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LUIGI GALLEANI GIOVANE |
LUIGI GALLEANI (1861-1931) nacque a Vercelli . La sua famiglia apparteneva alla
borghesia agiata piemontese . Studiò
Giurisprudenza , ma non volle laurearsi
per non venire meno ai suoi ideali politici
antimonarchici e contro il governo borghese. Dopo un breve periodo in
cui milito nel partito repubblicano se ne distaccò per l’accentuato interesse
che provava nei confronti del movimento
operaio. Tra i giornali in cui apparvero i suoi primi articoli mi limito a citare, “ L’
operaio. Giornale della democrazia vercellese , fondato nel 1883 e
“ La Boie! .
Grido dei lavoratori,
fondato nel 1885. Nell’ultimo articolo pubblicato su questo giornale, pur esprimendosi in un linguaggio ancora
prevalentemente impregnato di retorica repubblicana , si intravedevano idee e
sentimenti , che da lì a poco, lo portarono ad aderire all’anarchismo. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ E’ l’ideale umano
che ascende il vertice santo ed universo del suo compimento, avido di essere
realizzato, forte delle vittime pagate; dei sacrifici compiuti, dei diritti
acquisiti col compiuto dovere. Le barriere che la borghesia coalizzata a danno
delle plebi può opporre colle forze che ha sfruttato, saranno pagliuzze che la
bufera rivoluzionaria travolgerà sorridendo il dì che la universa miseria, stanca dell’onta borghese accumulantesi vorrà scuotere il gioco bastardo. Ora
l’ingiuria che si aggiunge all’ingiuria, e negli animi nutriti di odio e di
vendetta, si cova, si tace in attesa . E
non più allora i placidi
tramonti insufficienti, poveri, nei turgidi
orizzonti saturi di elettricità accumulata. E non più allora le tregue, le
convinzioni, i patti; non più cristiano perdono ed oblivione evangelica, l’ira, la vendetta, nemesi superbe, saranno le idee
uniche della rivoluzione; e la gamma delle umane miserie, tasteggiata fragorosa
nei tumulti consoni ed universi, sprigionerà dalle armonie, il fatidico post fata resurgo, mentre
le note memori e sublimi della Marsigliese saluterano i poli ascendenti concordi le vie del fato. Borghesi, a quel dì
l’arrivederci! “ ( Luigi Galleani, A te, santa canaglia in La Boje,
Anno I,n.2 giugno 1885)
Bibliografia: Ugo Fedeli, Luigi Galleani, Edizioni
Antistato, Cesena, 1956, p. 43
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LUIGI GALLEANI |
Su posizioni
dichiaratamente rivoluzionarie ed antiautoritarie Galleani partecipò , con altri anarchici, alle attività del Partito
Operaio italiano, fondato nel 1882 ad
opera di Gnoccchi Viani , di Costantino Lazzari e di altri. Distintosi
in quel periodo nelle numerose lotte operaie che si succedevano con grande frequenza in varie parti d’Italia
fu costretto a un certo punto per sfuggire all’ arresto ad emigrare all’estero a
(Francia, Lussemburgo, Svizzera , ) .
In queste sue peregrinazioni
venne a contatto con personalità di rilievo dell’anarchismo
internazionale , tra cui Elisée Reclus. Nel 1891
partecipò alle fasi conclusive
del Congresso di Capolago , dove si decise la nascita di un partito socialista anarchico e fu designato insieme ad Amilcare Cipriani a fare un ciclo di
conferenze dal Piemonte alla
Sicilia finalizzate alla preparazione
della rivoluzione sociale -Dopo la scissione definitiva tra socialisti
legalitari e anarchici , attuata nel
Congresso socialista del 1892 a Genova, Galleani nel 1893 fu arrestato in seguito alle nuove leggi emanate contro gli anarchici da Francesco Crispi e,
durante il processo, tenuto nel maggio-giugno 1894, in cui fu difeso
legalmente da Pietro Gori, ribadì la sua fede rivoluzionaria . (cfr. brano)
Brano da commentare: " ..." Di fronte all'ostruzionismo, che mi si fa da parte del P:M: col proibire di difendermi, io dichiaro di desistere da ogni ulteriore confutazione, ma non posso però fare a meno di osservare ( e a questo punto alza la voce trinciando l'aria con dei grandi gesti) che mi aspettavo tutto ciò; sapevo che nella vostra qualità di giudici borghesi, non potevate fare né più né meno di quello che fate; prevedevo che il P.M. il quale ha paura della verità, mi avrebbe proibito di parlare perché sapeva infine che io avrei conchiuso col dire che, qui, dove io siedo, egli coi giudici avrebbe dovuto sedere, poiché la società presente merita davvero il nome di società di malfattori, della quale consciamente o no, voi fate parte . ..." ( dichiarazione di Luigi Galleani durante il processo riportata dal resoconto del giornale Il Caffaro, 8 giugno 1894)
Bibliografia: Ugo Fedeli, Luigi Galleani, Edizioni
Antistato, Cesena, 1956, p. 43
Galleani fu condannato a cinque anni di prigione, e a pena scontata, confinato per tre anni nell’ isola di Pantelleria.
A Pantelleria, dove trovò parecchi compagni anche essi detenuti tra
cui Galileo Palla, Giovanna Gavilli, Luigi Fabbri, il giovane
Andrea Salsedo e tanti altri.
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LUIGI GALLEANI E MARIA RALLO |
Conobbe anche una pantese, MARIA RALLO (1867-1935) e nacque tra loro un grande amore. (cfr. brano)
Brano
da commentare: « Nell’ autunno del
1899 conosce una vicina di casa, la
trentunenne Maria Rallo -Per i due è un colpo di fulmine.
Rievocherà i loro primi, furtivi incontri notturni in una lettera all’amico
Goss «
Stavamo sotto sorveglianza di guardie feroci […] Era bellissima e gentile e ci
siamo amati malgrado [questa] sorveglianza terribile […] La amo con tutta la
mia forza « Luigi lascia la sua fidanzata rimasta in continente e Maria fa lo
stesso con il suo secondo marito, Dante Tessiere, un marinaio pisano con il quale si era
sposata tre anni prima e dal quale da poco più di un anno aveva avuto una
bambina, di nome Ilia. Maria ,oltre a Ilia , ha con sé anche Salvatore, un
ragazzino di dieci anni che aveva avuto dal primo marito, tale Giuseppe Errera, con
il quale si era sposata non ancora ventenne e che era morto appena quattro anni
dopo il loro matrimonio. Luigi e Maria staranno insieme negli anni a venire
accrescendo la loro famiglia: a Salvatore e Ilia, che sarà sempre considerata
come figlia di entrambi, si affiancheranno poi Balilla (nome del giovane
protagonista dell’insurrezione antiasburgica di Genova nel 1740), Cossyria
(l’antico nome di Pantelleria), Olimpio
e Mentana, «
Bibliografia:
Antonio Senta , Luigi Galleani l ’anarchico più pericoloso
d’America, Nova
Adelphi 2018 pp. 104-105
Durante il confino a Pantelleria, di
fronte alla insistente proposta rivolta ai coatti politici da parte di alcuni
gruppi socialisti e anche da alcuni
anarchici di presentarsi alle
imminenti elezioni come “candidati
protesta”, si decise da parte dei confinati di
fondare un giornale , I Morti, (numero unico), in
cui motivare le imprescindibili ragioni
del loro rifiuto. Tra gli articoli del
giornale si distinse in particolare proprio quello del Galleani, pubblicato nella
prima pagina e intitolato, Manet immota fides . (cfr. brano)
Brano da commentare: “ “ Dunque è finita! In Italia, la buona, la
classica terra delle ribellioni generose, anarchici non ve ne sono più. … E
bisogna essere vissuti, come molti di noi, una diecina di anni lontani dal
mondo che combatte e d ama, lontani dai vivi che ci adorano e ci
ricordano, dalle lotte, che sono la
nostra aspirazione, il nostro orgoglio e la vita nostra, lontani da tutte le
gioie, da tutti i godimenti
intellettuali, da tutte le feste intime del cuore, per sapere quanto
quell’aspirazione alla libertà sia acuta e tormentosa alle anime nostre, quanto
bisogno ci asseti di ambiente meno corrotto, di contatti meno sciagurati di
battaglie più aperte e più vaste. Eppure dice ognuno, che se di qui si deve
uscire inchinando una bandiera che non sia la nostra, se la liberazione dovrà
essere subordinata ad una transazione, se dovremo lasciare questi scogli
annoverando fra le nostre giornate una di cui dovremmo vergognare, se dovremo
tornare diminuiti, monchi, transfughi, dopo aver bruciato ad idoli
che ripudiamo gli incensi di una adorazione bugiarda… meglio restare! “ ( da Luigi Galleani, Manet Immota Fides! In I Morti. novembre 1899)
Bibliografia: Ugo Fedeli, Luigi Galleani, Edizioni
Antistato, Cesena, 1956, p. 43
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FUGA DI LUIGI GALLEANI DALL'ISOLA DI PANTELLERIA |
Alcuni giorni dopo la
pubblicazione del giornale I
Morti Luigi Galleani insieme alcuni compagni
evase , in barca, dall’isola e poi dopo un certo periodo passato in Egitto
prima e in Inghilterra poi si imbarcò , nel 1891,
insieme a Maria Rallo per
gli Stati Uniti e si separarono , forzatamente, solo quando Galleani venne deportato in Italia nel 1919.
