giovedì 1 settembre 2011

RISORGIMENTALINE: COSTANZA ARCONATI ( 1800-1871) 5) ENRICHETTA BASSOLI CASTIGLIONI (1803 - 1832 ) 6) GIUDITTA BELLERIO SIDOLI (1804-1871

 

 

 

COSTANZA ARCONATI

COSTANZA ARCONATI ( Vienna 1800-1871): Figlia del marchese milanese  Lorenzo Galeazzo Trotti e della nobildonna Maria Antonia Hedwig Schaffgotsch .  Tramite la madre, la famiglia era in ottimi rapporti con gli Asburgo, e l’ infanzia e l’adolescenza di Costanza  trascorse in frequenti spostamenti tra Vienna e Milano. Costanza,  sposò, appena diciasettenne ,  il giovane marchese, suo cugino, Giuseppe Arconati Trotti Visconti, e condivise da subito gli ideali liberali risorgimentali del marito. In seguito alRCONATI fallimento dei moti del 1821,   Giuseppe Arcorati, che vi aveva partecipato,  svolgendo un ruolo di primo piano insieme a Federico Confalonieri , fuggì, grazie agli avvertimenti  della bene informata  suocera delle intenzioni repressive della polizia austriaca,  all’estero, e la moglie  col figlioletto Carlo, lo seguì. La sentenza di condanna a morte in contumacia di Arcorati ,emessa , nel 1822 ( o secondo altre versioni nel 1824), dagli Asburgo, colse la copia quando si era già stabilita in Belgio, dove il Marchese era,  proprietario , tra molti altri beni, ,del Castello di Gaesbeek . Il Castello divenne presto  un rifugio per molti esuli italiani , tra cui Giovanni Berchet, nominato  precettore di Carlo e legato a Costanza da un profondo sentimento ai margini tra amore e  amicizia. Carlo apprese, per volontà della madre Costanza, anche -la conoscenza della lingua  e della cultura tedesca , i cui pregi , secondo l’opinione materna, non dovevano essere confusi  con la repressiva  politica dell’ impero austro-ungarico  nel Lombardo-Veneto. Nel 1829 morì , a 11 anni (o secondo altre versioni nel 1839 a 19 anni), il figlio Carlo. Tornata col marito in Italia nel 1838, In seguito a un’amnistia imperiale, Costanza si  impegnò  come “cronista  culturale” ,  svolgendo il rischioso ruolo di messaggera tra i patrioti detenuti in prigione e i patrioti sparsi in Italia o in esilio all’estero. Durante le Cinque Giornate di Milano Costanza collaborò strettamente con il marito per l’ unione del Lombardo-Veneto  al Piemonte. Nel 1850 la coppia si trasferì a Torino dove il marito Giuseppe  Arconati  fu eletto deputato  al Parlamento del regno di Sardegna e nel 1865,  avvenuta l’ Unità d’Italia, fu nominato  senatore. In quella città acquisì una notevole fama il  salotto di Costanza,  frequentato da illustri  intellettuali e artisti liberali.  Costanza morì nel 1871 e suo marito nel 1873.


ENRICHETTA CASTIGLIONI

ENRICHETTA BASSOLI CASTIGLIONI  ( 1803 - 1832) . Così come altre  donne del Risorgimento anc

 ò insieme al suo amore per la patria  la sua resistenza al sottostare  ai pregiudizi e alla convenzioni  borghesi  del suo tempo . A sedici anni fu data in sposa all’anziano  Francesco Marini di Padova, benestante, con cui ebbe una  bambina. A vent’ anni rimase vedova e si innamorò del patriota e rivoluzionario,  SILVESTRO CASTIGLIONI, figlio del Presidente del Supremo Consiglio di Giustizia del Duca di Modena  .  Sfidando le convenzioni del tempo vissero insieme condividendo i rischi e i pericoli di una intensa  attività  cospiratoria. Dalla loro unione extra-matrimoniale , nacque, nel 1831,  un bambino che fu chiamato Enrico. In quello stesso anno Silvestro Castiglioni partecipò attivamente ai moti rivoluzionari del 31.  Dopo il fallimento della rivolta Silvestro ed Enrichetta  fuggirono da Modena per via di mare. Nei pressi di Ancona l’imbarcazione fu intercettata dalla marina austriaca e condotta a Venezia. Sbarcati,  Silvestro fu arrestato e rinchiuso nella prigione di San Severo. Enrichetta ne volle condividere la sorte e in carcere sposò Silvestro nel marzo del 1832.  In Aprile  Enrichetta morì di cancro  in prigione    dopo 13 mesi di  stenti  e di sofferenze.  

 

 

GIUDITTA BELLERIO SIDOLI (1804-1871)

Sposata giovanissima con il “carbonaro”Giovanni Sidoli , condivise con lui  i suoi ideali. Dopo i moti del 1821 Giovanni Sidoli fu condannato a morte, ma riuscì a fuggire con la moglie e la loro bambina, in Svizzera. Nel 1828 Giuditta, rimase vedova.  I suoi 4 figli  le furono sottratti dal suocero, fedele a Francesco IV. duca di Modena. Nel 1831, Giuditta   partecipò attivamente ai moti guidati da Ciro Menotti indossando abiti tricolori. Falliti i moti  tornò in esilio prima in Svizzera e poi in Francia, dove conobbe Giuseppe Mazzini, a cui fu sentimentalmente legata per molti anni. Divenne  responsabile e amministratrice del giornale “Giovane Italia, organo dell’associazione mazziniana avente lo stesso nome. Nel 1848 il figlio Achille  combatté nella Repubblica Romana. Nel 1852 fu arrestata e incarcerata per circa un mese a Parma, dove governava il duca Carlo III. Dopo un breve periodo in Svizzera, dove si era rifugiata dopo il carcere, si stabìlì con le sue figlie, che condividevano anch’esse le idee  materne,  a Torino. La sua casa divenne un luogo d’incontro per molti cospiratori. Morì nel 1871, dopo avere rifiutato 


Nessun commento:

Posta un commento