CIPRIANO MERA PARLA DURANTE L' ASSEMBLEA DELLE COLONNE CONFEDERALI E ANARCHICHE
In quell'occasione sono da ricordare gli argomenti a favore della militarizzazione esposti da CIPRIANO MERA e che ribadì , alcuni giorni dopo, nel suo rapporto alla CNT , secondo cui le gravi perdite dei miliziani, tra cui alcuni dei suoi più cari amici, era dovuta alla mancanza tra le milizie di disciplina e di organizzazione. (cfr. brano)
Brani da commentare: 1) “ L’esperienza mi ha dimostrato che se
continuiamo con le milizie, lottando nello stesso modo, è un gran disastro,
perché non abbiamo più quella autodisciplina che avevamo al principio della
guerra. L’istinto di conservazione è più forte di noi. I pericoli della guerra
si impossessano dell’individuo e l’autodisciplina si riduce a zero. Militanti
d’azione lamentavano la crudeltà di
questa guerra e perdevano continuamente
combattività. Per queste considerazioni la Regione del Centro ha creduto opportuno dare un nuovo
orientamento alle strutture delle forze confederali, visto l’insuccesso delle
milizie ..”. ( Intervento di Cipriano
Mera all' Assemblea plenaria delle Colonne
Confederali e Anarchiche, Valencia 5-8
febbraio 1937). 2) " Fu in quel momento, dopo la perdita di Aravaca e Pozuelo
nelle vicinanze di Madrid, che tutte le mie idee riguardo alla disciplina e
alla militarizzazione crollarono. Il sangue dei miei fratelli versato nella
lotta mi fece cambiare criterio. Compresi che per non venire definitivamente
vinti, dovevamo costruire il nostro esercito, un esercito potente quanto quello
del nemico, un esercito disciplinato e capace, organizzato in difesa dei
lavoratori. Da allora non smisi mai di consigliare a tutti i combattenti la
necessità di sottomettersi alle nuove norme
militari” ( Dichiarazioni di Cipriano Mera alla CNT, febbraio 1937)
Bibliografia:Abel Paz, Cronaca appassionata della Columna de hierro autoproduzioni fenix 2006, primo brano p.175 e secondo brano a p. 110 .
Medesime motivazioni a
favore della militarizzazioni furono espresse dai delegati della Colonna
CNT 13 e della Colonna Iberia (
cfr. brani)
Brani
da commentare : 1) La nostra colonna si è riorganizzata e
militarizzata, perché abbiamo acquisito l’esperienza che non si può andare al
fronte a giocare alla guerra . Abbiamo osservato (è doloroso confessarlo) che
quando entrammo in combattimento furono più di cento i malati; malati di paura, con mille
pretesti per tornare indietro, contro cui non valeva nessuna considerazione
ideologica. […] Nell’assalto di Teruel la colonna CNT 13 mancò
il suo obiettivo come lo fallì quello della Rosal per i motivi che abbiamo
detto, perché ogni volontario faceva quel che voleva. Tutti noi ci lamentiamo
che nelle retrovie c’è una quantità di codardia e di imboscati, ma è colpa
nostra. Bisogna creare un sistema che faccia sì che tutti gli uomini vadano al
fronte a dare il loro contributo, che nessuno sfugga al pericolo. Per questo
abbiamo accettato la militarizzazione, per avere la certezza che se partiamo in
mille uomini, saremo mille uomini obbligati a fare la nostra parte …” . 2) “ Noi accettiamo una
disciplina ferrea, fucileremo chi abbandona il fronte, accettiamo il comando
unico, ma non accettiamo chi sta seduto dietro ad un tavolo e da lì vuole
dirigerci senza esporsi […] Sono
d’accordo che ci sia l’obbligo di andare al fronte, per i nostri imboscati e
per la gente che va a passeggio, e non deve essere il Governo a costringerli,
ma dobbiamo essere noi stessi ad obbligarli a farlo, perché per mangiare
bisogna lottare o lavorare. E questi non lavorano” ( Interventi
dei delegati della CNT 13 e dell’Iberia
Assemblea Plenaria delle Colonne Confederali e Anarchiche, Valencia 7-8 febbraio 1937)
Bibliografia:Abel Paz, Cronaca appassionata della Columna de hierro autoproduzioni fenix 2006, pp. 173-174
JOSE' PELLICER PARLA DURANTE L' ASSEMBLEA DELLE COLONNE CONFEDERALI E ANARCHICHE
Contro
questi argomenti furono sollevate varie obbiezioni
come, per esempio, quella espressa da José Pellicer,
delegato della Colonna di ferro ( cfr.
