KRONSTADT (1921): Questa base navale russa sul Baltico fu durante la rivoluzione del 1905 (cfr. post LA RIVOLUZIONE DEL 1905) e in quella del 1917, una famosa roccaforte rivoluzionaria. (cfr. brano)
Bibliografia: Volin , La
rivoluzione sconosciuta, Edizioni Samonà e Savelli, 1970 , ristampa edizioni RL 1950, p. 142, 143, 144.
Brano
da commentare: Fin dal febbraio 1917 durante tutta la Rivoluzione – e un po’ dappertutto – quelli
di Cronstadt furono sulla breccia.
Pieni di entusiasmo rivoluzionario e di ardore combattivo, essi non si
limitavano a un’attività locale sia pure energica; ma , ricchi di forze e di
audacia, consapevoli della loro missione, davano alla Rivoluzione, senza
esitare, tutto quello che potevano, tutto ciò che disponevano: la loro fiamma e
la loro fede, la loro coscienza e la loro forza, militanti devoti fino al
sacrificio della loro vita, agitatori e propagandisti popolari, divulgatori
della letteratura rivoluzionaria, tecnici di ogni sorta e soprattutto,
combattenti incomparabili” (Volin, La rivoluzione sconosciuta)
Lo spirito libertario e rivoluzionario assai diffuso tra i "kronstadtiani era anche sicuramente alimentato da un piccolo, ma importante, gruppo di anarchici , tra cui i più noti e stimati erano IOSIF BLEIKHMAN (1868-1921) e EFIM YARCHOUK ( 1886 ca. - 1937) e i fratelli ANATOLI ( ? -
1917 )e NIKOLAI (1893- 1918/1919) ZHELEZNIAKOV (cfr. post su "LE DUE RIVOLUZIONI RUSSE DEL 1917 (FEBBRAIO E OTTOBRE) E fu proprio per iniziativa degli anarchici e di alcuni socialisti rivoluzionari di sinistra, che si svilupparono, ancora sotto il governo provvisorio di Kerenski e in aperto conflitto con esso, "soviet liberi" che, in autonomia,
provvidero, già nel dicembre del 1917 alla soluzione di distribuzione di viveri, collocamento,
istruzione, dei problemi di alloggio. Il progetto, elaborato nel dicembre del 1917, da anarchici e socialisti rivoluzionari di sinistra su una giusta distribuzione delle abitazioni' , definito dai dirigenti
bolscevichi come una “ deviazione anarco-sindacalista”, fu comunque realizzato e
sopravvisse sino a quando fu sostituito, tanto più si rafforzava la dittatura
del partito sul proletariato, da una soluzione autoritaria e poliziesca del
problema degli alloggi. (cfr. brano)
Brano
da commentare: "... La parola d’ordine “tutto il potere ai soviet
locali” a Kronstadt viene applicata in
questo modo: nessun centro di potere può più ordinare o prescrivere ciò che si
deve fare ad alcun soviet, né ad alcuna organizzazione; al contrario ogni
soviet , ogni organizzazione locale di operai e di contadini tende ad unirsi
volontariamente con le organizzazioni dello stesso tipo. E’ in questo che
la federazione dei soviet liberi e la federazione dei comitati di fabbrica e di
officina creano una forza organizzativa determinante, sia per il successo della
difesa della Rivoluzione, che per regolare in maniera armonica la produzione e
il consumo. Kronstadt , limitata dalla sua
posizione geografica nella libera esplicazione delle sue forze creative,
impiega tutte le sue energie nella socializzazione delle case. Nel corso di uno
dei loro affollati meeting, gli anarchici vengono incaricati di sollevare al soviet
il problema di una equa ripartizione delle abitazioni e delle loro
ristrutturazione. Alla successiva assemblea dei soviet, viene presentato il
progetto di socializzazione delle case elaborato dal gruppo degli anarchici e
dai socialisti rivoluzionari di sinistra presenti nei soviet. Il primo punto
dichiara che “ d’ora in avanti , è abolita la proprietà privata delle
abitazioni e della terra". Più avanti viene detto che la gestione
delle case è assicurata dai comitati del caseggiato e che per il futuro ogni
problema verrà affrontato e risolto durante le assemblee generali di tutti gli
abitanti delle case [...] Alla fine “ Alla fine malgrado il
sabotaggio dei bolscevichi, in tutta Kronstadt furono organizzati i comitati di caseggiato, di distretto e vari altri. […] Il progetto fu realizzato. Quelli che
vivevano in scantinati sudici e umidi, in catapecchie miserevoli, in magazzi8i
si sistemarono in appartamenti adeguati;
fu messo in pratica il principio “ tutti devono avere un alloggio confortevole”.
