martedì 3 maggio 2011

ANARCHICINI: I PRECURSORI (2) : CAPITAN MISSON E LIBERTALIA , LA RIVOLUZIONE AMERICANA - LA RIVOLUZIONE FRANCESE - IL RISORGIMENTO ITALIANO

CONTINUA DA PRECURSORI  (1)
 
CAPITAN MISSON E CARACCIOLI

 Un' eccezione è costituita nel libro del “capitan Johnson  dal  CAPITANO MISSON  e  dal suo amico, ex-frate domenicano , deista e libero pensatore, CARACCIOLI,  le  cui  motivazioni  dei loro combattimenti in mare si distinguevano   da quelle degli altri pirati per la loro assoluta dedizione alla causa della libertà e della giustizia universali ( come si deduce per esempio dalla liberazione immediata degli schiavi africani trovati sulle navi nemiche conquistate ). La netta distinzione tra i comuni pirati e i seguaci di Misson e di Caraccioli è nel racconto di Johnson, messo in evidenza, tra l'altro, dal  loro rifiuto di combattere sotto l'insegna del Jolly Roger e la loro conseguente scelta  di una bandiera bianca con sopra raffigurata la libertà, generalmente immaginata, come mostrano alcune immagini dell'epoca, da una giovane donna seminuda con una mano la spada e con l'altra una fiaccola. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ L’elezione (di  Misson a capitano e di Caraccioli come suo luogotenente) venne approvata, e perché ogni cosa si svolgesse regolarmente e con il consenso generale, costoro  ( gli ufficiali subalterni e rappresentanti del  Consiglio) vennero invitati nel salone di poppa per decidere sulla rotta da prendere. Il capitano propose la costa dell’America latina, come quella che con maggiori probabilità avrebbe offerto le più ricche prede, e tutti acconsentirono. Quindi il nostromo chiese sotto quale bandiera avrebbero combattuto e consigliò quella nera come la più terribile; ma Caraccioli obiettò che essi non erano pirati, ma uomini decisi ad affermare la libertà che Dio e la Natura avevano loro donato, e a non sottomettersi ad alcuno, se non nella misura in cui fosse necessario per il bene di tutti."

                                                                             

Nel testo poi l'autore attribuisce a Caraccioli le seguenti parole:  
"Poiché dunque i nostri presupposti non sono quelli dei pirati, che vivono una vita dissoluta e priva di principi, non degniamoci di assumere la loro bandiera, la nostra causa è ardita, giusta, pura e nobile: è la causa della libertà. Consiglio perciò una bandiera bianca, con sopra dipinta la libertà , e se volete, il motto “ A Deo a Libertate” ( per Dio e per la Libertà) come emblema della nostra dirittura e della nostra risolutezza ..... ."    ( Daniel de Foe, Storie di pirati: dal capitan Barbanera ....... )

Bibliografia: Daniel de Foe, Storie di pirati: Dal  capitan Barbanera alle donne-corsaro,  Oscar Mondadori , 2004  pp. 229 e 230. Nell'edizione , Capitano Johnson, Storia Generale dei Pirati,  Cavallo di Ferro Editore, 2006 , oltre a non menzionare il nome di Daniel De Foe , la storia di Capitan Misson e di Libertalia  manca.
                                                                  
E quando Misson  e Caraccioli e i loro compagni decisero di stabilirsi sulla terraferma non molto lontano da Johanna, situata nella regione meridionale del Madagascar,  fondarono  “Libertaria “  una città fortificata, che durò sino alla sua distruzione ad opera  dei nativi, per motivi non precisati.   I principi   a cui questa “ Repubblica”, si ispirò, sebbene fossero, in verità , più liberal-democratici che anarchici, erano certo da considerarsi, per quei tempi,   in netto contrasto con quelli liberticidi dominanti.
Brano da commentare:    … giunsero nel luogo che Misson aveva scelto per stabilirvisi, che chiamò Libertalia, dando alla sua gente il nome di  liberi giacché voleva che in questo modo si confondessero e cancellassero i nomi separati di francesi, inglesi, olandesi, africani, ecc. […]  La forma che si riteneva più accettabile era quella democratica, in cui il popolo stesso era l’autore e il giudice delle proprie leggi,  quindi li invitarono a suddividersi in gruppi di dieci, ciascuno dei quali doveva eleggere una persona che li assistesse nel costituire una forma di governo e nel fare buone leggi per il bene della comunità. Il denaro e il bestiame in loro possesso andavano egualmente ripartiti e le terre che ciascuno aveva recintato doveva essere considerato per il futuro sua proprietà, su cui nessun altro poteva accampar diritti a meno che non venissero alienate con atto di vendita …”  ( Daniel De Foe, Storie di pirati: dal capitan Barbanera ....... )

Bibliografia: Daniel de Foe, Storie di pirati: Dal  capitan Barbanera alle donne-corsaro,  Oscar Mondadori , 2008 pp. 258 e 277. Gabriel Kuhn (op. cit, p. 197) pone in risalto le analogie tra la visione di Misson e di Caraccioli e le idee di Thomas Hobbes,” padre del moderno Stato- Nazione” e “ Libertalia diventa semplicemente" un altro Leviatano riverniciato con un po’ di umanesimo" e "con una economia liberista classica piccolo-borghese". Per Philip Gosse,  Storia della pirateria, Sansoni, 1962  p. 249 e Peter Lamborn Wilson, Hakim Bey, Le repubbliche dei pirati, shake edizioni tascabili 1995 p. 170, Libertaria si fondava invece su principi socialisti e anticapitalisti . E' possibile, da quel che io ho capito, che alcune norme  più repressive( tra cui, persino, la pena di morte)  e meno comunitarie si fossero introdotte , in un secondo momento, a Libertalia  per motivi di ordine pubblico. (cfr. Daniel De Foe, op. cit. p. 276, ove si accenna  a "screzi" tra gli uomini di Tew e quelli di Misson)). Interessante anche un esperimento di colonia, senza alcun governo neanche mite,  avviato  da alcuni dissidenti, guidati da un quartiermastro di Tew, che tuttavia, si servivano del lavoro di schiavi, mentre a Libertalia la schiavitù era stata abolita  (cfr. op. cit. pp. 279-281).

Oggi è opinione unanime  che  Capitan Misson, Caraccioli e  la Repubblica utopica di Libertalia  siano  frutto della fantasia  e dell’immaginazione del “capitan Johnson”, unica deroga a un libro sulla vita  e avventure dei pirati, , altrimenti, ben fondato storicamente. Non per questo, tuttavia, come sottolinea Marcus Rediker,  tale fittizia biografia piratesca  è priva di interesse nella contestualizzazione  storica della cosiddetta “epoca d’oro della pirateria”  . (cfr. brano)
Brano da commentare: “ [ Libertaria] era inventata? Dato che un uomo di nome Misson e un luogo chiamato Libertalia apparentemente non sono  mai esistiti., la risposta deve essere sì, ma in  un senso storico e politico più profondo Misson e Libertaria non erano semplicemente di fantasia […] Libertalia era un’espressione fittizia di tradizioni, pratiche e sogni viventi di una classe lavoratrice atlantica, molti dei quali osservati, sintetizzati e tradotti in un discorso dall’autore di A General History. Libertalia aveva basi oggettive nei fatti storici: era un mosaico assemblato a partire dalle specifiche pratiche utopiche della nave pirata dei primi del diciottesimo secolo”  ( Marcus Rediker , Canaglie di tutto il mondo: l’epoca d’oro della pirateria ….)
Bibliografia: Marcus Rediker , Canaglie di tutto il mondo: l’epoca d’oro della pirateria , Eléuthera, 2005 p. 191

