NOTA: da leggere dopo KRONSTADT 1921 (1)
Per tentare di comprendere più esattamente possibile lo
stato d’animo e la volontà di rivincita dei Kronstadtiani
, rifugiati in Finlandia, dopo la caduta di Kronstadt , ( circa 8000, secondo gli storici Avrich e Skirda, 6700 secondo lo storico Jean-Jacques Marie, ) si rivela, a mio parere, utile la lettura di un’intervista fatta da un certo Zritel, giornalista, che si autodefiniva "un osservatore", ai superstiti del Comitato
rivoluzionario provvisorio (Revkom) di Kronstadt
pubblicata nel n. 8 della rivista Volia Rossii (“Russia rivoluzionaria)”
maggio 1921. ( cfr. brano)
MARINAI DI KRONSTADT IN FINLANDIA (1921) |
Brano
da commentare: “….. Vi e molta gente nel locale : oltre ai membri del Revkom vi sono tutti i membri
dello Stato –maggiore, compreso il comandante della difesa della fortezza, Solovianov. Tutti si mettono improvvisamente a parlare contemporaneamente: ognuno vuole
esporre ll proprio punto di vista
sui comunisti, descrivere in modo
particolareggiato le loro caratteristiche., io ero seduto un po’ in disparte,
estraneo a loro, mi circondano e io potei
sentire quasi fisicamente il loro odio per i comunisti. Esso traspariva nelle
parole, nel tono della voce, nelle espressioni violente, nel movimento delle
mani, ognuno tenta di terminare ciò che ha da dire, di aggiungere ancora una
caratteristica dei comunisti. Mi è difficile di menzionare delle frasi separate, dato che tutte riconducono a un solo e unico tema : -
non è più possibile di sopportare la violenza dei comunisti contro la
personalità umana. Ognuno comprende che se non ci
si sbarazza del loro giogo, il sangue versato per la Rivoluzione sarà stato
inutile . … “ ( Zritel, [un osservatore] ,
Finlandia , aprile 1921 )
Bibliografia:
Intervista al Revcom aprile 1921 in Alexander Skirda, Kronstadt 1921. Proletariat contre dictature communiste, Les editions del Paris Max ChaleT, 2012 pp. 358-359 (traduzione dal francese mia) .
Tra questi "Kronstadtiani" mi limito a ricordare STEPAN PETRICHENKO, VASSILIJ YAKOVENKO E VIATSCHELAV ZEMSKOV.
STEPAN MAXIMOVICH PETRICENKO (1892-1947) Nato in Ucraina nel villaggio di Nikitenka si arruolò, come tecnico specializzato, in marina. Nel dicembre 1917 partecipò alla breve esperienza
della "Repubblica sovietica di Naissaar dei soldati e costruttori di fortezze ", di cui, purtroppo, conosco solo quanto si dice in Anarchopedia, Repubblica_sovietica_di_Naissaar, 11 luglio
2009. Seguendo la flotta del
Baltico, Petrichenko giunse infine a Kronstadt dove
ebbe modo , tra il 1920 e il 1921, di
constatare la condizione di "schiavi salariati" degli operai delle fabbriche statali di Pietrogrado e, durante una breve licenza nel suo paese di origine, l’oppressione dei commissari bolscevichi sui contadini . Il primo marzo 1921, presiedette l ’
assemblea generale, dove furono
enunciati 15 motivi di dissenso
dal partito comunista (cfr. post su KRONSTADT 1921 (1). Dopo la repressione della
rivolta di Kronstadt , tra le
poche notizie , che si sanno della sua vita, vi è quella in cui Petrichenko, da
poco arrivato in Finlandia , insieme ad alcuni ex kronstadtiani
tentò di allacciare rapporti con
organizzazioni antibolsceviche, inclusa, sembra, l'armata del generale Wrangel, con lo scopo di
continuare la lotta armata contro
il regime “sovietico”. I presupposti per
un’azione comune con questi
improvvisati alleati erano comunque , secondo quanto afferma Paul Avrich, esposti in una lettera inviata da Petricenko e altri marinai al professore Grimm, autorevole esponente, stando a fonti bolsceviche, dell'emigrazione bianca e riprendevano pressoché
completamente gli obiettivi già proclamati
durante la rivolta di Kronstadt. (cfr . brano)
Brano
da commentare: “ I marinai elaborarono un programma in sei punti come base per
un’azione comune: 1) Tutta la terra ai contadini; 2) liberi sindacati agli operai; 3) piena indipendenza per gli stati di frontiera; 4) libertà d’azione per i
fuggiaschi di Kronstadt; 5) eliminazione delle spalline dalle uniformi
militari; 6) mantenimento della loro parola d’ordine “tutto il potere ai soviet
ma non ai partiti. .”E’
tuttavia sorprendente
che la parola d’ordine doveva venir
considerata soltanto come una “opportuna
manovra politica” sino all’abbattimento dei comunisti. Dopo la vittoria, la parola d’ordine
sarebbe stata messa in disparte e instaurata una dittatura militare temporanea
per impedire che l’anarchia precipitasse il paese in un baratro. Quest’ ultimo
punto, ovviamente era un contentino per Wrangel. I marinai , in ogni caso,
insistevano che a tempo debito il popolo
russo doveva essere “libero di decidere da sé che tipo di governo volesse" (Paul Avrich, Kronstadt 1921)
Bibliografia: Paul Avrich, Kronstadt 1921, Res Gestae 2012, pp. 120-121 e la nota. 80 a p. 245 . Cfr. anche Jean Jacques Marie, Kronstadt 1921, UTET 2007 p. 283 , il quale si limita sostanzialmente a ripetere , su questo argomento, quanto afferma Avrich aggiungendo, qua e là, anche lui, alcune sue considerazioni personali.
Personalmente mi
dispiace che questo documento, tuttora inedito, per quanto ne so, in italiano, che è servito per
gettare discredito sugli insorti di Kronstadt
, sia giunto a noi in maniera così
frammentaria, in cui non è neanche facile distinguere ciò che si trova
nel testo originario, da quel che è aggiunto da
Paul Avrich. Comunque, a mio
parere, per quanto ne so sinora, l' arruolamento dei sopravvissuti della rivolta di Kronstadt nell’esercito di Wrangel’, ex generale dell’
esercito imperiale russo e ultimo capo
di quanto restava dell’armata bianca, , a cui accennava Avrich e più recentemente l’’articolo Kronstadt di Anarcopedia , (ita.anarchopedia.org/Kronstadt del 19 ottobre 2015), mi suscita alcune perplessità. Se si
trattava di un semplice arruolamento dei kronstadtiani “ nelle fila del
generale Vrangel “ perché proporre quei rivoluzionari ” sei punti del programma per un’ azione comune “ a un esercito come quello di
Wrangel’ basato su una ferrea
disciplina militare, una
rigida gerarchia e un’ ideologia reazionaria nettamente contraria all’
istituzione dei soviet, liberi o no che fossero? Stento, inoltre, a credere che per un “generale e per
degli ufficiali bianchi” , per la
maggior parte aristocratici, nostalgici dello zarismo, la parola d’ordine “tutto
il potere ai soviet”, potesse,
infatti, essere considerata, anche se
soltanto in via provvisoria e tattica,
una “opportuna manovra
politica”. Altrettanto inspiegabile è , almeno sino a quando non potrò leggere integralmente la presunta lettera di Petrichenko a Grimm, come si potesse conciliare l’accordo delle
due parti su una futura “dittatura militare “ con la richiesta , contenuta in
quelle lettere, degli insorti di Kronstadt di far decidere liberamente al popolo russo la forma di
governo desiderata. Come realizzare ciò se non
tramite deliberazioni assembleari emanate all’ interno di “soviet liberamente eletti” e di "libere comuni" sul modello di quanto, a prezzo del tanto sangue versato dagli insorti, era stato attuato durante le giornate dell’insurrezione di Kronstadt ?
Accusati ben presto
dalle altre associazioni anticomuniste di essere degli irrecuperabili
“bolscevichi dissidenti”, i kronstadtiani
, rotti i rapporti con quegli incompatibili alleati, continuarono sino al 1922 , a promuovere azioni clandestine in
Russia con lo scopo precipuo di fare propaganda a favore di una eventuale prossima rivoluzione e di mettere
in salvo i loro parenti, rimasti in Russia, usati come
ostaggi e arma di ricatto. In base a un decreto di Trotzski del 1918 , la condizione di ostaggio era, infatti, prescritta a tutti i famigliari degli ufficiali al proprio servizio e degli oppositori al regime bolscevico. Particolarmente audace fu l'evasione da Pietrogrado della moglie di Petrichenko ad opera del kronstadtiano ALEXIS PASKOV, con il parziale aiuto , sembra, per potere entrare clandestinamente in Russia, del servizio di controspionaggio finlandese (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Il gruppo vicino a Petrichenko composto soprattutto dai marinai della Pétropavlosk è implicato nell' impresa. Raccomandato da Khristoforov, l’ antico comandante della nave Alexis
Danilovitch Paskov
diventa il principale uomo di fiducia di Petrichenko. Quarantenne, contadino,
marinaio della Pétropalvlosk , comandante durante l’insurrezione del “
battaglione di Forte Rif, è determinato e riflessivo. Grazie
all'aiuto del capo del controspionaggio finlandese Saliarri,
interessato a raccogliere informazioni sulla situazione in Russia […] questo Saliarri procura a Paskov, degli abiti civili, dei documenti ( paiers), del denaro, delle guide per passare la frontiera, degli indirizzi di alloggi a Pietrogrado e un revolver. Paskov potrà così assicurare per un certo tempo ( un temps) un servizio regolare di collegamento tra Pietrogrado e i rifugiati. Egli
riporterà da Pietrogrado la
moglie di Pétrichenko, Maria Friedrichovna Krieger, figlia di un mercante tedesco di Riga .
