sabato 30 aprile 2011

ANARCHICINI: FRANCESCO GHEZZI ( (1893-1942); OTELLO GAGG I (1896-1945); OSCAR SCARSELLI ( 1902- ultime notizie nel 1947) ;IDA METT (1901-1973) e NICOLAS LAZAREVITCH (1895-1975), MARIE GOLDSMITH ( MARIE KORN , ISIDINE) ( 1873-1933)

                                                                                 
                                                       
                                                                                   

Tra gli anarchici che all’ascesa del fascismo in Italia trovarono "rifugio" nella Russia sovietica e furono poi perseguitati prima e durante il regime stalinista mi limito a ricordare FRANCESCO GHEZZI, OTELLO GAGGI, OSCAR SCARSELLI.  
FRANCESCO GHEZZI   (1893-1942) anarco-sindacalista, membro dell’USI  (Unione Sindacale Italiana) durante la prima guerra mondiale disertò e riparò in Svizzera, ove insieme a Bruno Misefari ed altri fu coinvolto nella vicenda nota con il nome “ delle bombe di Zurigo”. Rientrato in Italia partecipò alle lotte durante il cosiddetto “biennio rosso” sino alla sua fuga in Russia, per il  suo  pretestuoso coinvolgimento nell’attentato del teatro Diana di Milano.  A causa del clima, in Russia,  di sempre maggiore intolleranza verso gli anarchici Ghezzi  si recò a Berlino, dove, però , fu arrestato e al fine  di sfuggire una estradizione  nell’Italia franchista, riuscì, grazie alla mediazione di un suo avvocato,  ad ottenere  la cittadinanza russa e quindi ad essere espulso in quel paese.. Per qualche tempo Ghezzi visse per un certo periodo di tempo in una  comune vicino a Yalta , attorno alla quale gravitavano numerosi esuli politici libertari, tra cui anche, se ho capito bene,  gli   anarchici italiani Otello Gaggi e  Tito ed Oscar Scarselli e  tra gli stranieri, Nicolas Lazarevitch ed altri.   Lasciata la comune  lavorò, insieme ad Aleksej Borovoi,  al  Museo Kropotk e nella Croce Nera Anarchica. Dal 1930, in piena età stalinista, iniziò,,  una durissima  persecuzione poliziesca contro Ghezzi,  che, nonostante le numerose campagne internazionali a sua difesa  e la sua richiesta di andare in Spagna a combattere il fascismo, durò, salvo rare pause, sino alla sua morte  nel 1942 . Nonostante le  torture e le vessazioni subite durante i lunghi periodi  di detenzione nelle carceri e nei  gulag “sovietici” non rinnegò mai le sue idee (cfr. brano) . Sarà riabilitato in URSS nel 1956 . 
Brano da commentare: “ Ero e sono ancora un anarchico […] Confermo di avere fatto numerose dichiarazioni anti-sovietiche e, allo stesso modo, di aver detto delle cose in  opposizione alla politica sindacale del partito. Nel 1937 ho detto che nel sindacato sovietico non c’ è democrazia come non c’è vera democrazia in Unione Sovietica perché tutte le correnti politiche sono state represse”.  (risposta di Ghezzi alle accuse  della Ghepeù nel 1937) 
Bibliografia:  Carlo Ghezzi, Francesco Ghezzi un anarchico nella nebbia. Dalla Milano del teatro Diana al lager in Siberia , Zero in condotta, 2013 pp. 109-110 
                                                                                         
