sabato 30 aprile 2011

ANARCHICINI: * MUJERES LIBRES 2 : CONCHA PEREZ COLLADO (1915- 2014 ) ; EMILIENNE MORIN (1901-1991), EMMA GOLDMAN (1870-1940) ; KATI HORNA (1912-2000); (ETTA FEDERN ( 1883-1951 , MIKA ECHTBEHERE (1902-1992). IL KJK ( MOVIMENTO DELLE DONNE CURDE)

                                                                   

CONCHA  ( o CONXA) PEREZ COLLADO (1915- 2014 )  Figlia di un militante anarcosindacalista,, frequentò assiduamente gruppi anarchici, già da quando aveva 14 anni , e partecipò attivamente alle attività del Ateneo Libertario Faro, dove imparò a conoscere i classici del pensiero anarchico.  (cfr. brano)
Brano da commentare: " C' era l' Ateneo Faros, l' Ateneo di Sants, l' Ateneo di La Torras, l' Ateneo del Clot. Era qualcosa di meraviglioso, eh, quello che accadde.... spuntavano atenei come funghi, ovunque nascevano atenei. Dunque, l'  Ateneo Faros aveva diverse sezioni: una di queste era dedicata alla cultura generale, e mi servì anche ad imparare qualcosa, poi ce n'era una dove si realizzavano letture di libri , letture commentate. Leggevamo i libri di Kropotkin, di Malatesta, ma anche di qualche socialista, leggevamo dei pezzi e poi li commentavamo dicendo quel che pensavamo di quell'idea o di quell'altra, di quello che ci sembrava meglio e, insomma, ognuno diceva la sua. Era una cosa davveromeravigliosa e ci riunivamo una volta alla settimana. Poi c'era una compagnia teatrale e anch' io vi facevo parte, anche se non recitavo mai, perché questa cosa di salire sul palco a me non è mai piaciuta. C'erano ragazze molto brave, perché in quegli atenei libertari c'era un gruppetto di donne, prima ancora di Mujeres Libres. Ciò che fecero quelle di Mujeres Libres fu tutto molto bello, ma prima ancora lo facevano già le donne negli ateneio. Non inventarono niente, fu una prosecuzione. E poi c' era la sezione dedicata all'escursionismo, perché ogni settimana facevamo una scampagnata. Per noi, anchele escursioni erano una specie di scuola, perché ovunque andavamo ci informavamo e studiavamo o facevamo delle cose. L' Ateneo fu una vera scuola per me, lì imparai quasi tutto quel poco che so e, dal punto di vista socialer, imparai moltissime cose." ( testimonianza di Concha Perez , Barcellona 2008)
Bibliografia: Eulalia Vega, Pioniere e rivoluzionarie. Donne anarchiche in Spagna (1931-1975), Zero in condotta, 2017 p. 76
  
 Nel mentre  Concha Perez lavorò come operaia nelle arti grafiche e si iscrisse nel Sindacato delle arti grafiche della CNT, dove la maggior parte degli iscritti erano uomini, riuscendo ben presto a distinguersi  e ad entrare a far parte del Consiglio dei delegati sindacale. (cfr. brano) 
Brano da commentare: " Non ho mai avuto  problemi o complessi di inferiorità, prima di tutto perché gli uomini mi hanno sempre portato rispetto. Ho persino provato a coinvolgere qualche ragazza, ma ci rimanevano quattro giorni. Poi se ne andavano pensando di non centrare niente lì dentro. Invece qualcuna che avevo portato all' Ateneo Faros rimase. Ma il sindacato era molto duro, era una lotta continua .... è molto difficile per le persone che non hannop la minima idea di cosa significhi far parte di un sindacato. I sindacati erano qualcosa di rivoluzionario, affrontavamo di petto i conflitti. L' Ateneo era invece una cosa più culturale. Tuttavia devo dire che imparai più cose all'ateneo che al sindacato" ( testimonianza  di Conxa Perez, Barcellona  ottobre 2008)
Bibliografia: Eulalia Vega, Pioniere e rivoluzionarie. Donne anarchiche in Spagna (1931-1975), Zero in condotta, 2017 p. 66

 Insieme ad altri compagni e compagne, fu la cofondatrice, nel quartiere Les Cortes,  dell’ Ateneo Agrupacin Humanidad, di un gruppo anarchico  denominato "Inquietudo"  . Collaborò anche con i fratelli Carrasquer per la realizzazione di una  scuola razionalista, che fu poi chiamata " Elisee Reclus" (cfr. brano)
Brano da commentare: " Ebbi la fortuna di conoscere i fratelli Carrasquer. E uno di loro, che è cieco [Felix] aveva in mente di fondare una scuola. E questa cosa mi affascinò più che fare la rivoluziuone, perché mi sembrava più fattibile. E così pensai di parlarne con tutti i compagni di Les Corts, quei ragazzi con cui facevamo le escursioni, perché pensavo che magari avrebbero appoggiato l'idea. Andammo da loro e tutto andò a meraviglia, la cosa piacqiue molto, così ci mettemmo d'accordo, formammo un comitato e trovammo un locale in calle Vallespir. [...] Era un locale in stato di abbandono, buttammo giù alcuni muri e ci mettemmo tutti quanti a lavorare con passione e una volontà ... in fondo non era mica come lavorare sotto il sole per niente! Una volta conclusi i lavori, cercammo di dargli una sistemata, tinteggiammo il tutto e poi cominciarono le lezioni. Andò tutto molto bene e la scuola funzionò stupendamente [...] Tutti i giorni [ gli alunni] potevano uscire e fare lezione all'aria aperta [...] I ragazzi dicevano che non avevano mai visto una scuola come quella e anche i genitori erano felicissimi. E ognuno pagava quel che poteva ..." ( testimonianza  di Conxa Perez, Barcellona  ottobre 2008)
Bibliografia: Eulalia Vega, Pioniere e rivoluzionarie. Donne anarchiche in Spagna (1931-1975), Zero in condotta, 2017 pp. 85-86
 Nel  1933/ 34 , durante un tentativo insurrezionale, fu trovata con una pistola, nascosta tra gli abiti e fu messa in prigione. Nel 1936 prima del golpe dei militari all’interno della CNT/FAI già circolava la voce di una possibile insurrezione di destra e quando questa scoppiò gli anarchici di Barcellona reagirono  immediatamente erigendo barricate nei quartieri proletari,  (cfr. post  RIVOLUZIONE SOCIALE: SPAGNA ‘36) .  Concha Perez, dopo avere contribuito alla difesa del suo quartiere, Las Cortes, partecipò, poi,  al vittorioso assalto delle caserme di Pedralbes e del carcere Modelo  (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Un giorno ci arrivò la notizia che a Pedralbes c’erano state delle sparatorie per la strada. Prendemmo un camion che avevamo, lo coprimmo di materassi e con le quattro armi che avevamo, e la piccola pistola che portai con me, andammo ad assaltare la caserma. Figurati! Quando arrivammo lì ci rendemmo conto che erano già accorsi i compagni di Sants. Riempimmo il camion di armi, facemmo due viaggi, e le distribuimmo per tutto il quartiere […] Liberammo poi i prigionieri del carcere [ Modelo] ( in Martha  Ackelsberg in  Mujeres Libres.....)
Martha  Ackelsberg, Mujeres libres, L’attualità delle donne anarchiche nella rivoluzione spagnola, zero in condotta, 2005,  p. 138.  Cfr.  anche  Eulalia Vega, Pioniere e rivoluzionarie. Donne anarchiche in Spagna (1931-1975), Zero in condotta, 2017 pp. 108 - 110
Partecipò , poi, alla espropriazione , sempre nel suo quartiere, di un convento, dove in un convento, dopo avere cacciato le monache,  istituirono una mensa  popolare. Quando iniziò la guerra, partì insieme al suo compagno , Ramon Robles con la colonna  "Hilario Zamora" della CNT/FAI per combattere sul fronte d’ Aragona  e il primo scontro con il nemico avvenne nel tentativo di espugnare  Belchite, dove a causa della mancanza di  sufficienti armi e munizioni, morirono numerosi miliziani . (cfr. brano)
Brano da commentare:  Concha :“ All’epoca avevo un compagno e, quando iniziò la guerra, ce ne andammo insieme al fronte.  Isabella : Ed era possibile anche per una  donna combattere dietro una trincea? . Concha : Io ci andai con un gruppo di donne, ma la maggior parte di loro preparava da mangiare, lavava i vestiti, si occupava dei malati. Io non andai  lì per aiutare nessuno ; ci andai per lottare come miliziana.  Isabella :  E imparasti a sparare?  Concha: Certo che sì. Attaccavamo di notte e durante il giorno rimanevamo a vigilare su una montagna . […] Isabella: E come funzionava l’organizzazione della milizia?  Conche: Ci autogestionavamo in tutto. Isabella: E c’erano anche delle altre ragazze? Concha: Sì, qualcuna sì, c’era, ma non tutte sparavano. Isabella : Mentre tu lottavi come miliziana a tutti gli effetti. Concha: Si, io e altre eravamo lì come miliziane. Isabella: E come si organizzava la vita quotidiana? La roba da  mangiare, i vestiti, le azioni militari ?  Concha: Andavamo nei paesini, rimanevamo con la gente, e con loro ci organizzavamo in tutto.  Isabella: E in quanti eravate ?  Concha: Ci muovevamo in gruppi di dieci, dodici, però , fra tutte le colonne organizzate eravamo un centinaio. Vigilavamo affinché il nemico non ci prendesse di sorpresa, e aspettavamo l’ordine di attaccare. Però ci mancavano armi e munizioni e avevamo il terrore di iniziare un attacco e rimanere senza rifornimenti. …” (  Concha Perez , intervistata da Isabella Lorusso, a Barcellona nel 2010)
Bibliografia: Isabella Lorusso, Donne contro. Interviste a dieci donne anarchiche, marxiste e femministe incontrate tra la Catalogna, la Francia e l'Italia dal marzo 1997 al febbraio 2013,  CSA editrice, 2013 p. 76 .  Cfr.  anche  Eulalia Vega, Pioniere e rivoluzionarie. Donne anarchiche in Spagna (1931-1975), Zero in condotta, 2017 pp. 127-128