Il comandante del forte Ino Ivanov utilizzò la medesima trafila per far giungere anche lui sua
moglie da Pietrogrado. Paskov sarà arrestato il 27 maggio in seguito
alle rivelazioni di Tagantsev e condannato a morte il 24 agosto : in
cambio di una amnistia, farà finta di collaborare con la Ceka.”
( estratto da Alexander Skirda, Kronstadt 1921 )
Bibliografia: in
Alexandre Skirda, Kronstadt 1921. Proletariat contre
dictature communiste, Les editions de Paris Max Chaleil, 2012 p. 240. (traduzione italiana mia). Cfr. anche Jean-Jacques Marie, Kronstadt 1921. Il soviet dei marinai contro il governo sovietico, UTET, 2007,p. 282 , dove, tuttavia, la collaborazione, secondo Skirda, soltanto fittizia, di Paskov con la Ceka non è presa in alcuna considerazione .
A questo punto si rivela necessario, sebbene io sia perfettamente consapevole di quanto questo argomento sia intricato e viziato da notizie tutte provenienti da fonti cekiste, soffermarsi sul presunto coinvolgimento di alcuni kronstadtiani, tra cui anche Petrichenko , con il cosiddetto "affare Tagancev "( o Tagantsev) , notoriamente riconosciuto come uno degli episodi più oscuri della storia della CEKA. Per quanto ne so, il primo storico a collegare Petrichenko con il noto geografo Tagancev presunto leader del PBO ( Organizzazione dei combattenti del Nord) è stato Paul Avrich. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ .... Sembra inoltre che il patto [ nota mia: con Grimm e Wrangel ] abbia avuto un esito. Nell’estate del 1921, se bisogna dar
credito ai rapporti della polizia segreta sovietica, (grassetto mio), Petrichenko, in collaborazione con Grimm e con il barone Winkel,
reclutò un gruppo di marinai e li inviò clandestinamente a Pietrogrado, città della quale, al momento opportuno, avrebbero dovuto
contribuire alla conquista come una nuova testa di ponte contro i comunisti.
Una volta, in città, i marinai lavorarono sotto la direzione della
Organizzazione di combattimento di Pietrogrado, un gruppo clandestino in contatto con il
Centro nazionale e capeggiata da V.N. Tagantsev, ex professore di geografia all’Università di Pietrogrado. A quanto sembra, le forze del generale Wrangel
avrebbero dovuto intervenire, ma prima che ciò accadesse l’ Organizzazione di
combattimento venne scoperta e liquidata”… ( Paul Avrich , Kronstadt 1921)
Bibliografia: Paul Avrich, Kronstadt 1921, Res Gestae, 2012 p. 121.
Sul rapporto tra Petrichenko e i kronstadtiani con Tagancec si sofferma com maggiori particolari anche lo storico Jean-Jacques Marie. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Il 3 ottobre 1921, Petrichenko e il generale Elvengren, rappresentante militare insieme del generale Wrangel e di Boris Savinkov a Helsinki, segnano a Vylborg una dichiarazione comune che annuncia la costituzione di un Comitato delle organizzazioni combattenti del nord, “centro clandestino” che agirà nella regione di Pietrogrado e nelle zone circostanti […]. (Evengren) Si occupa delle relazioni dell’ organizzazione di Savinkov con il Centro nazionale, piccola organizzazione antibolscevica clandestina diretta a Pietrogrado dal professore Tagantsev, e si interessa allora a Kronstadt. Afferma di avere stabilito dei contatti con un gruppo clandestino, senza dubbio immaginario. Anche Evelgren è un millantatore. Così ha convinto Tagantsev di avere ancora a disposizione il piccolo esercito personale di Ingermalnand, trasformato da molti mesi in reggimento di pacifiche guardie di frontiera; all’inizio dell’insurrezione di Kronstadt, Tagantsev, illuso, ha invitato Elvengren a lanciare su Pietrogrado quest’esercito fantasma. Il 12 ottobre 1921, due settimane dopo la firma dell’accordo con Petrichenko, Elvengren, in un rapporto alla direzione dell’Unione popolare di difesa della patria e della libertà, sostiene che la loro attività “ a Pietrogrado e nelle zone circostanti si sviluppa nell’insieme con successo”. Tutti a Pietrogrado, desiderano che sia " liquidato prima possibile il potere sovietico […] I nostri legami con le organizzazioni dell'interno e con le masse si rafforzano e si sviluppano senza ombra di dubbio" [...] Il Comitato delle organizzazioni combattenti del Nord è morto prima di nascere. […] All’investigatore del controspionaggio che lo interrogherà nel maggio 1945, Petrichenko dichiarerà di avere inviato in Russia Komarov e Paskov al solo scopo di fare propaganda presso i marinai baltici e di reclutarne per il Centro nazionale di Tagantsev …” ( Jean-Jacques Marie, Kronstadt 1921)Bibliografia: Jean-Jacques Marie, Kronstadt 1921. Il soviet dei marinai contro il governo sovietico, UTET, 2007, pp. 287-289 e p. 294
Tra i due testi, mi sembra , vi siano alcune differenze di un qualche rilievo . Nel brano di Avrich non si fa menzione del generale Evelngren e i rapporti tra i kronstadtiani e il gruppo di Tagantsev con il beneplacito del professore Grimm sono datati nell’ estate del 1921. Secondo Jean-Jacques Marie , invece, l' "organizzazione di combattenti del Nord" ( Petrogradskaja Boevaja Organizacija) fu costituita il 3 ottobre 1921 in seguito a un accordo tra Petrichenco e il generale Elvengren e il 12 ottobre la loro azione in contatto con il gruppo di Tagantsev stava, secondo Elvengren, progredendo con successo . Una data , quella dell'ottobre 1921, che lascia alquanto perplessi, tenendo conto che il cosiddetto "complotto Tagantsev" era già stato scoperto alcuni mesi prima e che Tagantsev , sua moglie ed altri 61 congiurati , tra cui il poeta russo Nicolas Gumilev, erano stati fucilati verso la fine di agosto del 1921. Alquanto difficile dunque sostenere , secondo quanto fa supporre Jean-Jacques Marie , di un triangolo esistente tra Evelgren, Petrichenko e Tagantsev. Una relativa maggiore chiarezza sull’ oscuro affare Tagantsev e sul coinvolgimento in questo “complotto” di un gruppo di esuli kronstadtiani , guidati dal marinaio, ex comandante del Comitato Rivoluzionario di Kronstadt, MATVEI KOMAROV (1896-1921), si trova in Kronstadt 1921 di Alexandre Skirda. (cfr. brano)
La versione di Alexandre Skirda trova, a mio parere, una indiretta conferma con quanto è scritto nel capitolo III, 1 La scoperta del complotto della tesi di laurea Il caso Gumilev di Nadia Colletta sull' "affare Tagancev". L' autrice , pur premettendo che non tutti i documenti erano, al momento della tesi, accessibili, fornisce una documentata e dettagliata analisi dei macchinosi e torbidi retroscena politici e cekisti di quel presunto complotto. Di questa interessante ricerca storica di " uno dei processi più criticati della storia della CK ( polizia politica russa dei primi anni della rivoluzione russa )" mi limiterò, in questo post, a citare un brano, in cui si accenna alla scoperta e all'arresto dei presunti membri dell' " Organizzazione dei combattenti del Nord " (PBO) e ai presunti rapporti esistenti tra loro e alcun membri dell' "Unione dei marinai di Kronstadt", guidati da Matvei Komarov. (cfr. brano)
Lasciando , infine, da parte l'infido terreno delle fonti cekiste mi soffermerò , ora, su quanto vi è di storicamente accertato, della vita e del pensiero di Stepan Petrichenko, dopo la caduta di Kronstadt. Mi riferisco , innanzitutto al rimarchevole articolo di Petrichenko, scritto nel 1925, durante il suo esilio in Finlandia, e pubblicato sulla rivista dei socialisti rivoluzionari di sinistra , Znamia Borby del gennaio 1926, in cui egli rivolgendosi all' Ufficio Politico del Partito Comunista Inglese, rivendicava il suo ruolo di "Presidente della rivolta di Kronstadt" e ribadiva la spontaneità e l’ indipendenza da movimenti esterni controrivoluzionari della rivolta di Kronstadt. (cfr. brano)
Bibliografia: Paul Avrich, Kronstadt 1921, Res Gestae, 2012 p. 121.
