EMMA NERI E NELLO GARAVINI |
NELLO
GARAVINI ( 1899- 1895) Nacque a Castel Bolognese da una famiglia di anarchici. Il padre Pietro (
1869-1933), che gestiva una osteria libertaria ritrovo abitale di compagni a
Castel Bolognese, e lo zio
Antonio (1872-1936) detto Ansena ( e anche “Il Tigre”), che emigrò in
Brasile, furono anarchici , assai attivi
e rinomati, della “prima” ( oppure “seconda”, secondo alcuni) generazione. E fu
proprio tra anarchici e socialisti romagnoli che Nello Garavini si formò
durante la sua infanzia e adolescenza . (cfr. brano)
Brano da commentare: “Noi
ragazzi, seguendo l’esempio dei nostri padri, eravamo anticlericali sin
dall’infanzia... Eravamo ancora bambini e già cantavamo canzoni di ribellione e
facevamo arrabbiare il vecchio maestro Giacomo Iacchini perché rifiutavamo di
andare in chiesa alla domenica. Mio padre gestiva un caffè e un’osteria nel
corso Garibaldi (la via Emilia), frequentati abitualmente da gente di partito
che faceva polemiche e discussioni politiche. In tale ambiente dovevamo
crescere anche noi con lo spirito dei rinnovatori. Ricordo, sebbene allora
fossi appena un bambino, i commenti che si facevano sulle conferenze di Pietro
Gori, Umberto Brunelli, Armando Borghi e di altri oratori che venivano spesso a
Castello. Ricordo anche i miei Primo Maggio, quando gran parte dei castellani andava
nelle campagne con banda e bandiere; io e mio fratello accompagnati da ragazzi
più grandicelli, seguivamo la banda, in cui suonava mio padre, e in quelle
dolci primavere si faceva merenda, si ascoltava musica, dell’Inno dei
lavoratori e del Primo Maggio e, infine, le
conferenze degli oratori dei diversi partiti. Fervevano allora le discussioni
fra coloro che volevano fare del Primo Maggio un giorno di rivendicazione
sociale ed i riformisti che volevano ricordarlo solamente come un giorno di
festa, “la festa del lavoro”.
Bibliografia:
La testimonianza di Nello in A,
rivista anarchica anno 40 n. 355 estate 2010 p. 125. Purtroppo non ho il
libro di Nello Garavini,
Testimonianze. Anarchismo e antifascismo vissuti e visti da un angolo della
Romagna, a cura della Biblioteca
Libertaria “Armando Borghi” , Editrice La Mandragora, Imola 2010
Nel
1914 , pochi mesi prima della Settimana Rossa, Errico Malatesta fece un giro
per i paesi della Romagna ottenendo, nonostante gli ostacoli frapposti dalle
forze dell’ordine, notevole successo. (cfr. brano)
Brano da
commentare: …“Malatesta parlò al teatro
Comunale [ di Lugo], gremito di popolo, e alla fine del suo discorso fu
salutato con scroscianti ed interminabili applausi. Terminata la conferenza
Malatesta si rivolse al commissario di P.S. che l’aveva interrotto durante il
suo dire varie volte: ‘Oh, caro amico La Polla, tu non ci daresti il permesso
di fare la rivoluzione, ma sta pur tranquillo che la faremo lo stesso’. Fu poi
circondato da numerosi amici e compagni e con essi si recò all’albergo S. Marco
dove si svolse una specie di dibattito. Diversi politici presero la parola
tentando di confutare il nostro compagno. L’avvocato Cantalamessa apprezzato
nel foro e dai politici di Romagna, si rivolse ai suoi amici: ‘Egregi colleghi,
Malatesta ci ha fucilato tutti senza fucile”.
Bibliografia:
La testimonianza di Nello in A,
rivista anarchica anno 40 n. 355 estate 2010 p. 125.