Tornata per un certo periodo a Barcellona Concha Perez  fu coinvolta  nelle tragiche giornate del maggio 1937  . (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Si  sparava da tutte le parti, i telefoni non funzionavano ed eravamo disorientati perché non sapevamo quello che succedeva . Così mandarono me ed un’altra compagna al Comitato Regionale che era in via Layetana e mentre ci andavo un italiano ci disse : “ Vi ci porto io con la mia macchina. La sua macchina sembrava un carro armato, però solo da fuori perché da dentro di carro armato non aveva nulla. Quando arrivammo a via Layetana ci spararono da tutte le parti. L’italiano fu ferito alla testa e andò in ospedale, e io ebbi varie ferite a una gamba, qualche scheggia riuscimmo a tirarla fuori, qualcun’altra rimase”. (  Concha Perez , intervistata da Isabella Lorusso, a Barcellona nel 2010) 
Bibliografia: Isabella Lorusso, Donne contro,  CSA editrice, 2013 p. 82 .   Cfr.  anche  Eulalia Vega, Pioniere e rivoluzionarie. Donne anarchiche in Spagna (1931-1975), Zero in condotta, 2017 pp. 177

A me sembra , ma è solo una supposizione, che quell’italiano possa essere stato ENRICO ZAMBONINI che effettivamente in quelle giornate fu ferito gravemente al volto  dagli stalinisti . (cfr. infra  post VOLONTARI ITALIANI IN SPAGNA). 
Finita la guerra Concha Perez riparò in Francia dove  rimase per un anno al campo di Argelèrs e poi si stabilì,  vicino a  Marsiglia, in un castello  espropriato del consolato Messicano per i rifugiati spanoli. Ebbe un figlio da un suo compagno medico socialista,  Isidoro Alonso,  che morì in Germania durante una missione clandestina contro i nazisti.   Tornata, nel 1942,  con il figlio a Barcellona,   Concha ritrovò un suo vecchio compagno dei tempi dell’  Ateneo Faro, MAURICIO PALAU e convisse con lui per  oltre trent’anniIn Spagna , sino alla morte di Franco, Concha Perez  riprese contatto con il movimento libertario clandestino. (cfr. brano)
 Brano da commentare:  " ... partecipai alla vita clandestina dell'organizzazione e più di una volta fui sul punto di finire nei guai. La verità è che furono anni molto, molto,  duri. La repressione sopprimeva un Comité di qui e un Comité di là e a quei tempi erano ancora molte le fucilazioni " ( testimonianza  di Conxa Perez, Barcellona  ottobre 2008)
Bibliografia: Eulalia Vega, Pioniere e rivoluzionarie. Donne anarchiche in Spagna (1931-1975), Zero in condotta, 2017 . Cfr. anche su Concha Perez  il bel libro di  Sara Berenguer, Femmes d' Espagne en lutte. Le courage anonyme au quotidien de la guerre civil  à l'exile, Atelier de Creation Libertaire , 2011 , pp. 81-95
 Concha morì nel 2014 a 98 anni                                      
                  
 
EMILIENNE  ( detta MIMMI) MORIN ( 1901-1991) Figlia di un anarco-sindacalista francese  frequentò già da giovanissima  gli ambienti rivoluzionari, dove si distinse per il suo impegno e capacità . Nel 1927 conobbe  a Parigi Buenaventura  Durruti ,    ( cfr. post BUENAVENTURA DURRUTI. LOS SOLIDARIOS)  e , quando questi venne espulso dalla Francia, lo seguì  in Belgio , dove  Emilienne strinse , tra l’altro, una profonda e duratura amicizia con LOLA ITURBE ( 1902-1990),  la quale dà di Emilienne la seguente  descrizione . (cfr. brano).  
Brano da commentare: “ Emilienne era allora una giovane donna  molto piacevole, dalla carnagione chiara e dagli occhi blu, con i capelli tagliati alla garçonne.  Il suo carattere energico, le sue convinzioni ideologiche e le sue capacità oratorie si ma nifestavano nei dibattiti (controverses) pubblici – specie con i comunisti, che si svolgevano nella Casa del Popolo a Bruxelles” ( Lola Iturbe,  La mujer en la lucha social,  1974)
Bibliografia :  in  Reneé Bianco- Rolph Dupuy, Emilienne Morin in Maitron, Les anarchistes, Dictionnaire biographique du mouvement libertaire francophone, Editions de l’atelier , p. 598

Tra le convinzioni ideologiche di Emilienne , accennate da Lola Iturbe ,certamente dovevano  essere incluse le tematiche connesse  all’emancipazione femminile  e alla sessualità, già da tempo, diffuse,  in Francia e  che, poi,  furono  , particolarmente,  divulgate in Spagna ,durante la rivoluzione sociale, dal gruppo delle “mujeres libres, di cui  Lola Iturbe, usando, sovente, lo pseudonimo di Kyralina (cfr.post  :MUJERES LIBRES 1) fu uno dei membri più attivi. Interessanti sono le considerazioni  di Emilienne Morin, già dal suo arrivo, dopo la caduta della dittatura di Primo de Rivera nel 1931 in Spagna, sui maschi spagnoli ( cfr. brani)

Brani da commentare: 1) … “ Il movimento anarchico-sindacalista in Francia lo conoscevo, ma in Spagna era tutta un’altra cosa. C’era una differenza come fra il giorno e la notte. Anche la mentalità dei compagni spagnoli … mi scusi il termine ma mi sembravano veramente un po’ troppo semplici, un po’ elementari. Un’ altra cosa che mi sconcertò: le donne non sostenevano il minimo ruolo. Naturalmente , durante le manifestazioni, durante i comizi, si vedevano anche delle donne. Mai, però, per accompagnare i loro uomini. Gli uomini si incontravano al caffè.  Restavano seduti ore davanti ad una tazza di caffè. Ubriaconi non erano, questo non lo si può negare. Si arrivava a un punto tale che un giorno domandai a Buenaventura : “ Ma che succede ai tuoi compagni, sono tutti scapoli ?”  Ma non c’era niente da fare. Lei mi capisce. Il posto della donna è in casa, e basta così.” ( Emilienne Morin, Intervista 1971);  2)Sì, gli anarchici hanno parlato sempre volentieri di amore libero. Ma in fin dei conti erano spagnoli, e quando gli spagnoli parlano di una cosa del genere, è strano. Non quadra per niente con il loro temperamento. Era una faccenda che trovavano solo nei libri. Gli spagnoli non avevano il minimo interesse per la liberazione della donna. Neanche un po’. Li conosco di dentro e di fuori, e le dico: dei pregiudizi che li disturbavano si sono liberati presto, ma  di quelli che gli andavano bene, si sono presi la massima cura. La donna sta bene in cucina! E a  questa saggezza tenevano molto. Un vecchio compagno mi disse una volta : “ Le vostre teorie vanno tutte benissimo, ma l’anarchia è una cosa e la famiglia è un’altra, così è e così sarà” A dire la verità, con Buenaventura ho avuto fortuna. Non era sottosviluppato come gli altri. Ma dopo tutto sapeva pure con chi aveva a che fare “ (  Emilienne Morin .Intervista 29 maggio 1971) pp. 93-94
 Bibliografia: in Hans Magnus Enzesberger, La breve estate dell’anarchia. Vita e morte di Buenaventura Durruti, Feltrinelli,  1973,  (primo brano )  p. 82 e  (secondo brano) pp. 93-94
 Tra  Buenaventura Durruti e Emilienne Morin nacque un rispetto reciproco e una  solida sintonia di sentimenti e di intenti , grazie alle quali , tra l’altro,  Emilienne riuscì a superare  la drammatica situazione economica ed  esistenziale dei suoi anni vissuti in Spagna. (cfr. brano)
Brano da commentare:  “ La vita quotidiana per me in Spagna era durissima, molto pesante. Non potevo praticare il mio mestiere, parlavo appena lo spagnolo. Poi lavorai come donna delle pulizie; finché con l’aiuto dei sindacati , trovai un posto di mascherina in un cinema. Per quell’epoca era un lusso vero e proprio. E poi i traslochi. Continuavamo a traslocare, cinque o sei volte solo a Barcellona. Spesso, inoltre, Buenaventura era in prigione; non potevo pagare l’affitto e dovevo andare a stare da amici. In una parola, tutta la miseria delle donne i cui uomini sono rivoluzionari di professione ….”  ( Emilienne Morin, Intervista 1971 )
 Bibliografia: in Hans Magnus Enzesberger, La breve estate dell’anarchia. Vita e morte di Buenaventura Durruti, Feltrinelli,  1973,  p. 93

