Brano da commentare : “ In Luglio arriva la notizia che un’insurrezione fascista aveva attaccato la Repubblica e che tre quarti della Spagna era sotto il controllo fascista. Dopo arriva la notizia che gli antifascisti avevano contrattaccato, specialmente a Barcellona, e in due giorni l’avevano liberata. Allora l’entusiasmo ai cieli. Era la prima volta che si affrontavano i fascisti con le armi in campo aperto. […..] Il 7 agosto mi sono deciso di partire anch’io […] Sono arrivato alla frontiera francese, a Cerbère. A Port Bou c’è una galleria. Venendo fuori si è vista la stazione tutta pavesata in rosso e nero. Un’emozione! Striscioni “CNT/FAI”, “UGT”, tutte queste cose. Un qualcosa di fantastico, proprio! Io e un altro ci siamo presentati ai compagni responsabili della stazione e abbiamo detto le nostre intenzioni. Ci hanno accolto molto bene e ci hanno portato da mangiare. Fatti i documenti, con il primo treno siamo andati a Barcellona” ( Umberto Tommasini, autobiografia)
Bibliografia: in Umberto Tommasini, Il fabbro anarchico. Autobiografia fra Trieste e Barcellona. Umberto Tommasini, a cura di Claudio Venza, Odradek 2011, p. 215
Brano da commentare: Là ( nota mia: Parigi, dove Tommasini era momentaneamente in licenza) ho incontrato un ingegnere , un certo Giobbe Jopp, che avevo conosciuto al confino, repubblicano, ma d’azione, di sinistra. […] Mi ha detto: “ sai, verrò anch’io in Spagna, ma non verrò al fronte”. “ E allora cosa vieni a fare” il turista? “ No, per una missione speciale e mi ha raccontato di che cosa si trattava. Con un motoscafo velocissimo doveva entrare nel porto di Ceuta o dove erano rifugiate le navi franchiste spagnole, doveva minare il porto o le navi che saltassero in aria. Un lavoro un po’ difficiletto, pericoloso che, forse, se non intervenivano prima i comunisti, non ero qui a raccontarlo. Gli ho detto “ Tu sai le mie capacità. Se tu avessi bisogno di me, avrei piacere di prendere parte a questo gruppo di sabotaggio”.” Va bene. Fra poco verrò in Spagna e dirò a Berneri se ho bisogno di te e ti farò chiamare.” […] Sono tornato in Spagna, al fronte. Un giorno è venuto Berneri, che era commissario politico della formazione, e mi ha detto: “Guarda che Giopp è a Barcellona e ha detto di venire là domani”. I compagni sul fronte aragonese hanno cominciato a criticarmi : “Eh, vai via dal fronte… “ Anche loro erano presi da quello spirito di combattentismo. Pensavano che quelli che erano a Barcellona o comunque non erano là con loro, erano degli imboscati. Me ne hanno dette di tutti i colori e ho risposto: “ Un giorno saprete perché”. Con Giopp c’era anche Bibbi che era nell’aviazione e doveva fare le esplorazioni per vedere dove si trovavano le navi e dare indicazioni. …” (Umberto Tommasini, Il fabbro anarchico….)
Bibliografia: Umberto Tommasini, Il Fabbro anarchico. Autobiografia fra Trieste e Barcellona, Introduzione e cura di Claudio Venza con un’intervista di Claudio Magris, Odradek, 2011 pp. 153-154.Brano da commentare. “ Quello che
racconterò è collegato alla volontà dei comunisti di avere il predominio in Spagna. Ma c’entra anche con la rivalità tra i ministeri.
Si erano formati due gruppi. Il gruppo di destra e il gruppo di sinistra. E gli
anarchici che quella volta erano al governo , disgraziatamente. Là gli
anarchici erano tra i due gruppi e anche
loro si bilanciavano. Facevano quello che potevano fare e si neutralizzavano
perfino. Come si vedrà in questo affare. Le forze ministeriali si
neutralizzavano reciprocamente perché se qualcuno faceva qualche lavoro
importante, gli altri per non fargli avere dei successi , li sabotavano.
