sabato 30 aprile 2011

ANARCHICINI: * LA COLUMNA DE HIERRO; JOSE’ PELLICER (1912-1942); GINO BIBBI ( 1899-1999); ERNESTO DANIO (1880-1966); MARIA BIBBI (1895-1993)

NOTA: La differenza dei caratteri ( grassetto,  tipi di carattere ecc), che, sovente si presenta anche in questo post, tra un brano e l'altro, non è voluta.



              

  COLUMNA DE HIERRO:  La Colonna era composta dagli elementi più “valenti" ed intrepidi, pieni di audacia e di fede nelle loro idee sovversive, della CNT, (Confederacion General del Trabajo) e della FAI (Federacion  Anarquista Iberica), per lo più  contadini e operai. Lo spirito libertario e rivoluzionario della Colonna è ben espresso anche dalla  canzone della Colonna  ( cfr. canzone da commentare ), di cui , per ragioni di spazio, cito solo i primi versi.

Canzone da commentare: “ Colonna di ferro / di ferro forgiato / Colonna di ferro / del proletariato. / Fucili che sputano disprezzo / contro la reazione /  Fucili che ruggiscono e cantano / la Rivoluzione / Fucili che mirano all’infinito / con un tiro che spaventa la borghesia /; fucili che sparando  ci lasciano scritto / il conto guerriero delle loro rivolte / Colonna di ferro ! /.... “ (  Testo di Muro  , Colonna di ferro in  Fragua Social, 17 -9- 1936 )
Bibliografia : La traduzione italiana della  canzone della Colonna di ferro si trova in Abel Paz, Cronaca appassionata della Columna de hierro, autoproduzioni fenix,  2006 pp. 48- 50
 
 
JOSE' PELLICER (1912-1942) Nato in una  famiglia agiata,  Josè Pellicer, da alcuni considerato come il "Durruti valenciano",  aderì, a 18 anni  al movimento anarchico dove esercitò una persistente critica ad ogni manifestazione, al suo interno, di burocratizzazione. Dopo il fallimento del colpo di stato militare del 19 luglio 1936, Josè Pellicer  fondò, a Valencia, assieme a RAFAEL MARTI (  detto Pancho Villa,) la COLUMNA DE HIERRO  (Colonna di ferro), che partì immediatamente  per il fronte   verso Teruel. Importanti mezzi di comunicazione  per le idee e le azioni della Colonna furono la rivista   Nosotros , il quotidiano (quando era possibile)  Linea de fuego  e numerosi manifesti e comunicati.   La Colonna dette inoltre  un assiduo sostegno alle iniziative rivoluzionarie (collettivizzazioni, ecc.) dei territori che attraversava. Dopo la militarizzazione, imposta nel marzo 1937, la Colonna prese il nome di   83 ma brigata mista e Pellicer  fu il suo comandante ufficiale (con una breve interruzione dovuta a un periodo di detenzione  nelle carceri di Barcellona,  voluta pretestuosamente dal  SIM (Servicio de Informacion  Militar, controllato dagli stalinisti).   Catturato dai franchisti fu fucilato insieme al fratello nel 1942. 
Brano da commentare:  " La nostra Colonna nacque dal niente. […] Sono venuti nella nostra Colonna di ferro , perché di ferro era la loro tempra e dura come il ferro era e sarà la nostra lotta. Siamo ribelli e sosteniamo l’egemonia della ribellione. Combattiamo nella guerra e nella rivoluzione. Al fronte, all’avanguardia con le armi mosse dai muscoli. E nelle retrovie della città con le armi del cervello. Alcuni ci odiano, altri ci amano. Ma questi ultimi sono gli operai, che vedono in noi le fedeli sentinelle dei principi rivoluzionari. [….] Siamo calunniati e dichiarati eretici. Ma la nostra eresia ci onora…. […] Gioventù e ferro. Per questo , per ciò che siamo, vinceremo” ( da “ “Questo siamo”  su Linea de fuego , 1936.)
 Bibliografia: in Abel Paz, Cronaca appassionata della Columna de hierro  autoproduzioni fenix 2006, p.  140 e 142
  
 
 

Mi limito a ricordare tra i miliziani della Columna PEDRO PELLICER, fratello di José.  Combatté durante tutta la guerra civile nella Columna de Hierro.  Fu fucilato  dai franchisti, nel 1942, a  Paterna, presso Valenza insieme al fratello, José .   RAFAEL MARTI  ,  detto Pancho Villa, operatore cinematografico,  fu uno dei principali  animatori della Columna de Hierro . Morì  combattendo  a Puerto Escandon  il 20 agosto 1936. ELIAS MANZANERA:  operaio ebanista  e impegnato nel settore dell’indformazione e della radio . A lui si devono informazioni sulla  storia e sulla composizione della  colonna . MARIA PEREZ DELLA CRUZ , DETTA “La Giambalina”. Militò nella “ Columna de Hierro” . Fu ferita  gravemente durante la battaglia di Puerto Escandon nell’agosto 1936.  Dopo la vittoria franchista subì numerose vicende giudiziarie e penitenziarie sino alla  sua fucilazione nel 1942 a Paterna nel 1942.  Oltre alla Jambalina vi furono altre donne che combatterono nella Colonna de Hierro come , per esempio,  CARMEN  e TERESA PIQUIER ( definita dai suoi compagni " una bandiera in combattimento" ,  PAQUITA e REMEDIOS GOMEZ,  JOSEPHINA DOMINGUEZ, PEPITA CASTILLO e MATILDE PROSPER, di cui purtroppo non ho trovato nessuna notizia ed immagine. 


                               DUE MILIZIANE DELLA COLUMNA DE HIERRO                                        
 Di due di esse, di cui non ci è pervenuto il nome,  si ha, invece,  qualche notizia grazie al Documento historico ( La Columna de hierro) di  Elias Manzanera. (cfr. brano) 
Brano da commentare:  “ Erano bionde, occhi azzurri, candide. Appartenevano alla Colonna fin da quando si scavarono le prime trincee.  Né il comitato, né il delegato di centuria parlarono quasi mai con loro. Erano due donne che non chiedevano  mai nulla .  Stavano sempre in prima linea e in tutti gli attacchi combattevano bene.  Non chiesero mai il permesso di andare nelle retrovie. Poche volte scendevano al paese. Nessuno le molestava, infondevano rispetto. Non si sapeva da dove venivano né quali erano i loro nomi. Quando la Colonna tornò a Valencia per militarizzarsi., le due giovani combattenti entrarono nell’ Accademia  Militare.  Qualche tempo dopo le vidi che prendevano un caffè al Bar Balanza, con le loro fiammanti divise da tenente, erano uscite dall’ Accademia con quel grado.  Mi spiegavano che erano destinate al fronte di Madrid. E ci congedammo con un “ Hasta luego…” . Alcuni mesi più tardi  le vidi per l’ultima volta al Comitato di Difesa. Una di loro aveva appena  lasciato l’ospedale dove era stata ricoverata in seguito ad una ferita in combattimento. Le invitai a colazione e, prima di lasciarci, abbracciandole fraternamente diedi loro alcuni pacchetti di sigarette. Non so perché sentii che non le avrei mai più riviste. Mi colse una violenta angoscia. Alcuni mesi  più tardi il Comitato mi diede la triste notizia: “ Le due giovani erano cadute lottando con abnegazione al fronte delle loro rispettive compagnie”.  ( Elias Manzanera, Documento historico.. )
                                                                             
                                           INCONTROLADO                                                               
 Vi fecero parte anche  detenuti  politici e comuni , che appena  liberati  dal carcere di San Miguel de los Reye, andarono  a combattere nelle file della colonna al fronte. (cfr. brano)

Brano da commentare: “  I prigionieri comuni che furono liberati allo scoppio del movimento, si misero alla testa dei miliziani in un’ondata di fervore e di entusiasmo […]  Questi compagni godevano della nostra più completa fiducia. Li conoscevamo tutti bene. Man mano che si presentavano i compagni di San Miguel  de Los Reyes , venivano iscritti alla Colonna quelli che per il loro comportamento retto e onorevole si erano portati da uomini nel carcere. E si  comportarono splendidamente . Non come dicono i pennivendoli venduti un tanto a riga . […] Infamie e calunnie che si lanciarono contro uomini che si erano guadagnati il rispetto di tutti e di ognuno”  (Elias Manzanera, Documento historico. )
Bibliografia:  in Abel Paz, Cronaca appassionata della Columna de hierro, autoproduzioni fenix 2006   (infra foto).  Cfr. anche Protesta . Davanti ai libertari del presente e del futuro . Sulle capitolazioni del 1937 di un incontrolado della Colonna de hierro, Nautilus 2006 pp. 36-39., dove vengono citate alcune opinioni favorevoli  (tra cui un’intervista alla capitana poumista,  Miki Etchebere del 1976) ed altre sfavorevoli  sulla partecipazione dei detenuti comuni  alla Columna de Hierro
 
 Un documento fondamentale per comprendere lo spirito libertario e rivoluzionario che esisteva all' interno della Columna  de Hierro fu, oltre agli articoli sulla vita quotidiana al fronte, pubblicati nel giornale della colonna, Linea de fuego,  il famoso "Testamento di un incontrolado", che si autopresenta, tra l'altro, come un ex detenuto comune, di cui riporto qui  un breve, ma, a mio parere, significativo estratto. (cfr. brano) .
Brano da commentare: ".... Io sono stato in caserma, là ho imparato a odiare. Sono stato in galera e là, in mezzo alle lacrime e alle sofferenze, stranamente, ho imparato ad amare, ad amare intensamente. In caserma sono stato sul punto di perdere la mia personalità, tanto era il rigore che subivo poiché mi si voleva imporre una stupida disciplina. Nel carcere attraverso varie lotte, ho ritrovato la mia personalità, diventata sempre più ribelle ad ogni imposizione.  Là appresi a odiare da cima a fondo tutte le gerarchie: in carcere, in mezzo al dolore più angoscioso ho imparato ad amare i disgraziati,  i miei fratelli,  conservando puro e limpido il mio odio per le gerarchie  inculcate in caserma. Carceri e caserme sono la stessa cosa: dispotismo e libero sfogo della malvagità per alcuni e sofferenza per tutti. […] Caserme…galere…vita indegna e miserabile. […]  nelle trincee eravamo felici. […] e tutti contenti. Perché?  Perché nessuno era superiore a nessuno. Tutti amici, tutti compagni, tutti guerriglieri della rivoluzione.... "(da “ Il Testamento di un incontrolado  della Columna de  hierro")
 Bibliografia: in Abel Paz, Cronaca appassionata della Columna de hierro  autoproduzioni fenix 2006,  p. 108  e cfr. anche  PROTESTA davanti ai libertari del presente e del futuro sulle capitolazioni del 1937 di un " Incontrolado" della Colonna di ferro  , Nautilus, 2006 pp. 15-28.  Consiglio di leggere questo appassionante documento per intero. Per quanto ne so, il primo a rilevare la   straordinaria importanza di questo "testamento" è stato Louis Mercier Vega, Increaveables anarchistes, traduzione italiana La pratica dell'utopia, Edizioni Antistato , 1978, pp. 125 ss.
 
Con il progressivo consolidamento, in senso autoritario e militarista, del nuovo Stato,  la tensione , poi, tra le forze governative repubblicane e  le iniziali conquiste rivoluzionarie proletarie , difese dalla "Columna de Hierro" raggiunse  il culmine  quando tra  il febbraio e  il marzo del 1937 molti villaggi  collettivizzati del Levante, (per esempio: Llombay, Alginet, Altea, GandiaCulleraCarcaixent, Buriana  ed altri )  furono attaccati dalle guardie d’assalto e carabineros su  ordine del governo Caballero e su pressione del Partito Comunista  spagnolo .  L' episodio più grave, avvenne  a Vinalesa l’8 marzo 1937 . (cfr. brano)  
Brano da commentare: “ L’occupazione della Guardia de Asalto, 8 marzo ’37 di un locale operaio a Vinalesa provocò violenti incidenti. Si produsse immediatamente una forte mobilitazione della zona, che fu seguita dall’arrivo di numerosi militi della Guardia de Asalto e di Carabineros, con un distaccamento d’artiglieria ( carri armati e mitragliatrici). La Colonna  di Ferro mandò due battaglioni da Segorbe. Ci furono combattimenti a Vinalesa, Alfara, Tabernas Blancas e Moncada, fino all’arrivo di García Oliver e  del Comitato Nazionale. Bilancio: 4 morti della CNT e 11 della  Guardia de Asalto. Nondimeno, dopo i combattimenti, il Ministro dell’interno [ Galarza, NdT] fece occupare la zona ed imprigionare a Torres de Quart, carcere medioevale di Valencia, più di 200 libertari, 92 della Colonna di Ferro.  In seguito a questi eventi, il Governo pubblicò una nota che attribuiva la responsabilità dei fatti a  provocatori imboscati nella CNT. Risultò sorprendente che il Comitato Nazionale della CNT facesse lo stesso discorso. [...]  Durante  l'Assemblea plenaria dei contadini della CNT del Levante del 15 marzo del '37” il Comitato Nazionale fu accusato di sabotare la rivoluzione. E quando volle eludere la propria responsabilità negli arresti, accusando supposti imboscati a Vinalesa, provocò furiose proteste. ..." (Abel Paz, Cronaca Appasionata de ….)
 Bibliografia:  Abel Paz, Cronaca appassionata della  Columna de Hierro ,  autoproduzioni  fenix 2006, pp. 206 e 207 . Cfr anche  Burnet Bolloten, La guerre d’Espagne. Révolution et contre-révolution (1934-1939), Agone.Memoires sociales 2014, pp. 468-469, dove vi è la versione governativa dei fatti tratta da un rapporto del ministro Galarza.