Furono anche previsti parecchi hotel per la gente di passaggio. In ogni comitato di distretto furono organizzati dei
reparti di lavoro per la sistemazione e il rifacimento delle case. Fu
solo molto tempo dopo, quando i principali argomenti dei bolscevichi nei
confronti dei loro avversari di sinistra diventarono la prigione, le baionette e le pallottole, che
essi distrussero questa organizzazione fin
dalle fondamenta ( in
francese “ avec toutes ses bases
créatrices “) …” . ( Efim Yartchouk, Kronstadt nella
rivoluzione russa , pubblicata a New York nel 1923)… ( Efim Yartchouk, L’autogestione
a Kronstadt )
Bibliografia: in Efim Yartchouk, Kronstadt dans la revolution russe. Suivi du Dossier de l'insurrection de 1921, Noir et Rouge, pp. 68-70 . Traduzione italiana in Gli
anarchici russi , i soviet, l’autogestione a cura di Alexandre Skirda, cp editrice, 1978, pp. 60-61. Cfr. Tomas Parczewskij , Kronstadt nella rivoluzione russa, a cura di Giuseppe Aiello, Edizioni Colibrì, 2013,la nota n. 6 a p. 152
Dopo la caduta del governo
di Kerenski e il trattato di Brest –Litovsk l’ instaurazione di una dittatura del partito comunista sul proletariato in Russia trovò sempre meno ostacoli ed ovviamente le
funeste conseguenze di tale involuzione rivoluzionaria si ripercossero anche a Kronstadt. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ La bolscevizzazione di
Kronstadt e la distruzione della sua democrazia sovietica pluripartitica non
furono dovute a sviluppi interni e alla forza bolscevica locale, ma furono
decretate dall’esterno e imposte con la forza [] La liquidazione della democrazia sovietica di
Kronstadt fu completata con il graduale svuotamento e la successiva distruzione
del fitto tessuto democratico dei comitati elettivi di base delle officine,
reparti militari e unità navali, a cui si sostituì una nuova rete di collettivi
di partito, controllati dall’ alto da un sistema di commissari. […] La libera e
spontanea democrazia o Veĉe di
piazza dell’Ancora durò tutt’al più fino al luglio del 1918; nel febbraio 1919,
se non prima, le adunanze di massa, chiamate adesso “riunioni–concerto” furono
istituzionalizzate per iniziativa della
“sezione agitazione e propaganda” dall’Ufficio politico della flotta
baltica. Organizzate dal Politotdel e
svolgentesi sotto i suoi auspici, queste
“riunioni-concerto” di marinai si tenevano ogni due domeniche (“ non più
di frequente”) presso il Collegio di Ingegneria di Kronstadt, e avevano lo
scopo “ di diffondere le idee del comunismo fra i marinai, di esporre i compiti
del momento presente e di elevare la disciplina del personale navale”: tutte
cose ben lontane dai quotidiani raduni improvvisati, dall’oratoria da comizio e
dagli accesi dibattiti della piazza dell’ Ancora del 1917.[…] La rapida
trasformazione del Partito comunista di Kronstadt in una organizzazione di
massa andò di pari passo con la sua burocratizzazione “. ( Israel Getzler,
L’ epopea di Kronstadt 1917-1921)
Bibliografia:
Israel Getzler, L’ epopea di Kronstadt 1917-1921, Einaudi editore, 1982 pp. 187, 189, 190, 191, 196
EFIM YARCHOUK |
L’anarchico
EFIM YARCHUK ( o Yartchouk) , che aveva partecipato, armi alla mano, insieme ai marinai di Kronstadt , alla caduta del governo di Kerensky, fu tra i primi a percepire , già dai primi decreti emanati , dopo la vittoria, dal partito bolscevico , gli effetti negativi di una politica centrata su tre pilastri fondamentali: la burocratizzazione , la commissariocrazia e la repressione poliziesca (CEKA).
( cfr. brano)
Brano da commentare: “ La
nuova situazione non piacque agli anarchici che avevano partecipato al
rovesciamento di Kerensky e che si trovarono messi di fronte
al fatto compiuto di un nuova istituzione di Stato.
