venerdì 29 aprile 2011

ANARCHICINI: * BRUNO MISEFARI ( 1892-1936)


MISEFARI GIOVANE

    BRUNO MISEFARI (1892-1936) nacque a Palizzi (Reggio Calabria).   Aderì assai giovane al Partito Socialista  e al tempo stesso si sentì sempre più attratto dalle idee anarchiche,  udite, per la prima volta, da Giuseppe Berti, uno dei suoi insegnanti dell’Istituto Tecnico “Raffaele Piria”. (cfr. brani da commentare)

Brani da commentare:  1)“ Uno dei suoi professori, quello di Fisica, era un uomo, calmo, dolce, erudito. Si chiamava Giuseppe Berti e proveniva dal Maceratese. Bruno si affezionò a lui e gli teneva compagnia nelle passeggiate che faceva lungo il viale Marina, da cui si ammira uno dei passaggi più belli del mondo. Si scambiarono le idee. Bruno quelle immature del giovane socialista. Berti quelle mature dell’anarchico…” ( Enzo Misefari,  Bruno, biografia di un fratello…) ;2) “..Ogni giorno, per ore, [nota mia: Misefari e Berti] discutono di tutti i problemi umani che assillano il vulcanico cervello del giovane ed alla fine Bruno scopre che i suoi pensieri sono più libertari che socialisti…” ( Pia Zanolli,  L’anarchico di Calabria...)

Bibliografia: Primo brano :Enzo Miséfari, Bruno biografia di un fratello, zero in condotta , 1989 p. 35-36  e  secondo brano: Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con  Bruno Misefari. La Nuova Italia, 1972 p.65. Sto abbreviando per quanto possibile le citazioni perché lo spazio disponibile del post è sempre più ridotto.

Nel 1910 pur frequentando ancora la sezione socialista e scrivendo alcuni articoli per il giornale socialista “Il Riscatto” di Messina, di tendenze rivoluzionarie iniziò a tenere conferenze, in cui  assumevano sempre più consistenza idee socialiste libertarie. (cfr. brano) 

Brano da commentare: “ Imprevedutamente per i familiari, Bruno tenne la sua prima conferenza in pubblico a 18 anni. L’argomento svolto era sul significato del primo maggio: lutto o festa? […] Bruno richiamò alla memoria e all’attenzione degli intervenuti il Congresso di Parigi del 1889 e specificatamente le proposte di Bebel e Liebchnecht i quali sostenevano che la rievocazione dei martiri ( nota mia: cfr. post “ I 5 MARTIRI DI CHICAGO”)  in campo internazionale dovesse essere fatta il primo maggio di ogni anno […] La parola facile e suadente di Bruno fu ascoltata anche dai poliziotti, che non praticarono le solite interruzioni. …“ ( Enzo Misefari, Bruno ritratto di un fratello…)

Bibliografia: Enzo Misefari, Bruno ritratto di un fratello,Zero in condotta 1989, pp.47-48 . L’autore accenna anche a un seconda conferenza, tenuta al teatro Parisienne, conclusasi con insulti da parte di alcuni facinorosi messi a tacere dall’intervento energico di  “zio Vincenzo”(Vincenzo Autelitano), fratello della madre , a casa del quale Bruno visse, dopo, avere finito le scuole elementari e restandovi per tutto il periodo dell'adolescenza.   Di lui Bruno affermò più tardi in una sua poesia: " mi fu padre, fratello, amico".

Il 24 aprile 1911 il repubblicano Gaetano Sardiello, divenuto, anni dopo, un noto giurista, in un articolo  pubblicato su “ Il Corriere di Calabria protestò contro il brutale atteggiamento della polizia  e le anzioni disciplinari impartite ,in seguito, dal preside e di alcuni professori della sua scuola nei  confronti del giovane Misefari per un suo discorso pubblico critico nei confronti della monarchia e delle miserevoli condizioni socio-economiche della classe lavoratrice, tenuto a nome del circolo ”Luisa Michel”, durante una manifestazione ufficiale in commemorazione del cinquantenario dell’ Unità d’Italia. (cfr. brano)

Brano da commentare: “  Non occorre commentare; lasciamola parola ai fatti: nel cinquantenario della proclamazione dell’unità italiana e di Roma capitale, ai piedi del monumento di Giuseppe Garibaldi, un giovane   che parla a nome di un circolo “ Luisa Michel” sol perché osa nominare “ balzelli e manette” viene interrotto da un funzionario della pubblica sicurezza , viene agguantato da un altro, più che villanamente e costretto a scendere dal piedistallo del monumento.  […]  Quel giovane ha parlato di miserie del popolo e- sì o cittadino questore - mentre il re saliva il Campidoglio, a Rimini a Parma a Savona a Castellamare a Brindisi, nelle Puglie, ovunque, il popolo si adunava in comizi per mostrare le piaghe della sua miseria, per affermare la santità dei suoi diritti. [...] E può essere vero che, dopo le violenze poliziesche, quel giovane Bruno Miséfari, abbia dovuto subire altre onte ; e da alcuni suoi professori… sia stato sottoposto a un tribunale di inquisizione rammodernato? Ciò è sconfortante e vergognoso e noi chiediamo di sapere se, fuori dalle aule della scuola, un giovane ha il santo diritto di manifestare le sue idee; chiediamo di sapere se nella scuola – dove ogni libertà trae sua vita e ragione – debba o no rispettarsi ogni idea, ogni pensiero, ogni fede! [...] O muta ombra pensosa di Giovanni Bovio, no, non è nella scuola che l’anima dell’avvenire si costruisce, se può essere vero che le aule scolastiche diventino camere di sicurezza e gli educatori della gioventù supplenti dei questurini! Evviva la libertà! “ ( Gaetano Sardiello, Metodi… russi. La polizia nelle scuole ?, in Il Corriere Calabrese, 24 aprile 1911) 

Bibliografia: Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con  Bruno Misefari. , La Nuova Italia pp.55-57 e p. 196 dove nell'articolo di fondo, Chi sono e cosa vogliono gli anarchici ? pubblicato sul 1° numero de L' Amico del popolo, nel 1924, (si veda più avanti) Bruno Misèfari cita l'annunzio di Giovanni Bovio: "Verso l'anarchia s'incammina la storia! Sulla celebre frase di Giovanni Bovio (1837-1903) " Anarchico è  il pensiero e verso l'anarchia va la storia", cfr. Luigi Fabbri, Dittatura e rivoluzione, Libreria Editrice Internazionale G. Bitelli 1921 ora anche in Il concetto anarchico  della rivoluzione. Libertà e violenza, Umanità Nova,  19 febbraio 2023. Cfr. anche Enzo Misefari, Bruno ritratto di un fratello,Zero in condotta 1989, pp.50-52.

 Il  giovane  Bruno Misefari, ancora formalmente socialista, si oppose, sin da subito, all’aggressione colonialista italiana alla Libia durante la guerra italo-turca (1911-1912) e disapprovò, sul giornale  Il Lavoratore, organo della Camera del Lavoro di Reggio Calabria, quei deputati calabresi, tra cui il sindacalista rivoluzionario Francesco Arcà, che approvavano la conquista della Libia. (cfr. brano da commentare)

Brano da dimenticare: … “ L’onorevole Arcà  dimentica o finge di dimenticare che la guerra libica è una guerra coloniale, una guerra che non può essere giustificata , e tanto meno ammessa da nessun socialista cosciente. Le guerre coloniali sono sempre vere e proprie piraterie che risuscitano – come ben disse l’onorevole Colaianni  - gli istinti della primordiale ferocia”..." (Articolo intitolato I deputati calabresi e la guerra di Libia  firmato “Lo studente “, pseudonimo  di Bruno Misefari,)

Bibliografia: Pino Vermiglio, Bruno Misefari e la guerra libica in https://www.facebook.com/photo/? fbid=1105711836128811&set=pb.100064034710405.-2207520000.  Cfr.. Antonio Orlando, Francesco Arcà (1879-1920)  in  Dizionario biografico della Calabria Contemporanea, in https://www.icsaicstoria.it/dizionario/arca-francesco-2/

  
 Nell' ottobre 1911  Bruno Misefari fu arrestato e processato per avere diffuso un manifestino  scritto da Benito Mussolini, allora direttore dell’ Avanti,  contro la guerra libica. Cito di questo volantino, per ragioni di spazio, solo le parole conclusive. (cfr. brano da commentare)

Brano da commentare:  … Amici rivoluzionari! Vigilate! Abbasso la guerra di Tripoli! Abbasso tutte le guerre! Contro il parassitismo militarista, noi gettiamo il grido antico: Giù le armi e in alto le bandiere dell’umanità ! "( Per i gruppi giovanili socialisti Benito Mussolini!)

Bibliografia: Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con  Bruno Misefari. , La Nuova Italia p.59

   La strategia di difesa di Bruno Misefari, durante  il processo, fu  condotta dall’amico del padre, l’ avvocato Nicola Lombardi, “mezzo socialista e mezzo liberale”. L'esito finale fu la condanna a  2 mesi  e 15 giorni e  a £ 100 di multa oltre alle spese processuali. L’appello fu, fissato a Catanzaro .   Il giorno in cui padre e figlio giunsero in quella città per presenziare all’udienza della corte d'appello, dove il difensore riuscì  ad ottenere la condizionale e la non iscrizione al cartellino penale (7 agosto 1912) si ebbe tra loro  una divergenza di vedute, che non venne poi, più superata. (cfr. brano da commentare)

Brano da commentare: “  Lungo il corso di Catanzaro, oltrepassata la stretta curva, all’altezza del caffè Colacino, Bruno scompare. Ricompare sorridente, facendo mostra con orgoglio di una cravatta rossa. Il ragazzo attende che anche il padre ricambi il sorriso, invece questi, con impeto, gliela strappa dal collo e la riduce in mille pezzi. – Il fiocco rosso! Il fiocco rosso ci voleva per complicare le cose. I giudici proprio questo vanno cercando per poterti condannare. Incosciente, temerario, tu mi farai morire! Bruno resta folgorato. Capisce quale abisso  c’è tra le loro concezioni. Due mondi diversi. Per lui, quella cravatta rossa, simboleggiava il suo credo, il suo mondo a cui si sentiva orgoglioso di appartenere.  Con quel simbolo voleva affermare davanti ai giudici tutto il suo puro sentimento verso il socialismo.  Il padre ha guastato tutto. Da quel momento ha perduto spiritualmente il figlio prediletto. Non si comprenderanno mai più. “ ( Pia Zanolli Misefari , L’anarchico di Calabria )

Bibliografia: Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con  Bruno Misefari. La Nuova Italia, 1972 pp.60-61 

Dopo essere diventato un anarchico militante il suo antimilitarismo si  accentuò.  (cfr. brano)

 Brano da commentare: “ Nell’anarchismo italiano la nascita dell’ Alleanza apriva altresì in termini a volte assai aspri la discussione sull’atteggiamento ideologicamente e tatticamente più conseguente e conveniente da tenere di fronte all’obbligo del servizio militare.: propendendo taluni decisamente per la diserzione anche in tempo di pace, pronunciandosi altri, invece , per la necessità di guadagnare l’esercito alla rivoluzione , mediante la demolizione dello spirito patriottico e del clima autoritario, con una propaganda sistematica i cui principali strumenti potevano benissimo essere le reclute anarchiche e socialiste. Del primo parere furono fra gli altri Leonida Mastrodicasa, Renzo Novatore, Bruno Misefari, Ugo Fedeli e naturalmente  Augusto Masetti. …” ( Gino Cerrito ,  L’ antimilitarismo anarchico....) 

 Bibliografia: Gino Cerrito, L’ antimilitarismo anarchico in Italia nel primo ventennio del secolo, Edizioni RL- Pistoia 1968, p. 12

 All’apice dello scontro tra interventisti e neutralisti, Misefari, contestava insieme ad altri compagni anarchici di Reggio Calabria e provincia, con un'  intensa attività di propaganda e di agitazione politica l’entrata in guerra dell’Italia (cfr. , la testimonianza di NINO MALARA, nel post ANARCHICI/E AL CONFINO....., ove, tra l'altro,l'amico Misefari è ricordato da Malara con parole assai intense)

Durante un giro di conferenze in Calabria, Misefari parlò dei  grandi mali che si sarebbero riversati, soprattutto, sulla  classe lavoratrice, se la guerra fosse scoppiata (primo brano) e pochi giorni prima dell’entrata in guerra Bruno Misefari tornò sull’argomento con toni sempre più veementi . (secondo brano)

Brani da commentare: 1)“ COMIZIO A REGGIO CALABRIA. Ieri alle ore dieci ad iniziativa della locale sezione giovanile socialista, si è tenuto un comizio privato contro la guerra , riuscito abbastanza numeroso nei locali della  Camera del Lavoro. Ha parlato, applaudito lo studente Bruno Misefari al quale in ultimo è stata fatta una calda ovazione. E'stato poi votato un vibrante ordine del giorno deplorante le conseguenze funeste della guerra e invocante l'amnistia di tutti i  condannati politici. Il comizio si è sciolto senza incidenti."(Dal Corriere di Calabria del 22 settembre 1914); 2)  "  Resoconto della manifestazione avvenuta il 1° maggio 1915 nel Salone della Borsa del Lavoro di Napoli ( “Il Mattino” 2 maggio 1915): Dopo dell’ on. Altobelli sale sul tavolo un giovanotto ,l’anarchico Bruno Misefari il quale comincia a mettere in guardia il popolo contro i suoi nemici, i quali pur camuffandosi da amici, inspirano il loro agire alla volontà del Governo “ Non si venga qui a dire che le sorti del proletariato italiano  dipendono  dalla guerra contro la Germania, perché tali affermazioni non dimostrano altro che chi le pronuncia è un falso del proletariato quando non è un venduto del nostro governo o della Francia.  Resoconto della  manifestazione 1° maggio 1915 alla Borsa del Lavoro dove riescono a parlare solo i neutralisti e gli anarchici (“Il Socialista” 8 maggio 1915): “L’anarchico Bruno Misèfari può tenere, fra gli applausi della maggioranza e la fiacca ostilità di pochi, un breve discorso antiguerresco ed antipatriottico, mettendo in guardia i lavoratori dalla politica dell’equivoca democrazia, puttaneggiante con la reazione e la monarchia” (in Enzo Misèfari, Bruno, biografia di un fratello…

Bibliografia: Primo brano in  Enzo Misefari, Bruno ritratto di un fratello,Zero in condotta 1989, p. 71. Secondo brano in  Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria La grande esperienza di una vita intera con  Bruno Misefari. La Nuova Italia, 1972 pp., La Nuova Italia p. 69


 
BRUNO MISEFARI DISERTORE

 Allo scoppio della prima guerra mondiale Bruno Misefari fu assegnato , nel giugno del 1915, al  40°  Reggimento di fanteria a Benevento e mise subito in chiaro , ma inutilmente,  la sua indisponibilità ad andare a combattere al fronte cioè a uccidere o a  essere ucciso. (cfr. primo brano) .  La resistenza passiva e, per quanto possibile, attiva di Bruno Misefari  nei confronti dei superiori seminò consensi tra le altre reclute ( cfr. secondo brano) 