  I vertici  della CNT , ormai inseriti nella compagine governativa,  autorizzarono, in nome dell'unità antifranchista,  l’arresto di miliziani e contadini, ma di fronte alla grande protesta  dei militanti di  base si raggiunse, infine, sebbene con molta lentezza, alla liberazione degli arrestati .
     
                                                              
MILIZIANI DELLA COLUMNA DE HIERRO ALL'ASSALTO
  
 Con l'avvento, su pressione degli stalinisti, della  militarizzazione  , alla fine anche i miliziani della "Columna de Hierro,  dovettero accettarla (cfr. post: LOS MILICIANOS...),  anche se le loro  convinzioni anarchiche e libertarie non vennero mai meno.  Essi confluirono per la maggior parte ,nella 83° brigata, che insieme ad altri battaglioni misti, ( 81°, 82° e 84°) , anche essi  prevalentemente composti da  anarchici, poumisti e dissidenti comunisti,  parteciparono, mal armati o addirittura in taluni casi  non armati e senza l'equipaggiamento necessario,,  alla battaglia di Terruel per essere usati soprattutto  dagli alti-comandi come "carne da cannone"(cfr. brano)

 Brano da commentare: “  Queste  quattro brigate (nota mia: 81°, 82° 83° 84°) parteciparono alla battaglia di Teruel. [...]  La 83°  Brigata Mista conobbe numerose e gravi vicissitudini nel corso della guerra. [...] Fu subito utilizzata dalla politica dei comunisti  che avevano preso il controllo dell’esercito. Sempre alla ricerca di facili trionfi da sfruttare per la propaganda politica, questi usarono come carne da cannone le forze di altre ideologie. Fu mandata all’attacco nella battaglia di Albarracin, senza il minimo sostegno dell’artiglieria o aviazione, non di meno conquistò Torres (luglio ’37), ma, lasciata scoperta sul fianco sinistro, dovette retrocedere sino a Terriente. I capi comunisti dell’esercito ordinarono che fosse disarmata e disciolta.  Però finalmente, fu trasferita alla 64° Divisione, comandata dal comunista Martinez Cantón, e con questi andò alla battaglia di Teurel. Dove partecipò all’operazione strategica di accerchiamento della città. Conquistò le posizioni di Primer Vallejo, Abel Campillo e Los Morrones, congiungendosi con il XII Corpo d’ Armata dell’esercito ed assicurando la difesa delle sue posizioni. Lottò con tanto valore che fu felicitata dallo Stato Maggiore e dal Commissariato. I  commissari di battaglione Lorenzo Robbles e Pedro Pelllicer furono encomiati per “ le loro azioni ed il loro coraggio.” La Brigata tornò agli acquartieramenti nelle retrovie nel gennaio ’38. Fu integrata in aprile alla 41° Divisione, i cui comandanti erano questa volta anarchici. ( Abel Paz, Cronaca appassionata della….)
Bibliografia : Abel Paz, Cronaca appassionata della  Columna de Hierro ,  autoproduzioni fenix, 2006 ,   p. 210
 
Nel marzo 1939 i superstiti della ex Columna de Hierro raggiunsero Cipriano Mera   per combattere  contro i militari comunisti insorti contro Il Consiglio  Nazionale di Difesa ( cfr. post: CIPRIANO MERA SANZ). A mio parere in quell'occasione furono anche regolati dagli ex miliziani anarchici molti conti rimasti in sospeso con gli stalinisti.    Combatterono nelle fila della  "Columna de Hierro" anche degli italiani, tra cui MARIO BERUTI ( infra  post: LE GIORNATE DI MAGGIO 1937...) e  ANTONIO CERUTI (infra post: ANARCHICI/E ITALIANI AL CONFINO) .  Un importante ruolo, anche se non da combattente, nella "Columna de Hierro"  fu svolto anche dal noto anarchico di Carrara,  GINO BIBBI.
 
GINO BIBBI

GINO BIBBI ( 1899-1999 ): Nato ad  Avenza (frazione del  comune di Carrara). Il padre era di idee liberali  e proprietario di  cave , segherie ed altro,  che poi anni  più tardi, per rappresaglia contro il figlio, furono bruciate dai fascisti. Interventista alla vigilia dell’entrata in guerra dell’Italia  a fianco dell’Inghilterra e della Francia contro gli Imperi Centrali, Gino Bibbi, durante il servizio militare , conobbe   Camillo Berneri che lo  introdusse alle idee anarchiche. (cfr. brano)

Brano da commentare: “…E’ diventato anarchico da soldato, quando si è incontrato con Berneri,  Berneri era soldato e lui allievo ufficiale. Era repubblicano per la guerra, ma di animo buono. Parlando con Berneri  si è convinto delle idee anarchiche, dato che lui era di Carrara e a Carrara gli anarchici erano all’ordine del giorno e certamente come uomini avevano la stima. Lui è entrato nel movimento con tutto l’animo. …” … (  Gino Bibbi ricordato da  Umberto Tommasini in  Il fabbro anarchico… )

Bibliografia: Il fabbro anarchico. Autobiografia tra Trieste e Barcellona. Umberto Tommasini, introduzione  a cura di Claudio Venza e con un’intervista a Claudio Magris, Odadrek, 2011, p. 120

Durante la guerra  Bibbi combatté,  per alcuni mesi,   in Val Lagarina , ma, ammalatosi di tifo, fu congedato. Tornato alla vita civile, Bibbi si iscrisse in ingegneria  all’ Università di Pisa e poi continuò gli studi al Politecnico di Milano, In questa città entrò in contatto con molti compagni anarchici tra cui Nella Giacomelli  e i  figli di Ettore Molinari, Henry e Libero, con cui sarà poi coinvolto nelle indagini sull'attentato alla Fiera di Miano nel 1928 (cfr. post: NELLA GIACOMELLI).

Mi sembra valga la pena di ricordare alcuni degli episodi in cui più si evidenzia l’ odio mortale  del fascismo ,    nei confronti di Bibbi e viceversa. (cfr. brani)

Brani brevi da commentare:  1)  Nel ’23 viene pestato a sangue dalle camice nere, dopo avere lanciato in faccia al gerarca Renato Ricci, nel centro di Carrara, dei volantini che definivano Mussolini “tragico Pagliaccio”.  ( in Abel Paz, Cronaca appassionata della Columna de Hierro…) 2)  Una volta  Mussolini  ha fatto un discorso e Bibbi ha fatto un manifestino a Milano. E’ corso con la motocicletta, lo ha distribuito; lo hanno bloccato al ritorno a Carrara e lo hanno lasciato mezzo morto per terra . Per disperazione sua mamma è morta.. Da allora è sempre stato un lottatore; ( Umberto Tommasini, Il fabbro anarchico…  );  3)  “ maggio (1924) E’ arrestato a Carrara il giovane compagno Gino Bibbi che in pieno giorno distribuiva un manifestino contro i fascisti, nel quale si leggeva; Giù la maschera, furfanti! La vostra fiamma ha nome egoismo, ambizione,  comando, vanità, presunzione, ipocrisia… E tu, lavoratore, non lasciarti ingannare…  Tutti gli smaniosi di comando vogliono la tua schiavitù…” ( Anonimi  Compagni, 1919-1945. Un trentennio di attività anarchica …)

Bibliografia:  Primo brano in Abel Paz, Cronaca appassionata  della Columna de hierro, autoproduzioni fenix, 2006, p. 194, secondo brano in  Umberto Tommasini, Il fabbro anarchico. Autobiografia tra Trieste e Barcellona. Umberto Tommasini,, introduzione  a cura di Claudio Venza e con un’intervista a Claudio Magris, Odradek 2011 p. 120 e terzo brano in Anonimi  Compagni, 1919-1945. Un trentennio di attività anarchica, Samizdat  2002, p. 96

 La  potenziale pericolosità  di Bibbi era riconosciuta sia dalla polizia ( cfr. primo brano) che dallo stesso Benito Mussolini. (cfr.  secondo brano)

Brani da commentare: 1) La Prefettura di Massa, in data 2 maggio 1928, lo descrive come un ragazzo “di carattere apparentemente mite, di buona educazione, di mediocre intelligenza ed ha discreta cultura […]. Professa principi comunisti anarchici, ed è considerato un idealista solitario alquanto pericoloso” (a volte in altri documenti è definito “anarchico individualista”).  2) “ Di rilievo la figura dell’ingegnere Bibbi, di cui Mussolini disse: “ Fra i miei avversari due soli vorrei che sparissero: “Nitti e Bibbi”. Non poté nulla  contro Nitti che si trovava all’estero, ma si sfogò contro il Bibbi che era in Italia, facendolo processare come organizzatore dell’attentato del  ‘26. Gino Bibbi fu assolto, ma dovette andare al confino”  ( Gino Vatteroni , Goliardo Fiaschi : una vita per l’anarchia…)

Bibliografia: Primo brano in Franco Bertolucci, Gino Bibbi, in Dizionario biografico degli anarchici italiani, BFS, p. 179 ora anche on line e secondo brano in Gino Vatteroni , Goliardo Fiaschi : una vita per l’anarchia,  Circolo Culturale anarchico “Goliardo Fiaschi, Carrara 2012 p. 140

 La condanna a 5 anni di  confino  prima ad Ustica e poi a Lipari giunse nel ‘ 27 dopo che l’accusa  di complicità  nell’attentato al duce  compiuto da  Gino Lucetti, non era , pur restando il sospetto, stata provata. (cfr.  brano) 

Brano da commentare: " Nel 1926 [Gino Bibbi] con la complicità di altri anarchici, il triestino Umberto Tommasini, il bresciano  Leandro Sorio, il carrarino Stefano Zatteroni e della sorella Maria, fornisce la bomba a mano SIPE che Gino Lucetti lancerà contro l’auto di Mussolini l’11 settembre 1926 a Roma. La bomba esploderà, ma il duce resterà illeso […] Gino Bibbi e  la sorella verranno arrestati 24 ore dopo l’attentato. Ma non emergono prove di complicità.  Così Bibbi , il 20 luglio ’27, passa dal carcere al confino, prima a Ustica e poi a Lipari. Al confino incontrerà Carlo Rosselli, Emilio Lussu, Fausto Nitti, Umberto Tommasini e sarà raggiunto dalla sorella. Viene torchiato ogni volta  che la polizia  segreta fascista  indaga su gravi complotti” ; attentato alla Fiera di Milano del 12 aprile ‘ 28 e partecipazione  ad “ Organizzazione e propaganda sovversiva” nel giugno dell’anno seguente”. ( in Abel Paz, La Columna de Hierro…)

Bibliografia: Abel Paz, Cronaca appassionata  della Columna de hierro, autoproduzioni fenix, 2006, p. 194. Cfr. anche Umberto Tommasini, Il Fabbro anarchico. Autobiografia fra Trieste e Barcellona,  Introduzione e cura di Claudio Venza con un’intervista di Claudio Magris, Odradek, 2011 pp. 120-121

