LA PRIGIONIA DELLE ANIME
Per quanto riguarda il dominio delle divinità inferiori su questo mondo in I Ritrovamenti si dice , che Simone, Mago durante una veemente discussione con l’apostolo Pietro a Cesarea , affermò, che esiste un Dio sconosciuto la cui essenza è la bontà e che al di sotto di lui si collocano diverse divinità inferiori . Una di esse è il “dio di giustizia” , malvagio, che nella Bibbia si fa passare per il dio supremo, e che costringe le anime, che hanno un’origine divina, alla prigionia dei corpi. In questa sorte di tombe dello spirito, esse soffrono terribilmente in quanto * “questo corpo che racchiude l’anima è più tenebroso di qualunque tenebra e più pesante di ogni fango” (1) . Entro questa prospettiva, che però trova conferma solo in questa fonte, il mito simoniano di Elena potrebbe assumere un significato soteriologico, di solito non considerato, relativo alle anime umane. Se infatti i simoniani consideravano se stessi quali possessori di una scintilla divina caduta sulla terra e ivi detenuta erano presumibilmente indotti a ritenere le proprie anime come un pallido riflesso della sigizia divina originaria identificandosi in qualche modo con le figure di Simone ed Elena e con il mito della loro separazione e della loro finale ricongiunzione.
1) Pseudo-clemente, I Ritrovamenti, 2, 57, 4 ,trad. italiana a cura di Silvano Cola, La Città Nuova 1993 p. 156. Secondo alcuni studiosi la distinzione tra il Dio vero e sconosciuto e il Dio biblico è un elemento che non appartiene al contesto originario della dottrina simoniana, bensì è stato accolto nella setta soltanto in un’epoca più tarda , cfr. G. Quispel, Gnosis als Welt Religion, Zurich 1951 p. 60; Simone Pétrement, Le Myth des sept archontes createurs in Le Origini dello gnosticismo (Colloquio di Messina 1966) a cura di U: Bianchi, Leiden 1967 pp. 475-476
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