sabato 30 aprile 2011

ANARCHICINI: "LOS MILICIANOS" , FEDERICO BORREL GARCIA (1912-1936)

   
Sin dal 19 luglio 1936 quando i militari ribelli capeggiati da Franco e da altri generali dell'esercito repubblicano tentarono di impossessarsi del potere  apparvero nella maggior parte delle più importanti citta spagnole combattenti, che,  di fronte alla pressoché  totale inerzia del governo repubblicano, si opposero vittoriosamente a questo colpo di stato "fascista"  organizzati , per lo più , dai sindacati operai. Un ruolo particolarmente importante , in questo senso, fu svolto dalla CNT e da alcuni partiti dell'estrema sinistra , tra cui per esempio il POUM. A tali combattenti fu dato il nome di miliziani e organizzati in colonne, raggiunsero i vari fronti dove i " ribelli" si erano rinforzati grazie all' appoggio quasi immediato  dell' aviazione e dell'esercito  nazi-fascisti italiani e tedeschi. Ed è bene ricordare che fu proprio grazie all'eroismo e all'entusiasmo rivoluzionario dei miliziani e ai loro incommensurabili sacrifici ed eroismi ,  che fu possibile, nei primi mesi di guerra,  sostenere validamente l'urto di forze dotate di armi e di mezzi tanto superiori ed efficaci. 
Brani da commentare: 1)  “ La prima impressione che lo straniero riceve in Catalogna gli viene dalla milizia. La si vede dappertutto, nelle sue uniformi svariate e con le sue insegne multicolori. […]  La Spagna antifascista possiede due eserciti: ciò che è rimasto dell’esercito regolare, e la milizia. In Catalogna però questi due eserciti ne costituiscono uno solo, almeno fino a questi ultimi tempi. […] Dopo il 19 luglio, dell’antico esercito solo gli aviatori e alcune rare unità erano rimaste fedeli in Catalogna […]  Ma innanzitutto la rivoluzione si appoggiò sui volontari. [….] Questo esercito di volontari ha resistito ai fascisti, il cui nerbo è formato dalla quasi totalità dell’esercito regolare spagnolo. Sono questi volontari che hanno conquistato la metà dell’Aragona e che assediano Huesca, Saragozza e Teruel. La disciplina militare si confonde qui con lo spirito di sacrificio della rivoluzione..” ( H. E. Kaminski, Quelli di Barcellona (1936) ; 2)  “ Il punto essenziale del sistema era l’uguaglianza sociale tra ufficiali e uomini di truppa. Tutti, dal generale all’ultima recluta, percepivano la stessa paga, mangiavano lo stesso rancio, indossavano gli stessi panni e si mescolavano in un rapporto reciproco di completa uguaglianza. [...] Teoricamente, ad ogni modo, ogni milizia era una democrazia e non una gerarchia.  Era stabilito che agli ordini si doveva obbedire, ma era anche stabilito che quando si dava un ordine lo si dava da compagno a compagno e non da superiore ed inferiore.  […] La disciplina anche dei peggiori miliziani migliorava visibilmente, col passar del tempo. In maggio per qualche tempo ricoprii la carica di sottotenente, al comando di una trentina di uomini, inglesi e spagnoli . Eravamo tutti da parecchi mesi  sulla linea del fuoco, e non incontrai mai  la menoma   difficoltà nel fare eseguire un ordine o avere dei volontari per qualche missione pericolosa. La disciplina  “rivoluzionaria” dipende dal grado di maturità  politica, dalla coscienza, dalla comprensione  del “perché”si debba obbedire agli ordini; ci vuol tempo perché si diffonda questa mentalità, ma ci vuole anche tempo a istruire un uomo trasformandolo in un automa nel cortile della caserma” . ( da   George Orwell, Omaggio  alla Catalogna…..) 3) “Noi non rifiutiamo di adempiere al nostro dovere di cittadini e di rivoluzionari. Noi vogliamo correre a liberare i nostri fratelli di Saragozza. Noi vogliamo essere miliziani della libertà, non soldati con l’uniforme. L’esercito si è rivelato un pericolo per il popolo; solo le milizie popolari proteggono le libertà pubbliche: Miliziani sì, Soldati mai! ( da un ordine del giorno di un grande meeting che riuniva 100000 giovani);  
Bibliografia: Primo brano : H. E. Kaminski, Quelli di Barcellona Il Saggiatore 1966 p. 203, p.204  e p. 206Secondo brano in  George Orwell, Omaggio alla Catalogna, Il saggiatore, 1964  pp. 35-36  pp. 8-9;  Terzo brano in Carlos Semprun Maura , Libertad, Eléuthera  1996 p. 121 .


