GASTON LEVAL (1895-1978) Il vero nome di Gaston Leval era Pierre Robert Pillier, nato a Saint Denis. Suo padre era stato un comunardo parigino. A 14 anni partecipò ad una manifestazione per la liberazione di Francisco Ferrer Nel 1915 per evitare la chiamata alle armi si recò in Spagna, dove militò nella CNT (Confederacion Nacional de Trabajo). Nel 1921 fu inviato come delegato all’Internazionale Sindacale Rossa e tentò invano di perorare la causa dei detenuti anarchici nelle prigioni bolsceviche. Nel 1924 si recò in Argentina, dove militò nella FORA . Tornato in Spagna, allo scoppio della rivoluzione del 36 si impegnò nella organizzazione delle collettività libertarie rurali e urbane. Nel 1938 tornò in Francia dove venne subito arrestato e condannato a 4 anni e mezzo di prigione. Nel 1940 fuggì dalla prigione e iniziò la sua attività clandestina negli anni della guerra. Dagli anni cinquanta in poi fu estremamente attivo scrivendo importanti libri e collaborando a numerose riviste anarchiche, tra cui anche l’italiana Volontà,
Brano da commentare: “.. 16) Le collettività non sono state opera esclusiva del movimento libertario. Quantunque applicassero principi nettamente anarchici, erano spesso creazione spontanea di persone lontane da questo movimento (“libertarie” senza saperlo) La maggior parte delle c Coletività di Castiglia e di Estremadura sono state opera di contadini cattolici e socialisti, ispirati o no dalla propaganda di militanti anarchici isolati. Malgrado l’opposizione ufficiale della loro organizzazione, molti membri della U:G:T: sono entrati nelle Colettività o le hanno organizzate, e così pure i repubblicani sinceramente desiderosi di realizzare la libertà e la giustizia, (17) I piccoli proprietari erano rispettati. Le tessere di consumatori fatte anche per loro, il conto corrente che era loro aperto, le risoluzioni prese a loro riguardo lo attestano. Soltanto s’impediva loro di aver più terra di quella che potessero coltivare, e d’esercitare il commercio individuale. L’adesione alle collettività era volontaria, gli “individualisti” vi aderivano solo se e quando venivano persuasi dai migliori risultati del lavoro in comune”.
Bibliografia: Gaston Leval, Né Franco né Stalin Istituto editoriale italiano 1952 p. 313 s.
ANDRE PRUDHOMMEAUX (1902-1968) : André Prudhommeaux , dopo avere studiato Scienze all’ Università di Parigi, fu assunto al laboratorio di ricerche del Ministero dell’ Agricoltura, ma fu presto licenziato a causa delle sue idee politiche comuniste. Sposatosi nel 1928 con DORI RISS aprì con lei la “ Librairie Ouvrière”. Dal 1929 al 1931 partecipò alle attività di un gruppo di comunisti consigliari (GOC). Trasferitosi in Francia scrisse , con la collaborazione di Dori, il libro Spartacus et la Commune de Berlin 1918-1919 dove sulla base di una rigorosa documentazione ed esposizione dei fatti criticò, tra l'altro, l'impostazione "fideistica e al tempo stesso nichilista" del materialismo storico così come esso veniva concepito sia dal partito bolscevico che da quello social-democratico (cfr. brano)
Proudhommeaux sostenne, inoltre, nel 1933, con vari interventi, la difesa di Marinus van der Lubbe, giovane comunista consigliare olandese, autore del tentativo di incendiare il Reichstag di Berlino, contestando in tal modo le accuse dei comunisti e anche di alcuni anarchici a quel rivoluzionario olandese, di essere un provocatore al servizio dei nazisti. Anni più tardi in una lettera all'anarchico tedesco Helmut Rüdiger, che da poco si era anche lui ricreduto sul caso Marinus van de Lubbe, Proudhommeaux ricordava le sue difficoltà negli anni trenta, in Francia e in Spagna, a sostenere la tesi della riabilitazione di Marinus van de Lubbe, dopo tante calunnie e menzogne, , negli ambienti della sinistra (cfr. brano)
