lunedì 2 maggio 2011

ANARCHICINI: ANARCHICI e ANARCHICHE ITALIANI TRA 1900 e 2000: NELLO GARAVINI (1899-1985); EMMA NERI (1897- 1978);CARLO DOGLIO ( 1914- 1995) ; FRANCO LEGGIO (1921-2006); LUIGI (GINO) VERONELLI (1926-2004) ;


                                          

                                                                                                     
EMMA NERI E NELLO GARAVINI


NELLO GARAVINI ( 1899- 1895) Nacque a Castel Bolognese da una famiglia di anarchici. Il padre Pietro ( 1869-1933), che gestiva una osteria libertaria ritrovo abitale di compagni a Castel Bolognese,  e  lo zio  Antonio (1872-1936) detto Ansena ( e anche “Il Tigre”), che emigrò in Brasile,  furono anarchici , assai attivi e rinomati, della “prima” ( oppure “seconda”, secondo alcuni) generazione. E fu proprio tra anarchici e socialisti romagnoli che Nello Garavini si formò durante la sua infanzia e adolescenza . (cfr. brano)

Brano da commentare: “Noi ragazzi, seguendo l’esempio dei nostri padri, eravamo anticlericali sin dall’infanzia... Eravamo ancora bambini e già cantavamo canzoni di ribellione e facevamo arrabbiare il vecchio maestro Giacomo Iacchini perché rifiutavamo di andare in chiesa alla domenica. Mio padre gestiva un caffè e un’osteria nel corso Garibaldi (la via Emilia), frequentati abitualmente da gente di partito che faceva polemiche e discussioni politiche. In tale ambiente dovevamo crescere anche noi con lo spirito dei rinnovatori. Ricordo, sebbene allora fossi appena un bambino, i commenti che si facevano sulle conferenze di Pietro Gori, Umberto Brunelli, Armando Borghi e di altri oratori che venivano spesso a Castello. Ricordo anche i miei Primo Maggio, quando gran parte dei castellani andava nelle campagne con banda e bandiere; io e mio fratello accompagnati da ragazzi più grandicelli, seguivamo la banda, in cui suonava mio padre, e in quelle dolci primavere si faceva merenda, si ascoltava musica, dell’Inno dei lavoratori e del Primo Maggio e, infine, le conferenze degli oratori dei diversi partiti. Fervevano allora le discussioni fra coloro che volevano fare del Primo Maggio un giorno di rivendicazione sociale ed i riformisti che volevano ricordarlo solamente come un giorno di festa, “la festa del lavoro”.
Bibliografia: La testimonianza di Nello  in  A, rivista anarchica anno 40 n. 355 estate 2010 p. 125. Purtroppo non ho il libro  di Nello Garavini, Testimonianze. Anarchismo e antifascismo vissuti e visti da un angolo della Romagna,    a cura della Biblioteca Libertaria “Armando Borghi” , Editrice La Mandragora, Imola 2010

