E quando Misson e Caraccioli e i loro compagni decisero di stabilirsi sulla terraferma non molto lontano da Johanna, situata nella regione
meridionale del Madagascar, fondarono “Libertaria “
una città fortificata, che durò sino alla sua distruzione ad opera dei nativi, per motivi non precisati.
I principi a cui questa “
Repubblica”, si ispirò, sebbene fossero, in verità , più liberal-democratici
che anarchici, erano certo
da considerarsi, per
quei tempi, in netto contrasto con quelli liberticidi dominanti.
Brano da commentare: “ …
giunsero nel luogo che Misson aveva scelto per stabilirvisi, che chiamò Libertalia, dando alla sua gente il nome di liberi giacché voleva che in questo modo si
confondessero e cancellassero i nomi separati di francesi, inglesi, olandesi,
africani, ecc. […] La forma che si
riteneva più accettabile era quella democratica, in cui il popolo stesso era
l’autore e il giudice delle proprie leggi,
quindi li invitarono a suddividersi in gruppi di dieci, ciascuno dei
quali doveva eleggere una persona che li assistesse nel costituire una forma di
governo e nel fare buone leggi per il bene della comunità. Il denaro e il
bestiame in loro possesso andavano egualmente ripartiti e le terre che ciascuno
aveva recintato doveva essere considerato per il futuro sua proprietà, su cui
nessun altro poteva accampar diritti a meno che non venissero alienate con atto
di vendita …” ( Daniel De Foe, Storie di pirati: dal capitan Barbanera ....... )
Bibliografia: Daniel de Foe, Storie
di pirati: Dal capitan Barbanera alle
donne-corsaro, Oscar Mondadori , 2008 pp. 258 e 277. Gabriel
Kuhn (op. cit, p. 197) pone in risalto le analogie tra la visione di Misson e di Caraccioli e le idee di Thomas Hobbes,” padre del moderno Stato-
Nazione” e “ Libertalia diventa semplicemente" un altro Leviatano riverniciato con
un po’ di umanesimo" e "con una economia liberista classica piccolo-borghese". Per Philip Gosse, Storia della pirateria, Sansoni, 1962 p.
249 e Peter Lamborn Wilson, Hakim Bey, Le repubbliche dei pirati, shake edizioni
tascabili 1995 p. 170, Libertaria si fondava invece su principi socialisti e anticapitalisti . E' possibile, da quel che io ho capito, che alcune norme più repressive( tra cui, persino, la pena di morte) e meno comunitarie si fossero introdotte , in un secondo momento, a Libertalia per motivi di ordine pubblico. (cfr. Daniel De Foe, op. cit. p. 276, ove si accenna a "screzi" tra gli uomini di Tew e quelli di Misson)). Interessante anche un esperimento di colonia, senza alcun governo neanche mite, avviato da alcuni dissidenti, guidati da un quartiermastro di Tew, che tuttavia, si servivano del lavoro di schiavi, mentre a Libertalia la schiavitù era stata abolita (cfr. op. cit. pp. 279-281).
Oggi è opinione
unanime che Capitan Misson, Caraccioli e la Repubblica utopica di Libertalia siano
frutto della fantasia e
dell’immaginazione del “capitan Johnson”, unica deroga a un libro sulla vita e avventure dei pirati, , altrimenti, ben
fondato storicamente. Non per questo, tuttavia, come sottolinea Marcus Rediker, tale fittizia
biografia piratesca è priva di interesse
nella contestualizzazione storica della
cosiddetta “epoca d’oro della pirateria”
. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ [ Libertaria] era
inventata? Dato che un uomo di nome Misson e un luogo chiamato Libertalia apparentemente non sono
mai esistiti., la risposta deve essere sì, ma in
un senso storico e politico più profondo Misson e Libertaria non erano
semplicemente di fantasia […] Libertalia era un’espressione fittizia di
tradizioni, pratiche e sogni viventi di una classe lavoratrice atlantica, molti
dei quali osservati, sintetizzati e tradotti in un discorso dall’autore di A General History. Libertalia aveva basi oggettive nei fatti storici:
era un mosaico assemblato a partire dalle specifiche pratiche utopiche della
nave pirata dei primi del diciottesimo secolo”
( Marcus Rediker , Canaglie di tutto il mondo: l’epoca d’oro
della pirateria ….)
Bibliografia: Marcus Rediker , Canaglie di tutto il
mondo: l’epoca d’oro della pirateria , Eléuthera, 2005 p. 191
Nel suo recente libro L’Utopia
pirata di Libertalia, ( titolo originale: Pirate Enlightment,) David Graeber, introduce , indagando
sulla leggenda-pirata di Libertalia, a nuovi campi di ricerca. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ La repubblica di Libertalia
non sarà forse esistita nel senso letterale del termine, ma le navi capitanate
dai pirati e le comunità che fondarono, come la città di Ambonavola o la
stessa Confederazione betsimisaraka
creata d soggetti politici malgasci in stretta collaborazione con i pirati,
furono da molti punti di vista esperimenti consapevoli di democrazia radicale.
[…] Il che quantomeno spiegherebbe il paradosso apparente dei betsimisaraka,
presunti sudditi creati da un re-filosofo fallito (nota mia: Ratsimilaho, figlio di un pirata e di una donna malgascia),
che di fatto restano un popolo tenacemente egualitario ancora oggi , perfino
famigerato per il rifiuto di accettare l’autorità imposta da chicchessia. “
Bibliografia: David
Graeber, L’utopia pirata di libertaria, Eleuthera, 2020 p. 31
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LA RIVOLUZIONE AMERICANA (1776-1783) |
A partire da
sinistra: 1) combattente della guerra d’indipendenza. Per la divisa mi sono ,
più o meno, ispirato a quella indossata dal contestatore americano Jerry Rubin
in un processo a suo carico mosso dall’ HUAC ( House of Unamerican Activities Commiteee) nel 1967 (l’episodio fu poi
parodiato, un po’ scioccamente, da Woody
Allen nel film Il
dittatore dello stato libero di Bananas (1971); 2) scout, probabilmente già
militante dei “berretti verdi” del capitan Rogers durante la guerra dei sette anni
contro i francesi , ma contrariamente a
quelli, sostenitore, nel 1776, dell’indipendenza delle colonie
dall’Inghilterra; 3) intellettuale rivoluzionario, che, mi piace immaginare, parteciperà, più tardi, dopo la guerra
d’indipendenza, agli avvenimenti
rivoluzionari francesi, come Tom Paine; 3) volontario, appartenente cioè a
quelle tante milizie di uomini della continua da PRECURSORI 1rontiera che combatterono al fianco
dell’esercito, senza però condividerne la rigida disciplina; 4) rivoluzionaria.
Penso che ve ne furono molte: es. la giovane borghese interpretata da Nastassja Kinski nel film Revolution di Hugh Hudson (1985).