Il leader anarcosindacalista Efim Yartchouk, che partecipò alla presa del
Palazzo d’Inverno concepiva il potere dei soviet come una tappa transitoria al
passaggio ad una federazione di sindacati operai e di comuni contadine. Al
contrario, era contro la creazione di un governo centrale dei soviet; quando
venne a conoscenza della formazione del “governo sovietico” non potè
impedire di indignarsi : “ Formare
un soviet di commissari del popolo
!” “ Perché un soviet di commissari?” “ Che cosa è questa trovata?” “ Il potere dei soviet locali, nient’altro! “ . Tornando sul battello a
Kronstadt , egli non smise di essere in collera, furioso per essere stato
ingannato dagli “usurpatori”. “….. ( Alexandre Skirda,
Kronstadt
1921. Proletariat contre Dictature
comuniste )
Bibliografia:
Alexandre Skirda, Kronstadt 1921. Proletariat
contre
Dictature
comuniste,
Les
Editions de Paris Max
Chaleil, 2012 p. 50
Il
palese dissenso di Efim Yarcuk nei confronti della svolta
autoritaria e controrivoluzionaria del partito bolscevico gli costò, nel
novembre del 1918, la sua prima
incarcerazione da parte del regime “sovietico” e il suo definitivo forzato
allontanamento da Krostandt, dove, sin dall’inizio della rivoluzione di febbraio , era tenuto in grande considerazione
dai marinai e dagli operai. (cfr. post
LE DUE RIVOLUZIONI RUSSE
DEL 1917 )
DELEGAZIONE DEI MARINAI DI KRONSTADT A PIETROGRADO |
Brano da commentare: “ Le fabbriche viste dall’esterno, possono generare confusione ; si può credere che non siano delle fabbriche, ma campi di lavoro forzati dell’epoca zarista. Esse sono circondate da guardie armate. all’interno si aggirano dei “kursanti “, l’arma alla mano; vi si incontra anche dei cekisti. Gli operai stanno ai loro posti di lavoro , lo sguardo perso; quando il responsabile comunista della fabbrica li domanda di radunarsi per ascoltare i delegati di Kronstadt, essi si mettono, di malavoglia , in cerchio. Certi non si spostano dal loro posto. Altri mormorano con collera “ Noi la conosciamo questa delegazione! ". Noi domandiamo: “ Perché , compagni, non vi radunate di buon grado per discutere con noi, delegati di Kronstadt?” Tutti ascoltano e ci guardano ostinatamente , come se essi volessero convincerci di qualche cosa, ma continuano a tacere. " Perché tacete?" Essi tacciono sempre: " Noi siamo dei delegati di Kronstadt, inviati qui per chiarire le cause del vostro malcontento riguardo al potere e perciò noi vi preghiamo di dirci la verità direttamente e francamente". Una voce si leva tra gli operai: " Noi abbiamo già ricevuto dei delegati, e dopo hanno condotto via tutti quelli che avevano dato loro fiducia". Noi siamo obbligati di mostrare tutti i nostri documenti per convincerli che siamo veramente inviati da Kronstadt: " Ora ci credete?". Essi tacciono e danno occhiate verso le guardie armate e i membri del partito presenti alla riunione. Noi cominciamo a comprendere di che cosa si tratta. Allora i delegati si sforzano di rassicurare gli operai, promettendo il loro appoggio nelle loro rivendicazioni. Essi assicurano che il potere sovietico le prenderà in considerazione con il sostegno di Kronstadt. Essi vogliono, con queste parole, provocare la discussione. Ma nulla! Gli operai tacciono sempre, certuni non riescono perfino a trattenere le lacrime. “ Compagni, cosa potremo dire tornando a Kronstandt? Perché tacete? Vi è stata strappata la lingua? ". Infine si trova un operaio che ha coraggio e interviene: “ Sì, compagni, noi non abbiamo più lingua e più memoria, il nostro aspetto lo testimonia, io so cosa avverrà di me dopo la vostra partenza, ma poiché voi siete di Kronstadt, di cui ci si serve senza sosta per farci paura, e che voi volete sapere la verità, eccola: noi siamo affamati, mal vestiti e mal calzati, anche il freddo ci raggela, e soprattutto noi siamo terrorizzati moralmente e fisicamente. Noi non possiamo più vivere così! Noi non abbiamo più forze! Ad ognuna delle nostre domande e rivendicazioni il potere risponde con il terrore . Il terrore, senza tregua il terrore. … Andate a vedere le prigioni di Pietrogrado, voi vedrete quanti nostri compagni sono stati imprigionati questi ultimi tre giorni. No, compagni, non si può più continuare così, è venuto il momento di dire apertamente ai comunisti: smettete di nascondervi dietro il nostro nome. Abbasso la vostra dittatura che ci ha portato a un punto morto. Prendiamo la strada senza-partito. Viva i soviet liberamente eletti! Essi solo ci faranno uscire da questo circolo vizioso!” ( Stepan Petrichenko , Le cause dell’insurrezione di Kronstadt, in Znamia Borby , gennaio 1926)
Bibliografia: Stepan Petrichenko, Le cause dell'insurrezione di Kronstadt , 1926 in Alexander Skirda, Kronstadt
1921. Proletariat contre dictature communiste., Les Editions de Paris Max Chaleil, 2012 pp.
351-352. La mia traduzione italiana del brano è, come al solito, per chi conosce il francese, da verificare con l'originale. Cfr. anche, sempre nel libro di Skirda, Kronstadt 1921 ... (2012) quanto fu scritto in Finlandia nel 1921 da Petrichenko nell' opuscolo La verità sugli
avvenimenti di Kronstadt, dove, a pp. 328-329, è descritto, in
termini più sintetici , ma altrettanto drammatici, ciò che la
delegazione vide durante la visita nelle fabbriche.
