ELENA E LA PECORA SMARRITA
Simone non mancava poi nell’ esaltare la figura di Elena e il suo ruolo di salvatore a fare propria la parabola della “pecora smarrita” , di cui parla Luca nel suo vangelo. Ed entro tale prospettiva la parabola rappresentava allegoricamente la stessa discesa di Simone sulla terra al fine di riportare con sé Elena nei luoghi celesti (1). Tale appropriazione della parabola evangelica deve avere scandalizzato non poco i cristiani. Tertulliano per esempio, non nasconde la sua irritazione quando afferma ironicamente, e con un doppio senso abbastanza volgare, che “Simone, sommo padre, discese per recuperare e riportare con sé la pecora smarrita o per le spalle o per i femori “ (2). Inoltre sempre questo eresiologo, dopo avere ironicamente sottolineato come l’Elena di Troia fosse stata dannosissima sia a Priamo sia agli occhi di Stesicoro, invita metaforicamente Simone a vergognarsi in quanto non “con mille denari” e con tanto ritardo Menelao si era posto all’inseguimento della ben più celebre Elena bensì con “mille navi” e senza indugiare (3). Intendendo probabilmente con ciò ironizzare sul lungo tempo trascorso dall’Ennoia in attesa della sua liberazione per opera di Simone.
1) Ireneo, Contro tutte le eresie, in M. Simonetti, Testi gnostici cristiani. Laterza 1970 p. 7, Ippolito, Elenchos (Confutazione), ed. Wendland p. 145 Epifanio, Panarion, 21, 3-3 e 3, 3, ed. Holl pp.240 e 242. Cfr. L. Cerfaux , La gnose simonienne in Recuil Lucien Cerfaux. Etudes d’exegese et d’histoire religieuse, t. 1 Gembloux 1954 p. 243 n. 3 in cui lo studioso cita le numerose allegorie sulla pecora smarrita, prima della parabola di Luca, esistenti sia negli ambienti giudaici che ellenistici. Anche P. Siniscalco, Mito e Storia della salvezza. Ricerche sulle più antiche interpretazioni di alcune parabole evangeliche, Torino 1971 pp. 40-41 e A. Orbe, Parablas evangelicas en San Ireneo vol. 2, Madrid 1972, pp. 127-130
2) Tertulliano, De anima 34, 4 testo con traduzione inglese e commento a cura di Waszink J. Amsterdam 1947 ,pp. 49 e 409 dove il curatore dell’opera nota che i termini “revecta” e “umoribus” contengono probabilmente un secondo senso osceno analogo all’uso di questi termini in Ovidio, L’arte di amare 3 , 775 e 777 Milano 1977 pp. 302-303
3) Tertulliano, De Anima, testo con traduzione inglese e commento a cura di Waszink J. Amsterdam 1947 pp. 49-50
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