Nel gennaio del 1930 Bibbi riuscì a farsi trasferire  dal confino di Lipari a Palermo col pretesto di potere  continuare gli studi di ingegneria.  Ospite della famiglia Cirino, di cui sposò la figlia, Clara, riuscì grazie alla loro complicità  a fuggire dall’Italia e a  raggiungere Parigi , dove  ritrovò Camillo Berneri, , Umberto Tommasini e Vincenzo Perrone e frequentò in quella città, anche molti altri compagni di diverse tendenze come, per esempio,  Nello Rosselli, Randolfo  Pacciardi ,  Giobbe  Jopp e altri.  Nel 1931 , Bibbi  insieme a due   ex  confinati , Baldassare Londero e Assunto Zamboni, che aveva conosciuto durante il confino di  Lipari, frequentò una scuola di volo, presso l’aerodromo di Getafe (Madrid) diretta dal comandante Juan Ortiz Ramirez , di cui divenne amico. Alla fine del corso tutti e tre conseguirono un brevetto di pilotaggio. In quell’ occasione conobbe anche Ramon Franco, fratello del futuro dittatore spagnolo, Francisco.   Grazie a questa sua nuova abilità  Bibbi, fu scelto come compartecipe del progetto  ideato da GIGI DAMIANI di sottrarre Errico Malatesta dalla sorveglianza rigorosissima a cui era sottoposto in Italia  e portarlo in Spagna , dove da poco era stata instaurata la cosiddetta Seconda Repubblica e si respirava un'aria relativamente più libera.  Collaborò attivamente all’ organizzazione di questo audace progetto anche la giovane anarchica spagnola , Federica Montseny, che svelò , più tardi , tutti i  laboriosi dettagli del piano (cfr. brano)

Brano da commentare : “ Venne deciso di tentare l’avventura epica: strappare Malatesta alle grinfie di Mussolini. Per realizzare ciò si offriva una opportunità: il vecchio lottatore andava ogni anno a trascorrere un paio di mesi in un paesetto della costa. La polizia, pur vigilando, non gli aveva vietato questi trasferimenti, consigliati dai medici, giacché il cambiamento d’aria e lo iodio marino portavano beneficio ai suoi bronchi. Bibbi e io riuscimmo a metterci in contatto con un antico compagno che allora godeva di una posizione vantaggiosa, e che poi arrivò ad essere comandante dell’aerodromo  dell’Alcazar di San Juan, se ben ricordo ( nota mia: Juan Ortiz Muñoz ). Costui per suo conto e a suo rischio, mise a nostra disposizione un apparecchio ed un pilota, amico di Ramon Franco, fratello dell’attuale dittatore di spagna, Bibbi doveva accompagnarlo e raccogliere i Malatesta, di notte nella piccola spiaggia dove stava passando l’estate. Per mezzo di un sistema ermetico di corrispondenza, Malatesta era al corrente e d’accordo per approfittare di quella occasione unica. Tutto era stato  deciso, stabilito ed organizzato. ….    ( in  Ugo fedeli,  Biografie di anarchici Ciancabilla, Damiani, Gavilli…)

Bibliografia: Ugo fedeli,  Biografie di anarchici Ciancabilla, Damiani, Gavilli, Samizdat, 1997, pp. 106-107. Di Gigi Damiani ho già pronte, da parecchio tempo, due figurine di creta, ma momentaneamente  non so, per ragioni di spazio, in quale post poterle collocare.  Sul tenente colonnello Ortiz,   cfr. Ortiz Muñoz, Juan. Barcelona, 2.II.1894 – Cartagena (Murcia), 24.XII.1974. Aviador militar.  in https://dbe.rah.es/biografias/45519/juan-ortiz-munoz )

 Il progetto, come è noto , fallì per colpa del segretario della CNT , Angel Pestaña, il quale  contrario all’arrivo in Spagna di Errico Malatesta ,  lasciò trapelare la notizia preallarmando  così le autorità fasciste italiane, che rinforzarono la  sorveglianza di Malatesta sino a rendere impossibile l’impresa. (cfr. brano)

Brano da commentare : “ Secondo un confidente di polizia italiano dislocato a Barcellona (era appositamente lì per seguire le mosse di Damiani,) Pestana si sarebbe opposto perché “ il Malatesta è un disturbatore non un organizzatore e la sua presenza in Spagna od altrove sarebbe più dannosa che benefica” (nota del 4 gennaio 1932) ( Enrico Berti, Errico Malatesta e il…. )

Bibliografia:  Giampietro Berti, Errico Malatesta e il movimento anarchico italiano e internazionale !872-1932, Franco  Angeli Storia,  2003 p. 794 nota n. 165.

 Dalla fine del ’31 ai primi del ’34 Gino Bibbi  si trasferì  nel Nord-Africa.  Prima a Tunisi e poi ad Algeri, dove pubblicò con altri compagni, tra cui  Gigi Damiani, il giornale anarchico, Il Domani. Infine  si trasferì in Spagna , dove insieme a  Baldassare Londero e all’argentino Theodoro  Laharrague fondarono la fabbrica di conserve alimentari, a cui dettero il nome di Vital (cfr. brano)

Brano da commentare: “  Dal 1934 si insediò a Gandia un gruppo di libertari italiani come  Ginno (sic)  Bibbi e Ernesto Danio ( successivamente anche  argentini e tedeschi)  o vagamente antifascisti come Baldassare Londero. […] Si trattava di un collettivo con chiara disposizione alla lotta e all’uso della violenza (li si accusava di aver cercato di compiere attentati contro Mussolini) oltre un’attività sindacale.  Acquistarono una vecchia fabbrica di conserve sotto costante vigilanza  dell’OVRA fermamente convinta che stessero preparando esplosivi per fare attentati contro Mussolini. Contemporaneamente, [...]  si stabilirono anche membri della FAI come Bernardo Merino ( che divenne  durante la guerra Segretario Regionale della FAI ), o, tra gli altri, anarchici d’azione come Cesareo  Cervera. Entrambi i gruppi stabilirono solide relazioni con  i libertari di Gandia,  che si rifletterono  nella radicalità massimalista della Comarcal-CNT durante il conflitto civile. “  (Antonio Calzado Aldaria – Bernat Martí i Pellicer,  “El breve clima de unidad. )

 Bibliografia:   Antonio Calzado Aldaria – Bernat Martí i Pellicer,  “El breve clima de unidad frentepopulista y sus rupturas: un anarcosindicalista en la alcaldía de Gandia (València), febrero-julio de 1936” in Damián A. González · Manuel Ortiz Heras · Juan Sisinio Pérez Garzón, La Historia, lost in translation?: Actas del XIII Congreso de la Asociación de Historia Contemporánea, Ediciones de la Universidad de Castilla La Mancha 2016, p. 1610 (traduzione italiana mia da verificare, per chi sa lo spagnolo con l'originale . ).

 Nel marzo 1936 Bibbi si separò da Clara Cirino e si risposò con la spagnola, Maria de los Dolores Ausias Marata  (Lolita), da cui ebbe, poi,  due figli , Marco e Camilla.  Sull’ attività di Gino Bibbi, durante la guerra civile, Saverio Werther Pechar esprime  alcuni  giudizi personali negativi (brani)

 Brani da commentare: “ Bibbi, memore delle lezioni di pilotaggio ricevute in compagnia di Londero e Zamboni, si arruolò in apparenza nell’aviazione repubblicana, senza però prendere parte a nessuna azione degna di nota (o, forse proprio a nessuna azione); […]si assiste infatti in questa fase ai primi sintomi di un progressivo affievolimento nella propensione alla lotta da parte dell’anarchico toscano, proprio nel momento in cui centinaia di compagni di fede si riversavano invece in Spagna in difesa del nuovo ordine sociale minacciato dalle truppe ribelli sostenute da Mussolini. [… ] Bibbi, al contrario, si tenne accuratamente lontano dalla linea del fuoco, preoccupandosi in questo periodo soprattutto di intessere o consolidare relazioni con esponenti od organizzazioni locali aderenti alla CNT e privilegiando in particolare i contatti con la Federazione Regionale dei Contadini dei Contadini del Levante di Salvador Gadea, che si occupava tra le altre cose dell’esportazione di agrumi in Francia . Ricevette nuovo impulso anche la collaborazione con il vecchio amico Ortiz, nel frattempo asceso a tenente colonello ed investito dell’incarico di acquistare a Parigi materiale utile a rafforzare la scarna  aeronautica  governativa …”

Bibliografia:  Saverio Werther Pechar, L’antifascismo italiano nella guerra di Spagna. Nuove prospettive di ricerca  a p.  e ora anche in Saverio Werther Pechar, Il caso Berneri.  Antifascisti italiani nella Spagna rivoluzionaria (1936-1937), Edizioni ANPPIA, 2017, p. 30  . Sulla Federazione Regionale dei cittadini del Levante, cfr. Josè Peyrats, La C.N.T. nella rivoluzione spagnola, volume  secondo le collettivizzazioni, la militarizzazione, la controrivoluzione in marcia, Edizioni Antistato, 1976, pp. 52-66.

GINO BIBBI E JOSE' PELLICER

IIl presunto progressivo "affievolimento" della lotta da parte di Bibbi in difesa  della rivoluzione sociale spagnola,  che  non coincideva  col progetto di "nuovo ordine sociale" perseguito dal governo repubblicano" , non mi sembra confermato dai fatti. L' attiva e importante collaborazione di Bibbi con la Federazione Regionale dei Contadini del Levante, e della Comarcale di Gandia ebbe come fine principale, durante la guerra,  quello di procurare armi e prodotti  di vario genere alle milizie della CNT , tra cui la "Columna de Hierro", che operavano nel Levante (primo, secondo e terzo brano). Le competenze ingegneristiche militari di Bibbi  furono, inoltre,  assai apprezzate e richieste da vari Comitati e Commissioni rivoluzionarie. (cfr. quarto brano). Da non sottovalutare infine il  rapporto di amicizia e di azione che Gino Bibbi  intrattenne con la "Columna de Hierro" e con il suo comandante , José Pellicer. (quinto brano)

Brani da commentare:  1)  " Noi riteniamo che la "Vital" si dedicò al finanziamento dell'esilio italiano e, durante la guerra, anche delle colonne cenetiste. Infatti, nel gennaio del 1937 Bibbi e la Federacion Regional de Campesinos de Levante (FRCL-CNT) invitavano il socialista e agronomo Alberto Jacometti a trasferirsi da Bruxelles a Gandia per, come riferiva a Berneri "un viaggio di orientazione (...) La fabbrica ha possibiità grandissime (...)   Si tratta di risanarla..." (Antonio Calzado Aldaria/ Bernard Martí i Pellicer, Il tesoro degli anarchici...) 2) : “ Con la presente nota la Federazione Regionale dei contadini del Levante conferma di avere ricevuto da Parigi derrate alimentari e altri prodotti per un valore di 500.000 franchi, somma rimessa  al compagno Gino Bibbi. Quanto ricevuto è stato ripartito alle colonne che operano sul fronte e utilizzato per l’assistenza sociale. ( Federazione Regionale dei contadini del Levante. CNT-AIT. Per il Comitato. Firma illegibile, Valencia 30-3-1937). (Nota mia:” mi sembra  probabile, ma è solo una mia opinione personale, che con l'espressione "assistenza sociale" si faccia soprattutto riferimento al sostegno dato alle (relativamente) numerose e prospere collevizzazioni contadine e operaie  organizzate e cooordinate dalla Federazione Regionale dei  Contadini del Levante), 3)  " Il 24 dicembre questo comitato di zona ha rimesso alla Colonna di Ferro il materiale sotto riportato, ricevuto da Parigi ed acquisito grazie alla somma di 500 mila franchi rimessa questo scopo al compagno Gino Bibbi. Lista del materiale ricevuto: 180 fucili, 30 moschetti, 6 carabine, 5 fucili mitragliatori, 3 mitragliattrici, 12.000 cartucce, 500 bombe a mano, 400 bombe Lafite, 7.000 detonatori, 1 mortaio da 50, 12 pistole di diverso calibro, 300 proiettili per queste pistole, 10 telefoni da campo, 3 km. Di filo elettrico. ( Comitato Comarcale di Gandia CNT-AIT –FAI, 31-3- 1937. Per il Comitato Comarcale: Bernardo Merino).   4) “ Gino Bibbi collabora con il Comitato Centrale delle milizie di Catalogna, sperimentando armi  autocostruite, fra cui un lanciarazzi, teleguidato con un raggio d’azione di 10 km.  Intrattiene rapporti diretti con la Colonna di ferro per conto della quale compie vari viaggi in Francia per acquisire armi per il fronte di Teruel. La Commissione di difesa della Generalitat, responsabili gli anarchici Francisco Esgleas  e Juan Molina, gli chiede di realizzare un progetto di siluro teleguidato per attaccare le navi da guerra fasciste che bloccano i porti spagnoli. “-   ( in Abel Paz,  Cronaca appassionata  della Columna ….) ; 5) Il governo aveva boicottato la Colonna [nota mia: de Hierro] negandole le armi di cui aveva bisogno ed essa aveva risposto inviando una centuria nella retroguardia a requisire denaro delle banche e oro dalle gioiellerie. Con tali fondi José Pellicer e l’anarchico italiano Gino Bibbi, che collaborava con l’industria bellica promossa in Catalogna dalla CNT, si recarono a Parigi e in Belgio per acquistare le armi e le munizioni a loro negate. “ ( Protesta davanti ai libertari del presente e del…. )

Bibliografia: Primo brano in  Antonio Calzado Aldaria / Bernat Martí i Pellicer, Il tesoro degli anarchici. El exilio italiano en Espana y la compra des armas para la República: algunos picaros y un ministro, 1936-1937  in  El  pasado que no pasa: La guerra civil española a la ochenta años de su finalización a cura di  Eduardo  Higueras Castaneda  Angel Luis Lopez Villaverde Sergio Nieves Chavez, Ediciones de la Universidad de  Castilla-La Mancha,  2020, pp. 398-399.  Cfr. Camillo Berneri, Epistolario inedito, volume primo, Archivio Famiglia Berneri Edizioni Pistoia, 1980, pp. 98-100 . Il secondo e terzo brano in Abel Paz, Cronaca appassionata della Columna  de Hierro, Autoproduzioni fenix, 2006 a pp.197 e 198. Il quarto  brano è invece a p. 195. Si veda nel libro la foto del lancia razzi a lunga gittata progettato da Bibbi. Il quinto brano in Protesta. Davanti ai libertari del presente e del futuro.Sulle capitolazioni del 1937 di un incontrolado della Colonna de Hierro, Nautilus 2000 p. 6.   