[...] C'era questa rivalità fra un ministero e l'altro: Prieto aveva
detto che cercavano di sabotarlo in tutti i modi, in tutto quello che faceva.
Perché se ad esempio fossimo riusciti a far saltare una nave, sarebbe stato un onore
di Prieto che sapeva organizzare e fare.
I comunisti invece non volevano che acquistasse
popolarità. Se lo facevano loro andava bene, ma un altro no. Le rivalità, la lotta terribilmente
politica... La nostra azione era andata completamente a monte." ( Umberto Tommasini, Il fabbro anarchico...)
Bibliografia: Umberto Tommasini, Il fabbro anarchico. Autobiografia fra Trieste e Barcellona, Introduzione e cura di Claudio Venza con un’intervista di Claudio magris, Odadrek 2011, p. 152 e p. 164
Se ai termini destra e sinistra si sostituiscono quelli di “ controrivoluzione e rivoluzione” si ha secondo me una lucida visione della crescente " lotta terribilmente politica" che stava avvenendo, nella prima metà del 1937, sul fronte repubblicano e che sfociò poi, da lì a poco, nelle Giornate di maggio (Majo sangriento) a Barcellona. (cfr. brano)
Brano da commentare: “…Quando sono partito da Barcellona c’erano già pattuglie, posti di blocco. Di notte bisognava andare a dormire presto perché fuori si girava solo armati. In certi rioni dominavano i compagni nostri, in altri i comunisti, in altri i socialisti. Tutti avevano la tessera: “Chi sei, hai la tessera?” Se era la tessera di un altro [partito], lo prendevano e lo eliminavano. C’era un clima terribile. […] Dopo hanno invaso ( nota mia: stalinisti e affini) Barcellona. C’era un clima proprio stalinista. Ci sono stati cinquecento-seicento morti. I compagni nostri hanno risposto. I fatti di Barcellona del 1937 sono stati veramente un’insurrezione popolare, della base, come intendiamo noi, spontanea. Il conflitto era questo: i comunisti e anche i socialisti e la centrale repubblicana volevano dare di nuovo le fabbriche, le terre ai proprietari. Erano contro l’espropriazione, contro la rivoluzione! ( Umberto Tommasini, Il fabbro anarchico…)
Bibliografia: Umberto
Tommasini, Il fabbro anarchico. Autobiografia fra Trieste e Barcellona, Introduzione e cura di Claudio Venza con un’intervista di
Claudio magris, Odadrek 2011, p. 165 e p. 166
A quei tragici avvenimenti seguirono, come è noto, la caduta del governo Caballero, il governo di Juan Negrin con netto predominio dell’influenza stalinista, la soppressione del POUM, lo scioglimento del Consiglio di Aragona, l' attacco armato dello stalinista Lister alle collettivizzazioni aragonesi, ecc.
Appena liberato dal carcere di Valencia Tommasini era andato a trovare Camillo Berneri a Barcellona. . Fu il loro ultimo incontro. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Avevo visto Berneri, era anche fisicamente giù. Siamo andati a mangiare e gli ho detto: Camillo, non vedi che non stai nemmeno in piedi? Bisogna che tu vada a riposarti da qualche parte!”