sabato 30 aprile 2011

ANARCHICINI: KRONSTADT 1921 (2) : STEPAN MAXIMOVICH PETRICHENKO (1892-1947); VASILIJ PETROVITCH JAKOVENKO ( 1891- ?) VIATCHESLAV YAKOVLEVITCH ZEMSKOV (1901-1991)

  NOTA:   da leggere dopo KRONSTADT 1921 (1)                                             
MARINAI DI KRONSTADT  IN FINLANDIA  (1921)
  Per tentare di comprendere più esattamente possibile lo stato d’animo e la volontà di rivincita dei  Kronstadtiani  ,  rifugiati  in Finlandia, dopo la caduta di Kronstadt ,  ( circa 8000, secondo gli storici Avrich e Skirda, 6700 secondo lo storico Jean-Jacques Marie, ) si rivela, a mio parere,   utile la lettura di un’intervista fatta da un certo Zritel, giornalista,  che si autodefiniva "un osservatore",  ai superstiti del   Comitato rivoluzionario provvisorio (Revkom) di Kronstadt pubblicata nel n. 8 della rivista  Volia Rossii (“Russia  rivoluzionaria)” maggio 1921. ( cfr. brano) 
Brano da commentare: “….. Vi e molta gente nel locale : oltre ai membri del Revkom vi sono tutti i membri dello Stato –maggiore, compreso il comandante della difesa della fortezza, Solovianov. Tutti  si mettono improvvisamente  a parlare contemporaneamente: ognuno vuole esporre ll proprio punto di vista sui comunisti,  descrivere in modo particolareggiato le loro caratteristiche., io ero seduto un po’ in disparte, estraneo a loro, mi  circondano e io potei sentire quasi fisicamente il loro odio per i comunisti. Esso traspariva nelle parole, nel tono della voce, nelle espressioni violente, nel movimento delle mani, ognuno tenta di terminare ciò che ha da dire, di aggiungere  ancora una caratteristica dei comunisti. Mi è difficile di menzionare delle frasi separate, dato che  tutte riconducono a un solo e unico tema : - non è più possibile di sopportare la violenza dei comunisti contro la personalità umana. Ognuno comprende che se non ci si sbarazza del loro giogo, il sangue versato per la Rivoluzione sarà stato inutile .  … “ ( Zritel, [un osservatore] , Finlandia , aprile 1921 )
Bibliografia:  Intervista al Revcom aprile 1921 in Alexander Skirda, Kronstadt 1921. Proletariat contre dictature communiste, Les editions del Paris Max ChaleT,  2012  pp. 358-359 (traduzione dal francese mia) .
Tra questi "Kronstadtiani"  mi limito a  ricordare STEPAN  PETRICHENKO,  VASSILIJ YAKOVENKO E VIATSCHELAV ZEMSKOV.


 STEPAN MAXIMOVICH PETRICENKO (1892-1947)  Nato in Ucraina nel villaggio di Nikitenka   si arruolò, come tecnico specializzato,  in marina. Nel  dicembre 1917 partecipò alla breve esperienza della  "Repubblica sovietica di Naissaar dei soldati e costruttori di fortezze ", di cui, purtroppo, conosco solo quanto si dice in  Anarchopedia, Repubblica_sovietica_di_Naissaar, 11 luglio 2009.  Seguendo la flotta del  Baltico, Petrichenko giunse infine a Kronstadt dove ebbe modo , tra il 1920 e il  1921, di constatare la condizione di "schiavi salariati" degli operai delle fabbriche  statali di Pietrogrado e, durante una breve licenza nel suo paese di origine,  l’oppressione dei commissari bolscevichi sui contadini .  Il primo marzo 1921, presiedette l ’ assemblea generale, dove furono  enunciati  15 motivi di dissenso dal partito comunista (cfr. post su KRONSTADT 1921 (1). Dopo la repressione della rivolta di Kronstadt , tra   le poche notizie , che si sanno della sua vita, vi è quella in cui Petrichenko, da poco arrivato in Finlandia , insieme ad alcuni ex kronstadtiani tentò di allacciare rapporti  con organizzazioni antibolsceviche,  inclusa,   sembra, l'armata del generale Wrangel,  con lo scopo di  continuare la lotta armata  contro il regime  “sovietico”. I presupposti per un’azione comune con  questi improvvisati  alleati erano  comunque , secondo quanto afferma Paul Avrich, esposti in una lettera inviata da Petricenko e altri  marinai  al professore Grimm, autorevole esponente, stando a fonti bolsceviche, dell'emigrazione bianca e  riprendevano pressoché completamente gli obiettivi  già proclamati durante la rivolta di Kronstadt.   (cfr . brano)
Brano da commentare: “ I marinai elaborarono un programma in sei punti come base per un’azione comune: 1) Tutta la terra ai contadini;  2) liberi sindacati agli operai;  3) piena indipendenza per gli  stati di frontiera; 4) libertà d’azione per i fuggiaschi di Kronstadt;  5) eliminazione delle spalline dalle uniformi militari; 6) mantenimento della loro parola d’ordine “tutto il potere ai soviet ma non ai partiti. .”E’ tuttavia sorprendente che la parola d’ordine  doveva venir considerata soltanto come  una “opportuna manovra politica” sino all’abbattimento dei comunisti.  Dopo la vittoria, la parola d’ordine sarebbe stata messa in disparte e instaurata una dittatura militare temporanea per impedire che l’anarchia precipitasse il paese in un baratro. Quest’ ultimo punto, ovviamente era un contentino per Wrangel.  I marinai , in ogni caso, insistevano che a tempo  debito il popolo russo doveva essere “libero di decidere da sé che tipo di governo  volesse"  (Paul Avrich, Kronstadt 1921)
Bibliografia: Paul Avrich, Kronstadt 1921, Res Gestae 2012, pp. 120-121 e la nota. 80  a p. 245 .  Cfr. anche  Jean Jacques Marie, Kronstadt 1921, UTET 2007 p. 283 , il quale si limita sostanzialmente a ripetere , su questo argomento, quanto  afferma Avrich aggiungendo, qua e là, anche lui, alcune sue considerazioni personali. 

