venerdì 29 aprile 2011

ANARCHICINI: * ANARCO-SINDACALISMO 1, FERNAND PELLOUTIER (1867-1901) EMILE POUGET (1860-1931), DOMELA NIEUWENHUIS (1846-1919), CHRISTIAN CORNELISSEN (1864-1943)


                                                                             

FERNAND PELLOUTIER (1867-1901) Nacque a Parigi,  figlio di un alto funzionario postale. Espulso dal seminario per avere scritto un romanzo anticlericale aderì  al Partito Operaio Francese  (di  tendenza marxista) di  Jules Guesde. Nel 1892 , uscì dal POF, che ostacolava la sua proposta di adottare lo sciopero generale come strumento di lotta operaia e   si avvicinò   all’anarchismo.  Ispirate dal suo pensiero,  le “Bourses du travail” francesi (= in italiano il termine fu tradotto con “ camere del lavoro”), che sino a quel momento erano istituzioni paternalistiche, diventarono  dei centri  di attività libertaria e rivoluzionaria, sempre più influenti e numerosi. ( cfr. brano)
Brano da commentare: 1)  “ Qual è il ruolo delle Borse del Lavoro? E’ un ruolo di organizzazione e di  educazione. Esse devono raggruppare al loro interno il più gran numero di lavoratori e allo stesso tempo fare di questi lavoratori degli uomini forti e liberi. Moltiplicare i sindacati, per non lasciare esclusa alcuna delle forze che compongono l’esercito del lavoro. […] quindi, organizzare per i sindacati delle conferenze sui temi economici, un insegnamento professionale, dei servizi di collocamento, delle casse di resistenza, stabilire delle statistiche di produzione e di consumo locali, rivelare, infine,  al proletariato il  suo proprio valore, fargli capire che la morale consiste nella ricerca di una vita occupata e soddisfatta e che in questo mondo l’uomo deve trovare solo nella cultura la sua ragione  e nell’esercizio dei suoi muscoli il principio regolatore del mondo . Questa è la missione delle Borse” (da Fernand Pelloutier,  Histoire des Bourses du Travail).
Bibliografia: in Marco Gervasoni,  Libertà ed autonomia nell’immaginario delle Borse del Lavoro francesi tra anarchismo e socialismo in  Rivista storica dell’anarchismo anno 3 n. 1 ( Gennaio-Giugno 1996) pp. 11-12 
Particolarmente interessante è, inoltre,  secondo me,  la grande importanza che  Pelloutier attribuì alla cultura , come fattore imprescindibile per la crescita della coscienza operia e sindacale.  (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Fautori dell’abolizione della proprietà individuale, noi siamo inoltre quello che non sono i politici, dei rivoltosi di tutte le ore,  uomini veramente senza dio, senza padrone e senza patria, i nemici inconciliabili di ogni dispotismo, morale o collettivo , cioè delle leggi  e delle dittature (compresa quella del proletariato) e gli amanti appassionati della cultura in se stessa” ( da Fernand Pelloutier in “Lettre aux anarchistes)  
Pertanto  Pelloutier auspicò, sul piano culturale  che le Bourses du  Travail  dovessero al più presto assumersi  la formazione educativa dei giovani futuri operai  attraverso scuole sindacali e professionali, biblioteche, centri culturali al fine di porsi  in modo da reagire alla scuola di Stato  o a quella ecclesiastica. (cfr. brano) . Un invito , che, vedremo, sarà raccolto, in Francia, tra gli altri, da ALBERT THIERRY , MARIE GUILLOT  e tanti  altri  insegnanti sindacalisti. (cfr. post : ANARCO-SINDACALISMO 2,  MARIE GUILLOT ,........)  
Brano da commentare:  “ Bisogna riconoscere che, sotto la nostra  III Repubblica, l’insegnamento popolare non ha subito, dal punto di vista morale, che qualche debole   trasformazione, a paragone di quella a cui succedeva. Gli istitutori laici hanno sostituito gli ecclesiastici, ma lo spirito deista sussiste ancora. , sia nei libri consacrati alla gioventù, sia sulle labbra degli istitutori. I re sono egualmente portati sugli scudi trionfali e canti allegri accompagnano le loro imprese belliche., preparando così i giovani cervelli all’entusiasmo nazionale e allo spirito di conquista, che possono essere così  funesti per i destini di un paese. La patria è posta al disopra di tutto: al di sopra della giustizia, al di sopra della fraternità, al di sopra dell’umanità. La carità è predicata al posto della solidarietà reciproca. L’obbedienza cieca, passiva,  l’automatismo della  (forza) bruta sono  raccomandate; il rispetto dei forti e della loro immutabile potenza;  la rassegnazione   dei disgraziati : ecco, compagni, quale insegnamento viene  inculcato nelle giovani teste dei nostri ragazzi. Non sorprendiamoci  se , dopo trent’anni di repubblica, si è costretti a lottare contro lo sciovinismo,   contro il ritorno delle guerre di religione, che si  credeva ormai estinte” (  discorso di Pelloutier)
Bibliografia : in “ Laurence  Biberfeld &  Gregory Chambat,  Apprendre  à  désobeir. Petite Histoire de l’ école qui résiste   Libertalia 2013 pp. 39-40 
 Nel 1895 Pelloutier diventò  segretario generale della “Federation des Bourses du travail” e contribuì anche alla nascita della “Confederation General du Travail” ( CGT). Per lungo tempo, anche dopo la sua morte nel 1901 , l’anarco-sindacalismo prevalse, in Francia,  sia nelle camere del lavoro che nei sindacati.
                                                                     