. “Ah! –mi ha detto- ho ancora qualcosa da fare e dopo andrò in una comunità a scrivere”. Invece non ha mai trovato il momento di andarsene e così è rimasto e lo hanno fregato. Berneri era ingenuo e non voleva la guardia del corpo. Gli ripugnava. Faceva degli articoli di fuoco sulle purghe in Russia. Gli altri compagni voleva stare in buone per non rompere il Fronte Popolare. Lui, invece, faceva il giornale “Guerra di classe” e ha scritto una lettera aperta alla Montseny. E chiudeva un articolo: “ Fra Burgos e Mosca si trova Barcellona che ha saputo sbaragliare il fascismo e saprà anche affrontare…” […] Ce l’avevano con Berneri, sapevano chi era. Hanno approfittato dei fatti di maggio per andare a prenderlo. […] Marzocchi dice che appena li hanno presi [nota mia. Berneri e Barbieri], li hanno portati giù in strada e li hanno ammazzati a pochi passi di distanza. Era el paseo. [ …] Adesso tanti dicono che sono stati gli altri. Io dico che è stata la controrivoluzione marxista. Non stalinista, perché Stalin era marxista e quelli che applaudivano Stalin era marxisti e sono marxisti ancora oggi. Devono rinnegare Stalin. Non l’hanno ancora rinnegato, ma ci sono quelli che ce l’hanno in casa e lo pregano come la madonna. “ ( Umberto Tommasini, Il fabbro anarchico …)
Bibliografia: Umberto Tommasini, Il Fabbro anarchico. Autobiografia fra Trieste e Barcellona, Introduzione e cura di Claudio Venza con un’intervista di Claudio Magris, Odradek, 2011 pp. 165 e 166
Tornato in Francia fu internato in un campo di concentramento e poi nel 1942 fu consegnato alle autorità italiane e confinato nell’isola di Ventotene sino alla caduta del fascismo il 25 luglio 1943. Poi mentre i comunisti , i socialisti ed altri antifascisti democratici venivano liberati, solo gli anarchici e i partigiani slavi furono trasferiti al lager di Renicci. (cfr. brano)Brano da commentare: “ Renicci d’Anghiari! Era un campo di concentramento per tutti gli Slavi; quelli che erano sospetti di essere partigiani li prendevano e li portavano là. Là ho passato un inverno terribile. E’ morto un mucchio di gente: dormire sotto le tende, un freddo! In mezzo alle montagne dove nasce il Tevere, in quella valle. […] L’otto settembre, fine della guerra, eravamo sempre là. Abbiamo fatto lo sciopero della fame. Gli Slavi hanno avuto il permesso di fare un comizio per la pace. La contentezza, l’entusiasmo, qualcuno ha parlato in sloveno, qualcuno in italiano. Dopo era già tardi e dovevamo rientrare nelle baracche. Alle nove dovevamo essere dentro ed eravamo cinque minuti in ritardo. Si cominciava ad andare via cantando l’Internazionale. Caro mio, un tenente della milizia ha cominciato a protestare e con la rivoltella ha cominciato a sparare, a intimidire. Tutto un pasticcio corri di qua corri di là . Le guardie di fuori sparavano anche loro, per fortuna sparavano in aria! […] Hanno cominciato a mandare via alla spicciolata, cinque o sei al giorno. Tutti i giorni venivano con la lista. E tutti “ Sarò anche io ? Ci sarò anche io?” Ed è venuto il giorno anche per me. L’11 settembre, tre giorni dopo l’armistizio. …” ( Umberto Tomassini, Il fabbro anarchico…)
Bibliografia: Umberto Tommasini, Il Fabbro anarchico. Autobiografia fra Trieste e Barcellona, Introduzione e cura di Claudio Venza con un’intervista di Claudio Magris, Odradek, 2011 pp. 190-191. Cfr. anche Paolo Pasi, Antifascisti senza patria, eléuthera, 2018 pp. 183-187 . Cfr. anche il post: CAMILLO BERNERI: ESILIO ...)