Brani  da commentare: 1) " Quando Bruno  si presentò  al 40° Reggimento di Fanteria in Benevento, non frappose indugio a far sapere al suo comandante che egli poteva accettare di essere adoperato come "territoriale" e fisso al deposito, mai di essere mandato in guerra, contro la quale si era battuto fino ad essere processato e condannato. Naturalmente il suo era un discorso a dei sordi ..."  (Enzo Misefari, "Bruno, biografia di un fratello..." );  2)" A Benevento al 40° Reggimento Fanteria, dove dovrà iniziare il corso allievo ufficiale, nel suo incartamento scrivono: Inabile permanente al lavoro di guerra. Come alle altre reclute così alla recluta Misefari viene consegnata la divisa. Ufficiale? Io ufficiale? Giammai! Nemmeno soldato semplice! Fermo, risoluto, incrocia le braccia dietro la schiena. La divisa- d'allievo ufficiale- a lui destinata cade  a terra. - Non la indosserò mai! [...]  Il colonnello, dopo avergli fatto fare diversi giorni di cella di rigore, lo fa chiamare nel suo ufficio.  -  Misefari, ti ordino di metterti questa divisa, altrimenti ti manderò al penitenziario di Gaeta dove rimarrai a vita. Bruno risponde con garbo - Per accontentarla, signor colonnello mi vesta da semplice soldato. Le dichiaro però, che non porterò mai la baionetta, e che le mie mani non toccheranno mai un fucile. E' pazzo, è pazzo - grida il colonnello- Ancora in carcere per altri trenta giorni. [...] Dopo trenta giorni, vissuti pieni di angoscia, gli si ordina di vestirsi da semplice soldato. Si vuole tentare un altro esperimento. Quando per la prima volta, le reclute lo vedono comparire senza baionetta e senza fucile in spalla, gli sorridono. Egli rimane indifferente. Cammina come se fosse un automa. Arriva l'ufficiale. S'iniziano gli esercizi. -Att-entiii!!! - Bruno si mette in riposo. - Aaavantiii!!!- Bruno fa un passo indietro. - Maarch!!!- Bruno sta fermo. - Dieeetro front!- Bruno fa passi in avanti. - Riiiiposo!!!- Bruno si siede per terra. L' ufficiale grida in continuazione, fra un comando e l'altro - Incosciente! Vigliacco! Traditore! Via! Via!Via! Marcia! In cella! Bruno si avvia nuovamente verso la prigione. Ogni mattina gli fanno fare nuovi esercizi. Lui li esegue sempre al contrario.  […]  Questa volta lo fanno marciare assieme alla sua compagnia verso la campagna dell'Epitaffio, contrada isolata  e deserta. Colà si fanno gli esercizi di tiro a segno. [...] Il tenente con i baffi all’Umberto, porge a Bruno un fucile. Gli ordina: “Spara!” – No, non sparo- grida- Non voglio diventare un assassino così come domani lo sarete voi tutti ! Questo grido passa da cervello a cervello, da cuore a cuore. – Non è affatto pazzo  - si dicono i soldati. – Dovremo avere anche noi il suo coraggio. Dovremo fare tutti come lui. […] - Vogliamo fare come il Misèfari. Ritornando in carcere, Bruno , dopo essere stato trattenuto per diverse ore nell'ufficio del colonnello, trova colà  più soldati del solito. Tutti hanno commesso atti d'insubordinazione. Tutti lo attorniano con simpatia, quasi con venerazione. Esercita su quegli uomini un notevole ascendente. Uno spirito di ribellione comincia a propagarsi per tutta la caserma.  Si teme l’insorgere di una rivolta. Per evitarla, dopo quattro mesi di “fermento” si decide di mandare in licenza il “ pazzo ribelle” . ( Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria...)

 Bibliografia: Primo brano in Enzo Miséfari, Bruno biografia di un fratello, zero in condotta , 1989 p74 . Secondo brano in Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria La grande esperienza di una vita intera con  Bruno Misefari. La Nuova Italia, 1972  p. 73-74-75. Per ragioni di spazio ho dovuto fare molti tagli. Spero di non averlo troppo deturpato. E questo vale anche per i successivi brani riportati a mò di racconto tratti dall'Anarchico di Calabria di Pia Zanolli Misefari..

 Il 5 marzo 1916,  Misefari ottenuta una breve licenza  si recò a Reggio Calabria. Appena arrivato, quando era ancora in divisa,  si imbatté in una manifestazione  contro la guerra  e vi partecipò con passione. (cfr. primo brano). Il  "violento" discorso di Bruno Misefari e il contesto in cui si svolse quella densa giornata di scontro politico tra chi era  contro la guerra e chi a favore è stato rievocato da Pia Zanolli Misefari ne “ L’ anarchico di Calabria”. Per ragioni di spazio ne cito solo alcuni passaggi. (cfr. secondo  brano)

   Brani da commentare :  1)“ Il soldato Misefari Bruno, la sera del 5 marzo in Piazza Garibaldi  di questa città tenne un discorso violento contro il militarismo e contro la guerra, dopo di che si rese disertore. Venne arrestato a Canobbio e denunciato all’autorità giudiziaria”. [ Nota della prefettura di Reggio Calabria  del 31 marzo 1916]; 2) "Giunto a Reggio si fermerà due ore per salutare zio Carlo e zio Vincenzo. [...] La vista di un gruppo di persone ferme attorno al monumento del grande eroe arresta la sua corsa.  Riconosce fra loro alcuni suoi amici - Bruno, tu qui? Che fai? Sei scappato dal fronte?, Da dove vieni? - Nooo, nooo, piuttosto voi qui che fate? Perché vi siete riuniti ? - Vogliamo ad ogni costo interrompere ed impedire il comizio degli interventisti guerrafondai. Sono già riuniti al Circolo dei ferrovieri. " [...] Ad interrompere il comizio va lui, gli altri lo seguono. [...]  S' avvicina all'occasionale oratore e facendogli un cenno con la mano, lo prega di smettere perché vuole continuare lui. [...] Si è curiosi  di sentire il discorso del giovane Miséfari vestito da soldato  [...]  Il silenzio regna sovrano. - Amici cittadini ! Voi tutti mi conoscete, però mi presento ugualmente […] Sono e sarò sempre un antimilitarista. […] Poveri giovani, poveri figli del popolo! Oggi vi si dice “ Lasciate l’officina, lasciate il libro e la casa e i figli, lasciate tutto! Correte nelle caserme, addestratevi nell’arte di uccidere, di incendiare, di stuprare, di rapinare, di morire nell’anima e nel corpo: la grandezza della patria sta nella vostra delinquenza! […]   Più sangue farete scorrere per la terra, più lutti, più stragi, più dolori seminerete, più lauri, voi buoni, voi semplici, porrete sul fronte della patria! "  Chi è costei che un giorno ci vuole uccisi sul lavoro e un giorno ci vuole uccisi nella guerra ? Chi o cosa è questa  cosiddetta "patria" ? [...] La patria è una madre? Infamia! La madre ha sempre per i suoi figli un bacio e una carezza.  La sua ricchezza è la loro, la povertà è la loro. Non ha preferenze per alcuno. Essa li ama tutti di uguale amore. Essa non bistratta, non scaccia , non uccide il figlio lavoratore per orgiare col figlio ozioso e delinquente.  […] Perché devo fare il soldato? Perché mai ho dunque indossato questa indegna divisa del servo e dell’assassino? Abbasso la guerra! Abbasso tutte le guerre! Via la guerra dalla vita dei popoli. “  Questo “soldato” italiano, così dicendo, con tutta la sua convinzione, strappa con tutta la sua forza, pieno di sdegno, le stellette maledette dal collo della sua giubba. [….] Mentre il "soldato" si accinge ad allontanarsi dalla pedana, viene afferrato simultaneamente da due individui. Il braccio sinistro è stretto dalla mano che rappresenta lo Stato, quello destro dalla mano che rappresenta il Militarismo. I rappresentanti delle due potenze se lo contendono; ognuno vuole portarselo via, ognuno   vuole farlo suo!  [...] Le autorità non sanno, in questo caso singolare, se farlo giudicare dalle leggi civili o da quelle militari. Era un soldato, quando venne arrestato? No, perché era senza stellette. Era un civile? No, perché era vestito da soldato. Non era un soldato perché non aveva  baionetta né  il fucile, né le stellette! Eppure è un soldato. In tempo di guerra, in questi casi, non si va tanto  per il sottile.  Lo manderanno in Sicilia. Viene assegnato al carcere di Acireale. [...] Bruno, isolato in una cella di rigore, rimane in attesa della condanna per sette mesi. ... “ ( Pia Zanolli , L’anarchico di Calabria…)

 Bibliografia: Primo brano in  Giuseppe Tripodi,  L’invenzione del ribelle. Vita tortuosa di Bruno Misefari (1892-1936) , Città del sole,  2020 p. 60.   Secondo brano in  Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con Bruno Misefari,  La Nuova Italia 1972 pp. 75, 76, 77, 78.  Per un confronto con  considerazioni affini, ma inserite in un contesto diverso, cfr.  il libro antimilitarista di, Furio Sbardemi (Bruno Misefari) Diario di un disertore. un anarchico contro la guerra, Gwynplaine Edizioni,2010  pp. 36-39

 Nel capitolo "Nella morsa della Grande Guerra"  del libro "L'invenzione del ribelle ..." di Giuseppe Tripodi, l'autore analizza, dal canto suo, quanto avvenne in quella giornata ponendo, tra l'altro, in evidenza alcune contraddizioni sulle date. (cfr.  brano)  

 Brano da commentare:  "... Pia Zanolli aggiunge al comizio di Piazza Garibaldi, avvenuto il 5 marzo 1916, una irruzione anche al Circolo Ferrovieri a disturbo di una manifestazione interventista alla quale non abbiamo trovato riscontro documentale e propone un comizio con brani tratti dal Diario di un disertore .  Poi racconta come conseguenza di quel comizio, di un periodo di sette mesi di prigionia al carcere di Acireale in Sicilia.  la cosa viene ribadita in Utopia?No! (Roma, sd, p.133)  ove si precisa che la detenzione de qua sarebbe avvenuta nel 1915 e sarebbe stata preceduta, sempre nel 1915, da altri tre mesi di detenzione a Benevento. L'indicazione è molto generica ed perlomeno errata quanto alla data: l'Italia entrò in guerra il 24 maggio 1915. Bruno fu arruolato in data 1 giugno 1915 ed inviato al corpo del 40° Reggimento in data 16 dello stesso mese; nell'anno di grazia 1915 non ci fu dunque il tempo necessario per 10 mesi di carcere (ad Acireale e a Benevento) di cui fantastica Pia; al massimo avrebbe potuto scontarne soltanto sei." […]  Dei mesi in carcere ad Acireale non c' è nessuna menzione: il disertore fu sicuramente agli arresti dal 31 marzo al 5 agosto 1916, in tutto quattro mesi e cinque giorni, in attesa di giudizio per la diserzione. Può essere, ma i dubbi sono fortissimi, che una parte del tempo intercorso tra l’arresto di Cannobio e il rientro al corpo Bruno l’abbia passato nel carcere di Acireale.  Ma quel soggiorno carcerario, ove ci fosse stato non è durato sette mesi come ha scritto confusamente Pia Zanolli e deve essere riferito al 1916. Comunque la cosa non risulta da nessun documento ufficiale. "(Giuseppe Tripodi, L'invenzione del ribelle ....

Bibliografia:  Giuseppe Tripodi,  L’invenzione del ribelle. Vita tortuosa di Bruno Misefari (1892-1936) , Città del sole,  2020 p. 60 e 61-62.   Ho tolto per favorire una lettura più veloce le note in cui  l'autore citava le pagine tratte dall' Anarchico di Calabria, da me già riportate (vedi sopra)  e che oltre tutto si riferivano alla prima edizione di quel libro, che io non ho. 

  Vi è una palese contraddizione tra quanto si afferma in Utopia? No! e quanto si afferma invece nel libro L'anarchico di Calabria , dove la detenzione di Bruno Misefari nel carcere di Acireale e la sua successiva diserzione era diretta conseguenza della sua partecipazione al comizio antimilitarista del 5 marzo 1916. Se fosse vera , almeno in parte, questa seconda opzione, si dovrebbe porre,  d'accordo con quanto affermato da Giuseppe Tripodi , come anno di riferimento per una ricostruzione effettiva dei fatti non il 1915 ma il 1916.   Ritengo, inoltre,  , ma è una mia opinione del tutto personale, che la data del 1915 citata in Utopia? No! per segnalare la durata della detenzione di Bruno Misèfari nel carcere di Acireale , che già Tripodi riteneva "molto generica ed perlomeno errata" possa essere dovuta a un involontario errore di stampa o quanto meno a una svista della curatrice  o di chi per lei. Un  errore di stampa o una svista  vi è, d’altronde,  anche per  quanto riguarda il nome del  noto comune siciliano , qui chiamato “Arcireale”.  (cfr. primo brano). Mi sembra,  inoltre, strano che in questa lista carceraria non venga menzionato l'anno 1916 , di cui, a differenza  del 1915, gli atti ufficiali, citati da Giuseppe Tripodi,  attestano a carico di Bruno Misèfari  quantomeno una detenzione  di quattro mesi .(cfr. secondo e terzo brano).
 Brani da commentare:  1) ". Nel 1911 a Reggio Calabria, 2 mesi e mezzo (antimilitarismo per la guerra di Libia).  Nel 1915 a Benevento, 3 mesi, (da soldato per antimilitarismo) . Nel 1915 ad Arcireale, per antimilitarismo, 7 mesi. Nel 1917 a Lugano, perché disertore italiano, 15 giorni. Nel 1918 a Zurigo, incolpato innocentemente per aver tentato di fomentare una rivolta nella città, 7 mesi. ......"  (Utopia ? No! ...);   2) “ Il Modello A per servizio dello schedario della prefettura di Reggio Calabria […] che riassume ufficialmente condanne e denunce cui venne sottoposto Bruno Misefari, non fa menzione di condanne o detenzioni per l’anno 1915.  In ogni caso il modello A  attesta: a) l’episodio del discorso antimilitarista di Piazza Garibaldi avvenne il 5 marzo 1916; b) che il 16 marzo 1916 Bruno fu denunciato al Tribunale militare di Napoli per diserzione; c) che il 31 marzo successivo fu arrestato a Cannobio mentre cercava di espatriare in Svizzera; d) che successivamente venne “… tradotto a Napoli a disposizione di quell’ Avv. Fiscale presso il Tribunale Militare …”) e) che il 5 agosto 1916 “ E’ rientrato al deposito di  Fanteria a Benevento essendo stato sospeso il procedimento penale a suo carico a norma del D.L. n. 1599” (ib.,pp.2,3);  3)“ Le cose certe che risultano dagli atti del CPC sono : a) il primo arresto a Cannobio (31 marzo 1916); b) i quattro mesi di detenzione fino al 5 agosto, data di rientro al corpo “ essendo stato sospeso il procedimento penale a suo carico a norma del D.L. 31 ottobre 1915 n. 1599" (Modello A); c) la seconda diserzione, iniziata il 25 agosto 1916 durata fino al  19 giugno 1917 (poco meno di dieci mesi) quando il latitante riesce a passare il confine italo svizzero a Cannobio…” ( Giuseppe Tripodi, L’invenzione del ribelle…) 

 Bibliografia:  Primo brano in  Pia Zanolli Misefari (a cura di)   Utopia? No!. scritti scelti di Bruno Misefari  Roma, Alba Centro Stampa, 1976, p. 133 . Secondo e terzo brano in Giuseppe Tripodi, L'invenzione del ribelle. Vita tortuosa di Bruno Misefari (1892-1936) cosidetto "anarchico di Calabria, Città del sole p. 61 e p. 64

 Sulle motivazioni e le modalità della prima diserzione di Bruno Misefari,  i succinti atti ufficiali, citati da Giuseppe Tripodi tacciono. A supplire questa mancanza vi sono le suggestive versioni fornite rispettivamente  da Enzo Misefari e da Pia Zanolli Misefari.    Nella versione di Enzo Misefari il progetto di disertare nasceva in Bruno  già dal mese  di giugno del 1915 in seguito a forti contrasti con i suoi superiori. ( cfr. primo brano). Nella versione di Pia Zanolli invece la decisione di disertare sorgeva in Bruno Misèfari da un concatenarsi di drammatici eventi, che riassumo brevemente :  la detenzione di Bruno Misèfari  nel carcere di Acireale conseguente alla sua partecipazione al comizio del 5 marzo 1916 a Reggio Calabria, fu sospesa, senza processo,  per essere trasferito nuovamente al suo reggimento, per poi, nelle intenzioni del  comando militare, essere mandato in prima linea al fronte. (cfr. secondo brano)  Per quanto riguarda poi la messa in atto del piano di fuga (prima diserzione) e il suo fallimento finale, quando si era di già a un passo dalla libertà , mi sembra che le due versioni siano, in più punti, coincidenti o quasi .