Sul rapporto tra Petrichenko e i kronstadtiani con Tagancec si sofferma com maggiori particolari anche lo storico Jean-Jacques Marie. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Il 3 ottobre 1921, Petrichenko e il generale Elvengren, rappresentante militare insieme del generale Wrangel e di Boris Savinkov a Helsinki, segnano a Vylborg una dichiarazione comune che annuncia la costituzione di un Comitato delle organizzazioni combattenti del nord, “centro clandestino” che agirà nella regione di Pietrogrado e nelle zone circostanti […]. (Evengren) Si occupa delle relazioni dell’ organizzazione di Savinkov con il Centro nazionale, piccola organizzazione antibolscevica clandestina diretta a Pietrogrado dal professore Tagantsev, e si interessa allora a Kronstadt. Afferma di avere stabilito dei contatti con un gruppo clandestino, senza dubbio immaginario. Anche Evelgren è un millantatore. Così ha convinto Tagantsev di avere ancora a disposizione il piccolo esercito personale di Ingermalnand, trasformato da molti mesi in reggimento di pacifiche guardie di frontiera; all’inizio dell’insurrezione di Kronstadt, Tagantsev, illuso, ha invitato Elvengren a lanciare su Pietrogrado quest’esercito fantasma. Il 12 ottobre 1921, due settimane dopo la firma dell’accordo con Petrichenko, Elvengren, in un rapporto alla direzione dell’Unione popolare di difesa della patria e della libertà, sostiene che la loro attività “ a Pietrogrado e nelle zone circostanti si sviluppa nell’insieme con successo”. Tutti a Pietrogrado, desiderano che sia " liquidato prima possibile il potere sovietico […] I nostri legami con le organizzazioni dell'interno e con le masse si rafforzano e si sviluppano senza ombra di dubbio" [...] Il Comitato delle organizzazioni combattenti del Nord è morto prima di nascere. […] All’investigatore del controspionaggio che lo interrogherà nel maggio 1945, Petrichenko dichiarerà di avere inviato in Russia Komarov e Paskov al solo scopo di fare propaganda presso i marinai baltici e di reclutarne per il Centro nazionale di Tagantsev …” ( Jean-Jacques Marie, Kronstadt 1921)Bibliografia: Jean-Jacques Marie, Kronstadt 1921. Il soviet dei marinai contro il governo sovietico, UTET, 2007, pp. 287-289 e p. 294
Tra i due testi, mi sembra , vi siano alcune differenze di un qualche rilievo . Nel brano di Avrich non si fa menzione del generale Evelngren e i rapporti tra i kronstadtiani e il gruppo di Tagantsev con il beneplacito del professore Grimm sono datati nell’ estate del 1921. Secondo Jean-Jacques Marie , invece, l' "organizzazione di combattenti del Nord" ( Petrogradskaja Boevaja Organizacija) fu costituita il 3 ottobre 1921 in seguito a un accordo tra Petrichenco e il generale Elvengren e il 12 ottobre la loro azione in contatto con il gruppo di Tagantsev stava, secondo Elvengren, progredendo con successo . Una data , quella dell'ottobre 1921, che lascia alquanto perplessi, tenendo conto che il cosiddetto "complotto Tagantsev" era già stato scoperto alcuni mesi prima e che Tagantsev , sua moglie ed altri 61 congiurati , tra cui il poeta russo Nicolas Gumilev, erano stati fucilati verso la fine di agosto del 1921. Alquanto difficile dunque sostenere , secondo quanto fa supporre Jean-Jacques Marie , di un triangolo esistente tra Evelgren, Petrichenko e Tagantsev. Una relativa maggiore chiarezza sull’ oscuro affare Tagantsev e sul coinvolgimento in questo “complotto” di un gruppo di esuli kronstadtiani , guidati dal marinaio, ex comandante del Comitato Rivoluzionario di Kronstadt, MATVEI KOMAROV (1896-1921), si trova in Kronstadt 1921 di Alexandre Skirda. (cfr. brano)
Brano da commentare: " … Quando essi
( i kronstadtiani) si accorgono che l’esercito di Wrangel è
il principale componente (del Comitato nazionale russo con cui si erano messi in contatto) si
distanziano da quello e rompono tutte le
relazioni con il suo rappresentante, il
professore Grimm […] Poco dopo sono
avvicinati da Svedov,
un ufficiale SR (socialista rivoluzionario) che dirige il PBO , una
organizzazione di lotta clandestina di cui fanno parte dei militari SR e
dei borghesi cadetti ( democratici
costituzionali) , riuniti sotto la direzione del professore Tagantsev. Si può domandare se non vi era
, dietro ciò, una provocazione della CEKA, desiderosa di
smascherare potenziali nemici dell’interno, (grassetto mio) tanto questo professore fa
prova, una volta arrestato, di ingenuità e di dilentatismo, come il credere alle promesse e alle parole del capo cekista Agranov,
certamente, confermate dal
presidium della CEKA. Costui non esita a
fare appello al suo patriottismo,
se lui racconta tutto. Tagantsev si fida delle sue gratuite assicurazioni
in cui promette la salvezza della vita di tutti i congiurati. A questa condizione
egli ammette tutto ( met entièrement à table”), svela tutto sull’organizzazione e fa una lista dei suoi membri . Quando si accorge di essere
stato giocato, tenta di suicidarsi, ma ciò non cambia nulla su ciò che seguì :
vi saranno 180 arresti e 61 fucilati,
tra cui il professore e sua moglie . Il poeta Nicolas Gumilev figura tra loro; nativo di Kronstadt e marito della poetessa Anna
Akhmatova, non aveva manifestato che della simpatia per l’insurrezione e
progettato di scrivere dei “versi controrivoluzionari” [….] Un gruppo vicino a Petrichenko, composto soprattutto di marinai della Petropavlosk è
coinvolto nell’affare. […] Petrichenko che gode della fiducia della maggior parte dei rifugiati, crea
un' Unione dei marinai di Kronstadt , composta da 500 membri. Egli organizza (met sur pied)
, in totale indipendenza e con i suoi deboli
mezzi, un gruppo di 18 o 20 volontari
intrepidi che passino la frontiera e operino a Pietrogrado, col fine di preparare
un’insurrezione. Uno di loro, Matvei Komarov, 25
anni, topografo sulla Petropavlosk, molto attivo durante
l’insurrezione, essendo stato nominato comandante supplente del (o dal) suo revkom, dirige le operazioni.
Con sua moglie Maria , di origine finlandese, egli redige e stampa volantini ed appelli , fa saltare in aria con la dinamite insieme ai
marinai Orlovsky e Guerman la statua del cekista Volodarsky, così come la tribuna prevista per il 1 Maggio su una strada di Pietrogrado – se si crede all’atto di accusa della Cheka,
prepara degli attentati contro Kuzmin , Krassin, Zinoviev ed esplosioni sui luoghi strategici della
città. Egli è scoperto ed arrestato dopo l’arresto di Tagantsev. Con il pretesto di rivelare un passaggio clandestino , si fa
condurre alla frontiera finlandese, tenta di passare dall’altra parte ed è
abbattuto il 27 giugno. Sua moglie , 21 anni,
è fucilata il 24 agosto
contemporaneamente a Nicolas Gumilev,
marito e moglie Tagantsev e gli altri congiurati. ..." ( Alexandre Skirda, Kronstadt 1921..)
Bibliografia: Alexandre Skirda, Kronstadt 1921. Proletariat contre dictature communiste, Les editions de Paris Max Chaleil, 2012,
p. 239 (traduzione italiana mia) . Sull' " affare Komarov " cfr. anche Jean-Jacques Marie, Kronstadt 1921, UTET, 2007 pp. 293-294 in cui , dopo avere definito quest' affare "un brutto film" , considera "le favole " dell' accusatore di Komarov, il cekista Lebedev, anticipatrici di quelle dei processi staliniani di Mosca.
La versione di Alexandre Skirda trova, a mio parere, una indiretta conferma con quanto è scritto nel capitolo III, 1 La scoperta del complotto della tesi di laurea Il caso Gumilev di Nadia Colletta sull' "affare Tagancev". L' autrice , pur premettendo che non tutti i documenti erano, al momento della tesi, accessibili, fornisce una documentata e dettagliata analisi dei macchinosi e torbidi retroscena politici e cekisti di quel presunto complotto. Di questa interessante ricerca storica di " uno dei processi più criticati della storia della CK ( polizia politica russa dei primi anni della rivoluzione russa )" mi limiterò, in questo post, a citare un brano, in cui si accenna alla scoperta e all'arresto dei presunti membri dell' " Organizzazione dei combattenti del Nord " (PBO) e ai presunti rapporti esistenti tra loro e alcun membri dell' "Unione dei marinai di Kronstadt", guidati da Matvei Komarov. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ … Da questo punto in poi possiamo
avvalerci anche di un’altra fonte, che per altro non si discosta affatto dalla
stampa di partito: D.L. Golinkov, autore di un libro in cui vengono elencati i successi più
significativi della storia della CK.( nota
mia: sigla della Commissione
Straordinaria di Pietrogrado ) In uno stile
piuttosto propagandistico, egli fornisce
una ricostruzione molto dettagliata della vicenda in questione aggiungendo
altresì informazioni che non trovano riscontro in nessun’altra fonte, ma che
sono comunque degne di essere citate. Secondo la sua versione sembra che uno
dei primi arrestati abbia dato piena confessione fornendo tutti gli elementi per la
scoperta di un presunto gruppo di sovversivi chiamato Ob’ edinënnaja organizacija kronštadtskich morjakov (Unione dei marinai di Kronštadt). , il cui capo risultava essere M. A. Komarov (ex marinaio della
corazzata Petropavlovsk). Questo gruppo avrebbe avuto il compito di infiltrarsi
dalla Finlandia a Pietrogrado per stabilire dei contatti con uomini di fiducia che
avrebbero ricevuto una somma mensile attraverso i corrieri dell’organizzazione.
Golinkov continua dicendo che da ulteriori indagini era emerso che questo gruppo
era solo parte di un’associazione ben più vasta denominata Petrogradskaja Boevaja Organizacija, a capo della quale era il professore Vladimir Nikolaevich Tagancef, ex membro dell’ormai
liquidato “Centro Nazionale” ( nota : Formazione politica dei Socialisti Rivoluzionari :gli Esery ) .Il geografo, figlio dell’altrettanto noto giurista Nikolaj Stepanovich Tagancev ( ex senatore e uomo di
Stato della Russia prerivoluzionaria) si trovava in
missione nel governatorato di Tver’, il 31 maggio 1921, quando viene raggiunto da agenti
della polizia e condotto a Pietrogrado, in via Gorochovaja n. 2 (sede della PCK). Già il 3 giugno, il presidente della GubCK (Ck del governatorato), Semenov, comunica alla VCK quanto segue: “ avendo stabilito che
una buona fetta dell’organizzazione controrivoluzionaria era costituita da
cadetti, è stato deciso di procedere all’arresto di 180 membri di questo
partito con l’accusa di attività cospirativa”.” Non essendo stato trovato
niente di compromettente, era risultato molto difficile trovare un legame tra
questa massa di arrestati e l’organizzazione appena scoperta e molti cadetti
erano stati rilasciati entro le 36 ore successive […] Stando alle notizie dell’anonimo S. [nota mia: pseudonimo dell’ autore , probabilmente un ex cechista, di un articolo sull' affare Tagancev
pubblicato a Parigi , nel 1922 in un importante organo di stampa
dell’emigrazione russa] l’elevato numero degli arresti aveva suscitato
l’interesse delle alte sfere del potere e la VCK chiedeva, quindi, dati
consistenti per una relazione al Comitato Esecutivo Centrale Panrusso (qui di seguito VCIK) .