UMBERTO TOMMASINI |
Nel 1945 Tommasini tornò a Trieste e fu tra i fondatori del gruppo anarchico "Germinal " e del giornale omonimo. Durante le lotte libertarie del 1968-1969 si confermò come riferimento assai valido, soprattutto per le giovani generazioni del movimento anarchico. Fu proprio lui ad “accogliere” ,alla fine degli anni ’60, un gruppo di giovani attratti dalle idee anarchiche/libertarie. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ A Trieste ogni tanto si vedeva morire qualcuno e nessun altro giovane veniva! E allora: “Porca miseria! Va a finire che restiamo soli. Chi resterà l’ultimo? Facevamo dell’ironia… 1969 doveva essere. Sono venuti al caffè qualche volta e abbiamo cominciato a discutere e io ho preso coraggio e ho detto ai compagni: “Guardate che ci sono questi giovani che si avvicinano. Sarebbe bene cercare di assecondarli, di incoraggiarli, di aiutarli, dare libri, fare conoscere le idee, eccetera”. E’ venuto il problema della sede. Prendere la sede! Mi è sempre piaciuto stare in tutte le parti dove si parla di politica, ma specialmente in mezzo ai giovani, perché pensavo sempre che qualcuno si potesse agganciare alle nostre idee per la continuazione, perché altrimenti moriamo tutti e nessuno porta avanti questo lavoro. [….] Mi ha fatto piacere che il gruppo abbia cominciato ad affermarsi, volontà di fare, attivi, continuamente, anche troppo attivi, per conto mio, tutte le sere al gruppo. Ho detto: “ Se vengono, non sono mica costretti. Verranno perché fa loro piacere. “ Sono soddisfatto e ho fiducia che il movimento continui a Trieste , che migliori. … ” ( Umberto Tommasini, Il fabbro anarchico …)
Bibliografia: Umberto Tommasini, Il Fabbro anarchico. Autobiografia fra Trieste e Barcellona, Introduzione e cura di Claudio Venza con un’intervista di Claudio Magris, Odradek, 2011 p. 221-222
Nel 1980, poco prima di morire, Tommasini rifiutò di aderire all’ AICVAS ( Associazione Italiana dei Combattenti Volontari Antifascisti in Spagna) costituita sotto la presidenza di Vittorio Vidali. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Ho motivo di pensare che detta associazione è monopolizzata dal Partito Comunista. Alcuni dirigenti di questo partito, nel periodo del movimento spagnolo si sono resi colpevoli, altri complici morali, di assassinio di miei compagni in Spagna e altrove ( leggi Berneri, ecc. ecc.). Sono certo che questi sono pronti a ripetere simili misfatti in qualsiasi momento. Perciò la mia coscienza non mi permette di collaborare con simili persone” ( Lettera di rifiuto indirizzata a Vidali, in Germinal n.44, settembre 1980)
Bibliografia:
Umberto Tommasini, Il Fabbro anarchico.
Autobiografia fra Trieste e Barcellona,
Introduzione e cura di Claudio Venza con un’intervista di Claudio
Magris, Odradek, 2011 p. 66 nota n. 217
Brano da commentare: “ … “Il 28 Agosto Zambonini combatte a Monte Pelato, il monte tragico e glorioso, sugli spalti del quale tanti compagni italiani, tra i quali Fosco Falaschi, scrissero col proprio sangue una imperitura pagina d’eroismo anarchico. Poi l’avanzata di Huesca, il cimitero, Casa del Angel… Dal fronte lo strappa la militarizzazione delle colonne di volontari. Non può conciliare i suoi principi e le sue personali convinzioni con la disciplina militare. Ma non vuole neppure che si creda il suo ritorno una diserzione, e nella retroguardia continua a combattere per il trionfo e la difesa della rivoluzione spagnola, pronto, se necessario, a riprendere le armi. L’occasione gli si offre nelle settimane di maggio 1937. La CNT e la FAI sono aggredite dalle forze coalizzate della contro-rivoluzione, e Zambonini è sulle barricate. […] Partecipò alla difesa della sede del gruppo “ Los de ayer y losdehoy”. Pretese e ottenne un fucile, assicurando che sarebbe stato in buone mani. Continuò a fianco dei suoi compagni di lotta non ostante una grave ferita nel fianco destro. Solo una nuova ferita alla testa potette abbatterlo. Consegnò il fucile a quelli che l’assistevano … “ Continuate voi. Io muoio contento”. Poiché lui si sentiva morire, ed i suoi compagni ritirarono il suo corpo credendo di ritirare un cadavere. Enrico Zambonini vive miracolosamente. Si è salvato – si può affermare- a forza di fede. E’ stato ferito al ventre, alla faccia, in un occhio, in un orecchio. […] Osserviamo, commossi, il suo volto solcato da una ferita terribile, il suo occhio spento, la sua bocca contorta, la sua guancia verso l’orecchio, lacerata. E’tranquillo,sereno. ……“ ( Aldo Aguzzi, Il caso Zambonini, “non ha niente di particolare”, Guerra di classe. A. II n. 24, 8 agosto 1937 p.3)