Nel 1914 , pochi mesi prima della Settimana Rossa, Errico Malatesta fece un giro per i paesi della Romagna ottenendo, nonostante gli ostacoli frapposti dalle forze dell’ordine, notevole successo. (cfr. brano)
Brano da commentare:  …“Malatesta parlò al teatro Comunale [ di Lugo], gremito di popolo, e alla fine del suo discorso fu salutato con scroscianti ed interminabili applausi. Terminata la conferenza Malatesta si rivolse al commissario di P.S. che l’aveva interrotto durante il suo dire varie volte: ‘Oh, caro amico La Polla, tu non ci daresti il permesso di fare la rivoluzione, ma sta pur tranquillo che la faremo lo stesso’. Fu poi circondato da numerosi amici e compagni e con essi si recò all’albergo S. Marco dove si svolse una specie di dibattito. Diversi politici presero la parola tentando di confutare il nostro compagno. L’avvocato Cantalamessa apprezzato nel foro e dai politici di Romagna, si rivolse ai suoi amici: ‘Egregi colleghi, Malatesta ci ha fucilato tutti senza fucile”.
Bibliografia: La testimonianza di Nello  in  A, rivista anarchica anno 40 n. 355 estate 2010 p. 125.
Si festeggiò in quel periodo, in cui si riteneva  prossima la rivoluzione sociale ed erano di grande attualità problemi scottanti come le compagnie di disciplina e la minaccia, dall’alto, di rinchiudere  AUGUSTO MASETTI in manicomio (cfr. post LA SETTIMANA ROSSA) , anche l’ anniversario della Comune di Parigi. (cfr. brano)
Brano da commentare: “Il 18 marzo, nell’anniversario della Comune di Parigi, gli anarchici di Castel Bolognese tradizionalmente festeggiavano la memorabile data. Al mattino la gente sorrideva guardando centinaia di bandierine di carta multicolore appiccicate sulle facciate delle case, dei palazzi e nello stesso orologio della torre che dominava la piazza. Le bandierine erano incollate in una pagliuzza a un’estremità e l’altra estremità era presa in un pugno di argilla; una volta lanciate in alto, contro i muri delle case, rimanevano attaccate alle facciate, sventolando. Era cosa molto bella a vedersi e credo fosse una caratteristica del nostro paese. Alla sera era organizzato un gran ballo a cui intervenivano anche i socialisti e i repubblicani; si facevano dopo la mezzanotte discorsi sulla Comune di Parigi ed il ricavato della festa (toltone le spese) era mandato ai giornali anarchici. Il 18 marzo 1914 erano presenti Errico Malatesta, Luigi Fabbri, Armando Borghi con le due sorelle ed il sindacalista Ettore Cuzzani. […]La festa incominciò con grande entusiasmo alle nove di sera. Malatesta ballava con vivacità con una ballerina giovane e svelta, Teresa Grazioli; anche oggi, quando la vedo, le ricordo, con suo grande piacere, che ha avuto l’onore di danzare con una delle più belle figure della I Internazionale. Dopo la mezzanotte Malatesta parlò e si fece un gran silenzio nella sala Garibaldi.  […] Concluse il lungo discorso sempre ascoltato con ammirazione: “Cari compagni e cari amici, gli eventi incalzano precipitosi; cercate di essere pronti, dimenticate i vecchi rancori, affratellatevi fra voi uomini di ogni partito e siate audaci nel gran giorno della rivendicazione che non è lontano. Ricordatevi che il governo è ben armato e che nessuna pietà ha per chi tenta di distruggere il suo potere; armatevi voi pure perché senza armi sareste annientati e distrutti. Vi prego per l’ultima volta di essere ben preparati con molte armi ed un’infinità di cartucce, perché senza le cartucce le armi perdono tutto il loro valore”.

Bibliografia: La testimonianza di Nello  in  A, rivista anarchica anno 40 n. 355 estate 2010 p. 125.

Crescendo Nello Garavini divenne sempre di più un importante punto di riferimento per la gioventù di Castel Bolognese. Partecipò agli eventi della Settimana Rossa e organizzò numerose proteste e manifestazioni prima  durante e dopo l’entrata in guerra dell’Italia nella  “Grande Guerra”. Organizzò aiuti per i disertori imolesi, nascosti nelle campagne, imolesi e nel 1919 partecipò ai moti popolari contro il carovita. Fondò anche una sezione dell’ USI a Castel Bolognese. Nel 1921 conobbe EMMA NERI, che poi sposò nel 1923 e da cui ebbe una figlia, GIORDANA (1924-2018), che divenne , poi, anche lei  un punto di riferimento importante nel movimento anarchico italiano.
Interrompo un momento l’andamento cronologico di questo resoconto, per dare alcuni brevi cenni biografici su EMMA NERI ( 1897-1978).  Nata a Cesena in una famiglia di socialisti prese il diploma di maestra elementare e seguendo un corso universitario ottenne la qualifica di direttrice scolastica. Al momento della scelta di quale strada perseguire scelse quella del contatto diretto con gli alunni e andò, come primo incarico,  a insegnare proprio nella scuola di Castel Bolognese dove , come si è detto, conobbe  Nello Garavini e da allora  le vicende successive della loro vita furono sempre unitamente condivise.
Furono entrambi decisi oppositori del fascismo sorgente e  Nello subì due violente aggressioni da parte dei fascisti. Nel 1924, per sfuggire a persecuzioni fasciste e poliziesche sempre più pressanti, si trasferirono a Milano, dove divennero, tra l’ altro, amici di    CARLO MOLASCHI e MARIA ROSSI ( cfr. post ANARCHICI/e MILANESI). Nel 1929 emigrarono in Brasile, a Rio de Janeiro. Mentre nei primi tempi Nello Garavini svolse molti mestieri , tra cui l’ascensorista e il cameriere nell’ Hotel Gloria, Emma Neri,  lavorò come insegnante  presso la scuola gestita dalla Società Dante Alighieri, dove però per le sue idee anarchiche e antifasciste  fu  sospesa per due settimane, dopo avere subito un processo dal Consiglio Scolastico. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Io, come sai, sono insegnante alla scuola italiana dove per riflesso si fa della politica. Nonostante tutto questo, non ho  piegato una sola volta , né disteso il braccio per il saluto romano. Sono cinque anni che sono insegnante qui e ne sono venuti dei consoli e ambasciatori i quali scambiavano cogli altri maestri il proverbiale saluto… ma io no. […]  Giorni fa mi sono rifiutata davanti agli alunni d’accettare l’invito di recarmi ad un film cinematografico di S:E: Balbo con la crociera aerea. L’imposizione del direttore era insolita ed io risposi che non era uno dei miei doveri aggiungendo poi che si vergognasse lui, un voltafaccia, che aveva un fratello esiliato dal fascismo a Buenos Aires. Il direttore ha fatto naturalmente rapporto ed io sono stata chiamata al Consiglio. Mi sono presentata ieri l’altro dunque a questo tribunale speciale!!!  […] Il Consiglio che non si attendeva resistenza da parte mia è rimasto sbalordito dagli argomenti schiaccianti e ha deliberato 10 giorni di sospensione dalla scuola e stipendio […] Ti basi sapere che non ho mai provato in vita mia una maggiore soddisfazione di questa. …“ ( lettera di Emma Negri al padre Eligio nel giugno 1931)
Bibliografia: Emma Neri, Contro la retorica fascista e patriottica in A rivista anarchica n. 430, dicembre 2018/ gennaio 2019 p. 78 e  p. 80.  Cfr. anche a pp. 69-76 , Gianpiero Landi, I Garavini . Anarchiche e Anarchici  D.O.C.