Nel 1934 fondò, con la collaborazione di VOLINE (cfr. post a suo nome) il giornale anarchico di lingua francese, Terre Libre. Durante la rivoluzione sociale del 1936, insieme a Dori, visse per un certo tempo a Barcellona, e la CNT/FAI gli affidò il compito di
preparare un’edizione francese del loro giornale Solidaridad Obrera . Tornato a Parigi, Proudhommeaux, con l'aiuto sempre di Volin iniziò subito questo nuovo giornale, a cui si dette il nome di L'Espagne antifasciste . Già nell'ottobre 1936 sul giornale apparvero considerazioni critiche sulla partecipazione della CNT al governo della Generalitat catalana, che risultarono sgraditi ai vertici della CNT. Ma la tensione crebbe quando di fronte alla successiva e ancora più impegnativa partecipazione della CNT al governo Caballero, Proudhommeaux criticò duramente e senza sconti il cosiddetto “ ministerialismo anarchico” (cfr. brani)
Brano da commentare: “ Sono
trascorsi vent’anni che noi abbiamo cominciato la ricerca e la traduzione dei
materiali che costituiscono questo
piccolo libro (petit livre). In questa epoca, nella gioventù
rivoluzionaria, i fatti e le idee sulla Commune
tedesca del 1918-1919, mal conosciuti o già dimenticati, erano, in
Francia eclissati dal prestigio della Russia sovietica. Nella stessa
Germania, lo spartachismo, il luxembourghismo, il comunismo dei consigli operai –
egualmente banditi da tutte le centrali ufficiali , non avevano trovato rifugio
che in oscuri giornali, di piccole sette in via di fossilizzazioni, resti di un
passato glorioso. Il bolscevismo, così
come la social-democrazia, sembravano volere cancellare le orme reali di questa
tradizione, per non conservare che l’efficacia vagamente religiosa. […] Dal suo
lato l’ Humanité, caduta dalle mani
di Jaurés a quelle di Renaudel, poi da Reneudel a Cachin, sembrava avere dimenticato quale lezione
gli spartachisti avevano dato a questi
due socialisti dell’ Unione Sacra, e quanto le vittime erano entrambe lontane
dal militarismo borghese e dal
neo-militarismo sovietico [ … ] . Disfare le religioni
spiegandole, ciò non è solamente una
impresa indispensabile per sbarazzarsi delle
idee parassitarie ; è anche il solo mezzo per riprendere contatto con l’esperienza,
intima, primordiale, sulla quale sono impregnate (échafaudées) le psicosi e le ideologie, e che
nasconde gelosamente l’opinione organizzata in propaganda. E’ possibile che questa ricerca sia
considerata come “idealista” dai partigiani del materialismo storico – quanto
meno da alcuni di loro. Per la loro
“scienza” certe
cose devono succedere; e , sapendolo, non ci
si può ingannare che sul ritmo, ma non sul senso del loro sovrastrutturale. Disgraziatamente, tutto questo materialismo
storico non è quasi che una mescolanza di fideismo e di nichilismo, mistura che si ritrova presso Koestler a proposito dello Spartaco antico; e più abbondantemente ancora,
a proposito dello Spartaco moderno, sotto la penna degli specialisti di
formazione bolscevica, senza escludere Trotsky, Victor Serge o Paul Frölich….“ ( André et Dori Proudhommeaux, Spartacus et….