post LA COLUMNA DE HIERRO, JOSE' PELLICER….) e quella della delegazione della Colonna Tierra y Libertad. (cfr. brani)
Brani
da commentare: 1) “ Si parla molto di militarizzazione asserendo che le milizie
fuggono. Coloro che affermano questo non dimentichino che, se le nostre milizie
scappano dal fronte, i soldati con tutti i loro capi e ufficiali li precedono
con tre chilometri di vantaggio. Si ripete con eccessiva insistenza che mancano
i tecnici militari e una disciplina ferrea che impongano ai miliziani una
condotta più valorosa, e questo è intollerabile. Non siamo nemici della
tecnica, però quelli che tanto blaterano di questa devono sapere che in Spagna
i militari che non si sono sollevati, lo hanno fatto solo per codardia, o
semplicemente perché gli è mancata l’occasione. Questo nella maggioranza dei
casi. Ma non dimentichiamo che ci sono compagni militari che, per la loro
educazione più o meno liberale, si sono uniti a noi fin dai primi giorni di
lotta e, non lo neghiamo, li abbiamo avuti nella nostra colonna. Ma, sapete
cosa fanno di loro gli Alti Comandi? Quando li vedono simpatizzare troppo con
certi compagni, li rilevano e li incaricano di missioni burocratiche , come è
successo da noi. E così, davanti alla mera affermazione di mancanza di tecnici,
dobbiamo digerirci gli ufficialetti , fabbricati
all’ingrosso in un paio di settimane in una qualunque scuola militare? Non ci
si può sbagliare. Per quanto ne sappiamo, l’ultimo delegato delle nostre
centurie ne sa più di guerra che il più sveglio
di questi ufficiali. E parliamo ora di disciplina, la cui mancanza pare
aver messo tutti d’accordo, per
predicarla ai quattro venti. Mettere sulle stesso piano i nostri
miliziani con i fascisti , affermando la necessità che un certo numero di
questi mandi avanti altri puntandogli la pistola, significa volere ignorare
cose tanto importanti come lo sono le idee e il coraggio, che i nostri
possiedono e che gli altri non hanno. Lo affermiamo chiaramente : se speriamo
che la vittoria dipenda dalla presenza di un compagno armato che spinge
all’attacco altri 7-8 miliziani da dietro con la pistola, allora possiamo dire
che abbiamo già perso la guerra. … “ ( Intervento di José Pellicer nell’ Assemblea plenaria delle Colonne
Confederali e Anarchiche , Valencia, (5-8 febbraio 1937) ; 2) " All'inizio accettammo la militarizzazione, ma oggi, visti gli avvenimenti, vogliamo abbandonare questa nostra decisione perché i fatti non corrispondono a quanto presentato dall' assemblea Regionale Catalana. Per trattare questo problema a fondo, convocammo una riunione nella nostra colonna. I compagni rifiutarono la militarizzazione e lo prova il fatto che la metà del nostro effettivo, più di 143 uomini, afferma che chiunque può essere preso dal panico, non c'entra se è militare o miliziano" ( Intervento della delegazione della Colonna Tierra y Libertad nell’ Assemblea plenaria delle Colonne
Confederali e Anarchiche , Valencia, (5-8 febbraio 1937)
Bibliografia:Abel Paz, Cronaca appassionata della Columna de hierro autoproduzioni fenix 2006, pp. 173-174 e p. 175
Comunque sia, dopo tutte
quelle discussioni, le colonne confederali, incluse la colonna “Tierra Y Libertad” e la “Columna de Hierro”, le più avverse
all’idea della militarizzazione, infine, l’accettarono avendo come unica
alternativa lo scioglimento della colonna. (cfr. brano)
Brano
da commentare: “ … “ restando solo noi
fuori dalla militarizzazione, contro gli accordi della CNT e della FAI, saremo
esclusi non solo dagli aiuti del governo, ma anche dell’organizzazione. La
nostra Colonna, che col dovuto aiuto
potrebbe mantenere i suoi principi rivoluzionari confacenti al nostro carattere
, a causa della penuria di rifornimenti, dovrà riconoscere fallito il suo
sistema militare . […] Conosciamo gli inconvenienti della militarizzazione.
