L’amore si è acciaiato (fatto d’acciaio). Ho tanto foco nel cuore capace di incendiare anche… l’acqua. Sono un vulcano d’amore. [...] A Bruno, mentre è spiritualmente in subbuglio, viene un forte attacco di appendicite. Corre dal dott. Mühlschlegel e, come sempre fortunato, la moglie lo trattiene a casa sua per la cura immediata." 2) ” Stuttgart 22 settembre 1919, Madonnina mia, torno adesso da casa Mühlschlegel. Sono debolissimo. Ma grazie alle cure del dottore il pericolo è passato . Vedi? Poco è mancato che non fossi andato a finire nella sala anatomica d'ospedale! Ma per questa volta l'ho superato. Speriamo bene! Come vedi non si può mai stare in pace! Il cuore però mi dice che devo farmi operare. In questo caso ti vorrei rivedere, Pia. Che ne dici? Sì, tu sola mi potresti guarire! Non mi dire che pretendo troppo da te. Bruno […] Mamma Antonietta con grande sacrificio accompagna Pia a Stoccarda per calmare quest’anima in pena. (dal taccuino) Ci abbracciammo in un delirio d’amore, in treno, e a Stoccarda e a Zuffenhausen, ovunque, sempre non mai più dolce fiamma in due cor arse”.... "Pia-Bruno ".… " A Darmstadt per la iscrizione al Politecnico, in una comunione di sogno, di fede e di speranza... Pia-Bruno"" Fino a poche ore addietro qui risuonava la sua voce, qui splendevano i suoi occhi, qui palpitava il suo cuore. Ora tutto è vuoto. Resta solo l'alito del nostro amore... Pia il desiderio mi strugge..." (Pia Zanolli Misefari, L'anarchico di Calabria...)
Bibliografia: Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con Bruno Misefari. La Nuova Italia, 1972 p. 135 (primo brano) e p. 136-137 (secondo brano).Queste
due lettere di Bruno Misefari ( e ve ne
sono anche altre) inviate da Stuttgart a
Pia Zanolli mi sembrano, inoltre,
contraddire la seguente affermazione di Giuseppe Tripodi. (cfr. brano)
Brano da commentare: La lettera in cui si parla dell'incontro con la
Zetkin è datata , a differenza di tutte le altre di questo periodo che portano
Zuffenhausen come luogo di invio, da Stoccarda, 8 settembre 1919 ed esordisce
così: " Ieri (ergo : il 7 agosto. T) …" ( in Giuseppe
Tripodi, LA POLEMICA. ......)
Bibliografia:
Giuseppe Tripodi, LA POLEMICA. Cretastorie, Clara Zetkin e Bruno
Misefari , dicembre 2021 in http://www.zoomsud.it/)
Nella
biografia di Bruno Misefari, scritta dal fratello Enzo , l'incontro tra Bruno Misefari e la Zetkin è
menzionato con qualche particolare in più . (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Quasi un mese dopo (7 sett. 1919) nel Museo di Stuttgart incontra una comitiva di socialisti e comunisti che si reca ad una manifestazione al “Liederhall”. Prende la parola, e con l’aiuto di un traduttore improvvisato, esprime la sua cordiale partecipazione agli scopi politici espressi dagli oratori che l’avevano preceduto. E' in quell’occasione che conobbe Clara Zetkin, la grande comunista nel Cremlino tanto esaltata dai rivoluzionari russi che il 18 giugno 1933 riceverà l'onore di essere seppellita nel Cremlino accanto ai padri della rivoluzione d’ottobre. Clara Zetkin concede al ventisettenne Bruno una intervista che chiarisce i fini della “Spartacusbund”, movimento rivoluzionario creato da Karl Liebnecht nel 1918, dopo la sua scarcerazione, e diventato il partito comunista nel dicembre successivo . ...” (Enzo Misefari, Bruno biografia di ...)