Personalmente mi dispiace che questo documento, tuttora inedito, per quanto ne so, in italiano, che  è servito per gettare discredito sugli insorti di Kronstadt ,  sia giunto a noi in maniera così    frammentaria, in cui non è neanche facile  distinguere ciò che si trova  nel testo originario,  da quel che è aggiunto da  Paul  Avrich.  Comunque, a mio parere, per quanto ne so sinora, l' arruolamento   dei sopravvissuti  della rivolta di Kronstadt nell’esercito di Wrangel’, ex generale dell’ esercito imperiale russo  e ultimo capo di quanto restava dell’armata bianca, , a cui accennava Avrich e  più recentemente   l’’articolo Kronstadt di Anarcopedia , (ita.anarchopedia.org/Kronstadt del 19 ottobre 2015), mi suscita alcune perplessità. Se si trattava di un semplice  arruolamento dei kronstadtiani “ nelle fila del generale Vrangel “ perché proporre  quei rivoluzionari ” sei punti  del programma per un’ azione comune “  a un esercito come  quello di  Wrangel’ basato su una ferrea disciplina  militare,    una  rigida gerarchia e un’ ideologia reazionaria nettamente contraria all’ istituzione dei soviet, liberi o no che fossero?  Stento, inoltre,  a credere che per un “generale e per degli ufficiali  bianchi” , per la maggior parte   aristocratici, nostalgici dello zarismo, la parola d’ordine “tutto il potere ai soviet”,   potesse, infatti,  essere considerata, anche se soltanto in via provvisoria e tattica,   una  “opportuna manovra politica”.   Altrettanto  inspiegabile è ,  almeno sino a quando non potrò leggere  integralmente  la presunta lettera di Petrichenko a Grimm,  come si potesse conciliare l’accordo delle due parti  su una futura  “dittatura militare “ con la richiesta , contenuta in quelle lettere,  degli insorti di Kronstadt di far decidere  liberamente al popolo russo la forma di governo desiderata.   Come realizzare ciò se non tramite deliberazioni assembleari emanate all’ interno  di “soviet liberamente eletti” e di "libere comuni" sul modello di quanto, a prezzo del tanto sangue versato dagli insorti, era stato attuato durante le giornate dell’insurrezione di Kronstadt ?
  Accusati ben presto dalle altre associazioni anticomuniste  di essere degli irrecuperabili “bolscevichi dissidenti”,  i kronstadtiani , rotti i  rapporti con quegli incompatibili alleati,  continuarono sino al 1922 , a promuovere  azioni clandestine in Russia con lo scopo precipuo di fare propaganda a favore di una eventuale  prossima rivoluzione  e di  mettere in salvo i  loro parenti, rimasti in Russia,   usati   come  ostaggi e arma di ricatto. In base a un decreto di Trotzski  del 1918 , la condizione di ostaggio era, infatti, prescritta  a tutti i famigliari degli ufficiali al proprio servizio e degli oppositori al regime bolscevico. Particolarmente audace fu l'evasione da Pietrogrado della moglie di Petrichenko ad opera del kronstadtiano  ALEXIS PASKOV, con il parziale aiuto , sembra, per potere entrare clandestinamente in Russia, del servizio di  controspionaggio finlandese (cfr. brano)
Brano da commentare:  “ Il gruppo vicino a Petrichenko composto soprattutto dai marinai della Pétropavlosk è implicato nell' impresa.  Raccomandato da  Khristoforov, l’ antico comandante della nave  Alexis  Danilovitch Paskov  diventa il principale uomo di fiducia di Petrichenko. Quarantenne, contadino, marinaio della Pétropalvlosk , comandante durante l’insurrezione del “ battaglione di Forte Rif, è determinato e riflessivo. Grazie all'aiuto del capo del controspionaggio finlandese  Saliarri, interessato a raccogliere informazioni sulla situazione in Russia […] questo Saliarri  procura a Paskov, degli abiti civili, dei   documenti ( paiers), del denaro, delle guide per passare la frontiera, degli indirizzi di alloggi a Pietrogrado e un revolver. Paskov potrà così assicurare per un certo tempo ( un temps) un servizio regolare di collegamento tra Pietrogrado e i rifugiati.  Egli riporterà da Pietrogrado  la moglie di Pétrichenko, Maria Friedrichovna Krieger, figlia di un mercante tedesco di Riga . Il comandante del forte Ino Ivanov  utilizzò la medesima   trafila per far giungere anche lui sua moglie da Pietrogrado. Paskov sarà arrestato il 27 maggio in seguito alle rivelazioni di Tagantsev e condannato a morte il 24 agosto : in cambio di una amnistia, farà finta di collaborare con la  Ceka.”  ( estratto da  Alexander Skirda,   Kronstadt 1921 )
  Bibliografia: in  Alexandre Skirda, Kronstadt 1921. Proletariat contre  dictature communiste, Les editions de Paris Max Chaleil,  2012 p. 240. (traduzione italiana mia).  Cfr. anche Jean-Jacques Marie, Kronstadt 1921. Il soviet dei marinai contro il governo sovietico, UTET, 2007,p.  282 , dove, tuttavia, la collaborazione, secondo Skirda, soltanto fittizia, di  Paskov con la Ceka non è presa in alcuna considerazione .
A questo punto si rivela necessario, sebbene io sia perfettamente consapevole di quanto questo argomento sia intricato e viziato da notizie tutte provenienti  da fonti cekiste, soffermarsi   sul presunto  coinvolgimento di alcuni kronstadtiani, tra cui    anche  Petrichenko , con il cosiddetto "affare Tagancev "( o Tagantsev) , notoriamente  riconosciuto come uno degli episodi più oscuri della storia della CEKA.  Per quanto ne so, il primo storico a collegare Petrichenko con il noto geografo Tagancev presunto leader del PBO ( Organizzazione dei combattenti del Nord) è stato Paul Avrich. (cfr. brano) 
Brano da commentare:  “  .... Sembra inoltre che il patto [ nota mia: con Grimm e Wrangel ] abbia avuto  un esito. Nell’estate del 1921, se bisogna dar credito ai rapporti della polizia segreta sovietica, (grassetto mio), Petrichenko, in collaborazione con Grimm e con il barone Winkel, reclutò un gruppo di marinai e li inviò clandestinamente a Pietrogrado, città della quale, al momento opportuno, avrebbero dovuto contribuire alla conquista come una nuova testa di ponte contro i comunisti. Una volta, in città, i marinai lavorarono sotto la direzione della Organizzazione di combattimento di Pietrogrado, un gruppo clandestino in contatto con il Centro  nazionale e capeggiata da V.N. Tagantsev, ex professore di geografia all’Università di Pietrogrado. A quanto sembra, le forze del generale Wrangel avrebbero dovuto intervenire, ma prima che ciò accadesse l’ Organizzazione di combattimento venne scoperta e liquidata”… ( Paul Avrich , Kronstadt 1921)
Bibliografia:  Paul Avrich, Kronstadt 1921, Res Gestae, 2012 p. 121.
 
Sul rapporto tra Petrichenko e i kronstadtiani con Tagancec si sofferma com maggiori particolari anche lo storico Jean-Jacques Marie. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Il 3 ottobre 1921, Petrichenko e il generale Elvengren, rappresentante  militare insieme del generale Wrangel e di Boris Savinkov a Helsinki, segnano a  Vylborg una dichiarazione comune che annuncia la costituzione di un Comitato delle organizzazioni combattenti del  nord, “centro clandestino” che agirà nella  regione di Pietrogrado e nelle zone circostanti […](Evengren)  Si occupa delle relazioni  dell’ organizzazione di Savinkov con il Centro nazionale, piccola organizzazione antibolscevica clandestina diretta a Pietrogrado dal professore Tagantsev, e si interessa allora a Kronstadt. Afferma di avere stabilito dei contatti con un gruppo clandestino, senza dubbio immaginario. Anche Evelgren è un millantatore. Così ha convinto Tagantsev di avere ancora a disposizione il piccolo esercito personale di Ingermalnand, trasformato da molti mesi in reggimento di pacifiche guardie di frontiera; all’inizio dell’insurrezione di Kronstadt, Tagantsev, illuso, ha invitato Elvengren a lanciare su Pietrogrado quest’esercito fantasma. Il 12 ottobre 1921, due settimane dopo la firma dell’accordo con Petrichenko, Elvengren, in un rapporto alla direzione dell’Unione  popolare di difesa della patria e della libertà, sostiene  che la loro attività “ a Pietrogrado e nelle zone circostanti si sviluppa nell’insieme con successo”. Tutti a Pietrogrado, desiderano che sia " liquidato prima possibile il potere sovietico […]  I nostri legami con le organizzazioni dell'interno e con le masse si rafforzano e si sviluppano senza ombra di dubbio" [...] Il Comitato delle organizzazioni combattenti del  Nord è morto prima di nascere. […] All’investigatore del controspionaggio che lo interrogherà nel maggio 1945, Petrichenko dichiarerà di avere inviato in Russia Komarov e Paskov al solo scopo di fare propaganda presso i marinai baltici e di reclutarne per il Centro nazionale di Tagantsev …” ( Jean-Jacques Marie, Kronstadt 1921)Bibliografia:  Jean-Jacques Marie, Kronstadt 1921. Il soviet dei marinai contro il governo sovietico, UTET, 2007, pp. 287-289 e p. 294