 Ci è noto, sulla base di alcune testimonianze,  che, Durruti, quando non era in prigione e, impossibilitato di lavorare data l’ostilità dei padroni,  si rese sempre  disponibile, ad alleviare,  per quanto possibile, nella quotidianeità , le pesanti incombenze  di Emilienne Morin nel suo ruolo, dopo la nascita di Colette nel 1931,  di madre e di lavoratrice. (cfr.  post:  BUENAVENTURA DURRUTI. LOS SOLIDARIOS). Su un punto, tuttavia, la sintonia della coppia Durruti/Morin non si realizzò:  Buenaventura evitò sempre di coinvolgere Emilienne nella sua attività cospiratoria e ciò, come si può dedurre da quanto essa stessa riferì anni più tardi, fu  vissuto da lei con una amarezza mescolata alla comprensione che ciò era dovuto all’ amore del suo compagno per lei  . (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Del suo lavoro, in casa, parlava pochissimo. C’era una quantità di cose che sapevano tutti, tranne me. Per esempio, prima del luglio 1936, le esercitazioni militari, l’addestramento alle armi.  Glielo dico io, il putsch di Franco lo previdero perfettamente, presero le disposizioni necessarie. Avevano un campo di tiro nei dintorni. Solo io non ne sapevo niente. Per me era un gran segreto, ma i vicini ne erano tutti informati. La moglie è sempre l’ultima a sapere. Sempre questo stare zitti, questi segreti. Sì, magari, si può anche trovarlo romantico, se si vuole. “ ( Emilienne Morin, Intervista 1971)
Bibliografia: in Hans Magnus Enzesberger, La breve estate dell’anarchia. Vita e morte di Buenaventura Durruti, Feltrinelli,  1973,  p. 105

Da questo punto di vista, mi sembra che, dopo la vittoria proletaria a Barcellona, sui militari ribelli abbia rappresentato per Emilienne l' occasione per chiarire cosa ella intendesse " essere una compagna e non una moglie",  l' avere affidato la sua bambina alla sua amica , Teresa  Margalef, e raggiunto Durruti,   senza averlo preavvertito,   sul fronte di Aragona per combattere al suo fianco e assumere nella Colonna importanti ruoli organizzativi e culturali. ( cfr. brano)
Brano da commentare: “ Fu in questa località ( Bujaralos), oggi ben nota, che ritrovai il mio compagno, dopo due settimane di lontananza.  Passata la prima emozione, organizzammo  immediatamente il Quartiere Generale della Colonna. In una casa tetra e umida, cominciammo a metterci al lavoro e, senza materiale, organizzammo la prima amministrazione della Colonna di mille uomini che stava rapidamente crescendo. Fu da  quel piccolo paese, triste e austero, che partì l’approvigionamento della nostra Colonna, del tutto inadeguato all’inizio, ma che  a poco a poco fu in grado di rispondere alle enormi necessità di diverse migliaia di uomini. ( Emilienne Morin, Ricordi dal fronte )  
Quando Durruti, su pressioni della CNT andò a combattere per difendere, con una parte della sua Colonna, Madrid, Emilienne tornò a Barcellona per accudire la figlia e iniziò per lei un periodo di  attesa e trepidazione per la sorte del suo uomo, esposto  quotidianamente a  tanti pericoli.  Il 18 novembre del 1936, un giorno prima della sua morte, Durruti  , secondo quanto riferisce Abel Paz , fu eccezionalmente sgarbato con Emilienne Morin. In un momento particolarmente drammatico della difesa di Madrid, quando tra i suoi uomini numerosi erano i morti e i rinforzi richiesti non arrivavano, giunse una telefonata, involontariamente inopportuna,  di Emilienne .  ( cfr. brano)
Brano da commentare_ “ … Durruti annunciò a Mora  che sarebbe andato al Ministero della Guerra per cercare di trovare uomini per il cambio. Ma nel momento di uscire dalla stanza. Nel momento di uscire dalla stanza,  Mora gli disse di avere al telefono Emilienne, che lo chiamava da Barcellona. Durruti tentennò un istante, poi finì per prendere nervosamente la cornetta: “ Che c ‘ è , chiese  (Durruti) fin troppo seccamente sapendo che dall’altra parte c’ era una persona cara che da un momento all’altro si aspettava di venire a sapere della morte dell’assente. “ Sì, sto bene. Scusa. Ho fretta … Finora! “ E riappese. “  La faccia di Mora esprimeva profonda sorpresa, e non sfuggì a Durruti, che gli disse con un tono indefinibile “: Che vuoi” La guerra rende l’uomo uno sciacallo” ( Abel Paz, Durruti, op. cit. vol. “ pp.  203-204)
 Bibliografia, Abel Paz,  Durruti e la rivoluzione spagnola, volume  2, Biblioteca Franco Serrantini, La Fiaccola, Zero in condotta , 2000, pp. 203-204 
Fu, purtroppo, probabilmente questa l’ultima volta che Buenaventura ed Emilienne si parlarono . (cfr. brano)
Brano da commentare:  “ Ancora quando partì per Madrid, lo portai all’aereoporto. Fu l’ultima volta che lo vidi. Gli telefonavo ogni  giorno a Madrid; una sera mi dissero che  non c’era. Poi seppi che era morto . ( Emilienne Morin, Intervista 1971)
 Bibliografia: in Hans Magnus Enzesberger, La breve estate dell’anarchia. Vita e morte di Buenaventura Durruti, Feltrinelli,  1973,  p. 272
Dopo la morte di Durruti,  Emilienne tornò con Colette in Francia, dove collaborò attivamente  con Louis Lecoin ( cfr. post a suo nome) nella SIA ( Solidarité Internationale Antifasciste ) e pubblicò i suoi ricordi dal fronte .  Dopo la guerra  continuò ad avere stretti  rapporti  con militanti anarchici francesi e spagnoli, sino alla sua morte, avvenuta a  90 anni di età,

 