Bibliografia:
Enzo Misefari, Bruno biografia di un fratello, Zero in Condotta
1989 p. 88
Due mesi dopo l’ intervista a Clara Zetkin l’atteggiamento di Bruno Misefari divenne sempre più critico nei confronti del partiti autoritari tedeschi di sinistra, incluso quello comunista. (cfr. brano da commentare)
Brano da commentare : “Il giornale L’avvenire anarchico pubblicò il 7 novembre 1919 un importante servizio dalla Germania inviato da Bruno Misefari e firmato con lo pseudonimo Furio dal titolo 9 novembre 1918-9 novembre 2019 Nel primo anniversario della Rivoluzione tedesca Bruno Misefari in questo articolo ricostruì le dinamiche e le responsabilità del fallimento della rivoluzione spartachista e scrisse: “ Eppure con tanti secoli di esperienza, ancora non si è compreso che la salvezza del mondo sta nella morte del Potere, fino a quando? Ancora la folla non faceva altro che gridare di volere i Consigli di operai e soldati. I maggioritari, ossia il nuovo governo, compresero che non vi era altro per impedire lo sviluppo dell’idea dei Consigli che col cacciarvisi dentro essi stessi. Presero dunque parte alle lezioni (nota mia: forse elezioni) ed ebbero la maggioranza – i comunisti ebbero il 2 per cento – e così presero la direzione del movimento. [...] L’idea rivoluzionaria dei Consigli O. e S. era colpita a morte: i politicanti v’erano riusciti. La rivoluzione era fermata, deviata, umiliata per l’infamia dei socialisti maggioritari, per la viltà dei socialisti maggioritari, per la viltà dei socialisti indipendenti, per l’errore dei comunisti: la Rivoluzione era perduta, insomma perché si è lasciato trionfare il principio della “conquista del potere” invece di quello che consiste nel lanciare il popolo armato alla distruzione e alla ricostruzione sociale onde solo una Rivoluzione è vittoriosa”.( Pino Vermiglio, Bruno Misefari giunge in Germania… )
Bibliografia: Pino Vermiglio, Bruno Misefari giunge in Germania marzo 2016 in https://www.facebook.com/photo/?fbid=1105711836128811&set=pb.100064034710405.-2207520000 . Il passaggio centrale di questa ricostruzione di Bruno Misefari della fallita rivoluzione tedesca l’ho dovuto tagliare per ragioni di spazio. Consiglio quindi la lettura del testo originale. Sull’ involuzione della rivoluzione tedesca ben sintetizzata da Bruno Misefari , cfr. anche Jean -Paul Musigny, La revolution mise a mort par ses célébrateurs même. Le mouvement des conseils en Allemagne 1918-1920, Nautilus 2001 pp.27-34; Canne Mejer, Il movimento dei Consigli in Germania (1919-1936), Edizioni G.d. C. , Caserta, 1973, pp. 9-10 ; André et Dori Prudhommeaux, Spartacus et la Commune de Berlin, 1918-1919 pp. 24 ss.; Gilbert Badia, Il movimento spartachista. Gli ultimi anni di Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht, , Samonà e Savelli, 1970, pp. 62 ss. e La rivoluzione tedesca . I Consigli Operai e il tradimento della socialdemocrazia (1918-1919), a cura di G.A. Ritter e S. Miller, Feltrinelli 1969 pp. 97-99
Da notare come la politica dei comunisti sia qui ancora definita da Bruno Misefari un errore e non , come si vedrà poco più avanti, una deliberata scelta antirivoluzionaria.