Alla fine del 1936 con il progressivo deteriorarsi   dei rapporti tra il governo repubblicano e le organizzazioni libertarie rivoluzionarie nel Levante, Gino Bibbi, che agiva in stretto contatto con esse, fu una prima volta arrestato nel dicembre 1936 e una seconda volta, per un periodo più lungo,  nel febbraio1937 ( o secondo un 'altra versione  nel marzo 1937( cfr. primo brano). Sulle modalità, alquanto irregolari,  del secondo arresto , avvenuto mentre egli cercava informazioni sui suoi compagni già arrestati qualche giorno prima,   disponiamo della testimonianza dello stesso Bibbi (secondo  brano)

 Brani da commentare:  1)“ Nel dicembre del ’36 viene arrestato dalla polizia repubblicana a Valencia accusato di essere una “spia di Mussolini”. L’intervento del Comitato Regionale della CNT di Valencia e quello Comarcale di Gandia gli salvano la vita. Il 20 febbraio ’37 ad Altea presso Alicante, Bibbi viene nuovamente arrestato dalla Guardia de Asalto insieme a Tommasini e ad altri 3 compagni (2 sono , repubblicani), nonostante i 5 avessero l’autorizzazione del Ministero della Marina e dell’Aviazione, il socialista filo-comunista Andalecio Prieto, per compiere atti di sabotaggio nel porto franchista di Ceuta in Marocco, utilizzando mine subacquee.  Sono internati in una Cheka ( prigione privata comunista), l’ ex convento di Santa Ursula. Detenuti per settimane, interrogati, minacciati, malmenati … “ ( Abel Paz, Cronaca appassionata della …" [Nota mia: mi sembra interessante notare che in questa missione il ruolo assegnato a Bibbi era, date le sue capacità aviatorie, di “ fare le esplorazioni per vedere dove si trovavano le navi e dare indicazioni”]; 2)  Io [nota mia: Gino Bibbi]  avevo detto: “ Ci vediamo a Los Alcazarez  (nota mia: luogo dell’appuntamento in cui tutto il gruppo si sarebbe dovuto riunire), all’aerodromo [Dove c’era Ortis [Ortiz] […] Io, fatte le mie cose, vado a Los Alzares e domando. C’era quel comandante, dico: “E’arrivato nesuno degli amici“? Non è venuto nessuno a cercarmi? “ No”-  dice- “no” [….] Allora piglio un’automobile e vengo a ritroso, faccio la strada che possono aver fatto loro che vengono per la strada carrozzabile.[...]  Arrivo ai controlli - c'erano i controlli - Domande... Poi arriva uno del controllo, e dice: " Sì sono stati...Ma li hanno arrestati" " Arrestati? Qui c'è un equivoco!" Vado a Valencia  – allora il governo era a Valencia-, vado alla polizia e mi metto arditamente a parlare , a protestare “ Ma voialtri non sapete  che avete  arrestato il fior fiore dell’antifascismo ! [nota mia: allusione all’arresto , avvenuto  alcuni giorni prima, di Umberto Tommasini e gli altri] ero proprio infervorato,  ero indignato. Quel commissario […] a un certo momento mi dice, impressionato, in maniera segreta:  “ E’ stata la polizia comunista”. Non so se disse “comunista”, ma insomma […] Allora io pensai un po’ e dico: “Dov’era?” “ Se vuoi andare, eccoti” e mi dà l’indirizzo. Ecco che torna in ballo anche quel Dàneo [Danio] […] Era tanto bravo. […]  Allora esco dalla questura e vado dove mi ha detto il commissario [ nota  mia: si tratta probabilmente della sede di una sezione dei Servizi speciali , dipendente dal ministero degli interni] . E trovo questo Dàneo […] Dico: “ io vado così-e-così. Vengo anch’io !. […] Viene con me[…] Entriamo dentro e [ nota mia : un funzionario di quella sezione] ci fa sedere. Poi mi domanda… Dico il mio nome, e quando ho detto il mio nome, lui va e sta un bel po’ prima di tornare […] Quando ritorna, con tutt’altro brio, dice: “ Vieni, entra qua, ti aspettano” e mi introduce. Io in quel momento, avevo quel Dàneo lì e gli feci cenno […] Lui capisce perché avevamo già scambiato impressioni […] gli faccio cenno di andarsene, e, appena possibile, sgaiattola. Io invece, vado lì, e non sono più uscito, cioè sono uscito di notte. Per diverse notti mi interrogavano: c’era un tavolo in una sala dentro a quell’appartamento: tutto in un’atmosfera di terrore. […] Erano in tre[…] In borghese. E non erano spagnoli, perché parlavano spagnolo, ma io capivo che [erano] […] Delle parti dell’ oriente [Slavi, sì]  . Mi imputavano di voler, con altri, non facevano nomi di nessuno, ma … Loro volevano me, e volevano intimidirmi al punto di farmi dichiarare che  veramente io mi sto occupando di sabotaggio contro la rivoluzione . Allora, lì a battermi ! Loro, però, avevano l’intenzione di continuare fino a  stancarmi. Gli interrogatori avvenivano sempre da mezzanotte alle due, tre . Poi mi caricavano, mi portavano in quel convento…[…] Santa Ursula. […] nessuno sa niente, pensavano loro… Invece – ecco il ruolo  di questo qui [Danio] – andò fuori e lo disse. “… ( Intervista a Gino Bibbi rilasciata a Claudio Venza e M. Dozzo nel 1987)

Bibliografia:  Primo brano  in Abel Paz, Cronaca appassionata della Columna  de Hierro, Autoproduzioni fenix, 2006 p. 195.   Cfr. Umberto Tommasini,  Il Fabbro anarchico. Autobiografia fra Trieste e Barcellona,  Introduzione e cura di Claudio Venza con un’intervista di Claudio Magris, Odradek, 2011 p. 154 e per quanto riguarda la prigione clandestina di Sant'Ursula, cfr. p.36 n. 61. e secondo brano in Saverio Werther Pechar, L’antifascismo italiano nella guerra di Spagna. Nuove prospettive di ricerca  a p. 198 e ora anche in Saverio Werther Pechar, Il caso Berneri.  Antifascisti italiani nella Spagna rivoluzionaria (1936-1937), Edizioni ANPPIA, 2017, p.  25 pp, 166 -167 e. 168.  Nota: Non dispongo dell'intervista di Claudio Venza e M. Dozio a Gino Bibbi nel 1987. La sento come una forte lacuna e causa  forse anche di possibili fraintendimenti da parte mia. Come potrei procurarmela ?

   Tale persecuzione  contro Gino Bibbi fu in entrambi i casi ufficialmente   motivata con l’accusa  di essere una   spia  al servizio del fascismo, ma  a mio parere, è, invece,   da collegarsi  ai suoi stretti rapporti con il Comitato  Comarcale di Gandia, con la Confederazione Generale dei Contadini del Levante e   con   la Columna de Hierro  come esportatore di armi dall'estero senza altro fine che quello di sostenere la rivoluzione sociale ancora in atto.  (cfr.  brano) . 

Brano da commentare:  “ La detención de Bibbi en el mes de marzo de 1937 ha facilitado una serie de documentos destinados a su excarcelación , que aclaran la distribución de los 20 millones de francos ( nota mia: si veda sopra) […] Desabastecidos de armamento por parte del gobierno republicano, el anarquismo se vio obligado adotarse de manera independiente de fondos procedentes de requisas e incatauciones. […] De este modo, la Comarcal cenetista gandiense, dirigida por libertarios faistas, se convirtió en un centro de compras de armas en Europa a través de las redes del exilio italiano antifascista en París o Bélgica como Alberto Giacometti,  con una sólida amistad personal con Berneri y Bibbi “  ( Antonio Calzado Aldaria Bernat Martí i Pellicer, Il tesoro degli anarchici. ….

 Bibliografia: Antonio Calzado Aldaria / Bernat Martí i Pellicer, Il tesoro degli anarchici. El exilio italiano en Espana y la compra des armas para la República: algunos picaros y un ministro, 1936-1937  in  El  pasado que no pasa: La guerra civil española a la ochenta años de su finalización a cura di  Eduardo  Higueras Castaneda  Angel Luis Lopez Villaverde Sergio Nieves Chavez, Ediciones de la Universidad de  Castilla-La Mancha,  2020, p. 402. Nota mia: non mi è chiaro,  il coinvolgimento , a cui si accenna nel testo, di Alberto Giacometti nel traffico d'armi.  Cfr. anche  Saverio Werther Pechar, Il caso Berneri. Antifascisti italiani nella Spagna rivoluzionaria (1936-1937) Edizioni ANPPIA, 2017 p. 136, dove l'autore riconosce l' onestà e gli scrupoli di Bibbi nel compiere tali incarichi. 

 Secondo quanto riferisce Miguel Amorós nel suo libro su José Pellicer, la persecuzione nei confronti di Gino Bibbi fu affidata dal ministro de la  gobernación ( = ministro degli interni), Angel Galarza, al " Departamento Especial de Información del Estado, el DEDIDE", avente la funzione di reprimere lo spionaggio e il sabotaggio nemico , intendendo con questo anche ogni tipo di dissidenza nei confronti delle direttive del governo repubblicano. (cfr. brano)

  Brano da commentare: “El Comité se decidió a comprar armas en el extranjero y García Oliver ofreció a un colaborador suyo en el desaparecido Comité Central de Milicias, el anarquista italiano Gino Bibbi. […] Cuando estalló la sublevación militar sus ( nota mia : di Gino Bibbi) servicios se volvieron imprescindibles, cosa que no pasó desapercibido al Departamento de Información del Estado, el DEDIDE, organismo creado por el ministro de la Gobernación Galarza, trasladado a Valencia con el Gobierno para entre otras funciones desmontar [abbattere] el poder autónomo de la CNT que, como todo poder, residía en último extremo [in ultima istanza] en su armamento. Bibbi era visto como una pieza clave ( =elemento chiave) de la autonomía militar del proletariado libertario y tenía a los hombres de Galarza tras de sí. Éste viajó a París e hizo varias compras de material de guerra en nombre del Comité Comarcal de Gandía CNT-AIT-FAI, que le fue entregando (=consegnando) primero a la Columna de Hierro y después a la Confederal n.º 2. La intervención de la Federación Regional de Campesinos y del Comité de Gandía en las operaciones, cuyo secretario era el anarquista radical Bernardo Merino, sugiere un camuflaje (= occultamento o camuffamento) de las compras. Segarra y Cortés fueron comisionados a Marsella (=Marsiglia) y abrieron una cuenta con fondos de la Columna para financiar nuevas compras mientras que Pellicer marchó a Bruselas (=Bruxelles) con Gimeno y otro compañero (¿Bibbi?, ¿Bellver?)  en un automóvil conducido por «Fernandet». Bélgica (= il Belgio) era el sexto país exportador de armas del mundo, y aunque las armas de fabricación estatal eran inalcanzables (=irranggiungibili), en Lieja ( = Liegi) funcionaban muchos talleres (= officine) dedicados a reciclar armas en desuso de los Ejércitos europeos. Pellicer se trajo las que pudo  (= ha  portato quello che poteva) hasta que la operación fue saboteada por el espionaje ruso. En enero Bibbi fue detenido por la Policía y acusado de evasión de capitales. García Oliver confeccionó un dossier para sacarle (= farlo uscire) de la cárcel y parar el golpe orquestado por el DEDIDE . El brazo [= il prestigio] de la CNT todavía era fuerte y Bibbi pudo salir en libertad a los pocos días, pero a finales de marzo fue detenido de nuevo y llevado a la checa del convento de Santa Úrsula. El 15 de abril fue liberado, no sin pasar antes por el suplicio del armario [ nota mia: se ho capito bene chiudere in un armadio era un particolare tipo di tortura in uso in quella "checa"], y a partir de entonces se puso a buen recaudo, [=si mise al sicuro] abandonando el país tras acontecer( =accadere) la muerte de Berneri.  ( Miguel Amorós, José Pellicer, el anarquista….)