Precursore di
alcune fondamentali tematiche anarchiche
fu THOMAS (Tom) PAINE
( 1737 1809) , rivoluzionario e scrittore inglese, che fu tra l’altro amico
di Mary Wollstonecraft , di cui condivideva la rivendicazione dei diritti delle donne e
di Samuel Godwin , con cui aveva in
comune la netta distinzione tra
governo e società (cfr. In questo
blog il post WILLIAM GODWIN
e MARY WOLLSTONECRAFT ) . La
notorietà di Thomas Paine è tale che mi permette di sorvolare
sulla sua vita ricordando soltanto la sua attiva partecipazione alla
rivoluzione americana, per cui è tuttora riconosciuto come uno dei Padri
Fondatori degli Stati Uniti d’ America
, e in seguito alla rivoluzione
francese, dove svolse un importante
ruolo sino all’avvento dell’ epoca del Terrore, dalla quale dissentì
energicamente. Un suggestivo ritratto
della personalità di Paine si trova in Rudolf Rocker nel suo libro I pionieri della libertà
(cfr. brano)
Brano da commentare: “ L’uomo [Tom Paine) che affermò “ Il mondo è la mia patria, fare il bene è la mia religione” scriveva
e parlava in modo insolitamente schietto, ma non fu mai un cieco
fanatico che condannasse, in sostanza, ciò che non capiva o non voleva capire.
Proprio quest’uomo , che, costretto a
lasciare l’Inghilterra come un fuorilegge, fu nominato dai francesi
membro onorario della Convenzione e che con la sua penna aveva inflitto ferite così mortali all’assolutismo, si
oppose all’esecuzione del re, quando
questi aveva ormai perso il suo trono ed era semplicemente un
prigioniero in mano ai suoi nemici. […]
Il suo coraggioso atteggiamento gli costò 10 mesi di prigione a Parigi, durante
il Regno del Terrore e sul limite stesso del patibolo fu salvato solo da un
evento fortuito. Il suo coraggio morale deve quindi essere ancora più ammirato.
Egli fu, in effetti, un “cavaliere senza macchia e senza paura” che con la sua
profonda umanità mise di gran lunga in ombra i suoi nemici, i bigotti della
teologia cristiana. Paine fu uno dei primi a prendere posizione
contro la schiavitù dei neri, e con il suo atteggiamento contribuì a fondare
a Philadelphia, la prima Anti-slavery Society ( Associazione americana contro la schiavitù) Sostenne
inoltre i diritti delle donne e fu un pioniere della riforma matrimoniale e del
diritto al divorzio …” ( da Rudolf Rocker, I pionieri della libertà . Le origini del
pensiero liberale e libertario degli Stati Uniti 1949)
Bibliografia: Rudolf Rocker, I pionieri della libertà . Le origini del
pensiero liberale e libertario degli Stati Uniti
con un saggio sull’anarchismo americano di Ronald Creagh,
Edizioni Antistato 1982 p. 34
Più libertaria ( qui nel
senso di protoanarchica) , che liberale è, a mio
parere, la distinzione di Paine , come ho già accennato prima,
tra società e governo , almeno
per quanto riguarda alcuni brani tratti da Rights of Man ( I diritti dell’uomo)
pubblicato nel 1791 . (cfr. brano)
Brano da commentare : “ Gran parte
dell’ordine che regna tra gli esseri umani non è effetto del governo, ma deriva
dai principi della società e dalla natura degli uomini. Esisteva prima del
governo ed esisterebbe anche se la forma del governo venisse abolita.
L’interdipendenza e l’interesse reciproco tra uomo e uomo e tra ogni parte
della comunità civile crea quella grande catena di rapporti che la tiene unita
[…] Più perfetta è la società, meno
bisogno ha del governo, poiché in misura maggiore regola i propri affari ed il
governo stesso […] Non vi sono che poche leggi generali richieste dalla
convivenza civile e queste sono di una
tale comune utilità, che, imposte
o meno da un governo. Se consideriamo quali siano i principi che
all’origine fanno aggregare gli uomini in società e quali i motivi che regolano
in seguito il loro rapporto reciproco, scopriremo, arrivando a quanto viene
definito governo, che quasi tutte le attività vengono attuate grazie al natureale interagire delle varie
parti. […] Ma quante volte questa naturale propensione della società è stata
disturbata o distrutta dalle azioni del governo! Allorché quest’ultimo, anziché
essere assorbito nei principi della prima, assume di esistere in sé, ed a suo
arbitrio opprime e privilegia, esso diviene la causa di quel male che dovrebbe
prevenire.” ( da Tom Paine, ,
I
diritti dell’uomo)
Bibliografia: Rudolf Rocker, I pionieri della libertà . Le origini del
pensiero liberale e libertario degli Stati Uniti
Edizioni Antistato 1982 pp. 32-33
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ABIGAIL SMITH ADAMS |
Importante, anche se ,
per quanto ne so, poco nota almeno in
Italia, la partecipazione femminile alla
rivoluzione americana sia delle donne, come
ABIGAIL SMITH ADAMS ( 1744-1818),
appartenenti al ceto
intellettuale e borghese, sia di
quelle donne della classe operaie
contadina, raggruppate, sovente , in comitati patriottici finalizzati ad azioni
dirette antibritanniche . In una
lettera al marito John Adams, futuro secondo presidente degli Stati Uniti d’ America, Abigail Adams descrive con
minuziosi dettagli una protesta
femminile, definita da Zinn un "coffee party" avvenuta nel 1777, contro l'aumento , con il consenso delle autorità inglesi, del prezzo del caffé da parte di un avido speculatore . ( (cfr. brano )
Brano da commentare : Un mercante importante, ricco, tacagno
(uno scapolo) aveva in magazzino un barile di caffè, che rifiutava di vendere
al comitato per meno di sei scellini
alla libbra. Un certo numero di donne, secondo alcuni cento, secondo altri di
più, si sono radunate con un carro e dei bauli, hanno marciato fino al
magazzino e chiesto le chiavi, che lui ha rifiutato di consegnare. Allora una
di loro lo ha preso per il collo e lo ha scagliato dentro il carro. Poiché non
gli davano tregua, alla fine ha
consegnato le chiavi, quando hanno rovesciato il carro e lo hanno fatto cadere fuori; allora hanno
aperto il magazzino, hanno trascinato fuori il caffè, lo hanno messo nei bauli
e si sono allontanate guidando il carro […] Un grande crocchio di uomini
guardava stupefatto, spettatore muto di tutto l’episodio” (da una lettera di Abigail
Adams al marito)
Bibliografia: in
Howard Zinn, Storia del popolo
americano . Dal 1492 ad oggi, Il
saggiatore, p. 81 il quale definisce questo esempio felicemente riuscito della pratica libertaria dell'azione diretta la "versione femminile" del " Boston Tea Party" quando, nel 1773, dei patrioti americani per protesta contro il monopolio inglese del commercio gettarono in mare un grosso carico di te.