Bibliografia: in Giuseppe Galzerano, Enrico Zambonini . Vita e lotte dell’anarchico emiliano fucilato dalla Repubblica Sociale Italiana, Galzerano Editore. Atti e Memorie del popolo, 2009, pp. 105-106
MARIA ZAZZI |
Uscita dal campo di concentramento il sette agosto 1944 Emilia Buonacosa si stabilì a Nocera Inferiore. Ancora nel 1959 , in seguito alla sua richiesta di pensione come
perseguitata politica dal regime fascista, all’ interno del governo repubblicano,
nato dalla resistenza antifascista, le informazioni poliziesche che circolavano su di lei la descrivevano
ancora “ come sovversiva pericolosa” e ” che la persecuzione è andata a
cercarsela e, in fondo, se l’è meritata”. Morì nel 1976
Brano da commentare: “A Parigi, ove dimorò per molti anni, lavorò dapprima da cameriera presso diverse famiglie, indi si diede alla prostituzione.” ( Prefettura di Aosta 1930-31)
Bibliografia: Diego Graziola, “ Spagna ’36. Una donna anarchica (unica valdostana) contro franchismo e fascismo) in A rivista anarchica n. 431 febbraio 2019, p. 13
Si è già riscontrato più volte in questo blog come sia comune nei verbali polizieschi l’associazione anarchica/prostituta. Era sufficiente una convivenza, al di fuori del matrimonio con un compagno per essere definita tale o quantomeno "donna di facili costumi" e pertanto da mettere all'indice religioso e sociale. E in quel periodo Marie Vauthier era liberamente unita con l’anarchico RUGGERO BACCINI,( detto anche OCCHIONI) (1886-1931) . (cfr. brano)
Brano da commentare: Vauthier Maria detta Pierina fu Giuseppe Bernardo e di Favre Maria Giorgina, nata a Rhemes St Georges Aosta 13-2- 1908: cameriera-prostituta-anarchica già amante del defunto Baccini Ruggero” (pagina iniziale del fascicolo della Divisione Politica e Affari Generali e riservati.)
Bibliografia: in Stefano Viaggio , Marie Justine Pierrine Vauthier 1931-194 un'anarchica e il suo tempo attraverso i documenti conservati presso l'Archivio Centrale dello Stato in http://stefanoviaggio.blogspot.com/2017/08/marie-justine-pierrine-vauthier-storia.html
La loro casa a Tolosa ( in lingua occitana e Toulouse in francese) fu, spesso, riparo di anarchici in fuga tra Spagna e Francia. Nel 1931 raggiunse in Spagna Ruggero Baccini, che espulso dalla Francia, era stato ricoverato per tifo nell’ospedale di Barcellona, dove di lì a non molto, morì. Andata a ritirare alla dogana delle valigie intestate a Baccini la Vauthier fu arrestata ed espulsa (cfr. primo brano). La stampa, sopratutto anarchica, dette molta rilevanza a questa notizia. (cfr. secondo, terzo, quarto brano)
Brani da commentare: 1) "E' giunta a Barcellona una certa Maria Vauthier di Joseph, nata a Rehmes il 13.2.1908 domiciliata abitualmente a Torino. Alta circa 1,60, occhi chiari, capelli castano chiari. Costei è portatrice di due bauli dalla Francia diretti al sovversivo Ghillani. In detti bauli credesi vi sia della stampa di propaganda. Sono direttamente indirizzati al Ghillani sotto il nome di Occhioni. Occhioni è il secondo soprannome dato al Ghillani; l'altro è il Parma. Il soprannome Occhioni viene usato come nome per usi postali." ( dal Ministero dell'Interno al Ministero degli Affari Esteri, al Prefetto di Torino e per conoscenza al Casellario Politico Centrale,) ; 2) "La repressione in Spagna contro le vittime di Mussolini. Le espulsioni e le estradizioni per compiacere Mussolini sono all'ordine del giorno in Spagna. In pochi giorni quattordici compagni italiani sono stati