 Brani da commentare: 1) “ C’erano due comandanti il maggiore  Bifulco e il maggiore Tobia nel 40° Reggimento di Benevento, essi considerarono la recluta [nota mia: Bruno Misèfari] un vero scorfano, dalla grinta gradevole, dalla parola colta e dagli aculei veleniferi. Costui andava isolato subito e spedito al fronte in una delle posizioni più esposte. Anche l'esercito non sapeva cosa farsene: prima ci lasciava la pelle, meglio sarebbe stato. Bruno intese bene l’antifona. Ribadì i suoi propositi e quando seppe- da uno della fureria- che il comando stava per proporgli l’invio al fronte, scappò dal Reggimento e si nascose presso un compagno, il sarto Coretti, nella stessa città. Poi informò la famiglia e Zio Vincenzo, il quale accorse con molte precauzioni e gli lasciò i mezzi per soggiornare nel nascondiglio e per poter espatriare in caso di una buona preparazione della fuga . La “ preparazione”  richiese nove mesi ( dal 25 giugno 1915 al 10 marzo 1916) . Si ritrovò  con un altro compagno di idee, Roberto Rizza, milanese che volle seguirlo. Con molta circospezione Bruno e Roberto giunsero sulla linea di confine della parte di Anza-Angera Magadino. Il confino in quel punto era segnato da una estesa roccia di duro granito.  Bisognava scavalcarla per trovarsi sul territorio elvetico. Bruno ci riuscì, ma voltandosi vide il compagno (operaio di fabbrica) precipitare. Tentò di dargli una mano ma ciò produsse rumore, saltarono fuori le guardie confinarie di parte italiana e puntarono le armi, ordinando l’altolà.  […] In breve  Bruno fu identificato e messo in guardina insieme all’altro “turista”. Furono inviati al Deposito da cui si erano allontanati. Era il 31 marzo 1916. ...”  ( Enzo Misèfari,  Bruno. Biografia di un…); 2) …  "Che i tribunali militari  , i superiori, i giudici si siano dimenticati che c’è ad Acireale  un  carcerato in attesa della condanna?  [ …] Finalmente qualcuno si risveglia, qualcuno ha deciso la sua sorte: è il colonnello del 40°  fanteria, il suo colonnello. Di nuovo ammanettato lo riconducono nelle carceri di Benevento, senza processarlo, senza  che egli sappia quale condanna lo aspetti.  Sì. la condanna c'è: a morte! Quanti cambiamenti in quella caserma, in sette mesi d'assenza. Tutte le  reclute del suo reggimento sono già partite per il fronte. Altre sono già pronte per  raggiungerle.  Faranno partire anche Bruno? Certo. Un nocivo in più che morirà! - Signor colonnello, lei si sbaglia, io non parto per il fronte  Come lei ben sa Io sono inabile ai lavori di guerra. Ed anche se fossi abile, non partirei lo stesso. Gliene darò la prova. Il carcere non mi ha modificato, cambiato per nulla, anzi ha rafforzato i miei sentimenti e principi. - Taci traditore! -grida il colonnello - In nessun foglio risulta che tu sei "inabile" quindi devi partire subito, oggi stesso. Si è fatto "sparire" tutto l'incartamento del fante Misèfari Bruno. La morte è sicura. questa è la condanna "per il pericoloso antimilitarista". Bruno prevede la sua vita futura, tanto contraria ai suoi sentimenti e principi: diserterà! Essendo stato assiduo frequentatore del carcere della sua caserma, un’antica chiesa sgangherata, Bruno è facilitato nell’esecuzione della fuga. Ne conosce minutamente i cunicoli, i corridoi contorti che conducono negli abissi misteriosi, verso la via d'uscita.  Il suo vecchio amico, il secondino del carcere lo aiuta in questa ardua impresa. Gli vuole bene. Arriva a destinazione senza essere inseguito. Libero! [...] La casa “ospitale” in via Dacomazio14, è del capo mugnaio Enrico Russo. Bruno è costretto a rimanere nascosto in quell’abitazione, anche se è tanto vicina alla caserma: deve attendere un soldato  milanese, Roberto Rizza, che pur di poterlo seguire ovunque “romperà le file anche lui”. Tre giorni d'attesa! Sembrano un'eternità! Finalmente giunge. Partono verso la libertà con indumenti forniti dall’amico fornaio. Fino al punto dove hanno deciso di tentare la fuga dall’ Italia sono stati accompagnati dalla fortuna. Sono convinti che questa li accompagnerà oltre il confine. […]  Soddisfatti, si affrettano a cercare il sentiero che li condurrà in Svizzera. Bruno, nell’oscurità, riesce a individuarlo, ma mentre si rigira  per far segno al Rizza di seguirlo vede il suo amico fra due gendarmi. La “fortuna” li ha abbandonati! …”  ( Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria…

  Bibliografia: Primo brano:in  Enzo Misèfari, Bruno biografia di un fratello,  Zero in condotta , pp 74-75.  Secondo brano in  Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con Bruno Misefari,  La Nuova Italia 1972 pp. 79-80. 

 Giuseppe Tripodi ritiene queste due versioni, tra loro differenti, " altrettanto fantasiose " (cfr. brano)  

 Brano da commentare “ Enzo Misefari infatti non menziona la circostanza del carcere siciliano, ma propone cose altrettanto fantasiose ; secondo lui Bruno sarebbe stato coscritto al 40° Reggimento  Fanteria di Benevento ma, perseguitato dai maggiori  Bifulco e Tobia che volevano farlo spedire al fronte  (Diario di un disertore, pp. 65-66) .......“ scappò dal Reggimento e si nascose presso  un compagno, il sarto  Coretti nella stessa città . Poi informò la famiglia e Zio Vincenzo, il quale accorse con molte precauzioni  ... [nota mia: a  questo punto seguono alcuni frammenti della ricostruzione di Enzo Misèfari della prima  diserzione di Bruno, già  citati in questo post - vedi sopra] ...  In breve  Bruno fu identificato e messo in guardina insieme all’altro “turista”. Furono inviati al Deposito da cui si erano allontanati. Era il 31 marzo 1916. ..." . ( Enzo pp.74-75) La ricostruzione contrasta quanto scritto da Pia Zanolli, i già nominati dieci mesi di carcere nel 1915” .   Ma  entrambe le ricostruzioni fanno a pugni  con la storia effettiva: l’Italia entra in guerra  il 24 maggio e, fino al 25 giugno 1915, non ci sarebbe stato neanche il tempo perché accadessero “ i fatti presupposti”  della latitanza;  e ciò  anche in considerazione del fatto che Bruno frequentò il corso per allievi ufficiali di cui subito diremo. Ma della diserzione prolungata di cui parla Enzo nulla è rimasto negli atti conservati al CPC. La  data del marzo 1916, indicata come data di fine latitanza, è successiva al comizio di Reggio Calabria e precede l'arresto a Cannobio per il quale la versione di Enzo coincide con quella degli atti ufficiali ." ( Giuseppe Tripodi, L'invenzione del ribelle...)

Bibliografia: Giuseppe Tripodi, L'invenzione del ribelle. Vita tortuosa di Bruno Misefari (1892-1936) cosidetto "anarchico di Calabria, Città del sole pp. 62 e 63.  Sulla frequenza di Bruno Misefari al corso allievi ufficiali, Giuseppe Tripodi dopo avere pronunciato [p. 63] la frase: "...  di cui subito diremo" passava poi, invece, ad affrontare altri argomenti , accennando, solo più tardi, [pp. 65-66]  alla  presunta frequenza di Bruno Misèfari al corso allievi ufficiali e all'averlo portato a termine. Vi si tornerà tra breve.  

 La critica di Giuseppe Tripodi a quelle due versioni si basa essenzialmente, se ho capito bene, sugli impossibili " dieci mesi di carcere nel 1915", menzionati in Utopia? No!. Sulla infondatezza di quelle indicazioni   citate in quel libro a  cura di Pia Zanolli, io ho già espresso la mia opinione personale. (vedi sopra) . Comunque, prescindendo per il momento dal problema della datazione (1915 o 1916), ritengo che , a mio parere , per la ricostruzione effettiva  dei fatti, le versioni di Enzo e di Pia Misèfari  si rivelano , ancora,  in qualche modo, utili  per sopperire, sino all'eventuale scoperta di nuove fonti, alla stringatezza degli atti ufficiali. Le differenze e possibili incongruenze , nella parte iniziale,  tra le due versioni,  si spiegano, a mio parere, col  fatto che non essendo fonti primarie erano  ovviamente soggette ad una inevitabile rielaborazione soggettiva da parte di chi, per quanto in buona fede, riportava fatti lontani e facilmente confondibili,  di cui non erano stati testimoni diretti.  

Anche per la seconda diserzione  di Bruno Misèfari, avvenuta  tra il 25 agosto 1916 e il 19 giugno 1917, si dipende, quasi esclusivamente, dalle versioni di Enzo Misèfari  (primo brano) e di Pia Zanolli Misèfari (  secondo brano).

Brani da commentare:  1)  “ Bruno diserta per la seconda volta il 28 settembre 1916. Trovò rifugio nella campagna del beneventano nella contrada Montesarchio, in casa di un contadino. Vi restò il tempo necessario per potere partire senza pericolo verso il confine svizzero, secondo il piano. Vi era alle sue spalle tutta un’organizzazione che funzionava come poteva e faceva perdere tanto di quel tempo tra un nascondiglio e un altro: era quella che operava tra Asti e Torino. Il 19 giugno 1917 appena toccò finalmente il territorio svizzero ad Anza-Angera-Magadino , i gendarmi elvetici  lo condussero al carcere di Lugano. Quivi, appena giunte da Reggio le informazioni, trattandosi di un uomo politico, fu lasciato libero con la facoltà di scegliere il luogo di residenza. Indicò subito Zurigo, la città che egli sapeva già di potere rintracciare Francesco Misiano, che aveva disertato tempo prima e ora lavorava nella redazione del giornale " L'avvenire dei lavoratori" diretto dalla socialista  Balabanoff. ” ( Enzo Misefari,  Bruno . biografia di un …..); 2) ”...   La notizia del ritorno di Bruno , si propaga dentro e fuori la caserma. Sarà fucilato? Questa volta non riuscirà a scappare!  Invece lo aiuteranno per una nuova fuga. Se l'evasione dovesse dipendere dall'intensità del desiderio, dovrebbe riuscire. A notte inoltrata tutto è pronto. Il buco dalla parte interna della parete è ora abbastanza grande per le dimensioni del prigioniero. Fuori però ... Comunque conviene sempre provare, tentare sarà bene.  Bruno saluta e bacia i presenti, in particolare il suo amico Gennarino, il secondino del  carcere. S’infila nel buco : Arrivederci, ragazzi! Riesce a mettere fuori la testa e una spalla, ma il resto del corpo rimane incastrato fra le pietre. La situazione è critica. L’ostacolo è costituito da una grossa pietra della parete esterna che costringe Bruno a rimanere attanagliato per ben tre ore: lo tirano fuori più morto che vivo. Nonostante abbia il corpo indolenzito, scappa, scappa.  Si dirige  verso la contrada dove un giorno si era rifiutato di eseguire i famosi esercizi col fucile: l'Epitaffio.  Continua la marcia verso la contrada “Sparata” di Montesarchio, dove spera di poter rimanere nascosto nella campagna isolata presso un contadino, finché potrà partire per la Svizzera. […] Qui dimentica di essere un disertore, un ricercato, di vivere in continuo pericolo d’essere ripreso da un momento all’altro e mandato alla fucilazione. E dimentica anche che, attaccata alla porta di casa dei suoi genitori a Caraffa del Bianco, c’è una taglia, “la sua taglia”. […] L’organizzazione di Asti che sostiene i disertori in partenza per la Svizzera è molto lenta. In giugno si fa viva, però, anche presso chi attende da più di un anno. […] Da Asti a Torino arrivano le istruzioni per la fuga: il bracciale di stoffa azzurra; il modulo 5 dei ferrovieri, e quattrocento franchi svizzeri per il lasciapassare. Raccoglie  in tutta fretta  i suoi scritti preziosi e parte tranquillo. Raggiunge il confine svizzero il 19 giugno 1917: passa da Luino/Cannobio. Il progetto d’evasione, come previsto, riesce magnificamente. Tanti disertori, prima e dopo di lui, sono passati per quella stessa zona. Questa volta è solo. Arriva a Anzo-Angera-Magadino. …” ( Pia Zanolli Misèfari, L’anarchico di  Calabria…)

Bibliografia:  Primo brano in Enzo Misèfari, Bruno biografia di un fratello, Zero in condotta, 1989, p. 75.  La data del 28 settembre 1916 non coincide con quella dei dati ufficiali , 25 agosto 1916, a cui mi attengo. (vedi sopra) . Secondo brano  in  Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con Bruno Misefari,  La Nuova Italia 1972 pp. 82 e 83., dove per ragioni di spazio ho dovuto tagliare quanto racconta Pia Zanolli dei dieci giorni passati da Bruno Misèfari nel carcere di Lugano prima del suo rilascio, dopo stressanti interrogatori, in quanto politico. Cfr. anche Giuseppe Tripodi , L' invenzione de ribelle. Vita tortuosa di Bruno Misefari (1892-1936), cosiddetto anarchico di Calabria, Città del sole, 2020 p.74 n.  2 , in cui in base " a una nota dell' otto gennaio 1919 (ora a CPC) dell'Ufficio speciali investigazioni pare" che Bruno Misèfari sia stato prima di passare la frontiera nascosto, per un periodo tempo, in casa di Maria Conti, moglie di Francesco Misiano, abitante in Asti.

 Infine come conclusione del capitolo "Nella morsa della Grande Guerra"  Giuseppe Tripodi fornisce una interpretazione opportunistica e non ideologica delle motivazioni dei due tentativi di diserzione di Bruno Misefari. ( cfr. brano)

   Brano da commentare: "Dopo la fine del corso Allievi Ufficiali Bruno dovette usufruire di una licenza prima dell’invio in prima linea, con la quale si spiega il suo arrivo a Reggio Calabria e la sua partecipazione al comizio anti-militarista del  5 marzo 1916; dopo di che si diede alla diserzione perché la sua destinazione al teatro di guerra gli dovette apparire indifferibile. Un percorso dunque verosimile dal quale però, come rileva lo stesso Bruno nel Diario, la coerenza antimilitarista del “cavaliere dell’ideale’ usciva ridimensionata.” ( Giuseppe Tripodi, L’invenzione del ribelle..)

 Bibliografia:  Giuseppe Tripodi , L' invenzione de ribelle. Vita tortuosa di Bruno Misefari (1892-1936), cosiddetto anarchico di Calabria, Città del sole, 2020 p. 66 .  