Il commissario Jacov Agranov “ uno dei “ migliori “ falsificatori del tempo e più tardi
stretto collaboratore di Stalin – interroga il professor Tagancev ogni notte per avere i
nomi dei complici , senza però ottenere nessun risultato. Messo alle strette
dai suoi capi, che esigono risultati concreti, Agranov fa condurre il presunto capo della PBO
nella stanza n. 51 per l’interrogatorio decisivo, e, dopo un lungo discorso per
illustrare la situazione, gli propone un
compromesso: se Tagancev avesse reso una piena confessione dei fatti e dei nomi,
egli avrebbe garantito un alleggerimento della condanna di tutti i colpevoli. Tagancev abbozza un sorriso di
scherno, ma una risposta definitiva non la dà. Gli vengono concesse tre ore per
pensarci, tutti gli arrestati, colpevoli o non colpevoli, saranno fucilati
senza distinzione. Secondo l’anonimo narratore della vicenda, tre ore dopo il
professore firma l’accordo …” ( in
Nadia Colletta, Il caso Gumilev. Capitolo III, 1, La
scoperta del complotto)
Bibliografia: Nadia Colletta, Il caso Gumilev, Capitolo III, 1: La scoperta del complotto in
xoomer.virgilio.it/gumilev/III.1_La_scoperta%20del%20complotto.htm . In conclusione dell'accordo stipulato da Tagancev e Agranov , Agranov affermava : " Io, Agranov, prometto [...] che a nessuno dei colpevoli sarà comminata la pena capitale ". Promessa che , come è noto, non fu rispettata.Lasciando , infine, da parte l'infido terreno delle fonti cekiste mi soffermerò , ora, su quanto vi è di storicamente accertato, della vita e del pensiero di Stepan Petrichenko, dopo la caduta di Kronstadt. Mi riferisco , innanzitutto al rimarchevole articolo di Petrichenko, scritto nel 1925, durante il suo esilio in Finlandia, e pubblicato sulla rivista dei socialisti rivoluzionari di sinistra , Znamia Borby del gennaio 1926, in cui egli rivolgendosi all' Ufficio Politico del Partito Comunista Inglese, rivendicava il suo ruolo di "Presidente della rivolta di Kronstadt" e ribadiva la spontaneità e l’ indipendenza da movimenti esterni controrivoluzionari della rivolta di Kronstadt. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ … I Kronstadtiani sono quelli stessi che ebbero una parte attiva nella creazione di questo
governo. Essi l’hanno difeso contro tutti gli attacchi della
contro-rivoluzione. Essi hanno protetto non solamente gli accessi di Pietrogrado , cuore della Rivoluzione mondiale, ma essi hanno anche inviato dei
corpi di spedizione contro tutti gli innumerevoli fronti dei bianchi,
cominciando da Kornilov e finendo con i generali Iudenich e Nekliudov. I Kronstadtiani sono quelli stessi , di cui il “
governo operaio e contadino” si vantava non solo in Russia , ma anche nel
mondo intero. Sono quelli, per cui il “governo operaio e contadino ", non trovava sufficienti termini per lodare il loro
spirito rivoluzionario, la loro audacia e la loro fermezza. Esso li chiamava con i nomi più elogiativi a cominciare da
“eroi dell’universo”, portandoli alle
stelle sino a compararli a delle aquile , a degli albatros … Questi stessi kronstadtiani sarebbero improvvisamente divenuti nemici
della rivoluzione? Sarebbero dunque da dichiararsi controrivoluzionari, agenti
dell’Intesa, spioni francesi, sostegno della borghesia, degli SR, dei menscevichi…? E’ sorprendente che i kronstadtiani siano diventati nemici pericolosi del “governo operaio e
contadino nel momento , in cui ogni
pericolo per esso era cessato da parte dei generali bianchi e della controrivoluzione armata . Nel
momento preciso, in cui
bisognava passare a raccogliere i frutti delle conquiste d’
Ottobre, quando bisognava mostrare
il prodotto ( la marchandise) sotto la sua vera
luce, mostrare il proprio bagaglio (bagage) politico, perché non basta fare promesse, bisogna anche
realizzarle, - quando venne il momento
di fare il bilancio della Rivoluzione , ciò,
a cui nessuno osava neanche pensare
durante la pressione della guerra
civile. In quel momento là i Kronstadtiani divennero nemici. E ciò
in che cosa consisteva ? Quale crimine aveva commesso Kronstadt contro la Rivoluzione? […]
che cosa si può discernere di
controrivoluzionario in queste prime rivendicazioni? Eppure, quale fu la reazione del “governo operaio e contadino”
? Esso si astenne da qualunque
concessione , quale essa fosse, evitò
ogni dialogo con il Revkom, il
quale non aveva ancora abbandonato la
speranza di risolvere la questione in via pacifica. Esso dichiarò Kronstadt controrivoluzionaria,
la qualificò come complotto bianco-guardista, gli affibbiò l’ex generale Kozlovsky, malato, invalido e incapace di qualunque cosa considerata l’
età, il controspionaggio francese, gli agenti
dell’ Intesa, le SR, i menscevichi , e così di seguito.Poi
il sette marzo alle 18 e 45, questo governo aprì
il primo fuoco contro una Kronstadt animata d’intenzioni pacifiche. Cosa dovevano fare i Kronstadtiani? A
loro non restava che difendersi, e la loro vittoria morale risiede in questo fatto. [...] La rivolta scoppiò spontaneamente per volontà della massa stessa, sia della popolazione civile che della guarnigione. Ne sono provala risoluzione votata e la composizione sociale del comitato rivoluzionario provvisorio. Non si può ravvisarvi l'epressione preponderante della volontà di un qualsiasi partito politico antisovietico. Tutto ciò che accadeva e che veniva fatto era originato dallo stato d'animo dei kronstadtiani ed era dettato dalle circostanze contingenti. Gli insorti non ponevano le loro speranze in nessuno e al comitato rivoluzionario provvisorio, all'assemblea dei delegati, alle riunioni, o altrove non furono mai poste questioni di leadership. Il comitato rivoluzionario provvisorio non intraprese mai nulla in questa direzione, benché ve ne fosse la possibilità. Il comitato tentava di seguire strettamentele volontà del popolo . Era un bene o un male? Non posso dare un giudizio, ma la realtà è che la massa dirigeva il comitato e non veniva diretta da questo ..." ( Petrichenko, Le cause dell'insurrezione di Kronstadt, 1925)
Bibliografia: in Alexandre Skirda, Kronstadt 1921. Proletariat contre dictature comuniste, Les editions de Paris Max Chaleil, 2012, pp. 347-355. (traduzione italiana mia). Consiglio caldamente la lettura per intero di questo testo, che io ho dovuto tagliare per ragioni di spazio. Per una traduzione italiana , anche se solo parziale, di questo articolo, cfr. Ida Mett, La rivolta di Kronstadt, Edt. Azione Comune 1962, pp. 88-89.
Bibliografia: in Alexandre Skirda, Kronstadt 1921. Proletariat contre dictature comuniste, Les editions de Paris Max Chaleil, 2012, pp. 347-355. (traduzione italiana mia). Consiglio caldamente la lettura per intero di questo testo, che io ho dovuto tagliare per ragioni di spazio. Per una traduzione italiana , anche se solo parziale, di questo articolo, cfr. Ida Mett, La rivolta di Kronstadt, Edt. Azione Comune 1962, pp. 88-89.
L’ impostazione decisamente più pratica che teorica di Petrichenko e dipendente dalle "circostanze contingenti ", trova, a mio parere conferma, nella risposta data da lui , durante la rivolta, al redattore capo delle Izvestija di Krostandt, Lamanov, che gli chiedeva quale fosse la sua posizione politica : "anarchico o socialista rivoluzionario di sinistra ? " Petrichenko rispose sorridendo : “ Forse l’uno e l’altro ! “ . Tale risposta può essere estesa alla maggior parte dei kronstadtiani, che senza mai identificarsi in una precisa ideologia politica sentivano forte un' esigenza libertaria e di democrazia (proletaria) diretta che, condivisa in un primo momento, almeno a parole, dai bolscevichi, era stata da loro gradualmente sostituita con l’imposizione di una dittatura assoluta del loro partito.