                                                         

Come è noto,  relativamente numerose furono, nella prima fase del conflitto, le donne, che , soprattutto  nelle milizie organizzate dalla CNT e dal POUM, combatterono valorosamente al fronte. E bisogna dire che la presenza femminile  si riscontrò anche nelle  altre milizie sindacali o partitiche , contagiate, purtroppo solo per breve tempo,  dal trainante  entusiasmo rivoluzionario e  libertario in  seguito alla vittoria  popolare, nel 1936, sui militari ribelli. Tra le foto di miliziane , che  circolarono , e circolano tuttora,  in tutto il mondo  , assunte come  “icone della guerra civile spagnola”, mi limito a  visualizzare le foto (a cui poi ho fatto seguire due figurine in creta) della cenetista MARIA GARCIA (1915-1998) , che combatté prima nella milizia e poi nella divisione comandata da Cipriano Mera e di MARINA GINESTA' (1919-2014) che partecipò nelle gloriose giornate  del luglio 1936 tra le file del "Partido   Socialista Unificat de Catalunya " ( comunista). Secondo la versione francese di Wikipedia 9 giugno 2015, la Ginestà , durante gli anni sessanta, dopo la lettura di "Omaggio alla Catalogna" di George Orwell, si spostò su posizioni  politiche antistaliniste e libertarie.
 Tra la fine del 1936 e l'inizio del 1937,    il governo repubblicano con a capo Largo Caballero e con la partecipazione oltre che dei socialisti, comunisti,  repubblicani  anche di   4 ministri anarchici  impose la militarizzazione delle milizie e ciò comportò la sofferta trasformazione, per i libertari,  da miliziani a soldati.  (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Quando i Comitati  generali della C.N.T.-F.A.I. optarono per la militarizzazione generale delle milizie –sotto la pressione esercitata dai ministri della C.N.T:.al governo -, in tutti i fronti nei quali erano presenti truppe confederali si generò la più grande confusione: vi furono tempestose riunioni tra i combattenti e le delegazioni del comitato che si recavano al fronte con una missione, estremamente difficile , come ben possiamo immaginare, e molti miliziani intransigenti, che si erano aggregati alle truppe di prima linea volontariamente, preferirono far ritorno nelle retrovie, anche se successivamente ritorneranno ai loro posti. ….” ( José Peirats, La C.N.T. nella rivoluzione spagnola )
Bibliografia: ,  José Peirats, La C.N.T. nella rivoluzione spagnola,   vol. II  , Edizioni Antistato , 1977,  p. 159                                                                                                                    
 Anche se la militarizzazione fu  imposta dall’alto essa fu, comunque,  preceduta da molti dibattiti tra i miliziani che erano al fronte.   Particolarmente importante per comprendere la complessità dello stato d'animo dei miliziani , in quel frangente,   si rivela l’ Assemblea Plenaria delle Colonne Federali e Anarchiche tenuta a Valencia  dal 5 all’ 8 febbraio 1937. a cui parteciparono delegati  delle  Milizie del Centro, della Colonna Ascaso, della Colonna Durruti,  della Colonna di Ferro, della Colonna Ortiz, della Colonna CNT 13, della Colonna Iberia,  della Colonna Tierra y Libertad , della Colonna  Extremadura-Andalucia ed  altre.   
 