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LUIGI GALLEANI |
Negli
Stati Uniti, dove divenne famosissimo tra i lavoratori italo- americani,
fondò e diresse vari giornali , tra cui la Questione sociale, prima, e poi Cronaca
Sovversiva, che
durò sino al 1919. Le finalità che il giornale si prefiggeva e i lettori a cui si indirizzava erano esplitamente indicate già dall'uscita del primo numero di quel periodico (primo brano) ed è interessante quanto osserva Antonio Senta sul periodo americano di Luigi Galleani. (secondo brano)
Brani da commentare: 1) " Il sottotitolo del giornale (Cronaca sovversiva - Ebdomadario anarchico di propaganda rivoluzionaria ) dice apertamente la nostra fede e l'indole delle nostre affermazioni, dispensandoci da una superflua e diffusa dichiarazione di principi. Dal comunismo anarchico ripete del resto la migliore parte dell'anima sua tutto il movimento operaio internazionale degli ultimi cinquant'anni e se dallo sfacelo della Internazionale in qua tutta un' accorta fazione utilitaria s'arrovella a rinnegarlo ed a vituperarlo cinicamente, esso conta così gloriosa flange d'apostoli, di scienziati, di pensatori, tanta storia d'abnegazione e di sacrificio, tante simpatie di proletari ribelli che non è concesso ad alcuno ignorarne l'essenza e le aspirazioni. [...] favorire lo sviluppo e l'ascensione, associare oltre le frontiere della razza, della religione e della patria i propositi, le volontà, le speranze, e nell'animo di ciascuno e di tutti suscitare la fede nella forza insommergibile delle falangi proletarie solidali, pungere gli orgogli rinati collo spettacolo della schiavitù miseranda e delle fragili tirannidi parassitarie ignobilmente subite, provocare i primi sussulti di ribellione, le prime incerte ma coraggiose e sincere affermazioni di principio, sgomberare la via ad una esistenza più complessa e più umana, l'avvenire alle supreme audacie liberatrici è dunque il compito elementare d'ogni giornale libertario, compito che la Cronaca Sovversiva elegge con amore ed assolverà con fermezza ove lo soccorra fedele e costante la fiducia dei compagni. ..." ( da una circolare di Luigi Galleani che anniava l'uscita del primo numero di quel giornale nel 1903) ; 2) “ Sin dallo sbarco
negli Stati Uniti sono chiari i tratti del suo anarchismo antiorganizzatore.
Egli non vuole creare un’ organizzazione stabile, ne politica (federazione
anarchica ) né economica (sindacato).
Nonostante consigli ai compagni di
aderire alle associazioni dei lavoratori
per influenzarle con la loro propaganda
è estremamente sospettoso dei leader sindacali. Galleani cerca quindi dic
organizzare il movimento non attraverso
strutture formali, ma per mezzo della sua penna e della sua voce, cioè
con le pubblicazioni , gli incontri e i comizi. Quando parla i compagni rimangonno rapiti dalla sua magnetica personalità tocca il loro animo, al
punto che sono in molti a confermare di
“pendere dalle sue labbra”:[…] Il giornale ( Cronaca Sovversiva) dà voce alle lotte operaie e alle idee anarchiche contro lo Stato, la
chiesa, l’esercito, la famiglia e qualsiasi autorità, offre resoconti di quel
che fanno i compagni nelle varie parti di un territorio sconfinato come quello
statunitense, è distribuito da una solida rete di diffusori e vive grazie alle
sottoscrizioni di militanti e simpatizzanti
che vengono raccolte soprattutto durante i pic-nic, le rappresentazioni teatrali, comizi, etc. Da questi elementi si capisce perché Armando Borghi
sosterrà poi , ricordando i galleanisti, che in realtà “ gli antiorganizzatori
erano il gruppo più organizzato” (
Antonio Senta, Il carisma di Luigi Galleani e l'anarchismo... in L’altra rivoluzione. Tre percorsi di storia dell’anarchismo, OttocentoDuemila. )
Bibliografia: Primo brano in Ugo Fedeli, Luigi Galleani, Edizioni
Antistato, Cesena, 1956, pp 115-116 e secondo brano in Antonio Senta, L’altra rivoluzione. Tre percorsi di
storia dell’anarchismo, OttocentoDuemila. ), BraDypus Editore 2016 p. 101 e p. 102
Tornato in Italia Galleani riprese una intensa attività rivoluzionaria e pubblicò l'edizione italiana , a Torino, di Cronaca Sovversiva . Tra i vari articoli da lui scritti in questo periodo (1920-1922) ebbe una
grande diffusione, soprattutto, nelle caserme Soldato, fratello ! in cui si rivolgeva a tutte le reclute illustrando con dovizia di particolare la triste condizione della vita militare. (cfr. brano)
Brano da commentare: “…
Al distretto ti hanno denudato, sbirciato, palpato lubricamente; e buttati all’immondezzaio i cenci, ultime povere vestigia
della tua personalità, della tua indipendenza, ti hanno insaccato nella livrea
regia, bollato dalla matricola, ammonito subito che nella giberna dovevi
seppellire volontà e ragione inesorabilmente, schiavo quindi innanzi di
una disciplina cieca, bestiale, implacabile che ti ferrava ad un compito
ossessionante ed esclusivo: obbedire! …. Tu servi al re, alla patria, alla
legge per forza. …. Per forza tu servi, perché la tua ribellione santa e
sola si urterebbe inadeguata alla ferocia libidinosa dei birri, all’
atroce severità delle leggi, alla furiosa domesticità dei tribunali, a
tutte le sciagure ad un punto; perché una violenza organizzata ti sovrasta,
incontro della quale sono schermo fragile la tua volontà sola, le tue braccia
sole. Ma tu senti che se un giorno altre indomite volontà
s’intrecciassero alla tua, se in altri cuori trovasse un’ eco il tuo spirito
d’insofferenza ed al tuo gomito altri gomiti, fidi e sicuri, si stringessero
solidali, ed altre braccia si levassero insieme con le tue, irresistibile
fascio di costellate energie, e la devozione traviata dei malnutriti, invece di
sorreggere gli augusti feticci grondanti le lacrime e il sangue di tutti ,
invece di servire nel tradimento inconscio alle fortune e alla gloria degli
oppressori, convergesse unanime alle rivendicazioni del pane, della luce
, del benessere, della libertà; quel giorno dileguerebbero, fugati dal primo
baleno, i fantasmi dell’onnipotenza aureolata e vana che soggioga il tuo cuore
e il tuo destino, e non s’intesse che delle tue superstizioni, delle tue paure,
della tua incoscienza e della tua viltà. Ebbene, soldato fratello, quel giorno
albeggia, fatidico! ( Luigi Galleani, Soldato, fratello! In Cronaca
Sovversiva n. 8 , 15 maggio 1920)
Bibliografia: In Ugo Fedeli, Luigi
Galleani. Quarant’anni di lotte
rivoluzionarie (1891-1931) edizioni
L’Antistato, Cesena,1956, pp. 169-170
In seguito a quell'articolo, che costituì , tra l'altro , uno dei testi principali di
riferimento, nel 1920, per la cosiddetta “ rivolta dei bersaglieri “,
che avrebbero dovuto partire per Vallona e la Dalmazia.(cfr. post infra SETTIMANA ROSSA).