Nel suo recente  libro L’Utopia pirata di Libertalia, ( titolo originale: Pirate Enlightment,) David Graeber, introduce , indagando sulla leggenda-pirata di Libertalia, a nuovi campi di ricerca. (cfr. brano)

Brano da commentare: “ La repubblica di Libertalia non sarà forse esistita nel senso letterale del termine, ma le navi capitanate dai pirati e le comunità che fondarono, come la città di Ambonavola o la stessa  Confederazione betsimisaraka creata d soggetti politici malgasci in stretta collaborazione con i pirati, furono da molti punti di vista esperimenti consapevoli di democrazia radicale. […] Il che quantomeno spiegherebbe il paradosso apparente dei betsimisaraka, presunti sudditi creati da un re-filosofo fallito (nota mia: Ratsimilaho, figlio di un pirata e di una donna malgascia), che di fatto restano un popolo tenacemente egualitario ancora oggi , perfino famigerato per il rifiuto di accettare l’autorità imposta da chicchessia. “

Bibliografia:  David Graeber, L’utopia pirata di libertaria, Eleuthera, 2020 p. 31



LA RIVOLUZIONE AMERICANA (1776-1783)
 A partire da sinistra: 1) combattente della guerra d’indipendenza. Per la divisa mi sono , più o meno, ispirato a quella indossata dal contestatore americano Jerry Rubin in un processo a suo carico mosso dall’ HUAC ( House of Unamerican Activities Commiteee) nel 1967 (l’episodio fu poi parodiato, un po’ scioccamente,  da Woody Allen nel film Il dittatore dello stato libero di Bananas (1971); 2) scout, probabilmente già militante dei “berretti verdi” del capitan Rogers durante la guerra dei sette anni contro i francesi  , ma contrariamente a quelli, sostenitore, nel 1776, dell’indipendenza delle colonie dall’Inghilterra; 3) intellettuale rivoluzionario, che, mi piace immaginare,   parteciperà, più tardi, dopo la guerra d’indipendenza,  agli avvenimenti rivoluzionari francesi,  come  Tom Paine; 3) volontario, appartenente cioè a quelle tante milizie di uomini della continua da  PRECURSORI 1rontiera che combatterono al fianco dell’esercito, senza però condividerne la rigida disciplina; 4) rivoluzionaria. Penso che ve ne furono molte: es. la giovane borghese interpretata da Nastassja Kinski nel film Revolution di Hugh Hudson (1985).

 

Precursore di alcune  fondamentali tematiche  anarchiche  fu  THOMAS (Tom)  PAINE  ( 1737 1809) , rivoluzionario e scrittore  inglese, che fu tra l’altro   amico  di  Mary  Wollstonecraft  ,  di cui condivideva  la rivendicazione dei diritti delle donne e di Samuel Godwin , con cui aveva in comune  la netta distinzione  tra  governo e società (cfr.  In questo blog  il post   WILLIAM GODWIN  e MARY WOLLSTONECRAFT )  . La notorietà di Thomas Paine è tale  che mi permette  di sorvolare  sulla sua vita ricordando soltanto la sua attiva partecipazione alla rivoluzione americana,  per cui è  tuttora riconosciuto come uno dei Padri Fondatori degli  Stati Uniti d’ America ,   e in seguito alla rivoluzione francese, dove svolse  un importante ruolo sino all’avvento dell’ epoca del Terrore, dalla quale dissentì energicamente.  Un suggestivo ritratto della personalità di  Paine si trova in  Rudolf Rocker nel suo libro  I pionieri della libertà (cfr. brano)
Brano da commentare: “ L’uomo [Tom Paine)  che affermò “ Il mondo è la mia  patria, fare il bene è la mia religione”  scriveva  e parlava in modo insolitamente schietto, ma non fu mai un cieco fanatico che condannasse, in sostanza, ciò che non capiva o non voleva capire. Proprio quest’uomo , che, costretto a  lasciare l’Inghilterra come un fuorilegge, fu nominato dai francesi membro onorario della Convenzione e che con la sua penna aveva inflitto  ferite così mortali all’assolutismo, si oppose all’esecuzione del re, quando  questi aveva ormai perso il suo trono ed era semplicemente un prigioniero in mano ai suoi nemici.  […] Il suo coraggioso atteggiamento gli costò 10 mesi di prigione a Parigi, durante il Regno del Terrore e sul limite stesso del patibolo fu salvato solo da un evento fortuito. Il suo coraggio morale deve quindi essere ancora più ammirato. Egli fu, in effetti, un “cavaliere senza macchia e senza paura” che con la sua profonda umanità mise di gran lunga in ombra i suoi nemici, i bigotti della teologia cristiana. Paine fu uno dei primi a prendere posizione contro la schiavitù dei neri, e con il suo atteggiamento contribuì a fondare a  Philadelphia, la prima Anti-slavery Society ( Associazione americana contro la schiavitù) Sostenne inoltre i diritti delle donne e fu un pioniere della riforma matrimoniale e del diritto al divorzio …” ( da Rudolf Rocker, I pionieri della libertà . Le origini del pensiero liberale e libertario degli Stati Uniti   1949)
Bibliografia:  Rudolf Rocker, I pionieri della libertà . Le origini del pensiero liberale e libertario degli Stati Uniti   con un saggio sull’anarchismo americano di Ronald Creagh, Edizioni Antistato 1982  p. 34
 
Più libertaria ( qui nel senso di protoanarchica) , che liberale è, a mio parere, la distinzione di Paine  , come ho già accennato  prima,  tra società e governo , almeno  per quanto riguarda alcuni brani tratti da Rights of Man ( I diritti dell’uomo) pubblicato nel 1791 . (cfr. brano) 
Brano da commentare : “ Gran parte dell’ordine che regna tra gli esseri umani non è effetto del governo, ma deriva dai principi della società e dalla natura degli uomini. Esisteva prima del governo ed esisterebbe anche se la forma del governo venisse abolita. L’interdipendenza e l’interesse reciproco tra uomo e uomo e tra ogni parte della comunità civile crea quella grande catena di rapporti che la tiene unita […]  Più perfetta è la società, meno bisogno ha del governo, poiché in misura maggiore regola i propri affari ed il governo stesso […] Non vi sono che poche leggi generali richieste dalla convivenza civile e queste sono di una  tale comune utilità, che, imposte  o meno da un governo. Se consideriamo quali siano i principi che all’origine fanno aggregare gli uomini in società e quali i motivi che regolano in seguito il loro rapporto reciproco, scopriremo, arrivando a quanto viene definito governo, che quasi tutte le attività vengono attuate grazie al natureale  interagire delle varie parti. […] Ma quante volte questa naturale propensione della società è stata disturbata o distrutta dalle azioni del governo! Allorché quest’ultimo, anziché essere assorbito nei principi della prima, assume di esistere in sé, ed a suo arbitrio opprime e privilegia, esso diviene la causa di quel male che dovrebbe prevenire.” ( da Tom Paine,  , I diritti dell’uomo)
 Bibliografia:  Rudolf Rocker, I pionieri della libertà . Le origini del pensiero liberale e libertario degli Stati Uniti    Edizioni Antistato 1982  pp. 32-33                                                                     
 