Si festeggiò in quel periodo, in cui si
riteneva prossima la rivoluzione sociale
ed erano di grande attualità problemi scottanti come le compagnie di disciplina
e la minaccia, dall’alto, di rinchiudere
AUGUSTO MASETTI in manicomio (cfr. post LA SETTIMANA ROSSA) , anche l’ anniversario
della Comune di Parigi. (cfr. brano)
Brano da commentare: “Il 18 marzo, nell’anniversario della Comune
di Parigi, gli anarchici di Castel Bolognese tradizionalmente festeggiavano la
memorabile data. Al mattino la gente sorrideva guardando centinaia di
bandierine di carta multicolore appiccicate sulle facciate delle case, dei
palazzi e nello stesso orologio della torre che dominava la piazza. Le
bandierine erano incollate in una pagliuzza a un’estremità e l’altra estremità
era presa in un pugno di argilla; una volta lanciate in alto, contro i muri
delle case, rimanevano attaccate alle facciate, sventolando. Era cosa molto
bella a vedersi e credo fosse una caratteristica del nostro paese. Alla sera era organizzato un gran ballo a cui intervenivano anche i socialisti
e i repubblicani; si facevano dopo la mezzanotte discorsi sulla Comune di
Parigi ed il ricavato della festa (toltone le spese) era mandato ai giornali
anarchici. Il 18 marzo 1914 erano presenti Errico Malatesta, Luigi Fabbri,
Armando Borghi con le due sorelle ed il sindacalista Ettore Cuzzani. […]La festa incominciò con grande entusiasmo
alle nove di sera. Malatesta ballava con vivacità con una ballerina giovane e
svelta, Teresa Grazioli; anche oggi, quando la vedo, le ricordo, con suo grande
piacere, che ha avuto l’onore di danzare con una delle più belle figure della I
Internazionale. Dopo la mezzanotte Malatesta parlò e si fece un gran silenzio
nella sala Garibaldi. […] Concluse il
lungo discorso sempre ascoltato con ammirazione: “Cari compagni e cari amici,
gli eventi incalzano precipitosi; cercate di essere pronti, dimenticate i
vecchi rancori, affratellatevi fra voi uomini di ogni partito e siate audaci
nel gran giorno della rivendicazione che non è lontano. Ricordatevi che il
governo è ben armato e che nessuna pietà ha per chi tenta di distruggere il suo
potere; armatevi voi pure perché senza armi sareste annientati e distrutti. Vi
prego per l’ultima volta di essere ben preparati con molte armi ed un’infinità
di cartucce, perché senza le cartucce le armi perdono tutto il loro valore”.
Bibliografia: La testimonianza di Nello in A,
rivista anarchica anno 40 n. 355 estate 2010 p. 125.
Crescendo
Nello Garavini divenne sempre di più un importante punto di riferimento per la
gioventù di Castel Bolognese. Partecipò agli eventi della Settimana Rossa e
organizzò numerose proteste e manifestazioni prima durante e dopo l’entrata in guerra dell’Italia
nella “Grande Guerra”. Organizzò aiuti
per i disertori imolesi, nascosti nelle campagne, imolesi e nel 1919 partecipò
ai moti popolari contro il carovita. Fondò anche una sezione dell’ USI a Castel
Bolognese. Nel 1921 conobbe EMMA NERI, che poi sposò nel 1923 e da cui ebbe una
figlia, GIORDANA (1924-2018), che divenne , poi, anche lei un punto di riferimento importante nel
movimento anarchico italiano.
Interrompo
un momento l’andamento cronologico di questo resoconto, per dare alcuni brevi
cenni biografici su EMMA NERI ( 1897-1978). Nata a Cesena in una famiglia di socialisti prese
il diploma di maestra elementare e seguendo un corso universitario ottenne la
qualifica di direttrice scolastica. Al momento della scelta di quale strada
perseguire scelse quella del contatto diretto con gli alunni e andò, come primo
incarico, a insegnare proprio nella
scuola di Castel Bolognese dove , come si è detto, conobbe Nello Garavini e da allora le vicende successive della loro vita furono
sempre unitamente condivise.