Tra i due testi, mi sembra , vi siano alcune differenze di un qualche rilievo .  Nel brano di Avrich  non si fa menzione del generale Evelngren e   i rapporti tra i kronstadtiani e  il gruppo  di Tagantsev con il beneplacito del professore Grimm sono datati nell’ estate del 1921. Secondo Jean-Jacques Marie , invece,  l' "organizzazione di combattenti del Nord"   ( Petrogradskaja Boevaja Organizacija) fu costituita  il 3 ottobre 1921 in seguito  a un accordo  tra Petrichenco e il generale Elvengren  e il 12 ottobre la loro azione in contatto con il gruppo di Tagantsev   stava, secondo Elvengren,  progredendo con successo .  Una data , quella dell'ottobre 1921, che lascia alquanto perplessi, tenendo conto che il cosiddetto "complotto  Tagantsev" era già stato scoperto alcuni mesi prima e che Tagantsev , sua moglie ed altri 61 congiurati , tra cui il poeta russo  Nicolas Gumilev, erano stati fucilati verso la fine di agosto  del 1921.  Alquanto difficile dunque sostenere , secondo quanto fa supporre Jean-Jacques Marie , di un triangolo esistente tra Evelgren, Petrichenko e  Tagantsev. Una relativa maggiore chiarezza  sull’ oscuro affare Tagantsev e sul coinvolgimento in questo “complotto”  di un gruppo di esuli  kronstadtiani , guidati dal marinaio, ex comandante del Comitato Rivoluzionario di Kronstadt,    MATVEI KOMAROV (1896-1921),  si trova   in  Kronstadt 1921 di Alexandre Skirda.  (cfr. brano)
Brano da commentare: " … Quando essi ( i kronstadtiani)  si accorgono che l’esercito di Wrangel è il principale componente (del Comitato nazionale russo  con cui si erano messi in contatto) si distanziano da quello  e rompono tutte le relazioni con il  suo rappresentante, il professore Grimm […] Poco dopo sono  avvicinati da Svedov,  un ufficiale SR (socialista rivoluzionario) che dirige il PBO , una organizzazione di lotta clandestina di cui fanno parte dei militari SR e dei  borghesi cadetti ( democratici costituzionali) , riuniti sotto la direzione del professore Tagantsev. Si può domandare se non vi era  , dietro ciò,  una provocazione della CEKA, desiderosa di smascherare potenziali nemici dell’interno,  (grassetto mio) tanto questo professore fa prova, una volta arrestato, di ingenuità e di dilentatismo, come il credere alle promesse e alle parole del capo cekista  Agranov,  certamente,  confermate dal presidium della CEKA. Costui non esita a  fare appello al suo patriottismo,  se lui racconta tutto. Tagantsev si fida delle sue gratuite assicurazioni in cui  promette la salvezza della vita  di tutti i congiurati.  A questa condizione egli ammette tutto ( met  entièrement à table”), svela tutto sull’organizzazione e  fa una lista  dei suoi membri . Quando si accorge di essere stato giocato, tenta di suicidarsi, ma ciò non cambia nulla su ciò che seguì : vi saranno 180 arresti e  61 fucilati, tra cui il professore e sua moglie . Il poeta Nicolas  Gumilev figura tra loro; nativo di Kronstadt e marito della poetessa Anna  Akhmatova, non aveva manifestato che della simpatia per l’insurrezione e progettato di scrivere dei “versi controrivoluzionari” [….] Un gruppo vicino a Petrichenko, composto soprattutto di marinai della  Petropavlosk è coinvolto nell’affare.  […] Petrichenko che gode della fiducia della maggior parte dei rifugiati, crea un' Unione dei marinai di Kronstadt , composta da 500 membri. Egli  organizza (met  sur pied)  ,  in  totale indipendenza e con i suoi deboli mezzi, un gruppo di 18 o  20 volontari intrepidi che passino la frontiera e operino a Pietrogrado, col fine di preparare un’insurrezione. Uno di loro, Matvei Komarov, 25 anni, topografo sulla Petropavlosk, molto attivo durante l’insurrezione, essendo stato nominato comandante supplente del  (o dal) suo revkom, dirige le operazioni. Con sua moglie Maria , di origine finlandese, egli redige e stampa  volantini ed appelli ,  fa saltare in aria con la dinamite insieme ai marinai Orlovsky e Guerman la statua del cekista Volodarsky, così come la tribuna prevista per il 1 Maggio su una strada di Pietrogrado – se si crede all’atto di accusa della Cheka, prepara degli attentati contro Kuzmin , Krassin, Zinoviev ed esplosioni sui luoghi strategici della città. Egli è scoperto ed arrestato dopo l’arresto di Tagantsev. Con il pretesto di rivelare un passaggio clandestino , si fa condurre alla frontiera finlandese, tenta di passare dall’altra parte ed è abbattuto il 27 giugno. Sua moglie , 21 anni,  è fucilata  il 24 agosto contemporaneamente a Nicolas  Gumilev, marito e moglie  Tagantsev e gli altri congiurati. ..." ( Alexandre Skirda, Kronstadt 1921..)
Bibliografia: Alexandre Skirda,   Kronstadt 1921. Proletariat contre dictature communiste, Les editions de Paris Max Chaleil,  2012,  p. 239  (traduzione  italiana mia) .  Sull' " affare Komarov " cfr. anche  Jean-Jacques Marie, Kronstadt 1921, UTET,  2007 pp. 293-294 in cui , dopo avere definito quest' affare "un brutto film" , considera   "le favole " dell' accusatore di Komarov, il cekista Lebedev, anticipatrici di quelle dei processi staliniani di Mosca.

 La versione di Alexandre  Skirda trova, a mio parere, una indiretta conferma con quanto è  scritto  nel capitolo III, 1  La scoperta del complotto della tesi di laurea Il caso Gumilev di Nadia Colletta sull' "affare Tagancev". L' autrice , pur premettendo che non tutti i documenti   erano, al momento della tesi,   accessibili, fornisce    una documentata e dettagliata  analisi dei macchinosi  e torbidi  retroscena politici e cekisti   di quel presunto complotto. Di questa interessante ricerca storica di " uno dei processi più criticati della storia  della CK ( polizia politica russa dei primi anni della rivoluzione russa )" mi limiterò, in questo post, a citare un brano, in cui si accenna alla scoperta e all'arresto dei presunti membri dell' " Organizzazione dei combattenti del Nord " (PBO) e ai presunti rapporti esistenti tra loro e alcun membri dell' "Unione dei marinai di Kronstadt", guidati da Matvei Komarov. (cfr. brano) 

Brano da commentare: “ … Da questo punto in poi possiamo avvalerci anche di un’altra fonte, che per altro non si discosta affatto dalla stampa di partito: D.L. Golinkov, autore di un libro in cui vengono elencati i successi più significativi della storia della CK.( nota mia: sigla della  Commissione Straordinaria di Pietrogrado )  In uno stile piuttosto  propagandistico, egli fornisce una ricostruzione molto dettagliata della vicenda in questione aggiungendo altresì informazioni che non trovano riscontro in nessun’altra fonte, ma che sono comunque degne di essere citate. Secondo la sua versione sembra che uno dei primi arrestati abbia dato piena confessione fornendo tutti gli elementi per la scoperta di un presunto gruppo di sovversivi chiamato Ob’ edinënnaja organizacija kronštadtskich morjakov (Unione dei marinai di Kronštadt). , il cui capo risultava essere M. A. Komarov (ex marinaio della corazzata Petropavlovsk). Questo gruppo avrebbe avuto il compito di infiltrarsi dalla Finlandia a Pietrogrado per stabilire dei contatti con uomini di fiducia che avrebbero ricevuto una somma mensile attraverso i corrieri dell’organizzazione. Golinkov continua dicendo che da ulteriori indagini era emerso che questo gruppo era solo parte di un’associazione ben più vasta denominata Petrogradskaja Boevaja Organizacija, a capo della quale era il professore Vladimir Nikolaevich Tagancef, ex membro dell’ormai liquidato “Centro Nazionale” ( nota : Formazione politica dei Socialisti Rivoluzionari :gli Esery ) .Il geografo, figlio dell’altrettanto noto giurista Nikolaj Stepanovich Tagancev ( ex senatore e uomo di Stato della Russia prerivoluzionaria)  si trovava in missione nel governatorato di Tver’, il 31 maggio 1921, quando viene raggiunto da agenti della polizia e condotto a Pietrogrado, in via Gorochovaja n. 2 (sede della PCK). Già il 3 giugno, il  presidente della GubCK (Ck del governatorato), Semenov, comunica alla VCK quanto segue: “ avendo stabilito che una buona fetta dell’organizzazione controrivoluzionaria era costituita da cadetti, è stato deciso di procedere all’arresto di 180 membri di questo partito con l’accusa di attività cospirativa”.” Non essendo stato trovato niente di compromettente, era risultato molto difficile trovare un legame tra questa massa di arrestati e l’organizzazione appena scoperta e molti cadetti erano stati rilasciati entro le 36 ore successive  […] Stando alle notizie dell’anonimo S.  [nota mia:  pseudonimo  dell’ autore , probabilmente un ex cechista, di un articolo sull' affare Tagancev pubblicato a Parigi , nel 1922 in un importante organo di stampa dell’emigrazione russa] l’elevato numero degli arresti aveva suscitato l’interesse delle alte sfere del potere e la VCK chiedeva, quindi, dati consistenti per una relazione al Comitato Esecutivo Centrale Panrusso (qui di seguito VCIK) . Il commissario Jacov Agranov “ uno dei “ migliori “ falsificatori del tempo e più tardi stretto collaboratore di Stalin – interroga il professor Tagancev ogni notte per avere i nomi dei complici , senza però ottenere nessun risultato. Messo alle strette dai suoi capi, che esigono risultati concreti, Agranov fa condurre il presunto capo della PBO nella stanza n. 51 per l’interrogatorio decisivo, e, dopo un lungo discorso per illustrare la  situazione, gli propone un compromesso: se Tagancev avesse reso una piena confessione dei fatti e dei nomi, egli avrebbe garantito un alleggerimento della condanna di tutti i colpevoli. Tagancev abbozza un sorriso di scherno, ma una risposta definitiva non la dà. Gli vengono concesse tre ore per pensarci, tutti gli arrestati, colpevoli o non colpevoli, saranno fucilati senza distinzione. Secondo l’anonimo narratore della vicenda, tre ore dopo il professore firma l’accordo …” ( in  Nadia  Colletta, Il caso Gumilev. Capitolo III, 1, La scoperta del complotto)
 Bibliografia: Nadia Colletta, Il caso Gumilev, Capitolo III, 1: La scoperta del complotto   in 
xoomer.virgilio.it/gumilev/III.1_La_scoperta%20del%20complotto.htm . In conclusione dell'accordo stipulato da Tagancev e Agranov ,  Agranov affermava :  " Io, Agranov, prometto [...] che a nessuno dei colpevoli sarà comminata la pena capitale ". Promessa che , come è noto, non fu rispettata.