Secondo quanto afferma Giuseppe Tripodi, Bruno Misèfari terminò, se ho  capito bene,  il corso allievi ufficiale , (divenendo quindi ufficiale?) prima di partecipare al comizio antimilitarista del 5 marzo 1916. Ricordo a questo proposito che la nota prefettizia del 31 marzo 1916 lo identifica come "il soldato Bruno Misèfari".  Passando  dalla realtà alla finzione (ma non troppo) letteraria l’autore di L’invenzione del ribelle  cita come conferma della frequenza al corso allievi ufficiali di Bruno Misèfari  un brano tratto dal Diario del disertore (Nella morsa), scritto dall'anarchico calabrese  quando nel 1918 era detenuto nel carcere di Zurigo. (cfr.  brano) 

 Brano da commentare: La spiegazione della contraddizione, tra la fede anarchica antimilitarista e la frequenza non automatica del corso Allievi ufficiali la si ritrova nel Diario [nota mia: di Furio Sbarnemi] alla data 29 maggio 1915: Un insieme fatto di lacrime materne e paterne preghiere  mi pose in aspra antitesi col mio pensiero, che mi dice  di non dare alla guerra neppure il contributo di un’ora soltanto. Vedi? Non so rifiutarmi, non so ribellarmi ai miei vecchi genitori, pur avendo coscienza di compiere una viltà dinanzi a me stesso.”    Era una situazione molto diffusa allo scoppio della guerra;  la propaganda militarista alternava minacce e promesse per far ritornare gli emigrati e i genitori dei precettati , temendo danni patrimoniali alle loro misere economie e ritorsioni carcerarie anche ai danni di familiari, diventavano i migliori fautori dell'obbedienza." ( Giuseppe Tripodi, L’invenzione del ribelle…); 

 Bibliografia: Primo brano in Giuseppe Tripodi,  L’invenzione del ribelle. Vita tortuosa di Bruno Misefari (1892-1936) , Città del sole,  2020 p. 65. Il brano in corsivo è tratto da Furio Sbarnemi (Bruno Misefari) , Diario di un disertore un anarchico contro la guerra, Gwynplaine 2010, p. 21.  Sulle minacce usate dall'esercito per indurre all'obbedienza i precettati e i loro familiari, cfr. anche  Marco Rossi, Gli ammutinati  delle trincee. Dalla guerra di Libia al primo conflitto mondiale 1911-1918,  BFS edizioni, 2014 p. 48

  Questo brano è certamente interessante per avere posto in evidenza il problema delle diffuse pressioni dei familiari, a loro volta pressati dalla minacciosa propaganda militarista, sui precettati,  ma,  contrariamente alle aspettative, non vi  ho trovato nulla sulla eventuale frequenza  al corso allievi-ufficiali di Furio Sbarnemi (pseudonimo anagrammatico di Bruno Misèfari), , anzi nel  Diario  si sottolinea, qualche pagina più avanti , il  radicale rifiuto del protagonista di questo opuscolo antimilitarista  a diventare ufficiale. (cfr. brano) 

Brano da commentare:” Dunque”, mi ha detto, [nota  mia : chi parla a  Furio Sbarnemi è il colonnello] noi sappiamo chi sei. Sappiamo che per le tue idee… capisci? Per le tue utopie non hai voluto neppure, come potevi, iscriverti all’accademia militare, in qualità d’ufficiale. Tu sei intelligente. ( Io intanto pensavo: costui è un volgare politicante, mi solletica l'amor proprio perché crede che io sia un imbecille e abbocchi all'amo).  Perciò adesso fai il tuo dovere, dando un buon esempio agli altri, perché oggi i destini della patria poggiano sulle persone intelligenti come te.” Non lo lasciai continuare: questa ipocrisia mi fece montare al cervello un’ondata di sdegno …” ( Furio Sbarnemi (Bruno Misefari), Diario di un …)

Bibliografia: Furio Sbarnemi (Bruno Misefari) , Diario di un disertore un anarchico contro la guerra, Gwynplaine 2010, p. 34  Sui corsi allievi-ufficiali e sulla differenza fra ufficiali di carriera e ufficiali di complemento, cfr. Piero Melograni, Storia politica della grande guerra (1915-1918), Mondadori, 2023 pp. 203-204. 

Anche se non si vuole dare credito  alla propaganda antibellicista, dopo l'arruolamento,  svolta da Misèfari tra i suoi commilitoni  mediante  esempi pratici di sovversivismo  (vedi sopra), mi sembra che la sua "coerenza antimilitarista” sia  ampiamente dimostrata dal suo spontaneo e appassionato discorso  contro il militarismo e la guerra tenuto pubblicamente, a Reggio Calabria, con indosso, come aggravante, la divisa da soldato. I due tentativi di diserzione di Bruno Misefari,   fecero seguito, come attestano gli atti ufficiali citati da Giuseppe Tripodi, (in particolare il Modello A), a questo suo sovversivo e temerario  intervento in pubblico e non mi sembra superfluo sottolineare che la seconda diserzione fu, in quanto recidiva, particolarmente coraggiosa . Personalmente non considero le diserzioni di Bruno Misèfari come semplici espedienti per evitare l'invio al fronte, bensì,  principalmente,  come "prove" pratiche della sua refrattarietà nei confronti della guerra e della  crescente militarizzazione, prolungandosi gli anni di guerra,  della società italiana.  Ad avallare questa mia interpretazione si rendono, a mio parere, garanti i suoi  persistenti “ sentimenti e principi” ispirati a un futuro  senza Stati, senza Eserciti e senza Guerre, più volte espressi, tra l'altro,  nei suoi scritti.  Mi limito qui, per ragioni di spazio, a citare solo alcune  sue  riflessioni  sul militarismo e sulla guerra. (cfr. primo e secondo brano)

Brani da commentare:  1)  “14 ottobre 1915. L'esistenza del militarismo è la dimostrazione migliore del grado di ignoranza, di servile sottomissione, di crudeltà, di barbarie a cui è arrivata la società umana. Quando della gente può fare l'apoteosi del militarismo e della guerra senza che la collera popolare si rovesci su di essa, si può affermare con certezza assoluta che la società è sull'orlo della decadenza e perciò sulla soglia della barbarie, o è una accolita di belve in veste umana.”;  15 ottobre 1915. Sapete che cos’è la guerra? La ferocia dov’era la bontà , l’odio dov’era l’amore, il pianto dov’era la gioia. La profanazione di anime e di corpi, la mutilazione della vita, la ribellione della natura. E’ il pensiero umano fermato per secoli nella sua marcia vittoriosa verso il progresso.” ( Furio Sbarnemi (Bruno Misefari), Diario di un ….); 2) "L’anarchico non ama l’esercito e nega la patria perché ama  tutti gli uomini di tutti i paesi che vogliono vivere da fratelli e non vuole rendersi cieco strumento di morte”. ( Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria..):   

Bibliografia:  Primo brano in Furio Sbarnemi (Bruno Misefari) Diario di un disertore. Un anarchico contro la guerra, Gwynplaine, 2010 p 61-62 .Secondo brano  in  Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con Bruno Misefari,  La Nuova Italia 1972 p.198. 

 Mi sembra importante precisare  che la diserzione come "attestato di coerenza" era un sentimento diffuso tra i disertori anarchici esuli in Svizzera tra cui Ugo Fedeli , di cui cito un brano tratto dal libro," A testa  alta! Ugo Fedeli e ... " di Antonio Senta (cfr. primo brano). Da non sottovalutare , inoltre , le pesanti pene,  che   i  Tribunali di guerra infliggevano contro i disertori, specie se recidivi. (cfr. secondo brano).

Brani da commentare :  1) “ Molti di noi [nota mia: disertori ed esuli in Svizzera) vennero condannati alla fucilazione, in contumacia, i presenti, a pene varianti dai 15 ai trenta anni. Il nostro non era stato un caso di vigliaccheria, ma un caso di coerenza, per questo l’essere disertori per noi era un attestato di coerenza, e quando dalla stampa svizzera si cominciò -pagata dai vari governi- una sistematica campagna che ci voleva far passare come esseri  abbietti che non avemmo osato sollevare la testa, rispondemmo con il nostro “ a fronte alta” [recte: A testa alta!].” […]  Fedeli si riferisce qui all’opuscolo A testa alta!, firmato “un disertore” ovvero Monanni “pubblicato ad iniziativa  di un gruppo di  refrattari italiani a Lugano nel marzo 1917;[…] “per differenziarci da quelli che non per profonde convinzioni morali e politiche si son fatti renitenti, bensì per gretto egoismo o per vigliaccheria. “ (Antonio Senta, A testa alta ! Ugo Fedeli e l’anarchismo …); 2)  " Impressionanti i dati  riguardanti tale attività [ nota mia:  dei Tribunali militari]: (870.000 denunce, delle quali 470.000 per renitenza; 350.000 processi celebrati; circa  170.000 militari condannati, di cui 111.605 per diserzione;  220.000 condanne a pene detentive, tra le quali 15.000 all'ergastolo; 4.028 condanne a morte (in gran parte in contumacia) delle quali 750 eseguite." ( Marco Rossi Gli ammutinati nelle...); 3) “ Su 101.665 condanne per diserzione  soltanto 370 furono condanne a morte; le altre furono condanne alla reclusione che nella quasi totalità dei casi non impedirono ai condannati di tornare subito in linea; si voleva impedire, infatti, che la diserzione diventasse un mezzo per “imboscarsi” nelle prigioni.” (Piero Melograni, Storia politica della Grande Guerra …)

  Bibliografia: Primo brano in Antonio Senta, A testa alta! Ugo Fedeli e l’anarchismo internazionale (1911-1933), zero in condotta, 2012 , p.76 cfr. post: UGO FEDELI in  ANARCHICI AL CONFINO …; Secondo brano in Marco Rossi, Gli ammutinati delle trincee. Dalla guerra di Libia al primo conflitto mondiale 1911-1918, BFS edizioni, 2014, p. 49 . Terzo brano in Piero Melograni, Storia  politica della grande guerra 1915-1918, Mondadori , 2023, p. 281

 E' bene, inoltre, ricordare che in prima linea al fronte la decisione di eseguire la pena di  morte, senza processo, era delegata, dal Comando supremo,  agli ufficiali del reparto, procedendo per via gerarchica. (cfr. primo brano) . La più importante , per quanto ne so, tra le direttive sulla disciplina di guerra,  fu la Circolare n. 3525 firmata dal  generale  Luigi Cadorna, capo di Stato  Maggiore in carica dal 24 maggio 1915 sino alla disfatta di Caporetto. Mi limito a citare,  per ragioni di spazio , il solo   III punto di quella Circolare (cfr. secondo brano). 
Brano da commentare:  1)  A queste sentenze ( nota mia: dei tribunali militari) si aggiunsero innumerevoli circolari, ordini di servizio e disposizioni che non solo legittimavano , ma incitavano all’utilizzo  sistematico delle esecuzioni extragiudiziali da parte degli ufficiali nei confronti di atti anche irrilevanti di disobbedienza dei subordinati, non solo “in faccia al nemico” ma pure genericamente “in presenza del nemico”..." ( Marco Rossi, Gli ammutinati delle ...) 2) “LA "SALUTARE" GIUSTIZIA MILITARE SOMMARIA.  Il 28 settembre 1915 Cadorna, emanò la Circolare n. 3525, avente ad oggetto Disciplina di guerra, che stabiliva le direttive per la repressione delle manifestazioni di «indisciplina individuale collettiva nei reparti al fronte». […]  La Circolare, che divenne in pratica il regolamento della «salutare» giustizia militare sommaria, si articolava in sette Punti. […] Punto III : «Deve ogni soldato essere certo di trovare, all’ occorrenza, nel superiore il fratello o il padre, ma anche deve essere convinto che il superiore ha il sacro diritto e dovere di passare immediatamente per le armi i recalcitranti ed i vigliacchi …”.  (Giorgio Giannini,  La giustizia    militare sommaria ……); 

 Bibliografia: Primo brano in Marco Rossi, Gli ammutinati delle trincee. Dalla guerra di Libia al primo conflitto mondiale 1911-1918, BFS edizioni, 2014, p. 50  dove è citato parzialmente il punto III della circolare n. 3525  e a p. 48 sempre parzialmente   il punto IV.  Secondo brano in Giorgio Giannini, La giustizia sommaria nella grande guerra, Quaderno n. 1,  Centro studi Difesa Civile, 2018, pp. 9-10. Cfr. anche Piero Melograni, Storia  politica della grande guerra 1915-1918, Mondadori , 2023 pp. 53-54 .dove l'autore  cita il punto IV per intero.

 Tenendo in debito conto di queste disposizioni militari  mi sembra comprensibile come Bruno Misefari , con fama di "pericoloso antimilitarista", percepì con certezza che l'invio in prima linea , dopo la diserzione fallita, significava per lui una  ineluttabile condanna a morte per "fuoco nemico o amico "(vedi sopra).
La morte, pochi giorni prima  dalla fine della guerra, riservata da Bruno Misèfari al protagonista  del suo opuscolo, Diario del disertore , Furio Sbarnemi, ( ex disertore dell'esercito italiano, espulso dalla Svizzera dove si era rifugiato, fu  estradato in  Italia e immediatamente inviato in prima linea al fronte) , avverrà , appunto, per mano dell'unico ufficiale italiano superstite di quel reparto, che, in quanto tale, possedeva  il diritto di vita e di morte sui suoi soldati.  Il  Diario si conclude  con una lettera dell'amico di Furio, Mado,  a Bruno, in cui lo informa di quanto accaduto e gli affida il diario di Furio. (cfr. brano)
Brano da commentare: " Furio è morto al fronte fucilato alla schiena da un ufficiale italiano, mentre abbracciava un soldato austriaco. Entrambi uccisi. Morti il giorno dei morti, il  2 novembre 1918, alle ore sette di sera. Io ho ucciso. Ho ucciso il tenente, che a sua volta aveva ucciso Furio. Tenevo nascosta una pistola, l'avevo prelevata dalla tasca di un giubbotto di un ufficiale austriaco , morto ai miei piedi. Con essa ho sparato , ho ucciso anche io. Bruno, penso e so che solo tu puoi comprendere e giustificare la mia azione, eseguita in quel momento particolare. Non potevo farne a meno. Comprenderai anche il gran gesto di Furio. I pochi soldati rimasti in trincea hanno assistito all'uccisione del tenente, sono stati fermi, zitti. Anche dopo l'armistizio non mi hanno denunciato." ( Diario di un disertore...)
Bibliografia: Furio Sbarnemi (Bruno Misefari) , Diario di un disertore un anarchico contro la guerra, Gwynplaine 2010, pp. 161-162. Sull' opuscolo Il diario di un disertore... si veda anche più avanti.