Questo sistema non corrisponde al nostro temperamento, come non si adatta a
tutti coloro che sempre hanno avuto un alto concetto della libertà. Ma
conosciamo anche gli inconvenienti che incontreremo uscendo dall’orbita del
Ministero della guerra. E’ triste doverlo riconoscere, ma ci restano solo due
vie: lo scioglimento della Colonna o la militarizzazione. Tutto il resto sarà
inutile ….” ( Rapporto del Comitato di guerra, Nosotros, giornale della Columna de Hierro, 16-2-1937)
Bibliografia:Abel Paz, Cronaca appassionata della Columna de hierro autoproduzioni fenix 2006, p. 112.
Ma, una volta accettata, la loro
sorte non migliorò perché quando grazie al ricatto delle tanto vantate armi
russe, gli stalinisti presero il controllo quasi totale dell’esercito popolare,
le ex colonne libertarie furono prevalentemente usate come carne da cannone
senza sostegno durante gli attacchi
dell’aviazione e dell’artiglieria e senza avere mai visto né usato quelle armi
russe tanto reclamizzate (cfr. post “ La Columna de Hierro...”. )
Infine è da notare , che, molti anni dopo la fine della guerra civile spagnola, gli argomenti che , all'epoca in cui quella drammatica situazione stava avvenendo, erano stati invocati a favore della militarizzazione e in particolare quelli, apparentemente più condivisibili, avanzati da Cipriano Mera, sono stati duramente confutati da
Abel Paz, che pur giudicava Cipriano Mera , in assoluta buona fede e " uomo di indubbia
integrità morale".
Brano da commentare: “ Gli argomenti di Cipriano Mera
erano insostenibili da tutti i punti di vista. Un esercito come quello del nemico era impossibile da improvvisare. Il nemico bisognava distruggerlo con una strategia completamente opposta: la guerriglia, le infiltrazioni sistematiche nelle sue retrovie, con la loro sollevazione, facendo saltare i ponti, con una tattica, infine, di "terra bruciata". Per una guerra condotta con questo stile, c'erano combattenti superiori al nemico, ma per l'altra no. […] Il “sangue dei compagni” che
Mera lamentava di vedere scorrere, dopo corse a fiumi, perché lo richiedeva la
tattica dei tecnici russi, la cui migliore dimostrazione si ebbe nelle
battaglie di Terruel e dell’Ebro . Ma il virus del complesso d'inferiorità bellica proseguiva la sua marcia includendovi gli organismi più sani della rivoluzione....” ( Abel
Paz, Cronaca appassionata
della Columna de Hierro)
Bibliografia: Tutti e due i brani sono in Abel Paz, Cronaca appassionata della Columna de hierro autoproduzioni fenix 2006, p. 110-111 ).
Oltre ad Abel Paz,
anche José Peirats , in un suo libro
pubblicato per la prima volta in francese nel 1988 e ripubblicato recentemente
nel 2013, ha sottolineato come
la presunta superiorità di un
esercito di tipo tradizionale rispetto a
quello delle milizie non ha avuto alcun riscontro su quanto è avvenuto in Spagna dopo la coatta militarizzazione imposta
dal fronte popolare repubblicano ,
sotto la pesante influenza della
Russia di Stalin. ( cfr. brano)
Brano da
commentare: “ Gli strateghi militari da caffè , che tanto hanno
ironizzato sulla indisciplina e l’incapacità militare delle milizie popolari
nelle prime fasi della guerra, hanno a
loro disposizione una preziosa
documentazione sulle assurdità tattiche e strategiche commesse a partire dal
momento in cui i combattenti furono inquadrati militarmente sotto il comando
unico di stati-maggiori e di regolamenti di una grande rigidità. Le operazioni
che sfociarono alla separazione in due della zona repubblicana vicina al
Mediterraneo, e più tardi alla disfatta della Catalogna, furono opera dell’alto
commando repubblicano. Questo pose in campo battaglie offensive di
logoramento (usure), che non logoravano
che i propri soldati e che, in fin dei conti, facevano il gioco del
nemico. Al momento dell’offensiva generale
contro la Catalogna, il disquilibrio in materiale e in uomini era evidente. I
difensori non soltanto mancavano di riserve, ma inoltre la maggior parte delle
loro unità combattenti erano incomplete. Vi erano delle brigate ridotte a
battaglioni e delle divisioni ridotte a brigate, ed era così a tutti i livelli.