EMMA GOLDMAN IN SPAGNA
      Il 2 luglio 1936 alcuni anarchici spagnoli, qualche mese dopo la vittoria elettorale del Fronte  Popolare,  domandarono , per lettera,  ad Emma Goldman se fosse possibile, in talune particolari circostanze deviare dai principi fondamentali dell’anarchismo  come il partecipare alle  elezioni e il dare vita ad un governo provvisorio. La Goldman  rispose, citando più volte  il pensiero di Errico Malatesta,  che  tali trasgressioni ai principi e in particolare al corretto rapporto che doveva intercorrere tra mezzi e fini  avrebbero condotto inevitabilmente  a nefaste conseguenze politiche e sociali, proprio come era avvenuto in Russia dopo la rivoluzione d’ottobre. (cfr. brano) .
 Brano da commentare“…. Non è l’abuso del potere ciò che corrompe. E’ il potere in sé . Questo continua ad affermarlo l’anarchia fin dalle sue origini. La realtà russa non lo dimostra? Adesso appare chiaro fino a che punto la trappola del Potere transitorio è arrivata. Ha schiavizzato le masse. Ha rinviato le vere finalità della rivoluzione. Ha trasformato il transitorio in definitivo. Il “mezzo” è stato elevato alla categoria di “fine”. E con esso giustificano gli attuali padroni di Russia, come i loro seguaci,  tutti i crimini che stanno commettendo.  E’ lo stesso che accadrebbe agli anarchici spagnoli che aspirano all’esercizio transitorio del Potere. Non solo non accelererebbero il cammino verso la realizzazione dell’Anarchia, ma cadrebbero nella fanghiglia della corruzione. Non esiste un motivo, (nemmeno uno!) per credere che gli anarchici al Potere non soccomberebbero sotto il peso delle stesse influenze corruttrici degli altri.   ….” (  Intervista ad Emma Goldman, 1 maggio 1936, pubblicata su ”Más Lejos  luglio 1936 )
Bibliografia: in Claudio Venza, La Spagna libertaria nella vita di Emma in  A Rivista anarchica n. 391 Estate 2014,     pp. 157-158  
 Alcuni giorni dopo, come è noto, avvenne il golpe militare franchista  e fu proprio l’azione diretta delle masse popolari organizzate dai sindacati, di fronte all’inerzia assoluta del governo repubblicano, a far  fallire nella maggior parte delle città spagnole quella ribellione ( cfr post:  RIVOLUZIONE SOCIALE. SPAGNA 1936)) . Nel settembre del 1936, approfittando dell’invito a Barcellona da parte di Augustin Soucy in nome della CNT/FAI ,  Emma Goldman giunse in Spagna e rimase felicemente  colpita dell’entusiasmo rivoluzionario che vi regnava e in particolare dalle notevoli conquiste fatte  in così breve tempo  dai comitati rivoluzionari operai e contadini e  dalle  numerose collettivizzazioni e socializzazioni realizzate  nelle città e nelle campagne. Ben presto , tuttavia, come è noto,   i vertici della CNT e della FAI giunsero ad accettare  compromessi, sempre maggiori,  con le istituzioni statali, che nel frattempo avevano ripreso un notevole vigore, anche grazie all’invasiva influenza politica  sugli avvenimenti bellici della Russia stalinista.  L’ingresso di quattro ministri anarchici nel governo Caballero fu  considerato dalla Goldman con grande preoccupazione e  come l’  inizio di un processo involutivo che avrebbe sempre più rafforzato le componenti più autoritarie e stataliste del  Fronte popolare. Tale  processo  raggiunse il suo punto più alto e drammatico con le giornate di Barcellona del maggio 1937° a cui seguirono settimane e mesi di durissime persecuzioni contro gli anarchici e i poumisti da parte del governo sempre più  sottomesso alle direttive di Mosca. .  Duro fu il commento della Goldman  nei confronti delle prepotenze e dei  crimini del partito comunista spagnolo , sempre più determinante all'interno del governo del Fronte Popolare..  ( cfr. brano) . 
Brano da commentare" So solo che devo gridare contro questa banda assassina diretta da Mosca che non sta solo cercando di spremere fino all’ultima goccia di vita della rivoluzione e della CNT/  FAI,  ma che ha deliberatamente sabotato, e continua a farlo, il fronte antifascista. Non conosco un esempio migliore di tradimento. Giuda tradì solo Cristo, i comunisti hanno tradito un popolo intero" ( Emma Goldman a Ethel Mannin 18 11, 1937)
Bibliografia:  in Martha Ackelsberg, Mujeres Libres, Zero in Condotta, 2005 p. 264 
 Tuttavia  quando nel dicembre 1937 la Goldman partecipò  al Congresso dell’Associazione Internazionale dei Lavoratori (AIT) a Parigi voluto dalla CNT  per porre definitivamente fine al dissenso nei suoi confronti di non pochi anarco-sindacalisti stranieri, tra cui lo stesso segretario dell’AIT, PIERRE BESNARD ( cfr. infra post: MINISTRI ANARCHICI) , essa, pur condividendo molte delle ragioni evocate dai dissidenti,  giustificò complessivamente  l’operato della CNT in nome  del suo prestigioso  passato rivoluzionario e del seguito che ancora  godeva  da parte delle masse popolari,  che gli stalinisti,  erano ben lontani dall' eguagliare,  nonostante l’uso sistematico per il raggiungimento dei loro fini egemonici delle calunnie e della forza contro chi dissentiva da loro  (cfr. brano)
Brano da commentare: “ .. La vita impone strane situazioni a tutti noi. Per quarant’otto anni sono stata considerata un’estremista tra i nostri ranghi. Una persona che rifiutò di compromettere le nostre idee o tattiche per qualsiasi scopo – una che sempre insistette che lo scopo e i metodi anarchici devono accordarsi, o il fine non sarebbe mai raggiunto. Ma qui sto cercando di spiegare l’azione dei nostri compagni spagnoli agli oppositori (libertari) europei e la critica di questi ultimi ai compagni della CNT/FAI. In altre parole, dopo una vita in una posizione estrema di sinistra, mi trovo al centro, per così dire. [….]  I movimenti anarco-sindacalista e anarchico spagnoli fino a pochissimo tempo fa hanno costituito la più evidente realizzazione di tutti i nostri sogni e di tutte le nostre aspirazioni. Non posso perciò incolpare chi tra i nostri compagni  vede nei compromessi degli anarchici spagnoli un rovesciamento di tutto ciò che loro stessi hanno sostenuto per quasi settanta anni. […] Conosco questi compagni da anni. Sono tra i miei più cari amici. So che è la loro integrità rivoluzionaria che li rende così critici e nessun altro motivo. Se i nostri compagni spagnoli potessero solo capire ciò sarebbero meno indignati o non considererebbero i loro critici come nemici. Inoltre, temo che anche i critici siano in errore. Non sono meno dogmatici dei compagni spagnoli. Condannano senza riserve ogni passo compiuto in Spagna. Nella loro  posizione faziosa hanno tralasciato l’elemento della motivazione, elemento riconosciuto nel nostro tempo perfino dai tribunali capitalisti. Ma è un fatto che uno non possa mai giudicare l’azione umana a meno che non abbia scoperto il movente che sta dietro l’azione. […] Con il più fervente desiderio di aiutare la  rivoluzione in  Spagna, i nostri compagni al di fuori di questo [ paese] non erano né numericamente né materialmente forti per invertire la corrente. Quindi trovandosi completamente contro un muro di pietra, la CNT/FAI fu obbligata a scendere dalle sue tradizionali ed elevate vette per compromettersi a destra e a sinistra: partecipazione al governo, qualsiasi tipo di offerte a Stalin, tolleranza sovrumana verso i suoi seguaci che stavano complottando e cospirando apertamente contro la Rivoluzione spagnola […] I compagni critici non sono del tutto in torto quando dicono che non sembra valere la pena sacrificare un ideale nella lotta contro il fascismo se ciò significa solamente fare spazio al comunismo sovietico. Sono completamente d'accordo con questa visione - cioé che non c'è differenza tra di loro. La mia consolazione è che, con tutti i loro intensi sforzi criminali, il comunismo sovietico non ha messo radici in Spagna. So di che cosa parlo. Nella mia recente visita in Spagna ho avuto sufficienti opportunità di convincermi che i comunisti hanno fallito totalmente nel conquistare la simpatia delle masse; esattamente il contrario. Non sono mai stati così odiati dai lavoratori e dai contadini come adesso. [...] La cosa più sorprendente è come i comunisti riescono a tiraneggiare su tutti; ma è una delle molte contraddizioni della situazione in Spagna. [...] Cari compagni, non è una questione di  giustificazione di tutto ciò che la CNT/FAI ha fatto. E’ soltanto un cercare di capire le forze che la condussero e la conducano avanti. Se trionfare o essere sconfitti dipenderà da quanto possiamo svegliare il proletariato internazionale per venire in sostegno della lotta in Spagna; e se noi non possiamo creare unità tra noi stessi, non vedo come possiamo chiamare in aiuto i lavoratori del mondo per unirsi nello sforzo di sconfiggere il fascismo e salvare la rivoluzione spagnola. […] Compagni, la CNT/FAI è in una casa incendiata; le fiamme stanno divampando attraverso ogni crepa, stanno avvicinandosi sempre più per bruciare i nostri compagni. In questo momento cruciale, e con poche persone, che stanno cercando di aiutare a salvare la nostra gente dalle fiamme distruttive, sembra un venire meno alla solidarietà gettare l’acido delle vostre critiche sui loro visi in fiamme. Per quanto mi riguarda, non posso unirmi a voi in questo. …… (estratti dell’  intervento di   Emma Goldman al  Congresso dell’AIT a Parigi dicembre 1937)
Bibliografia: in Claudio Venza, La Spagna libertaria nella vita di Emma in  A Rivista anarchica n. 391 Estate 2014,     pp. 158 - 159-160- 162