incarcerati a Barcellona: pesa su di loro la minaccia dell'espulsione. Questo non è nulla in confronto allo scandaloso arbitrio compiuto ai danni della compagna Maria Vauthier. Il suo compagno è morto una settimana fa: per questo motivo è disperata e, per colmo di disdetta, senza motivo né fondamento, è stata arrestata. Fino a quando dureranno questi abusi senza limiti del governo?" (Solidaridad Obrera , organo di stampa della CNT, martedì 22 settembre 1931); 3) "La Repubblica si difende. E si difende espellendo dal suo territorio una donna infelice, che ha appena perduto il suo compagno. Abbiamo parlato di questo caso due giorni fa: la compagna italiana Maria Vauthier, due giorni dopo la morte del suo compagno, fu arrestata presso il suo domicilio, su richiesta del Console fascista di Barcellona, e condotta in carcere. Poi fu condotta alla frontiera, senza che le fosse dato tempo né permesso di raccogliere le sue cose. Il colpo è magnifico, soprattutto dopo il discorso di Alcala Zamora, paragonato a Dante da un rappresentante di una Delegazione italiana. La Repubblica non poteva arrivare a meno né i repubblicani a più." (Solidaridad Obrera, 24 settembre 1931); 4) "La Repubblica ha paura delle donne. E' stata espulsa una donna italiana in condizioni tali che dovrebbero far arrossire chi lo ha ordinato, supponendo che gli sia possibile arrossire. Si chiama Maria Vauthier. E' un delitto avere delle idee. Ai governanti della Repubblica sta bene che le uniche donne straniere che possono venire nel nostro paese e rimanerci siano le legioni di prostitute che infestano le strade della nostra città. Sicuramente interesserebbe loro meno se approfittassero dei nostri soldi. Però, sebbene ciò non ci interessi, dobbiamo protestare per il fatto di essere governati da certi uomini così codardi da temere una donna ed espellerla nei momenti difficili, dopo che si è guadagnata la vita lavorando una lunga giornata in fabbrica. Queste infamie sono intollerabili e ne diamo questa unica spiegazione: la paura che ha la Repubblica delle donne che non sono né duchesse né prostitute...o viceversa." ( Solidaridad obrera, 25 settembre 1931)
Bibliografia: Tutti e quattro i brani si trovano in Stefano Viaggio , Marie Justine Pierrine Vauthier 1931-194 un'anarchica e il suo tempo attraverso i documenti conservati presso l'Archivio Centrale dello Stato in http://stefanoviaggio.blogspot.com/2017/08/marie-justine-pierrine-vauthier-storia.html
A rendere sgradita alle autorità spagnole la presenza di Maria Vauthier contribuì anche la sua assidua frequentazione di anarchici spagnoli e italiani, visti con estremo sospetto dalle forze dell'ordine per le loro idee , nonostante la recente proclamazione della repubblica in Spagna, che aveva acceso speranze, rivelatisi ben presto vane, tra gli antifascisti italiani. (cfr. brano)
Brano da commentare : “Ma oltre a queste considerazioni di carattere generale, bisogna tener conto anche dei rapporti di amicizia intrattenuti a Barcellona da Ruggero Baccini e Maria Vauthier con un'altra coppia di anarchici italiani: Ilario Margarita e Giuditta Zanella. Sono noti alla polizia italiana sin dall'inizio degli anni venti e giungono a Barcellona dopo aver vissuto negli USA e a Cuba. Nella casa di Giuditta e Ilario, dove probabilmente Maria Vauthier alloggia, vive Paco ( nota mia: detto anche Quico, diminutivi ambedue di Francisco), figlio di Trinidad Ferrer, figlia a sua volta di Francisco Ferrer y Guardia, uno dei più importanti esponenti del libero pensiero in Spagna all'inizio del Novecento e fucilato nel 1909 a Barcellona dopo un processo farsa con l'accusa di essere stato uno degli ispiratori della rivolta detta della "settimana tragica". La stessa Trinidad Ferrer è tornata in Spagna dopo aver vissuto in Francia e in quel momento è una delle più note intellettuali del movimento anarchico catalano. "
Bibliografia: Stefano Viaggio , Marie Justine Pierrine Vauthier 1931-194 un'anarchica e il suo tempo attraverso i documenti conservati presso l'Archivio Centrale dello Stato .