Furono entrambi decisi oppositori del fascismo
sorgente e Nello subì due violente
aggressioni da parte dei fascisti. Nel 1924, per sfuggire a persecuzioni
fasciste e poliziesche sempre più pressanti, si trasferirono a Milano, dove
divennero, tra l’ altro, amici di
CARLO MOLASCHI e MARIA ROSSI ( cfr. post ANARCHICI/e MILANESI). Nel 1929
emigrarono in Brasile, a Rio de Janeiro. Mentre nei primi tempi Nello Garavini
svolse molti mestieri , tra cui l’ascensorista e il cameriere nell’ Hotel Gloria,
Emma Neri, lavorò come insegnante presso la scuola gestita dalla Società Dante
Alighieri, dove però per le sue idee anarchiche e antifasciste fu
sospesa per due settimane, dopo avere subito un processo dal Consiglio
Scolastico. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Io, come sai, sono
insegnante alla scuola italiana dove per riflesso si fa della politica.
Nonostante tutto questo, non ho piegato
una sola volta , né disteso il braccio per il saluto romano. Sono cinque anni
che sono insegnante qui e ne sono venuti dei consoli e ambasciatori i quali
scambiavano cogli altri maestri il proverbiale saluto… ma io no. […] Giorni fa mi sono rifiutata davanti agli
alunni d’accettare l’invito di recarmi ad un film cinematografico di S:E: Balbo
con la crociera aerea. L’imposizione del direttore era insolita ed io risposi
che non era uno dei miei doveri aggiungendo poi che si vergognasse lui, un
voltafaccia, che aveva un fratello esiliato dal fascismo a Buenos Aires. Il
direttore ha fatto naturalmente rapporto ed io sono stata chiamata al
Consiglio. Mi sono presentata ieri l’altro dunque a questo tribunale
speciale!!! […] Il Consiglio che non si
attendeva resistenza da parte mia è rimasto sbalordito dagli argomenti
schiaccianti e ha deliberato 10 giorni di sospensione dalla scuola e stipendio
[…] Ti basi sapere che non ho mai provato in vita mia una maggiore
soddisfazione di questa. …“ ( lettera di Emma Negri al padre Eligio nel giugno
1931)
Bibliografia: Emma Neri, Contro la retorica
fascista e patriottica in A rivista anarchica n. 430, dicembre 2018/
gennaio 2019 p. 78 e p. 80. Cfr. anche a pp. 69-76 , Gianpiero Landi, I
Garavini . Anarchiche e Anarchici D.O.C.
In occasione
del volo di Italo Balbo , Emma Neri e
Enrichetta Zuccari, moglie dell’avvocato repubblicano e militante di “Giustizia e Libertà” Libero Battistelli, morto poi sul fronte di
Huesca, durante la rivoluzione sociale
spagnola, distribuirono inoltre nel centro di Rio De Janeiro manifestini antifascisti
contro l’allora ministro dell’
aereonautica italiana.
