CONCHA ( o CONXA) PEREZ COLLADO
(1915- 2014 ) Figlia di un militante anarcosindacalista,, frequentò
assiduamente gruppi anarchici, già da quando aveva 14
anni , e partecipò attivamente alle attività del Ateneo Libertario Faro, dove
imparò a conoscere i classici del pensiero anarchico. (cfr. brano)
Brano da commentare: " C' era l' Ateneo Faros, l' Ateneo di Sants, l' Ateneo di La Torras, l' Ateneo del Clot. Era qualcosa di meraviglioso, eh, quello che accadde.... spuntavano atenei come funghi, ovunque nascevano atenei. Dunque, l' Ateneo Faros aveva diverse sezioni: una di queste era dedicata alla cultura generale, e mi servì anche ad imparare qualcosa, poi ce n'era una dove si realizzavano letture di libri , letture commentate. Leggevamo i libri di Kropotkin, di Malatesta, ma anche di qualche socialista, leggevamo dei pezzi e poi li commentavamo dicendo quel che pensavamo di quell'idea o di quell'altra, di quello che ci sembrava meglio e, insomma, ognuno diceva la sua. Era una cosa davveromeravigliosa e ci riunivamo una volta alla settimana. Poi c'era una compagnia teatrale e anch' io vi facevo parte, anche se non recitavo mai, perché questa cosa di salire sul palco a me non è mai piaciuta. C'erano ragazze molto brave, perché in quegli atenei libertari c'era un gruppetto di donne, prima ancora di Mujeres Libres. Ciò che fecero quelle di Mujeres Libres fu tutto molto bello, ma prima ancora lo facevano già le donne negli ateneio. Non inventarono niente, fu una prosecuzione. E poi c' era la sezione dedicata all'escursionismo, perché ogni settimana facevamo una scampagnata. Per noi, anchele escursioni erano una specie di scuola, perché ovunque andavamo ci informavamo e studiavamo o facevamo delle cose. L' Ateneo fu una vera scuola per me, lì imparai quasi tutto quel poco che so e, dal punto di vista socialer, imparai moltissime cose." ( testimonianza di Concha Perez , Barcellona 2008)
Bibliografia: Eulalia Vega, Pioniere e
rivoluzionarie. Donne anarchiche in Spagna (1931-1975), Zero in condotta, 2017
p. 76
Nel mentre Concha Perez lavorò come operaia nelle arti grafiche e si iscrisse nel Sindacato delle arti grafiche della CNT, dove la maggior parte degli iscritti erano uomini, riuscendo ben presto a distinguersi e ad entrare a far parte del Consiglio dei delegati sindacale. (cfr. brano)
Brano da commentare: " Non ho mai avuto problemi o complessi di inferiorità, prima di tutto perché gli uomini mi hanno sempre portato rispetto. Ho persino provato a coinvolgere qualche ragazza, ma ci rimanevano quattro giorni. Poi se ne andavano pensando di non centrare niente lì dentro. Invece qualcuna che avevo portato all' Ateneo Faros rimase. Ma il sindacato era molto duro, era una lotta continua .... è molto difficile per le persone che non hannop la minima idea di cosa significhi far parte di un sindacato. I sindacati erano qualcosa di rivoluzionario, affrontavamo di petto i conflitti. L' Ateneo era invece una cosa più culturale. Tuttavia devo dire che imparai più cose all'ateneo che al sindacato" ( testimonianza di Conxa Perez, Barcellona ottobre 2008)
Bibliografia: Eulalia Vega, Pioniere e
rivoluzionarie. Donne anarchiche in Spagna (1931-1975), Zero in condotta, 2017
p. 66
Insieme ad altri compagni e compagne, fu la
cofondatrice, nel quartiere Les Cortes, dell’ Ateneo Agrupaciόn Humanidad, di un gruppo
anarchico denominato "Inquietudo" . Collaborò anche con i fratelli Carrasquer per la realizzazione di una scuola razionalista, che fu poi chiamata " Elisee Reclus" (cfr. brano)
Brano da commentare: " Ebbi la fortuna di conoscere i fratelli Carrasquer. E uno di loro, che è cieco [Felix] aveva in mente di fondare una scuola. E questa cosa mi affascinò più che fare la rivoluziuone, perché mi sembrava più fattibile. E così pensai di parlarne con tutti i compagni di Les Corts, quei ragazzi con cui facevamo le escursioni, perché pensavo che magari avrebbero appoggiato l'idea. Andammo da loro e tutto andò a meraviglia, la cosa piacqiue molto, così ci mettemmo d'accordo, formammo un comitato e trovammo un locale in calle Vallespir. [...] Era un locale in stato di abbandono, buttammo giù alcuni muri e ci mettemmo tutti quanti a lavorare con passione e una volontà ... in fondo non era mica come lavorare sotto il sole per niente! Una volta conclusi i lavori, cercammo di dargli una sistemata, tinteggiammo il tutto e poi cominciarono le lezioni. Andò tutto molto bene e la scuola funzionò stupendamente [...] Tutti i giorni [ gli alunni] potevano uscire e fare lezione all'aria aperta [...] I ragazzi dicevano che non avevano mai visto una scuola come quella e anche i genitori erano felicissimi. E ognuno pagava quel che poteva ..." ( testimonianza di Conxa Perez, Barcellona ottobre 2008)
Bibliografia: Eulalia Vega, Pioniere e
rivoluzionarie. Donne anarchiche in Spagna (1931-1975), Zero in condotta, 2017
pp. 85-86
Nel 1933/ 34 , durante un tentativo
insurrezionale, fu trovata con una pistola, nascosta tra gli abiti e fu messa
in prigione. Nel 1936 prima del golpe dei militari all’interno della CNT/FAI
già circolava la voce di una possibile insurrezione di destra e quando questa
scoppiò gli anarchici di Barcellona reagirono
immediatamente erigendo barricate nei quartieri proletari, (cfr. post
RIVOLUZIONE SOCIALE: SPAGNA ‘36) .
Concha Perez, dopo avere contribuito
alla difesa del suo quartiere, Las Cortes, partecipò, poi, al
vittorioso assalto delle caserme di Pedralbes e del carcere Modelo (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Un giorno ci arrivò
la notizia che a Pedralbes c’erano state delle sparatorie per la strada.
Prendemmo un camion che avevamo, lo coprimmo di materassi e con le quattro armi
che avevamo, e la piccola pistola che portai con me, andammo ad assaltare la
caserma. Figurati! Quando arrivammo lì ci rendemmo conto che erano già accorsi
i compagni di Sants. Riempimmo il camion di armi, facemmo due
viaggi, e le distribuimmo per tutto il quartiere […] Liberammo poi i
prigionieri del carcere [ Modelo] ( in Martha Ackelsberg in Mujeres Libres.....)
Martha Ackelsberg, Mujeres libres, L’attualità delle donne anarchiche nella rivoluzione
spagnola, zero in condotta, 2005, p. 138. Cfr. anche Eulalia Vega, Pioniere e
rivoluzionarie. Donne anarchiche in Spagna (1931-1975), Zero in condotta, 2017
pp. 108 - 110
Partecipò , poi, alla
espropriazione , sempre nel suo quartiere, di un convento, dove in un convento, dopo
avere cacciato le monache, istituirono
una mensa popolare. Quando iniziò la
guerra, partì insieme al suo compagno , Ramon Robles con la colonna "Hilario Zamora" della CNT/FAI per combattere
sul fronte d’ Aragona e il primo scontro
con il nemico avvenne nel tentativo di espugnare Belchite, dove a causa della mancanza di sufficienti armi e munizioni, morirono
numerosi miliziani . (cfr. brano)
Brano da commentare: Concha :“ All’epoca avevo un compagno e, quando
iniziò la guerra, ce ne andammo insieme al fronte. Isabella : Ed era possibile anche per una
donna combattere dietro una trincea? . Concha : Io ci andai con un gruppo di donne, ma
la maggior parte di loro preparava da mangiare, lavava i vestiti, si occupava
dei malati. Io non andai lì per aiutare
nessuno ; ci andai per lottare come miliziana. Isabella : E imparasti a
sparare? Concha: Certo che sì. Attaccavamo di notte e
durante il giorno rimanevamo a vigilare su una montagna . […]
Isabella: E come funzionava
l’organizzazione della milizia? Conche:
Ci autogestionavamo in tutto. Isabella: E c’erano anche delle altre ragazze? Concha: Sì, qualcuna sì, c’era, ma non tutte
sparavano. Isabella :
Mentre tu lottavi come miliziana a tutti gli effetti. Concha: Si, io e altre eravamo lì come miliziane. Isabella: E
come si organizzava la vita quotidiana? La roba da mangiare, i vestiti, le azioni militari
? Concha: Andavamo nei paesini, rimanevamo con la
gente, e con loro ci organizzavamo in tutto. Isabella: E in quanti eravate ? Concha: Ci muovevamo in gruppi di dieci, dodici,
però , fra tutte le colonne organizzate eravamo un centinaio. Vigilavamo
affinché il nemico non ci prendesse di sorpresa, e aspettavamo l’ordine di
attaccare. Però ci mancavano armi e munizioni e avevamo il terrore di iniziare
un attacco e rimanere senza rifornimenti. …” (
Concha Perez ,
intervistata da Isabella Lorusso, a Barcellona nel 2010)
Bibliografia: Isabella Lorusso, Donne contro. Interviste a dieci donne anarchiche, marxiste e femministe incontrate tra la Catalogna, la Francia e l'Italia dal marzo 1997 al febbraio 2013, CSA
editrice, 2013 p. 76 . Cfr. anche Eulalia Vega, Pioniere e
rivoluzionarie. Donne anarchiche in Spagna (1931-1975), Zero in condotta, 2017
pp. 127-128
Tornata per un certo periodo a Barcellona Concha Perez fu coinvolta nelle tragiche giornate del maggio 1937 . (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Si sparava da tutte le parti, i telefoni non
funzionavano ed eravamo disorientati perché non sapevamo quello che succedeva .