(1932)
Bibliografia : André et Dori Prudhommeaux, Spartacus et la Comune de Berlin 1918-1919, Spartacus 1949 p. 116 Proudhommeaux sostenne, inoltre, nel 1933, con vari interventi, la difesa di Marinus van der Lubbe, giovane comunista consigliare olandese, autore del tentativo di incendiare il Reichstag di Berlino, contestando in tal modo le accuse dei comunisti e anche di alcuni anarchici a quel rivoluzionario olandese, di essere un provocatore al servizio dei nazisti. Anni più tardi in una lettera all'anarchico tedesco Helmut Rüdiger, che da poco si era anche lui ricreduto sul caso Marinus van de Lubbe, Proudhommeaux ricordava le sue difficoltà negli anni trenta, in Francia e in Spagna, a sostenere la tesi della riabilitazione di Marinus van de Lubbe, dopo tante calunnie e menzogne, , negli ambienti della sinistra (cfr. brano)
Brano da commentare: “… Io sono stato il primo in Francia a
sostenere questa tesi (riabilitazione di Marinus Van der Lubbe ) allo stesso momento che la stampa di sinistra, nella sua quasi-unanimità, si
aggrovigliava (enferrait)
senza rimedio nella tesi “provocazione" immediatamente adottata da
Mosca. In effetti io ero al corrente da anni delle posizioni e del formarsi (devenir) dei gruppi rätekommunist olandesi di cui Lubbe era un elento particolarmente devoto e
combattivo, e io sono riuscito a trascinare sul terreno del gruppo olandese “Spartacus” (minoranza antiparlamentare del NAS di Sneevliet ) un pugno di militanti francesi, olandesi, inglesi, italiani,
spagnoli e tedeschi dispersi attraverso l’Europa e appartenenti ai
movimenti libertari, socialisti di
sinistra, sindacalisti rivoluzionari, o anarchici individualisti. […] Questa
piccola fraternità si è prolungata in Catalogna nel 1936, e tu ti ricorderai
forse che il nostro gruppo si è proposto di aderire alla FAI sotto il nome di
Gruppo Marinus van der Lubbe, ciò a cui la DAS non ha mancato di
opporsi con veemente indignazione perché aveva preso partito , con Rocker e Souchy,
per la tesi antifascista ufficiale. Mi è particolarmente gradevole di vderti riconsiderare il tuo atteggiamento, ed
entrare nello stesso tempo in questa fraternità spirituale di “resistenti alla
menzogna” che si è formata ai margini delle organizzazioni e delle ideologie e
che contava dal 1933 al 1939, su alcuni punti d’appoggio isolati: Marcus
Graham negli USA, Ernestan in Belgio, Lopez Cardozo ad
Amsterdam, Camillo Berneri, Simone Weil, Michel Alexandre, Louis
Bertoni, Guy A. Aldred,
René Lefeuvre, Gaston Michaud, René Martin, Willy Fritzenk ötter, Armando Borghi, A. Barbé,
Sylvia Pankurst, nelle città e nei luoghi più diversi. …” ( Lettera di André Proudhommeaux ad Helmut Rüdiger il 10 novembre 1959)
Bibliografia: Nico Jassies, Marinus van der Lubbe et l’incendie du Reichstag Editions Antisociales, 2004, pp.
155-156. (traduzione italiana mia. Credo
che esista anche una versione italiana di questo
libro, ma io ho solo questa edizione francese)
Brani da commentare : “1) Ogni
collaborazione che obbliga gli anarchici a conformarsi all’opinione, all’
atteggiamento, all’azione dei partiti o frazioni politiche reprimendo le
proprie idee e accettando una non-attività pubblica, è una collaborazione organica e nefasta. Essa deve essere
respinta puramente e semplicemente, per principio, ovunque sempre.” ( André Proudhommeaux, L’Espagne antifasciste , 28 novembre 1936); 2) La
nuova posizione presa momentaneamente dalla CNT/FAI in Spagna: partecipazione
al governoi, collaborazione con i partiti politici, militarizzazione delle
masse, inclinazioni stataliste, etc. […]
ha dato un colpo sensibile all’
anarchismo internazionale.” (André Proudhommeaux, L’Espagne antifasciste , 18 dicembre 1936)
Bibliografia: Daniel Aiache, La revolution défaite. Les groupements révolutionnaires parisiens face
à la révolution espagnol, Noir et Rouge 2013
p.87 (traduzione italiana mia )
L’ Espagne
antifasciste , per volontà della CNT fu definitivamente
sospesa e sostituita , escludendo Proudhommeaux ,dalla Nouvelle Espagne antifasciste che si allineò rapidamente e completamente alla linea
politica adottata dalla CNT/FAI. In risposta Proudhommeaux fondò un nuovo giornale, L’ Espagne
nouvelle, che
mantenne, tra altri argomenti, nella sua critica al "ministerialismo anarchico". (cfr. il post : I MINISTRI ANARCHICI). Durante la II guerra mondiale Proudhommeaux si stabilì con Dori in Svizzera e si dedicò soprattutto alla letteratura . Tornato, dopo la guerra , in Francia si impegnò intensamente nel movimento anarchico e , dopo la ricostituzione nel 1953, di una nuova Federation Anarchiste fu redattore del Monde Libertaire. Nel Colpito negli anni sessanta dal morbo di Parkison morì nel 1968 BENJAMIN PERET (1899-1959): Poeta surrealista francese. Libertario e internazionalista, nell’agosto del 1936, si recò in Spagna per arruolarsi tra le file del POUM, ma in seguito a contrasti tra lui e i dirigenti di quel partito andò a combattere tra i miliziani della Colonna Durruti e più precisamente nel battaglione “Nestor Makhno”. In Spagna conobbe la pittrice e simpatizzante anarchica, REMEDIOS VARO (1908-1963). In seguito alla militarizzazione delle milizie , Peret lasciò la Spagna e si recò, insieme a Remedios Varo , in Francia e poi, all’arrivo dei nazisti a Parigi, emigrarono in Messico. Nel 1947, separatosi da Remedios Varo, Peret tornò in Francia, dove morì nel 1959.