CORAZZATE PETROPAVLOVSK E SEVASTOPOL |
Dopo il ritorno della
delegazione a Kronstadt si tenne , il primo marzo 1921, sulla corazzata "Petropavlovsk" , un’assemblea
generale degli equipaggi delle corazzate " Petropavlovsk" e " Sevastopol", in cui si
decise di solidarizzare con gli scioperanti e fissare alcune rivendicazioni
antibolsceviche (cfr. brano)
Brano
da commentare: “ Dopo avere ascoltato il rapporto dei rappresentanti degli
equipaggi inviati a Pietrogrado dalla assemblea generale dei marinai della flotta
per esaminare la situazione, è stato deciso quanto segue: 1 ) di procedere
immediatamente alla rielezione a scrutinio segreto dei soviet , dato che i
soviet attuali non esprimono la volontà degli operai e dei contadini. A questo
scopo dovrà svolgersi prima una libera propaganda elettorale affinchè le masse operaie e
contadine possano essere onestamente informate. 2) di esigere la libertà di parola e di stampa
per gli operai e i contadini, per gli anarchici e i socialisti di sinistra . 3) di esigere libertà di
riunione per i sindacati operai e per le organizzazioni contadine. 4) di
convocare entro il 10 marzo 1921 una assemblea generale degli operai, dei
soldati rossi e dei marinai di Kronstadt e di Pietroburgo. 5) di rilasciare tutti
i prigionieri politici socialisti e tutti gli operai e i contadini, i soldati
rossi e i marinai, arrestati in occasione di diverse agitazioni popolari. 6) di
eleggere una commissione incaricata di esaminare i casi di tutti i detenuti
trattenuti nelle prigioni e nei campi di concentramento. 7) di abolire tutte le
“sezioni politiche “ perché d’ ora in poi nessun partito deve avere dei
privilegi per la propaganda delle sue idee, né ricevere la minima sovvenzione
dallo stato per tale scopo. Al loro posto , noi proponiamo che siano elette in
ogni città delle commissioni di Cultura e di
Educazione finanziate dallo Stato. 8) di abolire immediatamente tutti
gli sbarramenti militari . 9) di uniformare le razioni alimentari per tutti i
lavoratori, salvo per coloro che esercitano mestieri particolarmente insalubri
e pericolosi. 10) di abolire tutti i reparti speciali comunisti nelle unità
dell’esercito, e la guardia comunista nelle fabbriche e nelle miniere. In caso
di necessità questi corpi di difesa potranno essere designati dalle compagnie
nell’esercito e dagli operai stessi delle fabbriche. 11) di dare ai contadini
la piena libertà d’azione per ciò che concerne le loro terre, e il diritto di
allevare il bestiame, a condizione che compiano da soli il loro lavoro, senza
l’impiego di lavoratori salariati. 12) di chiedere a tutte le unità
dell’esercito e ai compagni delle scuole dei cadetti di solidarizzare con noi. 13) di esigere che questa risoluzione sia
largamente diffusa dalla stampa. 14) di designare una commissione mobile
incaricata di controllare questa diffusione. 15) di autorizzare la produzione
artigianale libera purchè non impegni il lavoro
salariato . ( Risoluzione adottata all’unaniminità (meno due astensioni) dall’ assemblea
generale della 1 a e della 2 a squadra marittima. Petrichenko , presidente, Perepelkin , segretario il 1° marzo 1921. Questa risoluzione è stata
adottata dalla quasi totalità dei soldati della guarnigione di Kronstadt. I compagni Kalinin , sindaco di Pietrogrado e Vasiliev,
presidente dell’esecutivo del soviet di Kronstadt hanno votato contro la risoluzione. )
Bibliografia : in Le Izvestija di Kronstadt, introduzione di