ABIGAIL SMITH ADAMS
 Importante, anche se , per quanto ne so,  poco nota almeno in Italia,  la partecipazione femminile alla rivoluzione americana sia delle donne, come  ABIGAIL  SMITH  ADAMS ( 1744-1818),  appartenenti al ceto  intellettuale e borghese, sia  di quelle donne   della classe operaie contadina, raggruppate, sovente , in comitati patriottici finalizzati ad azioni dirette antibritanniche .   In una lettera al marito John Adams, futuro secondo presidente  degli Stati Uniti d’ America, Abigail Adams descrive con minuziosi dettagli  una protesta femminile, definita da Zinn un "coffee party" avvenuta  nel 1777,  contro l'aumento , con il  consenso delle autorità inglesi, del prezzo del caffé da parte di un  avido speculatore .  ( (cfr. brano )
Brano da commentare : Un mercante  importante, ricco, tacagno (uno scapolo) aveva in magazzino un barile di caffè, che rifiutava di vendere al comitato per meno di sei  scellini alla libbra. Un certo numero di donne, secondo alcuni cento, secondo altri di più, si sono radunate con un carro e dei bauli, hanno marciato fino al magazzino e chiesto le chiavi, che lui ha rifiutato di consegnare. Allora una di loro lo ha preso per il collo e lo ha scagliato dentro il carro. Poiché non gli davano tregua, alla fine  ha consegnato le chiavi, quando hanno rovesciato il carro e  lo hanno fatto cadere fuori; allora hanno aperto il magazzino, hanno trascinato fuori il caffè, lo hanno messo nei bauli e si sono allontanate guidando il carro […] Un grande crocchio di uomini guardava stupefatto, spettatore muto di tutto l’episodio” (da una lettera di Abigail Adams  al marito)
Bibliografia: in  Howard Zinn, Storia del popolo americano . Dal 1492 ad oggi,  Il saggiatore,  p. 81 il quale definisce  questo esempio felicemente riuscito della pratica libertaria dell'azione diretta la "versione femminile" del " Boston Tea Party" quando, nel 1773, dei patrioti americani  per protesta contro il monopolio inglese del commercio gettarono in mare un grosso carico di te.

Per quanto riguarda Abigail Adams, figlia di un ministro  congregazionalista  dalle vedute, rispetto ai tempi, intellettualmente  aperte e progressiste, si sa che, ancor prima dell’inizio della rivoluzione americana, essa rivendicò  più volte i diritti delle donne all’istruzione e all’indipendenza economica  all’interno stesso della  propria famiglia, ostacolata  dall’ allora vigente esclusione delle donne dai diritti di proprietà .. (cfr. primo brano), Fieramente oppositrice del potere sia patriarcale che maritale  la Adams lo era anche, a quanto risulta da una sua frase celebre , che ho trovato su Internet, nei confronti del potere politico monopolizzato dai maschi e ciò detto da una  “ First Lady “ mi sembra particolarmente significativo. (cfr. secondo brano)
Brani da commentare:   1)  “ Nel nuovo codice di leggi che presumo dovrete necessariamente fare [… ] non mettete nelle mani dei mariti un potere così illimitato. Ricorda che tutti gli uomini sono tiranni, se possono.  Se non si dedicheranno una cura e un’attenzione particolare alle signore, noi siamo decise a fomentare una ribellione e non ci riterremo  vincolate all’obbedienza di fronte a leggi su cui non abbiamo voce in capitolo” ( da una lettera al marito di Abigail  Adams (1776) ;  2) “Io sono sempre più convinta che l'uomo sia una creatura pericolosa; e che il  potere, sia che venga gestito da molti che da pochi, sia sempre avido, e, come una tomba gridi 'Dammi, dammi !' Il  pesce grande inghiotte quello piccolo; e colui che è il più accanito nel difendere i diritti del popolo, quando è investito del potere,  è il più pronto alle prerogative del governo.”  ( citazione di una frase di  Abigail Adams  su Internet )
Bibliografia:  Primo brano in  Howard Zinn p. 82  . Secondo brano in www.frasicelebri.it/frasi-di/abigail-adams/

LA RIVOLUZIONE FRANCESE (1789-1794)
 A partire da sinistra: 1) un sanculotto, cioè, come è noto,  un popolano che portava i pantaloni lunghi invece delle “culottes”, calzoni corti e aderenti, portati dall’aristocrazia e dalla borghesia. 2) rivoluzionaria che, mi piace immaginare,  stia leggendo l’ opuscolo sulla Dichiarazione dei diritti della donna scritta da Olympe de Gouges (ghigliottinata nel 1793 mentre era al potere Robespierre); 3) intellettuale rivoluzionario con qualche somiglianza a un ritratto di Rouget de Lisle, autore della Marsigliese; 4) guardia nazionale, milizia istituita a Parigi nel 1789 e composta da tutti i cittadini maschi idonei alle armi. 5) rivoluzionaria combattente, probabile seguace dell’ ” amazzone rossaThéroigne de Merincourt, che ferocemente perseguitata sia da “destra” che “da sinistra” finì rinchiusa in manicomio, dove morì. 

Solitamente, non senza però qualche esitazione,  è considerato precursore  del movimento anarchico  e di quello  socialista  il gruppo rivoluzionario dei cosiddettienragés”, ( arrabbiati ),   di cui Kropotkin fece la seguente descrizione nel suo libro“ La grande rivoluzione” : (cfr. brano) 

Brano da commentare: “... Intanto, si formava anche nei sobborghi una corrente d’opinione più profonda per cercare delle soluzioni costruttive , corrente che  trovò un’ interpretazione nelle predicazioni d’un operaio dei sobborghi, Varlet e d’un ex-prete: Jacques Roux. Questi erano sostenuti da tutti quegli “sconosciuti” che la storia conosce soto il nome di Enragés ( Arrabbiati). Capivano che le teorie sulla libertà del commercio, sostenute dalla Convenzione dai Condorcet e dai Sieyès erano false; che le derrate che non si trovavano in abbondanza nel commercio erano facilmente incettate dagli speculatori – soprattutto in un periodo come quello che attraversava  la Rivoluzione. E si misero a propagare delle idee sulla necessità di municipalizzare e nazionalizzare il commercio e di organizzare lo scambio dei prodotti a prezzo di costo – idee a cui s’ispirarono più tardi Fourier, Godwin, Robert Owern, Proudhon e i loro continuatori. […] Non sono ancora  abbastanza noti  questi  movimenti confusi che si manifestavano nel popolo di Parigi e delle grandi città nel 1793 e 1974. Si comincia solo ora a studiarli. Ma è certo che il movimento comunista, rappresentato da Jacques Roux, Varlet, Dolivet, Chalier, Leclerc, l’ Ange (o Lange) Rosa Lacombe, Boissel ed altri, era più profondo di quel che si credette in principio, e Michelet l’aveva indovinato. “ ( Pëtr Kropotkin,  La Grande rivoluzione:  1789-1793  pubblicata nel 1911 dal guruppo  del “ Risveglio” a Ginevra)
Bibliografia: Pëtr Kropotkin,  La Grande rivoluzione:  1789-1793  , Edizioni Anarchismo, 1987,  pp. 249-250 e p. 320.  Cfr. anche George Woodcock, L’anarchia … pp. 47-50 in cui l’autore pone in risalto  nelle figure di Roux, Varlet e Rose Lacombe gli aspetti che più potrebbero essere ritenute delle anticipazioni dei successivi movimenti  anarchici e libertari.
                                                                              