Galleani fu incriminato per il reato di pubblicazione sovversiva e condannato a 14 mesi di
prigione e poi sottoposto a sorveglianza speciale. Nel 1922, un mese prima
della Marcia fascista su Roma , di
fronte alla sempre più trionfale
ascesa, grazie al il sostegno della classe dirigente e delle forze dell' "ordine" del fascismo al potere, Galleani ribadì le sue convinzioni antiorganizzatrici , proclamate nel corso di tutta la sua lunga
militanza anarchica e confermate dalla
debole e demoralizzante opposizione
al fascismo condotta , dopo il
cosiddetto “biennio rosso” (1919-1920) dalle grandi organizzazioni politiche e
sindacali socialiste riformiste (cfr. brano)
Brano da commentare: “ … “ La prima settimana
d’agosto non era fatta per incoraggiare
né confortare un povero diavolo che ha sempre confidato nello spirito, nel coraggio, nella
resistenza della massa , di cui ha assunto tante prove luminose; e si è visto
d’un tratto la massa enorme, enorme ,
intendiamoci bene; ma quante spanciate di bile! Non c’è da disperare perché la
polvere negli occhi non accieca ; il fascismo non è che la menzogna della
forma, non è che l’ironia della coscienza popolare italiana … - Una sola grande illusione è crollata a mio
avviso, ma in questa né io né voialtri abbiamo mai comunicato: la superstizione
cioè che le grandi organizzazioni siano una forza. Dopo trent’anni di organizzazione a Genova,
come a Torino ed a Milano, e più che tutte nell’Emilia, a Reggio a Modena a
Piacenza a Parma, se si sono allettati i lavoratori, o per dir meglio qualche
categoria di lavoratori con un certo monopolio di lavoro, colla lustra –
svanita presto di fronte al costo
fantastico della vita – di un salario insolito; non si è in essi innestato né
la fede della propria forza, né la coscienza, né il coraggio del loro diritto,
e le organizzazioni sono un cumulo di rovine particolarmente dove parevano la
forza incoercibil e lo sfacelo continua, perché a costo di conservare certi
monopoli ed evitare aggressioni e violenze, esse passano dal socialismo al
fascismo con una disinvoltura che farebbe ridere se non testimoniasse della
vanità di tanti anni perduti. “ ( Lettera di
Galleani a un compagno di lotte nel settembre 1922 pubblicata nel giornale L’Adunata dei Refrattari , 1 luglio 1923)
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Fiero avversario della dittatura fascista , sebbene fosse vecchio e malato, venne confinato nel 1927 a
Lipari e persino al confino fu sottoposto a stretta sorveglianza e a una
sistematica persecuzione, a cui reagì sempre con estrema dignità e
combattività. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ …
Ben presto egli viene inviato nell’isola di Lipari dove è sorvegliato,
piantonato in abitazione e fuori, spiato a vista (due militi dietro i
coglioni). I due militi che lo spiavano lo accusano per offese al duce, poiché
egli, in compagnia dell’ Unico ( Luigi Russo) mentre si recavano al castello
per controllo della loro persona avrebbe detto “ Mussolini è una testa di
rapa”. Incarcerati, si temette della loro fine: oltre all’età avanzata e
i mali fisici, potevano cedere per le torture, il vitto inadeguato, l’umido di
quelle celle. Dopo mesi di detenzione furono portati in traduzione
straordinaria al carcere di Milazzo e poi al tribunale della stessa città per
essere processati . I tutori dell’ordine giudiziario, le toghe di seta
con pugno di ferro, gli ermellini primeggiano in quelle aule grigie dove c’è
scritto in stampatello “ La legge è uguale per tutti” Una menzogna costituzionalizzata che ti piglia ancora per il culo. Dopo i
giuramenti e riti d’accusa viene letta dal cancelliere Egli dice : “il signor Luigi Galleani e il signor Giovanni
Russo devono rispondere per offesa al duce per avere detto “Mussolini è una
testa di rapa” . Il pubblico cretinesco e pappagallo di quel periodo grida “ Viva il Duce! A morte i calunniatori del
regime!” . Anche se i giudici erano
nel dubbio, la dittatura fascista li spiava nel loro comportamento per cui
conveniva comunque trovare un motivo di condanna. Non si trattava di giudicare
il sì e il no, fra i militi che dicevano il falso dicendo “sì, l’hanno
detto” e il no dei due compagni : “ non l’abbiamo detto”. Toccò al compagno
Luigi Galleani rompere l’indugio, la lentezza, il temporeggiare, della decisione
delle toghe di seta. Domandò la parola, si alzò e disse: “ Signori giurati, voi
dovete condannare e ciò facendo la vostra coscienza non è tranquilla. Sì,
Mussolini è una testa di rapa! Ora l’abbiamo detto, ora potete condannare
tranquillizzando la vostra coscienza “ Ero
certissimo, ha mormorato sorridendo Galleani al compagno Russo, che sarebbe finito così.
Gelidi e controllati, i giudici non fecero commenti, cercando di minimizzare la
sconfitta. I due compagni furono condannati a cinque mesi di carcere, quanto
erano sufficienti per uscire in libertà, avendo già scontato quasi un anno di
detenzione preventiva … per tornare al confino. .. ( Milo Manara,
Antifascismo anarchico 1919-1945)
Bibliografia: Milo Manara, Antifascismo
anarchico 1919-1945,
sapere 2000, 1995, p. 12
Morì ad Aulla, presso
Massa Carrara, nel 1931, ospitato e assistito da ZELMIRA e PASQUALE
BINAZZI.
Rivoluzionario superattivo Luigi Galleani passò gran parte della sua vita in
carcere, al confino politico o al domicilio coatto o in esilio. Questo non gli impedì , comunque, ogni volta che era libero, di tenere,
ovunque, conferenze e organizzare manifestazioni e non venne
mai meno alla sua ben sperimentata convinzione che più le idee
rivoluzionarie fossero represse più esse si sarebbero propagate. (cfr. brano) .