Così mandarono me ed un’altra compagna al Comitato Regionale che era in via Layetana e mentre ci andavo un italiano ci disse : “ Vi ci porto io con la
mia macchina. La sua macchina sembrava un carro armato, però solo da fuori
perché da dentro di carro armato non aveva nulla. Quando arrivammo a via Layetana ci spararono da tutte le parti. L’italiano fu ferito alla testa e
andò in ospedale, e io ebbi varie ferite a una gamba, qualche scheggia riuscimmo a tirarla fuori, qualcun’altra rimase”. (
Concha Perez ,
intervistata da Isabella Lorusso, a Barcellona nel 2010)
Bibliografia: Isabella Lorusso, Donne contro, CSA editrice, 2013 p. 82 . Cfr. anche Eulalia Vega, Pioniere e
rivoluzionarie. Donne anarchiche in Spagna (1931-1975), Zero in condotta, 2017
pp. 177
A me
sembra , ma è solo una supposizione, che quell’italiano possa essere stato
ENRICO ZAMBONINI che effettivamente in quelle giornate fu ferito gravemente al
volto dagli stalinisti . (cfr. infra post VOLONTARI ITALIANI IN SPAGNA).
Finita la
guerra Concha Perez riparò in Francia dove rimase per
un anno al campo di Argelèrs e poi si stabilì, vicino a
Marsiglia, in un castello
espropriato del consolato Messicano per i rifugiati spanoli. Ebbe un figlio da un
suo compagno medico socialista, Isidoro
Alonso, che morì in Germania durante una
missione clandestina contro i nazisti. Tornata, nel 1942, con il figlio a Barcellona, Concha ritrovò un suo vecchio compagno dei tempi dell’
Ateneo Faro,
MAURICIO PALAU e
convisse con lui per oltre trent’anni. In Spagna , sino alla morte di Franco, Concha Perez riprese contatto con il movimento libertario clandestino. (cfr. brano)
Brano da commentare: " ... partecipai alla vita clandestina dell'organizzazione e più di una volta fui sul punto di finire nei guai. La verità è che furono anni molto, molto, duri. La repressione sopprimeva un Comité di qui e un Comité di là e a quei tempi erano ancora molte le fucilazioni " ( testimonianza di Conxa Perez, Barcellona ottobre 2008)
Bibliografia: Eulalia Vega, Pioniere e
rivoluzionarie. Donne anarchiche in Spagna (1931-1975), Zero in condotta, 2017 . Cfr. anche su Concha Perez il bel libro di Sara Berenguer, Femmes d' Espagne en lutte. Le courage anonyme au quotidien de la guerre civil à l'exile, Atelier de Creation Libertaire
, 2011 , pp. 81-95
Concha morì nel 2014 a 98 anni.
EMILIENNE ( detta MIMMI) MORIN ( 1901-1991) Figlia di
un anarco-sindacalista francese frequentò già da giovanissima gli ambienti rivoluzionari, dove si distinse
per il suo impegno e capacità . Nel 1927 conobbe a Parigi Buenaventura Durruti , ( cfr. post BUENAVENTURA DURRUTI. LOS
SOLIDARIOS) e , quando questi venne
espulso dalla Francia, lo seguì in
Belgio , dove Emilienne strinse , tra l’altro,
una profonda e duratura amicizia con LOLA ITURBE ( 1902-1990),
la quale dà di Emilienne la seguente descrizione . (cfr. brano).
Brano da commentare: “ Emilienne era allora una giovane donna
molto piacevole, dalla carnagione chiara e dagli occhi blu, con i
capelli tagliati alla garçonne.
Il suo carattere energico, le sue convinzioni ideologiche e le sue
capacità oratorie si ma nifestavano nei dibattiti (controverses) pubblici – specie con i comunisti, che si svolgevano nella Casa
del Popolo a Bruxelles” ( Lola Iturbe, La mujer en la lucha social, 1974) )
Bibliografia :
in Reneé
Bianco- Rolph Dupuy, Emilienne Morin in Maitron, Les anarchistes, Dictionnaire biographique du mouvement libertaire francophone, Editions de l’atelier , p. 598
Tra le convinzioni
ideologiche di Emilienne , accennate da Lola Iturbe ,certamente
dovevano essere incluse le tematiche
connesse all’emancipazione
femminile e alla sessualità, già da
tempo, diffuse, in Francia e che, poi,
furono , particolarmente, divulgate in Spagna ,durante la rivoluzione
sociale, dal gruppo delle “mujeres libres” , di cui Lola Iturbe, usando, sovente, lo pseudonimo di Kyralina (cfr.post :MUJERES LIBRES 1) fu uno dei membri più
attivi. Interessanti sono le considerazioni
di Emilienne Morin, già dal suo arrivo,
dopo la caduta della dittatura di Primo de Rivera nel 1931 in Spagna, sui
maschi spagnoli ( cfr. brani)
Brani da commentare: 1) … “ Il movimento
anarchico-sindacalista in Francia lo conoscevo, ma in Spagna era tutta un’altra
cosa. C’era una differenza come fra il giorno e la notte. Anche la mentalità
dei compagni spagnoli … mi scusi il termine ma mi sembravano veramente un po’ troppo
semplici, un po’ elementari. Un’ altra cosa che mi sconcertò: le donne non
sostenevano il minimo ruolo. Naturalmente , durante le manifestazioni, durante
i comizi, si vedevano anche delle donne. Mai, però, per accompagnare i loro
uomini. Gli uomini si incontravano al caffè.
Restavano seduti ore davanti ad una tazza di caffè. Ubriaconi non erano,
questo non lo si può negare. Si arrivava a un punto tale che un giorno domandai
a Buenaventura : “ Ma che succede ai tuoi compagni, sono tutti scapoli ?” Ma non c’era niente da fare. Lei mi capisce.
Il posto della donna è in casa, e basta così.” ( Emilienne Morin, Intervista 1971); 2) “ Sì, gli anarchici hanno parlato sempre volentieri di amore libero. Ma in
fin dei conti erano spagnoli, e quando gli spagnoli parlano di una cosa del
genere, è strano. Non quadra per niente con il loro temperamento. Era una
faccenda che trovavano solo nei libri. Gli spagnoli non avevano il minimo
interesse per la liberazione della donna. Neanche un po’. Li conosco di dentro
e di fuori, e le dico: dei pregiudizi che li disturbavano si sono liberati
presto, ma di quelli che gli andavano
bene, si sono presi la massima cura. La donna sta bene in cucina! E a questa saggezza tenevano molto. Un vecchio
compagno mi disse una volta : “ Le vostre teorie vanno tutte benissimo, ma
l’anarchia è una cosa e la famiglia è un’altra, così è e così sarà” A dire la
verità, con Buenaventura ho avuto fortuna. Non era sottosviluppato
come gli altri. Ma dopo tutto sapeva pure con chi aveva a che fare “ ( Emilienne Morin .Intervista 29 maggio 1971) pp. 93-94
Bibliografia: in
Hans Magnus Enzesberger, La breve estate dell’anarchia. Vita e morte di Buenaventura Durruti, Feltrinelli, 1973, (primo brano ) p. 82 e (secondo brano) pp. 93-94
Tra Buenaventura Durruti e Emilienne Morin nacque un rispetto
reciproco e una solida sintonia di
sentimenti e di intenti , grazie alle quali , tra l’altro,
Emilienne riuscì a superare la drammatica situazione economica ed esistenziale dei suoi anni vissuti in Spagna.
