CARLO TRESCA ( (1879-1943). Fu in gioventù socialista e si distinse per il suo entusiasmo e per le sue capacità organizzative . Redattore del giornale socialista, Il Germe, fu più volte per i suoi impetuosi articoli contro i vari notabili locali, accusato del reato di diffamazione e condannato . Per sfuggire a una persecuzione poliziesca e giudiziaria , che si faceva sempre più pesante lasciò l' Italia e, dopo un periodo in cui viaggiò per l' Europa, emigrò definitivamente in America , dove, dopo, avere collaborato su vari giornali socialisti, come Il Proletario e la Voce del popolo, si spostò gradualmente su posizioni libertarie e fondò un proprio giornale, La plebe, accumulando sempre più condanne e periodi di detenzione per reati di stampa. Più tardi fondò L'Avvenire , dove, tra l'altro, scrisse, sotto pseudonimo un articolo intitolato L' Ammazzatoio" in cui esaltava la figura di Gaetano Bresci. Sin dalla fondazione dell' I.W.W.
partecipò attivamente , pur non essendo iscritto, alle lotte di questa
organizzazione. Decisivo fu , dopo l’arresto di ETTOR
e GIOVANITTI, il suo impegno nell’organizzare, assieme a BILL HAYWOOD ( Big Bill) e a ELIZABETH GURLEY FINN (con cui intrattenne,
tra l’altro, una relazione, che durò
parecchi anni, e che è stata descritta da lei con dovizia di particolari nella sua autobiografia, La Ribelle, quando era già membro del "partito comunista americano", di cui divenne presidentessa nazionale nel 1961) lo sciopero di Lawrence nel 1912 .
Bibliografia: Carlo Tresca, Autobiografia, Monografie Anicia, 2006 p. 96 e p. 209
Ebbe anche stretti contatti con ALEXANDER BERCKMAN ed EMMA GOLDMAN (primo brano da commentare) e godette della loro incondizionata stima anche quando fu duramente attaccato da una larga frangia del movimento anarchico italo-americano, che faceva capo alla famosa rivista L'Adunata dei Refrattari, ispirata al purismo rivoluzionario ed antiorganizzatore di LUIGI GALLEANI ( 1861- 1931) che, senza sosta, accusava Carlo Tresca di essere, a seconda delle circostanze, una spia fascista o «una spia sovietica finanziata direttamente da Mosca. Contro di Tresca fu persino imbastito, nel 1928, un fac-simile di processo che promulgò come verdetto la conferma dell'accusa di spionaggio rivolta a Tresca, il che suscitò, tra molti altri, la reazione indignata della Goldman ( secondo brano da commentare)
Comunque anche nei momenti di maggiore tensione con L' Adunata dei Refrattari Tresca non si rifiutò mai di prestare aiuto ai singoli “Adunatisti”, incappati nelle reti dell’ingiustizia classista e razzista americana, con articoli, conferenze , raccolte di fondi, organizzazione di comitati di difesa. Tra di essi sono principalmente da ricordare ANDREA SALSEDO, ( che poi prima del processo fu gettato dalla finestra del quattordicesimo piano del palazzo di giustizia , dove era rinchiuso illegalmente da parecchi giorni) , BARTOLOMEO VANZETTI E NICOLA SACCO e poi gli anarchici CALOGERO GRECO e DONATO CARRILLO, accusati, ma poi risultati innocenti, di avere ucciso due fascisti italo-americani. Nel 1917 Tresca fondò un suo giornale " Il Martello , che presto assunse come sottotitolo la dicitura: Settimanale di battaglia diretto da Carlo Tresca , su cui condusse, sino alla sua morte, coraggiose lotte contro la guerra, contro il fascismo, contro lo stalinismo e a favore del controllo delle nascite . (cfr. brani)
La sua morte, che suscitò un gran clamore, avvenne per mano di sicari in una via di New York nel gennaio 1943. I killer non furono mai scoperti. Fascisti, mafiosi, stalinisti? Chissà! Tresca se li era inimicati tutti.