Per quanto riguarda Abigail Adams, figlia di un
ministro congregazionalista dalle vedute, rispetto
ai tempi, intellettualmente aperte e
progressiste, si sa che, ancor prima dell’inizio della rivoluzione americana,
essa rivendicò più volte i diritti delle
donne all’istruzione e all’indipendenza economica all’interno stesso della propria famiglia, ostacolata dall’ allora vigente esclusione delle donne dai diritti di proprietà .. (cfr. primo brano), Fieramente
oppositrice del potere sia patriarcale che maritale la Adams lo era anche, a quanto risulta da una sua frase celebre ,
che ho trovato su Internet, nei confronti del potere politico monopolizzato dai maschi e ciò detto da una “ First Lady “ mi sembra particolarmente significativo. (cfr. secondo brano)
Brani da commentare: 1) “ Nel nuovo codice di leggi che presumo
dovrete necessariamente fare [… ] non mettete nelle mani dei mariti un potere
così illimitato. Ricorda che tutti gli uomini sono tiranni, se possono. Se non si dedicheranno una cura e
un’attenzione particolare alle signore, noi siamo decise a fomentare una
ribellione e non ci riterremo vincolate
all’obbedienza di fronte a leggi su cui non abbiamo voce in capitolo” ( da una
lettera al marito di Abigail
Adams (1776) ; 2) “Io
sono sempre più convinta che l'uomo sia una creatura pericolosa; e che il potere, sia che venga gestito da molti che da
pochi, sia sempre avido, e, come una tomba gridi 'Dammi, dammi !'
Il pesce grande inghiotte quello
piccolo; e colui che è il più accanito nel difendere i diritti del popolo,
quando è investito del potere, è il più
pronto alle prerogative del governo.” (
citazione di una frase di Abigail
Adams su Internet )
Bibliografia: Primo brano in Howard Zinn p. 82 . Secondo brano in www.frasicelebri.it/frasi-di/abigail-adams/
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LA RIVOLUZIONE FRANCESE (1789-1794) |
A partire da
sinistra: 1) un sanculotto, cioè, come è noto,
un popolano che portava i pantaloni lunghi invece delle “culottes”,
calzoni corti e aderenti, portati dall’aristocrazia e dalla borghesia. 2)
rivoluzionaria che, mi piace immaginare,
stia leggendo l’ opuscolo sulla Dichiarazione dei diritti della
donna scritta da Olympe
de Gouges
(ghigliottinata nel 1793 mentre era al potere Robespierre); 3) intellettuale
rivoluzionario con qualche somiglianza a un ritratto di Rouget
de Lisle,
autore della Marsigliese; 4) guardia nazionale, milizia
istituita a Parigi nel 1789 e composta da tutti i cittadini maschi idonei alle
armi. 5) rivoluzionaria combattente, probabile seguace dell’ ” amazzone rossa “ Théroigne de Merincourt, che ferocemente perseguitata sia
da “destra” che “da sinistra” finì rinchiusa in manicomio, dove morì.
Solitamente, non senza
però qualche esitazione, è
considerato precursore del movimento
anarchico e di quello socialista
il gruppo rivoluzionario dei cosiddetti “enragés”, ( arrabbiati ), di cui Kropotkin fece la seguente descrizione
nel suo libro“ La grande rivoluzione” : (cfr. brano)
Brano da commentare: “... Intanto, si formava
anche nei sobborghi una corrente d’opinione più profonda per cercare delle
soluzioni costruttive , corrente che trovò un’ interpretazione nelle predicazioni
d’un operaio dei sobborghi, Varlet e d’un ex-prete: Jacques Roux. Questi
erano sostenuti da tutti quegli “sconosciuti” che la storia conosce soto il
nome di Enragés (
Arrabbiati). Capivano che le teorie sulla libertà del commercio, sostenute
dalla Convenzione dai Condorcet e dai Sieyès erano false; che le derrate che non si
trovavano in abbondanza nel commercio erano facilmente incettate dagli
speculatori – soprattutto in un periodo come quello che attraversava la Rivoluzione. E si misero a propagare delle
idee sulla necessità di municipalizzare e nazionalizzare il commercio e di
organizzare lo scambio dei prodotti a prezzo di costo – idee a cui s’ispirarono
più tardi Fourier, Godwin, Robert Owern, Proudhon e i loro continuatori. […] Non sono ancora abbastanza noti questi
movimenti confusi che si manifestavano nel popolo di Parigi e delle grandi
città nel 1793 e 1974. Si comincia solo ora a studiarli. Ma è certo che il
movimento comunista, rappresentato da Jacques Roux, Varlet, Dolivet, Chalier, Leclerc, l’
Ange (o Lange)
Rosa Lacombe, Boissel ed
altri, era più profondo di quel che si credette in principio, e Michelet l’aveva indovinato. “ ( Pëtr Kropotkin, La Grande
rivoluzione: 1789-1793
pubblicata nel 1911 dal guruppo
del “ Risveglio” a Ginevra)
Bibliografia: Pëtr Kropotkin, La Grande
rivoluzione: 1789-1793 ,
Edizioni Anarchismo, 1987, pp. 249-250 e p.
320. Cfr. anche George Woodcock, L’anarchia … pp. 47-50 in cui l’autore pone in
risalto nelle figure di Roux, Varlet e Rose Lacombe gli aspetti che
più potrebbero essere ritenute delle anticipazioni dei successivi
movimenti anarchici e libertari.
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JACQUES ROUX |
JACQUES ROUX (
1752-1794). Sacerdote fu sempre , operando nei quartieri proletari ,
anche prima dell’ inizio della rivoluzione, dalla parte dei lavoratori poveri e degli oppressi dagli
aristocratici e dall’alto-clero. Durante la
Rivoluzione francese fu uno degli esponenti più noti del gruppo degli “Enragés “ e si fece promotore ,
nei momenti di maggiore carestia e di speculazioni a danno
dei proletari di numerose azioni
dirette popolari culminanti per lo più
in saccheggi di magazzini alimentari . Nell’agosto 1793 (secondo alcuni, settembre) fu arrestato per
avere commesso sulla base di infondate accuse di furto a danno dei Cordiglieri. Quando nel febbraio del
1794 la sua esecuzione era prossima , essendo stata
la prima accusa sostituita
con altre più politiche, Roux si
suicidò . L’anarchismo di Roux
trova conferma secondo George Woodcock nella sua critica, già
nei primi tempi della rivoluzione nella sua critica al governo repubblicano,
succeduto alla monarchia, repubblicano
(primo brano) e persino nel
suo ultimo sottrarsi alla
ghigliottina con il suicidio (secondo
brano)
Brani da commentare : 1) “ A
un anno dall’inizio , la Rivoluzione aveva tradito le speranze di Roux; in
quest’epoca egli pronunciò un discorso in cui rivelò per la prima volta tendenze anarchiche dichiarando
che “ il dispotismo senatoriale è tanto più
terribile quanto lo scettro dei re perché incatena il popolo senza che esso se
ne accorga, lo brutalizza e lo soggioga con leggi che si suppongono fatte dal
popolo stesso” ; 2) Roux , chiamato davanti al tribunale
rivoluzionario , rendendosi conto che la morte era inevitabile, sfuggì alla
ghigliottina uccidendosi: “ Non mi lagno del del
tribunale . Esso ha agito secondo la legge. Ma io ho agito secondo la mia
libertà” . Morire ponendo la libertà sopra la legge
è veramente un morire da anarchico. “ ( George Woodcock, L’anarchia, Storia delle
idee e dei movimenti libertari )
Bibliografia:
in George Woodcock, L’anarchia , Storia delle idee e dei
movimenti libertari , Feltrinelli, 1966, pp. 48-49 .