Brano da commentare: “ E’ mai
arrivata da Socrate a Bruno a Francisco Ferrer l’esperienza storica a
persuadere in alto che nel processo di formazione delle idee, la violenza di
efori o domenicani, violenza di pontefici o di re, violenza di giudici o di
birri, di scomuniche, di supplizi, non ha avuto mai che esito contradditorio,
ha cioè contribuito soltanto a consacrare il trionfo delle eresie che ha
vituperato e perseguitato? Trattenne sulle are vacillanti i vecchi Dei la
cicuta servita a Socrate dal carnefice? Ed in Campo dei fiori sul rogo di
Bruno andarono forse colle sue ceneri dispersi i destini del libero pensiero? E
gli sgherri dell’Inquisizione hanno assassinato nelle foppe di Montjuich il razionalismo integrale e necessariamente anarchico asserito
fieramente da Francisco Ferrer [….] ? Hanno soffocato
l’idea anarchica, ne hanno sbarrato il fatale divenire, le leggi eccezionali o
scellerate di cui l’hanno inseguita in Francia e in Italia i parlamenti
della borghesia, i sofismi irosi dei pubblici accusatori, la salariata docilità
servile dei tribunali, la forca di Deibler, i lacci di Santo Stefano? Perseguitato,
l’anarchismo allaga il mondo dal Transvaal alla Finlandia, da Lisbona a Tokio.
Domani avrà la sua rivincita.” ( da “Faccia a Faccia con il nemico)
Bibliografia: Luigi Galleani, Faccia a faccia
con il nemico, Galzerano editore, 2001, p.
449-450
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ANDREA SALSEDO |
ANDREA SALSEDO
(1881-1920 ). Nacque a Pantelleria , una cittadina su un isolotto nella
provincia di Trapani, destinata , già sotto il governo di Crispi, ad essere luogo
di confino per i deportati politici. Ancora giovanissimo Andrea Salsedo divenne il più assiduo
e apprezzato allievo di Luigi Galleani, che in quell’isola era confinato ed aveva istituito
un circolo per i giovani del luogo. Divenuto anarchico, Salsedo si distinse a
Pantelleria per la sua intensa militanza , subendo vari processi.
Divenuta la situazione per lui sempre più difficile visse per un certo
periodo a Tunisi e poi si trasferì definitivamente negli Stati Uniti dove
ritrovò Luigi Galleani e collaborò con
lui alla rivista anarchica “ Cronaca Sovversiva, tra le più lette dalla
comunità italo-americana. Dopo l’entrata in guerra, nel 1917, degli Stati Uniti
, Andrea Salsedo , insieme ad altri
compagni , tra cui Bartolomeo Vanzetti e Nicola Sacco, fuggirono in Messico per
evitare di essere arruolati e di essere, in alcun modo, coinvolti in un
conflitto, da cui dissentivano totalmente. Tornato negli USA Salsedo si impiegò in una
tipografia , dove lavorava anche un altro compagno , Roberto Elia. Nella
primavera del 1919 e il 1920 Andrea
Salsedo e Roberto Elia si posero il
fine di continuare l’opera avviata da
Luigi Galleani con Cronaca Sovversiva, fondando la rivista quindicinale
, Domani, poi , per sfuggire ai
troppi sequestri intimidatori della polizia , pubblicarono con un altro nome,
una rivista L’Ordine che iniziò il 31 ottobre 1919 e finì nel febbraio
1920. Rispondendo a una lettrice
anarchica , che si firmava “Alma Hezel), che si mostrava dubbiosa su come si
potesse emulare le “capacità e la maestria di Galleani “, il comitato di
redazione non nascose le gravose
difficoltà, a cui questa operazione editoriale andava incontro ,
confermando tuttavia la necessità di
continuare questo tentativo,
prescindendo da chi l’avrebbe portato avanti nel modo migliore. (cfr. brano da commentare)
Brano da commentare: “ Certo noi, con i modestissimi mezzi di cui
disponiamo, abbiamo cercato alla meglio di seguire l’indirizzo e l’ordine di
idee della soppressa Cronaca… E continueremo come potremo, finché potremo,
finché i compagni, i pochi rimasti sulla breccia, ci assisteranno della loro
solidarietà e del loro appoggio, pronti sempre ad ammainare le vele e a farci da parte quando ci accorgeremo di non suscitare appieno l’approvazione e la
fiducia dei nostri lettori. Se vi sono altri che sentono di poter fare di più e
meglio di noi… facciano pure ed avranno completa ed incondizionata la nostra
approvazione e la solidarietà nostra.” ( in L’ Ordine n. 5 del 15
gennaio 1920)
Bibliografia:
“ Salvatore Bongiorno, New York, 15 Park Row. La storia dimenticata di
Andrea Salsedo, Margana edizioni,
2019 p. 143
Su
delazione di Eugenio Ravarini, ex carabiniere , emigrato in America e infiltrato
negli ambienti anarchici al servizio della polizia americana, Salsedo ed Elia furono
arrestati e trattenuti illegalmente per otto settimane
negli uffici del Ministero di Giustizia .
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LA DEFENESTRAZIONE DI ANDREA SALEDO |
Alla fine delle otto
settimane Salsedo fu trovato morto, dopo
una caduta da un quattordicesimo piano sul marciapiede nei pressi
del Park Row Building. Dopo due
giorni ebbe inizio il caso Sacco e Vanzetti e la morte di Andrea Salsedo fu frettolosamente archiviata. Ed è bene sottolineare
notare che proprio dopo il giorno dell’ arresto dei due anarchici italiani,
Bartolomeo Vanzetti doveva tenere una
conferenza sui motivi della così lunga detenzione illegale di
Salsedo e sul mistero
della sua morte.
Brano da commentare: “
La mattina del due maggio 1920 il corpo dell’anarchico Andrea Salsedo è
trovato sfracellato sul marciapiede, sotto la finestra della camera posta al
quattordicesimo piano del Palazzo di Giustizia di New York. Le autorità
affermano che Elia e Salsedo hanno rilasciato dichiarazioni
importanti sugli attentatori del 2 giugno 1919, quindi hanno chiesto di
rimanere sotto tutela della polizia, in stato di detenzione, per timore di
possibili rappresaglie da parte dei compagni, e che , infine , Salsedo si
è suicidato per il rimorso della sua delazione. L’unico che è in grado di
chiarire il fatto, Roberto Elia, viene trasferito in tutta fretta ad Ellis
Island ed espulso. In una sua successiva dichiarazione Elia sostiene che
l’8 marzo, mentre veniva condotto in una stanza per un interrogatorio, aveva
visto Salsedo in
un altro ufficio, cicondato da quattro agenti in maniche di camicia e
durante il suo interrogatorio aveva udito le sue urla provenienti dal locale
attiguo. Lo aveva rivisto il giorno successivo: sul viso recava i segni dei
colpi ricevuti. Aveva delle macchie rosse e graffi sulle guance e sulle tempie.
Lo sguardo era vacuo ed egli appariva estremamente abbattuto.[...] I gruppi anarchici non credono alla tesi
del suicidio, ma sono convinti che si tratti di un vero omicidio, o comunque di
un suicidio provocato dopo le torture inflitte a Salsedo e che lo hanno condotto
alla disperazione. I dubbi sul suicidio serpeggiano e molte domande sono poste
dai giornali sulle irregolarità compiute per il fermo e la detenzione di Salsedo ed
Elia. ….” ( Lorenzo Tibaldo, Sotto un cielo stellato )
Bibliografia: in Lorenzo Tibaldo, Sotto un cielo
stellato. Vita e morte di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti. Prefazione di
Giuliano Montaldo, Claudiana, 2008 pp.