(cfr. brano)
Brano da
commentare: “ La vita quotidiana per me
in Spagna era durissima, molto pesante. Non potevo praticare il mio mestiere,
parlavo appena lo spagnolo. Poi lavorai come donna delle pulizie; finché con
l’aiuto dei sindacati , trovai un posto di mascherina in un cinema. Per
quell’epoca era un lusso vero e proprio. E poi i traslochi. Continuavamo a
traslocare, cinque o sei volte solo a Barcellona. Spesso, inoltre, Buenaventura era in prigione; non potevo pagare l’affitto e dovevo andare a
stare da amici. In una parola, tutta la miseria delle donne i cui uomini sono
rivoluzionari di professione ….” ( Emilienne Morin, Intervista 1971 )
Bibliografia: in
Hans Magnus Enzesberger, La breve estate dell’anarchia. Vita e morte di Buenaventura Durruti, Feltrinelli, 1973, p. 93
Ci è noto, sulla base di alcune testimonianze, che, Durruti, quando non era in prigione e, impossibilitato di lavorare data
l’ostilità dei padroni, si rese sempre
disponibile, ad alleviare, per
quanto possibile, nella quotidianeità , le pesanti
incombenze di Emilienne Morin nel suo ruolo, dopo la
nascita di Colette nel 1931, di madre e di lavoratrice. (cfr. post: BUENAVENTURA DURRUTI. LOS SOLIDARIOS). Su un punto, tuttavia, la sintonia della coppia Durruti/Morin non si realizzò: Buenaventura evitò sempre di coinvolgere Emilienne nella sua attività cospiratoria e ciò, come si può dedurre
da quanto essa stessa riferì anni più tardi, fu
vissuto da lei con una amarezza mescolata alla comprensione che ciò era dovuto
all’ amore del suo compagno per lei . (cfr. brano)
Brano da
commentare: “ Del suo lavoro, in casa, parlava pochissimo. C’era una quantità
di cose che sapevano tutti, tranne me. Per esempio, prima del luglio 1936, le
esercitazioni militari, l’addestramento alle armi. Glielo dico io, il putsch di Franco lo
previdero perfettamente, presero le disposizioni necessarie. Avevano un campo
di tiro nei dintorni. Solo io non ne sapevo niente. Per me era un gran segreto,
ma i vicini ne erano tutti informati. La moglie è sempre l’ultima a sapere.
Sempre questo stare zitti, questi segreti. Sì, magari, si può anche trovarlo
romantico, se si vuole. “ ( Emilienne Morin, Intervista 1971)
Bibliografia: in
Hans Magnus Enzesberger, La breve estate dell’anarchia. Vita e morte di Buenaventura Durruti, Feltrinelli, 1973, p. 105
Da questo punto di vista, mi sembra che, dopo la vittoria
proletaria a Barcellona, sui militari ribelli abbia rappresentato per Emilienne l' occasione per chiarire cosa ella intendesse " essere una compagna e non una moglie", l' avere affidato la sua
bambina alla sua amica , Teresa Margalef, e raggiunto Durruti, senza averlo preavvertito, sul fronte di Aragona per combattere al suo fianco e
assumere nella Colonna importanti ruoli organizzativi e
culturali. ( cfr. brano)
Brano da commentare: “ Fu in questa
località ( Bujaralos), oggi ben nota, che ritrovai il mio compagno, dopo due settimane
di lontananza. Passata la prima
emozione, organizzammo immediatamente il
Quartiere Generale della Colonna. In una casa tetra e umida, cominciammo a
metterci al lavoro e, senza materiale, organizzammo la prima amministrazione
della Colonna di mille uomini che stava rapidamente crescendo. Fu da quel piccolo paese, triste e austero, che
partì l’approvigionamento della nostra Colonna, del tutto
inadeguato all’inizio, ma che a poco a
poco fu in grado di rispondere alle enormi necessità di diverse migliaia di
uomini. ( Emilienne Morin, Ricordi dal fronte )
Quando Durruti, su pressioni della CNT andò a
combattere per difendere, con una parte della sua Colonna, Madrid, Emilienne tornò a Barcellona per
accudire la figlia e iniziò per lei un periodo di attesa e trepidazione per la sorte del suo
uomo, esposto quotidianamente a tanti pericoli. Il 18 novembre del 1936, un giorno prima della
sua morte, Durruti , secondo quanto riferisce Abel Paz , fu
eccezionalmente sgarbato con Emilienne Morin. In un momento
particolarmente drammatico della difesa di Madrid, quando tra i suoi uomini
numerosi erano i morti e i rinforzi richiesti non arrivavano, giunse una telefonata,
involontariamente inopportuna, di Emilienne . ( cfr. brano)
Brano
da commentare_ “ … Durruti annunciò a Mora che sarebbe andato al Ministero della Guerra
per cercare di trovare uomini per il cambio. Ma nel momento di uscire dalla stanza. Nel momento di uscire dalla stanza,
Mora gli disse di avere al telefono Emilienne, che lo chiamava da Barcellona. Durruti
tentennò un istante, poi finì per prendere nervosamente la cornetta: “ Che c ‘
è , chiese (Durruti)
fin troppo seccamente sapendo che dall’altra parte c’ era una persona cara che
da un momento all’altro si aspettava di venire a sapere della morte
dell’assente. “ Sì, sto bene. Scusa. Ho fretta … Finora! “ E riappese. “ La faccia di Mora esprimeva profonda
sorpresa, e non sfuggì a Durruti, che gli disse con un tono indefinibile
“: Che vuoi” La guerra rende l’uomo uno sciacallo” ( Abel Paz, Durruti,
op. cit. vol. “ pp.
203-204)
Bibliografia, Abel Paz, Durruti e la
rivoluzione spagnola,
volume 2, Biblioteca Franco Serrantini, La Fiaccola, Zero in
condotta , 2000, pp. 203-204
Fu, purtroppo, probabilmente questa l’ultima volta che Buenaventura ed Emilienne si parlarono . (cfr.
brano)
Brano da commentare: “ Ancora quando partì per Madrid, lo portai
all’aereoporto. Fu l’ultima volta che lo vidi. Gli telefonavo ogni giorno a Madrid; una sera mi dissero che non c’era. Poi seppi che era morto . ( Emilienne Morin, Intervista 1971)
Bibliografia: in
Hans Magnus Enzesberger, La breve estate dell’anarchia. Vita e morte di Buenaventura Durruti, Feltrinelli, 1973, p. 272
Dopo la morte di Durruti, Emilienne tornò con Colette in
Francia, dove collaborò attivamente con
Louis Lecoin ( cfr. post a suo nome)
nella SIA ( Solidarité Internationale Antifasciste ) e
pubblicò i suoi ricordi dal fronte .
Dopo la guerra continuò ad avere
stretti rapporti con militanti anarchici francesi e spagnoli,
sino alla sua morte, avvenuta a 90 anni
di età,
Il 2 luglio 1936 alcuni anarchici spagnoli, qualche mese
dopo la vittoria elettorale del Fronte
Popolare, domandarono , per
lettera, ad Emma Goldman se fosse
possibile, in talune particolari circostanze deviare dai principi fondamentali
dell’anarchismo come il partecipare
alle elezioni e il dare vita ad un governo
provvisorio. La Goldman rispose, citando
più volte il pensiero di Errico
Malatesta, che tali trasgressioni ai principi e in
particolare al corretto rapporto che doveva intercorrere tra mezzi e fini avrebbero condotto inevitabilmente a nefaste conseguenze politiche e sociali,
proprio come era avvenuto in Russia dopo la rivoluzione d’ottobre. (cfr.
brano) .
Brano
da commentare: “…. Non è l’abuso del
potere ciò che corrompe. E’ il potere in sé . Questo continua ad affermarlo
l’anarchia fin dalle sue origini. La realtà russa non lo dimostra? Adesso
appare chiaro fino a che punto la trappola del Potere transitorio è arrivata.
Ha schiavizzato le masse. Ha rinviato le vere finalità della rivoluzione. Ha
trasformato il transitorio in definitivo. Il “mezzo” è stato elevato alla
categoria di “fine”. E con esso giustificano gli attuali padroni di Russia,
come i loro seguaci, tutti i crimini che
stanno commettendo. E’ lo stesso che
accadrebbe agli anarchici spagnoli che aspirano all’esercizio transitorio del
Potere. Non solo non accelererebbero il cammino verso la realizzazione
dell’Anarchia, ma cadrebbero nella fanghiglia della corruzione. Non esiste un
motivo, (nemmeno uno!) per credere che gli anarchici al Potere non
soccomberebbero sotto il peso delle stesse influenze corruttrici degli altri. ….” (
Intervista ad Emma Goldman, 1 maggio 1936, pubblicata su ”Más Lejos” luglio 1936 )
Bibliografia: in Claudio Venza, La
Spagna libertaria nella vita di Emma in A
Rivista anarchica n. 391 Estate 2014, pp. 157-158
Alcuni giorni dopo,
come è noto, avvenne il golpe militare franchista e fu proprio l’azione diretta delle masse
popolari organizzate dai sindacati, di fronte all’inerzia assoluta del governo
repubblicano, a far fallire nella
maggior parte delle città spagnole quella ribellione ( cfr post: RIVOLUZIONE SOCIALE. SPAGNA 1936)) .