                    
 CIPRIANO MERA PARLA DURANTE L' ASSEMBLEA DELLE COLONNE CONFEDERALI E ANARCHICHE 

In quell'occasione sono da ricordare  gli argomenti a favore della militarizzazione    esposti da  CIPRIANO MERA   e che ribadì , alcuni giorni dopo,  nel suo rapporto alla CNT  , secondo cui le gravi perdite dei miliziani, tra cui alcuni dei suoi più cari amici, era dovuta alla mancanza tra le milizie di disciplina e di organizzazione.   (cfr. brano)
Brani  da commentare: 1) L’esperienza mi ha dimostrato che se continuiamo con le milizie, lottando nello stesso modo, è un gran disastro, perché non abbiamo più quella autodisciplina che avevamo al principio della guerra. L’istinto di conservazione è più forte di noi. I pericoli della guerra si impossessano dell’individuo e l’autodisciplina si riduce a zero. Militanti d’azione  lamentavano la crudeltà di questa guerra e  perdevano continuamente combattività. Per queste considerazioni la Regione del   Centro ha creduto opportuno dare un nuovo orientamento alle strutture delle forze confederali, visto l’insuccesso delle milizie ..”.  ( Intervento di  Cipriano Mera all' Assemblea  plenaria delle Colonne Confederali e Anarchiche,  Valencia 5-8 febbraio 1937). 2)  " Fu in quel momento, dopo la perdita di Aravaca e Pozuelo nelle vicinanze di Madrid, che tutte le mie idee riguardo alla disciplina e alla militarizzazione crollarono. Il sangue dei miei fratelli versato nella lotta mi fece cambiare criterio. Compresi che per non venire definitivamente vinti, dovevamo costruire il nostro esercito, un esercito potente quanto quello del nemico, un esercito disciplinato e capace, organizzato in difesa dei lavoratori. Da allora non smisi mai di consigliare a tutti i combattenti la necessità di sottomettersi alle nuove norme  militari” ( Dichiarazioni di Cipriano Mera alla CNT, febbraio 1937) 
 Bibliografia:Abel Paz, Cronaca appassionata della Columna de hierro  autoproduzioni fenix 2006, primo brano    p.175  e secondo brano a p. 110 .
 Medesime  motivazioni a  favore della militarizzazioni furono espresse dai delegati  della Colonna  CNT 13 e della Colonna Iberia ( cfr. brani) 
Brani da commentare : 1)  La nostra colonna si è riorganizzata e militarizzata, perché abbiamo acquisito l’esperienza che non si può andare al fronte a giocare alla guerra . Abbiamo osservato (è doloroso confessarlo) che quando entrammo in combattimento furono più di cento i malati; malati di paura, con mille pretesti per tornare indietro, contro cui non valeva nessuna considerazione ideologica. […]  Nell’assalto di Teruel la colonna CNT 13 mancò il suo obiettivo come lo fallì quello della Rosal  per i motivi che abbiamo detto, perché ogni volontario faceva quel che voleva. Tutti noi ci lamentiamo che nelle retrovie c’è una quantità di codardia e di imboscati, ma è colpa nostra. Bisogna creare un sistema che faccia sì che tutti gli uomini vadano al fronte a dare il loro contributo, che nessuno sfugga al pericolo. Per questo abbiamo accettato la militarizzazione, per avere la certezza che se partiamo in mille uomini, saremo mille uomini obbligati a fare la nostra parte …” .  2) Noi accettiamo una disciplina ferrea, fucileremo chi abbandona il fronte, accettiamo il comando unico, ma non accettiamo chi sta seduto dietro ad un tavolo e da lì vuole dirigerci senza esporsi […]  Sono d’accordo che ci sia l’obbligo di andare al fronte, per i nostri imboscati e per la gente che va a passeggio, e non deve essere il Governo a costringerli, ma dobbiamo essere noi stessi ad obbligarli a farlo, perché per mangiare bisogna lottare o lavorare. E questi non lavorano”  ( Interventi  dei delegati della CNT 13 e dell’Iberia  Assemblea Plenaria delle Colonne Confederali e Anarchiche, Valencia 7-8 febbraio 1937)
Bibliografia:Abel Paz, Cronaca appassionata della Columna de hierro  autoproduzioni fenix 2006, pp. 173-174                                                                                      