L’ alto comando repubblicano fu incapace di intravedere questo elemento
fondamentale: se si facilitava l’isolamento della zona centrale con la perdita
della Catalogna, ciò veniva
ad accelerare la fine della
guerra. Perché la Catalogna era la zona industriale della Repubblica, dove
erano installate la maggioranza delle fabbriche belliche e dove si trovava la
mano d’opera specializzata. Perché la Catalogna possedeva il primo porto della
Spagna, e perché essa era inoltre l’ultima frontiera terrestre della Repubblica
tra la Francia e l’ Europa. Resta da sapere se tanti errori furono commessi per
incapacità militare o in virtù di disegni segreti di una grande potenza “amica” che, nel 1938, voleva
sbarazzarsi il più presto possibile del conflitto spagnolo; ciò per delle
ragioni strategiche più generali e più specifiche di questa grande potenza.
Noi intendiamo parlare dell’Unione sovietica e della sua politica di apertura
alla Germania che culminò nel patto germano-sovietico dell’agosto 1939. “ ( Josè Peirats, Une révolution pour horizon. …. )
Bibliografia: Josè
Peirats, Une révolution pour horizon. Les Anarcho-syndicalistes espagnols, 1869-1939 ) Editions CNT-RP & Libertalia, 2013 pp. 409-410 (traduzione italiana mia)
LA MORTE DI FEDERICO BORREL GARCIA
FEDERICO BORREL GARCIA (1912-1936), detto TAINO. , operaio tessile, aderì giovanissimo alle Juventudes Libertarias e nell’agosto 1936 con la colonna miliziana di Alcoy giunse a Cerro Muriano, dove morì durante uno scontro a fuoco con i franchisti.La sua morte fu immortalata dal fotografo ROBERT CAPA, e ben presto essa divenne un' immagine emblematica della figura del "miliziano spagnolo", tipico della prima fase della rivoluzione.
Una
foto, scattata dalla compagna di Robert Capa, GERDA TARO (1910-1937) è
anche essa, sebbene molto meno nota, , altrettanto significativa nel
rappresentare la figura del miliziano spagnolo , il quale , oltre a
combattere aiutava durante il suo passaggio nei villaggi rurali
collettivizzati, i contadini nel loro lavoro dei campi ( A questa foto
ho fatto seguire, come al solito, una mia figurina di creta)
Concludo infine ricordando che alla
fine degli anni ottanta l’autenticità della foto del miliziano morto scattata
da Robert Capa fu negata (per es. Sergio Romano). Ma grazie ai meticolosi studi
di Richard Whelan e di Mario Dondero e sulla base della testimonianza di
un superstite di quella battaglia, allora quattordicenne, l’autenticità della
foto e l’ identificazione dell miliziano ucciso hanno trovato piena
conferma.
Brano da commentare: " La celebre
foto di Robert Capa " Il miliziano che muore" è entrata nella memoria
della gente, un pò ovunque sulla terra, come il simbolo di quella guerra di
Spagna ormai lontana nel tempo. Si è scritto infinite volte che il fantasioso
reporter ungherese, che continua a passare nel mondo come americano, aveva costruito
questa immagine facendo recitare in un angolo sperduto dell' Andalusia a un
anonimo combattente repubblicano, per i bisogni della propaganda, il ruolo del
soldato che muore. George Soria , noto scrittore e giornalista francese che
seguì molte fasi della guerra di Spagna e conobbe molto bene Robert Capa,
insorse quando vide calunniato il suo amico e disse " L'onestà
professionale di Capa era tale che è impossibile credere anche un solo istante
che egli abbia potuto macchinare una cosa tanto mediocre quanto
spregevole". Richard Whelan, nella sua biografia di Robert Capa (Robert
Capa, Phaidon 2001) ha dimostrato invece, con convincenti pezze d'appoggio,
che quel soldato venne colto proprio nel momento estremo su un fronte di
quella guerra..." ( Mario Dondero, Vita e morte del miliziano Borrel )
Bibliografia: su Federico Borrel Garcia e
l’autenticità della foto di Capa, Mario Dondero, Vita e morte del
miliziano Borrel, in Diario 4 agosto 2006 pp. 12-21. Cfr. anche Irme
Schalber, Gerda taro. Una fotografa rivoluzionaria nella guerra civile
spagnola, Derive Approdi, 2007 p. 238 n. 305
Almeno così credevo sino a che consultando
internet mi sono accorto che molti sono ancora i
"negazionisti". Recentemente i dubbi sulla veridicità
della foto e sulla identità del miliziano sono stati riproposti anche
da Marco Cicala sul “Venerdì “ di Repubblica n.
1362 del 25 aprile 2014 basandosi su indagini del ricercatore cordovano,
Fernando Penco Valenzuela. Mi sembra interessante riportare la conclusione
finale dell’articolo, ove ad essere in gioco , è nientemeno che la correttezza
professionale di Robert Capa.
Brano da commentare: “ La caccia continua.