Lasciando , infine, da parte l'infido terreno delle fonti cekiste mi soffermerò , ora, su quanto vi è di storicamente accertato, della vita e del pensiero di Stepan Petrichenko, dopo la caduta di Kronstadt. Mi riferisco , innanzitutto al rimarchevole articolo  di Petrichenko, scritto nel 1925, durante il suo esilio in Finlandia, e pubblicato sulla rivista dei socialisti rivoluzionari di sinistra , Znamia Borby del gennaio 1926, in cui egli rivolgendosi all' Ufficio Politico del Partito Comunista Inglese, rivendicava il suo ruolo di  "Presidente della rivolta di Kronstadt" e ribadiva  la spontaneità e l’ indipendenza da movimenti esterni controrivoluzionari della rivolta di Kronstadt. (cfr. brano)

Brano da commentare: “ … I Kronstadtiani sono quelli stessi che ebbero  una parte attiva nella creazione di questo governo.  Essi l’hanno difeso  contro tutti gli attacchi della contro-rivoluzione. Essi hanno protetto non solamente gli accessi di Pietrogrado , cuore della Rivoluzione mondiale, ma  essi hanno anche  inviato dei  corpi di  spedizione contro  tutti gli innumerevoli fronti dei bianchi, cominciando da Kornilov e finendo con i generali Iudenich e Nekliudov. I Kronstadtiani sono quelli stessi , di cui il “ governo  operaio e contadino” si  vantava non solo in Russia , ma anche nel mondo intero.  Sono quelli, per cui il “governo   operaio e contadino ", non trovava sufficienti  termini per lodare il loro spirito rivoluzionario, la loro audacia e la loro fermezza.  Esso li chiamava  con i nomi più elogiativi a cominciare da “eroi dell’universo”,   portandoli alle stelle sino a compararli a delle aquile , a degli albatros … Questi stessi kronstadtiani sarebbero improvvisamente divenuti nemici della rivoluzione? Sarebbero dunque da dichiararsi controrivoluzionari, agenti dell’Intesa, spioni francesi, sostegno della borghesia, degli SR, dei menscevichi…? E’ sorprendente che i  kronstadtiani siano diventati nemici  pericolosi del “governo operaio e contadino   nel momento , in cui ogni pericolo per esso era cessato da parte dei generali bianchi e della  controrivoluzione armata .  Nel  momento  preciso,  in cui  bisognava passare a raccogliere i frutti delle conquiste d’ Ottobre,  quando bisognava  mostrare   il prodotto  ( la marchandise) sotto la  sua vera luce,   mostrare il proprio   bagaglio (bagage) politico,  perché non basta fare promesse, bisogna anche realizzarle, - quando venne  il momento di fare il bilancio della  Rivoluzione , ciò, a cui nessuno  osava neanche pensare durante la  pressione della guerra civile.  In quel momento    i Kronstadtiani divennero nemici.  E  ciò in che cosa consisteva ? Quale crimine aveva commesso Kronstadt contro la Rivoluzione? […]  che cosa  si può discernere di controrivoluzionario in queste prime rivendicazioni?  Eppure, quale fu  la reazione del “governo operaio e contadino” ?  Esso si astenne da qualunque concessione , quale essa fosse,   evitò ogni  dialogo con il Revkom, il quale non aveva ancora abbandonato  la speranza di risolvere la questione in via pacifica.  Esso dichiarò Kronstadt controrivoluzionaria, la  qualificò come complotto  bianco-guardista, gli affibbiò l’ex generale Kozlovsky, malato, invalido e incapace di qualunque cosa considerata l’ età, il controspionaggio francese, gli agenti  dell’ Intesa, le SR, i menscevichi , e così di seguito.Poi il sette marzo alle 18 e 45, questo governo aprì  il primo fuoco contro  una Kronstadt animata d’intenzioni pacifiche. Cosa dovevano fare i Kronstadtiani?  A loro non restava che difendersi, e la loro vittoria morale risiede in  questo fatto. [...] La rivolta scoppiò spontaneamente per volontà della massa stessa, sia della popolazione civile che della guarnigione. Ne sono provala risoluzione votata e la composizione sociale del comitato rivoluzionario provvisorio. Non si può ravvisarvi l'epressione preponderante della volontà di un qualsiasi partito politico antisovietico. Tutto ciò che accadeva e che veniva fatto era originato dallo stato d'animo dei kronstadtiani ed era dettato dalle circostanze contingenti. Gli insorti non ponevano le loro  speranze in nessuno e al comitato rivoluzionario provvisorio, all'assemblea dei delegati, alle riunioni, o altrove non furono mai poste questioni di leadership. Il comitato rivoluzionario provvisorio non intraprese mai nulla in questa direzione, benché ve ne fosse la possibilità. Il comitato tentava di seguire strettamentele volontà del popolo . Era un bene o un male? Non posso dare un giudizio, ma la realtà è che la massa dirigeva il comitato e non veniva diretta da questo ..."  ( Petrichenko, Le cause dell'insurrezione di Kronstadt, 1925)
 Bibliografia:  in   Alexandre  Skirda, Kronstadt 1921. Proletariat contre dictature comuniste, Les editions de Paris Max Chaleil, 2012, pp. 347-355. (traduzione italiana mia).  Consiglio caldamente la lettura per intero di questo testo, che io ho dovuto tagliare per ragioni di spazio.  Per una traduzione italiana , anche se solo parziale, di questo articolo, cfr.   Ida Mett, La rivolta di Kronstadt, Edt. Azione Comune  1962, pp. 88-89.

 L’ impostazione decisamente  più pratica che teorica di Petrichenko e  dipendente dalle "circostanze contingenti " trova, a mio parere conferma, nella risposta data da lui , durante la rivolta, al redattore capo delle  Izvestija di Krostandt, Lamanov,  che gli chiedeva quale fosse la sua posizione politica : "anarchico o socialista rivoluzionario di sinistra ? "   Petrichenko rispose sorridendo : “ Forse l’uno e l’altro ! “ . Tale risposta può essere estesa alla maggior parte dei  kronstadtiani, che senza mai identificarsi in una precisa ideologia politica sentivano forte un' esigenza libertaria  e di democrazia (proletaria)  diretta che, condivisa in un primo momento, almeno a parole,  dai bolscevichi, era stata da loro gradualmente sostituita con l’imposizione  di una   dittatura assoluta del loro partito.

      Infine, per quanto riguarda gli ultimi anni della sua vita è ormai noto sulla base degli studi storici più recenti,    che Petrichenko , durante  la durata della guerra tra la Finlandia, alleata con i tedeschi,  e  l’URSS,  fu rinchiuso, nel 1941,  in un campo di concentramento finlandese   e che, finita la guerra,  nel 1945, Petrichenko fu consegnato dai finlandesi ai russi su richiesta del controspionaggio sovietico e  , dopo estenuanti interrogatori , inviato   in   un gulag dove morì nel 1947.  (cfr. brano)

