sabato 30 aprile 2011

ANARCHICINI: ANARCHICI/E ITALOAMERICANI NEGLI USA (2): LUIGI GALLEANI (1861-1931); ANDREA SALSEDO (1881-1920 ).; ROBERTO ELIA ( 1871 - 1924), MAX SARTIN ( 1894-1987) ; ELLA ANTOLINI (1899-1984)


                                                           
LUIGI GALLEANI GIOVANE
 LUIGI GALLEANI (1861-1931)  nacque a Vercelli  . La sua famiglia apparteneva alla borghesia agiata  piemontese . Studiò Giurisprudenza ,  ma non volle laurearsi per non venire meno ai suoi ideali politici  antimonarchici  e contro  il governo borghese. Dopo un breve periodo in cui milito nel partito repubblicano se ne distaccò per l’accentuato interesse che provava nei confronti del movimento  operaio.  Tra i giornali in  cui apparvero i suoi primi articoli  mi limito a citare, “ L’ operaio. Giornale della democrazia vercellese , fondato nel 1883 e  La Boie! . Grido dei lavoratori, fondato nel 1885. Nell’ultimo articolo pubblicato su questo giornale,   pur esprimendosi in un linguaggio ancora prevalentemente impregnato di retorica repubblicana ,  si intravedevano  idee  e sentimenti , che da lì a poco, lo portarono ad aderire   all’anarchismo. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ E’ l’ideale umano che ascende il vertice santo ed universo del suo compimento, avido di essere realizzato, forte delle vittime pagate; dei sacrifici compiuti, dei diritti acquisiti col compiuto dovere. Le barriere che la borghesia coalizzata a danno delle plebi può opporre colle forze che ha sfruttato, saranno pagliuzze che la bufera rivoluzionaria travolgerà sorridendo il dì che  la universa miseria, stanca dell’onta borghese accumulantesi vorrà scuotere il gioco bastardo. Ora l’ingiuria che si aggiunge all’ingiuria, e negli animi nutriti di odio e di vendetta, si cova, si tace in attesa .  E non più allora i placidi tramonti insufficienti, poveri, nei turgidi orizzonti saturi di elettricità accumulata. E non più allora le tregue, le convinzioni, i patti; non più cristiano perdono ed oblivione evangelica, l’ira, la vendetta, nemesi superbe, saranno le idee uniche della rivoluzione; e la gamma delle umane miserie, tasteggiata fragorosa nei tumulti consoni ed universi, sprigionerà dalle armonie, il fatidico post fata resurgo, mentre  le note memori e sublimi della Marsigliese saluterano i poli ascendenti concordi le vie del fato. Borghesi, a quel dì l’arrivederci! “ ( Luigi Galleani, A te, santa canaglia in La Boje, Anno I,n.2 giugno 1885)
Bibliografia: Ugo Fedeli, Luigi Galleani,  Edizioni Antistato,  Cesena, 1956, p. 43
                      
LUIGI GALLEANI



Su posizioni dichiaratamente rivoluzionarie ed antiautoritarie  Galleani partecipò , con altri anarchici, alle attività del Partito Operaio italiano, fondato nel 1882 ad opera di Gnoccchi Viani , di Costantino Lazzari e di altri. Distintosi in quel periodo nelle numerose lotte operaie che si succedevano  con grande frequenza in varie parti d’Italia fu costretto  a un certo punto  per sfuggire all’ arresto ad emigrare all’estero a (Francia, Lussemburgo, Svizzera , ) .   In queste sue peregrinazioni  venne a contatto con personalità di rilievo dell’anarchismo internazionale , tra cui Elisée Reclus.   Nel 1891  partecipò  alle fasi conclusive del Congresso di Capolago , dove si decise  la nascita di un partito socialista  anarchico e fu designato  insieme ad Amilcare Cipriani a fare un ciclo di conferenze  dal Piemonte alla Sicilia  finalizzate alla preparazione della rivoluzione sociale -Dopo la scissione definitiva tra socialisti legalitari e  anarchici , attuata nel Congresso socialista del 1892 a Genova, Galleani nel 1893 fu arrestato  in seguito alle nuove leggi emanate contro gli anarchici da Francesco Crispi e,  durante il processo, tenuto nel maggio-giugno 1894,  in cui fu difeso  legalmente da Pietro Gori  ribadì la sua fede rivoluzionaria . (cfr. brano) 
Brano da commentare: " ..." Di fronte all'ostruzionismo, che mi si fa da parte del P:M: col proibire di difendermi, io dichiaro di desistere da ogni ulteriore confutazione, ma non posso però fare a meno di osservare  ( e a questo punto alza la voce trinciando l'aria con dei grandi gesti) che mi aspettavo tutto ciò; sapevo che nella vostra qualità di giudici borghesi, non potevate fare né più né meno di quello che fate; prevedevo che il P.M. il quale ha paura della verità, mi avrebbe proibito di parlare perché sapeva infine che io avrei conchiuso col dire che, qui, dove io siedo, egli coi giudici avrebbe dovuto sedere, poiché la società presente merita davvero il nome di società di malfattori, della quale consciamente o no, voi fate parte . ..." ( dichiarazione di Luigi Galleani durante il processo riportata dal resoconto del giornale Il Caffaro, 8 giugno 1894)
Bibliografia: Ugo Fedeli, Luigi Galleani,  Edizioni Antistato,  Cesena, 1956, p. 43
  Galleani  fu condannato a cinque anni di prigione, e  a pena scontata,  confinato per tre anni nell’ isola di  Pantelleria.  A Pantelleria, dove trovò parecchi compagni anche essi detenuti tra cui  Galileo Palla,  Giovanna Gavilli, Luigi Fabbri, il giovane  Andrea  Salsedo e  tanti altri. 

LUIGI GALLEANI E MARIA RALLO

Conobbe  anche  una pantese, MARIA RALLO (1867-1935) e nacque tra loro un grande amore. (cfr. brano)
 Brano da commentare:  « Nell’ autunno del 1899  conosce una vicina di casa, la trentunenne  Maria  Rallo -Per i due è un colpo di fulmine. Rievocherà i loro primi, furtivi incontri notturni in una lettera  all’amico  Goss « Stavamo sotto sorveglianza di guardie feroci […] Era bellissima e gentile e ci siamo amati malgrado [questa] sorveglianza terribile […] La amo con tutta la mia forza « Luigi lascia la sua fidanzata rimasta in continente e Maria fa lo stesso con il suo secondo marito, Dante Tessiere, un marinaio pisano con il quale si era sposata tre  anni prima e dal quale  da poco più di un anno aveva avuto una bambina, di nome Ilia. Maria ,oltre a Ilia , ha con sé  anche Salvatore, un ragazzino di dieci anni che aveva avuto dal primo marito, tale Giuseppe Errera, con il quale si era sposata non ancora ventenne e che era morto appena quattro anni dopo il loro matrimonio. Luigi e Maria staranno insieme negli anni a venire accrescendo la loro famiglia: a Salvatore e Ilia, che sarà sempre considerata come figlia di entrambi, si affiancheranno poi Balilla (nome del giovane protagonista dell’insurrezione antiasburgica di Genova nel 1740), Cossyria (l’antico nome di Pantelleria),  Olimpio e Mentana, «

