Emma Goldman e Sasha Berkman
espulsi, come è noto, dagli USA ,
(cfr. post a loro nome), per avere contestato l'entrata in guerra degli americani nella prima guerra mondiale, vissero in Russia , dal 1920 al 1922, dove
lavorando, all’ inizio con entusiasmo,
per conto del governo di Mosca per la raccolta di materiale per il museo
Kropotkin, ebbero modo di girare
, abbastanza liberamente, all'interno del territorio russo e di
rendersi conto personalmente del modo di governare dei bolscevichi. E
sebbene il regime abbia tentato con ogni mezzo di accattivarseli ,
alla fine della loro esperienza, il loro giudizio su di esso fu durissimo
(brani).
BranI da commentare: 1)“
Comunismo, socialismo, eguaglianza, libertà – tutto ciò per cui le masse
proletarie avevano affrontato sofferenze sovrumane – è stato screditato ed
insozzato dalla tattica bolscevica, dal loro gesuitico principio che il fine
giustifica il mezzo. Il cinismo e la
volgarità hanno avuto il sopravvento sugli ideali che avevano contraddistinto
la rivoluzione popolare ormai bloccata, oggi il popolo vive nell’indifferenza e
nell’apatia [..] “(da Emma Golman, La sconfitta della rivoluzione russa e le sue cause ( 1922); 2)“Lasciatemi
dire , ad onore del vero, per dare il giusto merito ai bolscevichi, che non vi
fu mai partito politico più devoto alla propria causa, più generoso nel
propagandarla, più deciso ed energico nella realizzazione del proprio scopo. I
loro obiettivi tuttavia erano completamente estranei allo spirito della
rivoluzione, contrastavano con le sue
esigenze più profonde . Tanto contrastavano con i principi della rivoluzione,
che la loro realizzazione significò la distruzione della rivoluzione stessa.
Non v’è dubbio che i bolscevichi erano veramente convinti che solo grazie alla
dittatura la Russia sarebbe potuta diventare il paradiso socialista dei
contadini e degli operai. Come marxisti non potevano che pensarla a questa maniera. Fedeli all’idea di uno
stato onnipotente, non avevano nessuna fiducia nel popolo, nell’iniziativa e
capacità creativa dei lavoratori. Lì disprezzavano, considerandoli come “una
plebaglia multicolore da sospingere forzatamente alla libertà. [….] Col
pretendere che solo la dittatura del loro partito potesse condurre in porto la
rivoluzione, finirono col piegare tutte le energie al successo di tale
dittatura […] In nome della dittatura
del proletariato una sola organizzazione politica, il partito comunista,
divenne l’arbitro assoluto della Russia “ (da Sasha Berkman, ABC dell’anarco-comunismo)
Bibliografia: Emma Goldman, La sconfitta della
rivoluzione russa, La salamandra, 1977, p. 18 ed Alexander Berkman, Che
cos’è l’anarco comunismo, op. cit. p. 173 ed
Particolarmente determinante per la “disillusione” di Emma e di Sasha fu la rivolta di Kronstadt, durante la quale,
inutilmente cercarono di svolgere un ruolo
intermediario tra insorti e le
più alte autorità bolsceviche (cfr.
brano ).
Brano
da commentare: “… Per quanto riguarda il conflitto tra il governo sovietico e i
lavoratori e i marinai, riteniamo che debba essere risolto non con la forza
delle armi ma con un accordo rivoluzionario tra compagni. Il ricorso allo
spargimento di sangue da parte del governo sovietico non servirà – nella
situazione attuale – a intimidire o a calmare i lavoratori. Al contrario,
servirà solo ad aggravare la situazione e rafforzerà l’Intesa e la
controrivoluzione interna. Ancora più importante, l’uso della forza da parte
del governo dei contadini e degli operai avrà un effetto reazionario sul
movimento rivoluzionario internazionale e si tradurrà dovunque in un danno inclacolabile nei confronti della
Rivoluzione sociale. Compagni bolscevichi, ripensateci prima che sia troppo
tardi. Non scherzate col fuoco: state per intraprendere un’azione terribilmente
seria e decisiva. Vi facciamo la seguente
proposta: che si scelga una commissione composta di 5 persone, tra cui due
anarchici. La commissione dovrà andare a Kronstadt per risolvere la disputa con mezzi
pacifici. Nella situazione attuale questo è il metodo più radicale e avrà una
portata rivoluzionaria a livello internazionale. “ ( A Zinoviev presidente degli operai e della difesa di
Pietrogrado firmato Alexander Berkman ed Emma Goldman)
Bibliografia: Emma
Goldman, Vivendo la mia vita
1917-1928, Zero
in condotta 1993 p. 259
Dopo la feroce repressione della rivolta seguita
all’attacco armato bolscevico nacque la
ferma decisione di Berkman,
condivisa dalla Goldman, di lasciare clandestinamente la Russia. (cfr. brano)
Brano
da commentare: “ 7 marzo- Mentre attraverso il Nevskij mi giunge di lontano un rombo. Lo
sento ancora, più forte e più vicino, come se rotolasse verso di me.