  JOSE' PELLICER PARLA DURANTE L' ASSEMBLEA DELLE COLONNE CONFEDERALI E ANARCHICHE
Contro questi argomenti furono sollevate varie obbiezioni come, per esempio, quella espressa da José Pellicer, delegato  della Colonna di ferro ( cfr. post LA COLUMNA DE HIERRO, JOSE' PELLICER….) e quella della delegazione della Colonna Tierra y Libertad. (cfr. brani) 
Brani da commentare: 1) “ Si parla molto di militarizzazione asserendo che le milizie fuggono. Coloro che affermano questo non dimentichino che, se le nostre milizie scappano dal fronte, i soldati con tutti i loro capi e ufficiali li precedono con tre chilometri di vantaggio. Si ripete con eccessiva insistenza che mancano i tecnici militari e una disciplina ferrea che impongano ai miliziani una condotta più valorosa, e questo è intollerabile. Non siamo nemici della tecnica, però quelli che tanto blaterano di questa devono sapere che in Spagna i militari che non si sono sollevati, lo hanno fatto solo per codardia, o semplicemente perché gli è mancata l’occasione. Questo nella maggioranza dei casi. Ma non dimentichiamo che ci sono compagni militari che, per la loro educazione più o meno liberale, si sono uniti a noi fin dai primi giorni di lotta e, non lo neghiamo, li abbiamo avuti nella nostra colonna. Ma, sapete cosa fanno di loro gli Alti Comandi? Quando li vedono simpatizzare troppo con certi compagni, li rilevano e li incaricano di missioni burocratiche , come è successo da noi. E così, davanti alla mera affermazione di mancanza di tecnici, dobbiamo digerirci gli ufficialetti , fabbricati all’ingrosso in un paio di settimane in una qualunque scuola militare? Non ci si può sbagliare. Per quanto ne sappiamo, l’ultimo delegato delle nostre centurie ne sa più di guerra che il più sveglio  di questi ufficiali. E parliamo ora di disciplina, la cui mancanza pare aver messo tutti d’accordo, per  predicarla ai quattro venti. Mettere sulle stesso piano i nostri miliziani con i fascisti , affermando la necessità che un certo numero di questi mandi avanti altri puntandogli la pistola, significa volere ignorare cose tanto importanti come lo sono le idee e il coraggio, che i nostri possiedono e che gli altri non hanno. Lo affermiamo chiaramente : se speriamo che la vittoria dipenda dalla presenza di un compagno armato che spinge all’attacco altri 7-8 miliziani da dietro con la pistola, allora possiamo dire che abbiamo già perso la guerra. … “ ( Intervento di  José Pellicer nell’ Assemblea plenaria delle Colonne Confederali e  Anarchiche  , Valencia, (5-8 febbraio 1937) ; 2) " All'inizio accettammo la militarizzazione, ma oggi, visti gli avvenimenti, vogliamo abbandonare questa nostra decisione perché i fatti non corrispondono a quanto presentato dall' assemblea Regionale Catalana. Per trattare questo problema a fondo, convocammo una riunione nella nostra colonna. I compagni rifiutarono la militarizzazione e lo prova il fatto che la metà del nostro effettivo, più di 143 uomini, afferma che chiunque può essere preso dal panico, non c'entra se è militare o miliziano"  ( Intervento della delegazione della  Colonna Tierra y Libertad nell’ Assemblea plenaria delle Colonne Confederali e  Anarchiche  , Valencia, (5-8 febbraio 1937)
Bibliografia:Abel Paz, Cronaca appassionata della Columna de hierro  autoproduzioni fenix 2006, pp. 173-174 e p. 175
Comunque sia, dopo tutte quelle discussioni, le colonne confederali, incluse la colonna “Tierra Y Libertad” e la “Columna de Hierro”, le più avverse all’idea della militarizzazione, infine, l’accettarono avendo come unica alternativa lo scioglimento della colonna. (cfr. brano)

Brano da commentare: “  … “ restando solo noi fuori dalla militarizzazione, contro gli accordi della CNT e della FAI, saremo esclusi non solo dagli aiuti del governo, ma anche dell’organizzazione. La nostra  Colonna, che col dovuto aiuto potrebbe mantenere i suoi principi rivoluzionari confacenti al nostro carattere , a causa della penuria di rifornimenti, dovrà riconoscere fallito il suo sistema militare . […] Conosciamo gli inconvenienti della militarizzazione. Questo sistema non corrisponde al nostro temperamento, come non si adatta a tutti coloro che sempre hanno avuto un alto concetto della libertà. Ma conosciamo anche gli inconvenienti che incontreremo uscendo dall’orbita del Ministero della guerra. E’ triste doverlo riconoscere, ma ci restano solo due vie: lo scioglimento della Colonna o la militarizzazione. Tutto il resto sarà inutile ….” ( Rapporto  del Comitato di guerra,  Nosotros, giornale della Columna de Hierro,  16-2-1937)
Bibliografia:Abel Paz, Cronaca appassionata della Columna de hierro  autoproduzioni fenix 2006, p. 112.
Ma, una volta accettata, la loro sorte non migliorò perché quando grazie al ricatto delle tanto vantate armi russe, gli stalinisti presero il controllo quasi totale dell’esercito popolare, le ex colonne libertarie furono prevalentemente usate come carne da cannone senza  sostegno durante gli attacchi dell’aviazione e dell’artiglieria e senza avere mai visto né usato quelle armi russe tanto reclamizzate (cfr. post “ La Columna de Hierro...”. )
 Infine è da notare , che, molti anni dopo la fine della guerra civile spagnola, gli argomenti che , all'epoca in cui quella drammatica situazione stava avvenendo, erano stati invocati a favore della militarizzazione e in particolare quelli, apparentemente più condivisibili, avanzati da Cipriano Mera, sono stati duramente    confutati da Abel Paz, che pur giudicava Cipriano Mera , in assoluta buona fede e " uomo di indubbia integrità morale".
 