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BRUNO MISEFARI MARIA BERARDI GIUSEPPE IMONDI |
Verso la fine del novembre 1919 Misefari tornò in Italia e in stretto contatto con il gruppo anarchico napoletano, “La Folgore”, fondato dal dentista anarchico, GIUSEPPE IMONDI (1860-1944) e aderente all’ Unione Anarchica Italiana (UAI), riprese, secondo una nota riservata della Questura di Napoli , un’intensa attività di propaganda ( cfr. brano da commentare)
Brano da commentare: “ Il partito anarchico si sta mettendo alla testa di ogni agitazione e movimento di classe, cercando di anticipare e sorpassare quelli che sono i capisaldi delle teorie propagandate dai socialisti rivoluzionari […] Malatesta è in frequente corrispondenza epistolare con Misefari, al quale invia frequenti istruzioni tramite ferrovieri. Recentemente ha invitato gli anarchici napoletani ad una più intensa ed estesa azione di propaganda, tendente alla sollecita formazione di gruppi in tutte le località del mezzogiorno , ed a raccogliere in essi tutti gli anarchici isolati e quelli che, per mancanza di sede locale, fossero iscritti alle sezioni socialiste. […] Il 18 aprile fu tenuta una riunione in casa del dentista Imondi e si procedé alla costituzione di un Comitato detto dei “ Cinque”, composto da Abbate, Misefari, Vanucci, Borsatti Domenico e Stasi Gennaro, con segretario Lauretta Erminio e cassiere Imondi…..” ( ASN, Questura, Gabinetto, prima parte (1919-1932) , b 819, f. Anarchici residenti a Napoli. Riservatissima della Questura di Napoli, in data 28 aprile 1920)
Bibliografia: Fabrizio Giulietti, Giuseppe Imondi. Un dentista anarchico 1860-1944, Galzerano editore , 2020 p. 65 e a p. 165 . Cfr. anche p. 66, dove nella nota n. 135 si dice anche che, secondo la polizia, l’anarchico calabrese fosse giunto a Napoli “ per conto di Errico Malatesta con lo specifico intento di compiere attentati terroristici”.
Con Giuseppe Imondi , Bruno Misefari, fondò, il 17 giugno 1920, il quindicinale L’Anarchia, di cui, uscirono, sei numeri e che poi dovette chiudere per l’accanimento persecutorio da parte della forze dell’ordine . (cfr. brano)
Brano da commentare : “ L’Anarchia si presenta non soltanto come un tipico organo di agitazione e di battaglia ma anche come strumento di dibattito e approfondimento teorico-dottrinario su alcune delle principali determinazioni della concettualizzazione comunista libertaria. Accanto alla trattazione di tematiche strettamente inerenti l’attualità, frequenti sono di conseguenza gli articoli che racchiudono analisi e spunti riflessivi sull’internazionalismo, l’anticlericalismo, la dialettica riforme-rivoluzione e altro ancora. […] Va segnalato che, già nei mesi precedenti, Imondi aveva lanciato una campagna di sottoscrizioni a livello nazionale per fondare una rivista bisettimanale, che avrebbe dovuto intitolarsi “Amore Libero”. Ma il progetto sfuma a causa non soltanto dell’esiguità dei fondi raccolti, ma anche per i dissensi suscitati tra molti degli stessi componenti de “La Folgore”, propensi invece a dar vita ad una pubblicazione di carattere più prettamente politico sociale. ( Fabrizio Giulietti, Giuseppe Imondi. Un dentista anarchico (1860-1944) …)
Bibliografia: Fabrizio Giulietti, Giuseppe Imondi. Un dentista anarchico (1860-1944), Galzerano Editore, 2020, pp. 72-73 e nota n. 159
Già in un suo scritto giovanile del 1917, quindi prima ancora del suo incontro con Pia, Bruno Misèfari mostrò il suo interesse nei confronti di temi quali l’emancipazione della donna e il libero amore . (cfr. brano)