Brano da commentare: Lawrence allargò la mia
visione. Invece di essere solo contro tutti come mi ero sempre sentito in
passato, mi accorsi di essere uno tra le migliaia di persone in
marcia verso la vittoria, uno fra i tanti soldati di un grande esercito […]
Lawrence è una pietra angolare nella storia sindacale americana. L’ IWW , la
magnifica, piccola, ma attiva ed eroica organizzazione sindacale del West,
stava andando all’assalto dell’Est ricco e industrializzato. L’IWW nato a
Chicago ad opera dei lavoratori americani per i lavoratori americani,
stava portando sotto le sue bandiere le masse dimenticate ed intensamente
sfruttate dei lavoratori immigrati. Nel nome del sindacalismo industriale e
rivoluzionario e in un coro di voci di tutte le nazioni, stava venendo alla
luce una nuova forza: la forza del proletariato immigrato che si era ridestato
[….] Lawrence fu per me una nuova era …..” ( da Carlo Tresca: Autobiografia)
Bibliografia: Carlo Tresca, Autobiografia, Monografie Anicia, 2006 p. 96 e p. 209
Ebbe anche stretti contatti con ALEXANDER BERCKMAN ed EMMA GOLDMAN (primo brano da commentare) e godette della loro incondizionata stima anche quando fu duramente attaccato da una larga frangia del movimento anarchico italo-americano, che faceva capo alla famosa rivista L'Adunata dei Refrattari, ispirata al purismo rivoluzionario ed antiorganizzatore di LUIGI GALLEANI ( 1861- 1931) che, senza sosta, accusava Carlo Tresca di essere, a seconda delle circostanze, una spia fascista o «una spia sovietica finanziata direttamente da Mosca. Contro di Tresca fu persino imbastito, nel 1928, un fac-simile di processo che promulgò come verdetto la conferma dell'accusa di spionaggio rivolta a Tresca, il che suscitò, tra molti altri, la reazione indignata della Goldman ( secondo brano da commentare)
Brani da commentare: 1)
"Union Square era il campo di battaglia degli anarchici. Insieme a loro,
nella campagna verbale per un nuovo mondo e nell'aspra condanna di quello in
cui vivevamo, c'erano quei membri dell' IWW, che erano inclini a lavorare più
nel campo dell'agitazione che in quello meno spettacolare e più costruttivo
dell'organizzazione dei posti di soccorso e dei centri creativi di aiuto
reciproco tra i disoccupati. Benché l'IWW fosse ben rappresentato sul palco
degli oratori di rara abilità, tuttavia gli anarchici riuscivano a mettersi
alla ribalta con Alexander Berkman, instancabile lavoratore,
organizzatore pieno di risorse ed oratore incisivo, e con Emma Goldman, la più
colorita e brillante oratrice che io abbia mai conosciuto. ,Io ero una sorta di
anello di congiunzione tra l’ IWW e gli anarchici, perché parlavo italiano e
trascinavo in ogni meeting una gran massa di socialisti, sindacalisti ed
anarchici, emigrati dall’Italia” (da Carlo Tresca, Autobiografia ); 2) “
Credetemi, mi sentii oltraggiata io stessa quando,
l’altro giorno, ricevetti un allegato da Sasha – una lettera che egli aveva
ricevuto da qualche anarchico di Newark-
che accusava C. Tresca d’essere una spia. Accuse di tal genere sono state così
spesso lanciate nei vari movimenti sociali, che il mio primo impulso fu di
lasciar cadere il libro e di scrivere a quegli stolti mandandoli al
diavolo. […] Così anche ora, io sento
che le accuse contro Tresca sono false e come voi giustamente osservate,
animate da motivi personali. Ho conosciuto C. Tresca per molti anni… il ritenerlo una spia è
assurdo. Io non posso e non voglio crederlo” ( Emma Goldman dice, Il
Martello , XIII, 31, 11 agosto 1928
Bibliografia: Primo brano in Carlo Tresca, Autobiografia, Monografie Anicia, 2006 p. 209, Secondo brano in Concettina Falconi Salvini, Il Martello di
Carlo Tresca, Galzerano Editore, 2019 p. 317. Cfr. anche Stefano Di Berardo, La poesia dell’azione.