Bibliografia: Antonio Senta , Luigi  Galleani l ’anarchico più pericoloso d’America, Nova Adelphi 2018 pp. 104-105
 Durante il confino a Pantelleria, di fronte alla insistente proposta rivolta  ai coatti politici da parte di alcuni gruppi  socialisti e anche da  alcuni  anarchici di presentarsi alle  imminenti  elezioni come “candidati protesta”, si decise da parte dei confinati di  fondare un giornale ,  I Morti, (numero unico),  in cui motivare le  imprescindibili ragioni del loro  rifiuto. Tra gli articoli del giornale si distinse in particolare proprio quello del Galleani, pubblicato nella prima  pagina e  intitolato, Manet immota fides . (cfr. brano)
 Brano da commentare:  “ “ Dunque è finita! In Italia, la buona, la classica terra delle ribellioni generose, anarchici non ve ne sono più. … E bisogna essere vissuti, come molti di noi, una diecina di anni lontani dal mondo che combatte e d ama, lontani dai vivi che ci adorano e ci ricordano,  dalle lotte, che sono la nostra aspirazione, il nostro orgoglio e la vita nostra, lontani da tutte le gioie, da  tutti i godimenti intellettuali, da tutte le feste intime del cuore, per sapere quanto quell’aspirazione alla libertà sia acuta e tormentosa alle anime nostre, quanto bisogno ci asseti di ambiente meno corrotto, di contatti meno sciagurati di battaglie più aperte e più vaste. Eppure dice ognuno, che se di qui si deve uscire inchinando una bandiera che non sia la nostra, se la liberazione dovrà essere subordinata ad una transazione, se dovremo lasciare questi scogli annoverando fra le nostre giornate una di cui dovremmo vergognare, se dovremo tornare diminuiti, monchi, transfughi, dopo aver bruciato  ad idoli  che ripudiamo gli incensi di una adorazione  bugiarda… meglio restare! “ ( da Luigi Galleani, Manet Immota Fides! In I Morti. novembre 1899)
Bibliografia: Ugo Fedeli, Luigi Galleani,  Edizioni Antistato,  Cesena, 1956, p. 43

FUGA  DI LUIGI GALLEANI DALL'ISOLA DI PANTELLERIA
 Alcuni giorni dopo la pubblicazione  del giornale I Morti Luigi Galleani insieme alcuni compagni evase , in barca, dall’isola e poi dopo un certo periodo passato in Egitto prima e in Inghilterra poi si  imbarcò  , nel 1891,  insieme a Maria Rallo  per gli  Stati  Uniti e si separarono , forzatamente, solo quando Galleani venne deportato in Italia nel 1919.
                                                                         
LUIGI GALLEANI
     Negli Stati Uniti, dove divenne famosissimo tra i lavoratori italo- americani,  fondò e diresse vari giornali , tra cui la Questione sociale, prima, e  poi Cronaca Sovversiva, che durò sino al 1919. Le finalità che il giornale si prefiggeva e i lettori a cui si indirizzava erano esplitamente indicate  già dall'uscita del primo numero di quel periodico (primo brano) ed è interessante quanto osserva Antonio Senta sul periodo americano di Luigi Galleani. (secondo brano)
Brani da commentare:  1)  " Il sottotitolo del giornale (Cronaca sovversiva - Ebdomadario anarchico di propaganda rivoluzionaria ) dice apertamente la nostra fede e l'indole delle nostre affermazioni, dispensandoci da una superflua e diffusa dichiarazione di principi. Dal comunismo anarchico ripete del resto la migliore parte dell'anima sua tutto il movimento operaio internazionale degli ultimi cinquant'anni e se dallo sfacelo della Internazionale in qua tutta un' accorta fazione utilitaria s'arrovella a rinnegarlo ed a vituperarlo cinicamente, esso conta così gloriosa flange d'apostoli, di scienziati, di pensatori, tanta storia d'abnegazione e di sacrificio, tante simpatie di proletari ribelli che non è concesso ad alcuno ignorarne l'essenza e le aspirazioni. [...]  favorire lo sviluppo e l'ascensione, associare oltre le frontiere della razza, della religione e della patria i propositi, le volontà, le speranze, e nell'animo di ciascuno e di tutti suscitare la fede nella forza insommergibile delle falangi proletarie solidali, pungere gli orgogli rinati collo spettacolo della schiavitù miseranda e delle fragili tirannidi parassitarie ignobilmente subite, provocare i primi sussulti di ribellione, le prime incerte ma coraggiose e sincere affermazioni di principio, sgomberare la via ad una esistenza più complessa e più umana, l'avvenire alle supreme audacie liberatrici è dunque il compito elementare d'ogni giornale libertario, compito che la Cronaca Sovversiva elegge con amore ed assolverà con fermezza ove lo soccorra fedele e costante la fiducia dei compagni. ..." ( da una circolare di Luigi Galleani  che anniava l'uscita del primo numero di quel giornale nel 1903) ;  2) “ Sin dallo sbarco negli Stati Uniti sono chiari i tratti del suo anarchismo antiorganizzatore. Egli non vuole creare un’ organizzazione stabile, ne politica (federazione anarchica ) né economica  (sindacato). Nonostante consigli ai compagni  di aderire alle associazioni dei lavoratori  per influenzarle con la loro propaganda   è estremamente sospettoso dei leader sindacali.  Galleani cerca quindi dic organizzare il movimento non attraverso  strutture formali, ma per mezzo della sua penna e della sua voce, cioè con le pubblicazioni , gli incontri e i comizi. Quando parla i compagni rimangonno rapiti dalla sua magnetica personalità tocca il loro animo, al punto che sono in molti a confermare di  “pendere dalle sue labbra”:[…] Il giornale ( Cronaca Sovversiva) dà voce alle lotte operaie  e alle idee anarchiche contro lo Stato, la chiesa, l’esercito, la famiglia e qualsiasi autorità, offre resoconti di quel che fanno i compagni nelle varie parti di un territorio sconfinato come quello statunitense, è distribuito da una solida rete di diffusori e vive grazie alle sottoscrizioni di militanti e simpatizzanti  che vengono raccolte soprattutto durante i pic-nic, le rappresentazioni teatrali, comizi, etc. Da questi elementi si capisce perché Armando Borghi sosterrà poi , ricordando i galleanisti, che in realtà “ gli antiorganizzatori erano il gruppo più organizzato”  ( Antonio Senta, Il carisma di Luigi Galleani e l'anarchismo... in  L’altra rivoluzione. Tre percorsi di storia dell’anarchismo,  OttocentoDuemila. )
Bibliografia: Primo brano in  Ugo Fedeli, Luigi Galleani,  Edizioni Antistato,  Cesena, 1956, pp 115-116 e secondo brano in Antonio Senta, L’altra rivoluzione. Tre percorsi di storia dell’anarchismo,  OttocentoDuemila. ), BraDypus Editore 2016 p. 101 e p. 102
  Tornato in Italia Galleani riprese una intensa attività rivoluzionaria e pubblicò l'edizione italiana , a Torino, di Cronaca Sovversiva . Tra i vari articoli da lui scritti in questo periodo (1920-1922) ebbe una grande diffusione, soprattutto, nelle caserme Soldato, fratello !  in cui si rivolgeva a tutte le reclute illustrando con dovizia di particolare la triste condizione della vita militare. (cfr. brano)
Brano da commentare: “… Al distretto ti hanno denudato, sbirciato, palpato lubricamente; e buttati all’immondezzaio i  cenci, ultime povere vestigia della tua personalità, della tua indipendenza, ti hanno insaccato nella livrea regia, bollato dalla matricola, ammonito subito che nella giberna dovevi seppellire volontà e ragione inesorabilmente, schiavo quindi  innanzi di una disciplina cieca, bestiale, implacabile che ti ferrava ad un compito ossessionante ed esclusivo: obbedire! …. Tu servi al re, alla patria, alla legge per forza. …. Per forza tu servi, perché la tua ribellione  santa e sola si urterebbe inadeguata  alla ferocia libidinosa dei birri, all’ atroce  severità delle leggi, alla furiosa domesticità dei tribunali, a tutte le sciagure ad un punto; perché una violenza organizzata ti sovrasta, incontro della quale sono schermo fragile la tua volontà sola, le tue braccia sole.  Ma tu senti che se un giorno altre indomite volontà s’intrecciassero alla tua, se in altri cuori trovasse un’ eco il tuo spirito d’insofferenza ed al tuo gomito altri gomiti, fidi e sicuri, si stringessero solidali, ed altre braccia si levassero insieme con le tue, irresistibile fascio di costellate energie, e la devozione traviata dei malnutriti, invece di sorreggere gli augusti feticci grondanti le lacrime e il sangue di tutti , invece di servire nel tradimento inconscio alle fortune e alla gloria degli oppressori, convergesse unanime alle rivendicazioni del pane,  della luce , del benessere, della libertà; quel giorno dileguerebbero, fugati dal primo baleno, i fantasmi dell’onnipotenza aureolata e vana che soggioga il tuo cuore e il tuo destino, e non s’intesse che delle tue superstizioni, delle tue paure, della tua incoscienza e della tua viltà. Ebbene, soldato fratello, quel giorno albeggia, fatidico! ( Luigi Galleani, Soldato, fratello! In Cronaca  Sovversiva  n. 8 , 15  maggio 1920)
Bibliografia: In Ugo Fedeli,  Luigi Galleani. Quarant’anni di lotte rivoluzionarie (1891-1931)  edizioni L’Antistato, Cesena,1956, pp. 169-170