96-97
Dopo la tragica morte di Andrea Salsedo Luigi Galleani sul suo giornale Cronaca Sovversiva, lo ricordò con le seguenti commosse parole:
Brano da commentare: “ Abbiamo conosciuto Andrea Salsedo a Pantalleria quando non era che un adolescente, esuberante di
vita, di ingegno, di cuore, di superbe
energie che cercavano la loro strada. L’abbiamo ritrovato in America uomo
fatto, sposo felice, padre orgoglioso di due bambini, lavoratore modesto e
coscienzioso, compagno intelligente, fido, discreto, d’una siciliana
discrezione impenetrabile sdegnosa e fiera, ed il vincolo antico dell’affetto
si è ribadito nei cimenti assidui pel comune
ideale indissolubilmente, così che nessun strazio uguaglia in quest’ora
l’ angoscia in cui ci piomba la notizia della sua tragica fine “ (Luigi Galleani in Cronaca Sovversiva, Torino 12 giugno 1920 , ora in Aneliti e singulti , Biblioteca de “L’Adunata dei refrattari, New York 1935 )
Bibliografia:
in Giuseppe Galzerano, Luigi Galleani: una
vita per l’anarchia in Luigi Galleani,
Faccia a faccia coln il
nemico. Cronache giudiziarie
dell’anarchismo militante, Galzerano Editore. Atti e Memorie del popolo, 2001, p. XII n. 25
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MARIA PETRILLO SALSEDO |
MARIA PETRILLO, moglie di Andrea
Salsedo,
prima di essere rimandata in Italia con i suoi figli, denunciò per la morte del marito, il
procuratore generale Alexander
Palmer , il direttore del Bureau of Investigation, William
Flynn,
il sovraintendente del Bureau ,George Lamb, e alcuni agenti
coinvolti , in prima persona, nella
illegale detenzione e nei feroci
maltrattamenti subiti da Salsedo. Persa la causa Maria Petrillo, , giunta in
Italia, rese pubblica
in una lettera la tragica
e ingiusta fine di Andrea Salsedo.
(cf.
brano)
Brano
da commentare: « Questo è stato un
sequestro di persona in piena regola […]
L’hanno prelevato arbitrariamente, rinchiuso in una cella al quattordicesimo
piano del Park Row
Building dove si trova l' ufficio Inchieste giudiziarie, e in questa piccola cella rimane due lunghi mesi, torturato senza fine perché dica tutto quello che sa sull' attentato Washington
[…]
Cosa poteva sapere di un attentato a
seicento miglia da qui, a Washington, lui
che non è mai uscito da New York?
Al momento del suo arresto, gli vengono mostrati dalla polizia
certi manifesti in inglese domandandogli se li conosce. , Sicuro che li
conosce:, li aveva composti lui stesso e lo ammise sul campa rapidità, con una
sollecitudine che dimostrava la sua buona fede, la sua perfetta innocenza. Gli
erano stati dati da stampare nella tipografia dove lavorava e aveva dovuto
farli. Erano in inglese ed egli non
conosceva niente di questa lingua. Aveva impresso questo volantino nefasto,
lettera dopo lettera, senza conoscerne, senza penetrarne il contenuto
sacrilego. Chi lo aveva portato? Andrea è morto senza saperlo. Come lo hanno
trattato… Non posso ripensarci senza orrore… La prima volta che andai a
visitarlo, l’ho visto livido con delle ecchimosi sul viso, su tutto il viso,
sul mento, sulla guancia, sulla fronte,
attorno agli occhi… sfigurato « ( Lettera di Maria Petrillo, Cronaca sovversiva,
Torino vol. I n. 15 , 31 luglio
1920)
Bibliografia: in
Ronald Creagh, Sacco e Vanzetti. Un delitto di Stato, Zero in condotta, 2017 pp. 91-92.
Nel
1977 , durante un’intervista con Maria Petrillo, dove le si chiedeva della
tragedia di tanti anni prima, la donna non nascose la commozione e la rabbia su
quanto era avvenuto. (cfr. brano da commentare)
Brano da commentare: “ E’ stato tanto tempo fa. Fa male ricordare.
Ancora oggi non mi capacito di ciò che è successo, so solo che mio marito è
stato trattenuto per molto tempo e neanche lui sapeva perché, era spaventato,
temeva di essere ucciso. Poi tutto è precipitato, si è trasformato in un
tragico destino. Il dolore lo sento ancora dentro e sono ancora arrabbiata. “ (
intervista di Sandro Cassano a Maria Petrillo)
Bibliografia:
“ Salvatore Bongiorno, New York, 15 Park Row. La storia dimenticata di
Andrea Salsedo, Margana edizioni,
2019 p. 143
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ROBERTO ELIA
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ROBERTO ELIA ( 1871-1924) Nacque a Catanzaro, quartogenito di una
famiglia della piccola borghesia calabrese.
Il padre Raffaele , fabbro, era
proprietario di una bene avviata impresa artigianale che produceva ringhiere, cancelli, lampadari, ferri di
cavallo ecc. La madre , Teresa era invece figlia dell’avvocato Ambrogio Apollari, uno più stimati esponenti della
borghesia locale. Il nonno paterno, Raffaele (stesso nome del padre) era stato
membro della setta carbonara del Cavalieri Europei Riformati. Deludendo alquanto le speranze del padre
Raffaele, il giovane Roberto Elia, non proseguì gli studi, dopo le scuole
ginnasiali, e dopo avere svolto il servizio
militare a Firenze, apprese il mestiere
di tipografo. Attratto dagli ideali
socialisti, divenne segretario del Partito socialista di Nicastro, facendosi notare sia per le sue buone capacità
organizzative ( promozione di comizi e
riunioni, fondazione di leghe di resistenza operaia) e sia per alcuni
procedimenti giudiziari avviati contro di lui
per reati di oltraggio e lesioni contro agenti della forza pubblica. Uno
dei motivi per cui Roberto Elia si decise ad emigrare negli Stati Uniti fu
probabilmente, proprio , l’evitare l’esecuzione
dell’ ultima condanna a lui
inflitta il 25 giugno 1906 a due mesi e 15 giorni di reclusione per lesioni
volontarie. Arrivato negli Stati Uniti
si avvicinò subito agli ambienti anarchici
e in particolare alla tendenza anti-organizzativa, che faceva capo al
giornale Cronaca Sovversiva, diretto da
Luigi Galleani, di cui divenne ben presto collaboratore e, nel 1910, amministratore
. L’allontanamento dal socialismo e l’adesione all’anarchismo covava comunque
in Roberto Elia già da tempo e risaliva probabilmente alla sua esperienza nelle
fila socialiste svolta da giovane in Calabria. (cfr. brano da commentare)
Brano da commentare: “
… Ma è vecchia tattica socialista, messa in opera con più energia e
migliori risultati in altri tempi nei quali di sindacalismo non si parlava ed
il mestiere di sovversivo era un po’ pericoloso ( si rischiava la galera),
tanto pericoloso, che gli onorevoli socialisti dell’arrivismo, ammaestrati
dagli avvenimenti, visto che la folla “ molto disorganizzata” di quei tempi
aveva preso sul serio le loro chiacchere e la rivoluzione la voleva fare “sul
serio”, messa sugli altari la “Beata
Prudenza” ed in cantina il loro rivoluzionarismo da palcoscenico, si
diedero ad “organizzare” ed ammansire il proletariato accontentandolo di
riformette e d’altri zuccherini del genere. Fecero tutto brillante carriera,
sì, sì, quei burloni di socialisti e quando l’armento indocile osò di
nuovo scavalcare il chiuso del
legalitarismo impostogli nel decalogo de “l’organizzazione” e in nome del
diritto alla vita irruppe nelle piazze e fu mitragliato, gli onorevoli burloni
del socialismo ne tolsero pretesto per
far la voce grossa in parlamento e