Infine, per quanto riguarda gli
ultimi anni della sua vita è ormai noto sulla base degli studi storici più recenti, che Petrichenko ,
durante la durata della guerra tra la
Finlandia, alleata con i tedeschi, e l’URSS,
fu rinchiuso, nel 1941,
in un campo di concentramento finlandese e che, finita la guerra, nel 1945, Petrichenko fu consegnato dai finlandesi ai russi su richiesta del controspionaggio sovietico e , dopo estenuanti interrogatori , inviato in un gulag dove morì nel 1947. (cfr. brano)
Bibliografia: Jean-Jacques Marie, Kronstadt 1921. Il soviet dei marinai contro il governo sovietico, UTET, 2007, pp. 312, 313,m 314. La morte di Petrichenko in un campo di concentramento sovietico nel 1947 trova conferma anche in Paul Avrich, Kronstadt 1921, Res Gestae, 2012 p. 204 e in Alexander Skirda, Kronstadt 1921. Proletariat contre dictature communiste, Les editions de Paris Max Chaleil, 2012,
pp. 246-247
Secondo un’altra versione sostenuta da A. Kramer, in Kronstadt: Trotskij aveva ragione!, e fatta propria anche, su Internet, da vari siti trotskisti, Petrechenko (sic!) divenne, nel 1927, un “agente della GPU di Stalin” e morì in un campo di concentramento finlandese nel 1945 . (cfr. brano)
Brano da commentare: “Si parla molto anche di S.M. Petrechenko, il marinaio e leader antibolscevico. Quel che è davvero interessante notare è che nel 1927 quest’uomo fu assunto dalla GPU di Stalin e fu uno dei suoi agenti fino al 1944 quando fu arrestato dalle autorità della Finlandia. L’anno dopo morì in un campo di concentramento finlandese”: ( A. Kramer, Kronstadt: Trotskij aveva ragione! “ )
lexander Skirda, Kronstadt 1921. Proletariat contre dictature communiste, Les editions de Paris Max Chaleil, 2012, pp. 193-194
Inoltre su alcuni tratti carismatici di Petrichenko e sull' effetto che producevano sulla maggior parte di coloro che venivano a contatto con lui, cito Jadis Bogdanov :
Brano da commentare: “ Qualche giorno
prima dell’invasione dell’URSS da parte dei nazisti, il governo di unità
nazionale finlandese, loro alleato,
comprendente alcuni ministri socialdemocratici, arresta la maggior parte
dei Russi che si trovano sul suo territorio, e li interna in un campo di
concentramento per tutta la durata della guerra. Petricenko è fra essi. Nel 1944 la
Finlandia si inabissa con la Wehrmacht. La polizia finlandese libera Petricenko nel settembre 1944, subito
dopo l’armistizio. Quindi lo arresta nuovamente il 21 aprile 1945 su richiesta
del controspionaggio sovietico, la Smersh, a cui lo consegna il 24. […] La Smersh
interna Petricenko nella prigione di Lefortovo (la peggiore) a Mosca, lo accusa di
spionaggio per conto dei servizi finlandesi e lo interroga dieci volte, il 3,
5, 12, 14,15, 21, 25, 30 maggio e il 13 giugno 1945. […] Nei giorni successivi
si accanisce nel difendere il suo onore. Per chi? Sa che non avrà diritto a nessun
processo pubblico. Lo fa per gli archivi o per la storia? La conferenza
speciale, presieduta dal vice ministro della Sicurezza in persona, lo condanna a dieci anni di
deportazione e lo manda nel campo di Solikamsk vicino Perm. Rispetto alle abitudini staliniane dell’epoca, si tratta di una condanna relativamente moderata, ma,
considerato lo stato di salute di Petrichenko equivale a una condanna a morte. La conferenza speciale trasforma
del resto questa pena a dieci anni di prigione (“meno peggio” del campo). Ma, l’amministrazione del campo di Solikamsk quando riceve l’ordine di trasferire Petrichenko in prigione, informa la sicurezza di stato, il 6 giugno 1947, che, Petrichenko, allora cinquantacinquenne, è appena morto. A causa della fame, dei maltrattamenti, di
malattia o di sfinimento? Si omette di precisare le cause del decesso: una
pagina di storia si chiude.” ( Jean –Jacques Marie, Kronstadt 1921.....)
Secondo un’altra versione sostenuta da A. Kramer, in Kronstadt: Trotskij aveva ragione!, e fatta propria anche, su Internet, da vari siti trotskisti, Petrechenko (sic!) divenne, nel 1927, un “agente della GPU di Stalin” e morì in un campo di concentramento finlandese nel 1945 . (cfr. brano)
Brano da commentare: “Si parla molto anche di S.M. Petrechenko, il marinaio e leader antibolscevico. Quel che è davvero interessante notare è che nel 1927 quest’uomo fu assunto dalla GPU di Stalin e fu uno dei suoi agenti fino al 1944 quando fu arrestato dalle autorità della Finlandia. L’anno dopo morì in un campo di concentramento finlandese”: ( A. Kramer, Kronstadt: Trotskij aveva ragione! “ )
Bibliografia: A.
Kramer, Kronstadt: Trotskij aveva
ragione! in www.marxismo.net/storia/kronstadt_0505.html
Nella versione di Kramer , dunque, gli interrogatori e le percosse subite da Petrichenko in un carcere sovietico e la sua morte, nel 1947, in un gulag stalinista non sono mai avvenute in quanto morto in Finlandia, due anni prima. Due trattamenti (torture in prigione e detenzione
in un gulag), infatti, davvero poco appropriati per uno che si vorrebbe far
passare come agente di lunga data ( circa 18 anni stando alla
versione di Kramer ) "della GPU di Stalin” e pertanto molto meglio cancellarli, senza alcun scrupolo nei confronti della verità storica, secondo un copione ben collaudato nelle dittature totalitarie del XX secolo. Sul come , infine, possa essere nata l'accusa rivolta a Petrichenko di essere un agente del GPU, di cui non si trova alcuna menzione né nel libro Kronstadt 1921 di Paul Avrich, nè in quello omonimo di Alexandre Skirda alcuni indizi si possono rintracciare nel libro, anche esso dallo stesso titolo, di Jean-Jacques Marie, che, come si è visto più volte in precedenza, non può , in alcun modo essere sospettato di simpatie nei confronti di Petrichenko o dei Kronstadtiani. (cfr. brano)
Brano da commentare: “
La GPU cerca di nuovo di attirare Petrichenko in URSS con un grossolano stratagemma. Il 18 novembre 1922
un membro della rappresentanza diplomatica della Russia sovietica in Finlandia, in un rapporto per un
destinatario sconosciuto, riporta delle frasi dette dall’intendente della
rappresentanza sovietica in Finlandia a
un rappresentante della sicurezza finlandese. Tale racconto arzigogolato riduce
l’insurrezione di Kronstadt a una provocazione della CEKA. Di fronte alla crisi
sociale e politica incombente Zinov’ev ordinò alla Ceka di Pietrogrado […] di organizzare l’ammutinamento di Kronstadt, in modo da permettere, con la sua repressione, il
consolidamento della situazione del governo sovietico. La rivolta fu
pianificata sin nei minimi dettagli e i
suoi piani furono comunicati a Petricenko, agente segreto della Ceka di Pietrogrado, incaricato di entrare nel Comitato
Rivoluzionario di Kronstadt al fine di partecipare attivamente alla
preparazione dell’insurrezione. Agenti della CEKA, infiltrati in tutte le unità militari di
Kronstadt dovevano spingere gli SR all’insurrezione. Una volta che Mosca e Pietrogrado erano state armate di
truppe lealiste, “ Petrichenko ricevette l’ordine di lanciare l’ammutinamento” . Questa
favola doveva senza dubbio persuadere i servizi di sicurezza finlandesi che Petrichenko era un agente della GPU e
spingerli in tal modo alla sua espulsione in URSS. Il trucco era fin troppo
evidente. ( Jean-Jacques Marie,Kronstadt 1921 )
Bibliografia: in Jean-Jacques Marie, Kronstadt 1921. Il soviet dei marinai contro il governo sovietico, UTET, 2007,p.310
L' accusa rivolta a Petrichenko di essere un agente della GPU nasce quindi direttamente negli stessi ambienti della polizia segreta sovietica. E mi sembra interessante notare che tale "favola" come la definisce Jean-Jacques Marie, che spesso usa tale eufemismo per indicare l'aberrante montagna di calunnie fabbricate arbitrariamente dalla polizia segreta sovietica, appare, per la prima volta, già nel 1922, molto prima , quindi, dell'avvento dello stalinismo, ed è stata poi riciclata, spesso con varianti, nel corso del tempo , giungendo sino ai nostri giorni, nei siti on-line dei "nostalgici comunisti-autoritari " ( leninisti -trotskisti- stalinisti, ecc.), che la ripetano sfacciatamente, falsificando, senza alcun scrupolo e decenza storica, l'effettiva data e luogo della morte di Petrichenko. A ragione, Alexandre Skirda, constatando le bugie e le calunnie rivolte contro Petrichenko, in quanto " personaggio centrale" della rivolta di Kronstadt, provenienti,
per lo più, dai rapporti della polizia politica "comunista" [ Ceka
(1917-1922) , GPU (1922- 1934) ; NKVD (1934-1954 ca.) ] lo presenta, basandosi su quanto di sicuramente certo si conosce della sua vita e dei suoi scritti, in termini affatto diversi:
Brano
da commentare: " Questo autentico proletario e sincero rivoluzionario uscito dal seno (sein) del popolo
godeva per questo una fiducia a tutta prova da parte dei suoi compagni
marinai. [...] Personificando l'insurrezione, egli non poteva che essere
il bersaglio della vendetta bolscevica che tenterà con tutti i mezzi
di screditarlo." lexander Skirda, Kronstadt 1921. Proletariat contre dictature communiste, Les editions de Paris Max Chaleil, 2012, pp. 193-194
Inoltre su alcuni tratti carismatici di Petrichenko e sull' effetto che producevano sulla maggior parte di coloro che venivano a contatto con lui, cito Jadis Bogdanov :
Brano da commentare: “ Si ammirava la calma di
Petrichenko. Tutti i suoi ordini erano brevi, precisi, convincenti. Il
disordine sempre più grande non lo
turbava ( attaignait) . Si muoveva sul filo del rasoio che
sembrava separare l’ombra dell’ultima speranza e l’ oscurità ( noirceur)
della completa disperazione , come un sonnambulo. Un potente magnetismo usciva fluente dalla punta delle sue dita e rovesciava su ciascuno un rafforzamento
di energia. ( Janis Bogdanov, Ceux de Kronstadt, Gallimard 1962 )
Bibliografia:
in Marianne Enkell, Des histoires (presque ) vraies in Refractions n. 3, 1938, (traduzione italiana mia) dove tra l’altro, si sottolinea quanto poco si
conosca di Janis Bogdanvov , ma che potrebbe essere un "sopravvissuto della flotta del Baltico ".