In seguito a  quell'articolo, che costituì , tra l'altro , uno dei testi principali di riferimento, nel 1920,  per la cosiddetta “ rivolta dei bersaglieri “,  che avrebbero dovuto partire per Vallona e la Dalmazia.(cfr.  post  infra SETTIMANA ROSSA). Galleani fu incriminato per il reato di pubblicazione sovversiva e condannato a 14 mesi di prigione e poi sottoposto a sorveglianza speciale. Nel 1922, un mese prima della Marcia  fascista su Roma , di fronte alla  sempre più trionfale ascesa, grazie al il sostegno della classe dirigente e delle forze dell' "ordine" del fascismo al potere,  Galleani ribadì  le sue convinzioni antiorganizzatrici  , proclamate nel corso di tutta la sua lunga militanza anarchica e confermate dalla  debole e  demoralizzante   opposizione  al fascismo  condotta , dopo  il  cosiddetto “biennio rosso” (1919-1920) dalle grandi organizzazioni  politiche e  sindacali  socialiste  riformiste (cfr. brano)
 Brano da commentare: “ … “ La prima settimana d’agosto non era fatta  per incoraggiare né confortare un povero diavolo che ha sempre confidato   nello spirito, nel coraggio, nella resistenza della massa , di cui ha assunto tante prove luminose; e si è visto d’un tratto la massa enorme, enorme  , intendiamoci bene; ma quante spanciate di bile! Non c’è da disperare perché la polvere negli occhi non accieca ; il fascismo non è che la menzogna della forma, non è che l’ironia della coscienza popolare italiana …  - Una sola grande illusione è crollata a mio avviso, ma in questa né io né voialtri abbiamo mai comunicato: la superstizione cioè che le grandi organizzazioni siano una forza.  Dopo trent’anni di organizzazione a Genova, come a Torino ed a Milano, e più che tutte nell’Emilia, a Reggio a Modena a Piacenza a Parma, se si sono allettati i lavoratori, o per dir meglio qualche categoria di lavoratori con un certo monopolio di lavoro, colla lustra – svanita  presto di fronte al costo fantastico della vita – di un salario insolito; non si è in essi innestato né la fede della propria forza, né la coscienza, né il coraggio del loro diritto, e le organizzazioni sono un cumulo di rovine particolarmente dove parevano la forza incoercibil e lo sfacelo continua, perché a costo di conservare certi monopoli ed evitare aggressioni e violenze, esse passano dal socialismo al fascismo con una disinvoltura che farebbe ridere se non testimoniasse della vanità di tanti anni perduti. “ ( Lettera di  Galleani a un compagno di lotte nel settembre 1922  pubblicata nel giornale L’Adunata dei Refrattari , 1 luglio 1923)

  Fiero avversario della dittatura fascista , sebbene fosse vecchio e malato, venne confinato nel 1927 a Lipari e persino al confino fu sottoposto a stretta sorveglianza e a una sistematica persecuzione, a cui reagì sempre con estrema dignità e combattività. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ … Ben presto  egli viene inviato nell’isola di Lipari dove è sorvegliato, piantonato in abitazione e fuori, spiato a vista (due militi dietro i coglioni). I due militi che lo spiavano lo accusano per offese al duce, poiché egli, in compagnia dell’ Unico ( Luigi Russo) mentre si recavano al castello per controllo della loro persona avrebbe detto “ Mussolini è una testa di rapa”. Incarcerati,  si temette della loro fine: oltre all’età avanzata e i mali fisici, potevano cedere per le torture, il vitto inadeguato, l’umido di quelle celle.   Dopo mesi di detenzione furono portati in traduzione straordinaria al carcere di Milazzo e poi al tribunale della stessa città per essere processati . I tutori dell’ordine giudiziario, le toghe  di seta con pugno di ferro, gli ermellini primeggiano in quelle aule grigie dove c’è scritto in stampatello “ La legge è uguale per tutti” Una menzogna costituzionalizzata che ti piglia ancora per il culo. Dopo i giuramenti e riti d’accusa viene letta dal cancelliere Egli dice : “il signor Luigi Galleani e il signor Giovanni Russo devono rispondere per offesa al duce per avere detto “Mussolini è una testa di rapa”  . Il pubblico cretinesco e pappagallo di quel periodo grida “ Viva il Duce! A morte i calunniatori del regime!” .  Anche se i giudici erano nel dubbio, la dittatura fascista li spiava nel loro comportamento per cui conveniva comunque trovare un motivo di condanna. Non si trattava di giudicare il sì e il no, fra i militi che dicevano il falso dicendo  “sì, l’hanno detto” e il no dei due compagni : “ non l’abbiamo detto”. Toccò al compagno Luigi Galleani rompere l’indugio, la lentezza, il temporeggiare, della decisione delle toghe di seta. Domandò la parola, si alzò e disse: “ Signori giurati, voi dovete condannare e ciò facendo la vostra coscienza non è tranquilla. Sì, Mussolini è una testa di rapa! Ora l’abbiamo detto, ora potete condannare tranquillizzando la vostra coscienza “   Ero certissimo, ha mormorato sorridendo Galleani al compagno Russo, che sarebbe finito così.  Gelidi e controllati, i giudici non fecero commenti, cercando di minimizzare la sconfitta. I due compagni furono condannati a cinque mesi di carcere, quanto erano sufficienti per uscire in libertà, avendo già scontato quasi un anno di detenzione preventiva … per tornare al confino. .. ( Milo Manara,  Antifascismo anarchico 1919-1945)
Bibliografia:  Milo Manara,  Antifascismo anarchico 1919-1945, sapere  2000, 1995, p. 12
Morì ad Aulla, presso Massa Carrara, nel 1931, ospitato e assistito da ZELMIRA e  PASQUALE BINAZZI.  
 Rivoluzionario superattivo  Luigi Galleani passò gran parte della sua vita in carcere, al confino politico o al domicilio coatto o in esilio. Questo non gli impedì , comunque, ogni volta che era libero, di tenere, ovunque,  conferenze e  organizzare manifestazioni  e non venne mai meno alla sua ben sperimentata convinzione che  più le  idee rivoluzionarie fossero represse più esse si sarebbero propagate. (cfr. brano) .
 Brano da commentare: “ E’ mai arrivata da Socrate a Bruno  a Francisco Ferrer l’esperienza storica a persuadere in alto che nel processo di formazione delle idee, la violenza di efori o domenicani, violenza di pontefici o di re, violenza di giudici o di birri, di scomuniche, di supplizi, non ha avuto mai che esito contradditorio, ha cioè contribuito soltanto a consacrare il trionfo delle eresie che ha vituperato e perseguitato? Trattenne sulle are vacillanti i vecchi Dei la cicuta servita a Socrate dal carnefice?  Ed in Campo dei fiori sul rogo di Bruno andarono forse colle sue ceneri dispersi i destini del libero pensiero? E gli sgherri dell’Inquisizione hanno assassinato nelle foppe di Montjuich il razionalismo integrale e necessariamente anarchico asserito fieramente  da Francisco Ferrer   [….] ? Hanno soffocato  l’idea anarchica, ne hanno sbarrato il fatale divenire, le leggi eccezionali o scellerate di cui l’hanno inseguita in Francia e in Italia i  parlamenti della borghesia, i sofismi irosi dei pubblici accusatori, la salariata docilità servile dei tribunali, la forca di  Deibler, i lacci di Santo Stefano? Perseguitato, l’anarchismo allaga il mondo dal Transvaal alla Finlandia, da Lisbona a Tokio. Domani avrà la sua rivincita.” ( da “Faccia a Faccia con il nemico)
Bibliografia: Luigi Galleani, Faccia  a faccia con il nemico, Galzerano editore, 2001, p. 449-450