Brano da commentare: “ Qualche giorno prima dell’invasione dell’URSS da parte dei nazisti, il governo di unità nazionale finlandese, loro alleato,  comprendente alcuni ministri socialdemocratici, arresta la maggior parte dei Russi che si trovano sul suo territorio, e li interna in un campo di concentramento per tutta la durata della guerra. Petricenko è fra essi. Nel 1944 la Finlandia si inabissa con la Wehrmacht. La polizia finlandese libera Petricenko nel  settembre 1944, subito dopo l’armistizio. Quindi lo arresta nuovamente il 21 aprile 1945 su richiesta del controspionaggio sovietico, la Smersh, a cui lo consegna il 24. […] La Smersh interna Petricenko nella prigione di Lefortovo (la peggiore) a Mosca, lo accusa di spionaggio per conto dei servizi finlandesi e lo interroga dieci volte, il 3, 5, 12, 14,15, 21, 25, 30 maggio e il 13 giugno 1945. […] Nei giorni successivi si accanisce nel difendere il suo onore. Per chi? Sa che non avrà diritto a nessun processo pubblico. Lo fa per gli archivi o per la storia? La conferenza speciale, presieduta dal vice ministro della Sicurezza  in persona, lo condanna a dieci anni di deportazione e lo manda nel campo di Solikamsk vicino Perm.  Rispetto alle abitudini staliniane dell’epoca, si tratta di una condanna relativamente moderata, ma, considerato lo stato di salute di Petrichenko equivale a una condanna a morte. La conferenza speciale trasforma del resto questa pena a dieci anni di prigione (“meno peggio” del campo).  Ma, l’amministrazione del campo di  Solikamsk quando riceve l’ordine di trasferire Petrichenko in prigione, informa la sicurezza di  stato, il 6 giugno 1947, che, Petrichenko, allora cinquantacinquenne, è appena morto. A  causa della fame, dei maltrattamenti, di malattia o di sfinimento? Si omette di precisare le cause del decesso: una pagina di storia si chiude.” ( Jean –Jacques Marie, Kronstadt 1921.....)
Bibliografia: Jean-Jacques Marie, Kronstadt 1921. Il soviet dei marinai contro il governo sovietico, UTET, 2007, pp. 312, 313,m 314. La morte di Petrichenko in un campo di concentramento sovietico nel 1947 trova conferma anche in Paul Avrich, Kronstadt 1921, Res Gestae, 2012 p. 204 e in Alexander Skirda,   Kronstadt 1921. Proletariat contre dictature communiste, Les editions de Paris Max Chaleil,  2012,  pp. 246-247
Secondo un’altra versione  sostenuta  da  A. Kramer, in Kronstadt: Trotskij aveva ragione!, e fatta propria anche, su Internet,  da  vari siti trotskisti,  Petrechenko (sic! divenne, nel 1927, un “agente della GPU di Stalin” e  morì in un campo di concentramento finlandese nel 1945 . (cfr. brano) 
Brano da commentare:   “Si parla molto anche di S.M. Petrechenko, il marinaio e leader antibolscevico. Quel che è davvero  interessante notare è che nel 1927 quest’uomo fu assunto dalla GPU di Stalin e fu uno dei suoi agenti fino al 1944 quando fu arrestato dalle autorità della Finlandia. L’anno dopo morì in un campo di concentramento finlandese”:  ( A. Kramer,  Kronstadt: Trotskij aveva ragione! “ ) 
Bibliografia:  A. Kramer, Kronstadt: Trotskij aveva ragione!  in www.marxismo.net/storia/kronstadt_0505.html
  Nella versione di Kramer  , dunque, gli interrogatori e le percosse subite da Petrichenko in un carcere sovietico e la sua morte, nel 1947,  in un gulag stalinista   non sono mai avvenute  in  quanto morto  in Finlandia,  due anni prima. Due trattamenti (torture in prigione e  detenzione in un gulag), infatti,  davvero poco appropriati per uno  che si vorrebbe far passare  come agente di lunga data  ( circa 18 anni stando alla versione di  Kramer ) "della GPU di Stalin” e pertanto molto meglio cancellarli, senza alcun scrupolo nei confronti della verità storica, secondo un copione  ben collaudato nelle dittature totalitarie del XX secolo. Sul come , infine, possa essere nata l'accusa rivolta a Petrichenko di essere un  agente  del GPU, di cui non si trova alcuna menzione né nel libro Kronstadt 1921 di Paul Avrich, nè in quello omonimo di Alexandre  Skirda alcuni indizi si possono rintracciare nel libro, anche esso dallo stesso titolo, di Jean-Jacques Marie, che, come si è visto più volte in precedenza, non può , in alcun modo essere sospettato di simpatie nei confronti di Petrichenko o dei Kronstadtiani. (cfr. brano)
Brano da commentare: “  La GPU cerca di nuovo di attirare Petrichenko in URSS con un grossolano stratagemma. Il 18 novembre 1922 un membro della rappresentanza diplomatica della Russia  sovietica in Finlandia, in un rapporto per un destinatario sconosciuto, riporta delle frasi dette dall’intendente della rappresentanza sovietica in Finlandia  a un rappresentante della sicurezza finlandese. Tale racconto arzigogolato riduce l’insurrezione di Kronstadt a una provocazione della CEKA. Di fronte alla crisi sociale e politica incombente Zinovev ordinò alla Ceka di Pietrogrado […] di organizzare l’ammutinamento di Kronstadt, in modo da permettere, con la sua repressione, il consolidamento della situazione del governo sovietico. La rivolta fu pianificata sin  nei minimi dettagli e i suoi piani furono comunicati a Petricenko, agente segreto della Ceka di Pietrogrado, incaricato di entrare nel Comitato Rivoluzionario di Kronstadt al fine di partecipare attivamente alla preparazione dell’insurrezione. Agenti della CEKA, infiltrati in tutte le unità militari di Kronstadt dovevano spingere gli SR all’insurrezione. Una volta che Mosca e Pietrogrado erano state armate di truppe lealiste, “ Petrichenko ricevette l’ordine di lanciare l’ammutinamento” . Questa favola doveva senza dubbio persuadere i servizi di sicurezza finlandesi che Petrichenko era un agente della GPU e spingerli in tal modo alla sua espulsione in URSS. Il trucco era fin troppo evidente.  ( Jean-Jacques Marie,Kronstadt 1921 )
Bibliografia: in Jean-Jacques Marie, Kronstadt 1921. Il soviet dei marinai contro il governo sovietico, UTET, 2007,p.310
 L' accusa rivolta a Petrichenko di essere un agente della GPU nasce quindi direttamente negli stessi ambienti della polizia segreta sovietica. E mi sembra interessante notare che tale "favola" come la definisce Jean-Jacques Marie, che spesso usa tale eufemismo per indicare l'aberrante montagna di calunnie fabbricate arbitrariamente dalla polizia segreta sovietica, appare, per la prima volta, già nel 1922, molto prima , quindi, dell'avvento dello stalinismo, ed è stata poi riciclata, spesso con varianti, nel corso del tempo , giungendo sino ai nostri giorni, nei siti on-line  dei "nostalgici comunisti-autoritari " ( leninisti -trotskisti- stalinisti, ecc.), che  la ripetano sfacciatamente,  falsificando, senza alcun scrupolo e decenza storica, l'effettiva data e luogo della morte di Petrichenko. A ragione,  Alexandre Skirda,   constatando le bugie e le calunnie rivolte contro Petrichenko, in quanto  " personaggio centrale" della rivolta di Kronstadt,  provenienti, per lo più, dai  rapporti della polizia politica "comunista" [ Ceka (1917-1922) ,   GPU (1922- 1934) ; NKVD (1934-1954 ca.) ]   lo presenta, basandosi su quanto di sicuramente certo si conosce della sua vita e dei suoi scritti,  in termini affatto diversi: 
Brano da commentare:   " Questo autentico proletario e sincero rivoluzionario uscito dal  seno (sein) del popolo godeva per questo una fiducia a tutta prova da parte dei suoi compagni marinai. [...] Personificando l'insurrezione, egli non poteva che essere il bersaglio della vendetta bolscevica  che tenterà con tutti i mezzi di screditarlo."  
 lexander Skirda,   Kronstadt 1921. Proletariat contre dictature communiste, Les editions de Paris Max Chaleil,  2012,  pp. 193-194
 Inoltre su alcuni tratti carismatici di Petrichenko e sull' effetto che producevano sulla maggior parte di coloro che venivano a contatto con lui, cito  Jadis Bogdanov :
Brano da commentare:  “ Si ammirava la calma di Petrichenko. Tutti i suoi ordini erano brevi, precisi, convincenti. Il disordine sempre più grande non lo  turbava ( attaignait) . Si muoveva sul filo del rasoio che sembrava separare l’ombra dell’ultima speranza e l’ oscurità  ( noirceur)    della completa disperazione , come un sonnambulo.  Un potente magnetismo usciva fluente dalla punta delle sue dita  e   rovesciava  su ciascuno un   rafforzamento    di energia.  ( Janis  Bogdanov,  Ceux de Kronstadt,  Gallimard 1962 )
Bibliografia:  in  Marianne Enkell, Des histoires  (presque ) vraies in Refractions n. 3,  1938, (traduzione italiana mia)  dove tra l’altro, si sottolinea quanto poco si conosca di  Janis Bogdanvov , ma che potrebbe essere un  "sopravvissuto della flotta del Baltico ".
Un giudizio simile si trova nell'intervista , citata sopra. pubblicata nel Volia Rossoy nell' aprile 1921, ai sopravvissuti della  rivolta di Kronstadt, rifugiati in Finlandia.
Brano da commentare: “ …. Tuttavia diventa ben presto evidente che il dirigente e l’organizzatore non può essere che Petrichenko: egli è  così saldo, energico, tutto d’un blocco, di taglia media, ben rasato, di una trentina d’anni, il viso largo e arrotondato, una  grande fronte, degli occhi chiari e luminosi. Il suo sguardo è profondo, qualche volta intenso, diritto e insistente. E’ ancora  vestito di una uniforme da marinaio, parla forte, con l’accento ucraino , in una maniera meno letteraria di Yakovenko, ma  si vede che egli ha parlato molto a dei meetings e, quando dichiara qualcosa, , si direbbe che egli si indirizza non al suo interlocutore, ma a una folla di parecchie migliaia di persone , come quelle che si radunavano sulla  piazza dell’ Ancora a Kronstadt … “ ( Zritel [un  observateur] ,  Volia  rossoii , avril 1921 ) 
Bibliografia :  in  Alexandre Skirda, Kronstadt 1921. Proletariat contre  dictature communiste, Les editions de Paris Max Chaleil,  2012 p. 357. (traduzione italiana mia)
                                                                                                                               