JACQUES ROUX


JACQUES ROUX (  1752-1794). Sacerdote fu sempre , operando nei quartieri proletari , anche prima dell’ inizio della rivoluzione, dalla parte dei  lavoratori poveri e degli oppressi dagli aristocratici e dall’alto-clero. Durante la  Rivoluzione francese fu uno degli esponenti più noti  del gruppo degli “Enragés “ e si fece promotore , nei momenti di maggiore carestia e di  speculazioni a danno dei proletari  di numerose azioni dirette  popolari culminanti per lo più in saccheggi di magazzini alimentari . Nell’agosto 1793  (secondo alcuni, settembre) fu arrestato  per  avere commesso sulla base  di  infondate accuse di furto a danno dei Cordiglieri.  Quando nel febbraio del 1794 la sua  esecuzione  era prossima ,  essendo stata  la prima accusa  sostituita con  altre più politiche,  Roux si  suicidò . L’anarchismo di Roux  trova  conferma secondo George Woodcock nella sua critica, già nei primi tempi della rivoluzione nella sua critica al governo repubblicano, succeduto alla monarchia,  repubblicano (primo brano)  e persino  nel  suo ultimo  sottrarsi alla ghigliottina  con il suicidio (secondo brano) 
Brani da commentare : 1)  “ A un anno dall’inizio , la Rivoluzione aveva tradito le speranze di Roux; in quest’epoca egli pronunciò un discorso in cui rivelò per la  prima volta tendenze anarchiche dichiarando che   il dispotismo senatoriale è tanto più terribile quanto lo scettro dei re perché incatena il popolo senza che esso se ne accorga, lo brutalizza e lo soggioga con leggi che si suppongono fatte dal popolo stesso”  ;  2)  Roux , chiamato davanti al tribunale rivoluzionario , rendendosi conto che la morte era inevitabile, sfuggì alla ghigliottina uccidendosi: “ Non mi lagno del del tribunale . Esso ha agito secondo la legge. Ma io ho agito secondo la mia libertà” . Morire ponendo la libertà sopra la legge è veramente un morire da anarchico. “ ( George Woodcock, L’anarchia, Storia delle idee e dei movimenti libertari )  
Bibliografia: in George Woodcock,  L’anarchia , Storia delle idee e dei movimenti libertari ,  Feltrinelli,  1966,  pp. 48-49 .                   
                                                                          

JEAN-FRANҪOIS VARLET ( 1764-1837).  Nato in una famiglia benestante  e impiegato delle poste, quando scoppiò la rivoluzione aderì alla sezione dei Diritti dell’ uomo.  Dopo avere lasciato la sua professione  lavorò come operaio nei sobborghi e divenne assai noto tra i sans-culotte  per le sue capacità di conferenziere e agitatore.   Si autodefiniva “ tribuno volante” e “apostolo della libertà e dell’eguaglianza”.BAderì al gruppo degli  Enragés  e partecipò attivamente  alle loro manifestazioni di protesta  sia sul piano economico che politico.  Nel  giugno 1793  partì come commissario  per combattere la rivolta  della Vandea, ma presto tornò a Parigi, dove riprese la sua attività antigovernativa.   Anche  Varlet , come Jacques Roux  fu , sotto il   Terrore, arrestato e rinchiuso nella prigione  del Plessis ,, ma riuscì a sfuggire alla morte  grazie  alla caduta  , nel  luglio del  1794 ,  della dittatura di Robespierre.  I suoi scritti politici  assunsero, durante l’iter rivoluzionario,  un carattere sempre più estremistico e libertario. Il suo  opuscolo  L’esplosione  fu scritto durante la sua  prigionia ed è solitamente considerato uno dei primi anarchici o quantomeno protoanarchici.  Il titolo richiama una frase detta da Jacques Roux, “ Cittadini per quanto tempo ancora esiterete  a fare esplodere  il fulmine della libertà”.   Tra i brani in cui più si possono riscontrare  elementi anarchici cito i seguenti:
BranI da commentare: “ Spie, poliziotti, secondini, galoppini: orsù, fatevi avanti ambiziosi ! La mia franchezza può offrire un vasto campo alle delazioni. Le vostre testimonianze non saranno dubbie. Avrete in mano delle prove scritte … Infami ! […]Mi si accusa di controrivoluzione. Prevengo la mia traduzione al cospetto dei giudici: il delitto è manifesto ….  Io mi ritengo colpevole, se per controrivoluzione si intende l’opposizione al  governo rivoluzionario . […]  Repubblicani, non cerchiamo altrove che  nel governo rivoluzionario l’origine dell’oppressione sotto la quale la  repubblica è caduta gemendo dopo i giorni memorabili del trentuno maggio, primo e due giugno. […] Il dispotismo è passato dal palazzo del re al circolo di un comitato. Non è il manto regale, né la corona, né lo scettro che fanno odiare i re: ma solo l’ambizione e la tirannia. Nella mia patria ci si è solo cambiati d’abito. Nazione leggera e versatile ! Fin quando i nomi terranno il posto delle cose ? …  Che mostruosità sociale, che capolavoro di machiavellismo, è in realtà questo governo rivoluzionario ! Per qualsiasi essere raziocinante governo e rivoluzione sono incompatibili, a meno che il popolo non voglia costituire gli organi del potere in permanente rivolta contro se stesso, il che è troppo assurdo per riuscire credibile  …” ( Jean François Varlet, L’ esplosione  1794)
Bibliografia: Jean François Varlet, L’ esplosione ed altri scritti, Edizioni Anarchismo, 1989 pp. 33-34 e  pp. 36-37 .  Cfr. anche  George Woodcock L’anarchia .....  p. 49 ove l’autore ci informa che “ sul frontespizio ( della prima edizione di questo testo ), un’incisione mostrava nubi di fumo e di fuoco che si avvolgevano intorno a un edificio classico in fiamme “; sopra l’incisione, un’epigrafe: “ Perisca il governo rivoluzionario, piuttosto che un principio”.
                                                                                     
ROSE LACOMBE. DA ATTRICE DI SUCCESSO A CITTADINA  REPUBBLICANA RIVOLUZIONARIA
 
 CLAIRE ( più nota però con il nome di ROSE )  LACOMBE  (1765 – dopo il 1798) . Attrice aderì entusiasticamente alla rivoluzione e trasferitasi da Marsiglia a Parigi partecipò  all’assalto delle Tuileries (20 giugno 1792). Aderì , nel 1793, al gruppo degli  Enragés” e fu una delle fondatrici della  sua sezione femminile  denominata  “Società delle cittadine repubblicane rivoluzionarie”. Kropotkin la definì  “il perno delle donne  rivoluzionarie “ e  Aleksandra Kollontaj la definì “ leader della periferia parigina “ e, sottolineando  “la sua attività di oratrice e il suo ardente repubblicanesimo “ ne delineò il seguente ritratto:
Brano da commentare :   “ Rose Lacombe fu una donna che si dedicò anima e corpo alla rivoluzione , e al tempo stesso comprese che i bisogni delle donne proletarie, le loro rivendicazioni e preoccupazioni dovevano essere una parte integrante e indivisibile del nascente partito dei lavoratori. Non pretese diritti speciali per le donne, ma le scosse e le risvegliò, invitandole a difendere i propri interessi come appartenenti alla classe dei lavoratori …” ( Aleksandra Kollontai, La donna nel desarollo (?) sociale )
Bibliografia:  in  José Gutierrez Alvarez – Paul B. Kleiser, Le  sovversive, Erre Emme  edizioni,  1995, pp. 21-22.