Dal
1933 al 1942 i Garavini con l’aiuto anche di Giordana gestirono una libreria , chiamata la Minha
Livraria ( La mia libreria) , che fu anche una piccola casa editrice e che, manco a dirlo, divenne (ad eccezione
del periodo, in cui predominò la dittatura, appoggiata dall’esercito, di
Getulio Vargas ) un frequentatissimo
punto di ritrovo per compagni e
intellettuali sia italiani che brasiliani , tra cui JOSE’ OITICICA,
fondatore della “Liga
Anticlerical”. Nel 1946 Luce Fabbri soggiornò dai Garavini, che
avevano comprato da Enrichetta Battistelli, dopo la morte del marito sul fronte
di Huesca, una fattoria a Mangaratiba. Punta dalle zanzare si ammalò di
malaria, ma restò comunque incantata dal fascino dei luoghi e dalla compagnia
dei Garavini. (cfr. brano)
Brano
da commentare: “ ….. Sono in campagna , non molto lontana da Rio de
Janeiro (tre ore di treno e mezz’ora di auto). Sono luoghi bellissimi, con
molte piante nuove per me. Il bosco è così fitto che non ci si riescead entrare;
tra un’albero e l’altro c’è tanta erba e piante di tutte le misure che
s’intrecciano l’una con l’altra. I
banani coprono una parte intera della montagna, quasi tutte di un bellissimo
azzurro intenso. Ci sono anche delle zanzare feroci, chiamate “borrachudos” …
“( Lettera di Luce Fabbri alla figlia Luisella, Mangaratiba febbraio 1946)
Bibliografia:
Margareth Rago, Tra la storia e la libertà. Luce Fabbri e l’anarchismo
contemporaneo, Zero in condotta, 2008 p.173
Nel
1947, un anno dopo la figlia Giordana, i Garavini tornarono in Italia e si
stabilirono a Castel Bolognese, distrutta, essendo stata bombardata più
volte, dalla guerra. Si impegnarono
entrambi ,insieme ad altri compagni , alla
ricostituzione del movimento anarchico, che attraversava per molteplici ragioni
una grave crisi. (cfr. brano)
Brano da commentare: “Pensavo,
ricordando alcune frasi che Armando Borghi mi aveva detto nel nostro ultimo
incontro a Bologna: “Il nostro movimento è ridotto a zero; bisogna ricominciare
la propaganda da capo, così come nel secolo scorso; cinque lustri di educazione
fascista con le sue guerre hanno fatto un popolo gretto, egoista, conformista,
malgrado la decantata Resistenza”. Infatti i cittadini si erano inseriti in due
grandi partiti di massa ognuno dei quali perdonava chi aveva commesso i
peggiori misfatti; e prometteva grandi cose nell’avvenire a condizione
d’iscriversi. E così tutti gli ex fascisti, gli avventurieri, i conformisti si
iscrivevano a frotte nel partito comunista o nel clericale . I partiti ed i
movimenti di una certa moralità, come il nostro e il “Partito d’Azione” o gli
uomini come Salvemini, Ernesto Rossi ed altri erano trascurati dal gran
pubblico. Il movimento anarchico, decimato di gran parte dei suoi uomini
migliori, attraversava una delle più grandi crisi. Se avessimo accettato nel
circolo gli ex fascisti pentiti... saremmo aumentati numericamente, ma noi
preferimmo essere pochi, amici leali e sinceri. …”
Bibliografia: La testimonianza di Nello in A,
rivista anarchica anno 40 n. 355 estate 2010
Dopo
il 1968 vi fu, come è noto , una ripresa del movimento e la casa dei Garavini divenne un importante punto di riferimento,
soprattutto, per i giovani romagnoli di sinistra. Nel 1973 fu per iniziativa di Nello Garavini e di Aurelio Lolli , che fu aperta la “ Casa
Armando Borghi” e riattivata la “ Biblioteca Libertaria”. Dopo la morte di Emma
Neri nel 1978 e di Nello Garavini nel 1985 , l’attività della “Biblioteca Libertaria Armando Borghi”,
costituitasi in cooperativa, fu
continuata da Giordana Garavini, che assunse la carica di vice-presidente e poi, dopo la morte di Aurelio Lolli, di presidente sino al
2014..
CARLO DOGLIO (1914-1995) Nel 1936 nominato, grazie ai numerosi premi littoriali vinti, vice responsabile culturale del GUF di Bologna approfittò di questo ruolo per fare attività antifascista con il Partito d’azione clandestino. Nel 1942 venne arrestato, poi rilasciato e infine nuovamente arrestato. Durante la resistenza si avvicinò sempre più alle idee anarchiche e pubblicò il giornale clandestino “Il libertario. . Dal 1945 al 1949 si impegnò intensamente nel movimento anarchico con conferenze e articoli su Volontà e su altri periodici libertari. Dal 1951 al 1955 organizzò all’interno dell’Olivetti un attivo gruppo anarchico. Dal 1955 al 1960 trascorse molto tempo in Inghilterra, dove ebbe frequenti e saldi contatti con Vernon Richard, Colin Ward e la redazione di Freedom . Dal 1961 collaborò, per tre anni, al Centro Studi di Partinicco di Danilo Dolci. Svolse poi una intensa carriera universitaria insegnando in numerose università (Bologna, Palermo, Algeri ecc.) Dal 1969 si riavvicinò al movimento anarchico, pur mantenendo una sua totale autonomia.