Vita e morte di Carlo Tresca, Franco Angeli, 2013 p. 254 e Nunzio Pernicone, Carlo Tresca. Ritratto
di un ribelle, ea Anicia, 2019
pp. 230-233
Comunque anche nei momenti di maggiore tensione con L' Adunata dei Refrattari Tresca non si rifiutò mai di prestare aiuto ai singoli “Adunatisti”, incappati nelle reti dell’ingiustizia classista e razzista americana, con articoli, conferenze , raccolte di fondi, organizzazione di comitati di difesa. Tra di essi sono principalmente da ricordare ANDREA SALSEDO, ( che poi prima del processo fu gettato dalla finestra del quattordicesimo piano del palazzo di giustizia , dove era rinchiuso illegalmente da parecchi giorni) , BARTOLOMEO VANZETTI E NICOLA SACCO e poi gli anarchici CALOGERO GRECO e DONATO CARRILLO, accusati, ma poi risultati innocenti, di avere ucciso due fascisti italo-americani. Nel 1917 Tresca fondò un suo giornale " Il Martello , che presto assunse come sottotitolo la dicitura: Settimanale di battaglia diretto da Carlo Tresca , su cui condusse, sino alla sua morte, coraggiose lotte contro la guerra, contro il fascismo, contro lo stalinismo e a favore del controllo delle nascite . (cfr. brani)
Brani da commentare: 1) “ L’identità politica del Martello come quella di Tresca era
troppo ecclettica e poco ortodossa per essere classificata secondo una
tipologia standard. Tresca era un anarchico sui generis e altrettanto il suo
giornale. Lo scopo primario per il Martello, come per Tresca, non era di occuparsi
della propaganda evangelica in favore del “Movimento” o dell’Idea, ma di combattere
le battaglie in favore della classe operaia. 2)“Che cosa è il giornale. Il giornale è un’arma
di combattimento. Il nemico è potente: il capitalismo. Prima di colpirlo nel
cuore bisogna colpire le corazze che lo difendono e cioè il pregiudizio
economico, politico e religiose. E perciò oltre che un’arme, il giornale è
anche una fiamma che illumina. Il pregiudizio economico, politico e religioso,
tiene incatenato al suolo il moderno prometeo, il proletariato. Dire al
lavoratore la verità che a lui vuole tenere celata il capitalismo: mostrare
alla luce del sole le basi economiche della costituzione sociale; andare,
armato di ragione, a spazzare nel cielo o nei meandri della terra per fugare
dio da per tutto e poter quindi gridare: dio non esiste, alzati e cammina;
entrare nel tempio della giustizia e in quello della patria per cacciarne i mercanti
– fare tutto ciò significa illuminare. La mente libera di pregiudizi è la mente
di uno schiavo che ha spezzate le catene. La via da battersi poi è trovata. Il
giornale è bandiera. Rossa come la nostra fede.” ( Carlo Tresca, Che cosa è
il giornale, in Il Martello, 24 novembre 1923 )
Bibliografia: Primo brano in Nunzio Pernicone, Carlo Tresca. Ritratto
di un ribelle, ea Anicia, 2019
pp. 230-233. Secondo brano in Concettina Falconi Salvini, Il Martello di
Carlo Tresca, Galzerano Editore, 2019 p. 87
La sua morte, che suscitò un gran clamore, avvenne per mano di sicari in una via di New York nel gennaio 1943. I killer non furono mai scoperti. Fascisti, mafiosi, stalinisti? Chissà! Tresca se li era inimicati tutti.
E’ uscito
recentemente il libro –fumetto , Le
vite di Sacco e Vanzetti , Edizioni Panini , 2014, scritto e illustrato da Rick Geary , dove in modo
molto dettagliato l’autore ricostruisce
questa vicenda soffermandosi soprattutto
sulle varie fasi di un processo
caratterizzato sino
all’inverosimile dalle prevenzioni e dai pregiudizi della corte e della giuria
giudicante .