 In occasione del volo di  Italo Balbo , Emma Neri e Enrichetta Zuccari, moglie dell’avvocato repubblicano e militante di  “Giustizia e Libertà”  Libero Battistelli, morto poi sul fronte di Huesca,  durante la rivoluzione sociale spagnola, distribuirono inoltre nel centro di Rio De Janeiro manifestini antifascisti contro l’allora  ministro dell’ aereonautica italiana. 

Dal 1933 al 1942 i Garavini con l’aiuto anche di Giordana  gestirono una libreria , chiamata la Minha Livraria ( La mia libreria) , che fu anche una piccola casa editrice  e che, manco a dirlo, divenne (ad eccezione del periodo,  in cui predominò la dittatura, appoggiata dall’esercito, di Getulio Vargas )  un frequentatissimo punto di ritrovo per compagni  e intellettuali  sia italiani  che brasiliani , tra cui JOSE’ OITICICA, fondatore della “Liga  Anticlerical”.  Nel 1946  Luce Fabbri soggiornò dai Garavini, che avevano comprato da Enrichetta Battistelli, dopo la morte del marito sul fronte di Huesca, una fattoria a Mangaratiba. Punta dalle zanzare si ammalò di malaria, ma restò comunque incantata dal fascino dei luoghi e dalla compagnia dei Garavini.  (cfr. brano)
Brano da commentare: “  …..  Sono in campagna , non molto lontana da Rio de Janeiro (tre ore di treno e mezz’ora di auto). Sono luoghi bellissimi, con molte piante nuove per me. Il bosco è così fitto che non ci si riescead entrare; tra un’albero e l’altro c’è tanta erba e piante di tutte le misure che s’intrecciano l’una  con l’altra. I banani coprono una parte intera della montagna, quasi tutte di un bellissimo azzurro intenso. Ci sono anche delle zanzare feroci, chiamate “borrachudos” … “( Lettera di Luce Fabbri alla figlia Luisella, Mangaratiba febbraio 1946)
Bibliografia: Margareth Rago, Tra la storia e la libertà. Luce Fabbri e l’anarchismo contemporaneo, Zero in condotta, 2008 p.173