Brano da commentare: “... Da quel giorno lontano (nota mia: riferimento all’introduzione sulla terra della proprietà privata) l’uomo immemore e corrotto fece della donna la sua schiava. E come ogni prepotente, per legittimare il suo delitto inventò falsi principi e bugiarde argomentazioni in suo favore. Disse: la donna è debole, è inferiore, essa non è che “uno strumento di piacere” “che un fiore gentile, germogliato per profumare l’alcova de l’ l’uomo”. L’uomo è il forte, il re, il leone della landa smisurata in cerca di vittime da immolare su l’altare del suo “amor proprio”. E gli “scienziati” e i “poeti” e i “filosofi” e le “religioni” e gli “Stati” risposero : ”E’ vero!”. E alla donna si tolsero i diritti al sole e alla vita, alla donna fiore di gentilezza e di bontà s’inventò il pudore, l’onestà, la virtù, il matrimonio, per meglio ribadire le catene della schiavitù a torno al suo cuore e alla sua mente. La si segregò entro le mura della casa le si impose l’ignoranza la genuflessione, la rassegnazione supina alla viltà del mondo. Così l’anima e il corpo della donna furono cacciati in fondo all’abisso sociale, quasi a supremo insulto contro la natura, che l’uomo o la donna avea fatti liberi ed uguali e dotati entrambi della più melodiosa di tutte le armonie: l’amore, anima della vita. …” ( Per la donna , scritto di Bruno Miséfari a 25 anni durante la sua diserzione a Montesarchio-Benevento nel febbraio 1917)
Bibliografia: (Zanolli Misefari Pia) Utopia? No! Scritti scelti di Bruno Misefari, Alba Centro Stampa 1970 p. 88
Nel giugno 1920 a Napoli tra le tante provocazioni poliziesche imbastite contro gli anarchici particolare importanza assunse quella connessa all’assalto e al lancio di una bomba da parte di reduci degli arditi fiumani, , contro un corteo operaio, a Piazza Dante procurando 25 feriti tra i manifestanti. La notte stessa dell’attentato Misefari, Imondi e altri compagni, che erano stati alla guida del corteo furono arrestati e in seguito processati . (cfr. brano da commentare)
Brano da commentare: “ Dopo il conflitto di ieri la polizia ha voluto prendersi la rivincita e nella notte arrestava al domicilio del nostro vecchio e simpatico dott. Imondi, il caro Bruno Misefari ed Imondi stesso. […] Coll’arresto del compagno Misefari si viene ad impedirlo di dare i suoi esami di ingegneria con immenso svantaggio del nostro compagno contro il quale la polizia non ha mai risparmiato i suoi dardi velenosi. Stamane per l’interessamento di Corso Bovio si è potuto sapere che i nostri compagni sono ritenuti responsabili dei conflitti che si sono svolti ed imputati di rivolta contro la forza pubblica. Spudorata menzogna. I conflitti – e lo attestano gli stessi poliziotti- furono provocati dagli arditi, noi aggiungiamo, con la complicità della polizia, perché il corteo diretto e condotto dai sindacalisti confederati era prossimo a sciogliersi tiepidamente se non fossero intervenuti gli arditi a caricare i dimostranti. Allo scoppio della bomba sul luogo della mischia un agente della squadra politica puntò la rivoltella contro i nostri compagni presenti alla scena. L’atto inconsulto dell’agente scatenò la folla, che lo assalì col suo peso e travolse i compagni nostri. Gli anarchici sono quindi tirati in ballo solo per attenuare la brutale e canagliesca aggressione degli arditi.Sulla questura di Napoli molto ci sarebbe da dire e lo faremo presto.” ( Lucio, Dopo l’aggressione dei D’ Annunziani a Napoli. L’arresto dei nostri compagni. In Umanità Nova, n. 103, 27 giugno 1920 p. 1)
Bibliografia: in Cronache anarchiche. Il giornale Umanità Nova nell'Italia del Novecento (1920-1945) a cura di Franco Schirone, Zero in condotta, 2010 in DVD volume 1 1920.1921. Cfr. Fabrizio Giulietti, Giuseppe Imondi. Un
dentista anarchico 1860-1944,
Galzerano editore , 2020 p.77 note n. 173 e 174. e cfr. p. 76 n. 172 dove vi è
la sfrontata versione del tenente degli arditi, Raffaele Tonacci, che aveva lanciato la bomba. Per un resoconto scritto, da un punto di vista anarchico, immediatamente dopo i fatti, si veda Mandano da Napoli, 23, Le gesta eroiche degli arditi D'Annunziani a Napoli. , apparso su Umanità Nova n. 101 venerdì 25 giugno 1920 p. 1, infra Cronache
anarchiche.... op. cit.
Il processo si concluse nell’agosto 1920 con l’assoluzione di Bruno Misefari e di Giuseppe Imondi per inesistenza di reato.