Bibliografia: Miguel Amorós, José Pellicer, el anarquista integro, Vida y   obra del fundador  de la heroica Columna de Hierro, Virus Editorial, 2009 in https://libros.metabiblioteca.org/jspui/bitstream/001/364/8/978-84-92559-02-2.pdf. Sulla tortura dell’armadio nella "checa" di Sant’Usula, cfr. Umberto Tommasini, Il fabbro anarchico. Autobiografia fra Trieste e Barcellona, Introduzione e cura di Claudio Venza con un’ intervista di Claudio Magris, Odradek, 2011 p. 162. Ho lasciato il testo spagnolo in quanto mi sembra facile comprenderne il senso. Alcune parole in italiano le ho scritte io, sperando che siano giuste, per il solo fine di ricordarmele se le rileggo. La partecipazione  di Bibbi al  viaggio con José Pellicer, di cui si parla in questo brano,   non è sicura, comunque un loro viaggio in Francia e in Belgio è menzionato nel brano tratto da Protesta. Davanti ai libertari del presente...  (vedi sopra)

 Secondo questa versione dei fatti  il ministro degli Interni, Angel Galarza, esecutore zelante del progetto imposto dal governo Caballero su pressione degli stalinisti di un esercito gerarchico con una disciplina da caserma e col monopolio degli armamenti e dei rifornimenti , individuò, tramite il DEDIDE, in Bibbi, “ un elemento chiave dell’autonomia militare del proletariato libertario”, e pertanto da eliminare.  Questo obiettivo fallì,  in entrambi i tentativi, grazie all’intervento delle organizzazioni rivoluzionarie anarchiche,   ancora forti, prima dei "fatti di Barcellona  del maggio '37", che segnarono, un mese più tardi il loro inarrestabile declino e al tempo stesso la fine della rivoluzione sociale in Spagna. 

                                   GINO BIBBI E ERNESTO DANIO
 

   Per quanto riguarda la sua seconda detenzione , la sua liberazione  fu dovuta grazie a Danio e    alla Federazione dei contadini del Levante, che scoprirono per primi il luogo dove Bibbi e i suoi compagni (  Umberto Tommasini e gli altri) erano detenuti ( cfr.  ERNESTO DANIO infra post 1) VOLONTARI ANARCHICI IN SPAGNA...) e resero pertanto possibile l'intervento risolutore del ministro anarchico della giustizia, Garҫia Olivier . 

Finalmente a metà aprile  Bibbi fu scarcerato( cfr. primo brano) e dopo alcune attività svolte a Gandia per conto della  Federazione Regionale dei  Contadini del Levante si recò, come racconta lui stesso, a Barcellona dove ebbe un intenso e ultimo incontro con Berneri ( cfr. secondo brano)

Brani da commentare: 1)  “Bibbi era stato liberato un giorno prima di Cimadori e cioè il 15. 4. 1937 in seguito all’arrivo di ricevute che comprovavano come il Bibbi stesso avesse messo a disposizione della lotta tutti i fondi che erano stati messi in suo potere non trattenendo a proprio conto nessun importo. “ … ( Rapporto di Alfredo Cimadori);  2)  Claudio Venza] [….] Cosa hai fatto  subito dopo la liberazione dal carcere? […].  GB -  Sono andato a fare il mio lavoro […] A Gandia, dove mi dettero l’incarico di riorganizzare tutta la produzione dei prodotti agricoli: succhi, pomodori, eccetera . […] poco tempo, perché appunto, ebbi ancora delle noie […] Mi arrestarono di nuovo […] mi arrestarono quando andai a Barcellona […] mi arrestarono perché inventarono qualche cosa…ora non mi ricordo, ma insomma… tanto che io non fui io che me ne andai, fu proprio l’organizzazione, la FAI di Valencia, che poi era d’accordo con Salvador… Sì, Galea Salvador … Era un tipo molto chiaro, coraggioso. Era lui che manovrava un po’ la situazione, e a, un certo momento, disse “ devi andar via. Devi andar all’estero”[…] quando ci fu la strage di Barcellona, io, due giorni prima, ero stato a Barcellona, proprio perché avevo assunto l’incarico del “coso”, ma prima di cominciare – era un lavoro stagionale -, sono andato a Barcellona  a salutare qui e là. [ …] Quando arrivai là [nota mia: Berneri] rimase molto sorpreso, perché dissi “Domani vado via” Non ho mai visto Camillo così eccitato, “ Non devi andare! Ti ammazzano ! […] Devi stare qua! Qua siamo sicuri!- Barcellona era un terreno sicuro per gli anarchici, perché erano tutti anarchici a Barcellona- E io dico:” Non posso “.  Avevo preso l’impegno- […] Allora Berneri si arrabbia, ma non c’è niente da fare “io vado. Ho promesso di iniziare il lavoro” […] Insomma lui si arrabbia, ma io me ne vado […] Poi quando mi consigliarono, mi fecero andar via proprio […] andai in Francia sotto falso nome, ché tanto alle frontiere […] erano i nostri compagni che controllavano, era passato tutto… […]”  ( Intervista di Claudio Venza a Gino Bibbi …)

 Bibliografia: Saverio Werther Pechar, L’antifascismo italiano nella guerra di Spagna. Nuove prospettive di ricerca  primo brano a p. 259 e secondo brano a pp. 260-261  e ora anche in Saverio Werther Pechar, Il caso Berneri.  Antifascisti italiani nella Spagna rivoluzionaria (1936-1937), Edizioni ANPPIA, 2017, pp. 211- 212-213
 
  Nell’ Intervista Bibbi accenna anche a  uno strano incontro, al momento della sua scarcerazione,  con Justiniano Garcia, (cfr. post: CAMILLO BERNERI, ESILIO...) capo della Cheka, dove era stato a lungo rinchiuso. (cfr. primo brano). Subito dopo la morte di Camillo Berneri, Bibbi  riuscì , secondo quanto racconta Umberto Tommasini, a scappare  da Barcelona  ( secondo brano)

Brani da commentare: 1) “GB- [Bibbi] “Chi manovrava tutto era il capo della Ceka, che dopo conobbi […]L’ho conosciuto ]perché, quando mi scarcerarono, lui intervenne per farmi credere  che era stato lui che mi aveva salvato. Dice  “ Tu dovevi  essere ammazzato” […] Io non ho tenuto conto delle accuse, alla leggera. Tu dovevi essere fucilato e basta. E io ho voluto andare  a fondo, ho voluto indagare, e perciò tu sei fuori. […]  “ In quell’occasione, figurati che il capo della polizia come si chiamava? Garcia hai detto? “  Claudio Venza-  Iustiniano Garcia. GB- “ Forse era questo.  Quando uscii dal carcere ve l’ho detto che ebbi un colloquio: venne a salutarmi. […] E in quell’occasione disse: “ Se vai a Barcellona” quasi con l’intento di mandarmi proprio in bocca al lupo – “ fammi un piacere: saluta coso” mi mandò a salutare qualcuno di Barcellona, della sua cerchia -  …” (Intervista di Claudio Venza a Gino Bibbi….); 2) Il 6 maggio abbiamo sentito che avevano ammazzato Berneri. Dopo è venuto anche Bibbi, appena rilasciato. Avevano tentato di catturarlo una terza volta; è andato al Ministero per avere il permesso di andare a Barcellona. E là ha udito che parlavano: “ Deve venire Bibbi, sai? “ Lo conosci tu?” “ No, non lo conosco” E lui sentendo questo ha detto “ Aspetta che scappo” Ha preso l’auto ed è venuto a Barcellona e dopo a Parigi anche lui. Abbiamo fatto un pranzo insieme: “Gli scappati di Valenza “ ( Umberto Tommasini, Il fabbro anarchico…)

Bibliografia: Primo brano in Saverio Werther Pechar, L’antifascismo italiano nella guerra di Spagna. Nuove prospettive di ricerca  primo brano a p. 260 e ora anche in Saverio Werther Pechar, Il caso Berneri.  Antifascisti italiani nella Spagna rivoluzionaria (1936-1937), Edizioni ANPPIA, 2017, pp.  212. Secondo brano in Umberto Tommasini, Il fabbro anarchico. Autobiografia fra Trieste e Barcellona, Introduzione di Carlo Venza con un’intervista a Claudio Magris, Odradek, 2011,  p. 164

Il tentativo di  Justiniano Garcia di appropriarsi il merito di essere stato lui a salvare Bibbi risultò ,  come si deduce dal testo, già allora per lo stesso Bibbi assai poco credibile .

 Lasciata la Spagna, Bibbi  si recò, dapprima in Francia,  e poi espulso, si trasferì con la famiglia in Brasile. Alla fine della seconda guerra mondiale tornò a Carrara  e riprese i contatti con il movimento anarchico. Sui suoi ultimi anni di vita coesistono, a distanza di anni , due giudizi contrastanti. Il primo totalmente negativo apparso sul giornale Umanità Nova  nel 1972  e un altro più equilibrato  apparso sullo stesso giornale, ma circa vent’anni dopo. ( cfr. brani)

Brani da commentare: 1) “In riferimento a due articoli comparsi su «l’Espresso» del 26.12.71 e su «La Nazione» del 26.12.71, riguardanti ambedue un processo, che si svolgerà a Lucca il 17 aprile ’72, per attentati dinamitardi compiuti in Valtellina nell’aprile del 1971 ed avente per protagonista, insieme ad altri individui, un certo GINO BIBBI di Carrara, precisiamo chiaramente ciò che i predetti giornali espongono in maniera tendenziosa e dicendo la verità a metà: ... Gino Bibbi è stato nel passato un antifascista, ma oggi appartiene al movimento Nuova Repubblica, di ispirazione neofascista; esistono due possibilità: o il Bibbi ha fatto il doppiogiochista anche nel passato, o una volta «fatti i quattrini» è passato dalla parte degli sfruttatori….. “ (Umanità Nova – Comunicato  stampa CdC FAI (su Gino Bibbi) , Firenze 13-03-1972   ; 2)  “L'8 agosto è morto a Carrara Gino Bibbi, dopo aver raggiunto il traguardo dei cento anni lo scorso febbraio. Avendo espresso precise disposizioni in merito, non vi è stata alcuna cerimonia funebre, ed il corpo è stato cremato con un fazzoletto rosso e nero al collo. […] Negli anni '50, al suo rientro a Carrara, quando alla ribalta della politica italiana si afferma il movimento di Pacciardi per il presidente eletto dal popolo, egli vi fa riferimento. La sua amicizia con Pacciardi e l'anticomunismo lo portano negli anni '60 sulla sponda opposta a quella di partenza, partecipando a qualche riunione in cui sono presenti i promotori della "Rosa dei venti". Si scatena una campagna di stampa ed un processo in seguito ai quali Bibbi prende le distanze (dice di esser stato tirato in mezzo) e, pur mantenendo la sua amicizia con Pacciardi, si apparta dalla sua formazione tornando a definirsi anarchico individualista, cioè non in relazione col movimento organizzato. Uno dei tratti della sua personalità è l'antitotalitarismo: aperto e cordiale, accetta di sostenere i suoi punti di vista anche coi più accaniti avversari, sempre nel tentativo di demolire con la parola il "partito preso", inducendo al ragionamento, alla riflessione, e al miglioramento degli individui, senza la quale, dice, non si può pensare di giungere ad una società migliore.” ( Ricordando Gino Bibbi, Da "Umanità Nova" n.26 del 5 settembre 1999)  

Bibliografia :  Primo brano e secondo brano in Ugo Fedeli e Giorgio Sacchetti, Congressi e convegni della Federazione Anarchica Italiana, Atti e Documenti  (1944-1995), Samizdat, 2002 ,  p. 268 e p. 552. 