Improvvisamente, mi rendo conto che è il rumore dell’artiglieria in azione.
Sono le sei di pomeriggio Kronstadt è stata attaccata! Giorni di angoscia e
di cannonate. Il mio cuore è paralizzato dalla disperazione: qualcosa è morto
dentro di me. La gente per le vie appare smarrita, prostrata dal dolore.
Nessuno osa parlare. Il suono dell’artiglieria pesante lacera l’aria, 17 marzo – Kronstadt è caduta oggi. Migliaia
di marinai e di lavoratori giacciono morti per le sue strade. Continuano le
esecuzioni sommarie di prigionieri e ostaggi. 18 marzo – i vincitori celebrano
l’anniversario della comune del 1871. Trotzkij e Zinoviev condannano Thiers e Gallifet per avere massacrato i ribelli parigini
[…] E’ ora di dire la verità sui bolscevichi. Il bianco sepolcro deve essere
scoperchiato, bisogna smascherare il feticcio dei piedi d’argilla che incanta
il proletariato con fatali fuochi fatui. Il mito bolscevico va distrutto. Ho
deciso di lasciare la Russia ( Sasha Berkman, The Bolscevik Myth (Diary 1920-1922)
Bibliografia: Alexander Berkman, Le mythe bolchevik, Journal 1920-1922, La digitale 1996 , pp. 268-269 ,traduzione italiana in Ugo Fedeli, Dalla insurrezione dei
contadini in Ucraina alla rivolta di Kronstadt, La Rivolta, 1992, pp.
140-141
Negli
anni successivi, con grandi difficoltà e resistenze negli ambienti della sinistra, restii a mettere in discussione le “verità” ufficiali propagandate dai comunisti sia stalinisti che trotzchisti, Berkman e la
Goldman, accanto a una intensa attività
tesa a soccorrere i dissidenti rimasti in
Russia, si dedicarono a far conoscere
quanto era veramente avvenuto a Kronstadt nel
1921. (cfr. brani)
Brani
da commentare: 1) Mi rivolsi
ai comunisti di nostra conoscenza, implorandoli di fare qualcosa. Alcuni di essi si rendevano conto del mostruoso
crimine che il loro partito stava commettendo contro Kronstadt. Ammettevano che
l’accusa di controrivoluzione era un’invenzione bella e buona. […] I nostri amici comunisti passavano le serate
con noi, parlando, parlando- ma nessuno di loro osò alzare la voce per
protestare apertamente. Dissero che noi non ci rendevamo conto delle
conseguenze che ne sarebbero derivate. Sarebbero stati espulsi dal partito,
privati del lavoro e delle razioni insieme con le loro famiglie e letteralmente
condannati a morire di fame Oppure sarebbero semplicemente scomparsi e nessuno avrebbe mai saputo che fine
avessero fatto. Tuttavia non era la paura ad intorpidire la loro volontà, ci
assicurarono. Era la completa inutilità di ogni protesta o appello. Niente, niente poteva fermare le ruote
del carro dello stato comunista. Era passato sopra di loro e li aveva privati
di ogni vitalità, anche quella necessaria per gridare la loro protesta. Fui
assalita da una paura terribile che anche noi – Sasha ed io- potessimo trovarci
in condizioni simili e diventare acquiescenti e senza spina dorsale come loro
…” (Emma Goldman) ; 4) “La rivolta di Kronstadt ha un grande significato storico. Essa
suona come la fine dell’idolatria del bolscevismo con la sua dittatura di
partito, la sua centralizzazione demenziale, il terrorismo della sua Ceka e la sua casta burocratica. Essa porta un
colpo fatale nel cuore dell’autocrazia comunista. Essa fa andare in frantumi il mito dello Stato comunista e del governo “operaio-contadino.