JEAN-FRANҪOIS VARLET ( 1764-1837).
Nato in una famiglia benestante e
impiegato delle poste, quando scoppiò la rivoluzione aderì alla sezione dei
Diritti dell’ uomo. Dopo avere lasciato
la sua professione lavorò come operaio
nei sobborghi e divenne assai noto tra i sans-culotte per le sue capacità
di conferenziere e agitatore. Si
autodefiniva “ tribuno volante” e “apostolo della libertà e
dell’eguaglianza”.BAderì al gruppo degli “Enragés” e partecipò attivamente alle loro manifestazioni di protesta sia sul piano economico che politico. Nel
giugno 1793 partì come
commissario per combattere la
rivolta della Vandea, ma presto tornò a
Parigi, dove riprese la sua attività antigovernativa. Anche
Varlet , come Jacques
Roux fu , sotto il Terrore, arrestato e rinchiuso nella
prigione del Plessis ,, ma riuscì a sfuggire
alla morte grazie alla caduta
, nel luglio del 1794 ,
della dittatura di Robespierre. I
suoi scritti politici assunsero, durante
l’iter rivoluzionario, un carattere
sempre più estremistico e libertario. Il suo
opuscolo L’esplosione fu scritto durante la sua prigionia ed è solitamente considerato uno
dei primi anarchici o quantomeno protoanarchici. Il titolo richiama
una frase detta da Jacques Roux, “ Cittadini per quanto
tempo ancora esiterete a fare
esplodere il fulmine della libertà”. Tra i brani in cui più si possono
riscontrare elementi anarchici cito i seguenti:
BranI da commentare: “ Spie, poliziotti,
secondini, galoppini: orsù, fatevi avanti ambiziosi ! La mia franchezza può
offrire un vasto campo alle delazioni. Le vostre testimonianze non saranno
dubbie. Avrete in mano delle prove scritte … Infami ! […]Mi si accusa di controrivoluzione.
Prevengo la mia traduzione al cospetto dei giudici: il
delitto è manifesto …. Io
mi ritengo colpevole, se per controrivoluzione si intende l’opposizione al governo rivoluzionario . […]
Repubblicani, non cerchiamo altrove che
nel governo rivoluzionario l’origine dell’oppressione sotto la quale
la repubblica è caduta gemendo dopo i
giorni memorabili del trentuno maggio, primo e due giugno. […] Il dispotismo è
passato dal palazzo del re al circolo di un comitato. Non è il manto regale, né
la corona, né lo scettro che fanno odiare i re: ma solo l’ambizione e la
tirannia. Nella mia patria ci si è solo cambiati d’abito. Nazione leggera e
versatile ! Fin quando i nomi terranno il posto delle cose ? … Che mostruosità sociale, che capolavoro di
machiavellismo, è in realtà questo governo rivoluzionario ! Per qualsiasi
essere raziocinante governo e rivoluzione sono incompatibili, a meno che il
popolo non voglia costituire gli organi del potere in permanente rivolta contro
se stesso, il che è troppo assurdo per riuscire credibile …” ( Jean François Varlet, L’ esplosione 1794)
Bibliografia: Jean
François Varlet, L’ esplosione ed altri
scritti, Edizioni Anarchismo, 1989 pp. 33-34
e pp. 36-37 . Cfr. anche George Woodcock L’anarchia ..... p. 49 ove l’autore ci informa che “ sul
frontespizio ( della prima edizione di questo testo ), un’incisione mostrava
nubi di fumo e di fuoco che si avvolgevano intorno a un edificio classico in
fiamme “; sopra l’incisione, un’epigrafe: “ Perisca il governo rivoluzionario, piuttosto che un principio”.
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ROSE LACOMBE. DA ATTRICE DI SUCCESSO A CITTADINA REPUBBLICANA RIVOLUZIONARIA |
CLAIRE ( più nota però con il nome di ROSE ) LACOMBE
(1765 – dopo il 1798) . Attrice aderì entusiasticamente alla rivoluzione
e trasferitasi da Marsiglia a Parigi partecipò
all’assalto delle Tuileries (20 giugno 1792). Aderì
, nel 1793, al gruppo degli “Enragés” e fu una delle
fondatrici della sua sezione
femminile denominata “Società delle cittadine repubblicane
rivoluzionarie”. Kropotkin la definì “il perno delle donne rivoluzionarie “ e Aleksandra Kollontaj la definì “ leader
della periferia parigina “ e, sottolineando
“la sua attività di oratrice e il suo ardente repubblicanesimo “ ne
delineò il seguente ritratto:
Brano da commentare : “ Rose Lacombe fu una donna che si dedicò anima e corpo
alla rivoluzione , e al tempo stesso comprese che i bisogni delle donne
proletarie, le loro rivendicazioni e preoccupazioni dovevano essere una parte
integrante e indivisibile del nascente partito dei lavoratori. Non pretese
diritti speciali per le donne, ma le scosse e le risvegliò, invitandole a
difendere i propri interessi come appartenenti alla classe dei lavoratori …” ( Aleksandra Kollontai, La donna nel desarollo (?) sociale )
Bibliografia: in
José Gutierrez Alvarez – Paul B. Kleiser, Le sovversive, Erre Emme edizioni, 1995, pp. 21-22.
Nel maggio del 1793 le “ repubblicane
rivoluzionarie” guidate da Rose Lacombe richiesero, invano di andare a combattere per reprimere la
rivolta della Vandea . Il diritto della donna di tenere armi e di
andare in guerra era, già nel
1792, stato rivendicato dall’ “amazzone
rossa” , THEROIGNE DE MERICOURT , ma come è noto, sia le "repubblicane rivoluzionarie" che "le amazzoni rosse" trovarono in questi loro progetti di "femminismo militare rivoluzionario" una irriducibile opposizione maschilista. Durante il governo di Robespierre anche Rose Lacombe, così come Roux e Varlet fu arrestata e, dopo essere stata sottoposta ad estenuanti interrogatori, rinchiusa in prigione
(cfr. brano).