 La fierezza  del vecchio anarchico risaltava ancora pienamente nell'intervista di Vittorio  Prayer al novantaseienne Gino Bibbi sul TG 3 gennaio 1996 con il titolo "Anarchico rifiuta la cittadinanza spagnola- Combatté Franco , ma non vuole onorificenze . Riporto alcuni frammenti tratti da una  vecchia registrazione, facilmente reperibile, per ora, tramite internert , scrivendo in grossetto le risposte di Bibbi . 

Brano da commentare: “… Dal 1936 12 anarchici di Carrara per … si apprestano a un ennesimo clamoroso gesto di carattere rifiutare la cittadinanza che gli offrono le autorità spagnole.  Sentiamo questo … ai nostri microfoni. La cittadinanza spagnola ai reduci delle Brigate Internazionali. No, grazie- 97 anni a febbraio. Anarchico forse il più vecchio combattente antifascista del mondo . I quarantamila giovani volontari che nel 1936 … generalissimo Franco tra cui 12 carraresi di cui si conservano le fotografie al circolo culturale  anarchico si offre loro la cittadinanza spagnola, ma c’è  chi non ci tiene: “Sono italiano e rimango italiano, non c’è nessuna ragione che mi consiglia di accettare una onorificenza o una  una cosa che non ….  Lei è stato in prigione tante volte “ Diverse volte” Dove? “ In Spagna, in Francia,  in Italia, naturalmente”. “ Era in prigione con Filippo Turati ?” Con Filippo Turati sono stato in prigione a Milano“ San Vittore ? [cenno di assenso con la testa] San Vittore.     E con il presidente Pertini ?“ Con Pertini non  ho avuto contatti in prigione”Ma lo conosceva? “ “ ” “ Nella sua vita ha un rimpianto?”Non ho rimpianti. Ho agito sempre in armonia con cose …    L’ombra del cavaliere dell’ideale lo prende lì Errico Malatesta uno dei padri dell’anarchia che doveva partire con lui  alla volta della Spagna ma venne tradito e incarcerato. Ecco la fotografia dei confinati di Ustica …  la bella ma ….   triste  - spiega l’ingegnere Bibbi - quando  si è privati della libertà senza capire il perché. Mi riempirono di botte conclude il protagonista, manganellate e mia madre morì di crepacuore  dalla paura che morissi io.   Gli spagnoli non si offendano se rifiuto il passaporto d’onore: da idealista ho campato , da idealista intendo vivere. “ ( Intervista di Vittorio Prayer)

Mi scuso in anticipo se ho fatto errori trascrivendo questa  registrazione . Ho messo dei puntini laddove vi erano salti o parole che non ho compreso. 

 Nota: Sul presunto coinvolgimento   di Gino  Bibbi, , da lui sempre negato, nell'assassinio di Baldassare Londero, mentre stava trasportando un prezioso carico per conto del ministro  degli Interni, Angel Galarza cfr. post. CAMILLO BERNERI, ESILIO E RIVOLUZIONE SPAGNOLA. 

Contatti con la "Columna de Hierro" e gli anarchici del Levante li ebbe anche Ernesto Danio,  amico di Gino e Marietta Bibbi.

 
ERNESTO DANIO

ERNESTO DANIO ( 1880-1966) Nato a Pagani ( secondo altri a Sant’Egidio del Monte Albino ) da genitori ignoti.  Sin da giovanissimo conobbe sulla sua pelle l’ingiustizia sociale e lo sfruttamento operaio a cui era sottoposta la classe lavoratrice nella società borghese contro cui reagì dapprima con reati comuni (furti, falsificazione di documenti, ecc.) e poi dal 1909 al 1927 tramite una intensa attività  nella Lega   dei Cestai di Pagani, divenendone segretario  e nella Camera del Lavoro di Nocera  Inferiore sino al loro scioglimento all'avvento del fascismo e poi clandestinamente sino alla sua condanna per "incitamento all'odio di classe" al carcere +confino a Lipari . (cfr. brano) 

Brano da commentare: “  In particolare, nel 1898 era stato condannato a 5 mesi di reclusione  per furti ; nel 1900 era stato arrestato per porto d’ armi , denunciato per ricettazione di materiale di polizia ed effetti militari, condannato a 10 mesi e 20 giorni di reclusione per furto; nel 1910 era stato assolto da un’accusa per oltraggio; nel 1914 era stato assolto per insufficienza di prove; nel 1918 era stato assolto  dall’accusa di oltraggio per amnistia; nel 1920 era stato denunciato per avere fatto circolare clandestinamente il periodico “Umanità Nova”; nel 1924 si era reso colpevole della falsificazione di un atto di nascita “ [ nota mia: a tali reati e relative condanne si deve poi aggiungere:] “ … nel 1909 fu indagato per propaganda politica e sindacale […] nel 1917 fu condannato a 3 anni di carcere per avere partecipato a diverse manifestazioni politiche […] Nel 1925 fu denunciato per porto abusivo di armi e fuggì in Francia. Nel 1927 fu arrestato a Sant’Egidio del Monte Albino e condannato a 4 mesi di carcere e  5 anni di confino a Lipari…” 

Bibliografia : Nunzia Gargano, Ernesto Danio. Una vita anarchica,  Istituto Galante Oliva, 2013 (IGO)http://www.istitutogalanteoliva.it/wp-content/uploads/2013/09/ernestodanio.pdf. Cfr. anche  Giuseppe Aragno, Ernesto Danio in Dizionario Biografico degli Anarchici Italiani, volume  primo, Biblioteca Franco Serantini (BFS), 2003, pp.490-491  ora anche on line.

 I rapporti della polizia, sia prima che dopo l’avvento del fascismo, furono sempre  estremamente negativi , sia nei confronti del suo carattere che delle sue idee. (cfr. brano)

Brano da commentare: 1 “ L’anarchico Danio Ernesto d’ignoti, pregiudicato da Pagani è individuo pericoloso oltre che per la sua dedizione assoluta al suo fare, anche per la sua natura aggressiva e violenta. Fu applicato al partito anarchico e vi militava di fatto. Non è stato quindi un anarchico individualista. Prima dell’avvento del fascismo fu capolega del sindacato socialista operaio di Pagani percependo stipendio” ( nota dei carabinieri di Salerno del 6 ottobre 1927)

Bibliografia : Nunzia Gargano, Ernesto Danio. Una vita anarchica,  Istituto Galante Oliva, 2013 a p. 4 e a p. 5 n. 3  dove vi è  un elenco dei reati e relative condanne commesse da Daino dal 1898 al 1924 in  (IGO)http://www.istitutogalanteoliva.it/wp-content/uploads/2013/09/ernestodanio.pdf. Cfr. anche  Giuseppe Aragno, Ernesto Danio in Dizionario Biografico degli Anarchici Italiani, volume  primo, Biblioteca Franco Serantini (BFS) p. ora anche on line. 

Per contro   diffusa era l’ammirazione, che il suo comportamento esemplare per altruismo e solidarietà verso i compagni di lotta, suscitava tra gli intellettuali con cui venne a contatto durante il confino a Lipari, tra cui Carlo Rosselli , Emilio Lussu, Ferruccio Parri , Gino Bibbi ed altri (cfr. brano)

Brano da commentare: “ L’avvocato Giorgio Parri ricorda che suo padre, Ferruccio, confinato a Lipari per avere organizzato la fuga dall’Italia di Filippo Turati, gli parlava spesso della grande umanità dell’anarchico Danio, con il quale viveva nella stessa casa”

Bibliografia:in Giuseppe Galzerano, Vincenzo Perrone. Vita e lotte esilio e morte dell’anarchico salernitano volontario della libertà in Spagna, Galzerano editore,1999, p. 168 e n. 5 p. 168

Nel 1910 aveva sposato Giuseppina Anversa , da cui ebbe tre figli: Luisa, Anarciso e Libero.  Tra il 1914 e il 1915 ebbe una relazione politica e affettiva con Emilia Buonacosa ( cfr. infra EMILIA BUONACOSA in (2) ANARCHICI/E VOLONTARI/E ITALIANI/E IN SPAGNA) 

Dopo il confino iniziò per Danio, braccato dal regime fascista un lungo periodo di peregrinazioni all’estero e in particolare in Francia e in Spagna,  partecipando ovunque attivamente alle attività antifasciste dei fuoriusciti italiani in esilio,  in particolare anarchici e giellisti. Nel 1935, dopo un periodo di prostrazione, dovuta alla morte  del figlio, ucciso mentre cercava di espatriare in Francia,  si stabilì  a Gandia, cittadina costiera a nord di Alicante sede di una fabbrica di prodotti alimentari gestita dal controverso chimico industriale e faccendiere Baldassare Londero, , il “misterioso e danaroso” Teodoro Laharrague e l’anarchico  Gino Bibbi.   Secondo Saverio Werther Pechar la ripresa di rapporti con un ex compagno di confino come Bibbi, non fu per Danio vantaggiosa  come aveva sperato. (cfr.  brano).  

 Brano da commentare“Sempre nel 1935 all’allegra combriccola  [ nota mia: Gino Bibbi, Baldassare Londero e Teodoro Laharrague] si aggiunse un nuovo elemento, il cinquantacinquenne libertario campano Ernesto Danio, anch’egli ex confinato a Lipari, che aveva alle spalle una vita di persecuzioni e di ristrettezze economiche che sognava di alleviare offrendosi come custode dello stabilimento diretto dai due connazionali; le sue speranze andarono però rapidamente deluse, in quanto sia Laharrague che Londero serbarono nei suoi confronti un contegno di assoluto disprezzo; poco più generoso si mostrò il suo correligionario Bibbi, limitandosi a dispetto di una situazione finanziaria all'apparenza piuttosto florida ad elargirgli di tanto in tanto qualche modesto obolo  che aveva tutto il sapore  dell'elemosina“. Lo sfortunato antifascista [nota mia: Ernesto Danio] dovette così attrezzarsi a vivere del prodotto della vendita di berretti, ciambelle, mandorle e gelati, (nota mia: mi sembra bene ricordare che questo mestiere  Danio l'aveva già praticato durante il confino a Lipari e in esilio in Francia)  integrato dai sussidi che riceveva saltuariamente da Agapito [ "agente di pubblica sicurezza spagnolo] e da Giuseppe Angiolucci (un altro confidente messogli alle calcagna da Vezzari), sussidi, che sebbene motivati dal desiderio della Polizia Politica di trattenere una simile testa  calda nella cittadina della provincia valenciana, ove egli poteva essere, come abbiamo visto, efficacemente sorvegliato, gli consentirono nondimeno di sopravvivere.” 