Attilio Chitarin, Jaka book, Piccola serie
49/54 pp. 24-25. Cfr. anche Kronstadt una
rivoluzione che fece tremare il Cremlino (marzo
1921, a cura di Federico Gattolin, Prospettiva
Edizioni, 2005 pp. 19-20
Istituito un "Comitato Rivoluzionario Provvisorio" e messi agli arresti coloro , che dissentivano dalla risoluzione adottata dall' Assemblea Generale (una minoranza rispetto a quelli, anche appartenenti al partito comunista, che aderirono) ben presto si rivelò vana ogni soluzione pacifica del conflitto e il sette marzo iniziò l'assalto dell' Armata Rossa contro Kronstadt. L'isolamento della roccaforte dal resto della Russia fu totale e determinato, in gran parte, dalla fittissima rete di menzogne e calunnie che furono diffuse sui Kronstadtiani, accusati di essere passivo strumento dei generali bianchi, e che , ancora oggi, ripetute, senza cambiare una virgola, ma fatte passare per delle "nuove" verità "rivelate" dall'apertura degli archivi sovietici negli anni novanta, circolano su Internet da parte di "comunisti autoritari " di ogni tendenza . (cfr. in questo blog il post KRONSTADT 1921 (2) ). La rivolta riuscì eroicamente a resistere sino al 17 marzo 1921. La cronaca dettagliata di quelle drammatiche giornate la si può, ritrovare nella raccolta di articoli delle Izvestija di Kronstadt, il quotidiano del Comitato rivoluzionario provvisorio e della popolazione dell'isola. Questi articoli, che purtroppo ebbero poca risonanza al di fuori di Kronstadt, in quanto furono , per lo più, intercettati e oscurati, dalla polizia politica comunista, mantengono come osserva Federico Gattolin (op. cit. p. 12), "una straordinaria validità e vitalità per chi alla rivoluzione socialista e libertaria voglia ispirarsi". Particolarmente importanti per comprendere le ragioni e gli stati d’ animo dei kronstadtiani furono, a mio parere, l'articolo del 6 marzo 1921, in cui si invitava gli insorti a diffidare dei possibili approcci reazionari alla rivolta da parte di eventuali nostalgici dello zarismo e quello del 12 marzo, dove venivano esposte le critiche politiche e sociali alla dittatura bolscevica.
Mi sembra interessante anche ricordare il messaggio-radio inviato dai
kronstadtiani l'8 marzo 1921 in occasione della "giornata
internazionale della donna. (cfr. brani)
Brani da commentare; 1) “ Signori, compagni, Le mani callose degli operai e dei marinai di Kronstadt
hanno strappato il timone dalle mani dei comunisti. D’ora in poi
governeremo da soli. Intrepida, la nave dei soviet si dirigerà su
Pietroburgo. E da qui, questo potere si estenderà su tutta la Russia
infelice. […] Compagni, in
questo momento voi siete contenti per la grande e pacifica vittoria
riportata sulla dittatura comunista. Per ragioni differenti, se ne
rallegrano anche i vostri nemici. Noi siamo animati dall’ardente
desiderio di ristabilire l’autorità dei soviet; da una nobile speranza
di vedere l’operaio esercitare un lavoro libero, e il contadino
usufruire del diritto di disporre, sulla sua terra, dei prodotti del suo
lavoro. Questo è il nostro nobile scopo. Gli altri, invece, sognano di
restaurare la frusta dello zar e i privilegi dei generali . E’ chiaro
che i nostri interessi sono molto diversi dai loro. Essi non sono nostri
compagni. Voi siete per la ricostruzione pacifica del paese e per il
lavoro creatore. Essi, vogliono il potere solo per ridurvi in schiavitù .
Voi cercate la libertà, essi delle catene per i vostri polsi .