In un capitolo successivo del libro di Tripodi intitolato "Pia Zanolli" dedicato interamente alla confutazione delle  presunte  falsificazioni grossolane e alterazioni macroscopiche della verità della compagna di Bruno Misefari, Tripodi  supera i suoi dubbi, che non avevano completamente escluso una detenzione, anche se più breve di sette mesi,  di Bruno Misèfari nel carcere di Acireale e giunge a negare l’esistenza stessa di quel carcere ritenendola una “completa invenzione” di Pia . (cfr. brano)

Brano da commentare: “ La prima invenzione di Pia Zanolli riguarda la presunta segregazione, 1915, nel carcere di Acireale. [vedasi il capitolo Nella Morsa della Grande Guerra del presente volume] Per come abbiamo  argomentato, non ci furono i tempi per questo periodo carcerario, che, oltretutto non risulta da alcun documento ufficiale. Inoltre a favore della completa invenzione, milita inesorabile la circostanza che ad Acireale non è mai esistito un carcere militare nel quale, ove la carcerazione ci fosse stata ed essendo Bruno sottoposto alla giustizia militare in quanto mobilitato dal giugno 1915 in avanti per forza di cose avrebbe dovuto scontare la detenzione” ( Giuseppe Tripodi, L’ invenzione del ribelle…)

 Bibliografia: Giuseppe Tripodi, L'invenzione del ribelle. Vita tortuosa di Bruno Misefari (1892-1936) cosiddetto "anarchico di Calabria",  Città del sole, 2020, p. 203 

  Ancora una volta Giuseppe Tripodi attinge a Utopia? No! per fissare la data  della presunta detenzione di Bruno Misèfari nel carcere di Acireale al 1915  non tenendo conto, se non altro per contestarla, della versione  di Pia Zanolli Misèfari in L'anarchico di Calabria...), in cui la detenzione nel carcere di Acireale  era strettamente collegata  al comizio del 5 marzo 1916. (vedi sopra)

CARISSIMO NEDDU


Per quanto riguarda poi il carcere di Acireale,  la   testimonianza di un giovane ufficiale, Vito Pappalardo, che svolse funzioni di avvocato proprio in quella prigione e in quell’anno mi sembra contraddire l' affermazione di Tripodi sull’ inesistenza, ritenuta da lui "inesorabile," ad Acireale di un carcere militare , o, comunque, avente  in quegli anni di guerra anche tale funzione.  (cfr. brano)
Brano da commentare : "Carissimo Neddu, ho ricevuto la tua lettera, godo che tutti stiate bene. Ieri fui ad Acireale per andare a sentire 3 militari detenuti in quel carcere e di cui io sono avvocato. ..." (Parte iniziale di una Cartolina postale italiana in franchigia. Corrispondenza del R. Esercito dell' 8 maggio 1916, scritta  dal sottotenente Vito Pappalardo 240° battaglione presidiario, indirizzata  al fratello Mariano Pappalardo )

Bibliografia: Giuseppe Alario Spadaro per conto Mascalucia DOC,  Carissimo Neddu… Le missive durante la prima guerra mondiale in https://mascaluciadoc.org/carissimo-neddu-le-missive-durante-la-prima-guerra-mondiale/ . La parte restante della cartolina  mi sembra che tratti di argomenti che non riguardano il carcere di Acireale. 

Raggiunta, come si è detto,   il 19 giugno del  1917  la Svizzera,  Misèfari entrò in contatto con altri disertori italiani , alla cui vita in esilio  accenna Pia Zanolli nella sua biografia su Bruno (cfr. primo brano). Una testimonianza delle  notevoli capacità  propagandistiche di Bruno Misefari si trova nei ricordi di Attilio Copetti, anche lui obiettore della “grande guerra” e disertore. ( cfr. secondo brano):

 Brani da commentare:  1)  Dall'inizio della guerra-24 maggio 1915- fino ad oggi, renitenti di leva e disertori varcano le Alpi, più o meno con difficoltà, per rifugiarsi nella vicina nazione neutrale. Sono centinaia, migliaia. Ne arrivano anche da ogni parte d'Italia. [...] I più giovani fra essi, Mario Mantovani e Ugo Fedeli di Milano, non si sono presentati per la visita medica militare. Fra loro ci sono anche dei socialisti: Francesco Misiano, giornalista; Rainoni, direttore dell' Avvenire del lavoratore; Farina, assessore comunale di Milano, e tanti altri. La Cooperativa socialista alla Militaestrasse 36 , è la loro casa, il loro rifugio, il loro recapito. Chi viene e chi va. S'incontrano colà per potersi aiutare a vicenda, per discutere, per scambiare le idee politiche. Chi frequenta spesso, quando è di passaggio, questo simpatico, familiare ambiente, è la grande socialista russa Angelica Balabanof. Tutti i giovani socialisti sono suoi discepoli. Un altro ritrovo, molto frequentato, è la libreria Internazionale alla Zwinglistrasse gestita da Monanni, Ghezzi ed Arrigoni, tre inseparabili disertori milanesi. ..." ( Pia Zanolli Misefari, L'anarchico di Calabria...); 2) “Il più forte gruppo di Zurigo si era poi arricchito di una schiera   di ottimi compagni italiani, che valicando le Alpi avevano saputo dire no alla guerra... Tra i nuovi arrivati, refrattari alla guerra...c’era pure Bruno Misefari e la sua personalità spiccò e si distinse subito tra noi, tutti lavoratori manuali. Era certamente l’unico che possedeva un grado di istruzione universitaria, ma era ben lungi dal trarne vanto e superbia. Il suo anarchismo quantunque non maturato dall’esperienza, si manifestava già in maniera profonda ed elevata. Il suo stile era alieno da ogni forma declamatoria, esibizionistica; aborriva le pose da super-uomo e detestava oltre ogni dire la polemica volgare e settaria che snatura e sterilizza ogni discussione. ” ( Attilio Copetti, Ricordi zurighesi, in “L’Agitazione del Sud”, Palermo, 1966.)

Bibliografia: Primo brano in Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria La grande esperienza di una vita intera con  Bruno Misefari. La Nuova Italia, 1972 pp. 86-87. Secondo brano in Antonio Orlando , Lineamenti per una storia del movimento anarchico in Calabria in http://www.icsaicstoria.it/wp-content/uploads/2018/03/Orlando-lineamenti.pdf . Cfr. anche Enzo Misefari,  Bruno biografia di un fratello, zero in condotta p. 79 e nota. Per alcuni cenni biografici su Attilio Copetti, cfr ad nomen. in Cantiere biografico degli Anarchici in Svizzera in http://www.anarca-ch/.bolo.ch/cbach/biografie.php?id=231.  Per notizie su UGO FEDELI cfr. in questo blog il post: ANARCHICI/E AL CONFINO...) e su GIUSEPPE MONANNI, autore dell' opuscolo, A Testa Alta , cfr. post: ANARCHICI/E A MILANO...).

  Bruno Misefari  collaborò assiduamente con il noto giornale anarchico svizzero Il Risveglio e con successo intraprese come conferenziere un tour di propaganda nelle città svizzere. (cfr. primo brano) Sul Risveglio , apparve tra l'altro  un suo  resoconto, a puntate, delle lotte proletarie in Italia, negli ultimi anni di guerra, a cui contribuì, tra l'altro, "l'entusiasmo suscitato dalla rivoluzione del febbraio " del 1917 in Russia . (  secondo brano).  Sempre su il Risveglio Misefari partecipò, inoltre, a un dibattito tra i (minoritari) anarchici   “dittatorialisti”, che si dichiaravano favorevoli alla  “dittatura del proletariato” intesa nella sua espressione più ampia, e i  (maggioritari ) “ortodossi”, che si opponevano risolutamente a ogni forma  di dittatura.( terzo  brano) 

   Brani da commentare:  1) Entra in contatto con Luigi Bertoni, il “Santone” e inizia a collaborare con il quindicinale  Il Risveglio comunista anarchico, stampato a Ginevra dal 1900 e fu durante gli anni del primo conflitto europeo 1914-1918 uno dei pochissimi, se non l’unico giornale anarchico,  che abbia potuto pubblicarsi in Europa. Numerosi sono gli articoli pubblicati da Bruno Misefari con lo pseudonimo Furio Sbardemi, Furios, Furio. Fra i tanti articoli Il problema della pace; I retroscena finanziari ;Gli anarchici e Stocolma; La Rivoluzione e la vita. Nei numeri 469, 479, 471, 472 viene pubblicato in più puntate La situazione in Italia analizzando la condizione precedente dell’entrata in guerra con dati sull’economia, l’agricoltura, la produzione e i consumi e scrive:  “Di modo che l’Italia era diventata la Nazione tipica della miseria cronica. Miseria aumentata vieppiù dalle due spedizioni ingloriose dell’ Abissinia e della Libia, per cui parecchi miliardi sono stati spesi inutilmente. Diciamo francamente la verità. Nessuno era così in basso come l’Italia […] Se questa era l’Italia in tempo di pace, quale potrebbe essere l’Italia dopo due anni di guerra, aspra, terribile, dispendiosa. […] Intensa è anche l’attività di conferenziere , che svolge nei locali pubblici di  varie città svizzere ogni sabato sera e  domenica mattina. Alcune delle  conferenze sul tema della guerra: Noi, la guerra e gli interventisti a Sciaffusa; Bagliori di fiamme in Italia a Roscharch; Le religioni e la guerra a Waendeswil;  La nostra pace a Lucerna; Patria e guerra a Basilea; Il proletariato e la guerra a  Berna. ” ( Pino Vermiglio, Bruno Misefari diserta in Svizzera); 2) "... Sulla situazione italiana interessante l'analisi pubblicata su "Il Risveglio " a cura di Bruno Misefari che collaborò al giornale  di Bertoni con lo pseudonimo di Furio Sbarnemi: La situazione italiana, Il 1 settembre, 15 settembre, 29 settembre, 14 ottobre 1917."   3) “ Fu  “Il Risveglio “, per primo, a rilevare l’antitesi fra dittatura e rivoluzione e , ricordare a coloro che solidarizzavano con il potere bolscevico le sostanziali differenze tra  anarchismo e bolscevismo. […] Questa prima presa di posizione apriva sulle colonne del giornale un ampio dibattito che coinvolse i più noti collaboratori del periodico, Leonida Mastrodicasa, Carlo Friggerio, Bruno Misefari, Luigi Fabbri, ma interessò anche moltissimi militanti e anonimi lettori. …...”  (in Furio Biagini, Il Risveglio….);

Bibliografia : Primo brano in Pino Vermiglio, Bruno Misefari diserta in Svizzera in https://www.facebook.com/photo/? fbid=1105711836128811&set=pb.100064034710405.-2207520000Secondo brano in Furio Biagini, Il Risveglio (1900-1922. Storia di un giornale anarchico dall'attentato di Bresci all'avvento del fascismo, prefazione di Maurizio Antonioli, Piero Lacaita editore, 1991 p. 97 nota n. 31. Il terzo brano si trova, sempre in questo libro, a pp. 106-107.  Sul dibattito sulla “dittatura  del proletariato” nel movimento anarchico cfr. anche Franco Bertolucci, A Oriente sorge il sol dell’avvenire. Gli anarchici italiani e la rivoluzione russa 1917-1922 , BFS edizioni,  1917, pp. 85-89  e Claudio Strambi,  L’inquieta  attitudine. Camillo Berneri e la vicenda politica dell’anarchismo in Italia Secondo Libro “ Il biennio rosso e rosso-nero,  Kronstadt, 2017 pp. 80 ss.
 
A Zurigo  frequentò la famiglia Zanolli, nota per la loro inflessibile opposizione alla guerra, residente a  Zurigo dal 1905, e e si innamorò della giovane primogenita, Pia, che diverrà la compagna della sua vita ( cfr. post PIA  ZANOLLI MISEFARI)   
 
  Nel 1918  Bruno Misèfari fu arrestato  dalla polizia svizzera,   con numerosi altri compagni , col pretesto di un  complotto  inesistente, culminato poi con un "processo", noto come "processo delle bombe" (cfr. post ANARCHICI/E SVIZZERI)  , da cui fu assolto insieme a tutti gli altri imputati, non senza però avere subito diversi mesi di carcere preventivo.  In questo periodo scrisse, come si è già accennato,  nel carcere di Zurigo, noto col nome di "Casa dei morti",  utilizzando lo pseudonimo anagrammatico di  “Furio Sbarnemi”, l’ opuscolo antimilitarista “ Nella morsa” , in cui si ispirò, in gran parte, alla propria esperienza personale  di militare coatto e di disertore. Da questo scritto traggo un breve brano dalla recente edizione del 2010 intitolata  Diario di un disertore.  (cfr. brano) . 

Brano da commentare:  “ Sì, sono un traditore della  patria. Ho tradito le leggi statali, ho tradito gli interessi dell’ Alta Banca Internazionale, trafficante  sulla guerra per l’aumento dei suoi dividendi fantastici. Ho tradito le leggi di odio, di morte, di corruzione, di vergogna: leggi antisociali, antiumane, antinaturali. Le ho tradite per non tradire la grande e fondamentale legge dell’amore universale, la solidarietà umana, che è l’unica legge comprensibile, perché umana, sociale e naturale. Mi sono sottratto alla morte di stato per dare la morte allo stato. E’ una lotta ardua poiché sono solo e debole, e lo stato ha tutto con sé ed è forte. Sono un traditore ma non un vile. Chi è vile non insorge contro lo stato. […]E voi giovani di anni e di fede inalberate il vessillo della rivolta, rivendicate il diritto alla vita che è pane, amore e libertà!  Distruggete tutte le forze antinaturali, antisociali e anti umane. E’ questione di vita o di morte. O vivono loro o vivete voi.[…] Viva l’umanità e muoia la patria, cioè muoiano il capitale e lo stato! ( da  Furio Sbarnemi. (Bruno Misefari  “Diario di un disertore”) 

Bibliografia:  Primo brano in Furio Sbardemi (Bruno Miséfari), Diario di un disertore. Un anarchico contro la guerra Gwynplaine, edizioni 2010 pp. 110-111.  .

Recentemente  si è ispirata a questo libro  la bella canzone, Il disertore,  griffata da Tony Canto e Ka,griballà  e cantata da  Turé Muschio. Per vedere il video  ascoltando la canzone, cfr. su google: Turé Muschio, Il disertore youtube. 

Nel libro L'anarchico di Calabria ...,  Pia Zanolli Misefari rivolgendosi a Bruno, deceduto trent' anni prima, [nota mia: su questa particolarità, che ricorre spesso nelle pagine di questo libro, cfr.  post: PIA ZANOLLI MISEFARI.] esprime un giudizio quanto mai attuale sul  Diario di un disertore... .  (  brano da commentare )

 Brano da commentare: " La casa editrice di Firenze, La Nuova Italia, pubblicherà il tuo libro Ne la morsa ( con il titolo Diario di un disertore) scritto in carcere a Zurigo nel 1918) . Rileggendolo ho concluso che tu dimostri scientificamente come le “patrie non esistono e  quindi come ogni guerra sarà inutile.". Soprattutto questo libro susciterà in ognuno quella coscienza indispensabile per far nascere più solidarietà, indicherà ed insegnerà il “mutuo appoggio” basato sull’amore universale, indispensabile , specialmente oggi, per  la sopravvivenza in ogni parte della terra.”  ( in Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria…)

 Bibliografia :  Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con  Bruno Misefari. La Nuova Italia, 1972   , pp. 285-286

                                 

                      


CLARA ZETKIN E BRUNO MISEFARI

 Espulso dalla Svizzera,  Bruno Misèfari si recò, nel settembre 1919, in Germania a Zuffenhausen. Dal 1931,  Zuffenhaussen  è un " Stadtbezirk"  (quartiere, distretto ) di Stuttgart (Stoccarda), ma che allora, nonostante la vicinanza da questa città,  non ne faceva parte .  A Stuttgart  Bruno Misefari conobbe Clara Zetkin e , durante una visita a casa sua, ottenne di poterle fare un’ intervista sulla situazione tedesca ed in particolare sul programma e gli obiettivi della Lega di Spartaco ( Spartacusbund). Per le solite ragioni di spazio mi limito qui a citare solo la parte in cui si tratta del rapporto tra anarchici e comunisti all’interno della Lega di Spartaco. (cfr.  brano) .