  Otello Gaggi (1896-1945): giovane saldatore nella ferriera di San Giovanni Valdarno, aderì all'anarchismo e alla Lega dei mettalurgici. Antimilitarista e antiinterventista , durante la prima guerra mondiale, disertò più volte dal fronte subendo numerose condanne. Amnistiato nel 1919partecipò a tutte le lotte operaie del biennio rosso sino al moto insurrezionale dei minatori del Valdarno ( cfr. post  UNIONE SINDACALE ITALIANA e particolarmente  , ATTILIO SASSI) , quando venne accusato oltre a vari reati (incendio doloso danneggiamenti, ecc. ) anche di complicità nell’omicidio dell’ingegnere  Longhi .  Condannato in contumacia a trent’anni, Otello Gaggi  raggiunse la Russia, considerata ancora come il paese rivoluzionario per eccellenza. Purtroppo però non era più così e Otello Gaggi, che intanto si era sposato con una  compagna russa , Marsaide, e avuto da lei  una figlia, Lilina, fu ben presto in quanto anarchico, soggetto a sistematici controlli e restrizioni al potere. anarchico.  Nel 1934,   Gaggi fu denunciato alla Ghepeù da alcuni comunisti stalinisti italiani   di essere un  controrivoluzionario e  una spia fascista e fu deportato nel gulag di Jarensk . Nel 1936 la CNT spagnola  chiese ufficialmente  alle autorità sovietiche di  permettere a Otello Gaggi, Francesco Ghezzi ed Herman Sandormiski, noto ex anarco-bolscevico, di recarsi in Spagna a combattere il franchismo. Il permesso non fu concesso e Otello Gaggi  morì in stato di detenzione in   Russia nel 1945. 
Brano da commentare: “….Arrestato e condannato all’esilio nella Russia del Nord, ove il freddo il denutrimento consuma  piano piano la mia salute. Sono impossibilitato di potermi guadagnare il mio pezzo di  pane necessario alla vita quotidiana poiché sono tenuto in considerazione di controrivoluzionario che per la rivoluzione tutto perdette, famiglia, paese, genitori parenti io che da 12 anni lontano dal mio paese  e sempre detti la mia anima a beneficio della rivoluzione. Oggi senza colpa il caso ironico mi fa colpire da coloro che si dicono i sostenitori e i difensori delle vittime della reazione borghese. Sono in condizione che solo il suicidio potrebbe far cessare questo funesto e incomprensibile dramma ….”  ( ultima lettera di Otello Gaggi  inviata a degli amici di Teramo  nel 1935)
Bibliografia:  Giorgio Sacchetti,  Otello Gaggi. Vittima del fascismo e dello stalinismo, Biblioteca Franco Serrantini , 1992  p. 72
                                                                                           

OSCAR SCARSELLI detto  “Lo zoppo” ( 1902- ultime notizie nel 1947)  figlio di EUSEBIO,  e di MARIA MANCINI e fratello di  FERRUCCIO detto “ Beche (1892-1921) ,  TITO  detto  “l’etrusco” (1895- 1932/33) ,  IDA ( 1897- 1989), prima donna ad essere condannata dal Tribunale Speciale Fascista e  moglie dell’anarchico GIACOMO BOTTINO (1897- 1970),    EGISTO (1900 – 1993) , INES LEDA (1906-1985) . Il 28 febbraio 1921 partecipò insieme ai fratelli e ad altri rivoluzionari a scontri (noti col nome “i fatti della fiera” ) con fascisti e carabinieri . Il fratello Ferruccio morì per lo scoppio di una bomba che teneva in tasca. Egisto fu ferito ad una mano  ed immediatamente arrestato.  Oscar,  Tito ed altri compagni di Certaldo , si dettero alla macchia e organizzatisi dal febbraio a giugno in banda  (detta dello zoppo riferendosi ad Oscar che era claudicante, ) iniziarono  una dura  guerriglia contro  i fascisti locali  guidati dal fascista ingegnere e proprietario terriero,   Mario Filippi, che subito dopo i fatti avevano bruciato la casa degli Scarselli e indotto i carabinieri ad arrestare  e far condannare a 4 anni Eusebio e  Maria Mancini. A giugno la “banda dello zoppo” si sciolse e Tito ed Oscar si rifugiarono in Svizzera, da dove, però, furono estradati in Italia. Tito riuscì presto ad evadere e raggiungere, con l’aiuto di compagni anarchici, tra cui Ugo Fedeli, la Russia. Oscar, invece, detenuto nel Mastio di Volterra, evase da quel temibile carcere insieme a due compagni nel 1924 e con l’aiuto del cognato Giacomo Bottino riuscì, dopo varie traversie , a raggiungere il fratello in Russia.  Così come  per Otello Gaggi e a Francesco Ghezzi, anche i due Scarselli vennero progressivamente  sino alla loro morte in Russia  sempre più perseguitati dal  regime “sovietico”. Tra i  brevi periodi di serenità  sono da menzionare quelli in cui vissero nella comune libertaria a Yalta  oppure come lavoratori  alle dipendenze di una cooperativa agricola di Kerk, denominata “Sacco e Vanzetti”. Tito morì nel 1932 e  di Oscar  non si seppe più nulla dal 1947.
Brano da commentare: “… Adesso nella mia avanzata età  25 anni che la belva fascista sentenziò alla distruzione e morte la nostra famiglia e oltre vent’anni sono passati che io potetti riconquistare con fermezza e decisione la libertà dalle tombe dei vivi dell’ergastolo di Volterra dove ero sepolto da oltre tre  anni . […] Sono stato molto afflitto e melanconico di essere stato assente alla vigilia dello sgretolamento del  fascismo certamente io non avrei cambiato la sua sorte e la situazione, avrei potuto avere delle soddisfazioni morali che tante  lacrime e dolori causò alla nostra famiglia e al popolo italiano. Adesso farò le pratiche attraverso le  autorità Sovietiche, chiedendo il permesso di ritornare in Italia spero che questo elementare diritto in più come rifugiato politico perseguitato dalle gendarmerie fasciste non mi sarà rifiutato ….” ( lettera di  Oscar Scarselli alla sorella Ida  il 26 maggio 1946) 
Bibliografia:  Angelo Pagliaro, la famiglia Scarselli volti, idee, storie e documenti di una famiglia anarchica temuta da tre dittature , prefazione di Pietro Ferrua, Coesenza itineris p. 176
Tra gli anarchici russi  perseguitati dopo la rivolta di Kronstadt , quando cioè dell’anarchismo, almeno alla luce del soleera sopravvissuto molto poco, mi limito a ricordare IDA METT  e NICOLAS LAZAREVITCH , che tra l’altro,  aveva partecipato alle lotte italiane del biennio rosso ed era in quel periodo divenuto leale amico di Francesco Ghezzi.
                                                        