Attenzione compagni, non lasciate che i lupi travestiti da agnelli si
avvicinino al timone “ ( Izvestija n. 4, domenica 6 marzo 1921) ; 2) “... Da tre anni il popolo soffre sotto il giogo ignominioso della Ceka. Ovunque si è installata la dominazione comunista è nata una nuova
schiavitù. Nell’economia sovietica il contadino è stato trasformato in
servo; nell’economia sovietica, l’operaio è stato trasformato in
semplice salariato nelle fabbriche dello Stato. I lavoratori
intellettuali furono quasi tutti sterminati […] L’atmosfera nelle
città diventava irrespirabile. Ma la pazienza dei lavoratori cominciava
a finire. Ovunque gli operai e i contadini si ribellavano. Il momento
della rivoluzione era venuto e con esso il momento di abbattere la commissariocrazia. Kronstadt, avanguardia della rivoluzione sociale, non dormiva. In Febbraio e in Ottobre fu Kronstadt a trovarsi nelle prime file. Ed è ancora Kronstadt che per prima innalza la bandiera della terza rivoluzione dei lavoratori. L’autocrazia zarista è caduta. La Costituente non è più che un ricordo. E a sua volta crollerà anche il regime dei commissari. E’arrivato il momento del vero potere dei lavoratori. E’ venuto il momento del potere dei soviet ..” (dalle Izvestija di Kronstadt, 12 marzo 1921) ; 3) Oggi, il mondo intero è in festa. E' la giornata delle lavoratrici. E' sotto il tuono dei cannoni, che noi altri, quelli di Kronstadt inviamo il nostro fraterno saluto alle operaie del mondo intero. Ascoltate tutte, lontano e vicino! Comprendete che la vostra libertà, per voi, è anche un "enjeu" della lotta sostenuta a Kronstadt. Possiate voi conquistare ben presto l'emancipazione sociale da ogni forma di violenza e di oppressione. Nel 1917, noi abbiamo creduto di averla ottenuta. Fu un errore. Ma per voi, come per noi, non è ancora troppo tardi. Qui, le nostre operaie, le nostre donne sono minacciate. Non dimenticate che voi siete in comunione con noi, uniti sempre dal destino. Viva la rivoluzione sociale nel monndo intero! Noi vi mandiamo il nostro saluto, libere lavoratrici rivoluzionarie! (Janis Bogdanov, Ceux de Kronstadt, Gallimard, 1962) Bibliografia: Primo brano e secondo brano in Le Izvestija di Kronstadt , Jaca book, Piccola serie 49/59 , p. 35 e pp. 85-86. Per il primo brano cfr. anche Kronstadt una rivoluzione che fece tremare il Cremlino (marzo 1921), a cura di Federico Gattolin, Prospettiva edizioni, 2005 p. 27-28 e per il secondo brano p. 56 . Terzo brano in Janis
Bogdanov, Ceux de Kronstadt , Gallimard 1962) in Marianne Enckell, Y en a pas une sur cent in Refraction, n. 24 , 2010, p. 34. Personalmente del
libro di Bogdanov non so nulla . Spero, un
giorno , di riuscire a leggerlo. Questo messaggio è riprodotto , in una
versione alquanto diversa in Le Izvestija di Kronstadt , op. cit. p. 51 e in Kronstadt una rivoluzione che fece tremare ....... op. cit. p. 36.
LENIN E TROTSKJI ABBRACCIATI SOPRA IL CADAVERE DI UN MARINAIO |
La caduta di Kronstadt, voluta da Lenin, presidente del consiglio (soviet) dei commissari del popolo e ordinata da Trotskij, fondatore e comandante dell' armata rossa, fu realizzata dal generale Tuchacevskij, appartenente alla piccola nobiltà e ufficiale di carriera zarista, entrato nell'Armata Rossa nel 1918. Sotto il suo comando 60000 uomini tra soldati, cekisti, delegati di partito e kursanti (= allievi ufficiali), eseguirono una ferocissima repressione su marinai e civili ( tanto più efferata se si pensa, che ai comunisti arrestati dagli insorti all'inizio della rivolta , non fu mai torto neanche un capello). La scenetta qui sopra è ispirata a una espressiva vignetta satirica tratta dal libro Krostandt 1921 di Sergio Costa e Xavier Poiret,La cooperativa tipolitografica, 1981, p. 76.
Tra i kronstadtiani, più esposti politicamente, che caddero , dopo la sconfitta, nelle mani della CEKA e che dopo stressanti interrogatori e torture, alternate a false promesse di salvezza, furono fucilati nell’ aprile 1921, mi limito a ricordare :
VERCHININ |
Brano da commentare: “ Ieri 8 marzo,
alcuni soldati comunisti uscirono da Oraniembaum in direzione di Kronstadt innalzando la bandiera bianca. Quando li videro, due nostri compagni disarmati, andarono loro incontro. Uno
dei due, fiducioso, si avvicinò al gruppo nemico, mentre l’altro rimaneva a una
certa distanza. Appena il nostro compagno ebbe scambiato qualche parola. I
comunisti si gettarono su di lui, lo fecero scendere da cavallo e lo portarono
via. L’altro compagno potè scappare e tornare a Kronstadt. E’ bene non dimenticare
questo esempio per convincersi dei metodi di lotta impiegati dai comunisti
contro le masse lavoratrici”. ( Izvestias 9 marzo 1921 )
Bibliografia: Izvetsija di Kronstadt n. 7 del 9 marzo 1921
traduzione italiana, Jaka book p. 63 . Cfr. Petricenho La vérité sur les
événements de Kronstadt 1921 in Alexander Skirda, Kronstadt
1921. Proletariat contre dictature communiste., Les Editions de Paris Max Chaleil, 2012 p. 337
Questo fatto è citato anche dallo storico Jean Jacques Marie,
il quale, però contesta le modalità della cattura, così come la
raccontano i kronstadtiani, in quanto non ritiene possibile essere
tanto ingenui da andare senza armi a discutere con dei nemici. Il particolare che quei nemici avevano alzato, secondo questa versione, una
bandiera bianca, tradizionale segno di cessazione
momentanea delle operazioni belliche, sembra assolutamente trascurabile
per Jean Jacques Marie. E
poi chi assicura, prosegue Jean Jacques Marie, che le cose siano andate così.