Brano da commentare: “  - E’ vero che nello Spartacusbund ci fossero degli anarchici? – Sì, ma essi sono entrati nel fascio Spartacus , quali comunisti e non quali anarchici. […] In che cosa, dunque, si differenziano gli spartachisti dagli anarchici? – Gli anarchici e i sindacalisti credono anche nell’atto individuale, mentre noi spartachisti crediamo solo negli atti delle masse. – Con tutte queste divergenze, come è da spiegarsi la permanenza ancor oggi degli anarchici nel Partito comunista. – La direzione del Partito comunista ha sempre rifiutato l’ammissione degli anarchici. Ci sono due correnti, la parlamentarista e l’antiparlamentarista. In questo caso gli anarchici prenderanno la loro via.” ( dall’intervista di Bruno Misefari a Clara Zetkin)

Bibliografia: Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di calabria. La grande esperienza di una vita intera con  Bruno Misefari. La Nuova Italia, 1972 p. 130. Per la distanza a piedi da Zuffenhaussen a Stoccarda ( 1h. 16m.         6,4 km mi attengo,  non avendo esperienza diretta, a quanto dice  la prima agenzia, che ho consultato on line: https://www.rome2rio.com/it/map/Stoccarda/Zuffenhausen#trips/transport/Stoccarda/Zuffenhausen/r/Walk/s/0

Divenuto suo amico la Zetkin lo portò con sé nei comizi presentandolo come  “ Dieser italinischer Kriegsdienstverweigerer” e “ Dieser Sohn des Südens” (cfr. brano). 

Brano da commentare: “ …” Clara Zetkin, l’antimilitarista rivoluzionaria tedesca, è all’opposizione; è contro qualsiasi nazione guerrafondaia. Combatte fino a morirne. E’ il Gramsci tedesco. Questa combattente dà a Bruno un grande privilegio. Lo porta con sé nei comizi, fra le folle, ovunque essa vada. Lui si fa trascinare ben volentieri da questa formidabile donna. Lo presenta: “ Diese[r italinischer Kriegsdienstverweigerer” ( Questo disertore italiano) “ Dieser Sohn des Südens” ( Questo figlio del Sud)” “ Dieser Sonnenkind” ( Questo figlio del sole) “ Lui si è rifiutato di andare in guerra; non ha mai portato un fucile; non ha mai voluto sparare, uccidere” “ Voi direte: bene così! Un italiano di meno contro di noi tedeschi” Ed io vi rispondo: questo italiano non avrebbe mai puntato un fucile né verso di voi, né verso alcun altro cittadino del mondo. E’ un disertore, E’ un perseguitato. Sentite la sua parola. […] Donne, madri , spose, sorelle, figlie, amanti, gettate le armi negli abissi del mare. Stringetevi attorno a Clara nostra per gridare al mondo; " Eliminiamo la guerra dalla vita dell'umanità finché  essa non sarà tutta una patria“ ( Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria... )]

Bibliografia: Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con  Bruno Misefari. La Nuova Italia, 1972 pp. 133-134.

Giuseppe Tripodi commentando, in un suo recente scritto " LA POLEMICA. Cretastorie, Clara Zetkin ...“ ( per la citazione completa si veda più avanti), "il resoconto dell' incontro tra Bruno Misefari e Clara Zetkin che sarebbe avvenuto il 7 settembre del 1919 a Stuttgart con connessa intervista sullo spartachismo.” lo ritiene un falso inventato da Pia Zanolli .  Io, per quanto possa valere la mia opinione di semplice cretastorico dilettante,  lo ritengo, invece, fondato su fatti realmente avvenuti. La descrizione dettagliata dell’aspetto fisico di una Zetkin, precocemente invecchiata e in cattive  condizioni di salute presuppone una, ben più che probabile,  conoscenza personale della rivoluzionaria tedesca. (cfr. brano) .

Brano da commentare : “ Stuttgart, 8 settembre 1919. Ieri! Una giornata da segnalarsi a caratteri d' oro nel diario di una giovinezza! Perché? Ero andato a visitare un museo a Stuttgart, quando ho incontrato un corteo di giovani socialisti e comunisti. […] E sono corso con loro al “Liederhalle”. […] Vi ho conosciuta Clara Zetkin. Parla con gesto maestoso, sicuro, qual tribuno antico. E non sembra, guardando, una vecchia così cadente! Sorretta per le braccia, quando l’ho vista accompagnare sul palcoscenico, credevo che fossi lì per vederla morire. Invece il suo dire, chiaro, argentino, fremente di idee e di forza, mi ha conquiso e l’avrei baciata tante volte…” (  in Pia Zanolli, L’anarchico di Calabria…).

Bibliografia:  Primo brano in Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con  Bruno Misefari. La Nuova Italia, 1972 p. 128.  Sull' aspetto senile e sulle precarie condizioni di salute della Zetkin tra il 1919 e il 1920 , cfr.  Angela Balabanoff, La mia vita di rivoluzionaria, Feltrinelli 1979, pp. 230-231;   Gilbert Badia, Zetkin. Femminista senza frontiere,  erre/emme 1994 p. 181 .  

Se, inoltre, il rapporto amichevole tra Clara Zetkin e Bruno Misefari, iniziato durante il suo soggiorno in Germania , fosse una mera “invenzione” di Pia Zanolli come si potrebbe spiegare lo scambio di lettere  tra la Zetkin e Misefari un anno dopo il suo ritorno in Italia. (cfr. brano)

Brano da commentare: “   5 Nel fascicolo, la questura di Napoli conserva e ritaglia un trafiletto apparso sul quotidiano «Il Mezzogiorno» di Napoli del 12-13 marzo 1920, che riferisce del suo arresto al Rettifilo, la via principale di Napoli che parte dalla stazione, perché trovato in possesso di giornali e corrispondenza con gli anarchici. […] Quel giorno il questore segnala al ministero dell’Interno che [nota mia: Misefari] è in corrispondenza con Clara Zetkin, una rivoluzionaria tedesca, e con altri, tra i quali il ferroviere Lorenzo Vitalone di Sapri (SA) “  ( Questura di Napoli , Archivio Gabinetto Seconda serie (192-1971) Sovversivi schedati deceduti busta 63/5-1 e 5-2)

Bibliografia: Giuseppe Galzerano, Bruno Misefari e la Campania contro la condanna a morte in Rivista della Resistenza e della Società Contemporanea in Provincia di Cuneo n. 91, semestre 2017 pp. 146 e n. 5 

Per una  identificazione, poi, dell’intervistata, vale, a mio parere, il contenuto stesso dell’ intervista . Soltanto Clara Zetkin   avrebbe potuto, con tale dovizia di particolari e da una prospettiva tendenzialmente marxista/leninista (bolscevica),   ricostruire l’ intricata e poco nota,  almeno in Italia per quel che ne so io,  politica perseguita dallo "Spartakusbund", divenuto  "Kommunistische Partei Deutschland (KPD)" durante il congresso  costitutivo del 29 dicembre 1918-1 gennaio 1919  e dal "Unabhängige Sozialdemokratisce Partei Deutschland" (USPD.  Questa intervista, è, quindi,  a mio parere, un   documento storico  ,   pur nella sua concisione, assai interessante sotto molti aspetti.  Per esempio, in essa,  risalta con una certa evidenza  come al vertice del Partito comunista tedesco (KPD) nonostante il comune odio contro la guerra capitalistica, una tattica momentaneamente antiparlamentarista e la  proclamata concezione allargata di "dittatura del proletariato", si celasse, di già, un antianarchismo   precorritore dei tragici avvenimenti futuri in  Russia (1921) e in Spagna ( 1937). Infine per quanto riguarda le "indiscutibili prove"  addotte da Tripodi  esse sono, se ho capito bene,  la cartolina postale del 28 agosto inviata da  Bruno Misefari al padre di Pia e la lettera di Bruno del 30 settembre 1919 alla madre di Pia, che confermerebbero la presenza della madre e di Pia dal 28 agosto al 7 settembre a Zuffenhausen. Secondo i calcoli di Tripodi,  Bruno Misefari trascorse l' ultimo giorno del soggiorno di Pia e della madre  a Zuffenhausen  con loro e non poteva, pertanto, essere  a Stuttgart  e  incontrare   Clara Zetkin .  (cfr. brani)

Brani da commentare: “ La lettera [nota mia: quella che riporta l'incontro di Bruno Misèfari con Clara Zetkin  il 7 settembre 1919] contrasta con quanto risulta da documenti certi conservati nel Fondo Misefari: sappiamo, da una Cartolina postale inviata il 28 agosto ad Enrico, padre di Pia Zanolli che si trovava a casa a Zurigo, che quel giorno Pia Zanolli e la madre andarono a trovare Misefari a Zuffenhausen  [nota mia: taglio per ragioni di spazio il contenuto della lettera di Bruno inviata al padre e ai parenti di Pia  rimasti a casa a Zurigo. Comunque è  facilmente reperibile on line] “Da un'altra lettera di Bruno, del 30.09.1919 indirizzata alla mamma di Pia, sappiamo che la visita degli Zanolli durò dieci giorni : «In quel giorno e negli altri seguenti son riandato col pensiero in tutte le scene e in tutte le parole di 10 giorni di vostra indimenticabile dimora a Zuffenhausen.» I dieci giorni di cui sopra terminano esattamente il giorno 7 settembre; quindi in quel giorno Bruno era con Pia e la madre a Zuffenhausen e la sera le accompagnò a Gottmadingen, che è un paese alla frontiera con la Svizzera ( ciò risulta dalla lettera del 30 -09- 1919).(  in Giuseppe Tripodi, LA POLEMICA. ......)

Bibliografia: Giuseppe Tripodi, LA POLEMICA. Cretastorie, Clara Zetkin e Bruno Misefaridicembre 2021 in  http://www.zoomsud.it/). Non ho trovato la lettera del 30-9-1919 nella mia edizione (1972) dell' Anarchico di Calabria..., op. cit.  Mi piacerebbe poterla leggerla. Dove trovarla? Nella prima edizione del 1967 ?  Ho sempre dato per scontato che le due edizioni fossero eguali. Ma probabilmente non è così.

Una versione alquanto diversa   mi sembra che  la  si possa ricavare tenendo conto della lettera di Bruno a Pia inviata da Stuttgart il 20 settembre 1919 dove Bruno si lamenta che  “ era passato un mese da quando avevano vissuto insieme ”,  e dalla lettera del 22 settembre 1919 dove Bruno invoca dopo un “forte attacco di appendicite” la  presenza di Pia accanto a lui ottenendo così , se ho capito bene,  un "secondo" viaggio di Pia e di sua madre   a Stuttgart/Zuffenhausen .  (cfr. brani) 

Brani da commentare : 1) “ Stuttgart , 20 settembre 1919. Adorata la mia madonnina! Pia, un mese!  Un mese è passato e a me sembra d’aver vissuto un secolo senza   di te! Che fa?  L’amore si è acciaiato (fatto d’acciaio). Ho tanto foco nel cuore capace  di incendiare anche… l’acqua. Sono un vulcano d’amore. [...] A Bruno, mentre è spiritualmente in subbuglio, viene un forte attacco di appendicite. Corre dal dott. Mühlschlegel e, come sempre fortunato, la moglie lo trattiene a casa sua per la cura immediata." 2) ” Stuttgart 22 settembre 1919,  Madonnina mia,  torno adesso da casa  Mühlschlegel. Sono debolissimo. Ma grazie alle cure del dottore il pericolo è passato . Vedi? Poco è mancato che non fossi andato a finire nella sala anatomica d'ospedale! Ma per questa volta l'ho superato. Speriamo bene! Come vedi non si può mai stare in pace! Il cuore però mi dice che devo farmi operare. In questo caso ti vorrei rivedere, Pia. Che ne dici? Sì, tu sola mi potresti guarire! Non mi dire che pretendo troppo da te. Bruno […]  Mamma Antonietta  con grande sacrificio accompagna Pia a Stoccarda per calmare quest’anima in pena.  (dal taccuino Ci abbracciammo  in un delirio d’amore, in treno, e a Stoccarda e a Zuffenhausen, ovunque, sempre non mai più dolce fiamma in due cor  arse”.... "Pia-Bruno ".…   " A Darmstadt per la iscrizione al Politecnico, in una comunione di sogno, di fede e di speranza... Pia-Bruno"" Fino a poche ore addietro qui risuonava la sua voce, qui splendevano i suoi occhi, qui palpitava il suo cuore. Ora tutto è vuoto. Resta solo l'alito del nostro amore... Pia il desiderio mi strugge..." (Pia Zanolli Misefari, L'anarchico di Calabria...)

Bibliografia:  Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con  Bruno Misefari. La Nuova Italia, 1972 p. 135 (primo brano) e p. 136-137 (secondo brano). 
 
La lettera di Bruno Misefari del 20 settembre 1919 mi sembra indirettamente escludere  che Pia e la madre fossero  a Zuffenhausen/Stuttgart il 7 settembre 1919. Anche la lettera del 22 settembre 2019 e gli stralci dal taccuino mi sembrano dare adito a ipotesi diverse da quelle proposte da Giuseppe Tripodi.

Queste due lettere di Bruno Misefari  ( e ve ne sono anche altre) inviate da Stuttgart  a Pia Zanolli mi sembrano, inoltre,  contraddire la seguente affermazione di Giuseppe Tripodi. (cfr. brano)

Brano da commentare: La lettera in cui si parla dell'incontro con la Zetkin è datata , a differenza di tutte le altre di questo periodo che portano Zuffenhausen come luogo di invio, da Stoccarda, 8 settembre 1919 ed esordisce così: " Ieri (ergo : il 7 agosto. T) …" (  in Giuseppe Tripodi, LA POLEMICA. ......)

Bibliografia: Giuseppe Tripodi, LA POLEMICA. Cretastorie, Clara Zetkin e Bruno Misefari ,  dicembre 2021 in  http://www.zoomsud.it/)

Nella biografia di Bruno Misefari, scritta dal fratello Enzo ,  l'incontro tra Bruno Misefari e la Zetkin è menzionato con qualche particolare in più . (cfr. brano)

Brano da commentare:  “ Quasi un mese dopo (7 sett. 1919) nel Museo di Stuttgart incontra una comitiva di socialisti e comunisti che si reca ad una manifestazione al “Liederhall”. Prende la parola, e con l’aiuto di un traduttore improvvisato, esprime la sua cordiale partecipazione agli scopi politici espressi dagli oratori che l’avevano preceduto. E' in quell’occasione che conobbe Clara Zetkin, la grande comunista nel Cremlino tanto esaltata dai rivoluzionari russi che il 18 giugno 1933 riceverà l'onore di essere seppellita nel Cremlino accanto ai padri della rivoluzione d’ottobre. Clara Zetkin concede al ventisettenne Bruno una intervista che chiarisce i fini della “Spartacusbund”, movimento rivoluzionario creato da Karl Liebnecht nel 1918, dopo la sua scarcerazione, e diventato il partito comunista nel dicembre successivo . ...” (Enzo Misefari, Bruno biografia di  ...)