Nel  maggio del 1793 le “ repubblicane rivoluzionarie” guidate da Rose Lacombe richiesero, invano di andare a combattere per reprimere la rivolta della Vandea .  Il diritto della donna  di tenere armi   e di  andare in guerra  era, già nel 1792,  stato rivendicato dall’ “amazzone rossa” , THEROIGNE DE  MERICOURT ,  ma come è noto, sia le "repubblicane rivoluzionarie" che "le amazzoni rosse" trovarono in questi loro progetti di "femminismo militare rivoluzionario" una irriducibile opposizione maschilista. Durante il governo di Robespierre anche Rose Lacombe, così come Roux e Varlet fu arrestata e, dopo essere stata sottoposta ad estenuanti interrogatori,  rinchiusa in prigione (cfr.  brano).
Brano da commentare:  Lacombe fu accusata ingiustamente e acidamente, come risulta dalle carte della Nazionale di Parigi, di avere fatto come le borghesi, cioè di avere dato  solidarietà alle reazionarie. Clara, da par suo, adeguatamente, e fieramente, rispose: “ Noi non ci interessiamo che alle persone oppresse”  (  Rachele  Farina, Le francesi prendono la parola)
 Bibliografia: Rachele  Farina, Le francesi prendono la parola in  AAVV, Esistere come donna , Mazzotta, 1983  p. 57

La società delle repubblicane rivoluzionarie venne  sciolta d’autorità e uno dei pretesti per farlo fu l’accusa da parte di alcune donne di Halle di essere state costrette dalle repubblicane rivoluzionarie  ad indossare il berretto frigio.    (cfr.  primo  brano).  A tali accuse, invece di difendere le   repubblicane rivoluzionarie aggredite  gli uomini della Convenzione  , a cui ci si era rivolti per dirimere la questione, aggiunsero  contro di loro le accuse  "di inscenare disordini a Parigi per fare il gioco dei girondini " e , tra l’altro, si approfittò dell’occasione per dare il via a una violenta campagna antifemminista, a capo della quale si posero i "rappresentanti dell'autorità " i cittadini Amar e Chaumette, sulla base di argomenti smaccatamente  maschilisti e reazionari.  (cfr.  secondo brano)
 Brani da commentare:  1)  “ Claire Lacombe e le sue sorelle erano particolarmente invise alle donne della Halle.  La loro  campagna in favore del calmiere e  della sua rigorosa applicazione aveva indisposto quet’ultime i cui affari erano notevolmente ridotti dalla gravissima crisi. Le pescivendole cominciarono ad assumere  posizioni controrivoluzionarie.  Ora le donne rivoluzionarie , il cui locale si trovava vivcinissmo alle Halles, portavano come segno di riconoscimento la coccarda tricolore sul cappello, altre, il berretto frigio, qualcuna persino i pantaloni rossi. Le pescivendole presero spunto da questo abbigliamento per sfogare il loro malumore. Insultarono e minacciarono le militanti. [Gli avversari ( politici: parentesi mia) delle repubblicane rivoluzionarie   trassero partito da questi incidenti . Eccitarono le pescivendole contro il club femminile. Fecero credere alle donne delle Halle ( i mercati) che le compagne di Claire Lacombe volevano chiedere alla convenzione l’obbligo per tutte le donne – e per decreto- di portare il berretto frigio e i pantaloni rossi. Il mattino del  ventotto ottobre, un assembramento di seimila megere scatenate si ammassò intorno al locale in cui le repubblicane rivoluzionarie tenevano le loro riunioni., nella ex canonica della chiesa di Saint-Eustache. Le tribune furono invase, le sodali del club insultate …“  2)  “Non è pensabile  che le donne esercitino i diritti politici […] Da quando in qua  è consentito alle donne di abiurare il loro sesso? Di diventare uomini? Da quando in qua è dignitoso vedere delle donne che abbandonano le pie cure della casa, la culla dei figli per venire sulla pubblica piazza, alla tribuna, nell’arengo […] a compiere dei doveri che la natura ha attribuito unicamente agli uomini?  ( da Daniel Guérin, Borghesi e proletari nella rivoluzione francese  )
Bibliografia:  Daniel Guérin, Borghesi e proletari nella rivoluzione francese  vol. I, La  Salamandra, 1979 pp.  127-128  (primo brano) e p. 129 (secondo brano) in cui l’autore conclude affermando:  “ Le donne rivoluzionarie furono eliminate per avere voluto seminare troppo presto i primi semi della rivoluzione che libererà la donna”..

 Con la morte di Robespierre e dei suoi seguaci la Lacombe fu liberata e riprese, sembra, con successo  la sua  carriera di attrice. Non si conosce la data della sua morte. Mi sembra infine  che tra le numerose donne rivoluzionarie che mostrarono di essere mosse, in quegli anni, dall' obiettivo libertario dell' emancipazione della donna dalla egemonia  maschile, mi sembra importante ricordare, almeno,  THEROIGNE DE MERINCOURT  (1760 -1817) , già menzionata qui sopra, e OLYMPE DE GOUGES ( 1793) .
                                
ANNE THEROIGNE DE MERICOURT E OLYMPE DE GOUGES
   
ANNA THEROIGNE DE MERICOURT (1762-1817) : Cantante, nata presso Liegi,  fu tra le donne più impegnate e combattive  durante la rivoluzione francese. Svolse un ruolo di primo piano nella marcia di Versailles  nell’ottobre dell’ ottobre 1789 e nell’ assalto alle Tuileries  nell’agosto del 1792.  Propose per prima la  formazione di un battaglione di “amazzoni “, che aspirarono invano di combattere insieme agli uomini le coalizioni europee controrivoluzionarie. (cfr. brano) . 

Brano da commentare:  “ E anche noi, sappiamo combattere e vincere. Sappiamo maneggiare altre armi oltre l’ago e il fuso. O Bellona, compagna di Marte, (divinità della mitologia romana : nota mia )seguendo il tuo esempio, non dovrebbero tutte le donne marciare davanti e a fianco degli uomini? Dea della forza e del coraggio, per lo meno non dovrai arrossire delle FRANCESI! “ ( Estratto di una Preghiera delle Amazzoni a Bellona)
Bibliografia: AAVV, Esistere come donna , Mazzotta, 1983  p. 57
  Dopo la sconfitta dei  realisti, a cui contribuì attivamente,  Anne Théroigne de Mericourt contestò  più volte anche  la politica sempre più autoritaria e maschilista di Robespierre e dei suoi seguaci. L’ostilità dei giacobini  nei suoi confronti giunse al punto che un giorno , presso le Tuileries, fu denudata  e ripetutamente percossa e  frustata a sangue tra le risate di una folla, premeditatamente istigata. Psicofisicamente sconvolta dalla violenza e dall’umiliazione subita fu giudicata pazza, e, venne,  d’autorità,  internata in un manicomio , dove visse in condizioni disumane e di estrema sofferenza sino alla sua morte nel 1815. In questo senso Anne Théroigne de Mericourt può essere considerata  una precorritrice di tutti/e quei dissidenti libertari, che furono nei secoli successivi, rinchiusi, negli stati sia liberali che totalitari, nelle strutture manicomiali , al fine di sbarazzarsene politicamente, sebbene "capaci (spesso sin troppo) di intendere e di volere".  ( cfr.  post  CONFINATI POLITICI DURANTE IL FASCISMO…… ).