Bibliografia:   Saverio Werther Pechar, L’antifascismo italiano nella guerra di Spagna. Nuove prospettive di ricerca pp.18-19   e ora anche in Saverio Werther Pechar, Il caso Berneri.  Antifascisti italiani nella Spagna rivoluzionaria (1936-1937), Edizioni ANPPIA, 2017, p.  25. Su Giovanni Angiolucci , cfr. Mimmo Franzinelli, I tentacoli dell' OVRA. Agenti, collaboratori e vittime della polizia fascista, dove si afferma che Angiolucci era stato incaricato  da Santorre Vezzari, coordinatore degli informatori fascisti in Spagna,  " di frequentare e sorvegliare tipi come Danio" , in quanto "enormemente adatto, anzi "unico". Bollati Boringhieri, 2020, pp. 265-267 n. 99
 
ERNESTO DANIO E GINO BIBBI
 
Personalmente  da quanto si sa della sua vita  mi sembra difficile poter immaginare  che Ernesto Danio si sia mai lasciato umiliare e disprezzare da personaggi dal passato politico non scevro di ombre come   Londero e Laharrague,  a cui non era legato da nessun rapporto né amichevole  né tantomeno ideologico. Per quanto riguarda Gino Bibbi il discorso è diverso. Tra loro sin dal confino di Lipari sussisteva  oltre a una comunanza di idee e di azioni, un saldo rapporto di amicizia, che, a mio parere , i ripetuti tentativi del poliziotto spagnolo Agapito e dell’infiltrato Giovanni Angiolucci di creare dissapori e divisioni tra di loro, non riuscirono a  scalfire. Qualche anno più tardi , infatti, fu proprio Danio a salvare  Bibbi, detenuto nella cheka di Santa Ursula , come ricordò lo stesso  Bibbi in una intervista del 1987.( cfr.  vedi sopra infra questo post)
 Nel citare la testimonianza di Bibbi sul solidale gesto di Danio nei suoi confronti  Saverio, Werther Pechar non si trattiene dal definire " l'allegra combriccola" di Gandia non meritevole dell' altruistico  intervento di Danio (cfr.  brano) 

Brano da commentare:   L' ormai anziano vecchio ex aviatore è molto più esplicito nell'indicare in Danio l'artefice della salvezza sua e degli altri componenti del "commando" ( nota mia: Umberto Tommasini, Giovanni Fontana, Giobbe Giopp,  Alfredo Cimadori) ottenuta interessando immediatamente della loro sorte i locali organismi afferenti alla CNT e soprattutto la Federazione  levantina dei Contadini, all'interno della quale i cinque italiani potevano contare sulla sollecitudine di un personaggio influente come  Salvador Gadea.  Il bistrattato quanto coraggioso cestaio campano   dimostrò così di improntare le sua azioni ad un senso di solidarietà che a giudizio dell’autore di queste pagine ( nota mia: Pechar si riferisce a se stesso) stride fortemente con il trattamento usatogli dai suoi ben pasciuti compatrioti a Gandía all’epoca della Vital.” ( Saverio Werther Pechar, L’antifascismo italiano in Spagna ) 

Bibliografia:  in Saverio Werther Pechar, L’antifascismo italiano nella guerra di Spagna. Nuove prospettive di ricerca  a p. 198 e ora anche in Saverio Werther Pechar, Il caso Berneri.  Antifascisti italiani nella Spagna rivoluzionaria (1936-1937), Edizioni ANPPIA, 2017,  pp, 168  

In questo commento Pechar , a mio parere, non tiene conto,  mentre invece essa doveva apparire chiara a Danio, la differenza esistente tra  Bibbi, anarchico e rivoluzionario, idealmente motivato (cfr.  vedi sopra infra questo post) e i suoi due soci, che accantonati, se mai li avevano avuti,   i propositi antifascisti connessi, inizialmente, al  progetto “ Vital”, scelsero, poi,  di sfruttare la tragica guerra di Spagna per il loro  profitto personale l’uno (Laharrague)  con speculazioni finanziarie e l’altro (Londero) con il  contrabbando valutario.  Mi sembra inoltre opportuno precisare che  Londero era all'epoca già morto e Laharrague, per quanto ne so, con il procedere della rivoluzione, era scomparso nel nulla. Quindi ad essere salvati da  Ernesto Danio dal carcere stalinista di Santa Ursula furono solo Bibbi e gli altri componenti del comando.


ERNESTO DANIO E MARIETTA BIBBI

 Inoltre non si deve  sottovalutare  l' inserimento ben riuscito  di Ernesto Danio con il resto della colonia di esiliati italiani che si era formata intorno alla fabbrica della Vital, tra cui Marietta Bibbi ( cfr. si veda più avanti)  e anche con  gli ambienti anarchici locali, tra cui militanti del Comitato Comarcale di Gandia e della Federazione Regionale dei Contadini del Levante e durante la guerra anche di miliziani cenetisti della "Columna de Hierro " della "Torres-Benedito" ed altre. .  (cfr. brano)
 

 Brano da commentare: “ Los tres socios [ nota mia: Gino Bibbi, Baldassare Londero e Laharrague] acondicionaron ( = attrezzarono) una fábrica abbandonada con el nombre de “Industrias Valencianas de Productos Agricolas Vital S.A: “ dedicada a la comercialización de concetrados de vegetales. A su alrededor (= intorno ad essa), se fue creando una colonia del exilio libertario italiano: Emilo Temple Schopf (Tirol); Marietta Bibbi, hermana de Gino, o Ernesto Danio, detenito por iniciar el incendio del centro de la Derecha Regional Valenciana el Primero de Majo de 1936. Este colectivo se integró plenamente en la vida y en los circulos libertarios gadienses hasta el punto de que crearon familias o se alistaron (= arruolarono) a las milicias durante la guerra “ (Antonio Calzado Aldaria  Bernat Marti i Pellicer, Il tesoro degli anarchici. ….)

Bibliografia: Antonio Calzado Aldaria  Bernat Marti i Pellicer, Il tesoro degli anarchici.El exilio italiano en Espana y la compra des armas para la Republica: algunos picaros y  un ministro, 1936-1937 in  El pasado que no pasa: La guerra  civil espanola a los ochenta  ãnos de su finalización a cura di Eduardo Higueras Castaneda, Angel Luis Lopez Villaverde, Sergio Neves Chaves, Ediciones de la Universidad de Castilla-La Mancha, Cuenca, 2020, p. 398 . Ho lasciato il testo spagnolo in quanto mi sembra facile comprenderne il senso. Alcune parole in italiano le ho scritte io, sperando che siano giuste, per il solo fine di ricordarmele se le rileggo e anche nel caso che qualcuno mi suggerisse una loro traduzione migliore.

L' accenno alla detenzione di Danio in occasione della giornata del primo maggio del 1936    contrasta, inoltre,  con l' immagine patetica e commiserevole di Ernesto Danio, data da Saverio Werther Pechar, e mostra quanto anche durante il suo soggiorno a Gandia fosse rimasto inalterato il suo carattere fiero ed indomabile, come mostrano i brani seguenti. 

  Brani da commentare:  1) “… . Espulso [ nota mia: Danio] dalla Francia, si trasferisce a Gandía, in Spagna, e il 1° maggio 1936 porta in giro una bandiera rossa, gridando “morte a Mussolini”. È un odio”, spiega a un compagno, “che parte dall’amore, perché io amo l’umanità come Tolstoi, ma non sono tolstoiano”. Di lì a poco, coinvolto nell’attentato al Circolo Cattolico di Gandía, riesce a cavarsela e, tornato libero, si mette in contatto con Rosselli e Cianca che pensano di farlo entrare in Italia per colpire Mussolini. ( Giuseppe Aragno, Ernesto Danio in DBAI...) “2) "... Arrestato, ammise l'incendio del circolo cattolico e di una chiesetta di campagna. Si rifiutò di staccare i manifesti che aveva affisso sui muri di Gandia, dicendo di preferire l'arresto ed anche di essere ammazzato piuttosto che staccare i manifesti, " perché-  dichiarò - prima sono un uomo e poi anarchico". Ciò nonostante, fu subito rilasciato. Continua a ricevere il giornale Giustizia e Libertà e secondo un informatore è aiutato da Gino Bibbi che vive sempre a Gandia. "  ( Giuseppe Galzerano, Vincenzo Perone...)   

Bibliografia: Primo brano in Giuseppe Aragno, Ernesto Danio in Dizionario Biografico degli Anarchici Italiani, volume  primo, Biblioteca Franco Serantini (BFS) p.491 ora anche on line.  Secondo brano in Giuseppe Galzerano, Vincenzo Perrone. Vita e lotte esilio e morte dell’anarchico salernitano volontario della libertà in Spagna, Galzerano editore,1999, p. 169.   

 Sulla manifestazione del primo maggio e il clamoroso gesto iconoclastico di Danio esiste anche una testimonianza diretta di un anonimo manifestante.  (cfr. brano)

Brano da commentare e da tradurre:   El primero de majo del 1936 una giornada con violencia iconoclasta en cinquo poblaciones valencianas, también  sería  una fecha (= data) tumultuosa con una impronta specifica […] A las seis de la mañana se obligó a cerrar la Colegiata y segundo un testigo presencial: “ al pasar [la manifestacion] por delante de donde estaba la Derecha Regional un líder anarquista se subiò al balcon y quitó la bandera de la organización y la tiró al suelo y profirió frases offensivas par este partido (…) los manifestantes enardecidos ( infiammati, infervorati) por la alucución (= discorso) de aquel  líder, asaltaron el local y comenzaron a sacar (= portare fuori)  a la calle (= strada) los bancos, garaffas de liquores que rompíron  y otros enseres (= utensili, attrezzi) que pillaban ( SUBIELA, s/f 13-14) Los informes de la policia secreta de la Italia  fascista señalan que el italiano Ernesto Danio inició  el asalto ( por que el sería detenido) con una gran bandera roja y al grito de  “ Viva l’ Anarchia! e morte a Mussolini”….

 Bibliografia:   Antonio Calzado Aldaria – Bernat Martí i Pellicer,  “El breve clima de unidad frentepopulista y sus rupturas: un anarcosindicalista en la alcaldía de Gandia (València), febrero-julio de 1936” in Damián A. González · Manuel Ortiz Heras · Juan Sisinio Pérez Garzón, La Historia, lost in translation?: Actas del XIII Congreso de la Asociación de Historia Contemporánea, Ediciones de la Universidad de Castilla La Mancha 2016, p. 1610

Il trascinante impulso all’azione dato il giorno, particolarmente simbolico, del primo maggio del 1936 da  Daino al proletariato di Gandia, quando in tutte le regioni della Spagna si percepiva come imminente un colpo di stato militare, consolidò, tra l’altro,  il rapporto di stima e di amicizia tra l’anarco-sindacalista italiano e  l’anarco-sindacalista spagnolo, Salvador Gandea ,  "delegado"  della Federazione Regionale dei Contadini del Levante, a cui più tardi Danio ricorse per salvare Bibbi. Nel luglio del 1936, come è noto,    iniziò, in Spagna,  la guerra civile  e Ernesto Danio fu tra i  primi ad accorrere in soccorso della rivoluzione sociale spagnola, distinguendosi per il suo valore in battaglia.  (cfr. brano)

Brano da commentare: "La Guerra di Spagna però sconvolge i piani e D. si arruola nel btg “6 ottobre” guidato da De Rosa. I dissensi con alcuni comandanti lo conducono poi alla milizia rossa e, sbarcato a Maiorca, il 28 agosto è ferito a Manacor. Ricoverato a Valencia, il 6 novembre 1936 torna al fronte, dove combatte con valore meritando i gradi di capitano. " ( Giuseppe Aragno,  Ernesto Danio...)

Bibliografia:  Giuseppe Aragno, Ernesto Danio in Dizionario Biografico degli Anarchici Italiani, volume  primo, Biblioteca Franco Serantini (BFS) p.491 ora anche on line.  Cfr . anche Giuseppe Galzerano, Vincenzo Perrone. Vita e lotte esilio e morte dell’anarchico salernitano volontario della libertà in Spagna, Galzerano editore,1999, p. 169.   

Leggermente , ma significativamente diversa nel suo intento, ancora una volta, di sminuire, per quanto possibile,  il comportamento  rivoluzionario tenuto da Danio in Spagna ,  è la versione , riferita da Pechar. (cfr. brano)

Brano da commentare “  Danio, al contrario, si mostrò attivissimo, quasi che a 56 anni suonati sentisse finalmente scoccare l’ora della sua personale riscossa: dapprima arruolato nel battaglione  “6 de Octobre” di Madrid guidato dallo sfortunato Fernando  De Rosa, in seguito egli se ne allontanò per contrasti con i suoi comandanti, trasferendosi a Barcellona e partecipando addirittura al tentativo di sbarco nell’isola di Mallorca, poi risoltosi in una cocente sconfitta per le milizie catalane capitanate da Alberto Bajo; in questa occasione , una brutta ferita alla testa consigliò al focoso cestaio campano di mitigare i suoi propositi bellicosi, ritagliandosi un ruolo più defilato ..."

Bibliografia:  Saverio Werther Pechar, L’antifascismo italiano nella guerra di Spagna. Nuove prospettive di ricerca  a p.  e ora anche in Saverio Werther Pechar, Il caso Berneri.  Antifascisti italiani nella Spagna rivoluzionaria (1936-1937), Edizioni ANPPIA, 2017, p.  29

Nel brano non si fa riferimento al ritorno di Danio al fronte, appena si ristabilì dalla "brutta ferita" alla testa e non si fa accenno alla sua nomina a capitano, di cui fa menzione Giuseppe Aragno..