Nelle ultime pagine vi è
questa vignetta che fa riferimento all' ammissione di Carlo Tresca della colpevolezza di Nicola Sacco. Ed è, a mio parere, bene ricordare, a questo proposito, che tale ammissione di Tresca, sulla base , della documentazione , che è giunta a noi, è solo "presunta". Mai nei suoi scritti o conferenze
pubbliche, Tresca, in nessun momento della sua esistenza, ha
espresso alcun dubbio sulla innocenza di Sacco. La notizia si fonda solo sulla
testimonianza rilasciata separatamente da tre intellettuali americani ( lo
scrittore Max Eastman, il leader socialista Norman Thomas, il professore universitario John
P. Roche) dopo la morte di Tresca , il che , pertanto, rendeva
impossibile ogni sua eventuale smentita o conferma di tale ammissione. Per limitarmi alla testimonianza di Max Eastman, che in quanto stretto
amico di Tresca poteva ottenere la sua confidenza più degli altri due , si
veda quanto dice sulla questione,
l’editore anarchico, Giuseppe Galzerano nel 2006, basandosi anche sull' articolo dello storico americano Nunzio Perticone . (cfr. brano).
Brano da commentare: “ ....... quando nel 1927 Sinclair raccoglieva notizie per il suo libro Boston si recò a trovare Rosina Sacco, che trovò molto sospettosa e poco collaborativa nei suoi confronti. L'atteggiamento della donna contrastava con la collaborazione e la cordialità ricevuta invece dagli amici di Vanzetti, la famiglia di Brini e per questo Sinclair concluse che la donna gli voleva nascondere qualcosa, ovvero la colpevolezza di Sacco. Di questo particolare venne a conoscenza dopo una
quindicina di anni, Max Eastman, e, nel 1943, si rivolse a Carlo
Tresca, l’unico in grado di chiarire la questione. I due erano vecchi amici e
alla secca domanda di Eastman,
Carlo Tresca avrebbe risposto: “ Sacco era colpevole, ma Vanzetti no”. Prima che Eastman
potesse chiedere a Tresca spiegazioni, nella stanza entrarono altre
persone e il discorso fu interrotto e appena qualche settimana dopo Tresca
verrà assassinato e Max Eastman non ebbe la possibilità di approfondire. Con quasi vent’anni di ritardo lo
riferirà in Is This the Truht about Sacco and Vanzetti, pubblicato dal “National Review” XI, 21 ottobre 1961, pag. 261-264. Su
questa ammissione messa in bocca a
Tresca si baserà anche Francis Russel per affermare, nel suo libro, la
colpevolezza di Nicola Sacco. Nunzio
Pernicone fa presente che i collaboratori più stretti di Carlo Tresca, come la
figlia Beatrice, Giuseppe Popolizio, Joseph Jenuso e lo stesso giudice Michael Musmanno hanno affermato che se Tresca dubitava dell’innocenza di Sacco sarebbero stati i primi a saperlo. ( Giuseppe Galzerano , Aria fritta , 2006 )
Bibliografia:
Giuseppe Galzerano, Aria fritta, in A rivista anarchica, anno 36, marzo 2006 p. 43 Cfr anche l’articolo di
Nunzio Pernicone, Carlo Tresca and the
Sacco-Vanzetti
Case,
in The Journal of American History, volume 66,n.
3 dicembre 1979 pp. 535-547
Sulla presunta ammissione di Carlo Tresca della
colpevolezza di Sacco si rivela importante anche quanto afferma , in un suo recente libro, Stefano Di Berardo
, dopo una dettagliata rassegna delle fonti su questo argomento . (cfr.brano)
Brano da commentare: “…. In conclusione, le prove della veridicità di
tali affermazioni da parte dell’anarchico abruzzese non sono rintracciabili.
Esse quindi vanno valutate attentamente prima di dare loro grande importanza,
almeno fino a che non verranno alla luce
nuovi importanti risvolti del caso Sacco e Vanzetti. L’uso che ne è stato fatto fino ad ora,
è stato semplicemente revisionistico, attribuendo a queste voci più importanza
di quella che uno storico dovrebbe concedergli”.
Bibliografia:
Stefano Di Berardo, La poesia dell’azione.