Tornata a Tolosa (cfr. primo brano) la vigilanza delle forze dell'ordine , preoccupate, tra l’altro, della amicizia della Vauthier con l’anarchico, considerato molto pericoloso, PLACIDO SALVATORE ANGELO BORILLO /1897-1843) si riattivò con accanito vigore. (cfr. secondo e terzo brano)
Brani da commentare: 1) "Tolosa 10 febbraio 1932. Alla festa anarchica non è intervenuto nessuno dal di fuori forse perché il 20 come ti dissi avremo la grande festa della LIDU con ballo e riunione dei diversi rami. Erano presenti tutti gli anarchici spagnoli, una studentessa anarchica polacca diversi anarchici e sindacalisti di Muret Bandiera ed altri, Cuzzani e Bacciotti ed altri di Toulouse. Era presente una giovane anarchica italiana, che è stata espulsa dalla Spagna. Si fa chiamare Pierina. Ha preso alloggio in casa Cuzzani. Non si tratterà per caso della Emma di cui mi parlasti? Avrà 35 anni, belloccia, faccia bianca e rossa, statura 1,65 circa. Veste con paletot di cuoio alla automobilista." ( informazione anonima di una spia fascista); 2) A complemento di quanto riferito con l'appunto 500/23497 del 15 corrente, informasi che, giusta comunicazioni fiduciarie, la nota anarchica Vauthier Maria, detta Pierina, si è recata il 14 corrente da Perpignan a Tolosa, in compagnia di un individuo che identificherebbesi per l'anarchico pericoloso Borrillo Placido Salvatore di Carlo], con precedenti presso il Casellario Politico Centrale e del quale ignorasi da qualche tempo la residenza. Mentre detto Borrillo è rimasto solo a Tolosa, la Vauthier è partita frettolosamente per Parigi - e si dubita siasi colà recata per organizzare qualcosa di losco, con la probabile partecipazione dello stesso Borrillo." 3)"Viene segnalato ripresa intensa attività sovversiva nota anarchica Vauthier Maria intesa Pierina di Giuseppe residente in Francia in assidui contatti con anarchici colà residenti fra cui noto pericoloso Borrillo Placido Salvatore Angelo di Carlo et Martinelli Maria, nato 15 ottobre 1897 Castelnuovo Daunia (Foggia) residente Tolosa stop- Aggiungesi che predetta est partita frettolosamente da Tolosa diretta a Parigi dubitasi per organizzare propositi delittuosi con probabile partecipazione suddetto Borrillo stop- Richiamando circolare telegrafica n° 14844/40464/96171 data 22 giugno 1932 rinnovasi disposizioni attente misure vigilanza per rintraccio fermo rigorosa perquisizione predetta Vauthier qualora entrare aut entrata Regno stop- Analogamente provvedasi confronti predetto Borrillo stop- ( in Stefano Viaggio, Borillo, Placido Salvatore Angelo …)
Bibliografia: Stefano Viaggio, Borillo, Placido Salvatore Angelo in Dizionario biografico on line degli anarchici italiani, Biblioteca Franco Serantini
In questo periodo sono inoltre frequenti anche i rapporti di Maria Vauthier con GIUSEPPE PASOTTI (1888-19519 capo dell’Ufficio di Investigazione politica della CNT/FAI e fiduciario di zona della LIDU, residente a Perpignan. (cfr. brano)
Brani da commentare : 1) "Negli ambienti sovversivi di Perpignan, persiste uno strano fermento. In queste ultime settimane è stata notata la presenza di A. De Ambris, Mione Augusto, Pedrini, Bartoluzzi e altri elementi sospetti di cui non è stato possibile stabilire l'identità. Tale impossibilità è derivata dal fatto che questi ultimi si sono fermati a Perpignan poche ore. Il luogo dei convegni è presso il noto Pasotti, mentre le riunioni degli iscritti alla LIDU hanno generalmente per sede una sala del caffè Odeon, rue Grand La Real n. 2. Ciò che ha maggiormente attirato l'attenzione di questo R. Ufficio è stata la presenza presso il Pasotti della figlia dell'ex agitatore spagnolo Ferrer (nota mia: Trinidad Ferrer), fucilato nel 1909. Questa era accompagnata da Vauthier Maria seguita ad una certa distanza da un individuo di cui non si è potuto stabilire l'identità (nota mia: probabilmente Lorenzo Giusti) né rilevare la traccia. Nulla è fino ad ora trapelato degli abboccamenti di cui sopra, che a mio parere non può essere quello di un semplice programma di propaganda." ; 2) "Trascrivo quanto mi comunica la R. Agenzia Consolare di Port Vendres. Con telegramma posta n° 678/62 comunicavo che il giorno 5 c.m. si era notata la presenza a Perpignan della nota anarchica Vauthier Maria detta Pierina in compagnia di un uomo che non è stato ancora possibile identificare e di una donna zoppa. Stando a notizie qui pervenute da fonte seria, la donna zoppa si identificherebbe nella figlia dell'ex agitatore spagnolo Ferrer, fucilato nel 1909. Sembra inoltre che la Vauthier sia stata ospite nel 1931 (luglio-agosto) di detta Ferrer a Barcellona."