ANDREA SALSEDO

ANDREA SALSEDO  (1881-1920 ). Nacque  a Pantelleria , una cittadina su un isolotto nella provincia di Trapani, destinata  , già  sotto il governo di Crispi,  ad essere luogo di confino per i deportati politici. Ancora giovanissimo Andrea Salsedo divenne il più assiduo e apprezzato allievo  di Luigi Galleani, che in quell’isola era confinato  ed aveva istituito un circolo per i giovani del luogo. Divenuto anarchico, Salsedo  si distinse a Pantelleria per la sua  intensa militanza , subendo  vari processi. Divenuta la situazione  per lui sempre più difficile visse per un certo periodo a Tunisi e poi si trasferì definitivamente  negli Stati Uniti dove ritrovò Luigi Galleani e  collaborò con lui  alla rivista anarchica “ Cronaca Sovversiva, tra le più lette dalla comunità italo-americana. Dopo l’entrata in guerra, nel 1917, degli Stati Uniti , Andrea Salsedo , insieme ad altri compagni , tra cui Bartolomeo Vanzetti e Nicola Sacco,  fuggirono in  Messico per  evitare di essere arruolati e di essere, in alcun modo, coinvolti in un conflitto,  da cui dissentivano totalmente. Tornato negli USA  Salsedo si impiegò in una tipografia , dove lavorava anche un altro compagno , Roberto Elia.  Nella primavera del  1919 e il 1920 Andrea Salsedo e Roberto Elia  si posero il fine  di continuare l’opera avviata da Luigi Galleani con Cronaca Sovversiva, fondando la rivista quindicinale , Domani, poi  , per sfuggire ai troppi sequestri intimidatori della polizia , pubblicarono con un altro nome, una rivista L’Ordine che iniziò il 31 ottobre 1919 e finì nel febbraio 1920.   Rispondendo a una lettrice anarchica , che si firmava “Alma Hezel), che si mostrava dubbiosa su come si potesse emulare le “capacità e la maestria di Galleani “, il comitato di redazione non nascose le gravose  difficoltà, a cui questa operazione editoriale andava incontro , confermando tuttavia la necessità di  continuare  questo tentativo, prescindendo da chi l’avrebbe portato avanti nel modo migliore.  (cfr. brano da commentare)

Brano da commentare: “ Certo noi, con i modestissimi mezzi di cui disponiamo, abbiamo cercato alla meglio di seguire l’indirizzo e l’ordine di idee della soppressa Cronaca… E continueremo come potremo, finché potremo, finché i compagni, i pochi rimasti sulla breccia, ci assisteranno della loro solidarietà e del loro appoggio, pronti sempre ad ammainare le vele e a farci  da parte quando ci accorgeremo   di non suscitare appieno l’approvazione e la fiducia dei nostri lettori. Se vi sono altri che sentono di poter fare di più e meglio di noi… facciano pure ed avranno completa ed incondizionata la nostra approvazione e la solidarietà nostra.” ( in L’ Ordine n. 5 del 15 gennaio 1920)

Bibliografia: “ Salvatore Bongiorno, New York, 15 Park Row. La storia dimenticata di Andrea Salsedo, Margana  edizioni, 2019 p. 143

 Su delazione  di Eugenio Ravarini, ex carabiniere ,  emigrato in America e infiltrato negli ambienti anarchici al servizio della polizia americana,  Salsedo ed Elia furono arrestati e   trattenuti illegalmente per  otto settimane  negli uffici del Ministero di Giustizia  .
LA DEFENESTRAZIONE DI ANDREA SALEDO
  Alla fine delle otto settimane  Salsedo fu trovato morto, dopo una caduta da un quattordicesimo piano   sul marciapiede nei pressi del Park Row Building. Dopo due giorni ebbe inizio il caso Sacco e Vanzetti e la morte di Andrea Salsedo fu frettolosamente archiviata. Ed è bene sottolineare notare che proprio dopo il giorno dell’ arresto dei due anarchici italiani, Bartolomeo Vanzetti doveva tenere una conferenza sui motivi della  così lunga   detenzione illegale di Salsedo e  sul mistero della sua  morte. 
Brano da commentare: “    La mattina del due maggio 1920 il corpo dell’anarchico Andrea Salsedo è trovato sfracellato sul marciapiede, sotto la finestra della camera posta al quattordicesimo piano del Palazzo di Giustizia di New York. Le autorità affermano che Elia e Salsedo  hanno rilasciato dichiarazioni importanti sugli attentatori del 2 giugno 1919, quindi hanno chiesto di rimanere sotto tutela della polizia, in stato di detenzione, per timore di possibili rappresaglie da parte dei compagni, e che , infine , Salsedo si è suicidato per il rimorso della sua delazione. L’unico che è in grado di  chiarire il fatto, Roberto Elia,  viene trasferito in tutta fretta ad Ellis Island ed espulso. In una sua successiva  dichiarazione Elia sostiene che l’8 marzo, mentre veniva condotto in una stanza per un interrogatorio, aveva visto Salsedo in un altro ufficio, cicondato da quattro agenti in maniche di camicia e durante il suo interrogatorio aveva udito le sue urla provenienti dal locale attiguo. Lo aveva rivisto il giorno successivo: sul viso recava i segni dei colpi ricevuti. Aveva delle macchie rosse e graffi sulle guance e sulle tempie. Lo sguardo era vacuo ed egli appariva estremamente abbattuto.[...] I gruppi anarchici non credono alla tesi del suicidio, ma sono convinti che si tratti di un vero omicidio, o comunque di un suicidio provocato dopo le torture inflitte a Salsedo e che lo hanno condotto alla disperazione. I dubbi sul suicidio serpeggiano e molte domande sono poste dai giornali sulle irregolarità compiute per il fermo e la detenzione di Salsedo ed Elia. ….” (  Lorenzo Tibaldo, Sotto un cielo stellato )
Bibliografia: in Lorenzo Tibaldo, Sotto un cielo stellato.  Vita e morte di  Nicola Sacco e  Bartolomeo Vanzetti. Prefazione  di Giuliano MontaldoClaudiana,  2008  pp. 96-97 
  
Dopo la tragica morte di Andrea Salsedo Luigi Galleani sul suo giornale Cronaca Sovversiva,       lo ricordò con le seguenti commosse parole:

Brano da commentare:  “ Abbiamo conosciuto Andrea Salsedo a Pantalleria quando non era che un adolescente, esuberante di vita, di ingegno, di  cuore, di superbe energie che cercavano la loro strada. L’abbiamo ritrovato in America uomo fatto, sposo felice, padre orgoglioso di due bambini, lavoratore modesto e coscienzioso, compagno intelligente, fido, discreto, d’una siciliana discrezione impenetrabile sdegnosa e fiera, ed il vincolo antico dell’affetto si è ribadito nei cimenti assidui pel comune  ideale indissolubilmente, così che nessun strazio uguaglia in quest’ora l’ angoscia in cui ci piomba la notizia della sua tragica fine “  (Luigi Galleani  in  Cronaca Sovversiva,  Torino 12 giugno 1920 , ora in  Aneliti e singulti , Biblioteca de “L’Adunata dei refrattari, New York 1935 )
Bibliografia:  in  Giuseppe Galzerano,  Luigi Galleani: una vita per l’anarchia in  Luigi Galleani, Faccia a faccia coln il nemico.  Cronache giudiziarie dell’anarchismo militante,  Galzerano Editore. Atti e Memorie del popolo, 2001, p. XII n. 25
MARIA PETRILLO SALSEDO
  MARIA PETRILLO, moglie di Andrea Salsedo,  prima di essere rimandata in Italia con i suoi figli, denunciò per la morte del marito,   il  procuratore generale Alexander  Palmer ,  il direttore del Bureau of Investigation, William Flynn, il sovraintendente del Bureau ,George Lamb, e alcuni agenti coinvolti , in prima persona,  nella illegale detenzione e nei  feroci maltrattamenti  subiti da Salsedo. Persa la causa  Maria Petrillo, , giunta in Italia,  rese pubblica  in una lettera la tragica e ingiusta fine di Andrea Salsedo.  (cf. brano)
Brano da commentare:  « Questo è stato un sequestro di persona  in piena regola […] L’hanno prelevato arbitrariamente, rinchiuso in una cella al quattordicesimo piano del Park Row Building dove si trova   l' ufficio Inchieste  giudiziarie, e in questa piccola cella rimane due lunghi mesi, torturato senza fine perché dica tutto quello che sa sull' attentato   Washington […] Cosa poteva sapere  di un attentato a seicento miglia da qui, a Washington, lui  che non è mai uscito  da New York? Al momento del suo arresto, gli vengono mostrati  dalla polizia  certi manifesti in inglese domandandogli se li conosce. , Sicuro che li conosce:, li aveva composti lui stesso e lo ammise sul campa rapidità, con una sollecitudine che dimostrava la sua buona fede, la sua perfetta innocenza. Gli erano stati dati da stampare nella tipografia dove lavorava e aveva dovuto farli. Erano  in inglese ed egli non conosceva niente di questa lingua. Aveva impresso questo volantino nefasto, lettera dopo lettera, senza conoscerne, senza penetrarne il contenuto sacrilego. Chi lo aveva portato? Andrea è morto senza saperlo. Come lo hanno trattato… Non posso ripensarci senza orrore… La prima volta che andai a visitarlo, l’ho visto livido con delle ecchimosi sul viso, su tutto il viso, sul mento, sulla  guancia, sulla fronte, attorno agli occhi… sfigurato «  ( Lettera di Maria Petrillo, Cronaca sovversiva,  Torino  vol. I n. 15 , 31 luglio 1920)
Bibliografia:  in  Ronald Creagh, Sacco e Vanzetti. Un delitto di Stato,  Zero in condotta, 2017 pp. 91-92.
 
 Nel 1977 , durante un’intervista con Maria Petrillo, dove le si chiedeva della tragedia di tanti anni prima, la donna non nascose la commozione e la rabbia su quanto era avvenuto. (cfr. brano da commentare) 
Brano da commentare: “ E’ stato tanto tempo fa. Fa male ricordare. Ancora oggi non mi capacito di ciò che è successo, so solo che mio marito è stato trattenuto per molto tempo e neanche lui sapeva perché, era spaventato, temeva di essere ucciso. Poi tutto è precipitato, si è trasformato in un tragico destino. Il dolore lo sento ancora dentro e sono ancora arrabbiata. “ ( intervista di Sandro Cassano a Maria Petrillo)

Bibliografia: “ Salvatore Bongiorno, New York, 15 Park Row. La storia dimenticata di Andrea Salsedo, Margana  edizioni, 2019 p. 143

 

ROBERTO ELIA

ROBERTO ELIA ( 1871-1924) Nacque a Catanzaro, quartogenito di una famiglia della piccola borghesia  calabrese. Il padre Raffaele , fabbro,  era proprietario di una bene avviata impresa artigianale che produceva  ringhiere, cancelli, lampadari, ferri di cavallo ecc. La madre , Teresa era invece figlia dell’avvocato   Ambrogio Apollari, uno più stimati esponenti della borghesia locale. Il nonno paterno, Raffaele (stesso nome del padre) era stato membro della setta carbonara del Cavalieri Europei Riformati.  Deludendo alquanto le speranze del padre Raffaele, il giovane Roberto Elia, non proseguì gli studi, dopo le scuole ginnasiali, e  dopo avere svolto il servizio militare a Firenze,  apprese il mestiere di tipografo.  Attratto dagli ideali socialisti, divenne segretario del Partito socialista di Nicastro, facendosi  notare sia per le sue buone capacità organizzative (  promozione di comizi e riunioni, fondazione di leghe di resistenza operaia) e sia per alcuni procedimenti giudiziari avviati contro di lui  per reati di oltraggio e lesioni contro agenti della forza pubblica. Uno dei motivi per cui Roberto Elia si decise ad emigrare negli Stati Uniti fu probabilmente, proprio , l’evitare l’esecuzione  dell’ ultima condanna a  lui inflitta il 25 giugno 1906 a due mesi e 15 giorni di reclusione per lesioni volontarie.  Arrivato negli Stati Uniti si avvicinò subito agli ambienti anarchici  e in particolare alla tendenza anti-organizzativa, che faceva capo al giornale  Cronaca Sovversiva, diretto da Luigi Galleani, di cui divenne ben presto collaboratore e, nel 1910, amministratore . L’allontanamento dal socialismo e l’adesione all’anarchismo covava comunque in Roberto Elia già da tempo e risaliva probabilmente alla sua esperienza nelle fila socialiste svolta da giovane in Calabria. (cfr. brano da commentare)

Brano da commentare: “  … Ma è vecchia tattica socialista, messa in opera con più energia e migliori risultati in altri tempi nei quali di sindacalismo non si parlava ed il mestiere di sovversivo era un po’ pericoloso ( si rischiava la galera), tanto pericoloso, che gli onorevoli socialisti dell’arrivismo, ammaestrati dagli avvenimenti, visto che la folla “ molto disorganizzata” di quei tempi aveva preso sul serio le loro chiacchere e la rivoluzione la voleva fare “sul serio”, messa sugli altari la “Beata  Prudenza” ed in cantina il loro rivoluzionarismo da palcoscenico, si diedero ad “organizzare” ed ammansire il proletariato accontentandolo di riformette e d’altri zuccherini del genere. Fecero tutto brillante carriera, sì, sì, quei burloni di socialisti e quando l’armento indocile osò di nuovo  scavalcare il chiuso del legalitarismo impostogli nel decalogo de “l’organizzazione” e in nome del diritto alla vita irruppe nelle piazze e fu mitragliato, gli onorevoli burloni del socialismo  ne tolsero pretesto per far la voce grossa in  parlamento e dilatare l’aureola di popolarità senza nulla rischiare. …” ( Elia Roberto, Intorno ai sindacati, il sindacalismo dei sindacati? In Cronaca Sovversiva, Lynn, Massachusetts, Anno XII n. 9 del 28. 2. 1914)

Bibliografia:  Aldo  G. M. Ventrici, Roberto Elia. L’anarchismo antiorganizzatore negli Stati Uniti di primo ‘900, La rondine, 2019, p. 250