La maturità, raggiunta in questo periodo, del pensiero rivoluzionario di Bruno Misefari si desume, tra l’altro, da un interessante articolo, pubblicato in più puntate sull’Avvenire anarchico, sul problematico rapporto , nel corso dei secoli, tra la rivoluzione e il Potere, ritenuto quest' ultimo come il "grande nemico" di ogni tentativo di emancipazione popolare e lo "strangolatore della rivoluzione". Misefari affrontò l’argomento passando in rassegna i principali eventi rivoluzionari (occidentali) del passato ( comunismo cristiano delle origini, movimento hussita in Boemia, movimento anabattista in Germania, rivoluzione dei Paesi Bassi, rivoluzione inglese, rivoluzione francese) e le anti-rivoluzioni che si produssero immancabilmente nel loro interno. Infine Misefari, volgendo lo sguardo al presente, denunciò la svolta sempre più autoritaria della rivoluzione russa ad opera dei bolscevichi e ciò prima ancora della cruenta repressione della rivolta di Kronstadt e del movimento makhnovista e dell’avvento della dittatura di Stalin. (cfr. brano)
Brano da commentare “ “…Mi si dirà: E avete dimenticato la rivoluzione Russa? Non vedete che essa vive mercé la Dittatura del proletariato? No; non l’abbiamo dimenticata, e se volete vi diamo il nostro parere, eccovelo: La Rivoluzione Russa è stata fermata a metà strada dalla Dittatura dei Bolscevichi, che non è la Dittatura del Proletariato vera e propria, giacché questa consiste nella Rivoluzione armata in permanenza delle classi lavoratrici, contro le classi parassitarie, mentre quella di Russia è l’inaugurazione e il dominio di un governo di socialisti. […] L’unica, la più grande, la più bella conquista dei proletari russi — i Soviet costituiti quando Lenin e Trostky erano cento miglia lontani dalla Russia e volevano la Repubblica democratica! — i Soviet hanno perso ogni significato, grazie alla Dittatura Bolscevica, e perdono sempre più «la loro forza rappresentativa» perché le elezioni sono fatte sotto la pressione della Dittatura del partito bolscevico. E dove mai la Dittatura del Proletariato, dov’ è mai la Rivoluzione, quando il popolo non può esprimere il suo parere e, peggio ancora, quando un partito, anche se socialista, denatura le conquiste popolari a detrimento del popolo? No: la Rivoluzione Russa è stata fermata dai bolscevichi. Questo è il vero. …” (in Bruno Misefari, Il Potere: ecco il nemico! ….., agosto-settembre 1920)
Bibliografia : Bruno Misefari, Il Potere: ecco il nemico! Come e perché tutte le Rivoluzioni non abbian realizzate le aspirazioni popolari, (non so se è il titolo originale) in L’Avvenire Anarchico, n. 25 del 13/8/1920, n. 26 del 20/8/1920, n. 27 del 3/9/1920, n. 28 del 17/9/1920, in https://finimondo.org/node/560 . Ho tagliato con rammarico la parte storico-filosofica di questo lungo articolo per ragioni di spazio. Rinvio pertanto al testo originale che , per ora, è facilmente consultabile” su google.
Durante il cosiddetto “biennio rosso” Misefari si rivelò anche come “uomo d’azione e di pensiero” dotato di mirabili capacità giornalistiche, oratorie e organizzative .
Prendendo spunto dalle persecuzioni poliziesche e militari contro suo fratello, Enzo, e altri soldati indiziati di sovversivismo, Bruno Misefari condusse una lunga campagna su Umanità Nova e su L’Avvenire Anarchico dal luglio del 1920 al gennaio 1921, contro le infamie del militarismo durante e dopo "la guerra maledetta" cfr. post LA SETTIMANA ROSSA.
Nel luglio del 1920 si svolse , inoltre, a Bologna il Secondo Congresso dell'Unione Anarchica Italiana (UAI), in cui , tra l'altro, fu deciso, su proposta anche di Errico Malatesta, di intensificare la propaganda nel Meridione d’Italia. A questa proposta fece seguito tutta una serie di iniziative (cfr. brano)
Brano da commentare: " Da quel momento il giornale [nota mia: Umanità Nova] aprì una specie di rubrica “ per la propaganda nel Meridione” e venne dato incarico di iniziare giri di propaganda e collegamento tra i vari centri del Sud a Bruno Misefari. Questi (1892-1936), ingegnere, divenne da allora figura centrale dell’anarchismo meridionale. …” ( Luigi di Lembo, Guerra di classe e lotta umana….)