dilatare l’aureola di popolarità senza nulla rischiare. …” ( Elia Roberto, Intorno
ai sindacati, il sindacalismo dei sindacati? In Cronaca Sovversiva,
Lynn, Massachusetts, Anno XII n. 9 del 28. 2. 1914)
Bibliografia: Aldo G. M. Ventrici, Roberto Elia. L’anarchismo
antiorganizzatore negli Stati Uniti di primo ‘900, La rondine, 2019, p. 250
Con l’entrata nella Prima
Guerra Mondiale degli Stati uniti la situazione degli emigrati italiani e
soprattutto quelli anarchici si complicò. Infatti Il Congresso degli Statu Uniti, su iniziativa
del presidente Wilson decretò che ogni cittadino americano o non doveva obbligatoriamente
registrarsi negli elenchi delle commissioni di leva e che “ciò avrebbe
costituito un atto di adesione alla legge di coscrizione. Luigi Galleani contestò duramente questa legge e invitò a trasgredirla. ( brano
da commentare
Brano da commentare: 1) “ Oggi gli anarchici non sono tenuti alla
coscrizione obbligatoria, ma domani cosa succederà? Supponiamo che a causa
della guerra vengano costretti sa lavorare nelle fabbriche o nelle camoagne,
cosa fare allora?. Una volta che vi sarete registrati, le autorità vi avranno
nei loro schedari; saranno in grado di trovarvi quando vorranno[…] La
registrazione obbligatoria viola il tredicesimo emendamento della costituzione
che proibisce la servitù involontaria […]
Non bisogna collaborare con chi fa la guerra. Se rifiutiamo di
registrarci a migliaia sarà difficile per le autorità di arrestarci tutti. E
nemmeno ci manderanno nell’esercito, ben sapendo che non perderemo alcuna
opportunità di sabotare lo sforzo bellico. Al massimo saremo incarcerati per un
anno. Valutate e decidete. Labufera si avvicina velocemente e le autorità ne hanno
paura. Il vecchio mondo sta crollando, vacilla , è sull’orlo del collasso. “ (
Luigi Galleani (Mentana) Matricolati ! in Cronaca Sovversiva, 26 maggio 1917);
Bibliografia: Paul Avrich, Ribelli in paradiso. Sacco Vanzetti
e il movimento anarchico negli Stati Uniti,
a cura di Antonio senta Nova Delphi, 2015, pp. 112-113
Tra gli anarchici che non si registrarono e passarono illegalmente
la frontiera con il Messico vi fu Roberto Elia, che là si unì a Nicola Sacco, Bartolomeo Vanzetti, Umberto
Postiglione, Umberto Coda e altri, dove
rimasero per alcuni mesi, nella comunità cooperativa di Monterrey, per poi
tornare negli USA. ( brano da commentare)
Brano da commentare: “ Alcune decine di anarchici
italiani passarono il confino meridionale stabilendosi nel Messico. Vi fu in
seguito, chi insinuò che ciò facessero per viltà. Nulla di più falso. L’idea di
andare in Messico era sorta nella mente di alcuni valorosi compagni allarmati
dall’idea che, restando negli Stati Uniti, avrebbero potuto essere messi nella
impossibilità fisica di partirne per andare in Europa dove la rivoluzione
scoppiata in Russia nel febbraio di quell’anno prometteva di estendersi in tuto
il continente. Scomparso pertanto questo pericolo, e constatata la possibilità
di ripassare il confine messicano, quei compagni rientrarono infatti negli Stati
Uniti dove ripresero il loro posto nella lotta”. ( 1914-1945. Anonimi Compagni ,Un trentennio di attività
anarchica)
Bibliografia: Anonimi Compagni 1914-1945. Un trentennio di attività anarchica
Samizdat 2002. Cfr. anche Ronald Creagh,
Sacco e Vanzetti. Un delitto di Stato, Zero in condotta, 2017 pp .84-85
Contrariamente alle loro
aspettative gli anarchici , che tornarono dal Messico, trovarono negli Usa una
situazione fortemente repressiva nei confronti degli anarchici e dei comunisti.
La paura ( Red Scare) di una estensione
della rivoluzione russa nel proprio territorio determinò tutta una serie di provvedimenti
liberticidi dei diritti civili come l’
“ Espionage Act” ( giugno 1917 , che prevedeva la condanna sino a 20 anni di prigione per
chi contestava la coscrizione, incoraggiando la diserzione o manifestando atti di antipatriottismo ( a incorrere in
questo reato vi furono, tra altri, Emma Goldman, Sasha Berkman, Luigi Galleani)“. Nel maggio
del 1918 il Congresso degli Stati Uniti varò la “Sediction Act” , in cui si rafforzava quanto già
era contenuto nell’ “Espionage Act“, riducendo al limite la libertà di espressione ( sulla
base di questo atto venne condannato a 10 anni di prigione il noto socialista
Eugene Victor Debbs per avere tenuto un discorso contro la guerra.) Finita la
guerra queste misure repressive non cessarono e nell’ottobre 1918 diventò legge
la “Anarchist Exclusion Act”, che prevedeva , tra l’altro, l’ espulsione immediata,
senza processo, mediante procedure
unicamente amministrative degli anarchici “indesiderati”. Sempre più frequenti
furono poi, nel 1919, le retate
indiscriminate contro gli anarchici,
cosiddette“ Palmer Raids “ dette così dal nome del responsabile del
dipartimento della Giustizia, Alexander Mittchell Palmer. (brano da commentare)
Brano da commentare: “ Il ministro della Giustizia Palmer, nel
frattempo, ha scatenato una caccia
spietata agli anarchici del gruppo galleanista, che accusa – senza prove - di aver tentato di ucciderlo con una bomba
posta sull’uscio di casa, il 1° maggio 1919, e di aver fatto esplodere alcuni
pacchi postali, il 2 giugno successivo, diretti a personalità politiche in sette diverse città americane ( Washington, Boston,
New York, Filadelfia, Pittsburg, Cleveland e Paterson) Il pretesto delle bombe
“ammaestrate” serve in realtà al governo americano per “fare pulizia di tutti i
rossi” che negli USA solidarizzano in quel tempo con la rivoluzione bolscevica.
“ ( N. Musarra, Elia Roberto in Dizionario Biografico degli Anarchici
Italiani, …)
Bibliografia: N. Musarra, Elia Roberto in Dizionario
Biografico degli Anarchici Italiani Volume
A-G, BFS edizioni, 2000 p. 548
A complicare ulteriormente le cose apparvero in quel contesto due manifestini, intitolati
il primo “ God Head! ( Avanti!) firmato “ The American Anarchists” ( primo
brano9 e il secondo ( intitolato “
Plains Words “ ( Parole Chiare) firmato “ The Anarchist Figthers” ( Combattenti
anarchici), (secondo brano) dal tono
fortemente minaccioso. Estraggo alcune
delle frasi più significative di entrambi.
Brani da commentare: “ I vecchi fossili al potere negli
Stati Uniti vedono rosso! Sentendo vicina la loro distruzione, hanno deciso di
fermare la bufera facendo passare la legge sulla Deportazione che colpisce
tutti i radicali stranieri. […] La deportazione non impedirà che la tempesta
raggiunga queste rive. La bufera è all’interno e molto presto esploderà e si abbatterà
su di voi e vi annienterà nel sangue e nel fuoco. Voi non avete mostrato alcuna
indulgenza nei nostri confronti. Noi faremo lo stesso. E deportateci! Noi vi
faremo saltare in aria” O tutti deportati o tutti liberi !... “ ( Go-Head!
Volantino del febbraio 1919) ; 2) “ …Non dite che agiamo da codardi perché
restiamo nascosti, non diteche è un abominio; è guerra, guerra di classe, e voi
per primi l’avete scatenata con la copertura delle potenti istituzioni di ciò
che chiamate ordine, nel buio delle vostre leggi, dietro le armi dei vostri
schiavi imbecilli. […] Ci sarà spargimento di sangue, non ci tireremo indietro.