Brano
da commentare: “ L’uovo di Durruti si
schiuderà.
Intesa la mattina del 20 maggio scorso, in un dormiveglia attraversato da
immagini confuse del Fronte d’Aragona lasciato tre settimane prima, questa
frase mi svegliò di colpo. Ho sempre visto in Durruti il dirigente anarchico più
rivoluzionario, quello la cui attitudine si opponeva più violentemente alle
capitolazioni degli anarchici entrati al governo e il suo assassinio mi aveva
turbato molto. Pensavo che l’insegnamento costituito dalla vita di Durruti non si sarebbe perso,
che – per riprendere un diffuso luogo comune – il seme (l’uovo) che egli aveva
gettato sarebbe nato (si sarebbe dischiuso) presto. Colei ( Remedios Varo:
parentesi mia) che
amavo era su posizioni anarchiche ed ammirava Durruti. Lei non stava con me,
quindi non era nata alla mia vita, ma speravo che vi si decidesse presto, che
vi si schiudesse” (Benjamin Peret, L’oeuf de Durruti èclorà)
Bibliografia:
Benjamin Péret, Sparate sempre prima
di strisciare, Nautilus 2001 p. 9
L’ ungherese ROBERT CAPA (1913-1954) , (il cui vero nome era Endre
Friedman e la tedesca GERDA TARO (1910-1937), il cui vero nome era Gertha Pohorylle) entrambi emigrati , già da alcuni anni, dai loro paesi d'origine, a causa del loro
antifascismo, a Parigi. In quella città avvenne , nel 1934, il loro primo incontro e l’inizio di
un sodalizio oltre che professionale
affettivo. Nell'agosto 1936 si recarono in Spagna, dove era iniziata, in risposta al golpe dei militari ribelli, una rivoluzione sociale, col fine di portare, con supremo sprezzo del pericolo, il loro importante contributo come foto-giornalisti alla lotta antifascista. Prescindendo dalle loro simpatie nei confronti del
Partito Comunista , ( bisogna però dire che Gerda Taro,
comunque intratteneva stretti contatti anche con il Partito Socialista Operaio (SAP)
antistalinista ) entrambi furono attratti, almeno per quanto riguarda i primi mesi
della guerra civile spagnola , dal processo sociale rivoluzionario e libertario
in corso. (cfr. brano)
Brano da
commentare: “ La loro attenzione e la loro simpatia andarono alle manifestazioni “positive” e ai traguardi
della sollevazione rivoluzionaria di massa. L'interazione di speranze individuali e collettive, per Taro e Capa, si palesava e concentrava nelle azioni e nel comportamento delle persone, nei loro sforzi e nei simboli che usavano. Entrambi erano entusiasti:
venivano messi a confronto, ovunque andassero, con il profondo sovvertimento
attuato dalla rivoluzione. Le fabbriche catalane erano in mano agli operai, le
milizie sceglievano da sé i propri comandanti, le donne partecipavano alla
lotta armata e in alcuni villaggi fu
addirittura abolito il denaro. La situazione a Barcellona e la non pericolosità
del fronte aragonese rafforzarono ancora di più il loro ottimismo e la loro
fede nel progresso e nella storia. Bob Capa era affascinato soprattutto dagli anarchici, così raconta Miravitlles. Gli piacevano tanto la forza impressionante quanto il "romanticismo" dei lavoratori e contadini anarchici ..." (
Irma Schaber, Gerda
Taro)
Bibliografia: Irme Schaber, Gerda
Taro. Una fotografa rivoluzionaria nella guerra civile spagnola, Derive Approdi, 2007 pp. 128-129
Gerda Taro , era , invece, particolarmente attratta dal radicale
cambiamento che quella rivoluzione sociale stava operando sul ruolo
tradizionale imposto da secoli alle donne, ( per esempio la presenza nelle
milizie di combattenti donne) . Le sue foto di donne armate , in cui si rifletteva probabilmente anche il suo personale desiderio di emancipazione, suscitarono oscillanti giudizi su di loro da parte dell'opinione pubblica. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Sulla spiaggia di Barcellona le miliziane si esercitavano a sparare con revolver e fucili, a marciare e a schierarsi. Le fotografie di donne armate e in uniforme erano un obbligo per qualunque fotoreportage straniero; per la stampa di Parigi o Londra queste combattenti incarnavano la rivoluzione. Le donne erano un simbolo inequivocabile