Brano da commentare:  “ Gli argomenti di Cipriano Mera erano insostenibili da tutti i punti di vista. Un esercito come quello del nemico era impossibile da improvvisare. Il nemico bisognava distruggerlo con una strategia completamente opposta: la guerriglia, le infiltrazioni sistematiche  nelle sue retrovie, con la loro sollevazione, facendo saltare i ponti, con una tattica, infine, di "terra bruciata". Per una guerra condotta con questo stile, c'erano combattenti superiori al nemico, ma per l'altra no. […] Il “sangue dei compagni” che Mera lamentava di vedere scorrere, dopo corse a fiumi, perché lo richiedeva la tattica dei tecnici russi, la cui migliore dimostrazione si ebbe nelle battaglie di Terruel e dell’Ebro . Ma il virus del complesso d'inferiorità bellica proseguiva la sua marcia  includendovi  gli organismi più sani della rivoluzione....” ( Abel Paz, Cronaca appassionata della Columna de Hierro) 
Bibliografia:  Tutti e due i brani sono in Abel Paz, Cronaca appassionata della Columna de hierro  autoproduzioni fenix 2006, p.  110-111 ).


Oltre ad Abel Paz, anche  José  Peirats   , in un suo libro pubblicato per la prima volta in francese nel 1988 e ripubblicato recentemente nel 2013,  ha sottolineato  come  la  presunta superiorità di un esercito di tipo tradizionale  rispetto a quello delle  milizie non ha  avuto alcun riscontro  su quanto è avvenuto in Spagna  dopo la coatta militarizzazione imposta dal  fronte popolare repubblicano  ,  sotto la pesante influenza  della Russia di  Stalin.   ( cfr. brano)
Brano da  commentare: “ Gli strateghi militari da caffè , che tanto hanno ironizzato sulla indisciplina e l’incapacità militare delle milizie popolari nelle prime fasi della guerra,  hanno a loro disposizione  una preziosa documentazione sulle assurdità tattiche e strategiche commesse a partire dal momento in cui i combattenti furono inquadrati militarmente sotto il comando unico di stati-maggiori e di regolamenti di una grande rigidità. Le operazioni che sfociarono alla separazione in due della zona repubblicana vicina al Mediterraneo, e più tardi alla disfatta della Catalogna, furono opera dell’alto commando repubblicano. Questo pose in campo battaglie offensive di logoramento  (usure), che non logoravano che i propri soldati e che, in fin dei conti, facevano il gioco del nemico.  Al momento dell’offensiva generale contro la Catalogna, il disquilibrio in materiale e in uomini era evidente. I difensori non soltanto mancavano di riserve, ma inoltre la maggior parte delle loro unità combattenti erano incomplete. Vi erano delle brigate ridotte a battaglioni e delle divisioni ridotte a brigate, ed era così a tutti i livelli. L’ alto comando repubblicano fu incapace di intravedere questo elemento fondamentale: se si facilitava l’isolamento della zona centrale con la perdita della Catalogna,  ciò  veniva   ad  accelerare la fine della guerra. Perché la Catalogna era la zona industriale della Repubblica, dove erano installate la maggioranza delle fabbriche belliche e dove si trovava la mano d’opera specializzata. Perché la Catalogna possedeva il primo porto della Spagna, e perché essa era inoltre l’ultima frontiera terrestre della Repubblica tra la Francia e l’ Europa. Resta da sapere se tanti errori furono commessi per incapacità militare o in virtù di disegni segreti di una  grande potenza “amica” che, nel 1938, voleva sbarazzarsi il più presto possibile del conflitto spagnolo; ciò per delle ragioni strategiche più generali e più specifiche di questa grande potenza. Noi  intendiamo parlare dell’Unione  sovietica e della sua politica di apertura alla Germania che culminò nel patto germano-sovietico dell’agosto 1939. “ ( Josè Peirats, Une révolution pour horizon. …. )
Bibliografia: Josè Peirats, Une révolution pour horizon. Les  Anarcho-syndicalistes espagnols, 1869-1939 )    Editions CNT-RP & Libertalia,   2013 pp. 409-410   (traduzione italiana mia)                                                                                  