VASILIJ  JAKOVENKO (1891- ?)   Nato nella provincia di Tchernigov in Ucraina. Simpatizzante anarchico e  marinaio telefonista della Petropavlosvskpartecipò attivamente, a tutti i fatti  rivoluzionari  avvenuti a partire  del 1917. Fu, così come lo definisce Alexander SkirdaKronstadt 1921. Proletariat contre dictature communiste, Editions de Paris, 2012  p.   194),  “l’uomo forte” della rivolta di Kronstadt del 1921. Come vice presidente del Revkom gli fu affidato, tra l’altro, l’incarico di controllare l’attività degli specialisti militari dello Stato-maggiore della fortezza.  (cfr. brano) 
 Brano da commentare: “  … “ arruolato in marina, presta servizio sulla  Pétropavlovsk e partecipa attivamente agli avvenimenti rivoluzionari.  Conosciuto per le sue convinzioni anarchiche fu  trasferito come furiere negli equipaggi di complemento, poi telefonista alla stazione centrale del servizio di collegamento marittimo di Kronstadt.   Per il suo incarico ( poste) è ben informato della situazione e dei dispositivi della base, ciò che faciliterà la sua azione all’inizio dell’ insurrezione, nel corso della quale sarà di stanza nello Stato maggiore della fortezza per controllare l’attività degli specialisti militari . […] E’ lui che ha preso  le misure decisive, in particolare quella di arrestare i commissari politici comunisti e di proclamare , all’ 1 e  45” del 2 marzo, la soppressione del loro potere. “( Alexander  Skirda, Kronstadt 1921….)
Bibliografia :  in  Alexandre Skirda, Kronstadt 1921. Proletariat contre  dictature communiste, Les editions de Paris Max Chaleil,  2012 p. 194. (traduzione italiana mia)
Tali misure , a cui fa riferimento Skirda sono probabilmente quelle contenute in un  messaggio , citato da  Jean Jacques Marie,  di Yakovenko, diretto  a tutte le unità e gli stabilimenti di Kronstadt ,  dopo  la votazione  contro la risoluzione adottata  espressa dai commissari politici comunisti,   presenti ( cfr. post: KRONSTADT 1921 (1)  all’  Assemblea Generale  degli equipaggi della Prima e  Seconda  squadra navale , tenuta il 1° marzo 1921.  (cfr.  brano)
Brano da commentare:  “ Considerata la situazione che si è venuta a creare a Kronstadt, il partito dei comunisti è in questo momento allontanato dal potere.  E’ il Comitato Rivoluzionario a dirigere per il momento.  Compagni senza partito! Noi vi chiediamo di prendere provvisoriamente la gestione degli affari nelle vostre mani e di sorvegliare attentamente i comunisti e le loro azioni, verificare tutte le conversazioni al fine di impedire il minimo complotto.  Firmato Jakovenko. Rappresentante eletto dell’equipaggio del distretto di Kronstadt. Eleggete dei rappresentanti del vostro equipaggio”. (Jean-Jacques Marie, Kronstadt 1921…)
Bibliografia: in Jean-Jacques Marie, Kronstadt 1921. Il soviet dei marinai contro il governo sovietico, UTET, 2007,p. 117. dove l’autore ritiene  poco democratico il riferimento di Yakovenko a un indeterminato comitato rivoluzionario nella notte fra il 1° e il 2° marzo all' 1 e 35 , mentre  il" Comitato Rivoluzionario Provvisorio", eletto dall' Assemblea di tutti i delegati fu istituito formalmente  solo 12 ore più tardi.  A pagina 114 di questo libro, comunque, Jean-Jacques Marie accenna a dei comitati di vascello eletti , la sera stessa del 1° marzo.    E’ probabile che Jakovenko faccia riferimento a  uno di questi "comitati " e ciò spiegherebbe, ma è solo una mia ipotesi,  la sua firma come “ rappresentante eletto dell’equipaggio del distretto di Kronstadt “.
Di Yakovenko è rimasto , inoltre, un dettagliato ritratto sia fisico che psicologico , tracciato dal giornalista/intervistatore  di Volia  Rossij (Rivoluzione Russa ). (cfr. brano) 
Brano da commentare: “   Kronstadt era ed è restata il nido della Rivoluzione “ mi dichiara  Jakovenko , il marinaio della flotta baltica segretario del Comitato rivoluzionario provvisorio di Kronstadt. “ le aquile della Rivoluzione, continua lui,  è così che ci si chiamava prima , ed aquile noi siamo restate. Ora, noi abbiamo potuto cancellare dalla memoria del popolo la leggenda che diceva che i marinai erano i servitori e i difensori dei comunisti, e dei saccheggiatori del popolo. Non era possibile sopportare ancora  più a lungo. La nostra insurrezione è apparsa come una esplosione  di indignazione da parte di coloro che avevano combattuto per la libertà e la rivoluzione “ “ E’ che io stesso ero seduto alla stessa tavola di TrotskyJakovenko batte violentemente il pugno sulla tavola  -” quando noi rovesciavamo insieme Kerensky . Io ho combattuto con i comunisti per la Rivoluzione . “ “ Noi, i marinai , abbiamo versato il nostro proprio sangue per  la causa della Rivoluzione Russa non solamente a parole come certi , e noi gli resteremo fedeli sino alla fine ! “ [….] “ Non si può ingannare (foutre) per molto tempo il moujik russo.  Si può batterlo a lungo,  ma quando non resta più un pezzetto di pelle intatto dove colpire, egli si solleva e ciò costituisce un segnale minaccioso . Egli non risparmierà nulla e nessuno, difenderà i suoi interessi e agirà  alla russa. Ecco, questo momento è arrivato ! Quello scellerato di Trotsky e quella canaglia di Zinoviev tentano di salvare il loro potere e non la Rivoluzione . “ Io stimo Lenin, ma egli si lascia trascinare  da Trotsky e Zinoviev; io mi occuperò  bene   con le  mie proprie mani di quei  due là […. ] Jakovenko è un uomo alto ben  fatto,  di età media, castano , con una piccola barba, un viso intelligente dai tratti allungati. Egli porta un’uniforme da marinaio, ma invece della canottiera rigata, si vedono dei ciuffi spessi di peli sul suo petto.  Seduto, egli conserva per tutto il tempo  in testa il suo berretto da marinaio, che porta l’iscrizione  “Flotta baltica” e di cui due  nastrini gli cadono sulle spalle. Egli parla con chiarezza e  lucidità; ogni frase è ben  tornita  ( tournée ) e il tono esclude la possibilità di qualunque obiezione  Ad ogni momento, si sente in lui la fiamma ardente della rivoluzione..."  ( Zritel [un osservatore] Finlandia, aprile 1921)
Bibliografia:  Intervista al Revcom aprile 1921 in Alexander Skirda, Kronstadt 1921. Proletariat contre dictature communiste, Les editions del Paris Max Chaleil,  2012  pp. 355-356 (traduzione dal francese mia) .
Nell’ aprile 1922  Yakovenko cadde nelle mani della Ceka/Ghepeu (GPU) durante una sua missione clandestina in  Russia . Da quel momento le notizie su di lui sono assai poche e confuse.  Per quanto ne so,  mi sembra, comunque , alquanto eccessivo avanzare l’ipotesi, anche se espressa in forma dubitativa, che egli abbia collaborato con la Ghepeu per la cattura di altri rivoluzionari di Kronstadt espatriati” ( cfr. in Thomasz Parczewski, Kronstadt nella rivoluzione russa , a cura  di Giuseppe Aiello,  Edizioni Colibrì  2013 pp. 291-292) . Secondo Alexandre Skirda   è accertata soltanto  una lettera inviata a Petrichenko , scritta dalla Ghepeu  e firmata, sotto costrizione , da Jacovenko e da  un altro prigioniero, Turkin, in cui , senza dire, che  erano rinchiusi  in prigione,  lo si invitava a tornare in Russia descritta in termini positivi assai lontani dalla realtà .  (cfr. brano)
Brano da commentare: “ … “Nostro consiglio è che tu venga il più presto possibile senza attendere oltre. Non devi credere una parola delle  stupide voci diffuse in Finlandia. Non sono che delle menzogne. La vita è talmente migliorata qui dopo la NEP che tu non la riconoscerai. Se vuoi tornare in patria, fallo subito, ciò renderà meno pesante la nostra situazione “  ( lettera firmata da  Tukin e  Yakovenko a Petrichenko )
 Bibliografia :  in  Alexandre Skirda, Kronstadt 1921. Proletariat contre  dictature communiste, Les editions de Paris Max Chaleil,  2012 p. 245. (traduzione italiana mia)
  Petrichenko che  era già a conoscenza della cattura di Jakovenko , intanto, gli  aveva  scritto una lettera ,  sapendo che sarebbe stata letta dalla GPU, dove, allo scopo di liberarlo,  affermava   di volere  organizzare un ritorno in massa dei kronstadtiani in Russia e che, pertanto,  gli era necessaria, ad ogni costo,  la  presenza di Jakovenko in Finlandia ( cfr.  Alexander Skirda , op. cit. p. 244) . A conti fatti  Petrichenko né la Ghepeù riuscirono nei loro stratagemmi. Petrichenko, infatti,  non riuscì con quella lettera a salvare l’amico, ma neanche la GPU  riuscì , dal canto suo, a farlo  cadere in trappola . 
Per quanto riguarda poi il comportamento di Yakovenko durante la sua detenzione nelle carceri comuniste giudicato da Jean-Jacques Marie, debole e  doppiogiochista    (op. cit. p. 291 e p. 292), si ricava, al contrario,  una impressione del tutto diversa, leggendo una testimonianza del kronstadtiano Ivan Ermolaiev , citata da Alexandre Skirda.. Nelle sue memorie, che spero vengano un giorno pubblicate in Italia,  Ermolaiev racconta     che , nell' ottobre 1923, , era detenuto, insieme a  19 suoi compagni nello stesso carcere in cui era rinchiuso Yakovenko. In uno sciopero  della fame sostenuto da Ermolaiev e i suoi compagni,  per migliorare  la loro condizione di prigionieri e  conoscere di che cosa fossero accusati , anche  Yakovenko si unì   a loro col fine di sostenere la loro richiesta, nonostante  la sua probabile consapevolezza che egli non ne avrebbe ricavato per sé alcun beneficio. ( cfr. brano)  
Brano da commentare: “ .... Egli ( Ermolaiev) fu arrestato con 19 compagni, di cui egli cita i nomi. Essi restarono quasi un anno imprigionati a Pietrogrado . Durante  quel  periodo, non furono né  convocati per essere interrogati, né  accusati di  qualcosa: è perciò che essi  iniziarono (  déclenchèrent)  uno sciopero della fame. Furono allora trasferiti in celle individuali situate nel sottosuolo […]  Durante una passeggiata autorizzata di 15 minuti, egli incontrò Vassia Yakovenko, tornato nell’autunno 1922 e accusato secondo l’articolo 58 di crimine contro lo Stato, e che dichiarò anche lui lo sciopero della fame per solidarietà. Essi posero fine allo sciopero quando seppero che essi erano stati condannati a tre anni di detenzione al campo di concentramento di SolovkiYakovenko  fu escluso dal trasferimento. Ermolaiev apprese più tardi da un detenuto  proveniente dalla prigione Butirki di Mosca, che era stato  portato (amené) da Pietrogrado sotto una forte scorta e che  verosimilmente era stato  giustiziato .... “ (Alexandre Skirda, Kronstadt 1921..)
  Bibliografia :  in  Alexandre Skirda, Kronstadt 1921. Proletariat contre  dictature communiste, Les editions de Paris Max Chaleil,  2012 p. 250. (traduzione italiana mia).  Cfr. anche Jean-Jacques Marie, Kronstadt 1921. Il soviet dei marinai contro il governo sovietico, UTET, 2007,p.  303, dove , però, non si fa  alcuna menzione  di questo  significativo e coraggioso gesto di solidarietà di Yakovenko allo sciopero  della fame di  Ermolaiev e dei suoi compagni.