Ci sarà da uccidere, e uccideremo, perché è necessario. Ci sarà da distruggere,
e distruggeremo per liberare il mondo
dalle vostre istituzioni tiranniche. Siamo pronti a fare di tutto,
qualsiasi cosa per sopprimere la classe capitalista; proprio come voi state
facendo di tutto per sopprimere la rivoluzione proletaria “ ( Plain Words.
Volantino del giugno 1919)
Bibliografia: Aldo G. M. Ventrici, Roberto Elia. L’anarchismo
antiorganizzatore negli Stati Uniti di primo ‘900, La rondine, 2019, La
versione integrale in inglese e in italiano di questi manifestini è a
pp. 317- 324
Pur disponendo con questi
manifesti di una esplicita rivendicazione “anarchica” degli attentati unita al
consolidato pregiudizio della polizia nei confronti degli anarchici
galleanisti, passarono mesi senza raccogliere alcuna prova o indizio concreti ( d'altronde questi non furono trovati mai neanche dopo gli assassinii di Salsedo, Sacco e Vanzetti). L’ ira di Palmer e della stampa
borghese cresceva sempre di più. . Un’apparente passo in avanti nelle indagine avvenne grazie all’ infiltrazione tra gli anarchici dell’
informatore del bureau of Investigation
(agente D5) Eugenio Ravarini, che
già ex carabiniere in Italia, si finse per mesi un anarchico antiorganizzatore.
tra i più estremisti e indicò come persone che potevano essere a conoscenza di fatti collegati alle indagini i tipografi Beniamini Mazzotta e Ludovico Caminiti , i quali indicarono,dopo
alcune minacce, come probabile
stampatore di “ Plain Words”, Roberto
Elia, che , insieme ad Andrea Salsedo,
era editore del giornale anarchico
“L’Ordine “. Durante una perquisizione della abitazione di Elia fu trovata una pistola non denunciata
e ciò fu sufficiente per essere arrestato e rinchiuso in cella alla Stazione di
polizia di Brooklin. Intanto anche Salsedo era stato arrestato e condotto illegalmente nella sede di New York del Bureau of
Investigation al 14 ° piano dell’edificio numero 21 di Park Row, dove poi fu raggiunto anche da Roberto Elia. Il 3 maggio il cadavere di
Salsedo fu rinvenuto sul marciapiede dell’edificio n. 21 di Park Row. (vedi
sopra) e pochi giorni dopo la morte di Salsedo Roberto Elia fu trasferito a Elis Island e infine imbarcato per l’Italia. (brano da commentare)
Brano da
commentare: “Ad Ellis Island vi dimorai
circa tre mesi e cioè dal 5 maggio al 7 agosto 1920, giorno della mia partenza
per l’Italia in seguito alla conferma del decreto di deportazione contro di me
pronunziato dal Segretario del lavoro. […] I miei interrogatori furono parecchi
e si prolungarono oltre il normale, sia per la quantità dei carichi che
pesavano su di me, sia perché, dopo i primi due, e quando la mia deportazione
era stata fissata per il 18 giugno 1920, - in seguito agli attacchi della
stampa contro il governo ( e specialmente contro il Ministro della Giustizia,
Palmer) per la mia lunga ed illegale detenzione, il ministro del lavoro si
determinò a sospendere per un mese il
decreto di espulsione, durante il quale si riaprirono le indagini sul mio
conto, e i diversi procuratori generali – quello del governo centrale- quello
dello Stato- quello della contea di
Brooklin- si palleggiarono la responsabilità e finirono col rinunziare a
perseguitarmi, abbandonandomi di nuovo nelle mani del Segretario del Lavoro. E
il 7 agosto 1920, mi mandarono fuori e definitivamente dalla deliziosamente “Free Country”… .”. (
Roberto Elia, Su Sacco Vanzetti
in Il Vespro Anarchico, 22 novembre 1921)
Bibliografia: Aldo G. M. Ventrici, Roberto Elia. L’anarchismo
antiorganizzatore negli Stati Uniti di primo ‘900, La rondine, 2019, p.
354-355
Tornato in Calabria, fu
sottoposto a una persistente sorveglianza poliziesca, che non gli impedì
comunque di scrivere alcuni articoli, su invito di PAOLO SCHICCHI (cfr. infra post ANARCHICI/E AL CONFINO)
sulla rivista quindicinale Vespro
anarchico. Sul breve, ma intenso rapporto con BRUNO MISEFARI (
organizzazione del Primo Convegno Anarchico
Calabrese e il progetto , sempre con Misefari,di fondare una rivista , di cui si annunciò
anche il nome Pane e Libertà , ma
che poi non si realizzò per mancanza di fondi e per l’ascesa al potere del
fascismo (cfr. post BRUNO MISEFARI). Gravemente malato, Roberto Elia morì nel 1924
MAX SARTIN
(pseudonimo di RAFFAELE SCHIAVINA) ( 1894-1987) . Militante
anarchico. Emigrato NEGLI Stati Uniti nel 1912, a 18 anni, aderì ben
presto alle idee anarchiche e divenne redattore e amministratore
della rivista italo-americana, “Cronaca Sovversiva, fondata e diretta
da LUIGI GALLEANI, di cui fu stretto collaboratore e amico. Nel 1919
furono entrambi espulsi dall’ America per la loro opposizione alla
prima guerra mondiale e inviati in Italia , dove Sartin fu immediatamente
arrestato per diserzione e arruolato. Congedato. Riprese la
collaborazione con Luigi Galleani nella versione italiana
di Cronaca Sovversiva sino a quando questa rivista nel 1920 fu soppressa dalle
autorità. Imprigionato per essere sospettato di far parte degli “Arditi del
popolo” , appena libero, si recò in Francia , dove fondò e diresse il
settimanale anarchico Il monito. In seguito a un
riuscito attentato contro un console fascista fuggì dalla Francia e si
stabilì negli Stati Uniti , dove dal 1928 al 1972 diresse la
rivista , assai diffusa tra gli italo-americani, L’ Adunata dei
refrattari .
Fu amico di MICHELE SCHIRRU e di CLEMENT DUVAL, nel
periodo in cui essi vissero negli Stati Uniti. La sua ricca
collezione di pubblicazioni anarchiche e una fitta documentazione
riguardante il movimento fu donata dopo la sua morte all’ Archivio Pinelli. Sulla violenza durante
la rivoluzione , Max Sartin, rivendicò il
diritto/dovere di usarla percombattere l'oppressione e lo
sfruttamento. (cfr. brano)
Brano da commentare ;
“ Tutti gli anarchici – ad eccezione, ripeto, dei tolstoiani purissimi –
ammettono la rivolta contro la tirannia e contro il tiranno, contro lo
sfruttamento e gli sfruttatori , comunque si ammantino, ed a resistere, ad
abbattere la loro opera nefasta, invocano tutta la forza possibile,
giustificano tutte le violenze necessarie, fino alla soppressione fiisa
degli istituti e delle persone. Gli anarchici non sono, d’altronde, i
soli, a sostenere la moralità della violenza rivoluzionaria. […] La
resistenza al male è il primo dovere d’ogni essere che rispetti se stesso e Iipropri simili. In pratica , la distinzione tra il male e il bene
non è sempre facile. Così non sempre è facile la distinzione tra la forza
che opprime e sfrutta e la forza che libera ed emancipa combattendo
l’oppressione e lo sfruttamento. Ed è avvenuto spesso, nelle rivoluzioni, che
chi impiegava la vigilia, la forza e la violenza per combattere l’oppressione e
lo sfruttamento, se ne serviva, l’indomani, per opprimere e sfruttare a
sua volta. Ma non è colpa della dottrina anarchica se vi sono uomini che non la
comprendono o non la applicano[…] La dottrina dell’anarchia
addita una via logica coerente, efficace, circa l’impiego della forza e
della violenza; e l’esperienza insegna che quella è la via buona della vittoria
e dell’emancipazione sociale. Chi s’allontana da quella via, non ha che da
rimproverare a se stesso le delusioni a cui va incontro. Combattere con tutte
le forze chiunque si metta in testa d’imporre ad altri la propria volontà con
la violenza; guardare dal cadere essi stessi nella medesima aberrazione: questa
è la linea di condotta che la dottrina anarchica traccia a coloro che la
professano. Seguendo questa linea sempre, prima, durante e dopo la rivoluzione,
gli anarchici daranno ala causa del progresso e dell’emancipazione il massimo
contributo” ( Max Sartin, L’adunata dei refrattari vol. XVI n. 33 , 21 agosto 1937)
Bibliografia: L’ adunata dei
refrattari, Barricate e decreti . Spagna 36-37 la rivoluzione infranta, Gratis 2012 pp.