Con l’entrata nella  Prima Guerra Mondiale degli Stati uniti la situazione degli emigrati italiani e soprattutto quelli anarchici si complicò. Infatti  Il Congresso degli Statu Uniti, su iniziativa del presidente Wilson decretò che ogni cittadino americano o non doveva obbligatoriamente registrarsi negli elenchi delle commissioni di leva e che “ciò avrebbe costituito un atto di adesione alla legge di coscrizione.  Luigi Galleani contestò duramente questa legge e invitò a trasgredirla.  (  brano da commentare

Brano da commentare: 1)  “ Oggi gli anarchici non sono tenuti alla coscrizione obbligatoria, ma domani cosa succederà? Supponiamo che a causa della guerra vengano costretti sa lavorare nelle fabbriche o nelle camoagne, cosa fare allora?. Una volta che vi sarete registrati, le autorità vi avranno nei loro schedari; saranno in grado di trovarvi quando vorranno[…] La registrazione obbligatoria viola il tredicesimo emendamento della costituzione che proibisce la servitù involontaria […]  Non bisogna collaborare con chi fa la guerra. Se rifiutiamo di registrarci a migliaia sarà difficile per le autorità di arrestarci tutti. E nemmeno ci manderanno nell’esercito, ben sapendo che non perderemo alcuna opportunità di sabotare lo sforzo bellico. Al massimo saremo incarcerati per un anno. Valutate e decidete. Labufera si avvicina velocemente e le autorità ne hanno paura. Il vecchio mondo sta crollando, vacilla , è sull’orlo del collasso. “ ( Luigi Galleani (Mentana) Matricolati ! in Cronaca Sovversiva, 26 maggio 1917);

Bibliografia: Paul Avrich, Ribelli in paradiso. Sacco Vanzetti e il movimento anarchico negli Stati Uniti,  a cura di Antonio senta Nova Delphi, 2015, pp. 112-113

Tra gli anarchici che non si registrarono e passarono illegalmente la frontiera con il Messico vi fu Roberto Elia,  che là si unì a  Nicola Sacco, Bartolomeo Vanzetti, Umberto Postiglione, Umberto Coda  e altri, dove rimasero per alcuni mesi, nella comunità cooperativa di Monterrey, per poi tornare  negli USA.  ( brano da commentare)

Brano da commentare: “ Alcune decine di anarchici italiani passarono il confino meridionale stabilendosi nel Messico. Vi fu in seguito, chi insinuò che ciò facessero per viltà. Nulla di più falso. L’idea di andare in Messico era sorta nella mente di alcuni valorosi compagni allarmati dall’idea che, restando negli Stati Uniti, avrebbero potuto essere messi nella impossibilità fisica di partirne per andare in Europa dove la rivoluzione scoppiata in Russia nel febbraio di quell’anno prometteva di estendersi in tuto il continente. Scomparso pertanto questo pericolo, e constatata la possibilità di ripassare il confine messicano, quei compagni rientrarono infatti negli Stati Uniti dove ripresero il loro posto nella lotta”. (  1914-1945.  Anonimi Compagni ,Un trentennio di attività anarchica)

Bibliografia: Anonimi Compagni  1914-1945. Un trentennio di attività anarchica Samizdat 2002. Cfr. anche  Ronald Creagh, Sacco e Vanzetti. Un delitto di Stato, Zero in condotta, 2017 pp .84-85

 Contrariamente alle loro aspettative gli anarchici , che tornarono dal Messico, trovarono negli Usa una situazione fortemente repressiva nei confronti degli anarchici e dei comunisti. La  paura ( Red Scare) di una estensione della rivoluzione russa nel proprio territorio determinò tutta una serie di provvedimenti   liberticidi dei diritti civili come l’ “ Espionage Act” ( giugno 1917 , che prevedeva  la condanna sino a 20 anni di prigione per chi contestava la coscrizione, incoraggiando la diserzione o manifestando  atti di antipatriottismo ( a incorrere in questo reato vi furono, tra altri, Emma Goldman,  Sasha Berkman, Luigi Galleani)“. Nel maggio del 1918 il Congresso degli Stati Uniti varò la “Sediction Act” ,  in cui si rafforzava quanto già era contenuto nell’ “Espionage Act“,  riducendo  al limite la libertà di espressione ( sulla base di questo atto venne condannato a 10 anni di prigione il noto socialista Eugene Victor Debbs per avere tenuto un discorso contro la guerra.) Finita la guerra queste misure repressive non cessarono e nell’ottobre 1918 diventò legge la “Anarchist Exclusion Act”, che prevedeva , tra l’altro, l’ espulsione immediata, senza processo,  mediante procedure unicamente amministrative degli anarchici “indesiderati”. Sempre più frequenti furono poi, nel 1919,  le retate indiscriminate contro gli anarchici,  cosiddette“ Palmer Raids “ dette così dal nome del responsabile del dipartimento della Giustizia, Alexander Mittchell Palmer. (brano da commentare)

Brano da commentare:  “ Il ministro della Giustizia Palmer, nel frattempo,  ha scatenato una caccia spietata agli anarchici del gruppo galleanista, che accusa – senza prove -  di aver tentato di ucciderlo con una bomba posta sull’uscio di casa, il 1° maggio 1919, e di aver fatto esplodere alcuni pacchi postali, il 2 giugno successivo, diretti a personalità  politiche in sette  diverse città americane ( Washington, Boston, New York, Filadelfia,  Pittsburg,  Cleveland e Paterson) Il pretesto delle bombe “ammaestrate” serve in realtà al governo americano per “fare pulizia di tutti i rossi” che negli USA solidarizzano in quel tempo con la rivoluzione bolscevica. “ ( N. Musarra, Elia Roberto in Dizionario Biografico degli Anarchici Italiani, …)

Bibliografia: N. Musarra, Elia Roberto in Dizionario Biografico degli Anarchici Italiani Volume  A-G, BFS edizioni, 2000 p. 548

A complicare ulteriormente le cose apparvero  in quel contesto due manifestini, intitolati il primo “ God Head! ( Avanti!) firmato “ The American Anarchists” ( primo brano9 e il secondo  ( intitolato “ Plains Words “ ( Parole Chiare) firmato “ The Anarchist Figthers” ( Combattenti anarchici),  (secondo brano) dal tono fortemente minaccioso. Estraggo alcune  delle frasi più significative di entrambi.

Brani da commentare: “ I vecchi fossili al potere negli Stati Uniti vedono rosso! Sentendo vicina la loro distruzione, hanno deciso di fermare la bufera facendo passare la legge sulla Deportazione che colpisce tutti i radicali stranieri. […] La deportazione non impedirà che la tempesta raggiunga queste rive. La bufera è all’interno e molto presto esploderà e si abbatterà su di voi e vi annienterà nel sangue e nel fuoco. Voi non avete mostrato alcuna indulgenza nei nostri confronti. Noi faremo lo stesso. E deportateci! Noi vi faremo saltare in aria” O tutti deportati o tutti liberi !... “ ( Go-Head! Volantino del febbraio 1919) ; 2) “ …Non dite che agiamo da codardi perché restiamo nascosti, non diteche è un abominio; è guerra, guerra di classe, e voi per primi l’avete scatenata con la copertura delle potenti istituzioni di ciò che chiamate ordine, nel buio delle vostre leggi, dietro le armi dei vostri schiavi imbecilli. […] Ci sarà spargimento di sangue, non ci tireremo indietro. Ci sarà da uccidere, e uccideremo, perché è necessario. Ci sarà da distruggere, e distruggeremo per liberare il mondo  dalle vostre istituzioni tiranniche. Siamo pronti a fare di tutto, qualsiasi cosa per sopprimere la classe capitalista; proprio come voi state facendo di tutto per sopprimere la rivoluzione proletaria “ ( Plain Words. Volantino del giugno 1919)