Dagli interrogatori a cui Verchinin fu sottoposto l'8 e il 9 marzo dai
cekisti Znamensky e Feldman, di cui purtroppo Jean Jacques Marie cita
solo alcune frasi estrapolate dal contesto, risulterebbe invece che
l'iniziativa di aprire delle trattative con i nemici non fu dei bolscevichi, ma dei kronstandtiani e che tale missione fu affidata a
Verchinin in base a una decisione del Comitato rivoluzionario
provvisorio di Kronstadt. Ma anche tale versione non convince Jacques Marie , il quale , nei suoi cavillosi tentativi di gettare il maggiore discredito possibile su Verchinin, così come d'altronde agirà anche nei confronti di tutti gli altri kronstadtiani, caduti nelle mani della Ceka, preferisce pensare che "tale affare" sia destinato a restare "particolarmente oscuro" (cfr. J.J. Marie, Kronstadt 1921, Il soviet dei marinai contro il governo sovietico, UTET 2007 p. 188- 189). E a questo proposito, pur
riconoscendo che Verchinin, coraggiosamente, rivendicò, durante tutto
il periodo della sua detenzione, prima di essere fucilato, " la
sua attività e la sua avversione per il regime", Jean Jacques Marie si lamenta di come le "laconiche" risposte date da Verchinin ai suoi aguzzini, contengano troppe reticenze e contraddizioni ". Probabilmente è da biasimare, secondo Jean Jacques Marie, colui, che , sottoposto a un interrogatorio poliziesco, non fornisce al meglio tutte le informazioni
e i chiarimenti possibili richiesti dagli inquisitori. In modo particolare Jean Jacques Marie è
palesamente irritato dalla
seguente dichiarazione di Verchinin,
durante l’ultimo interrogatorio del 21 marzo, : “ Non conosco nessun programma politico, nessun programma delle nostre azioni e non ne
ho mai sentito parlare e non ci ho mai
pensato “. Il commento di Jean Jacques Marie è ironico: “ La Ceka non interroga più quest’uomo scelto evidentemente male per
negoziare con chiunque “ ( cfr. Jean Jacques Marie, op. cit pp.
255- 256). Cito, infine, anche la versione di questo episodio, riportata da Israel Getzler, il quale si basa su una raccolta di testi , tratti dagli archivi polizieschi col titolo Kronstadtskij miatez: sbornik statej vospominanij i dokumentov, curata e pubblicata nel 1931 a Leningrado da A. N. Kornatovsky. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ … La bonaria ingenuità del comportamento del Comitato rivoluzionario [...] dipendeva non poco anche dalla convinzione che la causa autenticamente sovietica per cui ci si batteva era di una giustizia così evidente, da poterne convincere ogni marinaio, soldato ed operaio, anche comunista. La stessa candida sicurezza appare […] nella donchisciotesca sortita a cavallo di Versinin dietro i kursanty nemici messi in fuga nella notte sull’8 marzo, a cui egli tenne un discorso di questo tenore: Fermi! Tornate indietro, figli di operai di contadini! Il governo sovietico vi opprime, la dittatura comunista non vi dà altro che oppressione…. Sono venuto da solo, potete farmi quello che volete, ma io vi dico che noi marinai insorti combattiamo per un potere veramente rivoluzionario, contro la violenza e l’oppressione dei comunisti, per un potere sovietico veramente libero! I kursanty andarono per le spicce, e gridando “ Ce l’hai raccontata abbastanza “ tirarono Versinin giù da cavallo e lo portarono al quartiere generale- “ (Kronstadtskij miatez: sbornik …. a cura di A. N. Kornatovsky Leningrado 1931)
Bibliografia: in Israel Getzler, L’epopea di Kronstadt
(1917-1921),
Einaudi, 1983 p. 237. La parte del testo, presubilmente estratta dalla raccolta di Kornatovsky, l' ho messa in corsivo.
VALK |
VLADISLAV VALK (1884-1921) capo officina della segheria di Kronstadt, incaricato dell’ Ufficio affari civili del Comitato rivoluzionario provvisorio. Menscevico dal 1907 fu antiinterventista durante la I guerra mondiale e membro, fin dalla sua fondazione nel 1917, del Soviet di Kronstadt, per conto del quale aveva svolto svariati incarichi, tra cui , in alcuni periodi, l'addetto alla commissione viveri, membro del tribunale rivoluzionario e anche per due mesi , vice-presidente del soviet.