Nel settembre del 1936, approfittando dell’invito a Barcellona da parte di Augustin Soucy in
nome della CNT/FAI , Emma Goldman giunse
in Spagna e rimase felicemente colpita
dell’entusiasmo rivoluzionario che vi regnava e in particolare dalle notevoli
conquiste fatte in così breve tempo dai comitati rivoluzionari operai e contadini
e dalle
numerose collettivizzazioni e socializzazioni realizzate nelle città e nelle campagne. Ben presto ,
tuttavia, come è noto, i vertici della
CNT e della FAI giunsero ad accettare
compromessi, sempre maggiori, con
le istituzioni statali, che nel frattempo avevano ripreso un notevole vigore,
anche grazie all’invasiva influenza politica
sugli avvenimenti bellici della Russia stalinista. L’ingresso di quattro ministri anarchici nel
governo Caballero fu considerato dalla Goldman con grande
preoccupazione e come l’ inizio di un processo involutivo che avrebbe
sempre più rafforzato le componenti più autoritarie e stataliste del Fronte popolare. Tale processo
raggiunse il suo punto più alto e drammatico con le giornate di
Barcellona del maggio 1937° a cui seguirono settimane e mesi di durissime
persecuzioni contro gli anarchici e i poumisti da
parte del governo sempre più sottomesso
alle direttive di Mosca. . Duro fu il
commento della Goldman
nei confronti delle prepotenze e dei crimini del partito comunista spagnolo , sempre più
determinante all'interno del governo del Fronte Popolare.. ( cfr. brano) .
Brano da commentare" So solo che devo gridare contro questa banda assassina
diretta da Mosca che non sta solo cercando di spremere fino all’ultima goccia
di vita della rivoluzione e della CNT/ FAI, ma che ha
deliberatamente sabotato, e continua a farlo, il fronte antifascista. Non
conosco un esempio migliore di tradimento. Giuda tradì solo Cristo, i comunisti
hanno tradito un popolo intero" ( Emma Goldman a Ethel Mannin 18 11, 1937)
Bibliografia: in Martha Ackelsberg, Mujeres Libres, Zero in
Condotta, 2005 p. 264
Tuttavia quando nel dicembre 1937 la Goldman
partecipò al Congresso dell’Associazione
Internazionale dei Lavoratori (AIT) a Parigi voluto dalla CNT per porre definitivamente fine al dissenso
nei suoi confronti di non pochi anarco-sindacalisti
stranieri, tra cui lo stesso segretario dell’AIT, PIERRE BESNARD (
cfr. infra post: MINISTRI ANARCHICI) , essa, pur condividendo molte delle ragioni evocate
dai dissidenti, giustificò complessivamente l’operato della CNT in nome del suo prestigioso passato rivoluzionario e del seguito che
ancora godeva da parte delle masse popolari, che gli stalinisti, erano ben
lontani dall' eguagliare, nonostante l’uso sistematico per il raggiungimento dei loro fini egemonici delle calunnie e
della forza contro chi dissentiva da loro (cfr. brano)
Brano
da commentare: “ .. La vita impone strane situazioni a tutti noi. Per
quarant’otto anni sono stata considerata un’estremista tra i nostri ranghi. Una
persona che rifiutò di compromettere le nostre idee o tattiche per qualsiasi scopo – una che
sempre insistette che lo scopo e i metodi anarchici devono accordarsi, o il
fine non sarebbe mai raggiunto. Ma qui sto cercando di spiegare l’azione dei
nostri compagni spagnoli agli oppositori (libertari) europei e la critica di
questi ultimi ai compagni della CNT/FAI. In altre parole, dopo una vita in una
posizione estrema di sinistra, mi trovo al centro, per così dire. [….] I movimenti anarco-sindacalista e anarchico spagnoli
fino a pochissimo tempo fa hanno costituito la più evidente realizzazione di
tutti i nostri sogni e di tutte le nostre aspirazioni. Non posso perciò
incolpare chi tra i nostri compagni vede
nei compromessi degli anarchici spagnoli un rovesciamento di tutto ciò che loro
stessi hanno sostenuto per quasi settanta anni. […] Conosco questi compagni da
anni. Sono tra i miei più cari amici. So che è la loro integrità rivoluzionaria
che li rende così critici e nessun altro motivo. Se i nostri compagni spagnoli
potessero solo capire ciò sarebbero meno indignati o non considererebbero i
loro critici come nemici. Inoltre, temo che anche i critici siano in errore.
Non sono meno dogmatici dei compagni spagnoli. Condannano senza riserve ogni
passo compiuto in Spagna. Nella loro
posizione faziosa hanno tralasciato l’elemento della motivazione,
elemento riconosciuto nel nostro tempo perfino dai tribunali capitalisti. Ma è
un fatto che uno non possa mai giudicare l’azione umana a meno che non abbia
scoperto il movente che sta dietro l’azione. […] Con il più fervente desiderio
di aiutare la rivoluzione in Spagna, i nostri compagni al di fuori di
questo [ paese] non erano né numericamente né materialmente forti per invertire
la corrente. Quindi trovandosi completamente contro un muro di pietra, la
CNT/FAI fu obbligata a scendere dalle sue tradizionali ed elevate vette per
compromettersi a destra e a sinistra: partecipazione al governo, qualsiasi tipo
di offerte a Stalin, tolleranza sovrumana verso i suoi seguaci che stavano
complottando e cospirando apertamente contro la Rivoluzione spagnola […]
I compagni critici non sono del tutto in torto quando dicono che non
sembra valere la pena sacrificare un ideale nella lotta contro il
fascismo se ciò significa solamente fare spazio al comunismo sovietico.
Sono completamente d'accordo con questa visione - cioé che non c'è
differenza tra di loro. La mia consolazione è che, con tutti i loro
intensi sforzi criminali, il comunismo sovietico non ha messo radici in
Spagna. So di che cosa parlo. Nella mia recente visita in Spagna ho
avuto sufficienti opportunità di convincermi che i comunisti hanno
fallito totalmente nel conquistare la simpatia delle masse; esattamente
il contrario. Non sono mai stati così odiati dai lavoratori e dai
contadini come adesso. [...] La cosa più sorprendente è come i comunisti
riescono a tiraneggiare su tutti; ma è una delle molte contraddizioni
della situazione in Spagna. [...] Cari compagni, non è una questione di giustificazione di tutto ciò che la CNT/FAI
ha fatto. E’ soltanto un cercare di capire le forze che la condussero e la
conducano avanti. Se trionfare o essere sconfitti dipenderà da quanto possiamo
svegliare il proletariato internazionale per venire in sostegno della lotta in
Spagna; e se noi non possiamo creare unità tra noi stessi, non vedo come
possiamo chiamare in aiuto i lavoratori del mondo per unirsi nello sforzo di
sconfiggere il fascismo e salvare la rivoluzione spagnola. […] Compagni, la
CNT/FAI è in una casa incendiata; le fiamme stanno divampando attraverso ogni
crepa, stanno avvicinandosi sempre più per bruciare i nostri compagni. In
questo momento cruciale, e con poche persone, che stanno cercando di aiutare a
salvare la nostra gente dalle fiamme distruttive, sembra un venire meno alla
solidarietà gettare l’acido delle vostre critiche sui loro visi in fiamme. Per
quanto mi riguarda, non posso unirmi a voi in questo. …… (estratti dell’ intervento di
Emma Goldman al
Congresso dell’AIT a Parigi dicembre 1937)
Bibliografia: in Claudio Venza, La
Spagna libertaria nella vita di Emma in A
Rivista anarchica n. 391 Estate 2014, pp. 158 - 159-160- 162
Il
medesimo atteggiamento ottimistico , nonostante i tragici eventi del maggio
1937 e la distruzione delle comunità collettivizzate ad opera della V Columna stalinista guidata da
Líster, traspare anche nella
prefazione di Emma Goldman all’
antologia postuma di Camillo Berneri, Pensieri
e battaglie (1938) . (cfr. brano)
Brano da commentare: …” Alla luce degli
avvenimenti successivi al maggio, la
distruzione di alcune delle realizzazioni più costruttive della CNT-FAI, la
repressione politica contro i veri rivoluzionari, Camillo Berneri si
era mostrato straordinariamente profetico, chiaroveggente , direi. Anche se io
non ero d’accordo con lui su ciò che scriveva riguardo al declino della
rivoluzione spagnola, ero perfettamente consapevole che essa aveva ricevuto un colpo dall’ allineamento delle forze
antifasciste con i loro alleati russi. In verità, essa avrebbe potuto essere messa a morte dai
satrapi di Stalin, come era stata distrutta la rivoluzione russa, se non fosse
stato per la forza morale inflessibile della CNT-FAI e il fatto che i partigiani di Mosca erano
stati troppo lontano. Essi avevano i conti senza i loro ospiti, essi avevano sottovalutato ( négligé ) il popolo spagnolo
e le sue idee libertarie radicate nella natura stessa del suo essere. Se Camillo Berneri fosse vissuto avrebbe visto come me,
durante il mio secondo soggiorno in Spagna, che la rivoluzione era ancora ben
vivente e che le realizzazioni costruttive continuavano e si moltiplicavano
malgrado tutti gli ostacoli . Al di sopra di tutto, vi era no le qualità
indistruttibili del popolo spagnolo e la sua determinazione a battersi fino
alla fine. …” ( prefazione di Emma Goldman a
Camillo Berneri, Pensieri e battaglie , Parigi, 1938 )
Bibliografia : Non avendo né letto né consultato
l’antologia di Camillo Berneri, Pensieri
e battaglie, a
cura del Comitato Camillo Berneri, pubblicato a Parigi nel 1938 conosco la prefazione , in
francese, di Emma Goldman soltanto attraverso Internet/Googlie : https://racinesetbranches.wordpress.com/...a/camillo-berneri/ (traduzione italiana mia)
Il
ruolo svolto dalla Goldman di mediatrice tra gli anarchici spagnoli e
quelli di altri paesi non esaurì, comunque, la sua attività durante la
rivoluzione sociale. Già nell' aprile del 1936 il gruppo rivoluzionario
delle "Mujeres Libres" le scrisse una lettera in cui chiedeva il suo
impegno e la sua collaborazione a favore di una autentica emancipazione
della donna spagnola . (cfr. brano)
Brano
da commentare: “ Cara compagna, in
diverse anarchiche spagnole stiamo mettendo in pratica un’idea interessante: la
pubblicazione di una rivista mensile, intitolata “ MUJERES LIBRES con il fine
di avvicinare la donna, interessandola con temi e situazioni che fino ad ora,
non ha pensato o non ha fatto senza un proprio orientamento. Proviamo a
risvegliare la coscienza femminile verso le idee libertarie, che la maggior
parte delle donne spagnole – più arretrate socialmente e culturalmente- non
conosce affatto. Chiediamo la tua collaborazione….” ( Mujeres Libres, aprile 1936)
Bibliografia: in
Pamela Galassi, La donna più pericolosa d’America.