232-233
Senza voler rinvangare
vecchie polemiche, di cui devo confessare di sapere ancora troppo poco, mi sembra,
tuttavia, che, in questo contesto, non si possa tacere la campagna
condotta da Max Sartin e dagli adunatisti contro Carlo Tresca,
accusato di essere una spia fascista . Purtroppo questa triste pagina
della storia del movimento anarchico, non è stata l’unica. Fin troppo spesso le
polemiche tra compagni , di diversa tendenza, raggiunsero livelli
di esasperata violenza. Per fortuna, a differenza di altri tristi dissensi tra anarchici, , questo diverbio
tra i galeanisti e Tresca non
trascese mai un livello puramente verbale e , inoltre, per quanto ne so,
Tresca, pur essendo quello più sottoposto ad attacchi infamanti, tentò
più volte la via della conciliazione. Comunque , al di là di questa specifica
vicenda, mi sembra che siano da meditare le considerazioni di
Malatesta espresse in questa occasione sull’ Adunata dei refrattari e che purtroppo
rimasero inascoltate. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ ... nel momento in
cui la concordia e l’unità sono ancora più necessarie, è penoso che gli uomini
che combattono per la stessa causa sprechino le loro forze attaccandosi l’un
l’altro nel modo più indecoroso “ ( Errico Malatesta L’adunata dei refrattari, 11 gennaio 1930)
Un’altra
italo-americana anarchica fu GABRIELLA (ELLA) ANTOLINI (1899-1984) . Ad
otto anni fu portata per la prima volta, insieme ai suoi fratelli e a sua
sorella, dai suoi genitori Sante e Maria negli Stati Uniti , ove si
recavano per cercare lavoro ed una vita più dignitosa. Delusi,
tornarono per un breve periodo di tempo in Italia e poi nel 1913,
ritentarono, nuovamente speranzosi, la fortuna e si stabilirono
definitivamente in America. A 14 anni Ella trovò lavoro in una fabbrica di
cuscinetti a sfera e, conquistata da ideali libertari, iniziò a frequentare
circoli libertari di tendenza, per lo più , antiorganizzatrice e “galleanista” (cfr. post su “LUIGI
GALLEANI), dove tra le tante attività, si rappresentavano anche spettacoli
teatrali di contenuto sociale. Divenne ben presto una delle attrici più
acclamate e particolare successo ebbe la sua recitazione nel ruolo di
“Linda José “ in “ Primo Maggio” di Pietro Gori. A
16 anni sposò il simpatizzante anarchico Augusto (Gugù) Segata. Tra il 1916 e
il 1918, a causa della guerra e della paura per quel che stava avvenendo in
Russia, la classe operaia subì attacchi violentissimi da parte della borghesia
capitalista ( per es. il linciaggio del leader dell’ IWW , FRANK LITTLE (1879-1917)
e i 17 militanti dell’IWW consegnati dalla polizia a uomini del trust del
petrolio che li frustarono a sangue e poi li coprirono di catrame e piume ). A
tali attacchi la classe operaia cercava di rispondere con i pochi mezzi di cui
disponeva, tra cui il più facile da procurarsi era la dinamite. Nel 1918 Ella Antolini scelta , da
alcuni rivoluzionari, probabilmente per la sua giovane età ed aspetto
fisico, per trasportare in treno a Chicago alcuni candelotti di dinamite,
arrivata alla stazione di quella città .fu arrestata . Nei giorni seguenti la stampa
borghese imbastì, in fretta e furia, un “caso Linda Josè “ ( era il nome che la
giovane in memoria della protagonista di “Primo Maggio” aveva dato alla
polizia) e dopo averla soprannominata “Dynamite girl” sparse su di lei grossolane calunnie ,
tentando persino di coinvolgerla insieme a un suo fratello in un
omicidio. Durante il processo il “caso” fu notevolmente ridimensionato e
non potendo dimostrare che la dinamite servisse per un attentato fu infine
condannata a 18 mesi e 2000 dollari di multa per il solo trasporto di
materiale esplosivo. In prigione divenne amica della socialista Kate O‘ Hare e dell’anarchica Emma Goldmann, con cui formò una
cosiddetta “trinità” che riuscì, tra l’altro, grazie soprattutto all’
appoggio esterno del marito della O’ Hare, a
smascherare le illegalità e gli abusi di potere delle autorità carcerarie di
quella prigione. Uscita di prigione divorziò da Augusto Segata e sposò il
sarto Jerome Pomilia , da cui ebbe due figli
, Febo e Linda. Alla fine
degli anni trenta divorziò anche da Jerome e si unì a Vincenzo Venchietutti e più tardi lasciò
anche lui e andò a vivere in Florida dove morì. Non abbandonò mai le idee
anarchiche ed ebbe costanti scambi epistolari con Emma Goldmann e Mollie Steimer. Di Ella è rimasta una
bella descrizione nelle memorie della Goldmann ( cfr. brano) .
Brano da commentare: “ La
prigione era stata messa in quarantena e tutte le visite erano state sospese,
ad eccezione naturalmente dell’uscita dei prigionieri che venivano rilasciati e
dell’arrivo dei nuovi. Tra questi ultimi, piuttosto numerosi, vi fu Ella. Era
stata arrestata in seguito a un’imputazione federale e mi portò ciò di cui
tanto sentivo la mancanza: la possibilità di una comunicazione intellettuale
con una persona amica. Le mie compagne di prigionia erano state gentili con me
e mi ero sentita circondata dal loro affetto, ma appartenevano a mondi diversi.
Le avrei rese consapevoli della propria mancanza di strumenti se avessi
riversato su di loro le mie idee o discusso dei libri che leggevo. Ella,
invece, pur essendo ancora una ragazza, condivideva la mia concezione della
vita e i miei valori. Di famiglia proletaria, sapeva cosa fossero la miseria e
la durezza della vita; era forte e possedeva coscienza sociale. Ma era anche
gentile e affettuosa, e come un raggio di sole portò allegria tra le
recluse e a me una grande gioia. Le altre donne la assediavano con avidità,
anche se per loro costituiva un enigma. “ Per che cosa sei qui?” le chiese una
reclusa. “Per furto?” , “No.” “ Adescamento?”. “No.” . “ Spaccio di droga?” “
No, niente di tutto questo” rispose Ella ridendo . “ Beh, e allora che
cosa hai fatto per esserti beccata diciotto mesi?” “ Sono un’anarchica” rispose
Ella ed le ragazze troarono buffo che uno finisse in prigione “solo
per essere qualcosa”” ( Emma Goldman, Vivendo la mia vita 1917-1928)
Bibliografia: Emma Goldman,
Vivendo la mia vita 1917-1928), Zero in condotta 1993 p. 33. Cfr anche Filippo Manganaro, Dynamite
girl. Gabriella Antolini e
gli anarchici italiani in America, Nova Delphi, 2013 , p. 127.
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