Bibliografia: Enzo Misefari, Bruno biografia di un fratello, Zero in Condotta 1989 p. 88

Due mesi dopo l’ intervista  a Clara Zetkin l’atteggiamento di Bruno Misefari  divenne sempre  più critico nei confronti del partiti autoritari tedeschi di sinistra, incluso quello comunista. (cfr. brano da commentare) 

Brano da commentare : “Il giornale L’avvenire anarchico pubblicò il 7 novembre 1919 un importante servizio dalla Germania inviato da Bruno Misefari e  firmato con lo pseudonimo  Furio dal titolo 9 novembre 1918-9 novembre 2019 Nel primo anniversario della Rivoluzione tedesca Bruno Misefari in questo articolo ricostruì le dinamiche e le responsabilità del fallimento della rivoluzione spartachista e scrisse: “ Eppure con tanti secoli di esperienza, ancora non si è compreso che la salvezza del mondo sta nella morte del Potere, fino a quando?  Ancora la folla non faceva altro che gridare di volere i Consigli di operai e soldati. I maggioritari, ossia il nuovo governo, compresero che non vi era altro per impedire lo sviluppo dell’idea dei Consigli che col cacciarvisi dentro essi stessi. Presero dunque parte alle lezioni (nota mia: forse elezioni) ed ebbero la maggioranza – i comunisti ebbero il 2 per cento – e così presero la direzione del movimento. [...] L’idea rivoluzionaria dei Consigli O. e S. era colpita a morte: i politicanti v’erano riusciti. La rivoluzione era fermata, deviata, umiliata per l’infamia dei socialisti maggioritari, per la viltà dei socialisti maggioritari, per la viltà dei socialisti indipendenti, per l’errore dei comunisti:  la Rivoluzione era perduta, insomma perché si è lasciato trionfare il principio della “conquista del potere” invece di quello che consiste nel lanciare il popolo armato alla distruzione e alla ricostruzione sociale onde solo una Rivoluzione è vittoriosa”.( Pino Vermiglio, Bruno Misefari giunge in Germania… )

Bibliografia: Pino Vermiglio, Bruno Misefari giunge in Germania marzo 2016 in https://www.facebook.com/photo/?fbid=1105711836128811&set=pb.100064034710405.-2207520000 . Il passaggio centrale di questa ricostruzione di Bruno Misefari della fallita rivoluzione tedesca l’ho dovuto tagliare per ragioni di spazio. Consiglio quindi la lettura del testo originale. Sull’ involuzione della  rivoluzione tedesca ben sintetizzata da Bruno Misefari , cfr. anche Jean -Paul  Musigny, La  revolution mise a mort par ses célébrateurs même. Le mouvement des conseils en Allemagne 1918-1920, Nautilus 2001 pp.27-34;  Canne Mejer, Il movimento dei Consigli  in Germania (1919-1936), Edizioni G.d. C. , Caserta, 1973, pp. 9-10 ; André et  Dori Prudhommeaux, Spartacus et la Commune de Berlin, 1918-1919 pp. 24 ss.; Gilbert  Badia, Il movimento spartachista. Gli ultimi anni di Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht,  ,   Samonà e Savelli,  1970, pp. 62 ss. e La rivoluzione tedesca . I Consigli Operai e il tradimento della socialdemocrazia (1918-1919), a cura di G.A. Ritter e S. Miller, Feltrinelli 1969 pp. 97-99

  Da notare come la politica dei comunisti sia qui ancora definita da Bruno Misefari un errore e non , come si vedrà poco più avanti,  una deliberata scelta antirivoluzionaria.

 

 
BRUNO MISEFARI MARIA BERARDI GIUSEPPE IMONDI

Verso la fine del  novembre 1919 Misefari  tornò in Italia  e in stretto contatto con il gruppo anarchico napoletano, “La Folgore”, fondato dal dentista anarchico, GIUSEPPE IMONDI (1860-1944) e aderente all’ Unione Anarchica Italiana (UAI),  riprese, secondo  una nota riservata della Questura di Napoli , un’intensa attività di propaganda ( cfr.  brano da commentare)

Brano da commentare: “ Il partito anarchico si sta mettendo alla testa di ogni agitazione e movimento di classe, cercando di anticipare e sorpassare quelli che sono i capisaldi delle teorie propagandate dai socialisti rivoluzionari […] Malatesta è in frequente corrispondenza epistolare con Misefari, al quale invia frequenti  istruzioni tramite ferrovieri. Recentemente ha invitato gli anarchici napoletani ad una più intensa ed estesa azione di propaganda, tendente alla sollecita formazione di gruppi in tutte le località del mezzogiorno , ed a raccogliere in essi tutti gli anarchici isolati e quelli che, per mancanza di sede locale, fossero iscritti alle sezioni socialiste. […] Il 18 aprile fu tenuta una riunione in casa del dentista Imondi e si procedé alla costituzione di un  Comitato detto dei “ Cinque”, composto da Abbate, Misefari, Vanucci,  Borsatti Domenico e Stasi Gennaro, con segretario Lauretta Erminio e cassiere Imondi…..” ( ASN, Questura, Gabinetto, prima parte (1919-1932) , b 819, f. Anarchici residenti a Napoli. Riservatissima della Questura di Napoli, in data 28 aprile 1920)

Bibliografia: Fabrizio Giulietti, Giuseppe Imondi. Un dentista anarchico   1860-1944, Galzerano editore , 2020 p. 65 e a p.  165 . Cfr. anche p. 66, dove nella nota n. 135 si dice anche che, secondo la polizia,   l’anarchico calabrese  fosse giunto a Napoli “ per conto di Errico Malatesta con lo specifico intento di compiere attentati terroristici”.

Con Giuseppe Imondi , Bruno Misefari, fondò, il  17 giugno 1920, il quindicinale L’Anarchia, di cui, uscirono,  sei numeri e che poi dovette chiudere per l’accanimento persecutorio da parte della forze dell’ordine . (cfr. brano)

Brano da commentare : “ L’Anarchia si presenta non soltanto come un tipico organo di agitazione e di battaglia ma anche come strumento di dibattito e approfondimento teorico-dottrinario su alcune delle principali determinazioni della concettualizzazione comunista libertaria. Accanto alla trattazione di tematiche strettamente inerenti l’attualità, frequenti sono di conseguenza gli articoli che racchiudono analisi e spunti riflessivi sull’internazionalismo, l’anticlericalismo, la dialettica riforme-rivoluzione e altro ancora. […] Va segnalato che, già nei mesi precedenti, Imondi aveva lanciato una campagna di sottoscrizioni a livello nazionale per fondare una rivista bisettimanale, che avrebbe dovuto intitolarsi “Amore Libero”. Ma il progetto sfuma a causa non soltanto dell’esiguità dei fondi raccolti, ma anche per i dissensi suscitati tra molti degli stessi componenti de “La Folgore”, propensi invece a dar vita ad una pubblicazione di carattere più prettamente  politico sociale. ( Fabrizio Giulietti, Giuseppe Imondi. Un dentista anarchico (1860-1944) …)

Bibliografia:  Fabrizio Giulietti, Giuseppe Imondi. Un dentista anarchico (1860-1944),  Galzerano Editore, 2020, pp. 72-73 e nota n. 159

Già  in un  suo scritto giovanile del 1917,  quindi prima ancora del suo incontro con Pia,   Bruno Misèfari  mostrò il suo interesse  nei confronti di temi quali l’emancipazione della donna e il libero amore .  (cfr. brano)

Brano da commentare: “... Da quel giorno lontano (nota mia: riferimento all’introduzione sulla terra  della proprietà privata) l’uomo immemore e corrotto fece della donna la sua schiava. E come ogni prepotente, per legittimare il suo delitto inventò falsi principi e bugiarde argomentazioni in suo favore. Disse: la donna è debole, è inferiore, essa non è che “uno strumento di piacere”  “che un fiore gentile, germogliato per profumare l’alcova de l’ l’uomo”. L’uomo è il forte, il re, il leone della landa smisurata in cerca di vittime da immolare su l’altare del suo “amor proprio”. E gli “scienziati” e i “poeti” e i “filosofi” e le “religioni” e gli “Stati” risposero : ”E’ vero!”. E alla donna si tolsero i diritti al sole e alla vita, alla donna fiore di gentilezza e di bontà s’inventò il pudore, l’onestà, la virtù, il matrimonio, per meglio ribadire le catene della schiavitù a torno al suo cuore e alla sua mente. La si segregò entro le mura della casa le si impose l’ignoranza la genuflessione, la rassegnazione supina alla viltà del mondo. Così l’anima e il corpo della donna furono cacciati in fondo all’abisso sociale, quasi a supremo insulto contro la natura, che l’uomo o la donna avea fatti liberi ed uguali e dotati entrambi della più melodiosa di tutte le armonie: l’amore, anima della vita. …” ( Per la donna , scritto di Bruno Miséfari  a 25 anni durante la sua diserzione a Montesarchio-Benevento nel febbraio 1917)

Bibliografia: (Zanolli Misefari Pia) Utopia? No! Scritti scelti di Bruno Misefari,  Alba Centro Stampa 1970 p. 88

Nel giugno 1920 a Napoli tra le tante provocazioni poliziesche imbastite  contro gli anarchici particolare importanza   assunse quella connessa all’assalto  e al lancio di una bomba da parte di reduci degli arditi  fiumani, , contro un corteo operaio, a Piazza Dante procurando 25 feriti tra i manifestanti.  La notte stessa dell’attentato Misefari, Imondi  e altri compagni, che erano stati alla guida del corteo furono arrestati e in seguito processati . (cfr. brano da commentare)

Brano da commentare:  “ Dopo il conflitto di ieri la polizia ha voluto prendersi la rivincita e nella notte arrestava al domicilio del nostro vecchio e  simpatico dott. Imondi, il caro Bruno Misefari ed Imondi stesso.  […] Coll’arresto del compagno Misefari si viene ad impedirlo di dare i suoi esami di ingegneria con immenso svantaggio del nostro compagno contro il quale la polizia non ha mai risparmiato i suoi dardi velenosi. Stamane per l’interessamento di Corso Bovio si è potuto sapere che i nostri compagni sono ritenuti responsabili dei conflitti che si sono svolti ed imputati di rivolta contro la forza pubblica. Spudorata menzogna. I conflitti – e lo attestano gli stessi poliziotti- furono provocati dagli arditi, noi aggiungiamo, con la complicità della polizia, perché il corteo diretto e condotto dai sindacalisti confederati era prossimo a sciogliersi tiepidamente se non fossero intervenuti gli arditi a caricare i dimostranti. Allo scoppio della bomba sul luogo della mischia un agente della squadra politica puntò la rivoltella contro i nostri compagni presenti alla scena. L’atto inconsulto dell’agente scatenò la folla, che lo assalì col suo peso e travolse i compagni nostri. Gli anarchici sono quindi tirati in ballo solo per attenuare la brutale e canagliesca aggressione degli arditi.Sulla questura di Napoli molto ci sarebbe da dire e lo faremo presto.” ( Lucio, Dopo l’aggressione dei D’ Annunziani a Napoli. L’arresto dei nostri compagni. In Umanità Nova, n. 103, 27 giugno 1920 p. 1)

Bibliografia: in Cronache anarchiche. Il giornale Umanità Nova nell'Italia del Novecento (1920-1945) a cura di Franco Schirone, Zero in condotta, 2010 in DVD volume 1 1920.1921.   Cfr. Fabrizio Giulietti, Giuseppe Imondi. Un dentista anarchico   1860-1944, Galzerano editore , 2020 p.77 note n. 173 e 174. e cfr. p. 76 n. 172 dove vi è la  sfrontata versione  del tenente degli arditi,  Raffaele Tonacci, che aveva lanciato la bomba.  Per un resoconto scritto, da un punto di vista anarchico,   immediatamente dopo i fatti, si veda Mandano da Napoli, 23, Le gesta eroiche degli arditi D'Annunziani a Napoli. ,  apparso su Umanità Nova n. 101 venerdì 25 giugno 1920 p. 1, infra  Cronache anarchiche.... op. cit.

Il processo si concluse  nell’agosto 1920 con l’assoluzione di Bruno Misefari e di Giuseppe Imondi per inesistenza di reato.

La maturità, raggiunta in questo periodo,  del pensiero rivoluzionario di Bruno Misefari  si desume, tra l’altro, da un interessante  articolo, pubblicato in più puntate sull’Avvenire anarchico, sul problematico rapporto ,  nel corso dei secoli, tra la rivoluzione e il Potere, ritenuto quest' ultimo come il "grande nemico" di ogni tentativo di emancipazione popolare e lo "strangolatore della rivoluzione". Misefari affrontò l’argomento passando in rassegna  i principali eventi rivoluzionari (occidentali) del passato ( comunismo cristiano delle origini, movimento hussita in Boemia, movimento anabattista in Germania, rivoluzione dei Paesi Bassi, rivoluzione inglese, rivoluzione francese) e le anti-rivoluzioni che si produssero immancabilmente nel loro interno. Infine Misefari, volgendo lo sguardo al presente, denunciò la svolta sempre più autoritaria della rivoluzione russa ad opera dei bolscevichi  e ciò  prima ancora della cruenta repressione della rivolta di Kronstadt e del movimento makhnovista e dell’avvento della dittatura di Stalin. (cfr. brano)

Brano da commentare “ “…Mi si dirà: E avete dimenticato la rivoluzione Russa? Non vedete che essa vive mercé la Dittatura del proletariato? No; non l’abbiamo dimenticata, e se volete vi diamo il nostro parere, eccovelo: La Rivoluzione Russa è stata fermata a metà strada dalla Dittatura dei Bolscevichi, che non è la Dittatura del Proletariato vera e propria, giacché questa consiste nella Rivoluzione armata in permanenza delle classi lavoratrici, contro le classi parassitarie, mentre quella di Russia è l’inaugurazione e il dominio di un governo di socialisti. […] L’unica, la più grande, la più bella conquista dei proletari russi — i Soviet costituiti quando Lenin e Trostky erano cento miglia lontani dalla Russia e volevano la Repubblica democratica! — i Soviet hanno perso ogni significato, grazie alla Dittatura Bolscevica, e perdono sempre più «la loro forza rappresentativa» perché le elezioni sono fatte sotto la pressione della Dittatura del partito bolscevico. E dove mai la Dittatura del Proletariato, dov’ è mai la Rivoluzione, quando il popolo non può esprimere il suo parere e, peggio ancora, quando un partito, anche se socialista, denatura le conquiste popolari a detrimento del popolo? No: la Rivoluzione Russa è stata fermata dai bolscevichi. Questo è il vero. …” (in Bruno Misefari, Il Potere: ecco il nemico! ….., agosto-settembre 1920)

 Bibliografia :  Bruno Misefari, Il Potere: ecco il nemico! Come e perché tutte le Rivoluzioni non abbian realizzate le aspirazioni popolari, (non so se è il titolo originale) in  L’Avvenire Anarchico, n. 25 del 13/8/1920, n. 26 del 20/8/1920, n. 27 del 3/9/1920, n. 28 del 17/9/1920, in https://finimondo.org/node/560 . Ho tagliato con rammarico la parte storico-filosofica di questo lungo articolo per ragioni di spazio. Rinvio pertanto al testo originale che  , per ora, è facilmente consultabile” su google.

 Durante  il  cosiddetto “biennio rosso”  Misefari   si rivelò anche come “uomo d’azione e di pensiero” dotato di mirabili capacità  giornalistiche, oratorie e organizzative .

Prendendo spunto dalle persecuzioni poliziesche e militari contro suo fratello, Enzo, e altri soldati indiziati di sovversivismo, Bruno Misefari condusse una lunga campagna su Umanità Nova e su L’Avvenire Anarchico   dal luglio del 1920 al gennaio 1921,  contro le infamie del militarismo  durante e dopo "la guerra maledetta" cfr. post LA SETTIMANA ROSSA.

 Nel luglio del 1920 si svolse , inoltre,  a Bologna il Secondo  Congresso dell'Unione Anarchica  Italiana (UAI), in cui , tra l'altro, fu deciso, su proposta anche di Errico Malatesta,  di  intensificare la propaganda nel Meridione d’Italia.   A questa proposta fece seguito tutta una serie di iniziative (cfr. brano)

Brano da commentare:  " Da quel momento il giornale [nota mia: Umanità Nova]  aprì una specie di rubrica “ per la propaganda nel Meridione” e venne dato incarico di iniziare giri di propaganda e collegamento tra i vari centri del Sud a Bruno Misefari. Questi (1892-1936), ingegnere, divenne da allora figura centrale dell’anarchismo meridionale. …” ( Luigi di Lembo, Guerra di classe e lotta umana….)