  NICOLAS LAZAREVITCH (1895-1975) Nacque in Belgio da genitori esiliati russi .  A sedici anni lavorò come  operaio elettricista e divenne ben presto  membro di  un gruppo anarco-sindacalista. Durante la prima guerra mondiale si rifugiò in Olanda per evitare di  essere arruolato e nel 1919 riuscì a raggiungere la Russia e per un breve periodo combatté contro i bianchi nell’ Armata Rossa e  per le sue conoscenze linguistiche, fu incaricato di fare opera di propaganda  rivoluzionaria tra i soldati francesi inviati in aiuto dell’armata di Denikin. In seguito a  una temporanea   vittoria dei bianchi fu costretto a lasciare la Russia e trovare rifugio in Romania e poi in Yugoslavia e infine in Italia , dove partecipò, durante il biennio rosso, a Milano all ‘ occupazione delle fabbriche , e dove divenne amico di Francesco Ghezzi.  Nel 1921 tornò in Russia, e dopo avere rifiutato incarichi all’interno del partito bolscevico, lavorò come operaio specializzato nelle officine “Dynamo” di Mosca. Nel 1922 partecipò con altri libertari, tra cui Francesco Ghezzi, anche lui in Russia, alla “comune di Yalta (cfr. sopra). Tornato poi a Mosca fu arrestato dalla CEKA per le sue idee libertarie e condannato a tre anni di lavoro forzato. Nel 1926, , dopo una campagna di mobilitazione operaia internazionale, fu espulso dalla Russia. Coraggiosa anche la sua pubblica difesa, all’interno della Russia, fatta, nel 1924,  dall’ anarchico FRANCESCO GHEZZI (cfr. brano).
  Brano da commentare: “ Il compagno Nicola Lazarevitch si trova detenuto da tre mesi presso la  Gpu di Mosca per ragioni politiche. Noi abbiamo conosciuto Lazarevitch  in Italia nel 1920 durante i movimenti rivoluzionari e abbiamo imparato ad amarlo per la sua fede rivoluzionaria, per averlo sempre visto in prima fila nelle lotte, devoto alla causa operaia. Come noi egli dovette fuggire e rifugiarsi in  Russia perché perseguitato e noi siamo molto addolorati nel saperlo perseguitato anche da questo governo. Noi ci domandiamo costernati, come se lo domandano vari altri rifugiati politici in Russia e operai rivoluzionari all’estero che conobbero in Lazarevitch un campione della classe operaia, come mai si possa arrestare un operaio consimile anche ammettendo che avesse fatto della propaganda rivoluzionaria e comunista con concetti che contrtastano colle direttive ufficiali del governo russo, mentre si lasciano in libertà tanti borghesi sabotatori i quali non attendono che il momento per impiccare tutti gli operai. Ciononostante però noi vogliamo credere che presto mettiate Lazarevitch in libertà e che possa venire qui in Yalta a lavorare con noi la terra nella nostra colonia agricola. Saluti rivoluzionari “  ( lettera di  Francesco Ghezzi a Yakov Agranov, uno dei capi della polizia politica “sovietica” il 31 dicembre 1924)
Trasferitosi a Parigi conobbe , oltre  BORIS SOUVARINE  e SIMON WEIL,  di cui fu premuroso e costante   amico , anche IDA METT , che divenne la sua compagna. 
 IDA METT (suo vero nome: Ida Gilman: 1901-1973 nacque in una famiglia di ebrei russi a Smorgon. Perseguitata dai bolscevichi, in quanto anarchica,  fuggì in Polonia e poi si stabilì a Parigi dove divenne la segretaria di Nestor Machno e redattrice del giornale “Dielo Truda”. Nel 1948 scrisse  Souvenirs sur Nestor Makhno “ in cui espresse, tra l’altro, la sua opinione  sul  presunto “antisemitismo” di Makhno.  (cfr. brano)
Brano da commentare : “  Makhno era antisemita? Io non lo penso affatto. Egli credeva che gli ebrei fossero  un popolo capace ed intelligente, forse era anche un po’ geloso di loro, ma non vi era animosità nei suoi rapporti con gli Ebrei che conosceva. Era capace di essere amico di un Ebreo senza alcun sforzo di volontà. Quando lo si accusava di antisemitismo, ciò l’offendeva terribilmente e lo rendeva triste, perché era  stato troppo legato nel suo passato con l’ideologia internazionalista per non sentire tutta l’importanza di una tale accusa. Era fiero di avere fatto  fucilare l’ atamano  Grigoriev e considerava che tutte le voci concernennti i pogrom che sarebbero commessi da sedicenti  makhnovisti non erano che odiose invenzioni “.   ( Ida Mett,  Souvenirs sur Nestor Makhno, febbraio  1948)
Bibliografia: Ida Mett,  Souvenirs sur Nestor Makhno, in http://www.theyliewedie. org/ressources/biblio/fr/Ida_Mett_- Souv….
L’ esclusione dell’antisemitismo in Makhno e nel movimento makhnovista, , sostenuta in questo brano da  Ida Mett , ha tanto più valore se si tiene conto di quanto ella fosse sensibile  al problema dell’antisemitismo , spesso presente , anche all’interno degli ambienti  della sinistra rivoluzionaria. Si pensi a questo proposito allla sua indignazione, nel 1938, di fronte a  un articolo di Révolution prolétarienne  in cui ci si riferiva agli ebrei in termini genericamente negativi simili a quelli usati negli ambienti antisemiti di destra. ( brano) .
 Brano da commentare: "Tutta la stampa mondiale che è in mano alla finanza ebraica….. Che vergogna vedere questi discorsi sulle colonne di R.P. Come internazionalista levo la mia protesta contro una R.P. insozzata dalla peste razzista  […] Protesto anche con la terminologia impiegata da Louzon in quelle note sulla Palestina, in cui definisce colonialisti gli ebrei che si sono  rifugiati in Palestina, lasciando paesi da cui sono stati cacciati in modo abominevole …. No, compagno Louzon, non sono dei colonialisti … sono dei rifugiati arrivati in Palestina, così come  avrebbero per esempio potuto arrivare in Francia; tuttavia non sarebbe per colonizzare la Francia, ma per cercarvi asilo. A meno che non si consigli a Hitler di bruciare in un immenso rogo una parte degli ebrei (tra cui migliaia di proletari) allora la questione sarebbe evidentemente liquidata in modo radicale “ ( Lettera di Ida Mett a Maurice Chambelland ( ottobre 1938)
  Bibliografia: in  L’anarchico e l’ebreo. Storia di un incontro ,  a cura di Amedeo Bertolo , Eleuthera p. 124 
                                                                    