OLYMPE DE GOUGES ( 1748-1793) pseudonimo di Marie Gouze, scrittrice e drammaturga, che scrisse nel 1791 una Dichiarazione dei diritti della donna e delIa cittadina  in cui si richiedevano invano pieni diritti politici e sociali per le donne, così come in quel  periodo stava facendo, senza , sembra, senza che vi siano stati rapporti tra loro, MARY WOLSTONECRAFT (cfr. post GODWIN ……..). Di questo importante scritto protofemminista estraggo alcuni brani concernenti i diritti delle donne (cfr. brani) :
Brani da commentare: 1)  le madri, le figlie, le sorelle, rappresentanti della Nazione chiedono di costituirsi in Assemblea Nazionale. Considerando che l’ignoranza, l’oblio o il disprezzo dei diritti della donna sono le sole cause del pubblico malessere e della corruzione dei governi, esse hanno preso la disine di enunciare, in una dichiarazione solenne, i diritti naturali, inalienabili e sacri della donna […] Articolo I : La donna nasce libera e mantiene parità di diritti con l’uomo. Le distinzioni sociali possono essere fondate unicamente sull’utilità comune.  Articolo II : lo scopo di ogni associazione politica è quella di preservare i diritti naturali imprescrittibili della donna e dell’uomo: tali diritti sono la libertà, la proprietà, la sicurezza, e innanzitutto la resistenza all’oppressione. […] Articolo VI : La legge dev’essere l’espressione della volontà generale: tutte le cittadinee tutti i cittadini devono concorrere, personalmente o attraverso i loro rappresentanti, alla sua formazione, essa dev’ essere uguale per tutte le cittadine e tutti i cittadini essendo uguali di fronte ad essa, devono potere accedere con pari diritto ad ogni carica, posto o impiego pubblico, senza altre distinzioni che quelle derivanti dalle loro virtù e dalle loro capacità . […] Articolo X: Nessuno dev’essere perseguito per le sue opinioni, per quanto radicali; come la donna ha il diritto di salire al patibolo così deve avere anche quello di salire alla tribuna, purché le sue esternazioni non turbino l’ordine pubblico stabilito dalla legge  […]  “ Svegliati donna! La campana della ragione risuona a martello nell’intero universo; riconosci i tuoi diritti. Il possente dominio della natura non è più circondato da pregiudizi, fanatismi, superstizioni e menzogne. Il sole della verità ha dissipato tutte le nubi della stupidità e del sorpruso. […]  Qualunque barriera vi venga opposta, è in vostro potere scavalcarla: dovete solo volerlo.  …” ( Olympe de Gouges, Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina (1792)
Bibliografia: Olympe de Gouges, Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina  Il Melangolo, 2007, p. 17,  19, 21, 25, 26. Mi sembra importante ricordare che Olympe de Gouges dedicò  coraggiosamente tale scritto  alla regina Maria Antonietta, ormai priva di ogni potere e detenuta in prigione in attesa  della sua condanna a morte.
Olympe de Gouges fu ghigliottinata nel 1793, durante il Terrore.    
                                     
NED LUDD ( la cui esistenza non è certa) sarebbe un operaio tessile che nel  1779, all’inizio della rivoluzione industriale inglese avrebbe distrutto, per protesta un telaio. Nacque così il movimento cosiddetto luddista (1811-1816 ca.) , prima organizzazione cosciente del  movimento operaio, che si espresse con numerose manifestazioni di protesta e di atti di sabotaggio, contro l’introduzione sempre più diffusa delle macchine nelle fabbriche.  La figurina che ho fatto vuole mettere in evidenza che il fine , che si prefiggevano i luddisti  non era solo quello di distruggere le macchine in quanto esse generando disoccupazione e  bassi salari , oltre a irreversibili danni ecologici, seminavano  tra i proletari   miseria  e fame, ma soprattutto in quanto  identificate e combattute  come strumenti capitalisti  di sfruttamento ,   alienazione, reificazione, estraneazione, mercificazione  ecc.  ecc , che come è noto , furono studiati ,  solo una trentina di anni più tardi  dalla loro comparsa già nei primi anni della rivoluzione industriale,  da Karl Marx nei Manoscritti economico-filofici del 1844. Non limitandomi, pertanto,  all'interpretazione del fenomeno luddista data da alcuni storici come un anacronistico rifiuto  della classe operaia  al progresso tecnologico, penso , come ormai è abbastanza assodato, che fu proprio tramite  il luddismo che si esperimentarono per la prima volte le tattiche fondamentali di opposizione operaia allo  sfruttamento e alla mercificazione del proletariato da parte della classe dominante borghese, praticate poi successivamente, , nei paesi industrializzati, entro un contesto maggiormente consolidato e organizzato dall’anarco-sindacalismo e in particolare dall'  "Industrial Workers of the World " (IWW). Infine mi sembra che sia importante sottolineare come l’epicentro delle “azioni dirette”  compiute dai luddisti fosse situato nel territorio di Nottingham, dove  ,  sebbene fosse ormai , in parte,  industrializzato, erano comunque ancora assai diffuse le ballate sulle leggendarie imprese di Robin Hodd e degli “allegri compagni” della foresta di Scherwood .
Brano da commentare: “ Non cantar  più i tuoi vecchi versi sull’audace Robin Hood / Le sue prodezze ammiro solo un po’ /  Io canterò le imprese del generale Ludd / Ora l’eroe di Nottinghamshire / L’ impavido Ludd violenze mai viste dovette sopportare / Fino a che le sue  sofferenze diventarono così amare / che alla fine per difesa dei suoi beni si ribellò / E al grande compito si preparò /  Ora non soggiogato dalla forza, né dalle minacce spaventato /  La morte stessa il suo ardor non ha soffocato / La presenza degli eserciti non lo può intimorire / Né i  suoi gtravolgenti successi impedire /  Tra i suoi nemici l’allarme è evidente / Il suo coraggio, la sua fortezza, di terrore li schiaccia / Poiché temono il suo esercito onnipotente / [...] L’arrogante non opprimerà più l’umile / E Ludd estrarrà la sua spada conquistatrice /  ….”  ( Home Office 42/119  in Thomis, Luddism in Nottinghamshire)
Bibliografia: Kirkpatrick Sale, Ribelli al futuro . I luddisti e la loro guerra alla rivoluzione industriale , Arianna Editrice, 2005 pp. 77-78
 
RISORGIMENTO POPOLARE ITALIANO

 A partire da sinistra: 1) giovane donna patriota, probabilmente, partecipe delle 5 giornate di Milano del 1848 o  della Repubblica  Romana del 49; 2) popolano, direi più romano che milanese, con qualche somiglianza all’immagine che mi sono fatto di Ciceuracchio. 3) intellettuale rivoluzionario, con qualche vaga somiglianza fisica con Mazzini, ma mi auguro con una mentalità meno misticheggiante e spirituale. 4) volontaria (forse inglese o polacca: in effetti di straniere entusiaste della causa italiana ce n’erano tante) della Repubblica romana ; 5) giovane garibaldino. Di solito nel periodo romano le divise garibaldine, soprattutto degli ufficiali, erano molto estrose e romantiche, questa invece è decisamente poco appariscente, il che vuole evidenziare l’origine popolare di quel giovane. Mi piacerebbe pensarlo come partecipe delle ultime spedizioni guidate da Garibaldi e in particolare come volontario della cosiddetta “ Armée des Vosges “, venuto, in tal modo, a conoscenza con  quelle idee internazionaliste, che confluirono nella Comune di Parigi (1871) e che lui  poi mise in atto al suo ritorno in Italia.