Bibliografia: .; Luigi Lembo, Guerra di classe e lotta umana. L'anarchismo in Itaia dal biennio rosso alla guerra di Spagna (1919-!939) BFS 2001 p. 68 n. 131. Sulle decisioni del Congresso e sull' incarico dato dalla Commissione di Corrispondenza dell'UAI a Bruno Misefari di fare un giro di conferenze nel Meridione, cfr. Umanità Nova n.171 il 15-9-1920 p. 2 in Cronache
anarchiche. Il giornale Umanità Nova nell’Italia del Novecento (1920-1945)
a cura di Franco Schirone, Zero in condotta, 2010 in DVD volume 1 1920-1921
Tra le numerose conferenze e gli interventi come oratore nei comizi tenuti da Bruno Misefari nel Meridione mi limito a citare il suo discorso pubblico tenuto a Taranto, mercoledì 6 ottobre 1920, in occasione di una grande manifestazione pro vittime politiche, organizzata dal Sindacato Ferrovieri. (cfr. brano )
Brano da commentare: “ Ad iniziativa della
sezione di Taranto del Sindacato Ferrovieri Italiani ha avuto luogo una grandiosa
manifestazione pro vittime politiche a cui hanno aderito tutti i partiti e le
organizzazioni rivoluzionarie di Taranto e provincia che seguono le direttive
della lotta di classe. […] Un affollatissimo comizio ha avuto luogo al
Politeama Alhambra, dove hanno parlato gli oratori delle diverse organizzazioni ed il giovane
propagandista dell’anarchia, Bruno Misefari, che per oltre un’ora ha tenuto
inchiodato l’uditorio di parecchie migliaia di persone, suscitando entusiasmo e
raccogliendo calorose adesioni” ( Taranto 6 (C.S.), Grande manifestazione pro vittime
politiche , in Umanità Nova Quotidiano anarchico n. 192 Sabato 9 ottobre 1920
p. 2 )
Bibliografia: in Cronache anarchiche. Il giornale Umanità Nova nell’Italia del Novecento (1920-1945) a cura di Franco Schirone, Zero in condotta, 2010 in DVD volume 1 1920-1921.
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MISEFARI ANARCO-SINDACALISTA |
L’ammirazione suscitata nei confronti di Bruno Misefari, a Taranto, nell' ottobre del 1920, come propagandista anarchico fu il motivo principale, della sua nomina a segretario provvisorio della locale Camera del Lavoro sindacale, ( aderente all' U.S.I., cfr. in questo blog il post: UNIONE SINDACALE ITALIANA), in seguito alle dimissioni del segretario in carica in un momento di grave tensione per la durissima vertenza in atto da mesi tra gli operai metallurgici della Ditta Tosi con il proprietario. ( cfr. brani da commentare).
Brani da commentare: 1 ) “ L’assemblea generale dei soci della Camera del Lavoro sindacale ha accettato all’unanimità le dimissioni del Segretario Cicala, deliberando il proseguimento dell’agitazione dei metallurgici locali serrati dalla ditta Tosi da oltre due mesi. E’ stata provvisoriamente affidata la direzione del movimento al compagno Misefari, qui di passaggio per un giro di propaganda. Il nostro Comitato di agitazione al quale aderiscono la locale Camera Confederale, il Sindacato Ferrovieri ed i lavoratori del Mare deliberò l’invio di un ultimatum alla ditta Tosi di 48 ore esigendo la riapertura del Cantiere con la riassunzione di tutte le maestranze e l’accettazione di miglioramenti economici riservandosi di ricorrere all’azione energica delle organizzazioni proletarie locali e nazionali per piegare la tracotanza padronale ove questa volesse perdurare “ ( Taranto 6 Furio (Bruno Misefari), La lotta dei metallurgici di Taranto in Umanità Nova Quotidiano anarchico n. 190, Giovedì 7 ottobre p. 1; ); 2) “ Nostro telegramma particolare: L’ agitazione locale dei metallurgici della ditta Tosi prosegue fra l’entusiasmo dell’intero proletariato. Si tengono quotidianamente comizi indetti dalla Camera del Lavoro Sindacale. Prevedesi prossima la proclamazione dello sciopero generale per fiaccare la tracotanza padronale. Il proletariato rivoluzionario italiano sia con noi e ci sorregga nella battaglia. Per la C.d.L. sindacale, Misefari. Questo telegramma speditoci il 7 è stato recapitato il 9! ( Taranto 7, Misefari, Il proletariato di Taranto pronto ad impegnare la battaglia in Umanità Nova . Quotidiano anarchico n. 193. Domenica 10 ottobre 1920 p. 1)
Bibliografia: Primo e secondo brano in Cronache
anarchiche. Il giornale Umanità Nova nell’Italia del Novecento (1920-1945)
a cura di Franco Schirone, Zero in condotta, 2010 in DVD volume 1 1920-1921.