EMILE POUGET
EMILE POUGET (1860-1931) , fondatore del giornale “Pére Peinard” assai diffuso nei quartieri operai e nei villaggi più poveri  Nel 1900 decise la creazione di un giornale specificatamente  anarco-sindacalista “ La voix du peuple”. Teorizzò , tra l’altro , la tecnica del sabotaggio operaio contro il diffuso sabotaggio patronale . 
Brano da commentare:“ Il termine “ sabotaggio” non era,  ancora pochi anni fa , che un termine “gergale” (  argotique”) che significava non l’arte di  fabbricare le scarpe (=sabots) ma quello, immaginoso ed espressivo, di lavoro eseguito “ a coups de sabots”. Poi esso si è metamorfosato in una formula di lotta sociale ed è al Congresso Confederale di Tolosa, nel 1897, che ha ricevuto il battesimo sindacale. Il nuovo venuto  non fu, all’inizio, accolto da tutti, negli ambienti operai,  con un caloroso entusiasmo.  Certi lo videro di mal’occhio, rimproverandogli le sue origini plebee, anarchiche , e anche la sua immoralità.  Esso gode ormai delle simpatie operaie. […] Si avrebbe però torto nel credere che la classe operaia abbia  atteso, per praticare il sabotaggio, che questa forma di lotta avesse ricevuto la consacrazione dei Congressi corporativi.   Anche esso come tutte le forme di rivolta, è così vecchio  quanto lo sfruttamento umano.  Da quando un uomo ha avuto  la criminale ingegnosità di trarre profitto dal lavoro del suo simile, da quel giorno, lo sfruttato, ha , d’istinto, cercato di dare meno di quello che il suo padrone esigeva. […] Il sabotaggio operaio  si ispira a principi generosi ed altruisti: è un mezzo di difesa e di protezione contro le estorsioni  padronali: è l’arma del diseredato che lotta per la sua esistenza e quella della sua famiglia, esso mira a migliorare le condizioni sociali delle masse operaie e a liberarle dallo sfruttamento che le soffoca
Emile Pouget  Le sabotage, Presses de GRAPHEDIS 1969 , p. 3-4 e p. 62 (traduzione italiana mia, da verificare, come al solito, se si conosce la lingua francese, con l'originale.
                                                                                         