PEREPELKIN |
PIOTR MICHAILOVITCH PEREPELKIN (1891-1921), elettricista sulla corazzata , Sevastopol entrò nella marina nel 1912, Nelle “ giornate di luglio” del 1917 fu arrestato come delegato, di tendenza anarchica, della flotta del Centrobaltico. Durante la rivolta del 1921 ricoprì il ruolo di presidente del centro di agitazione e di propaganda (agit-prop) del Comitato rivoluzionario provvisorio. Catturato dai bolscevichi , durante la caduta di Kronstadt, fu fucilato un mese dopo. Nel 1923 il marinaio kronstadtiano, Ermolaev trovò nella cella, dove era detenuto la seguente iscrizione: " Qui è stato internato in attesa di esecuzione il marinaio della Sevastopol Perepelkin , membro del Comitato Rivoluzionario di Kronstadt ammutinato 27-III- 21" . Durante la detenzione nel carcere della CEKA, Perepelkin, scrisse un resoconto completo dell’insurrezione . Per lungo tempo si ritenne che tale manoscritto fosse stato perduto, ma , negli anni novanta, fu ritrovato negli archivi della Ceka e per quanto ne so, è ancora inedito (cfr. Alexandre Skirda, op. cit . p. 222 e p. 295 ) .
LAMANOV |
ANATOLIJ LAMANOV (1889-1921), attivo militante rivoluzionario sia nella rivoluzione di febbraio che in quella di ottobre svolse sovente l'incarico di vice presidente e di presidente del soviet di Kronstadt. Direttore della sezione culturale del soviet e delle " Izvestja di Kronstadt." fu un ex socialista rivoluzionario di sinistra, ex comunista, ma secondo Israel Getzler in L’epopea di Krostandt , Einaudi 1982 p. 50 soprattutto un “socialista senza etichette , né leninista né anarchico ". Impegnato in molte attività pedagogiche fu. tra l’altro, capo redattore delle Izvestija di Kronstadt e principale ideologo della rivolta di Kronstadt nel 1921. A lui , sembra, che si debbano lo slogan “ Il potere ai soviet e non ai partiti “ e il concetto di “terza rivoluzione”. Lamanov, pur consapevole della caduta di Kronstadt, scelse di non fuggire in Finlandia probabilmente per non rendere ancora più compromettente la sorte della moglie e dei suoi tre bambini, detenuti come ostaggi, così come la maggior parte dei famigliari degli insorti , residenti a Pietrogrado. Jean Jacques Marie (op. cit. p. 256) sottolinea con un certo compiacimento il crollo e il pentimento manifestati da Lamanov nei giorni precedenti la fucilazione. Eppure integrando le notizie fornite da Jean Jacques Marie con quelle di Alexandre Skirda emerge chiaramente la volontà di Lamanov , di esporre , per quanto possibile, durante gli interrogatori, a mò di testamento politico, “ la sua idea di democrazia diretta dei soviet fondata sull’autoeducazione delle masse”. (cfr. Alexandre Skirda, op. cit . p. 220-221)
Infine per i circa 2168 “Kronstadtiani”, incluse quattro donne, condannati a morte e fucilati dopo essersi arresi , nonostante le ripetute promesse che chi si fosse arreso avrebbe avuto salva la vita, mi sembra che si possa ben dedicare a loro la medesima orazione funebre, pubblicata sulle Izvestija di Kronstadt del 16 marzo 1921, in onore di chi, durante la rivolta, era morto combattendo. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Oggi si scava un’altra tomba sulla piazza dell’Ancora di Kronstadt. E' su questa piazza che sono state poste le prime pietre della terza rivoluzione; è lì che sono seppelliti i primi eroi morti nella lotta. […] Queste bare rosse sono il simbolo del sangue versato nella lotta. Il simbolo dell’incendio rivoluzionario che spazza via dalla sua strada tutti quelli che osano alzare la mano contro la volontà del popolo. Esso rianima la fiamma della libertà. Questa fiamma illuminerà i combattenti caduti, illuminerà il cammino che seguiremo intrepidi e con coraggio. Questo cammino non è seminato di rose: incontreremo molte spine, ma non indietreggeremo. Sappiano gli assassini che la tomba che scaviamo è destinata anche a loro” (Izvestija di Kronstadt n. 14 , 16 marzo 1921)
Bibliografia: Le Izvestija di Kronstadt , Jaka Book , Piccola serie
49/50 p. 117.
NOTA: cfr. anche il post: KRONSTADT 1921 (2)
NOTA: cfr. anche il post: KRONSTADT 1921 (2)
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