Per quanto riguarda il primo brano , mi sembra, interessante notare come le rivendicazioni operaie esposte coincidano, in gran parte, con l'ultimatum scritto da Misefari, riportato integralmente da Pia Zanolli (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Ultimatum: Signor Franco Tosi, duemila uomini, duemila famiglie, diecimila esseri umani, da più di tre mesi soffrono la fame. Per il bene di questi, per il bene vostro e della vostra grande industria nazionale, vi consiglio di concedermi un colloquio. Desidero discutere, trattare ed accordarmi con voi, solo, solo con voi, accordi di cui dovranno beneficiare esclusivamente gli scioperanti. Il cantiere deve riaprirsi al più presto possibile. Se non mi ascolterete, il cantiere di Franco Tosi avrà sulla coscienza anche dello spargimento di sangue. Pensateci bene e fate del tutto per evitarlo. Il segretario della Camera del Lavoro Bruno Misefari. “ All' ultimatum si risponde evasivamente. Il nuovo segretario non sarà ricevuto da Franco Tosi. Il fermento di rivolta è in aumento intorno al cantiere. Lo stato d'assedio regna già in tutta la città . ..." (Pia Zanolli Misefari , L’anarchico di Calabria… )
Bibliografia: Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La
grande esperienza di una vita intera con Bruno Misefari, La Nuova Italia
1972 p. 162.
Il primo articolo scritto dallo stesso Bruno Misefari ( Furio) mercoledì 6 ottobre e pubblicato su Umanità Nova (U. N. n. 190) giovedì 7 ottobre e il secondo articolo scritto sempre da Misefari, da Taranto il 7 ottobre, recapitata al giornale Umanità Nova n. 193, il 9 ottobre e pubblicata domenica 10 ottobre contrastano con l’affermazione di Giuseppe Tripodi che Misefari non era presente a Taranto il 6 e il 7 ottobre e che , quindi non poteva essere stato il firmatario dell’ultimatum alla ditta di Tosi. (cfr. brano da commentare)
Brano da commentare: “ ... lo stesso giornale [nota mia: Corriere delle Puglie 9.10.1920] ... precisa: "All'ultimatum inviato dalle maestranze dopo il comizio di mercoledì, il commendator Tosi ha risposto negativamente". Il mercoledì cui si riferisce era infatti giorno 6 ottobre. Bruno era stato segnalato il 3 ottobre a Taranto per un comizio ( Nota del prefetto Limongelli del 4 ottobre 1920 “ Anarchico Bruno Misefari .. dopo avere tenuto ieri comizio Taranto è partito stamani per Castellamare di Stabia”. Ma anche il " Corriere delle Puglie" del 4 ottobre registra il comizio: Al Politeama Alhambra ha parlato il signor Bruno Misefari di Reggio Calabria e dopo hanno preso la parola i rappresentanti delle diverse organizzazioni". Quindi Pia, che[ imputa l’ultimatum all’azione di Bruno fornendo un testo da lui firmato […] si sbaglia o millanta: risultando il ritorno di Bruno a Taranto il 9 ottobre da documento certo ed essendo stato inviato l’ultimatum giorno 6 ottobre, quanto lei scrive non corrisponde a realtà. [...] 9.10.1920 Anarchico Bruno Misefari... ritornato a Taranto per incarico quela (sic!) Camera Sindacale del Lavoro” dirigere agitazioni e operai Cantiere Tosi. Prefetto Limoncelli" , nota del prefetto di Lecce al Ministero dell'Interno in CPC.( Giuseppe Tripodi, L’invenzione del ribelle…)
Bibliografia: Giuseppe Tripodi, L’invenzione
del ribelle. Vita tortuosa di Bruno Misefari (1892-19369 cosiddetto “anarchico
di Calabria, Città del sole, 2020 p. 103 nota 5 e nota n. 6.