Il medesimo atteggiamento ottimistico , nonostante i tragici eventi del maggio 1937 e la  distruzione  delle comunità collettivizzate ad opera della  V Columna stalinista guidata da  Líster, traspare anche nella prefazione di Emma Goldman  all’ antologia postuma  di Camillo Berneri, Pensieri e battaglie  (1938) . (cfr. brano)
Brano da commentare: …” Alla luce degli avvenimenti  successivi al maggio, la distruzione di alcune delle realizzazioni più costruttive della CNT-FAI, la repressione politica contro i veri rivoluzionari, Camillo Berneri si era mostrato straordinariamente profetico, chiaroveggente , direi. Anche se io non ero d’accordo con lui su ciò che scriveva riguardo al declino della rivoluzione spagnola, ero perfettamente consapevole che essa aveva ricevuto  un colpo dall’ allineamento delle forze antifasciste con i loro alleati russi. In verità, essa  avrebbe potuto essere messa a morte dai satrapi di Stalin, come era stata distrutta la rivoluzione russa, se non fosse stato per la forza morale inflessibile della CNT-FAI  e il fatto che i partigiani di Mosca erano stati troppo lontano. Essi avevano i conti senza i loro ospiti, essi avevano  sottovalutato ( négligé ) il popolo spagnolo e le sue idee libertarie radicate nella natura stessa del suo essere. Se  Camillo Berneri fosse vissuto avrebbe visto come me, durante il mio secondo soggiorno in Spagna, che la rivoluzione era ancora ben vivente e che le realizzazioni costruttive continuavano e si moltiplicavano malgrado tutti gli ostacoli . Al di sopra di tutto, vi era no le qualità indistruttibili del popolo spagnolo e la sua determinazione a battersi fino alla fine. …” ( prefazione di Emma Goldman a  Camillo Berneri, Pensieri e battaglie , Parigi, 1938 )
Bibliografia : Non avendo né letto né consultato l’antologia di Camillo Berneri, Pensieri e battaglie, a cura del Comitato Camillo Berneri, pubblicato a Parigi nel 1938 conosco la prefazione , in francese, di Emma Goldman soltanto attraverso Internet/Googlie : https://racinesetbranches.wordpress.com/...a/camillo-berneri/  (traduzione italiana mia)
 

                                                                                           
  
Il ruolo svolto dalla Goldman di mediatrice tra gli anarchici spagnoli e quelli di altri paesi non esaurì, comunque, la sua attività durante la rivoluzione sociale. Già nell' aprile del 1936 il gruppo rivoluzionario delle "Mujeres Libres" le scrisse una lettera in cui chiedeva il suo impegno e la sua collaborazione a favore di una autentica emancipazione della donna spagnola . (cfr. brano)

Brano da commentare: “ Cara  compagna, in diverse anarchiche spagnole stiamo mettendo in pratica un’idea interessante: la pubblicazione di una rivista mensile, intitolata “ MUJERES LIBRES con il fine di avvicinare la donna, interessandola con temi e situazioni che fino ad ora, non ha pensato o non ha fatto senza un proprio orientamento. Proviamo a risvegliare la coscienza femminile verso le idee libertarie, che la maggior parte delle donne spagnole – più arretrate socialmente e culturalmente- non conosce affatto. Chiediamo la tua collaborazione….” (  Mujeres Libres, aprile 1936)
Bibliografia: in Pamela Galassi, La donna più pericolosa d’America. Il femminismo anarchico nella vita e nel pensiero di Emma Goldman. La fiaccola 2014 p. 65
 Emma Goldman si dedicò  , immediatamente, a questo compito, forte della sua eccezionale esperienza in questo campo, e su questo tema, tra l'altro, scrisse un importante  articolo sul numero 6 del giornale delle "Mujeres Libres" (cfr.  brano) . 
Brano da commentare:  "… Senza alcun dubbio , le donne di molti paesi hanno fatto la vera  rivoluzione per conquistare i loro diritti sociali, politici ed etici. Li hanno raggiunti dopo molti anni di lotta e numerose sconfitte, ma hanno conseguito la vittoria. Disgraziatamente, non si può affermare lo stesso per le donne di tutti i paesi. In Spagna, ad esempio, la donna viene considerata molto inferiore all'uomo; come mero oggetto di piacere e allevatrice di bambini, e non mi sorprenderei se solamente i borghesi la pensassero così, ma è incredibile comprovare che lo stesso concetto antidiluviano si annida tra gli operai, tra i nostri compagni. In nessun paese del mondo la classe operaia si identifica con il Comunismo Libertario come si identifica quella spagnola. Il grande trionfo della Rivoluzione che iniziò nelle giornate di luglio dimostra l’alto valore rivoluzionario dell’operaio spagnolo. Si potrebbe supporre che nel suo appassionato amore per la Libertà esso include la libertà per la donna. Ma ben lontani da ciò, la maggioranza degli uomini  spagnoli sembrano non comprendere il senso della vera emancipazione, oppure preferiscono che le loro donne continuino ad ignorarlo. Il fatto  è che molti uomini sono convinti che la donna preferisca continuare a vivere nella sua condizione di inferiorità. Si soleva dire che il negro era incantato di essere proprietà del padrone della piantaggione. Ma quello che è certo è che non può esistere una vera emancipazione, mentre sussiste il predominio di un individuo sull’altro, di una classe su un’altra. E molto meno  credibilità avrà l’emancipazione della razza umana, quando un sesso domina l’altro “ (Emma Goldman in “Mujeres Libres” 21°  settimana della rivoluzione)
Bibliografia:    in Mary Nash, Donne Libere, La Fiaccola, 1991, pp. 86-87 

Nel 1938, infine,  Emma Goldman,  tornata per la terza ed ultima volta, in Spagna, provò, senza, purtroppo, riuscirci, a far sì che la CNT  aiutasse  efficacemente l'  organizzazione  delle “Mujeres Libres” e che   al tempo stesso assicurasse a loro la piena autonomia (cfr.  brano)
Brano da commentare: "Mujeres libres non riceve nessun tipo di aiuto, mentre le comuniste non solo ricevono aiuti, ma stanno ricuotendo denaro anche dall'estero dalle donne delle fabbriche ...  Mujeres libres si trova sempre in secondo piano ... Devi sapere che ormai sono anni che lotto per l'emancipazione della donna ed  è naturale che mi interessi al movimento di  "Mujeres Libres", e sono molto sorpresa che la nostra organizzazione della CNT e della FAI e perfino le JJLL abbiano fatto così poco per loro e dimostrino così poco interesse. Non credi, caro compagno, che è anche negli interessi della CNT e della FAI aiutare "Mujeres Libres" facendo tutto il possibile?" ( Emma Golman a Mariano Vasquez, dirigente della CNT, 7-10- 1938). 
Bibliografia:   in Martha Ackelsberg, Mujeres Libres. L'attualità della lotta delle donne anarchiche nella rivoluzione spagnola, Zero in Condotta, 2005 p. 264 
 
KATI HORNA

 KATI HORNA DEUTSCH (1912-2000) :  Nacque in una famiglia aristocratica ungherese e da ragazza divenne grande amica di André (Banti) Friedmann, noto poi come ROBERT CAPA. Entrambi erano attratti dalla fotografia. Allieva dei famosi fotografi ungheresi JOZSEPH PECSI  e  LAZLO MOHOLY –NAGY  nel 1932 Kati  si trasferì a Parigi ed entrò in stretto contatto con gli ambienti surrealisti. Durante la rivoluzione sociale   spagnola lavorò come fotografa attenta a cogliere gli aspetti più quotidiani e drammatici della vita della popolazione  per le riviste anarchiche : “Umbral” , di cui era anche redattrice, “Mujeres Libres”, “Tierra y Libertad” e altre . (cfr. brano)

Brano da commentare: “ Nel 1937, la CNT_FAI la incarica di realizzare un album di fotografie per informare il mondo sullo sviluppo della rivoluzione spagnola in armi contro il fascismo, iniziata nel 1936. […] Kati viaggia per la Spagna e si reca sui fronti di guerra e nelle città bombardate dall’aviazione italiana e tedesca, come Barcellona,  Madrid o Lleida. Le sue fotografie delle rovine sono una denuncia della violenza fascista contro la popolazione civile. […] Donne e bambini sono i protagonisti dei suoi scatti. Kati cattura le loro emozioni, dalla speranza all’allegria fino al dolore e alla sofferenza. Il suo è uno sguardo al femminile della guerra, lontano dalla violenza dei combattimenti. Quando si trova al fronte immortala la vita quotidiana nelle trincee: miliziani che mangiano, leggono i giornali, scrivono lettere, si lavano e si rasano, ecc. Kati è interessata a mostrare la loro umanità piuttosto che le immagini sensazionali dei miliziani nelle trincee. Scatta anche fotografie di personalità che viaggiano nella Spagna per conoscere e sostenere la rivoluzione, come Emma Godman in diverse occasioni. …” ( Eulalia Vega, Il lato umano della rivoluzione ….)

Bibliografia: Eulalia Vega, il lato umano della rivoluzione, in A rivista  anarchica n. 439 dicembre 2019-gennaio 2020 pp. 117-119-120

Manifesto di una  mostra delle fotografie di Kati Horna sulla guerra di Spagna, a cui ho affiancato come al solito una mia figurina di creta.