della rottura con i vecchi ordini e tradizioni l’aspetto rivoluzionario degli
avvenimenti in Spagna. “Regards” pubblicò a settembre , sulla pagina
femminile, una foto di Gerda in cui si vedeva una miliziana con un fucile e un compagno con un elmo in testa […] L’articolo pubblicato accanto alla foto
lascia intuire le discussioni accanite che le immagini di donne armate
scatenano nella società francese […] “ Se alcuni vedevano eroine degne
d’ammirazione, altri, nelle stesse donne, scoprivano assassine, prostitute e
pistolere che tradivano l'indole femminile, sempre pacifica. Le fotografie di Gerda Taro e Capa erano piene di simpatia e di ammirazione, ma nonostante Su “Vu” e “Regards” le donne spagnole apparivano forti,
politicamente consapevoli, battagliere. Nei giornali conservatori e
fascisti , la resistenza della Repubblica fu attaccata e denunciata come
debole proprio usando le fotografie delle donne armate […] Il punto di vista ideologico, di volta in
volta diverso, definiva quale aspetto valorizzare rendendo le donne combattenti
o sante o puttane ." ( Irma Schaber, Gerda Taro .........)
Bibliografia: Irme Schaber, Gerda
Taro. Una fotografa rivoluzionaria nella guerra civile spagnola, Derive Approdi, 2007 p. 124
Per comprendere quello che doveva essere lo stato d'animo di Gerda Taro , in quei mesi in cui il processo rivoluzionario in atto , contagiò, in qualche misura, chiunque vi partecipasse, mi sembra , inoltre, estremamente significativa la sua famosa foto, scattata nell’ agosto del 1936, di una giovane repubblicana, inginocchiata, in procinto di sparare . Per quanto riguarda questa foto mi sembra particolarmente interessante il commento , accompagnato da un bel disegno, di Paolo Cossi nel suo fumetto Gerda Taro. Dal canto mio, come al solito, non ho resistito alla tentazione di farne, pur con tutti i miei limiti, una riproduzione con la creta.
Bibliografia:
Paolo Cossi, Gerda Taro in A rivista anarchica 377 ,
febbraio 2013 p. 47
Tale particolare legame,
inoltre, tra Gerda Taro e le donne armate
da lei fotografate risulta evidente anche tenendo conto che essa , per quanto ne so, è stata la prima donna
foto-reporter presente nei combattimenti
al fronte e che oltre ai pericoli
abbia condiviso con quelle
coraggiose miliziane anche i contrastanti
giudizi sulla loro non convenzionale
condotta. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Il fatto che in
Spagna la fotografa tedesca non rivestisse ruoli prettamente femminili , quali
quello dell’infermiera, della madre sofferente o della prostituta, sollevò una
serie di questioni che emergono con chiarezza nei racconti delle persone che la conobbero. Se alcuni la
definirono una “puttana” per le sue
numerose storie d’amore, altri furono
particolarmente turbati, o almeno colpiti, dalla sua volontà di documentare le
situazioni belliche più estreme al punto di gettarsi nelle trincee. L’enfasi
posta sul suo coraggio si unisce così a
una serie di racconti sugli effetti benefici che la sua bellezza e femminilità
avevano sul morale dei combattenti “
Bibliografia: Prefazione di Elisabetta Bini a Irme Schaber, Gerda
Taro. Una fotografa rivoluzionaria nella guerra civile spagnola, Derive Approdi, 2007 pp. 128-129. Si veda a questo proposito a p. 155 il giudizio fortemente negativo espresso da Ernest Hemingway su Gerda Taro.
Nell' estate 1937 Gerda Taro , rifiutata un proposta di matrimonio da parte di Robert Capa, tornò da sola sul fronte spagnolo e dopo avere svolto un rischiosissimo reportage fotografico durante la battaglia di Brunette ,morì, come è noto, travolta da un blindato di fabbricazione sovietica.
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