Nel 1947, un anno dopo la figlia Giordana, i Garavini tornarono in Italia e si stabilirono a Castel Bolognese, distrutta, essendo stata bombardata più volte,  dalla guerra. Si impegnarono entrambi ,insieme ad altri compagni ,  alla ricostituzione del movimento anarchico, che attraversava per molteplici ragioni una  grave crisi. (cfr. brano)
Brano da commentare: Pensavo, ricordando alcune frasi che Armando Borghi mi aveva detto nel nostro ultimo incontro a Bologna: “Il nostro movimento è ridotto a zero; bisogna ricominciare la propaganda da capo, così come nel secolo scorso; cinque lustri di educazione fascista con le sue guerre hanno fatto un popolo gretto, egoista, conformista, malgrado la decantata Resistenza”. Infatti i cittadini si erano inseriti in due grandi partiti di massa ognuno dei quali perdonava chi aveva commesso i peggiori misfatti; e prometteva grandi cose nell’avvenire a condizione d’iscriversi. E così tutti gli ex fascisti, gli avventurieri, i conformisti si iscrivevano a frotte nel partito comunista o nel clericale . I partiti ed i movimenti di una certa moralità, come il nostro e il “Partito d’Azione” o gli uomini come Salvemini, Ernesto Rossi ed altri erano trascurati dal gran pubblico. Il movimento anarchico, decimato di gran parte dei suoi uomini migliori, attraversava una delle più grandi crisi. Se avessimo accettato nel circolo gli ex fascisti pentiti... saremmo aumentati numericamente, ma noi preferimmo essere pochi, amici leali e sinceri. …”

Bibliografia: La testimonianza di Nello  in  A, rivista anarchica anno 40 n. 355 estate 2010  

 Dopo il 1968 vi fu, come è noto , una ripresa del movimento e la casa  dei Garavini divenne  un importante punto di riferimento, soprattutto, per i giovani romagnoli di sinistra.  Nel 1973 fu  per iniziativa di Nello Garavini  e di Aurelio Lolli , che fu aperta la “ Casa Armando Borghi” e riattivata la “ Biblioteca Libertaria”. Dopo la morte di Emma Neri nel 1978 e di Nello Garavini nel 1985 , l’attività della  “Biblioteca Libertaria Armando Borghi”, costituitasi in cooperativa,  fu continuata da Giordana Garavini, che assunse la carica di vice-presidente  e poi, dopo la  morte di Aurelio Lolli, di presidente sino al 2014..

                                    

   CARLO DOGLIO (1914-1995) Nel 1936 nominato, grazie ai numerosi premi littoriali  vinti,  vice responsabile  culturale del GUF di Bologna  approfittò di questo ruolo per fare attività antifascista con il  Partito d’azione clandestino. Nel 1942 venne arrestato, poi rilasciato e  infine nuovamente arrestato. Durante la resistenza   si avvicinò sempre più alle idee anarchiche e pubblicò  il giornale clandestino “Il libertario. . Dal 1945 al 1949  si impegnò  intensamente  nel movimento anarchico con conferenze e articoli su Volontà e su altri periodici libertari. Dal 1951 al 1955 organizzò all’interno dell’Olivetti un attivo gruppo anarchico. Dal 1955 al 1960 trascorse molto tempo in Inghilterra, dove  ebbe frequenti e saldi contatti con Vernon Richard, Colin Ward e la redazione di Freedom . Dal 1961 collaborò,  per tre anni,  al Centro Studi di Partinicco di Danilo Dolci. Svolse poi una intensa carriera universitaria insegnando in numerose università (Bologna, Palermo, Algeri ecc.) Dal 1969 si riavvicinò al movimento anarchico, pur mantenendo una sua totale autonomia.

Brano da commentare: “ L’introduzione di  Scalorbi spiega abbastanza criticamente le origini della iniziativa cui si deve questo fascicolo, [….]  Non dice però, o almeno non esplicita quanto sembra necessario che un intento era anche  quello di “uscire  dal chiuso” di vecchie rimasticature, di provar l’anarchismo al vento della cultura ( o incultura)  così marxista come crociana  o cattolica o chissà cosa: di confrontare infine posizioni le quali , richiamandosi all’anarchismo si differenziano, e talora profondamente, tanto di teoria quanto di pratica: e se non lo facciamo noi anarchici, questo; se non è codesta la nostra funzione, qual mai altra ci attende?” Io l’ho detto più volte, in 25 e più anni che sono anarchico (anche quando stavo in un partito? Ma certo , e chiederne ai socialisti del PSI, dove stetti, per rassicurarsene,) come sia deleterio all’anarchismo ricercare sigle, inventarsi selezioni e definizioni che escludono gli uni privilegiando gli altri…..”  dalla prefazione di Carlo Doglio a “Anarchismo ‘70. Materiali per un dibattito a cura dell’Anti stato  1 (1970)
Bibliografia: in  “Anarchismo ‘70. Materiali per un dibattito a cura dell’Anti stato  1 (1970)