DOMELA NIEUWENHUIS
 DOMELA NIEUWENHUIS (1846-1919). Pastore protestante come il padre sino al 1870 ,  fu uno dei fondatori del primo partito socialista olandese. Eletto deputato nel 1890 si dimise dopo un anno, disgustato della vita parlamentare , e divenne anarchico. Pur non sottovalutando,   l’importanza delle lotte  economiche  e sindacali  egli ritenne   fondamentale per gli anarchici  non trascurare altri campi di lotta quali  la libera educazione dei bambini,  e anche degli adulti, e porre  come valori irrinunciabili  l’ internazionalismo e l’antimilitarismo. Organizzò i congressi  antimilitaristi di Amsterdam del 1904 e del 1907 e si oppose tenacemente,nel 1914,   alla partecipazione operaia  alla I guerra mondiale e a sottoscrivere, , assieme ad altri anarchici tra cui Malatesta e la Goldman il manifesto “L’internazionale e la guerra”. 
Brano da commentare: “ … Io innanzitutto sono anarchico e poi sindacalista, ma credo che molti altri siano prima sindacalisti e poi anarchici. Esiste una grande  differenza ….” “… Il culto dei sindacati è tanto nocivo quanto quello dello Stato, ma esso esiste e minaccia di diventare sempre più grande. Sembra proprio che gli uomini non possano vivere senza divinità, ed appena hanno abbattuto una divinità ecco sorgerne una nuova. Se la divinità dei socialdemocratici è lo Stato, la divinità dei socialisti libertarie  sembra  che sia il  sindacato….. “ ….Il  solo sindacalismo non mi appagherebbe, giacché esso, senza essere ispirato dall’ideale, diviene lotta per un maggiore salario e per un minore lavoro, che io non disdegno per ragioni pratiche, ma che non mi pare degno di tanto sforzo …”  ( da  delle lettere scritte da  Domela Nieuwenhuis a Bruphaker  nel 1907)
Bibliografia: in Max Nettlau,  Breve storia dell’anarchismo  L’Antistato 1964 p. 242
                                                                                           
                                                   
CHRISTIAN  CORNELISSEN (1864-194 Anarchico comunista, economista e teorico sindacalista. Fu, dopo un periodo trascorso nella Lega Socialista Olandese, di tendenza social-democratica, uno dei fondatori, nel 1893,  insieme a DOMELA NIEUWENHUIS della National Arbeids Sekretariat (NAQS) strutturatasul modello dell’organizzazione anarco-sindacalista francese CGT) fondata da  PELLOUTIER e POUGET. Nel 1898 si strasferì in Francia dove partecipò  assai attivamente alle lotte della CGT. Autore di numerosi libri di teoria sindacale e di economia partecipò al Congresso di Amsterdam del 1907 e quelo di Londra del 1913. Durante la prima guerra mondiale aderì al MANIFESTO DEI SEDICI  elaborato da KROPOTKIN , GRAVE , GUILLAUME ed altri ( cfr. post: LA GUERA MALEDETTA) Dopo la guerra si dedicò , quasi completamente, alla stesura di scritti teorici di economia e di sociologia. Morì nel 1943.
Brano da commentare: “ In differenti  paesi moderni, l’anarchismo si è praticamente aperto la via nel seno delle associazioni operaie in quanto opposizione alla social-democrazia centralista e  disciplinata. E questa opposizione, come d’ altronde avviene in tutti i casi di opposizione, è facilmente caduta e nel suo estremo contrario […]  Lo spirito individualista della disorganizzazione si è espresso nei sindacati sin dall’inizio, quando apparve all’ordine del giorno, nelle associazioni recentemente create, il problema di sapere se ogni regola sindacale, ogni “bureau” portasse in lui il germe di un nuovo centro di potere (= domination) . Poco soddisfatti di criticare gli  abusi (malentendus)  dell’organizzazione ( = maletendus) e di utilizzare ogni mezzo per impedire che i membri del sindacato accumulassero troppi poteri nelle loro mani nei sindacati, loro che non erano in principio che dei mandatari dei membri, gli individualisti cominciarono a combattere l’organizzazione stessa,  fantasticando ( revant)  sempre di nuovi tiranni anche là dove si trattava del regolamento delle più elementari vicende sindacali.  Frasi come “la tirannia della maggioranza sulla minoranza” e “la sottomissione della libertà individuale “ furono utilizzate in maniera ripetitiva. Tuttavia, la critica individualista trascurò anche il pericolo per l’organizzAzione operaia dell’assenza di ogni reolamento; l’autorità personale epersino la dittatura di individui potenti possono effettuarsi giustamente molto più facilmente che nei vecchi sindacati che si aveva attaccato.
Bibliografia:  brano di Cornelissen estratto da Sull’evoluzione dell’anarchismo citato da  Rudolf Rocker in  A Contretemps, Rudolf Rocker ou la liberté en bas, Les editions libertaires Nada, 2014 p. 229 e p. 230 (traduzione italiana dal francese  mia da, possibilmente,   verificare ).

 
 
 
 
 
 
 



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