Vita e morte di Carlo Tresca, Franco Angeli, 2013 p. 167
Personalmente,
io ritengo che Tresca non abbia mai , come affermano le persone che più gli erano vicine, fatto quella ammissione sulla colpevolezza di Sacco, ma anche se l'avesse fatta resterebbe come problema irrisolto il sapere in quale senso Tresca intendesse il termine “ colpevole”
riferito a Sacco . Come sappiamo, secondo quanto dice Eastman, Tresca non ebbe il tempo di spiegarsi. Prescindendo, per un momento, da Tresca, esaminiamo l'ipotesi di una eventuale colpevolezza di Nicola Sacco. Sono ben noti,
attraverso gli scritti , che ci
sono pervenuti di Sacco e dalla sua stessa vita , il suo
coraggio e la sua fierezza nel rivendicare sempre e in ogni circostanza il
suo “essere anarchico “. (cfr. post
BARTOLOMEO VANZETTI E NICOLA SACCO).
Nel caso che Sacco avesse lui
compiuto l' azione di cui era accusato
per motivi ideologici e come risposta all’ ingiustizia e alla violenza della società borghese capitalista (cfr. Francis Russel, La tragedia di Sacco e Vanzetti , Mondadori 2005, p. 508 ) certamente se ne sarebbe assunta la
piena responsabilità in puro stile "galleanista" (cfr. post LUIGI GALLEANI) . Altrettanto, ritengo che
mai e poi mai Sacco avrebbe , senza fare obiezioni, trascinato con sé sulla sedia elettrica Bartolomeo Vanzetti , verso
cui provò sempre, sino all'ultimo istante, un' incondizionata stima ed
affetto, per un fatto, di cui lui solo fosse stato responsabile
Non volendo terminare questo post su "voci" ( o per meglio dire "chiacchiere") che, secondo quanto afferma Stefano di Berardo, non sono basate , sotto il profilo storico, su nessun riscontro oggettivo, concludo, invece, citando un brano di Nunzio Pernicone, estratto dalla sua introduzione all' Autobiografia di Carlo Tresca , che dà a Carlo Tresca il giusto riconoscimento che merita come "uomo" e come strenuo difensore dei diritti della classe operaia, e in particolare degli strati di essa più sfruttati e sottopagati, come erano, per esempio gli emigranti italiani in America, e come accanito oppositore di ogni dittatura sia di destra che di sinistra. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ In vari momenti della sua carriera, Carlo Tresca ha definito se stesso, socialista, sindacalista e anarchico. Per gli
studiosi che insistono con le etichette, anarco-sindacalista è la definizione che meglio descrive la
posizione di Tresca nella gamma dei
movimenti e delle ideologie rivoluzionarie. Ma Tresca non può essere
classificato nettamente e messo in una casella.
Tra i meno settari dei rivoluzionari, giudicava gli uomini dalle loro
azioni, non dalla bandiera alla quale
prestavano obbedienza. A causa del suo approccio pragmatico al pensiero e all’azione (senza contare il
suo disinvolto stile di vita), Tresca resta un personaggio fuori dei ranghi tra
gli anarchici italiani in America. Molti di costoro lo amavano; altri lo
consideravano persona
non grata . Di conseguenza, gli
angusti limiti del movimento anarchico non
costituiscono il contesto appropriato per studiare e apprezzare l’uomo
che Max Nomad definì in modo molto appropriato come
“ribelle senza uniforme”. La sua carriera deve essere collocata invece nei più
vasti confini del radicalismo e del sindacalismo italoamericani. Questo fu
l’ambiente culturale e politico nel quale, per circa quarant’anni Carlo Tresca
si distinse come ardente freelance della rivoluzione, tribuno dinamico che
guidò i lavoratori italiani immigrati in innumerevoli battaglie contro le forze
del capitalismo, del fascismo e del comunismo...”
(da Nunzio Pernicone,
Introduzione all’autobiografia di Carlo
Tresca)
Bibliografia: in Autobiografia di Carlo Tresca con introduzione e note
di Nunzio Pernicone, Anicia, 2006 p. IX.
Aggiungo, ora che ne sono da poco a conoscenza, anche alcuni frammenti del profilo biografico di Tresca scritto dal suo amico Max Eastman. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Tresca si definisce un sindacalista ed è più
vicino all’ I.IW.W. dei partiti politici, Socialista o Comunista. Ma non è uomo
d’apparato. Non puoi etichettarlo. Non puoi classificarlo, nemmeno come anarchico
[…] Quando Tresca arriva in un distretto dove è in corso uno sciopero, i
giornali e le autorità che cercano di tenerlo sotto controllo lo definiscono
generalmente come “ Tresca, il troublemaker”. Questa è una bassa calunnia.