               
                                               

FRANCO LEGGIO (1921-2006), minatore in  una miniera di zolfo divenne presto anarchico e a un certo momento si arruolò in marina per sfuggire alla persecuzione fascista. Nel 1945 partecipò attivamente  alla rivolta del “ Non si parte, ma non si torna indietro” ed entrò in contatto con numerosi compagni, tra cui MARIA OCCHIPINTI (cfr.infra  post EMILIO CANZI .........) (cfr. brano).

Brano da commentare: “Un pomeriggio, mentre stiravo, venne a casa di mia madre un giovane con baffi lunghi, originali, quasi uguali li portava uno studente fascista, pensai fossero parenti e la visita mi seccava. Non avevo nulla in comune con i fascisti, trattai l’ospite freddamente; egli calmo mi faceva certe domande sempre sui fatti del sei gennaio, ad un certo punto pensai che era meglio dirgli che non volevo avere a che fare con lui perché era fascista. La mia sorpresa fu grande; rispose con tanta fierezza che era anarchico, io di anarchia ne avevo sentito parlare poco, però Santangelo mi aveva detto che era un’idea difficile a realizzare ma era la migliore per il bene del popolo. Subito sentii di confidargli la mia indignazione [….] gli chiesi il suo indirizzo; volevo leggere i loro libri, istruirmi sull’anarchia. Il mio primo pensiero fu di pubblicare sul loro giornale l’ingiusta condanna di Santangelo. Leggio, il compagno anarchico mi consigliò di conoscere Paolo Schicchi. […]   Da Leggio  seppi  che a Ragusa durante il fascismo, c’era stato un gruppo anarchico e che dopo la liberazione pubblicarono un  giornaletto ciclostile. Conobbi pure il ruolo importante che il gruppo ebbe nella rivoluzione, a mia insaputa spesso sorvegliavano armati la mia casa per proteggermi. La mitragliatrice sul campanile della Chiesa dell’  Ecce Homo l’avevano messa loro; Santangelo e il gruppo anarchico avevano preso la responsabilità armata. Ignoravo la loro esistenza e il loro eroismo in quei tragici momenti; il loro obiettivo era: non si parte, ma questo non significava tornare in dietro […] Era chiaro che non fare il militare voleva dire essere un partigiano, purificare la Sicilia dalla peste del feudalesimo, creare un mondo migliore dove non ci fossero né sfruttati né sfruttatori …” (Maria OcchipintiUna donna di Ragusa………)
Bibliografia: Maria Occhipinti, Una donna di Ragusa, Sellerio editore Palermo, 1993, pp. 177-178.  Testimonianze su di lui si trovano anche nel numero di gennaio 2007 di Sicilia Libertaria, nel numero  1 di gennaio 2007 di Umanità Nuova  , anno 87 e  in A Rivista anarchica n. 323 febbraio 2007 pp. 53 ss.