Bibliografia:  Aldo  G. M. Ventrici, Roberto Elia. L’anarchismo antiorganizzatore negli Stati Uniti di primo ‘900, La rondine, 2019,  La  versione integrale in inglese e in italiano di questi manifestini è a pp. 317- 324

Pur disponendo  con questi manifesti di una esplicita rivendicazione  “anarchica” degli attentati  unita al  consolidato pregiudizio della polizia nei confronti degli anarchici galleanisti, passarono mesi senza raccogliere alcuna prova o indizio  concreti ( d'altronde questi non furono trovati mai neanche dopo gli assassinii di Salsedo, Sacco e Vanzetti). L’ ira di Palmer e della stampa borghese cresceva sempre di più. . Un’apparente passo in avanti nelle indagine  avvenne grazie  all’ infiltrazione tra gli anarchici dell’ informatore del  bureau of  Investigation  (agente D5) Eugenio Ravarini,  che già ex carabiniere in Italia, si finse per mesi un anarchico antiorganizzatore. tra i più estremisti e indicò come  persone che potevano essere a conoscenza  di fatti collegati alle indagini  i tipografi Beniamini Mazzotta e  Ludovico Caminiti , i quali indicarono,dopo alcune minacce,  come probabile stampatore di  “ Plain Words”, Roberto Elia,  che , insieme ad Andrea Salsedo, era editore del giornale anarchico  “L’Ordine “. Durante una perquisizione della abitazione  di Elia fu trovata una pistola non denunciata e ciò fu sufficiente per essere arrestato e rinchiuso in cella alla Stazione di polizia di Brooklin. Intanto anche  Salsedo era stato arrestato e condotto  illegalmente nella sede di New York  del Bureau of  Investigation al 14 ° piano dell’edificio numero 21 di  Park Row, dove poi fu raggiunto anche da  Roberto Elia. Il 3 maggio il cadavere di Salsedo fu rinvenuto sul marciapiede dell’edificio n. 21 di Park Row. (vedi sopra) e pochi giorni dopo la morte di Salsedo Roberto Elia  fu trasferito a Elis Island e infine  imbarcato per l’Italia.  (brano da commentare)

 Brano da commentare:  “Ad Ellis Island vi dimorai circa tre mesi e cioè dal 5 maggio al 7 agosto 1920, giorno della mia partenza per l’Italia in seguito alla conferma del decreto di deportazione contro di me pronunziato dal Segretario del lavoro. […] I miei interrogatori furono parecchi e si prolungarono oltre il normale, sia per la quantità dei carichi che pesavano su di me, sia perché, dopo i primi due, e quando la mia deportazione era stata fissata per il 18 giugno 1920, - in seguito agli attacchi della stampa contro il governo ( e specialmente contro il Ministro della Giustizia, Palmer) per la mia lunga ed illegale detenzione, il ministro del lavoro si determinò a sospendere per un mese  il decreto di espulsione, durante il quale si riaprirono le indagini sul mio conto, e i diversi procuratori generali – quello del governo centrale- quello dello  Stato- quello della contea di Brooklin- si palleggiarono la responsabilità e finirono col rinunziare a perseguitarmi, abbandonandomi di nuovo nelle mani del Segretario del Lavoro. E il 7 agosto 1920, mi mandarono fuori e definitivamente  dalla deliziosamente “Free Country”… .”. ( Roberto Elia, Su Sacco Vanzetti  in Il Vespro Anarchico, 22 novembre 1921)

Bibliografia:  Aldo  G. M. Ventrici, Roberto Elia. L’anarchismo antiorganizzatore negli Stati Uniti di primo ‘900, La rondine, 2019, p. 354-355

Tornato in  Calabria, fu sottoposto a una persistente sorveglianza poliziesca, che non gli impedì comunque di scrivere alcuni articoli, su invito di PAOLO SCHICCHI  (cfr. infra post ANARCHICI/E AL CONFINO) sulla rivista quindicinale  Vespro anarchico. Sul breve, ma intenso rapporto con BRUNO MISEFARI ( organizzazione del Primo Convegno Anarchico  Calabrese  e  il progetto ,   sempre con Misefari,di  fondare una rivista , di cui si annunciò anche il nome Pane e Libertà  , ma che poi non si realizzò per mancanza di fondi e per l’ascesa al potere del fascismo  (cfr. post BRUNO MISEFARI). Gravemente malato, Roberto Elia  morì nel 1924

                                                                                                                                                   



MAX SARTIN  (pseudonimo di RAFFAELE SCHIAVINA)  ( 1894-1987) . Militante  anarchico. Emigrato NEGLI Stati Uniti nel 1912,  a 18 anni, aderì ben presto alle idee anarchiche  e divenne redattore e amministratore  della rivista italo-americana,  “Cronaca Sovversiva, fondata e diretta da  LUIGI GALLEANI, di cui fu stretto collaboratore e amico. Nel 1919 furono entrambi espulsi  dall’ America per la loro opposizione  alla prima guerra mondiale e inviati in Italia , dove  Sartin fu immediatamente arrestato per diserzione  e arruolato.  Congedato. Riprese la collaborazione con Luigi Galleani nella versione italiana di Cronaca Sovversiva sino a quando questa rivista nel 1920 fu soppressa dalle autorità. Imprigionato per essere sospettato di far parte degli “Arditi del popolo” , appena libero, si recò in Francia , dove fondò e diresse il settimanale anarchico Il monito.  In seguito a un riuscito attentato contro un console fascista fuggì dalla Francia e si stabilì  negli Stati Uniti , dove dal 1928 al 1972  diresse la rivista , assai diffusa tra gli italo-americani, L’ Adunata dei refrattari .  Fu amico  di  MICHELE SCHIRRU  e di CLEMENT DUVAL,  nel periodo in cui essi vissero negli Stati Uniti.  La sua ricca  collezione di pubblicazioni anarchiche e  una fitta documentazione riguardante il movimento fu donata dopo la sua morte all’ Archivio Pinelli. Sulla violenza durante la rivoluzione , Max Sartin, rivendicò il diritto/dovere di usarla percombattere l'oppressione e lo sfruttamento. (cfr. brano)
Brano da commentare ; “  Tutti gli anarchici – ad eccezione, ripeto, dei tolstoiani purissimi – ammettono la rivolta contro la tirannia e contro il tiranno, contro lo sfruttamento e gli sfruttatori , comunque si ammantino, ed a resistere, ad abbattere la loro opera nefasta, invocano tutta la forza possibile, giustificano tutte le violenze necessarie, fino alla soppressione fiisa degli istituti e delle persone.  Gli anarchici non sono, d’altronde, i soli, a sostenere  la moralità della violenza rivoluzionaria. […] La resistenza al male è il primo dovere d’ogni essere che rispetti se stesso e Iipropri simili.  In pratica , la distinzione tra il male e il bene non è sempre facile.  Così non sempre è facile la distinzione tra la forza che opprime e sfrutta e la forza che libera ed emancipa combattendo l’oppressione e lo sfruttamento. Ed è avvenuto spesso, nelle rivoluzioni, che chi impiegava la vigilia, la forza e la violenza per combattere l’oppressione e lo sfruttamento, se ne serviva, l’indomani, per opprimere e  sfruttare a sua volta. Ma non è colpa della dottrina anarchica se vi sono uomini che non la comprendono o non  la applicano[…]  La dottrina dell’anarchia addita  una via logica coerente, efficace, circa l’impiego della forza e della violenza; e l’esperienza insegna che quella è la via buona della vittoria e dell’emancipazione sociale. Chi s’allontana da quella via, non ha che da rimproverare a se stesso le delusioni a cui va incontro. Combattere con tutte le forze chiunque si metta in testa d’imporre ad altri la propria volontà con la violenza; guardare dal cadere essi stessi nella medesima aberrazione: questa è la linea di condotta che la dottrina anarchica traccia a coloro che la professano. Seguendo questa linea sempre, prima, durante e dopo la rivoluzione, gli anarchici daranno ala causa del progresso e dell’emancipazione il massimo contributo” ( Max SartinL’adunata dei refrattari  vol. XVI n. 33 , 21 agosto 1937)
Bibliografia: L’ adunata dei refrattari, Barricate e decreti . Spagna 36-37 la rivoluzione infranta, Gratis 2012 pp.  232-233
Senza voler rinvangare vecchie polemiche, di cui  devo confessare di sapere ancora troppo poco,  mi sembra, tuttavia,  che, in questo contesto,  non si possa tacere la campagna condotta da  Max Sartin e dagli adunatisti contro Carlo Tresca, accusato di essere una spia fascista .  Purtroppo questa triste pagina della storia del movimento anarchico, non è stata l’unica. Fin troppo spesso le polemiche tra  compagni , di diversa tendenza,   raggiunsero livelli   di esasperata violenza. Per fortuna, a differenza di altri tristi  dissensi tra anarchici, ,  questo diverbio tra i galeanisti e Tresca  non trascese mai un livello puramente verbale e , inoltre, per quanto ne so, Tresca, pur essendo quello più sottoposto ad attacchi infamanti,  tentò più volte la via della conciliazione. Comunque , al di là di questa specifica vicenda, mi sembra che siano da meditare   le  considerazioni di Malatesta espresse in questa occasione sull’ Adunata dei refrattari e che purtroppo rimasero inascoltate.  (cfr. brano)
Brano da commentare: “ ... nel momento in cui la concordia e l’unità sono ancora più necessarie, è penoso che gli uomini che combattono per la stessa causa sprechino le loro forze attaccandosi l’un l’altro nel modo più indecoroso “   ( Errico Malatesta L’adunata dei refrattari, 11 gennaio 1930)
                                                                              