              LA MORTE DI FEDERICO BORREL  GARCIA

FEDERICO BORREL GARCIA  (1912-1936), detto TAINO. , operaio tessile, aderì giovanissimo alle Juventudes  Libertarias e nell’agosto 1936  con la colonna miliziana di Alcoy giunse a Cerro Muriano, dove morì durante uno scontro a fuoco con i franchisti.La sua morte fu immortalata dal fotografo  ROBERT CAPA, e ben presto essa divenne un'  immagine emblematica della figura del "miliziano spagnolo", tipico della prima fase della rivoluzione.
                                                                               


Una foto, scattata dalla compagna di Robert Capa,  GERDA TARO (1910-1937) è anche essa, sebbene  molto meno nota,  , altrettanto significativa  nel rappresentare la figura  del miliziano spagnolo , il quale , oltre a combattere aiutava  durante il suo passaggio nei villaggi rurali collettivizzati, i contadini nel loro lavoro dei campi  ( A questa foto ho fatto seguire, come al solito,  una mia figurina di creta) 
 

Concludo infine  ricordando che alla fine degli anni ottanta l’autenticità della foto del miliziano morto scattata da Robert Capa fu negata (per es. Sergio Romano). Ma grazie ai meticolosi studi di Richard Whelan e di Mario Dondero e  sulla base della testimonianza di un superstite di quella battaglia, allora quattordicenne, l’autenticità della foto e l’ identificazione dell miliziano ucciso  hanno trovato piena conferma.

 Brano da commentare: " La celebre foto di Robert Capa " Il miliziano che muore" è entrata nella memoria della gente, un pò ovunque sulla terra, come il simbolo di quella guerra di Spagna ormai lontana nel tempo. Si è scritto infinite volte che il fantasioso reporter ungherese, che continua a passare nel mondo come americano, aveva costruito questa immagine facendo recitare in un angolo sperduto dell' Andalusia a un anonimo combattente repubblicano, per i bisogni della propaganda, il ruolo del soldato che muore. George Soria , noto scrittore e giornalista francese che seguì molte fasi della guerra di Spagna e conobbe molto bene Robert Capa, insorse quando vide calunniato il suo amico e disse " L'onestà professionale di Capa era tale che è impossibile credere anche un solo istante che egli abbia potuto macchinare una cosa tanto mediocre quanto spregevole". Richard Whelan, nella sua biografia di Robert Capa (Robert Capa, Phaidon 2001) ha dimostrato invece, con convincenti pezze d'appoggio, che quel soldato venne colto  proprio nel momento estremo su un fronte di quella guerra..." ( Mario Dondero, Vita e morte del miliziano Borrel )

Bibliografia: su Federico Borrel Garcia e l’autenticità della foto di Capa,  Mario Dondero,  Vita e morte del miliziano  Borrel, in Diario 4 agosto 2006 pp. 12-21. Cfr. anche Irme Schalber, Gerda taro. Una fotografa rivoluzionaria nella guerra civile spagnola, Derive Approdi, 2007 p. 238 n. 305

Almeno così credevo sino a che consultando internet mi sono accorto che molti sono ancora  i "negazionisti". Recentemente   i dubbi sulla veridicità della foto e sulla identità del miliziano sono stati riproposti  anche da  Marco Cicala  sul  “Venerdì “ di Repubblica n. 1362  del 25 aprile 2014 basandosi su indagini del ricercatore cordovano, Fernando Penco Valenzuela. Mi sembra interessante riportare la conclusione finale dell’articolo, ove ad essere in gioco , è nientemeno che la correttezza professionale di Robert Capa.