Arrestato per la sua partecipazione alla rivolta, , fu condannato a  1 anno e 6 mesi di prigione . Nel 1949 Franco Leggio tornò a lavorare in miniera e partecipò a un grande sciopero di minatori, in cui venne messa in pratica anche una provvisoria autogestione delle miniere. Tra il 1948 e il 1969 visse in diverse città, tra cui Genova  (ove si  distinse nella rivolta del luglio 1960). Collaborò alla lotta clandestina contro Franco intrattenendo stretti rapporti con JOSE’ LOUIS FACERIAS, ANTONIO TELLEZ (cfr. post LIBERTARI CONTRO FRANCO),  e con CIPRIANO MERA  ( cfr. post “ ad nomen”) . Fondò la libreria “ Zuleima  e la casa editrice “La Fiaccola”  con le due collane " L' Anteo" e " La Rivolta) (cfr. brano) . 
Brano da commentare: “ Nota dell’ editore . Come ebbimo a preannunciare con la “Nota” al primo opuscolo della “Collana Anteo”, iniziamo , adesso, col presente, “La Collana  LA RIVOLTA”. E, allora , pensiamo sia bene precisare che, mentre, la “Anteo” verrà a pubblicare opuscoletti di propaganda atea, antireligiosa e anticlericale (vedi titoli nella copertina), “ La Rivolta” verrà a pubblicare opuscoletti di  propaganda rivoluzionaria e anarchica”  cioè “quei semi del pensiero rivoluzionario e aneliti di umana ribellione” che ci proponevamo con la prima “Anteo”.  Come col suo terzo numero ( vedi  Vecchio e nuovo Testamento )   la collana Anteo” si è assunto, per meglio qualificarsi agli occhi dei lettori, un  programma  ben definito facendo propria l’affermazione bakuniniana : “  Se Dio è, l’uomo è schiavo : ora l’ Uomo può, DEVE essere libero, dunque Dio non esiste “    così  “ La Rivolta” avrà il proprio , che sarà questo: “ Solo la distruzione del POTERE politico (Governi – Stato ),  di  quello economico ( Proprietà privata – Capitalismo di Stato ) e di quello religioso ( Dio – Chiesa) potrà porre fine allo sfruttamento, alla fame, alle guerre, all’oppressione, alla dominazione dell’uomo sull’uomo e alla schiavitù. Solo una rivoluzione di spiriti e d’ armi distruggerà i tre poteri infausti quanto criminali ed anacronistici, realizzando,  DI  FATTO,  l’ Associazione dei Liberi e Uguali” .   Programma certamente vasto, complesso e audace. Ma chiaro ed inequivocabile nella sua prospettiva. A qualcuno – o , a molti – può sembrare  utopistico, per noi – che non ci spaventa nemmeno il termine utopia – sarà la bandiera con la quale chiameremo a raccolta gli sfruttati e gli oppressi e tutti coloro che – generosi, sinceri, onesti e altruisti – hanno fatto, o vorranno fare propria la  gran causa del riscatto integrale dell’ Uomo.  Siamo convinti che, prima o poi,  è solo questione di volontà, di perseveranza, di abnegazione, di entusiasmo – le moltitudini (dell’ignoranza, dell’incoscienza, della paura, della rassegnazione, delle quali moltitudini dipende, in grandissima parte anche il destino  di TUTTI) finiranno col comprendere anche loro. ….. “ (  Franco Leggio,  Collana “ La Rivolta” n. 1, novembre 1961 )
Bibliografia: Franco Leggio,   Avanti avanti con la fiaccola nel pugno e con la scure , ,  La Rivolta 6,  edizioni La Fiaccola  1999 pp. 7- 8

Filmografia:  Franco Leggio, un anarchico di Ragusa, un film di Pino Bertelli , Testo e voce  Pippo Gurrieri  ,  Musiche originali , Carlo Natoli, Illustrazioni, Guglielmo Manenti , Allegato a Sicilia Libertaria 2007