Il femminismo anarchico nella vita e nel pensiero di Emma Goldman. La fiaccola 2014 p. 65
Emma Goldman si dedicò , immediatamente, a questo compito, forte della sua eccezionale esperienza in questo campo, e su questo
tema, tra l'altro, scrisse un importante articolo sul numero 6 del giornale delle "Mujeres Libres" (cfr. brano) .
Brano
da commentare:
"…
Senza alcun dubbio , le donne di molti paesi hanno fatto la vera
rivoluzione per conquistare i loro diritti sociali, politici ed etici.
Li hanno raggiunti dopo molti anni di lotta e numerose sconfitte, ma
hanno conseguito la vittoria. Disgraziatamente, non si può affermare lo
stesso
per le donne di tutti i paesi. In Spagna, ad esempio, la donna viene
considerata molto inferiore all'uomo; come mero oggetto di piacere e
allevatrice di bambini, e non mi sorprenderei se solamente i borghesi la
pensassero così, ma è incredibile comprovare che lo stesso concetto
antidiluviano si annida tra gli operai, tra i nostri compagni. In nessun
paese del mondo la classe operaia si identifica con il Comunismo
Libertario come si identifica quella spagnola. Il grande trionfo della
Rivoluzione che iniziò nelle giornate di luglio dimostra l’alto valore
rivoluzionario dell’operaio spagnolo. Si potrebbe supporre che nel suo
appassionato amore per la Libertà esso include la libertà per la donna.
Ma ben
lontani da ciò, la maggioranza degli uomini spagnoli sembrano non
comprendere il senso della vera emancipazione, oppure preferiscono che
le loro
donne continuino ad ignorarlo. Il fatto è che molti uomini sono
convinti
che la donna preferisca continuare a vivere nella sua condizione di
inferiorità. Si soleva dire che il negro era incantato di essere
proprietà del
padrone della piantaggione. Ma quello che è certo è
che non può esistere una vera emancipazione, mentre sussiste il predominio di
un individuo sull’altro, di una classe su un’altra. E molto meno
credibilità avrà l’emancipazione della razza umana, quando un sesso domina l’altro
“ (Emma Goldman in “Mujeres Libres” 21° settimana
della rivoluzione)
Bibliografia: in
Mary Nash, Donne Libere, La Fiaccola, 1991, pp. 86-87
Nel
1938, infine, Emma Goldman, tornata per la terza ed ultima volta, in Spagna,
provò, senza, purtroppo, riuscirci, a far sì che la CNT
aiutasse efficacemente l' organizzazione delle “Mujeres Libres” e
che al tempo stesso assicurasse a loro la
piena autonomia (cfr. brano)
Brano
da commentare: "Mujeres
libres non riceve nessun tipo di aiuto, mentre le comuniste non solo
ricevono aiuti, ma stanno ricuotendo denaro anche dall'estero dalle
donne delle fabbriche ... Mujeres libres si trova sempre in secondo piano ... Devi
sapere che ormai sono anni che lotto per l'emancipazione della donna ed è
naturale che mi interessi al movimento di "Mujeres Libres", e sono molto
sorpresa che la nostra organizzazione della CNT e della FAI e perfino le JJLL
abbiano fatto così poco per loro e dimostrino così poco interesse. Non credi,
caro compagno, che è anche negli interessi della CNT e della FAI aiutare "Mujeres Libres" facendo tutto il
possibile?" ( Emma Golman a Mariano Vasquez, dirigente della CNT,
7-10- 1938).
Bibliografia: in Martha Ackelsberg, Mujeres Libres. L'attualità della lotta delle donne anarchiche nella rivoluzione spagnola, Zero in
Condotta, 2005 p. 264
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KATI HORNA
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KATI HORNA DEUTSCH (1912-2000) : Nacque in una
famiglia aristocratica ungherese e da ragazza divenne grande amica di André
(Banti) Friedmann, noto poi come ROBERT CAPA. Entrambi erano attratti dalla
fotografia. Allieva dei famosi fotografi ungheresi JOZSEPH PECSI e
LAZLO MOHOLY –NAGY nel 1932 Kati si trasferì a Parigi ed entrò in
stretto contatto con gli ambienti surrealisti. Durante la rivoluzione
sociale spagnola lavorò come fotografa attenta a cogliere gli
aspetti più quotidiani e drammatici della vita della popolazione per le
riviste anarchiche : “Umbral” , di cui era anche redattrice, “Mujeres Libres”,
“Tierra y Libertad” e altre . (cfr. brano)
Brano da commentare: “
Nel 1937, la CNT_FAI la incarica di realizzare un album di fotografie per
informare il mondo sullo sviluppo della rivoluzione spagnola in armi contro il
fascismo, iniziata nel 1936. […] Kati viaggia per la Spagna e si reca sui
fronti di guerra e nelle città bombardate dall’aviazione italiana e tedesca,
come Barcellona, Madrid o Lleida. Le sue
fotografie delle rovine sono una denuncia della violenza fascista contro la
popolazione civile. […] Donne e bambini sono i protagonisti dei suoi scatti.
Kati cattura le loro emozioni, dalla speranza all’allegria fino al dolore e
alla sofferenza. Il suo è uno sguardo al femminile della guerra, lontano dalla
violenza dei combattimenti. Quando si trova al fronte immortala la vita
quotidiana nelle trincee: miliziani che mangiano, leggono i giornali, scrivono
lettere, si lavano e si rasano, ecc. Kati è interessata a mostrare la loro
umanità piuttosto che le immagini sensazionali dei miliziani nelle trincee.
Scatta anche fotografie di personalità che viaggiano nella Spagna per conoscere
e sostenere la rivoluzione, come Emma Godman in diverse occasioni. …” ( Eulalia
Vega, Il lato umano della rivoluzione ….)