   Un’altra italo-americana anarchica fu  GABRIELLA (ELLA) ANTOLINI (1899-1984) . Ad otto anni fu portata per la prima volta, insieme ai suoi fratelli e a sua sorella, dai suoi genitori  Sante e Maria negli Stati Uniti , ove si recavano per cercare lavoro  ed una vita più dignitosa. Delusi, tornarono  per un breve periodo di tempo in Italia e poi nel 1913,  ritentarono, nuovamente speranzosi,  la fortuna e si stabilirono definitivamente in America. A 14 anni Ella trovò lavoro in una fabbrica di cuscinetti a sfera e, conquistata da ideali libertari, iniziò a frequentare circoli libertari di tendenza, per lo più , antiorganizzatrice e “galleanista” (cfr. post su “LUIGI GALLEANI), dove tra le tante attività, si rappresentavano anche spettacoli teatrali di contenuto sociale. Divenne ben presto una delle attrici più  acclamate e particolare successo ebbe la sua recitazione  nel ruolo di  “Linda José “ in “ Primo Maggio” di Pietro Gori. A 16 anni sposò il simpatizzante anarchico Augusto (Gugù) Segata. Tra il 1916 e il 1918, a causa della guerra e della paura per quel che stava avvenendo in Russia, la classe operaia subì attacchi violentissimi da parte della borghesia capitalista ( per es. il linciaggio del leader dell’ IWW , FRANK LITTLE (1879-1917) e i 17 militanti dell’IWW consegnati dalla polizia a uomini del trust del petrolio che li frustarono a sangue e poi li coprirono di catrame e piume ). A tali attacchi la classe operaia cercava di rispondere con i pochi mezzi di cui disponeva, tra cui il più facile da procurarsi era la dinamite. Nel 1918 Ella Antolini  scelta , da alcuni rivoluzionari, probabilmente per la sua  giovane età ed aspetto fisico,  per trasportare in treno a Chicago alcuni candelotti di dinamite, arrivata alla stazione di quella città .fu arrestata . Nei giorni seguenti la stampa borghese imbastì, in fretta e furia, un “caso Linda Josè “ ( era il nome che la giovane in memoria della protagonista di “Primo Maggio” aveva dato alla polizia) e  dopo averla soprannominata “Dynamite girl” sparse su di lei grossolane calunnie  , tentando persino di coinvolgerla insieme a un suo fratello in un omicidio.  Durante il processo il “caso” fu notevolmente ridimensionato e non potendo dimostrare che la dinamite servisse per un attentato fu infine condannata a 18 mesi e 2000 dollari di multa per il solo trasporto di  materiale esplosivo. In prigione divenne amica della socialista Kate  O‘ Hare e dell’anarchica Emma Goldmann, con cui formò una cosiddetta “trinità” che riuscì, tra l’altro, grazie soprattutto  all’ appoggio esterno del marito della O’ Hare, a smascherare le illegalità e gli abusi di potere delle autorità carcerarie di quella prigione. Uscita di prigione divorziò da  Augusto Segata e sposò il sarto Jerome Pomilia , da cui ebbe due figli , Febo e Linda. Alla fine degli anni trenta divorziò anche da Jerome e  si unì a Vincenzo  Venchietutti e più tardi lasciò anche lui e andò a vivere in Florida dove morì. Non abbandonò mai le idee anarchiche ed ebbe costanti scambi epistolari con Emma Goldmann e Mollie Steimer. Di Ella è rimasta una bella descrizione nelle memorie della Goldmann ( cfr. brano) . 
Brano da commentare: “ La prigione era stata messa in quarantena e tutte le visite erano state sospese, ad eccezione naturalmente dell’uscita dei prigionieri che venivano rilasciati e dell’arrivo dei nuovi. Tra questi ultimi, piuttosto numerosi, vi fu Ella. Era stata arrestata in seguito a un’imputazione federale e mi portò ciò di cui tanto sentivo la mancanza: la possibilità di una comunicazione intellettuale con una persona amica. Le mie compagne di prigionia erano state gentili con me e mi ero sentita circondata dal loro affetto, ma appartenevano a mondi diversi. Le avrei rese consapevoli della propria mancanza di strumenti se avessi riversato su di  loro le mie idee o discusso dei libri che leggevo. Ella, invece, pur essendo ancora una ragazza, condivideva la mia concezione della vita e i miei valori. Di famiglia proletaria, sapeva cosa fossero la miseria e la durezza della vita; era forte e possedeva coscienza sociale. Ma era anche gentile e affettuosa, e come un raggio di sole  portò allegria tra le recluse e a me una grande gioia. Le altre donne la assediavano con avidità, anche se per loro costituiva un enigma. “ Per che cosa sei qui?” le chiese una reclusa. “Per furto?” , “No.” “ Adescamento?”. “No.” . “ Spaccio di droga?” “ No, niente di tutto questo” rispose Ella  ridendo . “ Beh, e allora che cosa hai fatto per esserti beccata diciotto mesi?” “ Sono un’anarchica” rispose Ella ed le ragazze troarono buffo che uno finisse in prigione “solo per essere qualcosa”” (  Emma  Goldman, Vivendo la mia vita  1917-1928)
Bibliografia:   Emma  Goldman, Vivendo la mia vita  1917-1928), Zero in condotta  1993 p. 33. Cfr anche  Filippo Manganaro, Dynamite girl. Gabriella Antolini e gli anarchici italiani in America, Nova Delphi, 2013 , p. 127.                                                                    
 
 

 
Nota: Sugli anarchici  italoamericani negli  USA, cfr. anche il post ITALO-AMERICANI NEGLI USA ( 1), il post  “CARLO TRESCA”  e il  post  “NICOLA SACCO  E BARTOLOMEO VANZETTI”

 
 
 
 

 

 
 
 

 
 
                                                                           

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