                                                                               
Precursore e questa volta senza alcuna  esitazione  e a suo pieno diritto, fu, inoltre, soprattutto per quanto riguarda il socialismo libertario italiano, CARLO PISACANE.
                                                                         


 CARLO PISACANE (1818-1857, ex ufficiale dell’esercito borbonico, combattè nel 1848, nella I guerra d’indipendenza e nel 1949 partecipò come capo di stato maggiore  alla eroica  difesa della Repubblica romana. Pur mantenendo sempre i contatti con Mazzini, si avvicinò sempre più alle idee socialiste e libertarie
Brano da commentare: “ La natura avendo concesso a tutti gli uomini i medesimi organi, le medesime sensazioni, i medesimi bisogni, li ha creati UGUALI ed ha con tal fatto concesso loro uguali diritti al godimento dei beni che essa produce. Come dal pari avendo creato ogni uomo capace di provvedere alla propria esistenza l’ha dichiarato indipendente e libero .  L’uomo s’associa coi suoi simili onde ampliare la sfera in cui si esercitano le sue facoltà, e conseguire libertà e indipendenza maggiore. E però ogni rapporto sociale, il quale tenta a mutilare questi due attributi dell’uomo, essendo contro natura, e contro il fine che si propone la società, non ha potuto stabilirsi volontariamente ma subirsi a forza; esso non può essere l’effetto di libera associazione, ma di conquista e di errore. Quindi ogni contratto, in cui una delle parti, per la fame o per la forza, è costretta a mantenerlo, è violazione manifesta di questa legge..” ( da Carlo Pisacane “ Principi fondamentali del nuovo patto sociale e Costituzione provvisoria d’Italia
Bibliografia: Carlo Pisacane, La rivoluzione in Italia  a cura di Aurelio Lepre, Editori Riuniti  1968, pp. 86-87
                                                MORTE DI CARLO PISACANE                                                                       
Nel 1857 Pisacane organizzò una spedizione nell’Italia del sud. Si impadronì, con un gruppo di compagni, della nave postale “Cagliari” e, liberati a Ponza  circa trecento prigionieri più o meno politici , sbarcò a Sapri,  dove  si uccise per non essere costretto a sparare sui contadini, che, incitati dai preti della zona, li avevano attaccati  credendoli dei briganti. Le motivazioni connesse a questo tentativo insurrezionale furono esposte nel suo  "Testamento politico". (cfr. brano).
Brano da commentare: “ Nel momento  di avventurarmi in una intrapresa risicata, voglio manifestare al paese la mia opinione per combattere la critica del volgo, sempre disposto a far plauso ai vincitori e a maledire i vinti. I miei principi politici sono sufficientemente conosciuti; io credo al socialismo, ma ad un socialismo diverso dai sistemi francesi, tutti più o meno fondati sull’idea monarchica e dispotica, che prevale  nella nazione: esso è l’avvenire  inevitabile e prossimo dell’Italia e fors’ anche dell’Europa intera. Il socialismo di cui parlo può definirsi in queste due parole: libertà e associazione.  Io sono convinto che l’Italia sarà grande per la libertà  o sarà schiava .. [….]  Vi sono delle persone che dicono: la rivoluzione dev’ essere fatta dal paese. Ciò è incontestabile. Ma il paese è composto di individui, e se attendessero tranquillamente il giorno della rivoluzione senza prepararla con la cospirazione, la rivoluzione non scoppierebbe mai. Se al contrario tutti dicessero: la rivoluzione  deve farsi dal paese e siccome io sono parte infinitesimale del paese, così ho io pure la mia parte infinitesimale di dovere da adempiere, e l’adempisse, la rivoluzione sarebbe  fatta immediatamente e riuscirebbe invincibile perché immensa. […]  (dal “Testamento politico”)    
Bibliografia: Carlo Pisacane, La rivoluzione in Italia  a cura di Aurelio Lepre, Editori Riuniti  1968, pp. 222 -223                                                                              
CARLO PISACANE ED ENRICHETTA DI LORENZO

 Carlo Pisacane trattò , inoltre, anche   altri importanti temi, oltre quelli socio-economici e politici, come  per esempio,  l' innaturalezza e  l’ ipocrisia  dell’ istituzione matrimoniale  e  della umiliante condizione  che  essa implicava soprattutto per la donna. Su questo argomento cito alcuni brani  delle lettere  di Carlo Pisacane e dalla sua compagna , Enrichetta  Di Lorenzo ( cfr. post : serie RISORGIMENTALINE: ENRICHETTA DI LORENZO),  ai loro familiari, dopo la loro romantica e anticonvenzionale fuga per amore.  (cfr. brani)
Brani da commentare:  1) “… Una donna per darsi a un uomo legittimamente bisogna ch’ essa lo desideri;  se nell’unione non vi è questa condizione ed una donna stringe un uomo che non ama, ella mentisce impudicamente, ella è degna del pubblico disprezzo. […] I primi matrimoni sono stati formati solamente dall’amore. Due amanti con pari ardore stesero le braccia l’un verso l’altro.   […] Il matrimonio così concepito è un legame sacro; giacché non puossi ingannare un essere, nella bocca del quale s’attinge la vita ed appressarvi le labbra un essere per cui il cuore balza con tanta forza nel petto al solo avvicinarsi; un essere infine col quale si è formata quasi una persona sola. L’uomo o la donna che tradisce tali sentimenti non è che un mostro. La società con i suoi costumi civilizzati ha formati i suoi matrimoni; già ha bandito la prima condizione,  cioè l’amore ed ha ritenuta l’ultima  cioè l’infamia del traditore, mentre che la Natura ha dichiarato infame chi tradiva l’amore, quindi tolta la causa doveva sparire l’effetto  .  Togliamo al matrimonio della nostra società tutto quell’apparato di termini che servono a nascondere  quanto ha di basso e vergognoso, vediamo ciò che resta. “ Io ti darò una casa, dei gioielli, un pranzo, una carrozza e tu … in cambio”. Questo contratto , invece di chiamarlo vendita, si è detto matrimonio. La donna pubblica non parla di casa, non di carrozze, non di pranzo,  le cose non fanno niente al fatto, ma dice: “ tu mi darai del denaro ed io in cambio …. ! ” Qual è la differenza ? Anche queste donne si abbandonano nelle braccia di un uomo che non amano, quindi per legge di natura egualmente infami. Ma c’è una differenza: quella cioè che la donna maritata resta sotto gli artigli dell’uomo al quale è stata venduta, la donna pubblica è libera. Ogni madre cerca di educare le figlie nella completa innocenza e si forma gloria di dichiararle ingenue come bambine. In questa  ignoranza la giovine è trascinata all’altare ove pronunzia un giuramento che la lega e la rende schiava di un uomo […] Qui non cessa la tirannia della società; se un giorno nell’animo della povera vittima si risveglia un sentimento d’amore, sentimento di cui la natura ha posto il germe, sentimento tanto più potente per quanto più nobile è l’essere che lo prova, allora la società si scaglia contro l’infelice e la dichiara infame ….”  ( dalla Lettera di Carlo Pisacane ai  suoi parenti,  28 gennaio, 1847)  ; 2) “ Nel momento in cui riceverete questa mia lettera mi crederete al certo la più grande scellerata donna, la più snaturata madre, la più ingrata figlia; tale mi dichiara la società ed io non cerco di scusarmi; dico solamente di avere seguito le leggi della Natura solo sovrana legittima dell’ Universo.  I sentimenti che io nutro sono tre: amore di madre, quello di figlia e quello (più forte degli altri)  che sento per Carlo. I due primi hanno ceduto alla forza maggiore dell’altro. […] Disgrazia è stata per i  figli miei di avere una tale madre, ma essi mi avrebbero in tutti  i modi perduta; separata da  Carlo sarei morta, ne sono sicura; la vita presente era troppo dura per durare alla lunga;  la nostra virtù ci costava troppo cara e giammai ci saremmo piegati allo stato comune che ci sembrava troppo turpe. La ruvide maniere di Dionisio ( il marito), le sue sporchizie erano per me insoffribili; dovere con sommo disgusto avvicinare quest’ uomo dal  quale ero trattata come vilissima donna, era per me troppo crudo; che resti dunque con i suoi cavalli e con il suo colono alla Barra che al certo apprezza più di me ….” ( dalla  Lettera di Enrichetta alla madre, 7 luglio 1847)
Bibliografia:  in Giuseppe Ardau, Carlo Pisacane, Casa Editrice Ceschina,  1948,  (primo brano ) p. 337, p. 338 e p. 339 e (secondo brano) p. 349 e p. 350
 