 Tornato , alla fine della II guerra mondiale, a Sant’Egidio di Monte Albino,    Ernesto Danio divenne un importante riferimento per i suoi concitadini, particolarmente per i più giovani, a cui raccontava  episodi  delle  lotte operaie e libertarie  combattute prima e durante il fascismo in quella provincia e della rivoluzione sociale spagnola. Tra l’altro,  si dette da fare, con successo, per riottenere l’autonomia comunale del suo paese, che il fascismo aveva soppresso   (cfr. primo e secondo brano) 

 Brani da commentare: 1)  “Ritornato nella sua Sant’Egidio fu l’unico a prodigarsi ed ottenere il ritorno all’autonomia a Comune per Sant’Egidio che dal 1929 era stato annesso al Comune di Angri a seguito del decreto che aveva istituito nel 1928 il Comune di Pompei e che obbligó molti Comuni a rinunciare a propri territori. L’anarchico e indomito Danio riuscì con i suoi contatti partigiani ad arrivare al suo compagno di esilio Parri , scelto come presidente del Consiglio nel 1946 per traghettare l’Italia verso la Repubblica. Un contatto che consentiva Sant’Egidio di riottenere l’autonomia comunale. Morì di stenti e solo,in una casa di riposo a Siano nel 1966 dopo che alcuni anni prima , a causa di una patologia aveva perso l’uso delle gambe. Rinunció a qualsiasi vitalizio pur proposto . …”; 2)  “ A Sant' Egidio è vissuto il famoso anarchico che somigliava a Gramsci, Ernesto Danio, che un giorno era partito in bicicletta per chiedere al capo del governo Ferruccio Parri, suo compagno di prigionia sotto il fascismo, l'autonomia per il  Comune . Ferruccio Parri lo aveva accolto con grandi onori, quindi Ernesto era ritornato a Sant'Egidio, dove -dice la leggenda- arrivava prima il decreto del governo italiano per l'autonomia del  comune che lui stesso in bicicletta..."

Bibliografia: Il primo brano l’avevo trovato su Internet e ora non lo ritrovo più. Per questo motivo non posso citarlo. Forse qualcuno lo riconoscerà. Il secondo brano è in Enrico De Vivo, Angri, Paesi e Città, Doppio Zero, 28 aprile 2011 in https://www.doppiozero.com/angri-paesi-e-citta

A Sant' Egidio di Monte Albino è stato il suo nome ad una strada .

 


  

MARIETTA BIBBI
 
BIBBI MARIA (Marietta) (1895-1993): maestra elementare, anarchica, sorella  di Gino Bibbi e amica sin dall’infanzia di Gino Lucetti Dopo l’attentato al duce di Lucetti (11 settembre 2026)  fu arrestata insieme al fratello ed altri compagni  per complicità. Assolta da questa accusa fu comunque condannata a sei mesi di prigione con l’accusa di favoreggiamento per avere nel luglio 1926 ospitato ,    Lucetti , che dalla Francia era tornato clandestinamente in Italia.  In attesa del processo per questo reato , da cui fu poi assolta, Maria Bibbi  raggiunse volontariamente il  fratello detenuto al confino di  Ustica condividendo la sua vita di confinato. Dopo la fuga   del fratello in Francia  (cfr. vedi sopra) fu più volte ammonita dalla polizia  ( cfr. primo brano ) e per evitare un suo espatrio  clandestino furono  diramati  i suoi connotati alla frontiera. “(cfr. brano)

Brano da commentare :  1)Le autorità di polizia la descrivono come “dotata di pronta intelligenza e di discreta cultura avendo conseguito il diploma di maestra elementare” anche se però non ha mai insegnato. “La Bibbi è donna scaltra, intelligente ed abile e non si farebbe sfuggire alcuna occasione per eventuali azioni ostili al Regime, del quale è una irriducibile nemica”(Prefettura di Massa Carrara, scheda biografica, 14 lug. 1931). 2) “ Maria Bibbi è di statura bassa, corporatura snella, viso regolare, fronte spaziosa, zigomi sporgenti, capelli castani scuri, occhi castani, naso greco, mento ovale, collo corto, bocca larga, mani giuste, andatura svelta, espressione fisiognomica alquanto antipatica “ ( in Massimo Lunardelli,  Dieci pericolosissime anarchiche …”

Bibliografia: Massimo Lunardelli, Dieci pericolosissime anarchiche, Blu edizioni, 2012, p. 140

Nel luglio del 1931con l’accusa di essere “ avversa al Regime e pericolosa per l’ordine Nazionale”  fu condannata  a cinque anni di confino. Nel 1932 in occasione del decennale della rivoluzione fascista fu rimessa in libertà  e si trasferì a Torino dove barcamenandosi alla meno peggio tra lavori precari e sotto pagati fu  costretta a chiedere un aiuto economico  al fratello in esilio  .  (cfr. brano)

Brano da commentare: “ Carissimo fratello, eccomi nuovamente disoccupata, da ieri sera. […] Sabato sera mi pregarono di andare in ufficio la domenica mattina, andai e trovai tutto normalissimo, ieri mattina mi aspettava la lieta notizia. Sono mortificata perché so di avere fatto più del mio dovere e non mi aspettavo di essere così trattata e io disprezzo e odio questa gente che dopo averti sfruttata, con una indifferenza, che rasenta il cinismo ti mettono nella condizione di non poter vivere. [….]  Mi spiace tanto dover sconvolgere i tuoi piani, ma non posso attendere  che tu raggiunga l’agiatezza per chiederti un aiuto. Con gli stipendi che ho avuto è chiaro che non sono arrivata a fare la più piccola economia e così presto sarò al verde…”( Lettera al fratello, Torino, 17 aprile 1934)

Bibliografia: Massimo Lunardelli, Dieci pericolosissime anarchiche, Blu edizioni, 2012, p. 140

 Nel 1934 riuscì a raggiungere Parigi, dove ebbe modo di stringere rapporti di amicizia e di lavoro con  Giovanna Berneri e con  la moglie di Carlo Rosselli, Marion Cave  (cfr. brano)

Brano da commentare: “ Il passaporto per la Francia era invece stato inaspettatamente concesso a Maria Bibbi che nella primavera del 1935 aveva potuto lasciare Torino per precipitarsi a Parigi, dove grazie al fratello Gino, nel frattempo già in Spagna, aveva trovato ospitalità presso la famiglia Berneri. Lei contraccambiava aiutando la moglie di Camillo, Giovanna Caleffi, nella gestione di una drogheria in rue Terre Neuve 20, “punto di riferimento dei più noti e pericolosi antifascisti”. Il 19 novembre la Regia Ambasciata di Parigi faceva sapere che “ la Bibbi è occupata quale domestica presso il noto Rosselli Carlo” e qualche mese dopo il consolato di Nizza la segnalava a Cannes, all’Hotel Suisse, in compagnia della moglie di Rosselli, Cave Marion e di un suo figlio dodicenne. “

Bibliografia: Massimo Lunardelli, Dieci pericolosissime anarchiche, Blu edizioni, 2012, p. 185

Nel  maggio 1936 Maria Bibbi giunse  in Spagna  a Gandia,  a casa del fratello, che si era appena risposato con una giovane spagnola: Maria Dolores Ausiàs Marata, detta, Lolita ,  in Calle Major 30. (cfr. brano)

Brano da commentare: 1)  Carissima signora Valentina  le scrivo da Gandia ove sono da due giorni soltanto […] La gioia di rivedere mio fratello che è molto contento del suo nuovo stato, e la quiete e la bellezza del luogo mi aiutano a rimettermi in forma […] Mia cognata è assai graziosa, vuole tanto bene a mio fratello, è molto gentile e premurosa, la sento sorella e non dubito che ci intenderemo a meraviglia …” ( Lettera a un’amica torinese, moglie del professore Florio Foa, Gandia 5 maggio 1936 ); 2) “ …. Noi stiamo bene.  Gino è occupato in una fabbrica per l’industrializzazione  dei prodotti alimentari. Non è molto soddisfatto per ora del suo lavoro. Lolita si occupa con me della casetta, dei polli, dei cani, dei piccioni e della capretta “ ( Lettera allo zio Domenico Bibbi, convivente di Assunta Lucetti,  zia dell anarchico Gino Lucetti)

Bibliografia: Massimo Lunardelli, Dieci pericolosissime anarchiche, Blu edizioni, 2012, Primo brano a  pp- 173-174 e secondo brano a p. 175

Scoppiata la guerra civile Marietta Bibbi si arruolò come infermiera nell’  81° Brigata Mista (ex Colonna Torres Benedito  della CNT ), composta prevalentemente da anarchici e libertari che operò unita alla 83° brigata ( ex  Colonna di Ferro)  sul fronte di Teruel ,  ( primo e secondo brano). Nell’ottobre del 1936 , Marietta Bibbi scrisse una lettera a Camillo Berneri, in cui si mostrava entusiasta della scelta fatta e   fiduciosa  nella vittoria contro il franchismo ( cfr. brano).  

Brani da commentare: 1)  " Quando il fratello si porta in Spagna lo segue. Le spie fasciste la segnalano come asidua frequentatrice delle riunioni di "Giustizia e Libertà ed in Spag è pure vicina ed attiva nel movimento libertario. La stessa fonte afferma che Marietta ha prestato servizio come infermiera nel Soccorso anitario del IV Battaglione della  Colonna "benedicto" ( 81^  Brigata Mista) sul  fronte di Teruel ed ha svolto il compito di corriere tra Francia e Spagna" (  Augusto Cantaluppi -Marco Puppini,  " Non avendo mai preso un fucile tra le mani"... ; ) "Caro Camillo,  Ho letto con molto piacere il primo numero del giornale “ Guerra di classe” che Lolita mi ha inviato qui.  Ti faccio i miei complimenti per il lavoro che svolgi ed i miei auguri per una felice continuità... Ora più che mai ti penso ingolfato nel lavoro e dimentico della tua salute e per questo vorrei avere l'autorità di sgridarti ben bene. Non è giusto che tu non pensi a curarti e che tu faccia per questo vivere Giovanna, tua Madre e le bimbe e noi tutti in continua apprensione.  Io sto bene e sono felice di vivere la vita di questi valorosi uomini ed è inutile che ti dica che spero di rendermi sempre più utile. Oggi ho avuto  notizie di Giovanna e sono molto contenta di essere così affettuosamente ricordata dalla nostra eroica Mimma! Sono pazza di allegria quando penso all'arrivo di Logi e puoi comprendere l'impazienza che ho di far la sua conoscenza ma il dovere non mi consente ancora di godere di quella gioia.[nota mia: mi piacerebbe molto sapere chi sono Mimma e Logi?] Qui ci stiamo preparando a un formidabile attacco e io mi auguro tanto di poterti scrivere presto da Teruel !  E dei nostri che ne è? Non mi scrive più nessuno. Quando hai occasione di andare al fronte fai loro i miei saluti e dì loro che li ricordo e penso con solidarietà.  Spero di ricevere il giornale qui senza farlo passare per Gandia. Ti ricorderai di mandarmelo? Dammi tue notizie e dei comuni compagni che mi farai piacere. Sono impaziente che Gino torni per la felicità di Lolita e la mia tranquillità. Fraternamente ti saluto. Maria" ( Lettera a Camillo Berneri, Frente de Teruel  28-10 1936 );  3)  “Le Colonne Torres-Benedito ed Iberia, formarono la 81° Brigata Mista, insieme alla 83° Brigata, costituita dall’ex Colonna  di Ferro, passarono sotto il comando della 41°  Divisione diretta dal colonnello filocomunista Eixea. […] Dai  primi contrattacchi fascisti nel dicembre ’37, la 81° Brigata fu sconfitta e decimata difendendo Campillo, a sud-ovest di Teruel…” ( Abel Paz, Cronaca appassionata della…)

Bibliografia:  Primo brano in  Augusto Cantaluppi-Marco Puppini,   Non avendo mai preso un fucile tra le mani. Antifasciste italiane alla guerra civile spagnola 1936-1939, www.Aicvas.Org., 2014  pp. 48-49.  Secondo brano in Camillo Berneri, Epistolario inedito , volume secondo, Archivio Famiglia Berneri Edizioni Pistoia, 1984 p. 189. Terzo brano in  Abel Paz,  Cronaca appassionata della Columna de hierro, Autoproduzioni fenix, 2006 p. 209

Le gravi sconfitte subite  dalla propria  Brigata  e poi la disfatta finale a causa della vittoriosa controffensiva franchista   non la fecero desistere, per quanto ne so, dalla lotta contro il franchismo per tutta la durata del conflitto.

Dopo la vittoria di Franco, Maria Bibbi  rimase clandestinamente in Spagna per cinque anni sotto una falsa identità fingendosi spagnola col nome di  Maria Carmen Rodriguez . Tornata in Italia si ricongiunse  col fratello e insieme parteciparono al Congresso Nazionale della FAI di Civitavecchia nel 1953. Morì a  novantotto anni ad Avenza di Carrara.

NOTA: La differenza dei caratteri ( grassetto,  tipi di carattere ecc),che, sovente si presenta anche in questo post, tra un brano e l'altro, non è voluta.

 
 

 
 
 

 

 

  

 

 

 

 
 














Nessun commento:

Posta un commento