Nel 1939 si sposò con lo scultore e pittore JOSE’ HORTA e si trasferirono in Messico, dove strinse un duraturo e fecondo sodalizio con  LEONORA CARRINGTON (1917- 2011) e REMEDIOS VARO (1908-1963) (cfr. infra  VOLONTARI FRANCESI IN SPAGNA 2). Dal 1958 al 1963 insegnò nella “Universitad Iberoamericana” e nel 1983 diresse un atelier di fotografia nell’Accademia de San Carlos”. Morì  nel 2000 a Città del Mexico. Bisogna infine notare che  essa non si considerò mai un’ “artista”  né tantomeno una “ surrealista”, ma sempre e soltanto come  un’ “operaia della fotografia”.  E’ per questo motivo  che ho fatto indossare alla sua figurina una “ salopette”.   Numerose sono state le esposizioni delle sue foto sulla "guerra civile di spagna. In una di esse la locandina è quella che ho riprodotto qui sotto insieme a una mia figurina di  donna anziana ispirata  a quella della foto. Recentemente sono stati ritrovati numerosi negativi di foto scattate da Kati Horna, Ritenuti irrimediabilmente persi, tra cui la “foto storica”dei funerali di Berneri e Barbieri (cfr. post CAMILLO BERNERI ESILIO E RIVOLUZIONE SPAGNOLA…). Recentemente sono stati ritrovati numerosi negativi di foto scattate da Kati Horna, ritenute irrimediabilmente perse, tra cui la  "foto storica " dei funerali di Berneri e Barbieri . (cfr. post CAMILLO BERNERI, ESILIO E RIVOLUZIONE SPAGNOLA...).

                                                       

                                                                       
Tra le straniere,  aderenti alle “Mujeres Libres" vi fu, anche,    ETTA FEDERN ( 1883-1951 ), amica di Emma Goldman, di Molly Steimer, di  Milly Witkop e di  suo marito Rudolph Rocher, che, essendo stata più volte minacciata di morte per la sua militanza nell’ Unione sindacale femminile tedesca (Faud), aveva dovuto lasciare la Germania nel 1932 e si  stabilì a Barcellona dove entrò subito  in contatto con la  CNT e  nel 1936 con le  Mujeres Libres. Nel 1937 fondò in Catalogna  4 scuole laiche, ispirandosi alla Escuela Moderna di Ferrer. Nel 1938 lasciò la Spagna per la Francia e dal 1940, assieme ai suoi figli,  Hans e Michel, partecipò attivamente  alla resistenza contro il nazi-fascismo.  
Brano da commentare: “ In Spagna , padri e figli sono uniti nella lotta contro lo spirito schiavista del fascismo clericale e militare, che fino ad oggi ha poggiato il suo potere sul timore dei bambini e dei grandi. Padri e figli sono uniti per creare una società libera. Tuttavia non sono ben sicura che i genitori si siano resi perfettamente conto della necessità essenziale ed ineludibile di impegnarsi da oggi stesso per una nuova educazione, senza paure, in piena libertà. Per cominciare devono sopprimere il “coco” il lupo cattivo, questi esseri enigmatici e fittizi creati per intimidire stupidamente i bambini. Devono smettere di ricorrere ad ogni genere di minaccia, dal “Dio ti castigherà” (si usa ancora nonostante le chiese siano state bruciate) Dal “Vedrai, quando viene tuo padre” al  “Lo dirò al Maestro,” ecc. Insomma si trasformano in esseri terrificanti coloro che dovrebbero rappresentare per il bambino gli amici più intimi. Tra genitori e figli, come nella vita esterna, deve regnare la convinzione, l’autodeterminazione piuttosto che il castigo e il timore. La vera democrazia a cui aspiriamo nel sociale, dobbiamo prima praticarla  nella vita familiare. Un figlio abituato a convincere e a lasciarsi convincere non pretenderà di imporsi e comandare sugli altri. […] Genitori, per la Rivoluzione e per lo spirito libertario, eliminate la paura, il castigo e la minaccia dalle vostre case, dalle vostre famiglie, dall’educazione dei  vostri figli. Fate di  loro   degli uomini coraggiosi, uomini senza paura, uomini liberi” ( da Etta Federn  in Mujeres Libres n. 10)
Bibliografia: in Mary Nash, Mujeres libres. Donne libere. La fiaccola, 1991, p. 125
  Altro suo scritto importante pubblicato su "Mujeres Libres" affrontava il tema della maternità. (cfr. brano) 

Brano da commentare: “ Non tutte le donne che hanno partorito e che sopportano le vicissitudini della maternità possono per questo solo fatto definirsi madri. […]  Il piacere sessuale con quale la natura ha addolcito la concezione e la procreazione del nuovo essere, molte volte non è neppure godibile dalle femmine umane. […] La donna pienamente madre rappresenta un tipo psicologico, di cui, per disgrazia, esistono tuttora ben pochi casi. Le donne sono ancora dedicate all’unica idea di attrarre, di abbindolare il maschio umano. Sposarsi, avere una casa propria, uscire da quella paterna, liberarsi dalla tutela dei genitori, per entrare in quella del marito, sembra rappresentare ancora la massima aspirazione di gran parte delle donne. E’ infinitesimale il numero di donne che con piena coscienza e volontà, indifferenti al giudizio della società e dell’ambiente, vogliono seguire il destino della maternità senza chiedere uno sposo, una proprietà sicura, una casa e la protezione che tutto ciò sottintende […] Questo piccolo numero di madri autentiche non conosce sacrificio per i suoi figli, si offre e si abbandona completamente a loro, dato che ciò che per altre è sacrificio per esse significa realizzazione, vedere esaudito il desiderio più intimo del loro essere. Queste donne e madri coscienti sanno educare i propri figli, perché nutrono per loro la massima comprensione che dà l’affetto e l’amore materno. Sanno educare i loro figli, giacché sono stati concepiti coscientemente e volontariamente; dunque sono abituate a tenere conto delle proprie azioni, dei propri sentimenti, dei propri difetti. […] Sono buone educatrici, perché sono buone amiche dei bambini che educano. [ …] Essere madre è una vocazione,  una realizzazione della vita femminile; significa la responsabilità della maternità, che esige implacabilmente una scelta responsabile , una condizione cosciente. Solamente le donne con istinto materno diventano mamme, per il bene dei loro figli […] (Etta Federn, Mujeres Libres n. 12 )
Bibliografia: Pier Francesco ZarconeMujeres Libres . volume 1. Comunismo anarchico al femminile nella Spagna rivoluzionaria,  in Quaderni di  Alternativa Libertaria,  pp. 69-70
                                                           MIKA LA CAPITANA                                                                            
 MICAELA FELDMAN MILSTEIN  più nota col nome di MIKA ECHTBEHERE o anche “LA CAPITANA (1902-1992) ,  che comandò, durante la rivoluzione spagnola, una colonna spagnola.  Divenuta, ai tempi dell’università a Buenos Aires, la compagna  di Hipolito Echtebéhère “leader” del gruppo nato intorno alla rivista “Insurrexit  condivise  con lui tutta una serie di esperienze rivoluzionarie in Sudamerica e in Europa  sino a raggiungere la Spagna nel 1936. Hypolite, con sempre al fianco  Mika, divenne il comandante, assai amato dai suoi uomini,  di una colonna  del POUM  (Partito Obrero de Unificacion marxista) , formatasi a Madrid  già nei primi giorni della rivoluzione spagnola. Alla morte di  Hypolite in combattimento i suoi miliziani elessero all’unanimità, come  loro “capitana”, Mika, che conservò, poiu, per i suoi meriti, questo grado anche dopo la miliutarizzazione delle milizie. E fu proprio svolgendo tale ruolo,che lei si rese conto, che nonostante la grande stima, di cui godeva sia dai suoi superiori, tra cui Cipriano Mera, che dagli uomini al suo comando, era costretta per superare i radicati pregiudizi relativi al suo sesso a mostrarsi  sempre super resistente e priva di emozioni anche nelle  situazioni più dolorose connesse alla  guerra, come per esempio assistere al ritorno dei combattenti nella trincea  dopo un fallito assalto finito  con un grande spargimento di sangue. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ … La voce di Cipriano Mera mi giunse da molto lontano perché io non sono qui, sono nella trincea, guardando passare le barelle, aspettando di vedere arrivare Clavelin. Le lacrime bagnano le mie guancie, scendendo  sino al mio collo. Lasciandole a testa bassa scorrere, senza asciugarle, penso che nessuno le veda , ma Cipriano le nota: “ Andiamo, piccola, cessa di piangere: valorosa come sei, tu piangi! Già, sicuro,  tu sei una donna , dopo tutto.”  La frase mi sferza come una furiosa frustata che mi fa serrare i pugni e mi brucia  il  viso. Io alzo la testa , cercando di calmarmi, cercando una risposta  schiacciante, ma giungo solamente a dire : “ E’ vero, donna, dopotutto, e tu, con il tuo anarchismo, uomo, dopo tutto,  marcio (pourri) di pregiudizi come qualsiasi altro maschio.”  E me ne vado , ruminando la mia collera, che mi distrae un po’ dalla mia  pena , ma la pena torna a serrarmi il cuore davanti agli uomini della quarta compagnia, che mi accolgono in silenzio, senza manifestare interesse per la risposta che gli reco, storditi come dei naufraghi che hanno  rischiato ( failli) di morire ….. " ( Mika Etchébère, La mia guerra di Spagna…) Mika Etchebéhère,  Bibliografia Mika Etchébère:Ma guerre d’Espagne à moi  Babel  1998,  p, 388. (traduzione italiana mia). Purtroppo non dispongo della traduzione italiana del libro di Mika,  Bompiani 1976.
 