Bibliografia:
Eulalia Vega, il lato umano della rivoluzione, in A rivista anarchica n. 439 dicembre 2019-gennaio 2020 pp. 117-119-120
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Manifesto
di una mostra delle fotografie di Kati
Horna sulla guerra di Spagna, a cui ho
affiancato come al solito una mia figurina di creta. |
Nel
1939 si sposò con lo scultore e pittore JOSE’ HORTA e si trasferirono in
Messico, dove strinse un duraturo e fecondo sodalizio con LEONORA
CARRINGTON (1917- 2011) e REMEDIOS VARO (1908-1963) (cfr. infra VOLONTARI
FRANCESI IN SPAGNA 2). Dal 1958 al 1963 insegnò nella “Universitad
Iberoamericana” e nel 1983 diresse un atelier di fotografia nell’Accademia de
San Carlos”. Morì nel 2000 a Città del Mexico. Bisogna infine notare
che essa non si considerò mai un’ “artista” né tantomeno una “
surrealista”, ma sempre e soltanto come un’ “operaia della
fotografia”. E’ per questo motivo che ho fatto indossare alla sua
figurina una “ salopette”. Numerose sono state le esposizioni delle
sue foto sulla "guerra civile di spagna. In una di esse la locandina è
quella che ho riprodotto qui sotto insieme a una mia figurina di donna anziana ispirata a quella della foto. Recentemente sono stati
ritrovati numerosi negativi di foto scattate da Kati Horna, Ritenuti
irrimediabilmente persi, tra cui la “foto storica”dei funerali di Berneri e
Barbieri (cfr. post CAMILLO BERNERI ESILIO E RIVOLUZIONE SPAGNOLA…). Recentemente sono stati ritrovati numerosi negativi di foto scattate da Kati Horna, ritenute irrimediabilmente perse, tra cui la "foto storica " dei funerali di Berneri e Barbieri . (cfr. post CAMILLO BERNERI, ESILIO E RIVOLUZIONE SPAGNOLA...).
Tra le straniere, aderenti alle “Mujeres Libres”" vi
fu, anche, ETTA FEDERN ( 1883-1951 ), amica di
Emma Goldman, di Molly Steimer, di Milly Witkop e
di suo marito Rudolph Rocher,
che, essendo stata più volte minacciata di morte per la sua militanza nell’
Unione sindacale femminile tedesca (Faud),
aveva dovuto lasciare la Germania nel 1932 e si
stabilì a Barcellona dove entrò subito
in contatto con la CNT e nel 1936 con le Mujeres Libres. Nel
1937 fondò in Catalogna 4 scuole laiche,
ispirandosi alla Escuela Moderna di Ferrer. Nel
1938 lasciò la Spagna per la Francia e dal 1940, assieme ai suoi figli, Hans e Michel, partecipò attivamente alla resistenza contro il nazi-fascismo.
Brano
da commentare: “ In Spagna , padri e figli sono uniti nella lotta contro lo
spirito schiavista del fascismo clericale e militare, che fino ad oggi ha
poggiato il suo potere sul timore dei bambini e dei grandi. Padri e figli sono
uniti per creare una società libera. Tuttavia non sono ben sicura che i
genitori si siano resi perfettamente conto della necessità essenziale ed
ineludibile di impegnarsi da oggi stesso per una nuova educazione, senza paure,
in piena libertà. Per cominciare devono sopprimere il “coco” il lupo cattivo, questi
esseri enigmatici e fittizi creati per intimidire stupidamente i bambini.
Devono smettere di ricorrere ad ogni genere di minaccia, dal “Dio ti
castigherà” (si usa ancora nonostante le chiese siano state bruciate) Dal
“Vedrai, quando viene tuo padre” al “Lo
dirò al Maestro,” ecc. Insomma si trasformano in esseri terrificanti coloro che
dovrebbero rappresentare per il bambino gli amici più intimi. Tra genitori e
figli, come nella vita esterna, deve regnare la convinzione,
l’autodeterminazione piuttosto che il castigo e il timore. La vera democrazia a
cui aspiriamo nel sociale, dobbiamo prima praticarla nella vita familiare. Un figlio abituato a
convincere e a lasciarsi convincere non pretenderà di imporsi e comandare sugli
altri. […] Genitori, per la Rivoluzione e per lo spirito libertario, eliminate
la paura, il castigo e la minaccia dalle vostre case, dalle vostre famiglie,
dall’educazione dei vostri figli. Fate
di loro
degli uomini coraggiosi, uomini senza paura, uomini liberi” ( da Etta Federn in Mujeres Libres n. 10)
Bibliografia: in Mary Nash, Mujeres libres.
Donne libere. La
fiaccola, 1991, p. 125
Altro suo scritto importante pubblicato su "Mujeres Libres" affrontava il tema della maternità. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Non tutte le donne
che hanno partorito e che sopportano le vicissitudini della maternità possono
per questo solo fatto definirsi madri. […]
Il piacere sessuale con quale la natura ha addolcito la concezione e la
procreazione del nuovo essere, molte volte non è neppure godibile dalle femmine
umane. […] La donna pienamente madre rappresenta un tipo psicologico, di cui,
per disgrazia, esistono tuttora ben pochi casi. Le donne sono ancora dedicate
all’unica idea di attrarre, di abbindolare il maschio umano. Sposarsi, avere una
casa propria, uscire da quella paterna, liberarsi dalla tutela dei genitori,
per entrare in quella del marito, sembra rappresentare ancora la massima
aspirazione di gran parte delle donne. E’ infinitesimale il numero di donne che
con piena coscienza e volontà, indifferenti al giudizio della società e
dell’ambiente, vogliono seguire il destino della maternità senza chiedere uno
sposo, una proprietà sicura, una casa e la protezione che tutto ciò sottintende
[…] Questo piccolo numero di madri autentiche non conosce sacrificio per i suoi
figli, si offre e si abbandona completamente a loro, dato che ciò che per altre
è sacrificio per esse significa realizzazione, vedere esaudito il desiderio più
intimo del loro essere. Queste donne e madri coscienti sanno educare i propri
figli, perché nutrono per loro la massima comprensione che dà l’affetto e
l’amore materno. Sanno educare i loro figli, giacché sono stati concepiti
coscientemente e volontariamente; dunque sono abituate a tenere conto delle
proprie azioni, dei propri sentimenti, dei propri difetti. […] Sono buone
educatrici, perché sono buone amiche dei bambini che educano. [ …] Essere madre
è una vocazione, una realizzazione della
vita femminile; significa la responsabilità della maternità, che esige
implacabilmente una scelta responsabile , una condizione cosciente. Solamente
le donne con istinto materno diventano mamme, per il bene dei loro figli […] (Etta Federn, Mujeres Libres n.
12 )
Bibliografia: Pier Francesco Zarcone, Mujeres Libres . volume 1. Comunismo anarchico al femminile nella Spagna rivoluzionaria, in Quaderni di Alternativa Libertaria, pp. 69-70
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MIKA LA CAPITANA
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MICAELA FELDMAN MILSTEIN, più
nota col nome di MIKA ECHTBEHERE o anche “LA CAPITANA (1902-1992) , che comandò, durante la rivoluzione spagnola,
una colonna spagnola. Divenuta, ai tempi dell’università a Buenos Aires, la compagna di Hipolito Echtebéhère
“leader” del gruppo nato intorno alla rivista “Insurrexit” condivise
con lui tutta una serie di esperienze rivoluzionarie in Sudamerica e in
Europa sino a raggiungere la Spagna nel
1936. Hypolite, con sempre al
fianco Mika, divenne il comandante,
assai amato dai suoi uomini, di una colonna del POUM (Partito Obrero de Unificacion marxista) ,
formatasi a Madrid già nei primi giorni
della rivoluzione spagnola. Alla morte di
Hypolite in combattimento i suoi
miliziani elessero all’unanimità, come
loro “capitana”, Mika, che conservò, poiu, per i suoi meriti, questo grado anche dopo la miliutarizzazione delle milizie. E fu proprio svolgendo tale ruolo,che lei si rese conto, che nonostante la grande stima, di cui godeva sia dai suoi superiori, tra cui Cipriano Mera, che dagli uomini al suo comando, era costretta per superare i radicati pregiudizi relativi al suo sesso a mostrarsi sempre super resistente e priva di emozioni anche nelle situazioni più dolorose connesse alla guerra, come per esempio assistere al ritorno dei combattenti nella trincea dopo un fallito assalto finito con un grande spargimento di sangue. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ …
La voce di Cipriano Mera mi giunse da molto lontano perché io non sono qui,
sono nella trincea, guardando passare le barelle, aspettando di vedere arrivare
Clavelin. Le lacrime bagnano le mie guancie, scendendo sino al mio
collo. Lasciandole a testa bassa scorrere, senza asciugarle, penso che nessuno
le veda , ma Cipriano le nota: “ Andiamo, piccola, cessa di piangere: valorosa
come sei, tu piangi! Già, sicuro, tu sei
una donna , dopo tutto.” La frase mi
sferza come una furiosa frustata che mi fa serrare i pugni e mi brucia il
viso. Io alzo la testa , cercando di calmarmi, cercando una
risposta schiacciante, ma giungo
solamente a dire : “ E’ vero, donna, dopotutto, e tu, con il tuo anarchismo,
uomo, dopo tutto, marcio (pourri) di pregiudizi come
qualsiasi altro maschio.” E me ne vado ,
ruminando la mia collera, che mi distrae un po’ dalla mia pena , ma la pena torna a serrarmi il cuore
davanti agli uomini della quarta compagnia, che mi accolgono in silenzio, senza
manifestare interesse per la risposta che gli reco, storditi come dei naufraghi che hanno rischiato ( failli) di morire ….. " ( Mika Etchébère, La mia guerra di Spagna…) Mika Etchebéhère, Bibliografia Mika Etchébère:Ma guerre d’Espagne à moi Babel 1998,
p, 388. (traduzione italiana mia). Purtroppo non dispongo della traduzione italiana del libro di Mika, Bompiani 1976.