Un giudizio simile si trova nell'intervista , citata sopra. pubblicata nel Volia Rossoy nell' aprile 1921, ai sopravvissuti della rivolta di Kronstadt, rifugiati in Finlandia.
Un giudizio simile si trova nell'intervista , citata sopra. pubblicata nel Volia Rossoy nell' aprile 1921, ai sopravvissuti della rivolta di Kronstadt, rifugiati in Finlandia.
Brano da commentare: “ …. Tuttavia diventa
ben presto evidente che il dirigente e l’organizzatore non può essere che Petrichenko: egli è così saldo,
energico, tutto d’un blocco, di taglia media, ben rasato, di una trentina
d’anni, il viso largo e arrotondato, una
grande fronte, degli occhi chiari e luminosi. Il suo sguardo è profondo,
qualche volta intenso, diritto e insistente. E’ ancora vestito di una uniforme da marinaio, parla
forte, con l’accento ucraino , in una maniera meno letteraria di Yakovenko, ma si vede che egli ha
parlato molto a dei meetings e, quando dichiara qualcosa, , si direbbe
che egli si indirizza non al suo interlocutore, ma a una folla di parecchie
migliaia di persone , come quelle che si radunavano sulla piazza dell’ Ancora a Kronstadt … “ ( Zritel [un
observateur] , Volia rossoii , avril 1921 )
Bibliografia
: in
Alexandre Skirda, Kronstadt 1921. Proletariat contre
dictature communiste, Les editions de Paris Max Chaleil, 2012 p. 357. (traduzione italiana mia)
VASILIJ JAKOVENKO
(1891- ?) Nato nella provincia di Tchernigov in
Ucraina. Simpatizzante anarchico e marinaio
telefonista della Petropavlosvsk, partecipò attivamente, a tutti i fatti rivoluzionari
avvenuti a partire del 1917. Fu,
così come lo definisce Alexander Skirda, Kronstadt 1921. Proletariat contre dictature communiste, Editions de Paris, 2012 p. 194), “l’uomo forte” della rivolta
di Kronstadt del 1921. Come vice presidente del Revkom gli
fu affidato, tra l’altro, l’incarico di controllare l’attività degli
specialisti militari dello Stato-maggiore
della fortezza. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ … “ arruolato in marina, presta servizio
sulla Pétropavlovsk e partecipa attivamente
agli avvenimenti rivoluzionari.
Conosciuto per le sue convinzioni anarchiche fu trasferito come furiere negli equipaggi di
complemento, poi telefonista alla stazione centrale del servizio di
collegamento marittimo di Kronstadt. Per il suo incarico ( poste) è ben
informato della situazione e dei dispositivi della base, ciò che faciliterà la
sua azione all’inizio dell’ insurrezione, nel corso della quale
sarà di stanza nello Stato maggiore della fortezza per controllare l’attività
degli specialisti militari . […] E’ lui che ha preso le misure decisive, in particolare quella di
arrestare i commissari politici comunisti e di proclamare , all’ 1 e 45” del 2 marzo, la soppressione del loro
potere. “( Alexander Skirda, Kronstadt 1921….)
Bibliografia
: in
Alexandre Skirda, Kronstadt 1921. Proletariat contre
dictature communiste, Les editions de Paris Max Chaleil, 2012 p. 194. (traduzione italiana mia)
Tali misure , a cui fa riferimento Skirda sono probabilmente
quelle contenute in un messaggio ,
citato da Jean Jacques Marie, di Yakovenko, diretto a tutte le unità e gli stabilimenti di Kronstadt , dopo
la votazione contro la
risoluzione adottata espressa dai commissari politici
comunisti, presenti ( cfr. post: KRONSTADT 1921 (1) all’ Assemblea Generale degli equipaggi della Prima e Seconda
squadra navale , tenuta il 1° marzo 1921. (cfr.
brano)
Brano da commentare: “ Considerata la situazione che si è venuta a
creare a Kronstadt, il partito dei comunisti è in questo momento allontanato dal
potere. E’ il Comitato Rivoluzionario a
dirigere per il momento. Compagni senza
partito! Noi vi chiediamo di prendere provvisoriamente la gestione degli affari
nelle vostre mani e di sorvegliare attentamente i comunisti e le loro azioni,
verificare tutte le conversazioni al fine di impedire il minimo complotto. Firmato Jakovenko. Rappresentante eletto dell’equipaggio
del distretto di Kronstadt. Eleggete dei rappresentanti del vostro
equipaggio”. (Jean-Jacques Marie, Kronstadt 1921…)
Bibliografia: in Jean-Jacques Marie, Kronstadt 1921. Il soviet dei marinai contro il governo sovietico, UTET, 2007,p. 117. dove
l’autore ritiene poco democratico il riferimento di Yakovenko a un indeterminato comitato rivoluzionario nella notte fra il 1° e il 2° marzo all' 1 e 35 , mentre il" Comitato Rivoluzionario Provvisorio", eletto dall' Assemblea di tutti i delegati fu istituito formalmente solo 12 ore più tardi. A pagina 114 di questo libro, comunque,
Jean-Jacques Marie accenna a dei comitati di vascello eletti , la sera stessa del 1° marzo. E’ probabile
che Jakovenko faccia riferimento a
uno di questi "comitati " e ciò spiegherebbe, ma è solo una mia ipotesi, la sua firma come “ rappresentante eletto
dell’equipaggio del distretto di Kronstadt “.
Di Yakovenko è rimasto , inoltre, un
dettagliato ritratto sia fisico che psicologico , tracciato dal
giornalista/intervistatore di Volia Rossij (Rivoluzione Russa ). (cfr. brano)
Brano
da commentare: “ Kronstadt era ed è restata il nido
della Rivoluzione “ mi dichiara Jakovenko , il marinaio della
flotta baltica segretario del Comitato rivoluzionario provvisorio di Kronstadt. “ le aquile della
Rivoluzione, continua lui, è così che ci
si chiamava prima , ed aquile noi siamo restate. Ora, noi abbiamo potuto cancellare dalla memoria del popolo
la leggenda che diceva che i marinai erano i servitori e i difensori dei
comunisti, e dei saccheggiatori
del
popolo. Non era possibile sopportare ancora più
a lungo. La
nostra insurrezione è apparsa come una esplosione di indignazione da parte di coloro che
avevano combattuto per la libertà e la rivoluzione “ “ E’ che io stesso ero
seduto alla stessa tavola di Trotsky “ Jakovenko batte violentemente il pugno sulla
tavola -” quando noi rovesciavamo
insieme Kerensky . Io ho combattuto con i
comunisti per la Rivoluzione . “ “ Noi, i marinai , abbiamo versato il nostro proprio sangue per la causa della Rivoluzione Russa non
solamente a parole come certi , e noi gli resteremo fedeli sino alla fine ! “
[….] “ Non si può
ingannare (foutre) per molto tempo il moujik russo. Si può batterlo a lungo, ma quando non resta più un pezzetto di
pelle intatto dove colpire, egli si solleva e ciò costituisce un segnale minaccioso .
Egli non risparmierà nulla e nessuno, difenderà i suoi interessi e agirà alla russa. Ecco, questo momento è arrivato !
Quello scellerato di Trotsky e quella canaglia di Zinoviev tentano di salvare il
loro potere e non la Rivoluzione . “ Io stimo Lenin, ma egli si lascia trascinare da Trotsky e Zinoviev; io mi occuperò bene con le mie proprie mani di quei due là […. ] Jakovenko è un uomo alto ben fatto,
di età media, castano , con una piccola barba, un viso intelligente dai
tratti allungati. Egli porta un’uniforme da marinaio, ma invece della canottiera
rigata, si vedono dei ciuffi spessi di peli sul suo petto. Seduto, egli conserva per tutto il tempo in testa il suo berretto da marinaio, che
porta l’iscrizione “Flotta baltica” e di
cui due nastrini gli cadono sulle
spalle. Egli parla con chiarezza e
lucidità; ogni frase è ben tornita ( tournée ) e il tono esclude la possibilità di qualunque obiezione Ad ogni momento, si sente in lui la fiamma ardente della rivoluzione..." ( Zritel [un osservatore] Finlandia, aprile 1921)
Bibliografia:
Intervista al Revcom aprile 1921 in Alexander Skirda, Kronstadt 1921. Proletariat contre dictature communiste, Les editions del Paris Max Chaleil, 2012 pp. 355-356 (traduzione dal francese mia) .