Essa prova che la dittatura del partito e la
rivoluzione russa sono incompatibili; esso dimostra che il regime bolscevico
non è che una implacabile e tirannica reazione, e che lo Stato comunista è esso stesso
la più pericolosa controrivoluzione” ( Alexander Berkman, The Kronstadt Rebellion )
Bibliografia : Primo brano
e secondo brano in Alexandre Skirda, Kronstadt
1921. Proletariat contre dictature communiste, Editions de Paris 2012 p. 291 e p. 297
Nestor Makhno potè
conoscere di persona Sasha Berkman ,
sebbene l'avessero entrambi desiderato, soltanto dopo la loro esperienza
rivoluzionaria in Russia, , quando entrambi erano in esilio in Francia. Vi era comunque stato un tentativo , nel 1920, per facilitare un incontro tra di loro, ma esso era fallito (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Nel 1920 la mia compagna Elena Gallina si trovava a Kiev nella medesima epoca in cui in quella città si trovavano i compagni Emma Goldman e Alexandre Beckman, i quali stavano raccogliendo materiale per il Museo Kropotkin dietro incarico del governo di Mosca. Venuti a conoscenza della presenza in città della mia compagna, essi domandarono di vederla. Desideravano avere informazioni mie e del nostro movimento e fra le altre cose espressero il desiderio di venire nella regione di Gulae-Pole. Ma la questione non era né semplice, né facile se uno non voleva correre molti rischi, particolarmente di fronte al governo centrale. Decisero allora, con la mia compagna, di organizzare un falso attacco al loro treno, farsi arrestare e portarsi da noi: così avrebbero potuto rimanere qualche tempo e studiare sul luogo il nostro movimento. Presi gli accordi necessari, la mia compagna lasciò Kiev ed arrivò a Carcoff, ma qui trovò la regione occupata dalle truppe del generale Wrangler e quindi fu nella impossibilità di raggiungermi. Fu solo un mese più tardi e dopo che noi, scatenata un’offensiva, si riuscì a liberare la regione dal pericolo wrangelista, che venimmo a conoscenza degli accordi presi. Era però troppo tardi “ ( da un colloquio tra Makhno e Ugo Fedeli) .
Brano da commentare: “ Nel 1920 la mia compagna Elena Gallina si trovava a Kiev nella medesima epoca in cui in quella città si trovavano i compagni Emma Goldman e Alexandre Beckman, i quali stavano raccogliendo materiale per il Museo Kropotkin dietro incarico del governo di Mosca. Venuti a conoscenza della presenza in città della mia compagna, essi domandarono di vederla. Desideravano avere informazioni mie e del nostro movimento e fra le altre cose espressero il desiderio di venire nella regione di Gulae-Pole. Ma la questione non era né semplice, né facile se uno non voleva correre molti rischi, particolarmente di fronte al governo centrale. Decisero allora, con la mia compagna, di organizzare un falso attacco al loro treno, farsi arrestare e portarsi da noi: così avrebbero potuto rimanere qualche tempo e studiare sul luogo il nostro movimento. Presi gli accordi necessari, la mia compagna lasciò Kiev ed arrivò a Carcoff, ma qui trovò la regione occupata dalle truppe del generale Wrangler e quindi fu nella impossibilità di raggiungermi. Fu solo un mese più tardi e dopo che noi, scatenata un’offensiva, si riuscì a liberare la regione dal pericolo wrangelista, che venimmo a conoscenza degli accordi presi. Era però troppo tardi “ ( da un colloquio tra Makhno e Ugo Fedeli) .
PROGETTO DI UN FINTO RAPIMENTO |
Un resoconto del
mancato incontro tra Emma, Sasha e Makhno in
Ucraina lo si ritrova anche in Vivendo
la mia vita della Goldman, dove
sono riportate anche le emozioni e le riflessioni di Emma davanti all’audace
proposta di Galina Kuzmenko di
organizzare un incontro tra Makhno e
loro fingendo un rapimento dal treno.
(cfr. brano)
Brano
da commentare: “ Era un progetto ingegnoso, audace e temerario, i cui aspetti
avventurosi erano esaltati dalla bellezza e dalla giovinezza della messaggera
di Makhno. In quel mentre
arrivarono Sasha e Henry (Alsberg) e rimanemmo tutti
ammaliati dalla supplica appassionata di Gallina. L’immaginazione di Sasha,
incline alle cospirazioni, si accese: era quasi disposto ad accettare. Anch’io
mi sentivo fortemente tentata di accettare. Tuttavia bisognava considerare gli altri,
i nostri compagni della spedizione. Non
potevamo condurli alla cieca in un’impresa che indubbiamente comportava gravi
conseguenze. C’era anche qualcos’altro che esercitò un’influenza frenante: non
ero ancora riuscita a rescindere gli ultimi fili che mi legavano ai bolscevichi
come corpo rivoluzionario. Sentivo che non potevo rendermi colpevole di
ingannare deliberatamente coloro che, a livello emotivo, stavo ancora cercando
di discolpare, anche se intellettualmente non potevo più accettarli...” ( Emma
Goldman, Vivendo la mia vita 1927-1928)
Bibliografia: Emma
Goldman, Vivendo
la mia vita 1927-1928 Zero in condotta 1993 pp. 207-208
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