Al culmine della persecuzione
contro il POUM, Mika Etchébehère, fu arrestata dagli stalinisti in attesa di essere fucilata. La salvò proprio l’anarchico Cipriano Mera, che quando seppe del suo arresto si recò immediatamente alla Direcion general de Seguridad, dove essa era detenuta e ordinò perentoriamente al direttore Manuel Munoz di liberarla. (cfr. brano)
Brano da commentare: Cipriano Mera: ..."E' vero che avete in prigione Mica Etchébehère, argentina di origine francese, mi sembra, capitana del nostro esercito? - Manuel Munoz: Certo , Mera; ricordo bene il suo nome, poiché è straniera. - Cipriano Mera: Bene ; le dirò che mi sono allontanato dalla mia Divisione, con l'autorizzazione del comandante del IV Corpo d' Armata, per sollecitarle la liberazione di questa antifascista. Posso garantirle che è persona di assoluta fiducia e me ne faccio responsabile. - Manuel Munoz: Non le posso tacere che è stata portata qui in quanto "desafecta" alla repubblica. - Cipriano Mera: Non lo è, signor Munoz. Posso affermare che i suoi accusatori non potranno dire una cosa simile alla mia presenza, poiché è completamente falsa. Quella persona è di un antifascismo provato [...] Ciò che senz'altro sarà successo stavolta, è che agenti del Partito Comunista avranno voluto disfarsi di questa donna in quanto aderente al POUM. Rispondo io, lo ripeto, di questa persona, antifascista al massimo grado, che ha abbandonato il suo paese insieme al suo compagno per venire a difendere la nostra causa. - Manuel Munoz: Dopo le notizie che mi ha dato, Mera, se ne può andare tranquillo, poiché l'assicuro, sotto la mia responsabilità, che a quella donna non capiterà nulla e che entro breve tempo sarà rimessa in libertà ...." ( Cipriano Mera, Rivoluzione armata ...)
Bibliografia: Cipriano Mera, Rivoluzione armata in
Spagna. Memorie di un anarco-sindacalista, La Fiaccola, 1978
pp.225-226-227. Nota: Su Internet
(you tube) si può trovare il resoconto
della liberazione di Mika Etchebéhère dalla prigione
stalinista raccontato dalla stessa Mika , parecchi anni dopo, nel documentario Vivir de pie . Las guerras de Cipriano Mera di Valenti Figueres.
Lasciata la
Spagna "Mika" si recò prima in Argentina e poi
in Francia. Partecipò alle lotte
studentesche ed operaie del maggio 68 a Parigi e negli anni ‘ 70 scrisse
un suo libro di memorie, “ La
mia guerra di Spagna” , dove, tra l'altro raccontò quanto avvenne nelle giornate del luglio 1936 , a Madrid, di cui insieme al suo compagno fu testimone diretta e partecipe. (cfr. brano)
Brano
da commentare
: “ Madrid luglio 1936 [..]
Alla notizia della sollevazione militare in Marocco, alle Canarie, a Siviglia,
il governo sembra stupito, mentre il popolo accoglie i fatti senza sorpresa e
quasi con un senso di sollievo perché finalmente l’ombra si dirada. Tutta
Madrid si precipita per le strade alla ricerca di un fucile. Notte del 18
luglio. Titoli enormi sulle prime pagine delle edizioni speciali. [….] Uomini e
donne sono affluiti alla Puerta del Sol da tutti i
quartieri, si sono fermati davanti al Ministero degli Interni, sorpresi, e
hanno ascoltato il messaggio, ripetuto mille volte, che parla di ordine, di
calma e di lealtà […] Agli angoli delle strade le Guardie d’Assalto, in tuta da
lavoro e con le carabine in mano, fermano le macchine e le perquisiscono. Si è
saputo che parecchi reazionari sono già partiti portandosi via armi e denaro
per raggiungere i rivoltosi. Si instraura una legalità nuova, in cui la tessera del
sindacato o di un partito di sinistra prende il posto della carta d’identità.
[…] Percorriamo distanze interminabili alla ricerca di qualche arma e il tempo
registra sprazzi di felicità quando la mano si chiude su un revolver. […] Gli
uomini hanno dimenticato le sfumature che li separano e ora avanzano cantando
tutti insieme mescolando i diversi inni “ E’ la lotta finale …. Alle barricate,
alle barricate.., Venite anarchici”. Il 19 luglio è un giorno denso, raccolto, perché la gente
sa con più chiarezza quel che succede in certe caserme di Madrid e nessuno
ascolta più i discorsi ufficiali e la milizia è appena nata e i lavoratori
formano pattuglie per le strade. Sono a
Madrid da 5 giorni appena. Hippo, mio marito, è arrivato due mesi prima di
me. Nelle lettere che mi spediva a
Parigi, mi descriveva il clima sempre più teso creato dai molti scioperi e
dalle mosse della destra in seguito alla vittoria del Fronte Popolare …” ( da “
La mia guerra di Spagna” di Mika Etchebéhère) ;
Bibliografia: in Mika Etchebéhère, Ma guerre d’Espagne à moi Babel 1998,
pp. 14 ss. Per la traduzione italiana mi sono aiutato anche con i frammenti tratti da Mika Etchébèhere , La mia guerra di Spagna, Bompiani 1976
trovati su Internet : http:// la
tradizione lbertaria. Overblog. It/article-memoria-spagna 1936
E, a questo proposito, mi sembra importante sottolineare
che la liberazione di Mica Etchebéhère fu possibile anche
grazie al mantenimento di divisioni aderenti alla Confederacion Nacional de Trabajo , (cfr. post su CIPRIANO MERA) i cui comandanti anarchici ( e mi limito a citare, oltre a Cipriano Mera, i colonnelli
GREGORIO JOVER, RICARDO SANZ, MIGUEL GARCIA VIVANCOS) ( cfr. post : BONAVENTURA DURRUTI E LOS SOLIDARIOS) intervennero sempre
attivamente a favore dei loro compagni caduti nelle mani dei cekisti spagnoli. (cfr. brano)
Brano da commentare : “ Come
è noto, i fatti accaduti giorni prima in Catalogna, in particolare a
Barcellona, servirono ai loro promotori, gli
adepti di Stalin, ad attuare nella zona repubblicana una furiosa
persecuzione contro i lavoratori
rivoluzionari , accusandoli senza distinzione di essere provocatori
trotzkisti. Mica fu una delle loro vittime e forse lo saremmo stati tutti noi
se non avessimo reagito immediatamente e con energia, noi militanti confederali
più in vista” (Cipriano Mera,
Rivoluzione armata in Spagna …..)
Bibliografia: Cipriano Mera, Rivoluzione armata in
Spagna. Memorie di un anarco-sindacalista, La Fiaccola, 1978, p.
226 nota 24
Sul giornale delle “Mujeres Libres”
apparve, nel numero 10, una foto, di Mika Etchébehère, accanto a un breve articolo sulla
settantesima brigata . Inoltre la stessa “ “MIKA” scrisse due articoli: Altavoz de la 14 division in Mujeres Libres n.11 ( 1937 ) e Claro
oscuro de trincheras in Mujeres Libres n.