CARLO DOGLIO (1914-1995) Nel 1936 nominato, grazie ai numerosi premi littoriali vinti, vice responsabile culturale del GUF di Bologna approfittò di questo ruolo per fare attività antifascista con il Partito d’azione clandestino. Nel 1942 venne arrestato, poi rilasciato e infine nuovamente arrestato. Durante la resistenza si avvicinò sempre più alle idee anarchiche e pubblicò il giornale clandestino “Il libertario. . Dal 1945 al 1949 si impegnò intensamente nel movimento anarchico con conferenze e articoli su Volontà e su altri periodici libertari. Dal 1951 al 1955 organizzò all’interno dell’Olivetti un attivo gruppo anarchico. Dal 1955 al 1960 trascorse molto tempo in Inghilterra, dove ebbe frequenti e saldi contatti con Vernon Richard, Colin Ward e la redazione di Freedom . Dal 1961 collaborò, per tre anni, al Centro Studi di Partinicco di Danilo Dolci. Svolse poi una intensa carriera universitaria insegnando in numerose università (Bologna, Palermo, Algeri ecc.) Dal 1969 si riavvicinò al movimento anarchico, pur mantenendo una sua totale autonomia.
Brano da commentare: “ L’introduzione di Scalorbi spiega abbastanza criticamente le origini della iniziativa cui si deve questo fascicolo, [….] Non dice però, o almeno non esplicita quanto sembra necessario che un intento era anche quello di “uscire dal chiuso” di vecchie rimasticature, di provar l’anarchismo al vento della cultura ( o incultura) così marxista come crociana o cattolica o chissà cosa: di confrontare infine posizioni le quali , richiamandosi all’anarchismo si differenziano, e talora profondamente, tanto di teoria quanto di pratica: e se non lo facciamo noi anarchici, questo; se non è codesta la nostra funzione, qual mai altra ci attende?” Io l’ho detto più volte, in 25 e più anni che sono anarchico (anche quando stavo in un partito? Ma certo , e chiederne ai socialisti del PSI, dove stetti, per rassicurarsene,) come sia deleterio all’anarchismo ricercare sigle, inventarsi selezioni e definizioni che escludono gli uni privilegiando gli altri…..” ( dalla prefazione di Carlo Doglio a “Anarchismo ‘70. Materiali per un dibattito a cura dell’Anti stato 1 (1970)
Bibliografia: in “Anarchismo ‘70. Materiali per un dibattito a cura dell’Anti stato 1 (1970)
FRANCO LEGGIO (1921-2006), minatore in una miniera di zolfo divenne presto anarchico e a un certo momento si arruolò in marina per sfuggire alla persecuzione fascista. Nel 1945 partecipò attivamente alla rivolta del “ Non si parte, ma non si torna indietro” ed entrò in contatto con numerosi compagni, tra cui MARIA OCCHIPINTI (cfr.infra post EMILIO CANZI .........) (cfr. brano).