Brano da commentare: “ Lacombe fu accusata ingiustamente e acidamente,
come risulta dalle carte della Nazionale di Parigi, di avere fatto come le
borghesi, cioè di avere dato solidarietà
alle reazionarie. Clara, da par suo, adeguatamente, e fieramente, rispose: “
Noi non ci interessiamo che alle persone oppresse” (
Rachele Farina, Le francesi prendono la
parola)
Bibliografia: Rachele
Farina, Le francesi prendono la parola in AAVV, Esistere come donna , Mazzotta, 1983
p. 57
La società delle
repubblicane rivoluzionarie venne
sciolta d’autorità e uno dei pretesti per farlo fu
l’accusa da parte di alcune donne di Halle di essere state costrette dalle
repubblicane rivoluzionarie ad indossare
il berretto frigio. (cfr. primo brano). A tali accuse, invece di difendere le repubblicane rivoluzionarie aggredite gli uomini della
Convenzione , a cui ci si era rivolti per dirimere la questione, aggiunsero contro di loro le accuse "di inscenare disordini a Parigi
per fare il gioco dei girondini " e , tra l’altro, si approfittò dell’occasione
per dare il via a una violenta campagna antifemminista, a capo della quale si posero i "rappresentanti dell'autorità " i cittadini Amar e Chaumette, sulla base di argomenti
smaccatamente maschilisti e reazionari. (cfr. secondo brano)
Brani da commentare: 1) “ Claire Lacombe e le sue sorelle erano particolarmente
invise alle donne della Halle. La
loro campagna in favore del calmiere
e della sua rigorosa applicazione aveva
indisposto quet’ultime
i cui affari erano notevolmente ridotti dalla gravissima crisi. Le pescivendole
cominciarono ad assumere posizioni
controrivoluzionarie. Ora le donne
rivoluzionarie , il cui locale si trovava vivcinissmo alle Halles, portavano come segno di
riconoscimento la coccarda tricolore sul cappello, altre, il berretto frigio,
qualcuna persino i pantaloni rossi. Le pescivendole presero spunto da questo
abbigliamento per sfogare il loro malumore. Insultarono e minacciarono le
militanti. [Gli avversari ( politici: parentesi mia)
delle repubblicane rivoluzionarie
trassero partito da questi incidenti . Eccitarono le pescivendole contro
il club femminile. Fecero credere alle donne delle Halle ( i mercati) che le
compagne di Claire Lacombe volevano chiedere alla convenzione
l’obbligo per tutte le donne – e per decreto- di portare il berretto frigio e i
pantaloni rossi. Il mattino del ventotto
ottobre, un assembramento di seimila megere scatenate si ammassò intorno al
locale in cui le repubblicane rivoluzionarie tenevano le loro riunioni., nella
ex canonica della chiesa di Saint-Eustache. Le tribune furono invase, le sodali del
club insultate …“ 2) “Non è pensabile che le donne esercitino i diritti politici
[…] Da quando in qua è consentito alle
donne di abiurare il loro sesso? Di diventare uomini? Da quando in qua è dignitoso
vedere delle donne che abbandonano le pie cure della casa, la culla dei figli
per venire sulla pubblica piazza, alla tribuna, nell’arengo […] a compiere dei
doveri che la natura ha attribuito unicamente agli uomini? (
da Daniel Guérin, Borghesi e proletari
nella rivoluzione francese )
Bibliografia: Daniel Guérin, Borghesi e proletari nella rivoluzione
francese vol. I, La
Salamandra, 1979 pp. 127-128 (primo brano) e p. 129 (secondo brano) in cui
l’autore conclude affermando: “ Le donne
rivoluzionarie furono eliminate per avere voluto seminare troppo presto i primi
semi della rivoluzione che libererà la donna”..
Con la morte di
Robespierre e dei suoi seguaci la Lacombe fu liberata e riprese, sembra, con successo la sua
carriera di attrice. Non si conosce la data della sua morte. Mi sembra infine che tra le numerose donne rivoluzionarie che mostrarono di essere mosse, in quegli anni, dall' obiettivo libertario dell' emancipazione della donna dalla egemonia maschile, mi sembra importante ricordare, almeno, THEROIGNE DE MERINCOURT (1760 -1817) , già menzionata qui sopra, e OLYMPE DE GOUGES ( 1793) .
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ANNE THEROIGNE DE MERICOURT E OLYMPE DE GOUGES |
ANNA THEROIGNE DE MERICOURT (1762-1817) : Cantante, nata
presso Liegi, fu tra le donne più
impegnate e combattive durante la
rivoluzione francese. Svolse un ruolo di primo piano nella marcia di
Versailles nell’ottobre dell’ ottobre
1789 e nell’ assalto alle Tuileries nell’agosto del
1792. Propose per prima la formazione di un battaglione di “amazzoni “,
che aspirarono invano di combattere insieme agli uomini le coalizioni europee
controrivoluzionarie. (cfr. brano) .
Brano da commentare: “ E anche noi, sappiamo combattere e vincere.
Sappiamo maneggiare altre armi oltre l’ago e il fuso. O Bellona, compagna di
Marte, (divinità della mitologia romana : nota mia )seguendo il tuo esempio,
non dovrebbero tutte le donne marciare davanti e a fianco degli uomini? Dea
della forza e del coraggio, per lo meno non dovrai arrossire delle FRANCESI! “
( Estratto di una Preghiera delle Amazzoni a Bellona)
Bibliografia:
AAVV, Esistere
come donna , Mazzotta, 1983 p. 57
Dopo la sconfitta
dei realisti, a cui contribuì
attivamente, Anne Théroigne de Mericourt contestò più volte anche
la politica sempre più autoritaria e maschilista di Robespierre e dei suoi
seguaci. L’ostilità
dei giacobini nei suoi
confronti giunse al punto che un giorno , presso le Tuileries, fu
denudata e ripetutamente percossa e frustata a sangue tra le risate di una folla, premeditatamente istigata. Psicofisicamente sconvolta
dalla violenza e dall’umiliazione subita fu giudicata pazza, e, venne, d’autorità,
internata in un manicomio , dove visse in condizioni disumane e di
estrema sofferenza sino alla sua morte nel 1815. In questo senso Anne Théroigne de Mericourt può essere
considerata una precorritrice di tutti/e quei dissidenti libertari, che furono nei secoli successivi, rinchiusi,
negli stati sia liberali che totalitari, nelle strutture manicomiali , al fine di sbarazzarsene politicamente, sebbene "capaci (spesso sin troppo) di intendere e di volere". ( cfr.
post CONFINATI POLITICI DURANTE IL FASCISMO…… ).