A mio parere , al fine di avere su questa vicenda una visione un po’ più chiara, è consigliabile, innanzitutto, tenere ben distinta la conferenza su “La Società dell’amore “ , tenuta da Misefari al teatro "Paisiello" di Taranto il giorno 3 ottobre 1920 dall’ intervento di Misefari in occasione della grande manifestazione pro vittime politiche, organizzata dal Sindacato Ferrovieri al teatro "Politeama Alhambra" di Taranto, il 6 ottobre 1920 . E a questo proposito mi sembra importante notare che un non meglio identificato sottoprefetto di Taranto fornisce un' informazione che contraddice quella del " Corriere delle Puglie del 4 ottobre" e , in parte, le segnalazioni del prefetto Limongelli di Taranto talvolta menzionato con il nome di Limoncelli . (cfr. brano)
Bibliografia: Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con Bruno Misefari, La Nuova Italia 1972 p. 160. Cfr. anche Giuseppe Tripodi, L’invenzione del ribelle. Vita tortuosa di Bruno Misefari (1892-19369 cosiddetto “anarchico di Calabria, Città del sole, 2020 p. 101 dove probabilmente per una dimenticanza questa lettera è citata senza indicare la città da dove Misefari scriveva.
Il silenzio di Bruno in questa lettera a Pia del gravoso impegno di assumere la guida degli operai nella vertenza contro il Cantiere Navale Tosi si spiega probabilmente [ma è solo una mia ipotesi] con il proposito di Bruno di non volere preoccupare la sua compagna prima dell’inizio di una lotta che si annunciava come particolarmente dura.
Bruno Misefari, dopo il rifiuto da parte della ditta Tosi di un accordo, comunicò poi (quasi) quotidianamente sulle pagine di Umanità Nova l'evoluzione degli avvenimenti. Mi limito, per ragioni di spazio, a citare soltanto la notizia dell'inizio dello sciopero generale e quella in cui era annunciato l' esito finale. (cfr. brani)
Assolto come era stato convenuto, il compito , di “segretario provvisorio” della Camera del Lavoro sindacale (USI), Misèfari riprese i tour di propaganda nel meridione organizzando in particolare la promozione di interventi di massa finalizzati alla liberazione di Errico Malatesta, arrestato il 17 ottobre (cfr. post ERRICO MALATESTA 1914-1932) e degli altri compagni arrestati. Il 22 ottobre 1920, seguendo le direttive enunciate dal giornale anarchico Umanità Nova Misefari e numerosi altri proletari/e interruppero, a Taranto un comizio elettorale socialista al grido di “ Liberate Malatesta” (primo brano) . La presenza di Miséfari alla testa del corteo non sfuggì alla polizia che lo incriminò di vari reati , tra cui l’incitamento all’odio di classe. (secondo brano). Sfuggito all’arresto venne considerato latitante, il che non gli impedì di essere testimone, il giorno dopo, delle violenze della reazione poliziesca. Una descrizione dettagliata dei fatti, in cui mi sembra di intravedere un presagio dell'imminente fine del cosiddetto "biennio rosso", la raccontò lui stesso in una lettera a Pia Zanolli, senza però, io credo per non preoccuparla, menzionare esplicitamente la sua personale partecipazione al comizio sovversivo e la sua attuale condizione di latitante e ricercato dalla polizia. ( terzo brano)
Brani da commentare: “1) "