Entrambi aderirono insieme a Machno alla “ Piattaforma organizzativa comunista anarchica,” nonostante le critiche di molti dei loro compagni tra cui  Volin, Mollie Steimer ed altri. Espulsi dalla Francia, Ida e Nicolas, dopo un periodo trascorso in Belgio, si recarono in Spagna e poi nuovamente in Belgio sempre perseguitati dalle autorità locali. Numerosi , negli anni tra le due guerre, furono gli scritti (articoli, opuscoli, libri)  di Ida Mett e di Nicolas Lazarevitch sugli avvenimenti rivoluzionari in Spagna e sullo stalinismo in Russia. Per quanto riguarda Ida Mett, oltre al documentato e ancora  importante libro “La rivolta di Krostandt “ cito  Le paysan russe dans la revolution et la post-rervolution , ove, tra l’altro confutò  l’idea , sostenuta da leninisti e trozchisti , che la degenerazione della rivoluzione russa avesse avuto inizio solo sotto la dittatura di Stalin (cfr. brano ).
 Brano  da commentare:  “ Le tradizioni secolari dei contadini, il loro attaccamento alla collettività, il mir, le loro qualità morali, la loro cultura artistica e poetica, le loro credenze, ingenue e pure , furono veramente  inutili o persino nocive  durante la creazione della nuova società? Ora, in realtà, ne iil mondo rurale , né la classe-operaia , hanno realmente partecipato alla creazione della società post-rivoluzionaria perché la concezione bolscevico-leninista del socialismo gli levò presto ogni possibilità correttrice d’intervento democratico.  Il partito si credeva il solo a sapere tutto, voleva fare tutto da solo, subordinando tutta la vita del paese allo Stato onnipotente. In modo che lo Stato burocratico senza alcun controllo pubblico , e il regime sovietico dei nostri giorni sono l’opera unicamente del partito di Lenin e dei  suoi epigoni” (da Ida Mett, Les paysan russe dans la revolution et la post-revolution” 
Bibliografia:   Ida Mett, Les paysan russe dans la revolution et la post-revolutionSpartacus  René Lefeuvre, Paris pp. 3-4 (traduzione italiana mia)