                                                                 
   IATCHESLAV YAKOVLEVITCH ZEMSKOV (1901-1991) è un esempio tipico di quelle nuove leve di giovani marinai di Kronstadt che , contribuirono alla salvezza della città di Pietrogrado, dall offensiva dell'Armata Bianca  del  Nord-Ovest guidata dal generale Nikolay Judenich ( inverno 1919). Nel   1920,  secondo la testimonianza diretta di  Emma Goldman, i marinai di Kronstadt  erano ancora esaltati per il loro eroismo   dal partito comunista .( cfr. brano) 
Brano da commentare: “ Io non ho l’intenzione qui di discutere del comportamento dei marinai di Kronstach  nel 1918 o nel 1919. Io non sono arrivata in Russia che nel gennaio 1920. Dall’inizio del 1920 sino alla “ liquidazione” di Kronstadt, 15 mesi più tardi, i marinai della flotta del Baltico furono presentati come degli uomini di valore avendo sempre dato prova di un coraggio incrollabile. A molte riprese, anarchici,  menscevichi, socialisti  rivoluzionari e anche numerosi comunisti mi hanno detto che i marinai formavano la spina dorsale  della rivoluzione. Durante la manifestazione del  primo maggio 1920, e nel corso di altre festività organizzate in onore della visita della prima missione del Partito  laburista inglese, i marinai di Kronstadt  formarono un importante contingente, perfettamente visibile. Essi furono salutati come dei grandi eroi che avevano salvato la rivoluzione contro Kerenski, e  Pietrogrado contro Iudenich . Durante  l’anniversario della rivoluzione d’ Ottobre, i marinai  si trovavano di nuovo nei primi ranghi, e delle folle compatte  applaudirono quando essi  rappresentarono   nuovamente ( rejouèrent ), per il pubblico, come avevano conquistato il  Palazzo d’ Inverno. ..."   (Emma Goldman, Trotsky  proteste un peu trop (1938)
Bibliografia: Emma Goldman, Trotsky proteste beucoup trop (1938) in kropot.free.fr/Goldman-trotsky.htm
 Nel 1921, durante la  rivolta di Kronstadt questi giovani marinai furono, invece,  indicati,   dal gruppo dirigente comunista e da Trotzkij    come i  soli principali responsabili  della ribellione, in quanto "elementi completamente demoralizzati che portavano eleganti pantaloni a sbuffo e si pettinavano come protettori ". Si tentava in tal modo e in assoluta malafede, di passare sotto silenzio  il ruolo fondamentale  assunto, durante la rivolta,   dai marinai veterani del febbraio e dell’ottobre 1917, come Petrichenko, Jakovenko, Perepelkine e tanti altri.(cfr. brano) 
Brano da  commentare: “ … Secondo questo ritratto  a opera dei bolscevichi il marinaio di Kronstadt nel 1921 aveva “ caratteristiche sociali e psicologiche diverse” dal suo predecessore dell’epoca  della Rivoluzione e della guerra civile: nel caso peggiore si trattava di un individuo rozzo, corrotto e demoralizzato, indisciplinato, chiacchierone, dedito al bere e al gioco delle carte; nel migliore, di un “ contadino in uniforme  di marinaio” di un contadinotto che si pavoneggiava nei pantaloni a campana e ostentava una capigliatura imbrillantinata allo scopo di attirare le ammiratrici. A queste fresche reclute campagnole – dicevano i bolscevichi – i vecchi “lupi di mare” attribuivano tutto un assortimento di epiteti derisori: Kleschniki , un termine che derivava dai pantaloni a campana, esageratamente larghi, che preferivano; Zhorzhiki, cioè villani travestiti da damerini, e , peggio di tutto, Ivanmori (contadini di mare), parodia di Voenmori (guerrieri di mare), il titolo d’onore portato dai veterani della guerra civile.  […] In realtà ben poche erano le possibilità di distinguere tra gli anziani e le nuove reclute, nell’insieme. Entrambi i gruppi erano di origine contadina, entrambi, sia nel corso  dei permessi, sia prima di venire chiamati alle armi, avevano visto con i propri occhi la miseria dei distretti natali; entrambi infine aspiravano a eliminare l’autorità coercitiva del governo centrale. Nessuna sorpresa, quindi,  che, quando la rivolta scoppiò, a prenderne la testa furono i marinai  più anziani, veterani di molti anni di servizio, che datava  in qualche caso  da ancor prima della guerra mondiale . Petrichenko era stato nella flotta sin dal  1912, e aveva fatto parte dell’equipaggio della Petropavlosk dal 1918. Yakovenko, chiamato a presiedere il Comitato rivoluzionario  provvisorio, era un vecchio “lupo di mare, che aveva combattuto sulle barricate nel 1917. Data la loro esperienza e la loro maturità, per non parlare delle acute disillusioni  subite in quanto partecipi alla rivoluzione, era del tutto naturale che questi marinai ormai veterani fossero spinti in prima linea dalla ribellione. Ciò era particolarmente vero per i marinai più qualificati e preparati tecnicamente (per esempio, Petrichenko era sottoufficiale su una nave  da battaglia) che  erano stati scelti accuratamente tra le reclute più intelligenti e colte e avevano l’abitudine di agire di propria iniziativa. La vicinanza di Pietrogrado, con la sua intensa vita politica e intellettuale, aveva inoltre contribuito ad affinare la loro coscienza politica, e molti di loro si erano impegnati nell’attività rivoluzionaria, nel 1917 e dopo. …”  (  Paul Avrich, Kronstadt 1921 )
Bibliografia, Paul Avrich, Kronstadt 1921, Res Gestae, 2012, pp.  86 e 87 e cfr. anche Israel Getzler, L’epopea di Kronstadt 1917-1921, Einaudi 1982, pp 205 ss.
   Un ' ulteriore prova della "degenerazione" , nel 1921, della flotta di Kronstadt era anche, secondo Trotzkij e i suoi seguaci, l'origine  ucraina e contadina di numerosi marinai. Personalmente non ritengo tale opinione condivisibile. Infatti, anche se questo dato ,  notevolmente ridimensionato dalla maggior parte degli storici,  fosse confermato,  è, comunque,  fuori di dubbio,   l'adesione sincera ed entusiasta della maggior parte dei contadini  ucraini ai mutamenti rivoluzionari conseguiti durante le due rivoluzioni del 1917 (febbraio ed ottobre) persino quando,  dopo il trattato di Brest Litsvok, voluto, con assoluta assenza di scrupoli, da Lenin, dovettero da soli fare fronte al ritorno dei grandi proprietari terrieri ucraini,  sostenuti dalle truppe dell'esercito austro-tedesco ( cfr. post  NESTOR MAKHNO). Inoltre la presenza di ucraini nella flotta del Baltico e del Mar Nero era un fenomeno  diffuso già dai tempi dello zarismo, come dimostrano, tra l'altro, l'origine ucraina e  contadina degli stessi capi dell' ammutinamento della corazzata " Potemkin" : VAKULINCIUK e MATHYUSCHENKO ( cfr. post LA RIVOLUZIONE DEL 1905). Tornando ora a VIATCHESLAV YAKOVLEVITCH ZEMSKOV,  è bene ricordare che, nato a Pietrogrado,  nel 1901, da famiglia operaia,  fu fortemente attratto, quando aveva solo 16 anni,  dagli ideali rivoluzionari del 1917,  ma già dal 1918, dopo l’inizio della dittatura bolscevica, iniziò a  riflettere sui metodi  liberticidi di Lenin nei confronti degli operai e dei contadini e della sostanziale ripristinazione , ad opera di Trotzkij, di una rigida disciplina e gerarchia  tra i  soldati e i marinai. Divenuto  marinaio di primo grado  Zemskov combattè contro  il generale bianco  Judenich , e nel 1920, a Kronstadt, dove svolgeva le funzioni di telefonista , strinse una forte amicizia con il  veterano rivoluzionario,  VASSILIJ JAKOVENKO. Durante la rivolta  Zemsko assunse il ruolo, su volontà del comitato rivoluzionario provvisorio, di comandante della città di Kronstadt.  Rifugiatosi, dopo l’insurrezione, in Finlandia fu internato per lungo tempo in un campo di concentramento a Turkensaari presso Vyborg. Nel 1931 potè infine stabilirsi  in Francia.
Brano da commentare: “  Nella primavera del 1918, io ho assistito a dei meetings e ho sentito i discorsi di Lenin, Trozkij  e degli altri dirigenti bolscevichi sulla piazza del palazzo d’ inverno e davanti all’hotel particolare della  Kchessinskaya. Le mie impressioni furono allora chiaramente che tutto ciò non fosse che menzogna.  Le reazioni del popolo erano favorevoli, si gridava “hourrah ! “  in segno di approvazione, benché a causa della distanza che separava la folla dalla tribuna quasi nessuno poteva distinguere  le parole degli oratori […] Nel 1920 il mio lavoro al comando era animato e interessante. Quando ero di servizio di notte insieme con Yakovenko, egli mi parlava della penosa situazione del popolo sotto il potere del partito comunista. Io ero un cittadino di Pietrogrado e non conoscevo la vita di campagna ma, trovandomi in mezzo a dei marinai che ricevevano lettere dai loro parenti, io appresi la miserabile condizione dei contadini. Tutto ciò suscitava l’ostilità dei marinai contro i comunisti; io stesso ero stato testimone a Pietrogrado dell’ingiustizia, del terrore e delle infamie del partito comunista. Il mio odio nei suoi confronti è nato ben prima degli eventi del marzo 1921. A Kronstadt, giustamente, cresceva senza sosta il malcontento dei marinai, dei soldati e degli operai della base. […] Il 3 marzo fui nominato comandante provvisorio al posto del comandante della città di Kronstadt poi, tre giorni più tardi lo fui ufficialmente su decisione del Revkom. La mia responsabilità consisteva nel gestire gli affari civili della città, ma era necessario che prendessi anche il fucile per respingere gli attacchi dei loro assalti ….  ) (Testimonianza di Zemskov rilasciata ad Alexandre Skirda nel 1974)
Bibliografia: Testimonianza di  Zemskov in  Alexandre  Skirda, Kronstadt 1921. Proletariat contre dictature comuniste, Les editions de Paris Max Chaleil, 2012, pp. 372-373  (traduzione mia) . 
 