OLYMPE DE GOUGES (
1748-1793) pseudonimo
di Marie Gouze, scrittrice
e drammaturga, che scrisse nel 1791 una Dichiarazione dei diritti della donna e delIa cittadina in cui si
richiedevano invano pieni diritti politici e sociali per le donne, così come in quel periodo stava facendo, senza , sembra, senza che vi siano stati rapporti tra
loro, MARY WOLSTONECRAFT (cfr. post GODWIN ……..). Di questo importante scritto protofemminista estraggo
alcuni brani concernenti i diritti delle donne (cfr. brani) :
Brani da commentare: 1) “ le madri, le figlie, le
sorelle, rappresentanti della Nazione chiedono di costituirsi in Assemblea
Nazionale. Considerando che l’ignoranza, l’oblio o il disprezzo dei diritti
della donna sono le sole cause del pubblico malessere e della corruzione dei
governi, esse hanno preso la disine di enunciare, in una
dichiarazione solenne, i diritti naturali, inalienabili e sacri della donna […]
Articolo I : La donna nasce libera e mantiene parità di diritti con l’uomo. Le
distinzioni sociali possono essere fondate unicamente sull’utilità comune. Articolo II : lo scopo di ogni associazione
politica è quella di preservare i diritti naturali imprescrittibili della donna
e dell’uomo: tali diritti sono la libertà, la proprietà, la sicurezza, e
innanzitutto la resistenza all’oppressione. […] Articolo VI : La legge dev’essere l’espressione della
volontà generale: tutte le cittadinee tutti i cittadini devono
concorrere, personalmente o attraverso i loro rappresentanti, alla sua
formazione, essa dev’ essere uguale per tutte le
cittadine e tutti i cittadini essendo uguali di fronte ad essa, devono potere
accedere con pari diritto ad ogni carica, posto o impiego pubblico, senza altre
distinzioni che quelle derivanti dalle loro virtù e dalle loro capacità . […]
Articolo X: Nessuno dev’essere perseguito per le sue
opinioni, per quanto radicali; come la donna ha il diritto di salire al
patibolo così deve avere anche quello di salire alla tribuna, purché le sue
esternazioni non turbino l’ordine pubblico stabilito dalla legge […] “
Svegliati donna! La campana della ragione risuona a martello nell’intero
universo; riconosci i tuoi diritti. Il possente dominio della natura non è più
circondato da pregiudizi, fanatismi, superstizioni e menzogne. Il sole della
verità ha dissipato tutte le nubi della stupidità e del sorpruso. […] Qualunque barriera vi venga opposta, è in vostro potere
scavalcarla: dovete solo volerlo. …” ( Olympe de Gouges, Dichiarazione dei diritti della
donna e della cittadina
(1792)
Bibliografia: Olympe de Gouges, Dichiarazione dei diritti della
donna e della cittadina Il Melangolo, 2007, p. 17, 19, 21, 25, 26. Mi sembra importante
ricordare che Olympe de Gouges dedicò coraggiosamente tale scritto alla regina Maria Antonietta, ormai priva di
ogni potere e detenuta in prigione in attesa
della sua condanna a morte.
Olympe de Gouges fu ghigliottinata
nel 1793, durante il Terrore.
NED LUDD ( la cui esistenza non è
certa) sarebbe un operaio tessile che nel
1779, all’inizio della rivoluzione industriale inglese avrebbe
distrutto, per protesta un telaio. Nacque così il movimento cosiddetto luddista (1811-1816 ca.) , prima organizzazione
cosciente del movimento operaio,
che si espresse con numerose manifestazioni di protesta e di atti di
sabotaggio, contro l’introduzione sempre più diffusa delle macchine nelle
fabbriche. La figurina che ho
fatto vuole mettere in evidenza che il fine , che si prefiggevano i luddisti non era solo quello di distruggere le
macchine in quanto esse generando disoccupazione e bassi salari , oltre a irreversibili danni ecologici, seminavano tra i proletari
miseria e fame, ma soprattutto in quanto
identificate e combattute come strumenti capitalisti di sfruttamento ,
alienazione, reificazione, estraneazione, mercificazione ecc. ecc ,
che come è noto , furono studiati , solo una trentina di anni più
tardi dalla loro comparsa già nei primi anni della rivoluzione
industriale, da Karl Marx nei Manoscritti economico-filofici del 1844. Non limitandomi, pertanto, all'interpretazione del fenomeno luddista
data da alcuni storici come un anacronistico rifiuto della classe
operaia al progresso tecnologico, penso , come ormai è abbastanza
assodato, che fu proprio tramite il luddismo che si esperimentarono per la
prima volte le tattiche fondamentali di opposizione operaia allo sfruttamento e alla mercificazione del proletariato da parte della classe dominante borghese, praticate poi successivamente, , nei paesi industrializzati,
entro un contesto maggiormente consolidato e organizzato
dall’anarco-sindacalismo e in particolare dall' "Industrial Workers of the World " (IWW).
Infine mi sembra che sia importante sottolineare come
l’epicentro delle “azioni dirette”
compiute dai luddisti fosse situato nel territorio di Nottingham, dove , sebbene fosse ormai , in parte, industrializzato, erano comunque ancora assai diffuse le ballate sulle leggendarie
imprese di Robin Hodd e degli “allegri compagni” della foresta di Scherwood .
Brano
da commentare: “ Non cantar più i tuoi
vecchi versi sull’audace Robin Hood / Le sue prodezze ammiro solo un po’ / Io canterò le imprese del generale Ludd /
Ora l’eroe di Nottinghamshire / L’ impavido Ludd
violenze mai viste dovette sopportare / Fino a che le sue sofferenze diventarono così amare / che alla
fine per difesa dei suoi beni si ribellò / E al grande compito si preparò
/
Ora non soggiogato dalla forza, né dalle minacce spaventato / La morte
stessa il suo ardor non ha soffocato / La presenza degli eserciti non
lo può intimorire / Né i suoi gtravolgenti successi impedire / Tra i suoi nemici l’allarme è
evidente / Il suo coraggio, la sua fortezza, di terrore li schiaccia / Poiché
temono il suo esercito onnipotente / [...] L’arrogante non opprimerà più l’umile / E Ludd
estrarrà la sua spada conquistatrice / ….”
( Home Office 42/119 in Thomis, Luddism in Nottinghamshire)
Bibliografia: Kirkpatrick Sale, Ribelli al futuro . I luddisti e la loro guerra alla
rivoluzione industriale , Arianna
Editrice, 2005 pp. 77-78
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RISORGIMENTO POPOLARE ITALIANO |
A partire da sinistra: 1) giovane donna
patriota, probabilmente, partecipe delle 5 giornate di Milano del 1848 o della Repubblica Romana del 49; 2) popolano, direi più romano
che milanese, con qualche somiglianza all’immagine che mi sono fatto di
Ciceuracchio. 3) intellettuale rivoluzionario, con qualche vaga somiglianza
fisica con Mazzini, ma mi auguro con una mentalità meno misticheggiante e
spirituale. 4) volontaria (forse inglese o polacca: in effetti di straniere
entusiaste della causa italiana ce n’erano tante) della Repubblica romana ; 5)
giovane garibaldino. Di solito nel periodo romano le divise garibaldine,
soprattutto degli ufficiali, erano molto estrose e romantiche, questa invece è
decisamente poco appariscente, il che vuole evidenziare l’origine popolare di
quel giovane. Mi piacerebbe pensarlo come partecipe delle ultime spedizioni
guidate da Garibaldi e in particolare come volontario della cosiddetta “ Armée des Vosges “, venuto,
in tal modo, a conoscenza con quelle
idee internazionaliste, che confluirono nella Comune di Parigi (1871) e che
lui poi mise in atto al suo ritorno in
Italia.