Per quanto riguarda, invece, Nicolas Lazarevitch particolarmente importanti sono i suoi articoli , diretti ai militanti ed intellettuali della sinistra francese  non stalinista, scritti con lo pseudonimo di  Louis Nicolas,  sulla rivista   “ La  Révolution Prolétarienne“, per tutto il corso della rivoluzione spagnola, ove , ai giorni nostri in una lettura a posteriori , emerge in tutta la sua evidenza il drammatico passaggio dall’entusiasmo costruttivo dei primi tempi  sino al progressivo sabotaggio del processo rivoluzionario attuato dal governo del fronte popolare sotto pressione degli stalinisti. (cfr. brani)

Brani da commentare: 1)    “Da veri figli del XX secolo, i lavoratori spagnoli  hanno immediatamente pensato ai luoghi dove si crea l’opione pubblica, ai grandi giornali. Essi hanno occupato le migliori stamperie per gli organi  (di stampa) operai,  trasformati da poveri settimanali in quotidiani dalle numerose pagine. Ogni tendenza, aveva  il suo […] La maggior parte degli hotel o ristoranti sono trasformati in mense popolari dove i pranzi sono serviti prima di tutto ai miliziani contro la presentazione di buoni  o di denaro. Questi prodotti sono forniti dal  Comitato di  approvvigionamento, sezione del CCMA ( Comitato Centrale delle Milizie antifasciste  (di Catalogna)”.  ( La révolution prolétarienne n.  229  agosto 1936)  ( ; 2)  “ La presa di possesso delle industrie si estende alla Catalogna. Le importanti centrali elettriche sono  gestite dal sindacato “Forza e Luce”; i grandi stabilimenti della Moncada per  il ferro e il cemento, quelli dell’industria tessile spagnola sono nelle mani degli operai. Viene presa la decisione di collettivizzare le pasticcerie ….. (La révolution prolétarienne n. 231 settembre 1936); “  … Gli staliniani avevano organizzato una  autentica  Ceka che deteneva nelle su e  personali prigioni degli  operai colpevoli di avere un carnet della CNT; attraverso torture medievali, i  carnefici cercavano di fare confessare a quei prigionieri che erano dei  membri del Soccorso Bianco” organizzazione ausiliaria fascista “ (La révolution prolétarienne n. 237 dicembre  1936,  già, quindi, mesi prima  delle giornate di maggio del 1937 a Barcellona) ; 4) “ E’ una autentica battaglia che il proletariato di Barcellona è giunto al punto di dare  alle forze controrivoluzionarie coalizzate: piccoli borghesi dell Esquerra, dei viticultori e del PSUC: Sostenuti dal governo russo. Non  contenti di avere la loro gendarmeria, gli staliniani avevano organizzato la loro “Sicurezza”  privata che aveva le sue prigioni e  giustiziava  essa stessa i suoi avversari” (La révolution prolétarienne n. 248 giugno 1936, dopo le giornate di maggio )
Bibliografia: in  Daniel Aiache, La revolution défaite . Les groupements révolutionnaires parisiens face a la  révolution espagnole, Noir et Rouge, 2013 p. 48, p. 50, p. 103, p. 105.