Voglio , infine,  sottolineare come il tentativo insurrezionale nel  meridione,  tentato , in piena età risorgimentale , da CARLO PISACANE (1818-1857)  presenti alcune  lampanti analogie con  i moti internazionalisti nel Matese ( 1876-1878) tanto più che  anche  la spedizione di Sapri conteneva in sé una  prospettiva  social-rivoluzionaria, alquanto insolita nelle spedizioni patriottiche  mazziniane o garibaldine. 
 

 A partire da sinistra: 1) Pioniere (o” Apostolo”) degli ideali internazionalisti,  questo personaggio non ha comunque nulla a che vedere  con il protagonista del film di San Michele aveva un gallo dei fratelli Taviani. Pur non capendo del tutto i tempi nuovi, soprattutto se reduce da un lungo periodo di prigione e di isolamento,  i vecchi rivoluzionari, protagonisti delle prime  lotte insurrezionaliste ,  offrirono tutta la loro enorme esperienza al movimento operaio del nuovo secolo, ottenendo,  senza cercarlo e tanto meno imporlo, stima e rispetto tra le giovani leve. Le figure n. n. 2, 3 e 4 sono ispirate al quadro Quarto Stato di Polizza da Volpedo .  La figura 5 è un giovanissimo operaio, molto arrabbiato. Mi piace immaginare che dopo l’eventuale arresto del giovane,  il numero 1 , in qualità di avvocato, avrebbe assunto la sua difesa, in tribunale,  evidenziando le condizioni miserabili e disumane in cui versava la classe operaia, e i sistemi ferocemente repressivi usati contro di essa. Tanto, per inciso, ci si ricordi che, anche, le celebrate riforme sociali, attuate nell’età giolittiana , non furono il regalo di nessuno, bensì sofferte conquiste, acquisite duramente, dalla classe operaia.  Per quanto riguarda in particolare le figure 2, 3 e 4, aggiungo alcune precisazioni  di Pier Carlo Masini, cfr. brani da commentare.

Brani da commentare: “ L’elemento predominante dell’Internazionale,  era dato da autentici lavoratori […]  Sono muratori, imbianchini,  barrocciai, meccanici, fabbri, tipografi, calzolai, sarti, barbieri, fornaciai, maniscalchi, arrotini, scalpelli, vetturali, sellai, lampisti, cocchieri, scritturali, facchini e così via”. Fra essi è notevole l’elemento artigiano, che non meno dei lavoratori salariati apparteneva di diritto al movimento operaio, per le condizioni di soggezione sociale e spesse volte di indiretto sfruttamento , in cui era posto dal nascente capitalismo industriale […]“ Non a caso con l’ Internazionale si ha il primo ingresso nella vita politica di gruppi organizzati di donne. Non più casi isolati di nobili patriote che durante il Risorgimento avevano cooperato alle cospirazioni, ma sezioni femminili, formate da operaie  e da popolane, che si costituiscono con un programma di rivendicazioni proprie e affiancano il movimento rivoluzionario, stampano i loro manifesti, partecipano ai congressi, subiscono perquisizioni e arresti. .. “

Bibliografia: Pier Carlo Masini, La prima Internazionale in Maurizio Antonioli  Pier Carlo Masini, Il sol dell’ avvenire. L’anarchismo in Italia dalle origini alla Prima Guerra Mondiale, BFS 1999, pp. 21-22 e p. 26

Ad aderire alla Prima Internazionale  antiautoritaria  vi erano, poi, in numero minore, (sebbene la storiografia socialista, anche anarchica,  si è, poi,  più  centrata su di loro), i cosiddetti “spostati” cioè i “ transfughi”, per scelta di vita, dalla classe borghese o aristocratica di appartenenza e ad unirli ai compagni di origine proletaria agiva allora spontaneamente  il  comune e condiviso ribaltamento etico dei valori della vita quotidiana di quei tempi. (cfr. brano da commentare)

Brano da commentare: “ I primi internazionalisti italiani […] portavano nel sangue l’istinto della ribellione contro ogni specie di ingiustizia e di iniquità […] La loro propaganda non era di sole parole, ma anche di fatti […] Praticavano i loro principi nella loro vita privata e avrebbero creduto di disonorarsi se fossero andati a sposarsi dinnanzi all’ufficiale di stato civile, o se avessero stretta la mano ad un prefetto, o se avessero preteso d’imporre in una riunione la loro volontà con la forza del numero o della autorità personale. “ ( F.S. Merlino, Andrea Costa, in  Il Divenire Sociale, Roma, gennaio 1910)

Bibliografia: Pier Carlo Masini, La prima Internazionale in Maurizio Antonioli  Pier Carlo Masini, Il sol dell’ avvenire. L’anarchismo in Italia dalle origini alla Prima Guerra Mondiale, BFS

 

                                                                      
Nota:  A questo punto sarebbe normale continuare  questa esposizione cretastorica del movimento anarchico iniziando dalle sue origini, invece, come ho già accennato nel post precedente,  per un errore compiuto all'inizio di questo lavoro giungerò alle origini del movimento partendo, invece,  dalla sua situazione attuale. 








 

 
 
 
 
 
                                                               

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