Brano da commentare: “Un pomeriggio, mentre stiravo, venne a casa di mia madre un giovane con baffi lunghi, originali, quasi uguali li portava uno studente fascista, pensai fossero parenti e la visita mi seccava. Non avevo nulla in comune con i fascisti, trattai l’ospite freddamente; egli calmo mi faceva certe domande sempre sui fatti del sei gennaio, ad un certo punto pensai che era meglio dirgli che non volevo avere a che fare con lui perché era fascista. La mia sorpresa fu grande; rispose con tanta fierezza che era anarchico, io di anarchia ne avevo sentito parlare poco, però Santangelo mi aveva detto che era un’idea difficile a realizzare ma era la migliore per il bene del popolo. Subito sentii di confidargli la mia indignazione [….] gli chiesi il suo indirizzo; volevo leggere i loro libri, istruirmi sull’anarchia. Il mio primo pensiero fu di pubblicare sul loro giornale l’ingiusta condanna di Santangelo. Leggio, il compagno anarchico mi consigliò di conoscere Paolo Schicchi. […] Da Leggio seppi che a Ragusa durante il fascismo, c’era stato un gruppo anarchico e che dopo la liberazione pubblicarono un giornaletto ciclostile. Conobbi pure il ruolo importante che il gruppo ebbe nella rivoluzione, a mia insaputa spesso sorvegliavano armati la mia casa per proteggermi. La mitragliatrice sul campanile della Chiesa dell’ Ecce Homo l’avevano messa loro; Santangelo e il gruppo anarchico avevano preso la responsabilità armata. Ignoravo la loro esistenza e il loro eroismo in quei tragici momenti; il loro obiettivo era: non si parte, ma questo non significava tornare in dietro […] Era chiaro che non fare il militare voleva dire essere un partigiano, purificare la Sicilia dalla peste del feudalesimo, creare un mondo migliore dove non ci fossero né sfruttati né sfruttatori …” (Maria Occhipinti, Una donna di Ragusa, ………)
Bibliografia: Maria Occhipinti, Una donna di Ragusa, Sellerio editore Palermo, 1993, pp. 177-178. Testimonianze su di lui si trovano anche nel numero di gennaio 2007 di Sicilia Libertaria, nel numero 1 di gennaio 2007 di Umanità Nuova , anno 87 e in A Rivista anarchica n. 323 febbraio 2007 pp. 53 ss.
Arrestato per la sua partecipazione alla rivolta, , fu condannato a 1 anno e 6 mesi di prigione . Nel 1949 Franco Leggio tornò a lavorare in miniera e partecipò a un grande sciopero di minatori, in cui venne messa in pratica anche una provvisoria autogestione delle miniere. Tra il 1948 e il 1969 visse in diverse città, tra cui Genova (ove si distinse nella rivolta del luglio 1960). Collaborò alla lotta clandestina contro Franco intrattenendo stretti rapporti con JOSE’ LOUIS FACERIAS, ANTONIO TELLEZ (cfr. post LIBERTARI CONTRO FRANCO), e con CIPRIANO MERA ( cfr. post “ ad nomen”) . Fondò la libreria “ Zuleima e la casa editrice “La Fiaccola” con le due collane " L' Anteo" e " La Rivolta) (cfr. brano) .
Brano da commentare: “ Nota dell’ editore . Come ebbimo a preannunciare con la “Nota” al primo opuscolo della “Collana Anteo”, iniziamo , adesso, col presente, “La Collana LA RIVOLTA”. E, allora , pensiamo sia bene precisare che, mentre, la “Anteo” verrà a pubblicare opuscoletti di propaganda atea, antireligiosa e anticlericale (vedi titoli nella copertina), “ La Rivolta” verrà a pubblicare opuscoletti di propaganda rivoluzionaria e anarchica” cioè “quei semi del pensiero rivoluzionario e aneliti di umana ribellione” che ci proponevamo con la prima “Anteo”. Come col suo terzo numero ( vedi Vecchio e nuovo Testamento ) la collana Anteo” si è assunto, per meglio qualificarsi agli occhi dei lettori, un programma ben definito facendo propria l’affermazione bakuniniana : “ Se Dio è, l’uomo è schiavo : ora l’ Uomo può, DEVE essere libero, dunque Dio non esiste “ così “ La Rivolta” avrà il proprio , che sarà questo: “ Solo la distruzione del POTERE politico (Governi – Stato ), di quello economico ( Proprietà privata – Capitalismo di Stato ) e di quello religioso ( Dio – Chiesa) potrà porre fine allo sfruttamento, alla fame, alle guerre, all’oppressione, alla dominazione dell’uomo sull’uomo e alla schiavitù. Solo una rivoluzione di spiriti e d’ armi distruggerà i tre poteri infausti quanto criminali ed anacronistici, realizzando, DI FATTO, l’ Associazione dei Liberi e Uguali” . Programma certamente vasto, complesso e audace. Ma chiaro ed inequivocabile nella sua prospettiva. A qualcuno – o , a molti – può sembrare utopistico, per noi – che non ci spaventa nemmeno il termine utopia – sarà la bandiera con la quale chiameremo a raccolta gli sfruttati e gli oppressi e tutti coloro che – generosi, sinceri, onesti e altruisti – hanno fatto, o vorranno fare propria la gran causa del riscatto integrale dell’ Uomo. Siamo convinti che, prima o poi, è solo questione di volontà, di perseveranza, di abnegazione, di entusiasmo – le moltitudini (dell’ignoranza, dell’incoscienza, della paura, della rassegnazione, delle quali moltitudini dipende, in grandissima parte anche il destino di TUTTI) finiranno col comprendere anche loro. ….. “ ( Franco Leggio, Collana “ La Rivolta” n. 1, novembre 1961 )
Bibliografia: Franco Leggio, Avanti avanti con la fiaccola nel pugno e con la scure , , La Rivolta 6, edizioni La Fiaccola 1999 pp. 7- 8
Filmografia: Franco Leggio, un anarchico di Ragusa, un film di Pino Bertelli , Testo e voce Pippo Gurrieri , Musiche originali , Carlo Natoli, Illustrazioni, Guglielmo Manenti , Allegato a Sicilia Libertaria 2007
LUIGI VERONELLI (1926-2004)
anarcoenologo (come soleva definirsi)
gastronomo, scrittore ed editore. Si laureò in filosofia e come assistente di
Giovanni Emanuele Barié tenne corsi di filosofia teoretica. Nel 1956
divenne editore e pubblicò riviste come I problemi del
socialismo (diretta
da Lelio Basso) , Il
pensiero
(diretto da Giovanni Emanuele Barié) e Il gastrononomo (diretto da lui
stesso). Pubblicò anche opere come La questione sociale di Proudhon e Racconti, novelle e
novelline del marchese di Sade, per cui fu condannato a
tre mesi di carcere per pubblicazione oscena.
Fu poi condannato a sei mesi per la sua partecipazione alla occupazione dei piccoli viticultori piemontesi
della stazione di Santo Stefano Belbo come segno di protesta contro le nuove norme che favorivano la grande
industria vinicola. Scrisse numerosi libri enogastronomici e
numerosi articoli su giornali e riviste
italiane, , tra cui Il Corriere della Sera, Il
giorno, Panorama,
L’espresso ecc.
e anche straniere . Negli anni settanta condusse anche moltre trasmissioni televise di cui la più famosa fu
A tavola /, prima con Delia Scala e poi Ave Ninchi. Fu anche editore e
direttore di importanti riviste come L’Etichetta, , Vini e liquori Somelier
italiano, e
altre. Acuto critico della società dei consumi e degli irreversibili danni
prodotti nell’ambiente, nell’alimentazione
e nella medesima vita quotidiana dei singoli individui partecipò a
diverse battaglie locali, regionali e nazionali.