 Dopo la seconda guerra mondiale  Ida e  Nicolas risedettero stabilmente a Parigi dove lei  praticò  la professione medica e lui l’insegnamento delle lingue orientali alla Sorbona. 
 
MARIE KORN
                                                                                         
MARIE KORN , pseudonimo, insieme a quello di  ISIDINE ,di  MARIE GOLDSMITH ( 1873-1933) . Figlia di due esuli  russi  (la madre, ex populista,  era amica della rivoluzionaria   VERA FIGNER )  Marie Korn  studiò a Parigi e si laureò in Scienze  Naturali e  in Psicologia . Frequentò assai presto gruppi di rivoluzionari russi in esilio fuggiti dal regime zarista e si distinse presto per la sua profonda conoscenza delle tendenze rivoluzionarie esistenti in Russia tra il 1905 e il 1907 (cfr. post LA RIVOLUZIONE RUSSA DEL 1905).   Fu in stretto contatto con Wintsch, FaureKropotkin , di cui fu, per molti anni,  un’entusiasta collaboratrice . Fu lei, tra l’altro,  a  tradurre “ L’etica” di Kropotkin. . Nel 1906 , accanto a Kropotkin , partecipò a un congresso di comunisti anarchici a Londra dove  presentò una sua relazione. (cfr. brano) 
Brano da commentare: “ Il nostro ideale politico è noto: l’unione libera delle comuni autonome, di gruppi di produttori e d’altri, delle associazioni, delle federazioni. Ciò comporta una certa forma di organizzazione, che sviluppa nella gente una grande solidarietà; il ruolo di piena identificazione dei loro interessi con quelli della società, quale essa sia. E’ una organizzazione libera, volontaria,, fondata sul libero accordo. Se noi ci opponiamo a ogni organizzazione obbligatoria, gerarchica, è perché noi riteniamo la nostra  visione rende i rapporti umani stretti e forti “ ( dal rapporto di Marie Korn al congresso di Londra (1906).
Bibliografia:  in  Frank Mintz, Histoire de la mouvance anarchiste 1789-2012 , Noir  Rouge 2013 p. 42

Nel 1914, allo scoppio della prima guerra mondiale,  tentò di operare una conciliazione tra interventisti e antiinterventisti anarchici e  giustificò ,    sotto certi aspetti, l’ atteggiamento di Kropotkin  e  di Wintsch  . Tuttavia, nonostante le amichevoli  pressioni di Kropotkin non firmò  il Manifesto dei  Sedici.  Nel 1917 non seguì  Kropotkin in Russia , pur mantenendo con il vecchio anarchico una fitta corrispondenza sino alla morte di lui.Dieci anni dopo la fine   della prima guerra mondiale,  Marie Korn   sostenne, il più pacatamente possibile, sul  giornale Plus Loin  le ragioni degli interventisti rispetto a quella di non interventisti, pur essendo pienamente consapevole che “ ogni volta che si tocca questo punto , le manifestazioni di collera (coléres) riprendono con  rinnovato furore. “ (cfr. brano)
Brano da commentare. “  Sì, esiste incontestabilmente una contraddizione nell’atteggiamento degli anarchici che, nella Grande  Guerra, si sono collocati al fianco di uno degli avversari  […] Non si può negare che la partecipazione a una guerra non sia una violazione dei principi pacifisti e antimilitaristi, che il fatto di entrare in un esercito e di sottomettersi alla disciplina non sia una importante concessione (concession) . Ma ciò che  è al di fuori della logica non è inerente alla vita stessa? […] Se la partecipazione alla guerra viola i principi pacifisti e antimilitaristi, la non-resistenza  agli eserciti invasori costituisce una violazione almeno altrettanto grande al principio primordiale della resistenza all’oppressione, un abbandono almeno altrettanto grande dello spirito di rivolta […] Dei due principi in conflitto, qual’ è il più generale (gerenal), il più profondo, il più prezioso: il principio pacifista e antimilitarista o il principio della resistenza all’oppressione? Incontestabilmente quest’ultimo. L’antimilitarismo non è che una forma particolare dell’opposizione allo Stato, come la guerra non è che una manifestazione particolare dell’organizzazione capitalista e gerarchica della società. Al contrario, l’idea della resistenza, della lotta contro un potere forte, della difesa dei diritti e delle libertà di ogni raggruppamento sociale, della lotta contro la reazione sotto ogni forma, è l’idea fondamentale dell’anarchismo”.  ( Marie Goldsmith in Plus Loin novembre 1928)
Bibliografia: Jean Maitron,  Le mouvement anarchiste en France , vol. 2. De 1914 à nos jours, tel gallimard, 2011, p. 20
 