Tresca non ha mai creato disordini. Egli semplicemente va dove c’è disordine,
lo coltiva, lo cura fin nei minimi particolari, ne puntella i punti deboli, lo
alleva e assiste fino a che un piccolo, meschino, miserabile disordine diventa
una meravigliosa, grande, tumultuosa catastrofe, prossima a una crisi di
proporzioni nazionali. Ciò è quanto ha fatto a Paterson, Lawrence, Pittsburgh,
Westmoreland, Mesabi Range, Calumet, nel grande sciopero dei lavoratori
alberghieri del 1913, e in molte altre meno memorabili battaglie. Quasi non
esiste un grave conflitto operaio, una genuina rivolta dei lavoratori negli
ultimi vent’anni della nostra storia, in cui Carlo Tresca non abbia raggiunto l’avanguardia
per stare in prima linea sotto il fuoco. […] Sì, solo un amore istintivo per la lotta può
spiegare vite come quella di Tresca. Solo l’adrenalina può spiegarlo. Un uomo
deve essere cresciuto combattendo per potere vivere una tale vita. Io posso
lottare, se devo, ma farlo mi ripugna. Tresca sta male a non combattere. …. " ( Max
Eastman, Carlo Tresca l’eroe
agitatore )
Bibliografia : Max Eatsman, L'eroe agitatore da Gli eroi che ho
conosciuto preceduto da un ritratto
di Tresca disegnato dalla compagna di Max Eastman, Eliena Krylenko ) in Concettina Falconi Salvini, Il Martello di
Carlo Tresca, Galzerano Editore, 2019 pp. 506, 507 , 519.
Da ricordare
infine i due testi teatrali da lui scritti negli anni venti, di cui
il più noto, intitolato L'attentato di Mussolini ovvero il
segreto di Pulcinella era una commedia burlesca, ispirata al tentato assassinio di Mussolini
attuato dall’eroe di guerra e deputato socialista, Tito Zaniboni, fu
rappresentata con successo nel 1926 presso la Music Hall di New Haven. (cfr.
brano)
Brano da
commentare: “ Carlo Tresca oltre che ad essere stato un fervido propagandista e
un instancabile editore di Giornale fu autore di due bozzetti teatrali, Il
vendicatore. Dramma sociale antifascista in quattro atti e L’attentato a
Mussolini ovvero il segreto di Pulcinella. Ciò non dovrebbe sembrare inusuale;
dalla lettura, infatti, delle maggiori riviste anarchiche del tempo, quali “Umanità
Nova” di Milano, “Il Monito” di Parigi,” Il Risveglio” di Ginevra, “Adunata dei
Refrattari “di New York, “Cronaca Sovversiva” di Barre (Vt) si può notare
quanto il teatro rappresentasse una delle tante metodologie usate ai fini di
propaganda e di educazione. Il fenomeno del teatro anarchico si espresse
soprattutto attraverso l’opera delle filodrammatiche, si distinse dal teatro borghese
per le tematiche, più vicine alle esigenze del proletariato, e per l’uso della
lingua, l’italiano, che poteva sopperire al bisogno dell’universalità del
messaggio. Si tendeva a riscontrare, inoltre, nell’uso del teatro, una funzione
più efficace dell’articolo, del comizio, della conferenza perché maggiore era
la possibilità dello spettatore di sentirsi partecipe delle speranze e delle
sofferenze , della volontà di lotta e dei di rinnovamento in esso espressi .”
( Niccolò Baldari, Tutto il teatro è teatro politico)
Bibliografia: Niccolò
Baldari, Tutto il teatro è teatro
politico in Arnaldo Picchi, iconografia di un regista pedagogo a
cura di C. Ossicini, Culture teatrali, n. 17, autunno, Edizioni I
Quaderni del Battello ebbro, Bologna 2007pp. 56-62 . Cfr anche Niccolò Baldari, L’attentato di Mussolini: un
esempio di drammaturgia anarchica
durante il ventennio in
http://dspace-unipr.cineca.it/bitstream/1889/1407/1/BALDARI-attentato.pdf
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