13 ( 1938). Si racconta, inoltre, che durante una licenza , Mika Etchébehère si recò alla sede di Mujeres Libres di Madrid per chiedere di poterne fare parte. (cfr. brano)
Brano da commentare:“ Amada de No ricordava che, stando nell’ufficio
della Sede di Barcellona, arrivò un “soldato molto simpatico” e domandò se
fosse quello l’ufficio di “mujeres libres” Quando gli rispose di sì, il soldato
disse che ne voleva far parte. All’inizio Amada
pensò che si trattasse di uno scherzo o di qualcuno che la volesse
stuzzicare. Poi invece si rese conto che non si trattava di un uomo, ma di una
donna, Mika Etchebéhère ,
una delle poche donne che occupavano un posto di comando nell’esercito repubblicano "
Bibliografia: in Martha Ackelsberg, Mujeres Libres. L'attualità della lotta delle donne anarchiche nella rivoluzione spagnola, Zero in
Condotta, 2005 p. 224
A
ll'interno del movimento anarchico, attualmente è generalmente sottolineata una relazione esistente tra le rivoluzionarie curde e le Mujeres libres . Su anarkismo.net ( http://www.anarkismo.net/article/27970) vi sono, all’inizio
dell’articolo, due foto , l’una accanto
all’altra, di due miliziane : una curda dei giorni nostri e una spagnola durante la
rivoluzione sociale del 1936. Nella didascalia sottostante a queste due immagini è scritto : Le donne combattenti curde e le mujeres libres spagnole hanno molti punti di coincidenza sia per
le forme organizzative che per gli obiettivi strategici da perseguire “. Il
riferimento esplicito alle “mujeres libres” mi spinge a precisare
che l’immagine della spagnola non è quella di una “mujer libre” bensì della
militante comunista del PSUC ,
Marina Ginestà , di cui si è già parlato altrove.( cfr. post LOS
MILICIANOS) . Per quanto riguarda le “mujeres libres” vorrei far notare che esse pur
disponendo a Madrid di un campo di tiro
e a Barcellona di una sezione
di sport di guerra per esercitarsi ai fini di una autodifesa, , non furono mai , per quel che ne so, presenti al
fronte con delle proprie colonne o brigate
(femminili) , ma solo a titolo individuale. E’, comunque, universalmente riconosciuto l’ apporto fondamentale delle
donne nel contribuire
spontaneamente o sotto le direttive della CNT/FAI, anche con atti eroici, alla vittoria sul golpe dei militari ribelli nelle
giornate del luglio 1936, combattendo dietro le barricate, nei vicoli, sui tetti, ecc. (cfr.post RIVOLUZIONE SOCIALE: SPAGNA ’36). Tra le
molte “mujeres libres” , che si erano
distinte in quelle giornate mi limito a citare CONCHA PEREZ , ROSARIO SANCHEZ,
CASILDA MENDEZ, PEPITA VASQUEZ NUNEZ, nota , poi, come la Capitana de Somosierra, che desiderose di partecipare attivamente alla lotta
contro i franchisti, coadiuvati da fascisti e nazisti, si unirono,
immediatamente , alle milizie della
CNT/FAI e della FIJL, che partivano per il fronte, dimostrando, più volte, la loro capacità di resistenza e il loro
valore e ottenendo dai compagni che combattevono fianco a fianco con loro rispetto e fraterna solidarietà. Bisogna però dire che,
nonostante quanto generalmente oggi si pensa,
le donne al fronte, proprio perché rappresentavano, sotto molti aspetti,
, la rottura contro tradizionali
pregiudizi e stereotipi sull'inferiorità delle donne, non suscitarono, nell'opinione pubblica spagnola di allora, inclusi alcuni ambienti anarchici, una generale stima e considerazione. (
cfr. brano)
Brano da commentare: “ Secondo Mary Nash: " Iniziò subito un
movimento di discredito verso la figura della miliziana, e l’atteggiamento
iniziale di entusiasmo popolare assunse poi un tono più critico, a volte anche
derisorio che, sorprendentemente, non venne mai contestato apertamente dalle
organizzazioni femminili " [ ad eccezione, aggiungo io, proprio di Mujeres Libres]. In alcuni ambienti , e sulla maggior parte della stampa, le miliziane vennero accusate di essere andate al fronte con l'unico proposito di prostituirsi e di avere messo in gioco la salute ed il morale degli uomini ...“ ( Martha Ackesberg, Mujeres Libres ..)
Bibliografia: in Martha Ackelsberg, Mujeres Libres. L'attualità della lotta delle donne anarchiche nella rivoluzione spagnola, Zero in
Condotta, 2005 p. 141
Un atteggiamento tanto più difficile da comprendere , oggi, in cui
donne armate sono ormai presenti in quasi tutti gli eserciti del mondo e le
loro immagini non suscitano più quelle accese discussioni pro o contro , come avveniva
negli anni trenta, anche all'interno del movimento rivoluzionario. (cfr. infra post VOLONTARI FRANCESI
IN SPAGNA 2 )
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SAKINE KANZIS |
La reciprocità di intenti tra le donne
curdi militanti nel KJK (Movimento delle donne curde) e le mujeres libres spagnole, attive
durante la rivoluzione sociale
spagnola (1936 -1939) è
stata anche esplicitamente menzionata, tra
l’altro, , durante il convegno svolto a Roma,
l’ 11 ottobre 2014 nell'intervento dell’attivista
della resistenza curda, Havin Güneşer , una delle responsabili , tra l’altro, della
Iniziativa per la libertà di Abdullah Ӧcalan.
(cfr. brano)
Brano da commentare: “ … Il caos si è
concentrato sul Medio Oriente e al suo
interno su Kobanê ,
in Kurdistan. La lotta in quel luogo ha un doppio significato ; per i curdi e
per la lotta generale per la libertà in tutto il mondo e per le donne. Abbiamo
bisogno di guardare oltre le nuvole. Questo costituisce anche un’opportunità
per le forze democratiche di emergere da questo caos come grandi vincitrici.
Qualsiasi cosa sia stata costruita dalla mano umana può essere distrutta dalla
mano umana. La schiavitù delle donne non
è ne una legge della natura,né un destino. Vorrei ricordare le tre donne
rivoluzionarie che sono state assassinate a Parigi ,( nota mia: SAKINE CANSIZ, FIDAN DOĞAN , LEILA ŞALEMEZ ) ,
vorrei inoltre ricordare le coraggiose giovani donne che mentre stiamo
parlando, stanno combattendo per fermare il dilagare del fascismo. Sono le Mujeres Libres del
1937 in Spagna. Ascoltatele ; stanno cantando una bellissima canzone di
libertà. E fate in modo che le loro voci vengano ascoltate” (Havin Güneşer , Femminicidio: la guerra senza fine del sistema
patriarcale, ottobre 2014)
Bibliografia: in Donne curde in Iraq,Siria, Europa. Praticare la libertà
contro la guerra senza fine del sistema patriarcale. Atti del convegno del 11
ottobre 2014, Roma. Edizioni Punto Rosso , 2014, p. 36
In conclusione ricordo brevemente alcuni obiettivi e forme organizzative
delle “ mujeres libres” che esprimevano perfettamente la loro
intrinseca essenza di “organizzazione autonoma, libertaria,
proletaria e femminista ( a questo ultimo termine, esse preferivano quello di "femminile" ; “. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ L’organizzazione Mujeres libres” si
propone: 1) Emancipare
la donna dalla triplice schiavitù alla
quale generalmente è s tata e continua ad essere sottomessa: schiavitù perché
tenuta nell’ignoranza, schiavitù in quanto donna e schiavitù come forza lavoro.
2) Fare della nostra organizzazione una forza femminile cosciente e responsabile,
che realizzi l’avanguardia della
Rivoluzione. 3) Giungere ad
un’autentica collaborazione tra compagni e compagne: convivere, collaborare senza escludersi, sommare energie nello sforzo comune. Per il conseguimento di tutti questi
obiettivi l’ Organizzazione crea scuole, istituti, biblioteche, organizza
conferenze, riunioni, lezioni ecc. Insomma, tutto quanto sia volto a svegliare
interesse nelle donne per le questioni sociali ed ansia per un rinnovamento dei
costumi ed un miglioramento della società civile . […] Organizzare un
Comitato. Hai già riunito dieci compagne? Allora puoi organizzare un Comitato. Bene, tu sai che un
Comitato è il gruppo di compagne che si incarica di ordinare, non di comandare
ma di mettere in ordine le attività del gruppo, stabilire relazioni con altri
organismi, studiare i mezzi di propaganda e molte altre cose che possano
sorgere con il passare dei giorni. […] Ed ecco, finalmente, un comitato composto dalle seguenti sezioni:
amministrativa, quattro compagne;assistenza sociale, una; assistenza ai combattenti,
una ; sezione lavoro, una; cultura, una; propaganda, una. [….] e siccome abbiamo teorizzato che il
gruppo fosse composto da dieci, non lasceremo l’ultima senza occupazione.
Potremmo aggregarla alla sezione propaganda, che sicuramente ci darà molto
lavoro. Dunque ecco definite tutte le
attività del comitato. Le cose si discuteranno insieme, dopo, ogni compagna
s’occuperà della gestione, che compete alla propria sezione.
[…] in breve tempo dovrete ampliare
il Comitato, non vi basterà una compagna
per sezione, ne saranno necessarie due, tre, o più ancora. ….” ( Pubblicazione
di Mujeres Libres
s.d. s.l. )
Bibliografia: in Mary Nash, Mujeres Libres .
Donne Libere, Spagna 1936-1939, La
Fiaccola, 1991, p. 57, p. 60, p. 63, p. 64. Cfr. anchePier Francesco Zarcone, Mujeres libres
volume I. Comunismo anarchico al femminile nella Spagna rivoluzionaria, I quaderni di Alternativa Libertaria, p. 78, ove la definizione di “anarco-comunismo al femminile” e assunta
in netta contrapposizione con la
qualifica di “femminista” attribuita sia da Mary Nash che di Martha Acklesberg, al movimento delle mujeres libres del 1936 .
Per quanto riguarda, invece, le finalità e le forme
organizzative delle donne curde,
organizzate nel PAJK ( Partito della libertà delle donne in Kurdistan) cfr. post (1) MOVIMENTI ANARCHICI E LIBERTARI CONTEMPORANEI: ISRAELE, PALESTINA, CHIAPAS, KURDISTAN )
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