Brano da commentare: “ La caccia continua. Sul luogo di un delitto del quale ancora non si sa chi sia stata la vittima: se un giovane combattente antifascista o la  credibilità dell’informazione. Però nella querelle, la posizione più buffa è quella di quanti se ne lavano le mani. Sostenendo: Vera, falsa, che importa? L’essenziale è che la foto sia divenuta un’icona?  Ora, che mi risulti, un fotogiornalista non è in primis un fabbricante di icone, ma uno che dovrebbe dire la verità . O almeno provarci. Tanto più se quella verità è l’attimo in cui un uomo crepa. Il segreto del Miliziano lo conosce una persona sola:  Roberto Capa. Geniale istrione. Che, notoriamente, non è morto nel 1954 saltando su una mina in Indocina .  Ma si nasconde su un atollo polinesiano. E il prossimo ottobre compirà 101 anni. Scolandosi una bottiglia dell’adorato champagne. Alla faccia mia e vostra” (  Mario Cicala, La guerra del soldato Robert Capa )

Bibliografia: Mario Cicala, La guerra del soldato Robert Capa, in Il Venerdì di Repubblica n. 1362 25 aprile 2014 pp. 16-20 

A mio parere,  le argomentazioni di  Mario  Dondero e di Richard Whelan  sono ancora valide e pertanto   la mia figurina di creta, (cfr. post LOS MILICIANOS), che avevo fatto prima della lettura dell'articolo di Mario Cicala,   resta, tuttora,  dedicata al miliziano anarchico, “FEDERICO BORREL GARCIA “, , a mio parere,  effettivamente caduto in combattimento contro i franchisti nel settembre 1936.

 

 
 
                                                   MILIZIANO SPAGNOLO E MILIZIANO CURDO


Considerazioni attuali: E’ stato notato da alcuni anarchici, tra cui David Graeber ( cfr. infra post MOVIMENTI ANARCHICI E LIBERTARI DEL XXI SECOLO 2)  la notevole affinità esistente tra la fase miliziana della guerra della CNT/FAI e quella attuale sostenuta del PKK (Partito dei lavoratori del Kurdistan). Dalla guerra condotta dalla CNT/FAI la lezione, che può trarsi, come sottolinearono  storici anarchici come Vernon  Richards, Abel Paz ed altri,   è  l' evitare , nel presente e nel futuro,   la trasformazione   di una resistenza armata all' oppressore di turno ( cfr. post: PER UNA PIU' GIUSTA GUERRA)  in una guerra frontale , di tipo tradizionale,  in cui  i capi  miliziani (come per esempio in Spagna: Cipriano Mera, Gregorio Jover, Ricardo Sanz, Miguel Vivancos, Domingo Ascaso )   si trasformarono,  dopo la militarizzazione, in comandanti di divisione di un esercito regolare,(equivalente, come minimo, al grado di tenente-colonnello)  fondato sulla coscrizione obbligatoria e su una disciplina "da caserma". in nome della priorità della guerra antifascista sulla rivoluzione sociale libertaria. (cfr. brano) 
Brano da commentare:  … Una volta abbracciata l’idea della militarizzazione, i leaders della CNT-FAI si dedicarono con tutto il cuore al compito di dimostrare a tutti che i loro seguaci  erano i più  disciplinati, i più coraggiosi membri delle forze armate. La Stampa Confederale pubblicò innumerevoli fotografie dei suoi leaders militari ( nell’uniforme militare, naturalmente!) li intervistò, scrisse fervidi omaggi quando erano promossi ai desiati gradi di Colonnello o di Maggiore! E a mano a mano che la situazione  militare peggiorava, il tono della Stampa Confederale diventava più aggressivo e militarista. […] Non vi è ragione di dubitare che, per la stessa causa, il morale dei militi fosse più alto quando non esisteva il controllo governativo e l' irreggimentazione.  E dal punto di vista degli anarchici, poi, vi sono due obiezioni fondamentali  alla  militarizzazione: 1) che essa portò alla deformazione della lotta armata, la quale , iniziata con un carattere social-rivoluzionario, diventò una guerra nazionale il cui risultato era importante solo per la classe dirigente; 2) che la militarizzazione implica  l’accentramento del potere, la mobilitazione e coscrizione di  tutto un  popolo  , cioè rappresenta la negazione della libertà individuale. ... “ (Vernon Richards, Insegnamenti della rivoluzione….)
Bibliografia: Vernon Richards, Insegnamenti della rivoluzione spagnola  (1936-1939) , Collana V. Vallera,1974,  Pistoia pp. 150-151
 
 
 
 

 

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