Precursore e questa volta senza alcuna esitazione
e a suo pieno diritto, fu, inoltre, soprattutto per quanto riguarda
il socialismo libertario italiano, CARLO PISACANE.
CARLO PISACANE (1818-1857, ex ufficiale dell’esercito borbonico, combattè nel 1848, nella I
guerra d’indipendenza e nel 1949 partecipò come capo di stato maggiore
alla eroica difesa della Repubblica romana. Pur mantenendo sempre i
contatti con Mazzini, si avvicinò sempre più alle idee socialiste e libertarie
Brano da commentare: “ La natura avendo
concesso a tutti gli uomini i medesimi organi, le medesime sensazioni, i
medesimi bisogni, li ha creati UGUALI ed ha con tal fatto concesso loro uguali
diritti al godimento dei beni che essa produce. Come dal pari avendo creato
ogni uomo capace di provvedere alla propria esistenza l’ha dichiarato indipendente e libero . L’uomo
s’associa coi suoi simili onde ampliare la sfera in cui si esercitano le sue
facoltà, e conseguire libertà e indipendenza maggiore. E però ogni rapporto
sociale, il quale tenta a mutilare questi due attributi dell’uomo, essendo
contro natura, e contro il fine che si propone la società, non ha potuto
stabilirsi volontariamente ma subirsi a forza; esso non può essere l’effetto di
libera associazione, ma di conquista e di errore. Quindi ogni contratto, in cui
una delle parti, per la fame o per la forza, è costretta a mantenerlo, è
violazione manifesta di questa legge..” ( da Carlo Pisacane “
Principi fondamentali del nuovo patto sociale e Costituzione provvisoria
d’Italia”
Bibliografia: Carlo
Pisacane, La rivoluzione in Italia a cura di Aurelio
Lepre, Editori Riuniti 1968, pp. 86-87
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MORTE DI CARLO PISACANE |
Nel 1857 Pisacane organizzò
una spedizione nell’Italia del sud. Si impadronì, con un gruppo di compagni,
della nave postale “Cagliari” e, liberati a Ponza circa trecento
prigionieri più o meno politici , sbarcò a Sapri,
dove si uccise per non essere costretto a sparare sui contadini, che,
incitati dai preti della zona, li avevano attaccati credendoli dei
briganti. Le motivazioni connesse a questo tentativo insurrezionale furono
esposte nel suo "Testamento politico". (cfr. brano).
Brano da commentare: “ Nel momento
di avventurarmi in una intrapresa risicata, voglio manifestare al paese la mia
opinione per combattere la critica del volgo, sempre disposto a far plauso ai
vincitori e a maledire i vinti. I miei principi politici sono sufficientemente
conosciuti; io credo al socialismo, ma ad un socialismo diverso dai sistemi
francesi, tutti più o meno fondati sull’idea monarchica e dispotica, che
prevale nella nazione: esso è l’avvenire inevitabile e prossimo
dell’Italia e fors’ anche dell’Europa intera. Il socialismo
di cui parlo può definirsi in queste due parole: libertà e associazione.
Io sono convinto che l’Italia sarà grande per la libertà o sarà schiava
.. [….] Vi sono delle persone che dicono: la rivoluzione dev’
essere fatta dal paese. Ciò è incontestabile. Ma il paese è composto di
individui, e se attendessero tranquillamente il giorno della rivoluzione senza
prepararla con la cospirazione, la rivoluzione non scoppierebbe mai. Se al
contrario tutti dicessero: la rivoluzione deve farsi dal paese e siccome
io sono parte infinitesimale del paese, così ho io pure la mia parte
infinitesimale di dovere da adempiere, e l’adempisse, la rivoluzione
sarebbe fatta immediatamente e riuscirebbe invincibile perché immensa.
[…] (dal “Testamento politico”)
Bibliografia: Carlo
Pisacane, La rivoluzione in Italia a cura di Aurelio
Lepre, Editori Riuniti 1968, pp. 222 -223
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CARLO PISACANE ED ENRICHETTA DI LORENZO |
Carlo Pisacane trattò ,
inoltre, anche altri importanti temi, oltre quelli socio-economici
e politici, come per esempio, l' innaturalezza e l’
ipocrisia dell’ istituzione matrimoniale e della umiliante
condizione che essa implicava soprattutto per la donna. Su questo
argomento cito alcuni brani delle lettere di Carlo Pisacane e dalla
sua compagna , Enrichetta Di Lorenzo ( cfr. post : serie
RISORGIMENTALINE: ENRICHETTA DI
LORENZO), ai loro familiari, dopo la loro romantica e anticonvenzionale
fuga per amore. (cfr. brani)
Brani da commentare: 1) “… Una donna
per darsi a un uomo legittimamente bisogna ch’ essa lo desideri; se
nell’unione non vi è questa condizione ed una donna stringe un uomo che non
ama, ella mentisce impudicamente, ella è degna del pubblico disprezzo. […] I
primi matrimoni sono stati formati solamente dall’amore. Due amanti con pari
ardore stesero le braccia l’un verso l’altro. […] Il matrimonio
così concepito è un legame sacro; giacché non puossi ingannare un essere,
nella bocca del quale s’attinge la vita ed appressarvi le labbra un essere per
cui il cuore balza con tanta forza nel petto al solo avvicinarsi; un essere
infine col quale si è formata quasi una persona sola. L’uomo o la donna che tradisce
tali sentimenti non è che un mostro. La società con i suoi costumi civilizzati
ha formati i suoi matrimoni; già ha bandito la prima condizione, cioè
l’amore ed ha ritenuta l’ultima cioè l’infamia del traditore, mentre che
la Natura ha dichiarato infame chi tradiva l’amore, quindi tolta la causa
doveva sparire l’effetto . Togliamo al matrimonio della nostra
società tutto quell’apparato di termini che servono a nascondere quanto
ha di basso e vergognoso, vediamo ciò che resta. “ Io ti darò una casa, dei
gioielli, un pranzo, una carrozza e tu … in cambio”. Questo contratto , invece
di chiamarlo vendita, si è detto matrimonio. La donna pubblica non parla di
casa, non di carrozze, non di pranzo, le cose non fanno niente al fatto,
ma dice: “ tu mi darai del denaro ed io in cambio …. ! ” Qual è la differenza ?
Anche queste donne si abbandonano nelle braccia di un uomo che non amano,
quindi per legge di natura egualmente infami. Ma c’è una differenza: quella
cioè che la donna maritata resta sotto gli artigli dell’uomo al quale è stata
venduta, la donna pubblica è libera. Ogni madre cerca di educare le figlie
nella completa innocenza e si forma gloria di dichiararle ingenue come bambine.