Nell’ aprile 1922 Yakovenko cadde nelle mani della Ceka/Ghepeu (GPU)
durante una sua missione clandestina in
Russia . Da quel momento le notizie su di lui sono assai poche e confuse. Per quanto ne so, mi sembra, comunque , alquanto eccessivo avanzare l’ipotesi,
anche se espressa in forma dubitativa, che egli abbia collaborato con la Ghepeu per la cattura di
altri rivoluzionari di Kronstadt espatriati” ( cfr. in Thomasz Parczewski, Kronstadt
nella rivoluzione russa , a cura di Giuseppe Aiello, Edizioni Colibrì
2013 pp. 291-292) . Secondo
Alexandre Skirda è accertata soltanto una lettera inviata a Petrichenko ,
scritta dalla Ghepeu e firmata, sotto
costrizione , da Jacovenko e da un altro prigioniero, Turkin, in cui , senza dire,
che erano rinchiusi in prigione, lo si invitava a tornare
in Russia descritta in termini positivi assai
lontani dalla realtà . (cfr. brano)
Brano da commentare: “ … “Nostro consiglio
è che tu venga il più presto possibile senza attendere oltre. Non devi credere
una parola delle stupide voci diffuse in
Finlandia. Non sono che delle menzogne. La vita è talmente migliorata qui dopo
la NEP che tu non la riconoscerai. Se vuoi tornare in patria, fallo subito, ciò
renderà meno pesante la nostra situazione “
( lettera firmata da Tukin
e Yakovenko a Petrichenko )
Bibliografia
: in
Alexandre Skirda, Kronstadt 1921. Proletariat contre
dictature communiste, Les editions de Paris Max Chaleil, 2012 p. 245. (traduzione italiana mia)
Petrichenko che era già a conoscenza della cattura di Jakovenko ,
intanto, gli aveva scritto una lettera , sapendo
che sarebbe stata letta dalla GPU, dove,
allo scopo di liberarlo, affermava di volere
organizzare un ritorno in massa dei kronstadtiani in
Russia e che, pertanto, gli era
necessaria, ad ogni costo, la
presenza di Jakovenko in Finlandia ( cfr. Alexander Skirda ,
op. cit. p. 244) . A conti fatti
né Petrichenko né la Ghepeù
riuscirono nei loro stratagemmi. Petrichenko,
infatti, non riuscì con quella lettera a
salvare l’amico, ma neanche la GPU riuscì , dal canto suo, a farlo cadere in trappola .
Per quanto riguarda poi il comportamento di Yakovenko durante la sua
detenzione nelle carceri comuniste giudicato da Jean-Jacques Marie, debole
e doppiogiochista (op. cit. p. 291 e p. 292), si ricava, al contrario, una impressione del tutto diversa, leggendo una testimonianza del kronstadtiano Ivan Ermolaiev , citata da Alexandre Skirda.. Nelle sue memorie, che spero vengano un giorno pubblicate in Italia, Ermolaiev racconta che , nell' ottobre 1923, , era detenuto, insieme a 19 suoi compagni nello stesso carcere in cui era rinchiuso Yakovenko. In uno sciopero della fame sostenuto da Ermolaiev e i suoi compagni, per migliorare la loro condizione di prigionieri e conoscere di che cosa fossero accusati , anche Yakovenko si unì a loro col fine di sostenere la loro richiesta, nonostante la sua probabile consapevolezza che egli non ne avrebbe ricavato per sé alcun beneficio. ( cfr. brano)
Brano da commentare: “ .... Egli ( Ermolaiev) fu arrestato con 19 compagni, di cui egli cita i nomi. Essi
restarono quasi un anno imprigionati a Pietrogrado . Durante
quel periodo, non furono né convocati per essere interrogati, né accusati di
qualcosa: è perciò che essi
iniziarono ( déclenchèrent)
uno sciopero della fame. Furono allora trasferiti in celle individuali
situate nel sottosuolo […] Durante una
passeggiata autorizzata di 15 minuti, egli incontrò Vassia Yakovenko, tornato nell’autunno 1922 e accusato secondo l’articolo 58 di
crimine contro lo Stato, e che dichiarò anche lui lo sciopero della fame per
solidarietà. Essi posero fine allo sciopero quando seppero che essi erano
stati condannati a tre anni di detenzione al campo di concentramento di Solovki. Yakovenko fu escluso dal
trasferimento. Ermolaiev apprese più tardi da un detenuto proveniente dalla prigione Butirki di
Mosca, che era stato portato (amené) da
Pietrogrado sotto una forte scorta e che
verosimilmente era stato
giustiziato .... “ (Alexandre Skirda, Kronstadt 1921..)
Bibliografia : in Alexandre Skirda, Kronstadt 1921. Proletariat contre dictature communiste, Les editions de Paris Max Chaleil, 2012 p. 250. (traduzione italiana mia). Cfr. anche Jean-Jacques Marie, Kronstadt 1921. Il soviet dei marinai contro il governo sovietico, UTET, 2007,p. 303, dove , però, non si fa alcuna menzione di questo significativo e coraggioso gesto di solidarietà di Yakovenko allo sciopero della fame di Ermolaiev e dei suoi compagni.
Bibliografia : in Alexandre Skirda, Kronstadt 1921. Proletariat contre dictature communiste, Les editions de Paris Max Chaleil, 2012 p. 250. (traduzione italiana mia). Cfr. anche Jean-Jacques Marie, Kronstadt 1921. Il soviet dei marinai contro il governo sovietico, UTET, 2007,p. 303, dove , però, non si fa alcuna menzione di questo significativo e coraggioso gesto di solidarietà di Yakovenko allo sciopero della fame di Ermolaiev e dei suoi compagni.
IATCHESLAV YAKOVLEVITCH ZEMSKOV (1901-1991) è un esempio tipico di quelle nuove leve di
giovani marinai di Kronstadt che , contribuirono alla salvezza della città di Pietrogrado, dall offensiva dell'Armata Bianca del Nord-Ovest guidata dal generale Nikolay Judenich ( inverno 1919). Nel 1920,
secondo la testimonianza diretta di Emma Goldman, i marinai di Kronstadt erano ancora esaltati per il loro eroismo dal
partito comunista .( cfr. brano)
Brano
da commentare: “ Io non ho l’intenzione qui di discutere del comportamento dei
marinai di Kronstach nel 1918 o nel 1919. Io
non sono arrivata in Russia che nel gennaio 1920. Dall’inizio del 1920 sino
alla “ liquidazione” di Kronstadt, 15 mesi più tardi, i
marinai della flotta del Baltico furono presentati come degli uomini di valore
avendo sempre dato prova di un coraggio incrollabile. A molte riprese,
anarchici, menscevichi, socialisti rivoluzionari e anche numerosi comunisti mi
hanno detto che i marinai formavano la spina dorsale della rivoluzione. Durante la manifestazione
del primo maggio 1920, e nel corso di
altre festività organizzate in onore della visita della prima missione del
Partito laburista inglese, i marinai di Kronstadt formarono un importante contingente,
perfettamente visibile. Essi furono salutati come dei grandi eroi che avevano
salvato la rivoluzione contro Kerenski, e
Pietrogrado contro Iudenich . Durante l’anniversario della rivoluzione d’ Ottobre,
i marinai si trovavano di nuovo nei
primi ranghi, e delle folle compatte
applaudirono quando essi
rappresentarono nuovamente ( rejouèrent ), per il pubblico, come avevano conquistato il
Palazzo d’ Inverno. ..." (Emma Goldman, Trotsky proteste un peu trop (1938)
Bibliografia: Emma Goldman, Trotsky proteste beucoup trop (1938) in kropot.free.fr/Goldman-trotsky.htm
Nel 1921, durante la rivolta di Kronstadt questi giovani marinai furono, invece, indicati, dal gruppo dirigente
comunista e da
Trotzkij come i soli principali
responsabili della ribellione, in quanto "elementi completamente demoralizzati che portavano eleganti pantaloni a sbuffo e si pettinavano come protettori ". Si tentava in tal modo e in assoluta malafede, di passare sotto silenzio il ruolo fondamentale assunto, durante la rivolta,
dai marinai veterani del febbraio e dell’ottobre 1917, come Petrichenko, Jakovenko, Perepelkine e
tanti altri.(cfr. brano)
Brano da
commentare: “ … Secondo questo ritratto
a opera dei bolscevichi il marinaio di Kronstadt nel 1921 aveva “
caratteristiche sociali e psicologiche diverse” dal suo predecessore
dell’epoca della Rivoluzione e della
guerra civile: nel caso peggiore si trattava di un individuo rozzo, corrotto e
demoralizzato, indisciplinato, chiacchierone, dedito al bere e al gioco delle
carte; nel migliore, di un “ contadino in uniforme di marinaio” di un contadinotto che si
pavoneggiava nei pantaloni a campana e ostentava una capigliatura
imbrillantinata allo scopo di attirare le ammiratrici. A queste fresche reclute
campagnole – dicevano i bolscevichi – i vecchi “lupi di mare” attribuivano
tutto un assortimento di epiteti derisori: Kleschniki , un termine che derivava dai pantaloni a
campana, esageratamente larghi, che preferivano; Zhorzhiki,
cioè villani travestiti da damerini, e , peggio di tutto, Ivanmori (contadini di mare), parodia di Voenmori (guerrieri di mare), il titolo d’onore
portato dai veterani della guerra civile. […]
In realtà ben poche erano le possibilità di distinguere tra gli anziani e le
nuove reclute, nell’insieme. Entrambi i gruppi erano di origine contadina,
entrambi, sia nel corso dei permessi,
sia prima di venire chiamati alle armi, avevano visto con i propri occhi la
miseria dei distretti natali; entrambi infine aspiravano a eliminare l’autorità
coercitiva del governo centrale. Nessuna sorpresa, quindi, che, quando la rivolta scoppiò, a prenderne
la testa furono i marinai più anziani,
veterani di molti anni di servizio, che datava
in qualche caso da ancor prima
della guerra mondiale . Petrichenko era stato nella flotta sin dal
1912, e aveva fatto parte dell’equipaggio della Petropavlosk dal 1918. Yakovenko, chiamato a presiedere il Comitato
rivoluzionario provvisorio, era un
vecchio “lupo di mare, che aveva combattuto sulle barricate nel 1917. Data la
loro esperienza e la loro maturità, per non parlare delle acute disillusioni subite in quanto partecipi alla rivoluzione,
era del tutto naturale che questi marinai ormai veterani fossero spinti in
prima linea dalla ribellione. Ciò era particolarmente vero per i marinai più
qualificati e preparati tecnicamente (per esempio, Petrichenko era sottoufficiale su una nave
da battaglia) che erano stati
scelti accuratamente tra le reclute più intelligenti e colte e avevano
l’abitudine di agire di propria iniziativa. La vicinanza di Pietrogrado, con la sua intensa vita politica e intellettuale, aveva inoltre
contribuito ad affinare la loro coscienza politica, e molti di loro si erano
impegnati nell’attività rivoluzionaria, nel 1917 e dopo. …” ( Paul
Avrich, Kronstadt 1921 )
Bibliografia, Paul Avrich, Kronstadt 1921, Res Gestae, 2012, pp. 86 e 87 e cfr. anche Israel Getzler, L’epopea
di Kronstadt 1917-1921, Einaudi 1982, pp 205 ss.