Tra le misure di previdenza prese da Zemskov nel suo ruolo di comandante della città di Kronstadt  mi limito a citare quella  in cui egli ordinò, il 10 marzo 1921,  ai comunisti in libertà,  , che non si erano dissociati dal partito, di consegnare ogni tipo di armi possedute .   (cfr. brani )
Brani da commentare: 1)     I comunisti che abitano nella città di Kronstadt , sono informati che, entro due giorni dalla pubblicazione del presente ordine devono rimettere senza eccezioni all’ufficio del comandante della città ( Piazza Rojhelle), tutte le armi in loro possesso: pistole, fucili  e relativi proiettili; spade, pugnali, lampade elettriche, ecc. "Quanti non risponderanno a quest’ordine saranno considerati ribelli e saranno passibili delle pene più severe    ( Ordinanza firmata da Zemskov, comandante della città di Kronstandt , 10 marzo 1921 e pubblicata su le Izvestias di Kronstadt n. 8 , giovedì 10 marzo 1921) ;
Bibliografia: in   Le Izvestija di Kronstadt ,  introduzione di  Attilio Chitarin,  Jaka book p. 68. Cfr. anche  a p.  75 in cui  Zemskov, l' 11 marzo 1921,   proibì la circolazione  nella città dopo le  23 senza essere muniti di un regolare  lasciapassare.
 
 Tali disposizioni, ordinate da Zemskov , giustificate dal fatto che il conflitto  armato con i bolscevichi era ormai giunto ad una fase quantomai avanzata e i bombardamenti e i ripetuti assalti dei comunisti , attraverso il ghiaccio, da nord e da sud, erano sempre più violenti non intaccarono comunque la sostanziale libertà, di cui a Kronstadt, sin dall'inizio della rivolta,  godeva la maggior parte dei comunisti, rimasti fedeli al partito  e  delle loro famiglie ( cfr. primo brano)  . L'  atteggiamento protettivo nei confronti delle famiglie dei comunisti da parte del Comitato Rivoluzionario Provvisorio ( cfr. secondo brano)  persistette, anche successivamente,  nonostante che  fosse rimasto senza risposta l’appello del 7 marzo 1921, in cui  i  kronstandtiani richiedevano  ai bolscevichi di liberare  i loro  familiari residenti a Pietrogrado presi come ostaggi  ( terzo brano).
Brani da commentare: 1) "Il Comitato rivoluzionario provvisorio non compie né vendette né rappresaglie. Tutti i comunisti di Kronstadt sono in libertà e nulla li minaccia. Solo quelli che, cercando di fuggire sono caduti nelle mani delle nostre pattuglie , si trovano in stato di arresto. Anche costoro sono al sicuro. Li abbiamo salvati dalla collera del popolo, che non ha di menticato il "terrore rosso". Le famiglie dei comunisti sono  inviolabili, al pari di tutti i cittadini . ..." ( Izvestias di Kronstadt n. 3, sabato 5 marzo 1921); 2)  "L' oppressione della dittatura comunista ha provocato l'indignazione delle masse lavoratrici. In alcune circostanze, questa indignazione ha causato delle vittime:  alcune famiglie di comunisti sono state boicottate o gettate in mezzo a una strada. Questo non deve più accadere. Noi non cerchiamo vendetta, ma vogliamo solo difendere gli interessi dei lavoratori. Bisogna agire a sangue freddo e eliminare solo quelli che, con il sabotaggio, l'agitazione e la calunnia, tendono ad ostacolare la restaurazione dei diritti dei lavoratori ;  ( Izvestias di Kronstadt n. 5 , lunedì 7 marzo 1921) ; 3)    In nome della guarnigione di Kronstadt , il CRP  (Comitato Rivoluzionario Provvisorio) esige che siano rimesse in libertà , entro 24 ore, tutte le famiglie degli operai, dei soldati rossi e dei marinai, che il soviet di Pietrogrado, detiene come ostaggi. La guarnigione di Kronstadt dichiara che a Kronstadt i comunisti godono della loro piena libertà, e che le loro famiglie,  non corrono nessun pericolo. Non teniamo affatto a seguire l’esempio del soviet di Pietrogrado, perché riteniamo che questi metodi  (la detenzione di ostaggi) anche se provocati dalla rabbia della disperazione, sono i più infami e i più vili che si possa immaginare. La storia non ha mai conosciuto simili ignominie "  ( Petrichenko, presidente del CRP, Kil'gast, segretario in Le Izvetija di  Kronstadt , n. 5 lunedì 7 marzo 1921) ;
 Bibliografia: in   Le Izvestija di Kronstadt ,  introduzione di  Attilio Chitarin,  Jaka book  (primo brano) p. 30 , (secondo brano ) p. 47  e (terzo brano) p. 45   

     

 
 
                                                                                        
 
 

 

Nessun commento:

Posta un commento