In questa ignoranza la giovine è trascinata all’altare ove pronunzia un
giuramento che la lega e la rende schiava di un uomo […] Qui non cessa la
tirannia della società; se un giorno nell’animo della povera vittima si
risveglia un sentimento d’amore, sentimento di cui la natura ha posto il germe,
sentimento tanto più potente per quanto più nobile è l’essere che lo prova,
allora la società si scaglia contro l’infelice e la dichiara infame ….” (
dalla Lettera
di Carlo Pisacane ai suoi parenti, 28 gennaio, 1847) ; 2) “ Nel momento in cui
riceverete questa mia lettera mi crederete al certo la più grande scellerata
donna, la più snaturata madre, la più ingrata figlia; tale mi dichiara la
società ed io non cerco di scusarmi; dico solamente di avere seguito le leggi
della Natura solo sovrana legittima dell’ Universo. I sentimenti che io
nutro sono tre: amore di madre, quello di figlia e quello (più forte degli
altri) che sento per Carlo. I due primi hanno ceduto alla forza maggiore
dell’altro. […] Disgrazia è stata per i figli miei di avere una tale
madre, ma essi mi avrebbero in tutti i modi perduta; separata da
Carlo sarei morta, ne sono sicura; la vita presente era troppo dura per durare
alla lunga; la nostra virtù ci costava troppo cara e giammai ci saremmo
piegati allo stato comune che ci sembrava troppo turpe. La ruvide maniere di
Dionisio ( il marito), le sue sporchizie erano per me insoffribili; dovere con
sommo disgusto avvicinare quest’ uomo dal quale ero trattata come
vilissima donna, era per me troppo crudo; che resti dunque con i suoi cavalli e
con il suo colono alla Barra che al certo apprezza più di me ….” ( dalla Lettera di Enrichetta alla madre, 7 luglio 1847)
Bibliografia: in Giuseppe Ardau, Carlo
Pisacane, Casa
Editrice Ceschina, 1948,
(primo brano ) p. 337, p. 338 e p. 339 e (secondo brano) p. 349 e p. 350
Voglio , infine,
sottolineare come il tentativo insurrezionale nel meridione,
tentato , in
piena età risorgimentale , da CARLO PISACANE (1818-1857) presenti alcune lampanti analogie con i moti internazionalisti nel Matese ( 1876-1878) tanto più che anche la spedizione di Sapri
conteneva in sé una prospettiva social-rivoluzionaria, alquanto insolita nelle spedizioni patriottiche
mazziniane o garibaldine.
A partire
da sinistra: 1) Pioniere (o” Apostolo”) degli ideali internazionalisti, questo personaggio non ha comunque nulla a
che vedere con il protagonista del film
di San Michele aveva un gallo dei fratelli Taviani. Pur non capendo del
tutto i tempi nuovi, soprattutto se reduce da un lungo periodo di prigione e di
isolamento, i vecchi rivoluzionari,
protagonisti delle prime lotte insurrezionaliste
, offrirono tutta la loro enorme
esperienza al movimento operaio del nuovo secolo, ottenendo, senza cercarlo e tanto meno imporlo, stima e
rispetto tra le giovani leve. Le figure n. n. 2, 3 e 4 sono ispirate al quadro
Quarto Stato di Polizza da Volpedo .
La figura 5 è un giovanissimo operaio, molto arrabbiato. Mi piace
immaginare che dopo l’eventuale arresto del giovane, il numero 1 , in qualità di avvocato, avrebbe
assunto la sua difesa, in tribunale,
evidenziando le condizioni miserabili e disumane in cui versava la classe
operaia, e i sistemi ferocemente repressivi usati contro di essa. Tanto, per
inciso, ci si ricordi che, anche, le celebrate riforme sociali, attuate
nell’età giolittiana , non furono il regalo di nessuno, bensì sofferte
conquiste, acquisite duramente, dalla classe operaia. Per quanto riguarda in particolare le figure
2, 3 e 4, aggiungo alcune precisazioni
di Pier Carlo Masini, cfr. brani da commentare.
Brani
da commentare: “ L’elemento predominante dell’Internazionale, era dato da autentici lavoratori […] Sono muratori, imbianchini, barrocciai, meccanici, fabbri, tipografi,
calzolai, sarti, barbieri, fornaciai, maniscalchi, arrotini, scalpelli,
vetturali, sellai, lampisti, cocchieri, scritturali, facchini e così via”. Fra
essi è notevole l’elemento artigiano, che non meno dei lavoratori salariati
apparteneva di diritto al movimento operaio, per le condizioni di soggezione
sociale e spesse volte di indiretto sfruttamento , in cui era posto dal
nascente capitalismo industriale […]“ Non a caso con l’ Internazionale si ha il
primo ingresso nella vita politica di gruppi organizzati di donne. Non più casi
isolati di nobili patriote che durante il Risorgimento avevano cooperato alle cospirazioni,
ma sezioni femminili, formate da operaie
e da popolane, che si costituiscono con un programma di rivendicazioni
proprie e affiancano il movimento rivoluzionario, stampano i loro manifesti,
partecipano ai congressi, subiscono perquisizioni e arresti. .. “
Bibliografia:
Pier Carlo Masini, La prima Internazionale in Maurizio Antonioli Pier Carlo Masini, Il sol dell’ avvenire.
L’anarchismo in Italia dalle origini alla Prima Guerra Mondiale, BFS 1999,
pp. 21-22 e p. 26
Ad aderire alla Prima Internazionale antiautoritaria vi erano, poi, in numero minore, (sebbene la storiografia socialista, anche anarchica, si
è, poi, più centrata su di loro), i cosiddetti
“spostati” cioè i “ transfughi”, per scelta di vita, dalla classe borghese o
aristocratica di appartenenza e ad unirli ai compagni di origine proletaria
agiva allora spontaneamente il comune e condiviso ribaltamento etico dei
valori della vita quotidiana di quei tempi. (cfr. brano da commentare)
Brano da commentare: “ I primi internazionalisti
italiani […] portavano nel sangue l’istinto della ribellione contro ogni specie
di ingiustizia e di iniquità […] La loro propaganda non era di sole parole, ma
anche di fatti […] Praticavano i loro principi nella loro vita privata e
avrebbero creduto di disonorarsi se fossero andati a sposarsi dinnanzi
all’ufficiale di stato civile, o se avessero stretta la mano ad un prefetto, o
se avessero preteso d’imporre in una riunione la loro volontà con la forza del
numero o della autorità personale. “ ( F.S. Merlino, Andrea Costa, in Il Divenire Sociale, Roma, gennaio 1910)
Bibliografia:
Pier Carlo Masini, La prima Internazionale in Maurizio Antonioli Pier Carlo Masini, Il sol dell’ avvenire.
L’anarchismo in Italia dalle origini alla Prima Guerra Mondiale, BFS
Nota: A questo punto sarebbe normale continuare questa esposizione cretastorica del movimento anarchico iniziando dalle sue origini, invece, come ho già accennato nel post precedente, per un errore compiuto all'inizio di questo lavoro giungerò alle origini del movimento partendo, invece, dalla sua situazione attuale.
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