Un ' ulteriore prova della "degenerazione" , nel 1921, della flotta di Kronstadt era anche, secondo Trotzkij e i suoi seguaci, l'origine ucraina e contadina di numerosi marinai. Personalmente non ritengo tale opinione condivisibile. Infatti, anche se questo dato , notevolmente ridimensionato dalla maggior parte degli storici, fosse confermato, è, comunque, fuori di dubbio, l'adesione sincera ed entusiasta della maggior parte dei contadini ucraini ai mutamenti rivoluzionari conseguiti durante le due rivoluzioni del 1917 (febbraio ed ottobre) persino quando, dopo il trattato di Brest Litsvok, voluto, con assoluta assenza di scrupoli, da Lenin, dovettero da soli fare fronte al ritorno dei grandi proprietari terrieri ucraini, sostenuti dalle truppe dell'esercito austro-tedesco ( cfr. post NESTOR MAKHNO). Inoltre la presenza di ucraini nella flotta del Baltico e del Mar Nero era un fenomeno diffuso già dai tempi dello zarismo, come dimostrano, tra l'altro, l'origine ucraina e contadina degli stessi capi dell' ammutinamento della corazzata " Potemkin" : VAKULINCIUK e MATHYUSCHENKO ( cfr. post LA RIVOLUZIONE DEL 1905). Tornando ora a VIATCHESLAV YAKOVLEVITCH ZEMSKOV, è bene ricordare che, nato a Pietrogrado, nel 1901, da famiglia operaia, fu
fortemente attratto, quando aveva solo 16 anni,
dagli ideali rivoluzionari del 1917, ma già dal 1918, dopo l’inizio della dittatura bolscevica, iniziò a
riflettere sui metodi liberticidi
di Lenin nei confronti degli operai e dei contadini e della sostanziale
ripristinazione , ad opera di Trotzkij, di una rigida disciplina e gerarchia tra i
soldati e i marinai. Divenuto
marinaio di primo grado Zemskov combattè
contro il generale bianco Judenich , e
nel 1920, a Kronstadt, dove svolgeva le
funzioni di telefonista , strinse una forte amicizia con il veterano rivoluzionario, VASSILIJ JAKOVENKO.
Durante la rivolta Zemsko
assunse il ruolo, su volontà del comitato rivoluzionario provvisorio, di
comandante della città di Kronstadt. Rifugiatosi, dopo l’insurrezione, in
Finlandia fu internato per lungo tempo in un campo di concentramento a Turkensaari
presso Vyborg. Nel 1931 potè
infine stabilirsi in Francia.
Brano da commentare: “ Nella primavera del 1918, io ho assistito a dei meetings e ho sentito i discorsi di Lenin, Trozkij e degli altri dirigenti bolscevichi sulla piazza del palazzo d’ inverno e davanti all’hotel particolare della Kchessinskaya. Le mie impressioni furono allora chiaramente che tutto ciò non fosse che menzogna. Le reazioni del popolo erano favorevoli, si gridava “hourrah ! “ in segno di approvazione, benché a causa della distanza che separava la folla dalla tribuna quasi nessuno poteva distinguere le parole degli oratori […] Nel 1920 il mio lavoro al comando era animato e interessante. Quando ero di servizio di notte insieme con Yakovenko, egli mi parlava della penosa situazione del popolo sotto il potere del partito comunista. Io ero un cittadino di Pietrogrado e non conoscevo la vita di campagna ma, trovandomi in mezzo a dei marinai che ricevevano lettere dai loro parenti, io appresi la miserabile condizione dei contadini. Tutto ciò suscitava l’ostilità dei marinai contro i comunisti; io stesso ero stato testimone a Pietrogrado dell’ingiustizia, del terrore e delle infamie del partito comunista. Il mio odio nei suoi confronti è nato ben prima degli eventi del marzo 1921. A Kronstadt, giustamente, cresceva senza sosta il malcontento dei marinai, dei soldati e degli operai della base. […] Il 3 marzo fui nominato comandante provvisorio al posto del comandante della città di Kronstadt poi, tre giorni più tardi lo fui ufficialmente su decisione del Revkom. La mia responsabilità consisteva nel gestire gli affari civili della città, ma era necessario che prendessi anche il fucile per respingere gli attacchi dei loro assalti …. ) (Testimonianza di Zemskov rilasciata ad Alexandre Skirda nel 1974)
Bibliografia: Testimonianza di Zemskov in Alexandre Skirda, Kronstadt 1921. Proletariat contre dictature comuniste, Les editions de Paris Max Chaleil, 2012, pp. 372-373 (traduzione mia) .
Tra le misure di
previdenza prese da Zemskov nel suo ruolo di
comandante della città di Kronstadt mi limito a citare quella in cui egli ordinò, il 10 marzo 1921, ai comunisti in libertà, , che non si erano dissociati dal partito, di consegnare ogni tipo di armi possedute . (cfr. brani )
Brani da commentare: 1) “ I
comunisti che abitano nella città di Kronstadt , sono informati che, entro due giorni
dalla pubblicazione del presente ordine devono rimettere senza eccezioni
all’ufficio del comandante della città ( Piazza Rojhelle), tutte le armi in loro
possesso: pistole, fucili e relativi
proiettili; spade, pugnali, lampade elettriche, ecc. "Quanti non risponderanno a
quest’ordine saranno considerati ribelli e saranno passibili delle pene più
severe “
( Ordinanza firmata da Zemskov, comandante della città di Kronstandt , 10 marzo 1921 e pubblicata su le Izvestias di Kronstadt n. 8 , giovedì 10 marzo 1921) ;
Bibliografia: in Le
Izvestija di Kronstadt , introduzione di Attilio Chitarin, Jaka book p. 68. Cfr. anche a p. 75 in cui Zemskov, l' 11 marzo 1921, proibì la circolazione nella città dopo le 23 senza essere muniti di un regolare lasciapassare.
Tali disposizioni, ordinate da Zemskov
, giustificate dal fatto che il conflitto armato con i bolscevichi era
ormai giunto ad una fase quantomai avanzata e i bombardamenti e i
ripetuti assalti dei comunisti , attraverso il ghiaccio, da nord e da
sud, erano sempre più violenti non intaccarono comunque la sostanziale libertà, di cui a Kronstadt, sin dall'inizio della rivolta, godeva la maggior parte
dei comunisti, rimasti fedeli al partito e delle loro famiglie ( cfr. primo brano) . L' atteggiamento protettivo nei confronti delle famiglie dei comunisti da parte del Comitato Rivoluzionario Provvisorio ( cfr. secondo brano) persistette, anche successivamente, nonostante che fosse rimasto senza risposta l’appello del 7
marzo 1921, in cui i kronstandtiani richiedevano ai
bolscevichi di liberare i loro familiari residenti a Pietrogrado presi come ostaggi ( terzo brano).
Brani da commentare: 1) "Il Comitato rivoluzionario provvisorio non compie né vendette né rappresaglie. Tutti i comunisti di Kronstadt sono in libertà e nulla li minaccia. Solo quelli che, cercando di fuggire sono caduti nelle mani delle nostre pattuglie , si trovano in stato di arresto. Anche costoro sono al sicuro. Li abbiamo salvati dalla collera del popolo, che non ha di menticato il "terrore rosso". Le famiglie dei comunisti sono inviolabili, al pari di tutti i cittadini . ..." ( Izvestias di Kronstadt n. 3, sabato 5 marzo 1921); 2) "L' oppressione della dittatura comunista ha provocato l'indignazione delle masse lavoratrici. In alcune circostanze, questa indignazione ha causato delle vittime: alcune famiglie di comunisti sono state boicottate o gettate in mezzo a una strada. Questo non deve più accadere. Noi non cerchiamo vendetta, ma vogliamo solo difendere gli interessi dei lavoratori. Bisogna agire a sangue freddo e eliminare solo quelli che, con il sabotaggio, l'agitazione e la calunnia, tendono ad ostacolare la restaurazione dei diritti dei lavoratori ; ( Izvestias di Kronstadt n. 5 , lunedì 7 marzo 1921) ; 3) “ In nome della guarnigione di Kronstadt , il CRP (Comitato
Rivoluzionario Provvisorio) esige che siano rimesse in libertà , entro 24 ore,
tutte le famiglie degli operai, dei soldati rossi e dei marinai, che il soviet
di Pietrogrado, detiene come ostaggi. La guarnigione di Kronstadt dichiara che a Kronstadt i comunisti godono della loro piena
libertà, e che le loro famiglie, non
corrono nessun pericolo. Non teniamo affatto a seguire l’esempio del soviet di Pietrogrado, perché riteniamo che questi metodi (la detenzione di ostaggi) anche se provocati
dalla rabbia della disperazione, sono i più infami e i più vili che si possa
immaginare. La storia non ha mai conosciuto simili ignominie " ( Petrichenko, presidente del CRP, Kil'gast, segretario in Le Izvetija di Kronstadt , n. 5 lunedì 7 marzo 1921) ;
Bibliografia: in Le Izvestija di Kronstadt , introduzione di Attilio Chitarin, Jaka book (primo brano) p. 30 , (secondo brano ) p. 47 e (terzo brano) p. 45
Bibliografia: in Le Izvestija di Kronstadt , introduzione di Attilio Chitarin, Jaka book (primo brano) p. 30 , (secondo brano ) p. 47 e (terzo brano) p. 45
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