Brano da commentare: “ Che cosa può darvi
un uomo della mia età se non i dati dell’esperienza? Solo oggi, più che settantenne, vedo con chiarezza che il
potere ha utilizzato – con un vero e proprio
capovolgimento dei propositi – ciò che era nei nostri sogni, anziché far
l’uomo più libero con il progresso, la scienza, la macchina, la cultura
ecc. Renderne più rapido e sicuro
l’asservimento. Ogni scoperta ed ogni invenzione – nate tutte – oso credere –
dal proposito di essere vantaggiose
all’uomo – sono state deviate ed utilizzate contro l’uomo. Basta guardarsi
attorno, con un minimo di senso critico e morale e ci si accorge che tutto, ma
proprio tutto, viene attuato per renderci servi. Un tentativo che – pur essendo tutt’altro che
escluse le violenze e le atrocità dei
vari fondamentalismi (sotto le tante maschere, religione ed etnia in primis )-
aggredisce l’uomo , con i mezzi suadenti delle comunicazioni di massa […] Ad ogni ora del giorno persuasori tutt’altro
che occulti esaltano ciò che dovrebbe
civilmente essere condannato. Fanno consumare le stesse cose in ogni angolo del
mondo, costringono a consumi non necessari anche i più poveri, impongono
alimenti geneticamente manipolati di cui si ignorano gli effetti a tempo lungo
sull’organismo umano – i cosiddetti alimenti
transgenici, che ci propongono l’uniformità dei gusti – ed annullano il
mutare delle stagioni. Mi limito ai due
prodotti – simbolo: la coca-cola e
l’hamburger (se dis inscì?) uguali – pensa tè – in ogni luogo del
mondo. Se vi sono una bevanda ed un cibo vecchi – che sentono e sanno di
vecchio – questi sono proprio la coca cola e l’hamburger. L’uno e l’altra
monotoni e statici. L’uno e l’altra tuttavia esaltati come fossero prediletti
dai giovani, nel futuro dei giovani.
Perché la bevano e lo mangino – i giovani, dico – gli debbono costruire
attorno un “castello” (un castello? Un finimondo) di pubblicità e promozioni
miliardarie. Smette la pubblicità? Un castello di sabbia, pronto ad andare in
sabbia alla prima delle onde serie (Onda d’Urto, mi viene da pensare, o Muro
del Magazeno 47). I giovani prediligono – ed io vorrei esigessero – il nuovo e
il diverso. Tutto nuovo e tutto diverso- spazio alla creatività – certo, ci
viene da infinite evoluzioni, dalle millenarie lotte e sofferenze di uomini
perseguitati, nuovo e diverso. I giovani si sono resi conto che la tradizione e
la cultura sono non un piedistallo,
bensì un trampolino di lancio.
Nuovo e diverso presentati con una serie d’interventi critici, di note
culturali e di provocazioni, così da esaltare proprio nel nostro sangue e nelle
nostre idee, luci e coraggio. Ho parlato di tradizione e di cultura. Un
distinguo. Necessario. Ciò che ci
concedono e ci presentano i detentori del potere, con le immense possibilità di
corruzione del denaro, anche quando ci viene presentato come cultura o
peggio ( peggio da che vi è il tentativo di maligna
subornazione, come contro-cultura è, nei fatti, sottocultura. Noi siamo – e qui
lo dico da anarchico – la cultura, per definizione sempre impegnata e nel
domani. […] Postilla alla lettera
: L’arma più efficace per imporcela, la
schiavitù – in un modo , in apparenza pressoché indolore – è nei mezzi di
comunicazione di massa, attraverso i quali con trasmissioni solo in apparenza
giovani e di contestazione , impongono le forniture e i costumi del
capitale. Le prese di posizione e le
“aggressioni” dei centri e, con forte incisività degli squatter, sono – con la
sola, ma grave penalità della violenza – esemplari. Fanno saldo riferimento
alla tradizione vista, ripeto, non come un piedistallo, bensì come trampolino
di lancio. Con l’occupazione e la gestione dei palazzi, delle fabbriche
trasferite, dei boschi, dei terreni abbandonati o in gerbido, vi
è un effettivo ritorno ai valori. ….(
tratto da Luigi Veronelli , Lettera aperta ai giovani estremi, in “A “ 251
–febbraio 1999 )
Bibliografia : in Dossier
Luigi Veronelli / Critical Gino in A rivista anarchica 393, novembre 2014 p. 81, 82, 83.
Nota: La discontinuità dei caratteri non è voluta
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