Al culmine della persecuzione contro il POUM,  Mika Etchébehère, fu arrestata dagli stalinisti in attesa di essere fucilata.  La salvò proprio l’anarchico Cipriano Mera, che quando  seppe del suo arresto si recò immediatamente alla Direcion general de Seguridad, dove essa  era detenuta e ordinò perentoriamente al direttore Manuel Munoz di liberarla. (cfr. brano)
Brano da commentare: Cipriano Mera: ..."E' vero che avete in prigione Mica Etchébehère, argentina di origine francese, mi sembra, capitana del nostro esercito? - Manuel Munoz: Certo , Mera; ricordo bene il suo nome, poiché è straniera. - Cipriano Mera: Bene ; le dirò che mi sono allontanato dalla mia Divisione, con l'autorizzazione del comandante del IV  Corpo d' Armata, per sollecitarle la liberazione di questa antifascista. Posso garantirle che è persona di assoluta fiducia e me ne faccio responsabile. - Manuel Munoz: Non le posso tacere che è stata portata qui in quanto "desafecta" alla  repubblica. -  Cipriano Mera: Non lo è, signor Munoz. Posso affermare che i suoi accusatori non potranno dire una cosa simile alla mia presenza, poiché è completamente falsa. Quella persona è di un antifascismo provato [...] Ciò che senz'altro sarà successo  stavolta, è che agenti del Partito Comunista avranno voluto disfarsi di questa donna in quanto aderente al POUM. Rispondo io, lo ripeto, di questa persona, antifascista al massimo grado, che ha abbandonato il suo paese insieme al suo compagno per venire a difendere la nostra causa. - Manuel Munoz: Dopo le notizie che mi ha dato, Mera, se ne può andare tranquillo, poiché l'assicuro, sotto la mia responsabilità, che a quella donna non capiterà nulla e che entro breve tempo sarà rimessa in libertà ...." ( Cipriano Mera, Rivoluzione armata ...)
Bibliografia: Cipriano Mera, Rivoluzione armata in Spagna. Memorie di un anarco-sindacalista, La Fiaccola, 1978 pp.225-226-227. Nota: Su Internet (you tube) si può trovare il resoconto della liberazione di Mika  Etchebéhère dalla prigione stalinista raccontato dalla stessa Mika , parecchi anni dopo, nel documentario Vivir de pie . Las guerras de Cipriano Mera di Valenti Figueres.

  Lasciata la Spagna   "Mika" si recò prima in Argentina e poi in Francia. Partecipò alle lotte  studentesche ed operaie del maggio 68 a Parigi e negli anni ‘ 70 scrisse un suo libro di memorie, “ La mia guerra di Spagna” , dove, tra l'altro raccontò  quanto avvenne nelle giornate del luglio 1936 , a Madrid, di cui insieme al  suo compagno fu testimone diretta e partecipe.  (cfr. brano)
Brano da commentare :  “ Madrid luglio 1936 [..] Alla notizia della sollevazione militare in Marocco, alle Canarie, a Siviglia, il governo sembra stupito, mentre il popolo accoglie i fatti senza sorpresa e quasi con un senso di sollievo perché finalmente l’ombra si dirada. Tutta Madrid si precipita per le strade alla ricerca di un fucile. Notte del 18 luglio. Titoli enormi sulle prime pagine delle edizioni speciali. [….] Uomini e donne sono affluiti alla Puerta del Sol da tutti i quartieri, si sono fermati davanti al Ministero degli Interni, sorpresi, e hanno ascoltato il messaggio, ripetuto mille volte, che parla di ordine, di calma e di lealtà […] Agli angoli delle strade le Guardie d’Assalto, in tuta da lavoro e con le carabine in mano, fermano le macchine e le perquisiscono. Si è saputo che parecchi reazionari sono già partiti portandosi via armi e denaro per raggiungere i rivoltosi. Si instraura una legalità nuova, in cui la tessera del sindacato o di un partito di sinistra prende il posto della carta d’identità. […] Percorriamo distanze interminabili alla ricerca di qualche arma e il tempo registra sprazzi di felicità quando la mano si chiude su un revolver. […] Gli uomini hanno dimenticato le sfumature che li separano e ora avanzano cantando tutti insieme mescolando i diversi inni “ E’ la lotta finale …. Alle barricate, alle barricate.., Venite anarchici”. Il 19 luglio  è un giorno denso, raccolto, perché la gente sa con più chiarezza quel che succede in certe caserme di Madrid e nessuno ascolta più i discorsi ufficiali e la milizia è appena nata e i lavoratori formano pattuglie per le strade.  Sono a Madrid da 5 giorni appena. Hippo, mio marito, è arrivato due mesi prima di me.  Nelle lettere che mi spediva a Parigi, mi descriveva il clima sempre più teso creato dai molti scioperi e dalle mosse della destra in seguito alla vittoria del Fronte Popolare …” ( da “ La mia guerra di Spagna” di Mika Etchebéhère) ;  
Bibliografia:  in Mika Etchebéhère, Ma guerre d’Espagne à moi  Babel  1998,  pp. 14 ss. Per la traduzione italiana mi sono aiutato anche con i frammenti tratti da Mika Etchébèhere , La mia guerra di Spagna, Bompiani 1976 trovati su  Internet : http:// la tradizione lbertaria. Overblog. It/article-memoria-spagna 1936
E, a questo proposito, mi sembra importante sottolineare che la liberazione di Mica Etchebéhère  fu possibile  anche grazie al mantenimento di divisioni aderenti alla Confederacion  Nacional de Trabajo ,  (cfr. post su CIPRIANO MERA)  i cui comandanti  anarchici ( e mi limito a citare, oltre a Cipriano Mera,  i colonnelli GREGORIO JOVER, RICARDO SANZ, MIGUEL GARCIA VIVANCOS) ( cfr. post :  BONAVENTURA  DURRUTI E LOS SOLIDARIOS) intervennero sempre attivamente  a  favore  dei loro compagni caduti  nelle mani dei cekisti spagnoli. (cfr. brano) 
Brano da commentare :    Come è noto, i fatti accaduti giorni prima in Catalogna, in particolare a Barcellona, servirono ai loro promotori, gli  adepti di Stalin, ad attuare nella zona repubblicana una furiosa persecuzione contro i lavoratori  rivoluzionari , accusandoli senza distinzione di essere provocatori trotzkisti. Mica fu una delle loro vittime e forse lo saremmo stati tutti noi se non avessimo reagito immediatamente e con energia, noi militanti confederali più in vista” (Cipriano Mera,  Rivoluzione armata in Spagna …..)

Bibliografia: Cipriano Mera, Rivoluzione armata in Spagna. Memorie di un anarco-sindacalista, La Fiaccola, 1978, p. 226 nota 24                                                                     
Sul giornale delle “Mujeres Libres” apparve, nel numero 10, una  foto, di Mika Etchébehère, accanto a un breve articolo sulla settantesima brigata . Inoltre la stessa “ “MIKA”  scrisse due articoli: Altavoz  de la 14 division  in Mujeres Libres n.11 ( 1937 ) e Claro oscuro de trincheras in Mujeres Libres n. 13 ( 1938).  Si racconta, inoltre, che durante una licenza , Mika Etchébehère si recò alla sede di Mujeres Libres di Madrid per chiedere di poterne fare parte. (cfr. brano)  
Brano da commentare:“ Amada de No ricordava che, stando nell’ufficio della Sede di Barcellona, arrivò un “soldato molto simpatico” e domandò se fosse quello l’ufficio di “mujeres libres” Quando gli rispose di sì, il soldato disse che ne voleva far parte. All’inizio Amada  pensò che si trattasse di uno scherzo o di qualcuno che la volesse stuzzicare. Poi invece si rese conto che non si trattava di un uomo, ma di una donna, Mika Etchebéhère , una delle poche donne che occupavano un posto di comando nell’esercito repubblicano "             
Bibliografia:   in Martha Ackelsberg, Mujeres Libres. L'attualità della lotta delle donne anarchiche nella rivoluzione spagnola, Zero in Condotta, 2005 p. 224 
                                                                    