Sul luogo di un delitto del quale ancora non si sa chi sia stata la vittima: se
un giovane combattente antifascista o la credibilità dell’informazione.
Però nella querelle, la posizione più buffa è quella di quanti se ne lavano le
mani. Sostenendo: Vera, falsa, che importa? L’essenziale è che la foto sia
divenuta un’icona? Ora, che mi risulti, un fotogiornalista non è in
primis un fabbricante di icone, ma uno che dovrebbe dire la verità . O almeno
provarci. Tanto più se quella verità è l’attimo in cui un uomo crepa. Il
segreto del Miliziano lo conosce una persona sola: Roberto Capa. Geniale
istrione. Che, notoriamente, non è morto nel 1954 saltando su una mina in
Indocina . Ma si nasconde su un atollo polinesiano. E il prossimo ottobre
compirà 101 anni. Scolandosi una bottiglia dell’adorato champagne. Alla faccia
mia e vostra” ( Mario Cicala, La guerra del soldato Robert Capa )
Bibliografia: Mario Cicala, La guerra
del soldato Robert Capa, in Il Venerdì di Repubblica n. 1362 25
aprile 2014 pp. 16-20
A mio parere, le argomentazioni
di Mario Dondero e di Richard Whelan sono ancora valide e pertanto la mia figurina di creta,
(cfr. post LOS MILICIANOS), che avevo fatto prima della lettura dell'articolo
di Mario Cicala, resta, tuttora, dedicata al miliziano anarchico,
“FEDERICO BORREL GARCIA “, , a mio parere, effettivamente caduto in combattimento contro i
franchisti nel settembre 1936.
MILIZIANO SPAGNOLO E MILIZIANO CURDO
Considerazioni attuali: E’ stato notato da alcuni
anarchici, tra cui David Graeber ( cfr. infra post MOVIMENTI ANARCHICI E LIBERTARI DEL XXI SECOLO 2) la notevole affinità esistente tra
la fase miliziana
della guerra della CNT/FAI e
quella attuale sostenuta del PKK (Partito dei lavoratori del Kurdistan).
Dalla guerra condotta dalla CNT/FAI la lezione, che può trarsi, come sottolinearono storici anarchici come Vernon Richards, Abel Paz
ed altri, è l' evitare , nel presente e nel futuro, la trasformazione di una resistenza
armata all' oppressore di turno ( cfr. post: PER UNA PIU' GIUSTA
GUERRA) in una guerra frontale , di tipo tradizionale, in cui i capi miliziani (come per esempio in Spagna: Cipriano Mera, Gregorio Jover, Ricardo Sanz, Miguel Vivancos, Domingo Ascaso ) si trasformarono, dopo la militarizzazione, in comandanti di divisione di
un esercito regolare,(equivalente, come minimo, al grado di
tenente-colonnello) fondato sulla coscrizione obbligatoria e su una
disciplina "da caserma". in nome della priorità della guerra
antifascista sulla rivoluzione sociale libertaria. (cfr. brano)
Brano
da commentare: … Una volta abbracciata
l’idea della militarizzazione, i leaders della CNT-FAI si dedicarono con tutto il
cuore al compito di dimostrare a tutti che i loro seguaci erano i più
disciplinati, i più coraggiosi membri delle forze armate. La Stampa
Confederale pubblicò innumerevoli fotografie dei suoi leaders
militari ( nell’uniforme militare, naturalmente!) li intervistò, scrisse fervidi
omaggi quando erano promossi ai desiati gradi di Colonnello o di Maggiore! E a
mano a mano che la situazione militare
peggiorava, il tono della Stampa Confederale diventava più aggressivo e
militarista. […] Non vi è ragione di dubitare che, per la stessa causa, il
morale dei militi fosse più alto quando non esisteva il controllo governativo e l' irreggimentazione. E dal punto di vista degli anarchici, poi, vi
sono due obiezioni fondamentali
alla militarizzazione: 1) che
essa portò alla deformazione della lotta armata, la quale , iniziata con un carattere
social-rivoluzionario, diventò una guerra nazionale il cui risultato era importante solo per la classe
dirigente; 2) che la militarizzazione implica
l’accentramento del potere, la mobilitazione e coscrizione di tutto un
popolo , cioè rappresenta la
negazione della libertà individuale. ... “ (Vernon Richards, Insegnamenti della
rivoluzione….)
Bibliografia:
Vernon Richards,
Insegnamenti della rivoluzione spagnola (1936-1939) ,
Collana V. Vallera,1974, Pistoia pp. 150-151
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