LUIGI VERONELLI   (1926-2004)   anarcoenologo (come soleva definirsi) gastronomo,  scrittore ed editore.  Si laureò in filosofia e come assistente di Giovanni Emanuele  Barié  tenne corsi di filosofia teoretica. Nel 1956 divenne editore e pubblicò riviste come I problemi del socialismo (diretta da Lelio Basso) , Il pensiero (diretto da  Giovanni Emanuele Barié)  e Il gastrononomo (diretto da lui stesso).  Pubblicò anche opere come  La questione sociale  di Proudhon e Racconti, novelle e novelline  del marchese di Sade, per cui fu condannato a tre mesi di carcere per pubblicazione oscena.  Fu poi condannato a sei mesi per la sua partecipazione  alla occupazione dei  piccoli viticultori  piemontesi  della stazione di Santo Stefano Belbo  come segno di protesta contro  le nuove norme che favorivano la grande industria vinicola. Scrisse numerosi libri enogastronomici  e  numerosi articoli su giornali e riviste  italiane, , tra cui  Il Corriere della Sera, Il giorno, Panorama, L’espresso ecc. e anche straniere . Negli anni settanta condusse anche moltre trasmissioni televise di cui la più famosa fu A tavola /, prima con Delia Scala e poi Ave Ninchi.  Fu anche editore e direttore di  importanti riviste  come  L’Etichetta,  ,  Vini e liquori   Somelier italiano, e altre. Acuto critico della società dei consumi e degli irreversibili danni prodotti nell’ambiente, nell’alimentazione  e nella medesima vita quotidiana dei singoli individui partecipò a diverse battaglie locali, regionali e nazionali.
Brano da commentare: “ Che cosa può darvi un uomo della mia età se non i dati dell’esperienza? Solo oggi,  più che settantenne, vedo con chiarezza che il potere ha utilizzato – con un vero e proprio  capovolgimento dei propositi – ciò che era nei nostri sogni, anziché far l’uomo più libero con il progresso, la scienza, la macchina, la cultura ecc.  Renderne più rapido e sicuro l’asservimento. Ogni scoperta ed ogni invenzione – nate tutte – oso credere – dal proposito di essere  vantaggiose all’uomo – sono state deviate ed utilizzate contro l’uomo. Basta guardarsi attorno, con un minimo di senso critico e morale e ci si accorge che tutto, ma proprio tutto, viene attuato per renderci servi.  Un tentativo che – pur essendo tutt’altro che escluse  le violenze e le atrocità dei vari fondamentalismi (sotto le tante maschere, religione ed etnia in primis )- aggredisce l’uomo , con i mezzi suadenti delle comunicazioni di massa […]   Ad ogni ora del giorno persuasori tutt’altro che occulti esaltano ciò che dovrebbe civilmente essere condannato. Fanno consumare le stesse cose in ogni angolo del mondo, costringono a consumi non necessari anche i più poveri, impongono alimenti geneticamente manipolati di cui si ignorano gli effetti a tempo lungo sull’organismo umano – i cosiddetti alimenti  transgenici, che ci propongono l’uniformità dei gusti – ed annullano il mutare delle stagioni.  Mi limito ai due prodotti – simbolo: la coca-cola e  l’hamburger (se dis inscì?) uguali – pensa tè – in ogni luogo del mondo. Se vi sono una bevanda ed un cibo vecchi – che sentono e sanno di vecchio – questi sono proprio la coca cola e l’hamburger. L’uno e l’altra monotoni e statici. L’uno e l’altra tuttavia esaltati come fossero prediletti dai giovani, nel futuro dei giovani.  Perché la bevano e lo mangino – i giovani, dico – gli debbono costruire attorno un “castello” (un castello? Un finimondo) di pubblicità e promozioni miliardarie. Smette la pubblicità? Un castello di sabbia, pronto ad andare in sabbia alla prima delle onde serie (Onda d’Urto, mi viene da pensare, o Muro del Magazeno 47). I giovani prediligono – ed io vorrei esigessero – il nuovo e il diverso. Tutto nuovo e tutto diverso- spazio alla creatività – certo, ci viene da infinite evoluzioni, dalle millenarie lotte e sofferenze di uomini perseguitati, nuovo e diverso. I giovani si sono resi conto che la tradizione e la cultura sono non un piedistallo,  bensì un trampolino di lancio.  Nuovo e diverso presentati con una serie d’interventi critici, di note culturali e di provocazioni, così da esaltare proprio nel nostro sangue e nelle nostre idee, luci e coraggio. Ho parlato di tradizione e di cultura. Un distinguo. Necessario.  Ciò che ci concedono e ci presentano i detentori del potere, con le immense possibilità di corruzione del denaro, anche quando ci viene presentato come cultura o peggio  ( peggio  da che vi è il tentativo di maligna subornazione, come contro-cultura è, nei fatti, sottocultura. Noi siamo – e qui lo dico da anarchico – la cultura, per definizione sempre impegnata e nel domani.  […]  Postilla alla lettera :   L’arma più efficace per imporcela, la schiavitù – in un modo , in apparenza pressoché indolore – è nei mezzi di comunicazione di massa, attraverso i quali con trasmissioni solo in apparenza giovani e di contestazione , impongono le forniture e i costumi del capitale.  Le prese di posizione e le “aggressioni” dei centri e, con forte incisività degli squatter, sono – con la sola, ma grave penalità della violenza – esemplari. Fanno saldo riferimento alla tradizione vista, ripeto, non come un piedistallo, bensì come trampolino di lancio. Con l’occupazione e la gestione dei palazzi, delle fabbriche trasferite, dei boschi, dei terreni abbandonati o in gerbido, vi è un effettivo ritorno ai valori. ….(  tratto da Luigi Veronelli , Lettera aperta ai giovani estremi,  in  A “ 251 –febbraio 1999  )
 Bibliografia : in    Dossier  Luigi Veronelli / Critical Gino in  A rivista anarchica  393, novembre 2014  p. 81, 82, 83. 
                                                                                         

                                                                             
                                                                                                  


 Nota: La discontinuità dei caratteri non è voluta                                                                      

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