   All'interno  del movimento anarchico, attualmente è generalmente  sottolineata una relazione esistente tra le rivoluzionarie curde e le Mujeres libres  Su anarkismo.net ( http://www.anarkismo.net/article/27970) vi sono, all’inizio dell’articolo,  due foto , l’una accanto all’altra,  di due miliziane : una curda  dei giorni nostri e una spagnola durante la rivoluzione sociale del 1936. Nella didascalia sottostante  a queste due immagini è scritto :  Le donne combattenti curde e le mujeres libres spagnole  hanno molti punti di coincidenza sia per le forme organizzative che per gli obiettivi strategici da perseguire “. Il riferimento esplicito alle “mujeres libres” mi spinge a precisare che l’immagine della spagnola non è quella di una “mujer libre”  bensì della  militante  comunista del PSUC , Marina  Ginestà , di cui si è già parlato altrove.( cfr. post LOS MILICIANOS) . Per quanto riguarda le “mujeres libres” vorrei  far notare che   esse pur disponendo a Madrid  di un campo di tiro e a Barcellona  di  una sezione  di sport di guerra per esercitarsi ai fini di una autodifesa, , non furono mai , per quel che ne so, presenti al fronte  con delle proprie colonne o brigate (femminili) , ma solo a titolo individuale.   E’, comunque, universalmente riconosciuto l’ apporto fondamentale delle donne nel contribuire spontaneamente o sotto le direttive della CNT/FAI, anche con atti eroici, alla vittoria sul golpe dei militari ribelli nelle giornate del luglio 1936, combattendo dietro le barricate, nei vicoli, sui tetti, ecc.  (cfr.post  RIVOLUZIONE SOCIALE: SPAGNA ’36). Tra le molte “mujeres libres” , che si erano distinte in quelle giornate mi limito a citare CONCHA PEREZ , ROSARIO SANCHEZ, CASILDA MENDEZ, PEPITA VASQUEZ NUNEZ, nota , poi, come la Capitana de  Somosierra, che desiderose di partecipare attivamente alla lotta contro i franchisti, coadiuvati da fascisti e nazisti, si unirono, immediatamente , alle milizie della  CNT/FAI e della FIJL, che partivano per il fronte, dimostrando, più volte,  la loro capacità di resistenza e il loro valore e ottenendo dai compagni che combattevono fianco a fianco con loro rispetto e fraterna solidarietà.  Bisogna però dire che, nonostante quanto generalmente oggi si pensa,  le donne al fronte, proprio perché rappresentavano, sotto molti aspetti, , la rottura  contro tradizionali pregiudizi e stereotipi sull'inferiorità delle donne, non  suscitarono, nell'opinione pubblica spagnola di allora,  inclusi alcuni ambienti anarchici, una  generale  stima e considerazione.  ( cfr. brano)
Brano da commentare: “ Secondo Mary Nash: " Iniziò subito un movimento di discredito verso la figura della miliziana, e l’atteggiamento iniziale di entusiasmo popolare assunse poi un tono più critico, a volte anche derisorio che, sorprendentemente, non venne mai contestato apertamente dalle organizzazioni femminili " [ ad eccezione, aggiungo io, proprio di Mujeres Libres].  In alcuni ambienti , e sulla maggior parte della stampa, le miliziane vennero accusate di essere andate al fronte con l'unico proposito di prostituirsi e di avere messo in gioco la salute ed il morale degli uomini ...“ ( Martha Ackesberg, Mujeres Libres ..)
Bibliografia:   in Martha Ackelsberg, Mujeres Libres. L'attualità della lotta delle donne anarchiche nella rivoluzione spagnola, Zero in Condotta, 2005 p. 141 

Un atteggiamento tanto più difficile da comprendere , oggi, in cui donne armate sono ormai presenti in quasi tutti gli eserciti del mondo e le loro immagini non suscitano più quelle accese discussioni pro o controcome avveniva  negli anni trenta, anche all'interno del movimento rivoluzionario.  (cfr.  infra post VOLONTARI FRANCESI IN SPAGNA 2 )

SAKINE KANZIS
  La reciprocità di intenti tra  le donne curdi militanti nel KJK (Movimento delle donne curde) e le mujeres libres spagnole, attive durante la rivoluzione sociale  spagnola  (1936 -1939) è stata anche  esplicitamente menzionata, tra l’altro, , durante il convegno svolto a Roma,  l’ 11 ottobre 2014  nell'intervento dell’attivista della resistenza curda,  Havin Güneşer ,  una delle responsabili , tra l’altro, della Iniziativa per la libertà di Abdullah Ӧcalan. (cfr. brano) 
Brano da commentare: “ … Il caos si è concentrato sul Medio  Oriente e al suo interno su Kobanê , in Kurdistan. La lotta in quel luogo ha un doppio significato ; per i curdi e per la lotta generale per la libertà in tutto il mondo e per le donne. Abbiamo bisogno di guardare oltre le nuvole. Questo costituisce anche un’opportunità per le forze democratiche di emergere da questo caos come grandi vincitrici. Qualsiasi cosa sia stata costruita dalla mano umana può essere distrutta dalla mano  umana. La schiavitù delle donne non è ne una legge della natura,né un destino. Vorrei ricordare le tre donne rivoluzionarie che sono state assassinate a Parigi ,( nota mia:  SAKINE CANSIZ, FIDAN DOĞAN , LEILA ŞALEMEZ ) ,  vorrei inoltre ricordare le coraggiose giovani donne che mentre stiamo parlando, stanno combattendo per fermare il dilagare del fascismo. Sono le Mujeres Libres del 1937 in Spagna. Ascoltatele ; stanno cantando una bellissima canzone di libertà. E fate in modo che le loro voci vengano ascoltate”  (Havin Güneşer , Femminicidio: la guerra senza fine del sistema patriarcale,  ottobre 2014) 
Bibliografia: in Donne curde in Iraq,Siria, Europa. Praticare la libertà contro la guerra senza fine del sistema patriarcale. Atti del convegno del 11 ottobre 2014, Roma. Edizioni Punto Rosso , 2014, p. 36
 
In conclusione ricordo brevemente alcuni obiettivi e forme organizzative delle mujeres libresche esprimevano perfettamente la loro intrinseca essenza di “organizzazione autonoma, libertaria,  proletaria e femminista ( a questo ultimo termine, esse preferivano quello di "femminile" ;  “. (cfr. brano)
Brano da commentare: “  L’organizzazione Mujeres libres” si propone:  1) Emancipare la donna dalla triplice schiavitù alla quale generalmente è s tata e continua ad essere sottomessa: schiavitù perché tenuta nell’ignoranza, schiavitù in quanto donna e schiavitù come forza lavoro. 2) Fare della nostra organizzazione una forza femminile cosciente e responsabile, che realizzi l’avanguardia della  Rivoluzione. 3) Giungere ad  un’autentica collaborazione tra compagni e compagne: convivere, collaborare senza escludersi, sommare energie nello sforzo comune.  Per il conseguimento di tutti questi obiettivi l’ Organizzazione crea scuole, istituti, biblioteche, organizza conferenze, riunioni, lezioni ecc. Insomma, tutto quanto sia volto a svegliare interesse nelle donne per le questioni sociali ed ansia per un rinnovamento dei costumi ed un miglioramento della società civile . […] Organizzare un Comitato.  Hai già riunito dieci compagne? Allora puoi organizzare un Comitato. Bene, tu sai che un Comitato è il gruppo di compagne che si incarica di ordinare, non di comandare ma di mettere in ordine le attività del gruppo, stabilire relazioni con altri organismi, studiare i mezzi di propaganda e molte altre cose che possano sorgere con il passare dei giorni. […] Ed ecco, finalmente,  un comitato composto dalle seguenti sezioni: amministrativa, quattro compagne;assistenza sociale, una; assistenza ai combattenti, una ; sezione lavoro, una; cultura, una; propaganda, una.  [….] e siccome abbiamo teorizzato che il gruppo fosse composto da dieci, non lasceremo l’ultima senza occupazione. Potremmo aggregarla alla sezione propaganda, che sicuramente ci darà molto lavoro. Dunque  ecco definite tutte le attività del comitato. Le cose si discuteranno insieme, dopo, ogni compagna s’occuperà della gestione, che compete alla propria sezione. […]  in breve tempo dovrete ampliare il  Comitato, non vi basterà una compagna per sezione, ne saranno necessarie due, tre, o più ancora. ….” ( Pubblicazione di  Mujeres Libres  s.d. s.l. )
Bibliografia: in Mary Nash, Mujeres Libres . Donne Libere,  Spagna 1936-1939,  La  Fiaccola, 1991, p. 57, p. 60, p. 63, p. 64. Cfr. anchePier Francesco Zarcone, Mujeres libres volume I. Comunismo anarchico al femminile nella Spagna rivoluzionaria,  I quaderni di  Alternativa Libertaria, p. 78, ove la definizione di “anarco-comunismo al femminile” e assunta in netta contrapposizione  con la qualifica di “femminista” attribuita sia da Mary Nash che di Martha Acklesberg, al movimento delle mujeres libres del 1936 .

Per quanto riguarda, invece,  le finalità e le forme organizzative  delle donne curde, organizzate nel PAJK ( Partito della libertà delle donne in Kurdistan) cfr. post (1) MOVIMENTI ANARCHICI E LIBERTARI CONTEMPORANEI: ISRAELE,  PALESTINA, CHIAPAS, KURDISTAN )




 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
 
 

                                                              






                                                                                          

 










 

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