  Bibliografia: .;   Luigi Lembo, Guerra di classe e lotta umana. L'anarchismo in Itaia dal biennio rosso alla guerra di Spagna (1919-!939) BFS 2001 p. 68 n. 131. Sulle decisioni del Congresso  e sull' incarico dato dalla Commissione di Corrispondenza dell'UAI a Bruno Misefari di fare un giro di conferenze nel Meridione, cfr. Umanità Nova n.171 il 15-9-1920 p. 2 in Cronache anarchiche. Il giornale Umanità Nova nell’Italia del Novecento (1920-1945) a cura di Franco Schirone, Zero in condotta, 2010 in DVD volume 1  1920-1921

     Tra le  numerose conferenze  e gli interventi come oratore nei comizi tenuti da Bruno Misefari nel Meridione mi limito a citare il suo discorso pubblico  tenuto a Taranto, mercoledì 6 ottobre 1920, in occasione di una grande manifestazione  pro vittime politiche, organizzata dal Sindacato Ferrovieri. (cfr. brano )

 Brano da commentare: “ Ad iniziativa della sezione di Taranto del Sindacato Ferrovieri Italiani ha avuto luogo una grandiosa manifestazione pro vittime politiche a cui hanno aderito tutti i partiti e le organizzazioni rivoluzionarie di Taranto e provincia che seguono le direttive della lotta di classe. […] Un affollatissimo comizio ha avuto luogo al Politeama Alhambra, dove hanno parlato gli oratori  delle diverse organizzazioni ed il giovane propagandista dell’anarchia, Bruno Misefari, che per oltre un’ora ha tenuto inchiodato l’uditorio di parecchie migliaia di persone, suscitando entusiasmo e raccogliendo calorose adesioni” (  Taranto 6 (C.S.),  Grande manifestazione pro vittime politiche , in Umanità Nova  Quotidiano anarchico   n. 192 Sabato 9 ottobre 1920 p. 2 )

Bibliografia: in  Cronache anarchiche. Il giornale Umanità Nova nell’Italia del Novecento (1920-1945) a cura di Franco Schirone, Zero in condotta, 2010 in DVD volume 1  1920-1921. 


MISEFARI ANARCO-SINDACALISTA

 L’ammirazione suscitata nei confronti di Bruno Misefari, a Taranto, nell' ottobre del 1920, come  propagandista anarchico fu il motivo principale,   della sua nomina a segretario provvisorio della locale Camera del Lavoro sindacale, ( aderente all' U.S.I., cfr. in questo blog il post: UNIONE SINDACALE ITALIANA), in seguito alle dimissioni del segretario in carica in un momento di grave tensione per la durissima vertenza in atto da mesi tra  gli operai metallurgici  della Ditta Tosi con il proprietario. ( cfr. brani da commentare).

Brani da commentare: 1 )  “ L’assemblea generale dei soci della Camera del Lavoro sindacale ha accettato all’unanimità le dimissioni del  Segretario Cicala, deliberando il proseguimento dell’agitazione dei metallurgici locali serrati dalla  ditta Tosi da oltre due mesi. E’ stata provvisoriamente affidata la direzione del movimento al compagno Misefari, qui di passaggio per un giro di propaganda. Il nostro Comitato di agitazione al quale aderiscono la locale  Camera Confederale, il Sindacato Ferrovieri ed i lavoratori del Mare deliberò l’invio di un ultimatum alla ditta Tosi di 48 ore esigendo la riapertura del  Cantiere con la riassunzione  di tutte le maestranze e l’accettazione di miglioramenti economici riservandosi di ricorrere all’azione energica delle organizzazioni proletarie locali e nazionali per piegare  la tracotanza padronale ove questa volesse perdurare “ ( Taranto 6 Furio (Bruno Misefari), La lotta dei metallurgici di Taranto  in Umanità Nova Quotidiano anarchico n. 190, Giovedì 7 ottobre p. 1; );   2)  “ Nostro telegramma particolare: L’ agitazione locale dei metallurgici della ditta Tosi prosegue fra l’entusiasmo dell’intero proletariato. Si tengono quotidianamente comizi indetti dalla Camera del Lavoro Sindacale. Prevedesi prossima la proclamazione dello sciopero generale per fiaccare la tracotanza padronale. Il proletariato rivoluzionario italiano sia con noi e ci sorregga nella battaglia. Per la C.d.L. sindacale, Misefari.   Questo telegramma speditoci il 7 è stato recapitato il 9!  (  Taranto 7, Misefari, Il proletariato di Taranto pronto ad impegnare la battaglia in  Umanità Nova . Quotidiano anarchico  n. 193. Domenica 10 ottobre 1920 p. 1)

Bibliografia: Primo e secondo brano in  Cronache anarchiche. Il giornale Umanità Nova nell’Italia del Novecento (1920-1945) a cura di Franco Schirone, Zero in condotta, 2010 in DVD volume 1 1920-1921. 

Per quanto riguarda il primo brano , mi sembra, interessante notare come le rivendicazioni operaie esposte   coincidano, in gran parte, con l'ultimatum scritto da Misefari, riportato integralmente da   Pia Zanolli (cfr. brano)

Brano da commentare: “ Ultimatum: Signor Franco Tosi, duemila uomini, duemila famiglie, diecimila esseri umani, da più di tre mesi soffrono la fame. Per il bene di questi, per il bene vostro e della vostra grande industria nazionale, vi consiglio di concedermi un colloquio. Desidero discutere, trattare ed accordarmi con voi, solo, solo con voi, accordi di cui dovranno beneficiare esclusivamente gli scioperanti. Il cantiere deve riaprirsi al più presto possibile. Se non mi ascolterete, il cantiere di Franco Tosi avrà sulla coscienza anche dello spargimento di sangue. Pensateci bene e fate del tutto per evitarlo. Il segretario della Camera del Lavoro  Bruno Misefari. “ All' ultimatum si risponde evasivamente. Il nuovo segretario non sarà ricevuto da Franco Tosi. Il fermento di rivolta è in aumento intorno al cantiere. Lo stato d'assedio regna già in tutta la città . ..." (Pia Zanolli Misefari , L’anarchico di Calabria… )

Bibliografia:  Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con Bruno Misefari, La Nuova Italia 1972  p. 162.

  Il primo articolo scritto dallo stesso Bruno Misefari ( Furio) mercoledì  6 ottobre e pubblicato su  Umanità Nova (U. N. n. 190) giovedì 7 ottobre  e il secondo articolo scritto sempre da Misefari, da Taranto il 7 ottobre, recapitata al giornale Umanità Nova n. 193, il 9 ottobre e pubblicata domenica 10 ottobre contrastano con l’affermazione di Giuseppe Tripodi   che Misefari non era presente a Taranto il 6 e il 7 ottobre e  che , quindi   non poteva  essere  stato il firmatario  dell’ultimatum alla ditta di Tosi. (cfr. brano da commentare)

 Brano da commentare: “ ... lo stesso giornale [nota mia: Corriere delle Puglie 9.10.1920] ... precisa: "All'ultimatum inviato dalle maestranze dopo il comizio di mercoledì, il commendator Tosi ha risposto negativamente". Il mercoledì cui si riferisce era infatti giorno 6 ottobre. Bruno era stato segnalato il 3 ottobre a Taranto per un comizio ( Nota del prefetto Limongelli del 4 ottobre 1920  “ Anarchico Bruno Misefari .. dopo avere tenuto ieri comizio  Taranto è partito stamani per Castellamare di Stabia” Ma anche il " Corriere delle Puglie" del 4 ottobre registra il comizio: Al Politeama Alhambra ha parlato il signor Bruno Misefari di Reggio Calabria e dopo hanno preso la parola i rappresentanti delle diverse organizzazioni". Quindi Pia, che[ imputa l’ultimatum all’azione di Bruno fornendo un testo da lui firmato […] si sbaglia o millanta: risultando il ritorno di Bruno a Taranto il 9 ottobre da documento certo ed essendo stato inviato l’ultimatum giorno 6 ottobre, quanto lei scrive non corrisponde a realtà. [...] 9.10.1920 Anarchico Bruno Misefari... ritornato a Taranto per incarico quela (sic!) Camera Sindacale del Lavoro”  dirigere agitazioni  e operai Cantiere Tosi. Prefetto Limoncelli" , nota del prefetto di Lecce  al Ministero dell'Interno in CPC.( Giuseppe Tripodi, L’invenzione del ribelle…)

Bibliografia: Giuseppe Tripodi, L’invenzione del ribelle. Vita tortuosa di Bruno Misefari (1892-19369 cosiddetto “anarchico di Calabria, Città del sole, 2020 p. 103 nota 5 e  nota n. 6.

A mio parere , al fine di avere su questa  vicenda una visione un po’ più chiaraè consigliabile,  innanzitutto, tenere ben distinta la conferenza  su  “La  Società dell’amore “ , tenuta da Misefari  al teatro "Paisiello" di Taranto il giorno 3 ottobre 1920 dall’ intervento di Misefari in occasione della grande manifestazione  pro vittime politiche, organizzata dal Sindacato Ferrovieri al  teatro "Politeama Alhambra" di Taranto, il 6 ottobre 1920 . E a questo proposito mi sembra importante notare  che un  non meglio identificato sottoprefetto di Taranto fornisce un' informazione che  contraddice quella  del  " Corriere delle Puglie del 4 ottobre" e , in parte, le  segnalazioni del prefetto Limongelli di Taranto talvolta menzionato con il nome di Limoncelli .   (cfr. brano)
Brano da commentare: "Il 4 ottobre 1920. Il sottoprefetto di Taranto informa oggi che il Misefari è colà giunto tenendo in quel teatro "Paisiello" una conferenza sull' "Anarchia". Soggiunge che domani partirà pel comune di Castellaneta in quel circondario , continuare azione propaganda (CPC)
 Bibliografia: Giuseppe Tripodi, L’invenzione del ribelle. Vita tortuosa di Bruno Misefari (1892-19369 cosiddetto “anarchico di Calabria, Città del sole, 2020 p. 101. 
 
Esiste, a mio parere, per esempio, una contraddizione  tra la segnalazione del prefetto Limongelli che Misèfari sarebbe partito il giorno 4 ottobre 1920  per Castellamare di Stabia e quella invece del non bene identificato sotto prefetto di Taranto  che indicava come meta di quel viaggio il vicino comune di Castellaneta appartenente al medesimo circondario di Taranto.   Inoltre la presenza di Misefari a Taranto il 7 ottobre , contrariamente a quanto afferma Tripodi, può trovare una  ulteriore conferma nella  lettera di   Bruno a Pia scritta da Taranto proprio quel giorno ( cfr. brano).
Brano da commentare : “  Taranto 7 ottobre 1920 […] Ho tenuto a Taranto una conferenza “ la Società dell’amore”. E’ venuta tutta la cittadinanza, operai e professori, ad ascoltarmi come a Reggio. E’ stato un trionfo, Pia. Sono stato trattenuto qui a forza. Ho tenuto una conferenza per sera e ora Taranto  tutta  è d’attorno a me….” (Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria …”)
 

Bibliografia: Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con Bruno Misefari, La Nuova Italia 1972 p. 160.  Cfr. anche Giuseppe Tripodi, L’invenzione del ribelle. Vita tortuosa di Bruno Misefari (1892-19369 cosiddetto “anarchico di Calabria, Città del sole, 2020 p. 101 dove probabilmente per una dimenticanza  questa lettera è citata senza   indicare la città da dove Misefari scriveva.  

Il  silenzio di Bruno in questa lettera a Pia   del gravoso  impegno di assumere la guida degli operai nella vertenza contro il  Cantiere Navale Tosi si spiega probabilmente [ma è solo una mia ipotesi] con il proposito di Bruno di non volere preoccupare la sua compagna prima dell’inizio di una lotta che si annunciava come particolarmente dura.

  Bruno Misefari,  dopo il rifiuto da parte della ditta Tosi di un accordo, comunicò poi  (quasi) quotidianamente sulle pagine di Umanità Nova l'evoluzione degli avvenimenti. Mi limito, per ragioni di  spazio, a citare soltanto  la notizia dell'inizio dello sciopero generale e quella in cui era annunciato l' esito finale. (cfr. brani)

 Brani da commentare: 1) Proclamato sciopero generale a Taranto in solidarietà con gli operai  … e per protesta contro ... della regia sbirraglia è conclamato lo sciopero generale  per fiaccare l’ insolente tracotanza del pescecanismo affamatore e respingere la sfacciata reazione governativa” ( Sciopero generale a Taranto 10 (M.) in Umanità Nova. Quotidiano anarchico n. 194 ,  12 ottobre 1920 p. 1) ( nota mia: una fascetta impedisce la lettura di alcune parole e per questo ho messo dei puntini); 2) "... Segnaliamo al proletariato italiano  la vergognosa defezione della locale  Camera del lavoro confederale che pur avendo accettata la proclamazione dello sciopero generale, rifiutò all’ultima ora la propria adesione.  Manovre inqualificabili  vanno compiendo a scopo bottegaio gli elementi confederalisti che indicono comizi indetti  per disgregare la compagine della massa scioperante.[…] La vertenza dei metallurgici della ditta Tosi essendo in via di soluzione mercé l'intervento dei ferrovieri e dei Lavoratori del Mare, lo sciopero generale è stato sospeso. La massa lavoratrice si stringe vieppiù intorno all' U.S.I." ( Le gesta dei confederalisti a Taranto,  Taranto, 14 (Misefari) in Umanità Nova n. 198, 16 ottobre 1920 p. 3)
 Bibliografia: in  Cronache anarchiche. Il giornale Umanità Nova nell’Italia del Novecento (1920-1945) a cura di Franco Schirone, Zero in condotta, 2010 in DVD volume 1 1920-1921.  Cfr. anche su quelle giornate di lotta le notizie  pubblicate su Umanità Nova  :   Grave situazione a Taranto.  Lo sciopero generale contro l'affamatore Tosi   Taranto 11 . (M.N.) n. 195, 13 ottobre 1920 p. 1; L' agitazione prosegue compatta. ( Furios) Taranto 12 n. 196,   giovedì 14 ottobre 1920. Cfr. anche Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con Bruno Misefari,  La Nuova Italia, 1972, pp. 160-163. 

 Assolto come era stato convenuto,  il compito , di  “segretario provvisorio” della Camera del Lavoro sindacale  (USI), Misèfari  riprese i tour di propaganda nel meridione organizzando in particolare la promozione di  interventi di massa finalizzati alla liberazione di Errico Malatesta, arrestato il 17 ottobre  (cfr. post ERRICO MALATESTA 1914-1932) e degli altri compagni arrestati. Il 22 ottobre 1920, seguendo le direttive enunciate dal giornale  anarchico Umanità Nova  Misefari e numerosi altri proletari/e interruppero, a Taranto un comizio elettorale socialista al grido di “ Liberate Malatesta” (primo brano) . La presenza di Miséfari alla testa del corteo non sfuggì alla polizia che lo incriminò di vari reati , tra cui l’incitamento all’odio di classe.  (secondo brano). Sfuggito all’arresto venne considerato latitante, il che non gli impedì di essere testimone, il giorno dopo,  delle violenze  della reazione poliziesca. Una descrizione dettagliata dei fatti, in cui mi sembra di intravedere un presagio dell'imminente fine del cosiddetto "biennio rosso"la raccontò lui stesso in una lettera a Pia Zanolli, senza però, io credo per non preoccuparla, menzionare esplicitamente  la sua personale  partecipazione al comizio sovversivo e la sua attuale condizione di latitante e ricercato dalla polizia. ( terzo brano)

Brani da commentare:1) "