  Negli anni venti e trenta  partecipò intensamente alle attività, in Francia, dei rivoluzionari russi  in esilio,  sopravvissuti alle persecuzioni bolsceviche, tra cui Nestor Makhno, di cui divenne per un certo tempo assidua collaboratrice . In questo periodo si occupò  prevalentemente,  mantenendosi, se ho capito bene, su posizioni né piattaformiste né antipiattaformiste,  di problemi organizzativi  e programmatici  (cfr. un articolo che circola, in inglese, su Internet scritto dalla Korn nel 1928 :  Organization and party e un altro testo  , trovato sempre su Internet, tradotto dal russo in francese nella rivista Noir & Rouge n. 25 X-XI 1963 :  La situation actuelle et notre programme e riproposto nel 2005 dalla Fondation Besnard  (cfr . brano).  
Brano da commentare: …” Nella elaborazione dei dati per l’attività pratica, gli anarchici si urtano contro un ostacolo, di cui non dobbiamo ignorare l’importanza. Si tratta di quale programma offrire alle masse nel momento in cui la rivoluzione offre a loro – talvolta brevemente- un ruolo creagtivo e una favorevole possibilità  di iniziative. […]  Nel periodo pre-rivoluzionario, questa sorta di programma deve mettere l’accento su tutte quelle forme di organizzazione necessaria per la vita sociale., per preparare esiste un proverbio: è distrutto unicamente ciò che è sostiotuita da un’altra cosa. Quando in Russia, il commercio privato è stato soppresso, e quando lo Stato  si è incaricato ( a pris en charge) di questo  settore, da unlato l’incapacità di una burocrazia statale a regolare questo problema (question) e dall’ altro lato la mancanza di ogni altra iniziativa o organizzazione ( cooperative, per esempio, di vendita diretta, non sono state né incoraggiate né create, probabilmente per ragioni po0litiche) sono emerse abbastanza presto.  Di fronte a una situazione sempre più drammatica: la sola soluzione trovata dai bolscevichi è stata la NEP, cioè la restaurazione pura e semplice del capitale privato, e un passo indietro per la  Rivoluzione. Da tutte le lezioni  dell’esperienza russa, lezioni per l’avvenire, bisogna  prendere in considerazione il fatto che è molto più facile , sul piano economico, distruggere un sistema piuttostoche organizzarlo. In conseguenza, è d’importanza capitale studiare il sistema economico di domani e la sua preparazione. La rivoluzione non deve giungere alla situazione in cui  regredire sia il solo mezzo per salvare la vita della popolazione. Ciò equivarebbe al fallimento (banqueroute). In conclusione ecco qualche parola su un aspetto molto importante: ogni rivoluzionario onesto e cosciente sente l' immensa responsabilità che  tocca a lui e alla sua organizzazione , volendo  operare un cambiamento così  totale  e completo della società. Questa responsabilità è ancora più acuta  nel momento in cui, dopo una lotta  difficile, ci si accorge della possibilità  di realizzazioni pratiche.   Succede che in quel momento, si abbia tendenza ad attendere, a evitare le responsabilità, a voler assicurarsi  le maggiori condizioni di successo, a volere attendere che la massa divenga pronta. E’ comprensibile, ma  anche estremamente pericoloso: la storia non attende, e quel momento propizio può essere perduto per sempre.  … (Marie Korn,  La situation actuelle et notre programme) 
Bibliografia : in http://w.w.w.fondation-besnard.org/spipphp? p. 6 (traduzione italiana mia da prendere, come al solito, con una certa cautela )
 
 

 
 
 
 
 
 
 
 

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