Stefano Viaggio , Marie Justine Pierrine Vauthier 1931-194 un'anarchica e il suo tempo attraverso i documenti conservati presso l'Archivio Centrale dello Stato in http://stefanoviaggio.blogspot.com/2017/08/marie-justine-pierrine-vauthier-storia.html
Con il suo nuovo compagno LORENZO GIUSTI , allo scoppio della rivoluzione sociale spagnola, la Vauthier , lasciata Tolosa, si arruolò a Barcellona nella sezione italiana Ascaso. Dopo i tragici fatti del maggio 1937 e l'avvio, sotto il governo Negrin, di una lunga e cruenta caccia agli anarchici e a tutti coloro che dissentivano dallo stalinismo , calò su di lei un lungo periodo di silenzio. Dopo la seconda guerra mondiale, in pieno regime franchista, la Vauthier risultò presente a Barcellona, dove lavorava, per quel che si sa, come guardarobiera. Nel 1967 tornò in Val d’Aosta e morì a Morgex, nel luglio 1973, in un incidente stradale.
GIUDITTA ZANELLA E ILARIO MARGARITA |
GIUDITTA ZANELLA (1885-1962) Figlia di Liberale Zanella, fu soggetta, sin dall'infanzia, a causa del lavoro di casellante del padre, a frequenti spostamenti . finché la famiglia si stabilì definitivamente a Torino. Lavorò come operaia tessile e ben presto divenne un’agitatrice sindacale assai attiva. Dapprima militante nel Partito Socialista aderì, presto, al movimento anarchico (cfr. brano)
Brano da commentare: “ … frequenta assiduamente i compagni di fede…Gode di una certa influenza specialmente sull’elemento femminile operaio… Fa attiva propaganda tra la classe operaia femminile, con profitto. Ha preso spesso la parola nei pubblici comizi … ha sempre preso parte a manifestazioni sovversive e fu più volte arrestata per suo carattere ribelle” (Cenno biografico della Prefettura di Torino, in data 10.11.1920, in ACS, CPC, busta 5516)
Bibliografia; Tobia Imperato, “ Barricata. Una vita militante” in Centro Studi Libertari, Archivio G. Pinelli. n. 11 agosto 1998, p. 23. Cfr. anche Augusto Cantaluppi Marco Puppini, “Non avendo mai preso un fucile tra le mani,Antifasciste italiane alla guerra civile spagnola 1936-1939. Prefazione di Laura Branciforte,www AIVAS.ORG. p. 118.
Nel 1914 Giuditta Zanella partecipò ai moti della Settimana rossa, Nel 1917 fu tra le organizzatrici delle manifestazioni contro il proseguimento della prima guerra mondiale. Durante il cosiddetto “biennio rosso” conobbe l’anarchico ILARIO MARGARITA e divenne la sua “inseparabile compagna di vita”, (vedi più avanti). Collaborò , alla rivista “Cronaca Sovversiva” di Luigi Galleani (cfr. post: ANARCHICI ITALO-AMERICANI. LUIGI GALLEANI...) e “ Il Risveglio/ Le Reveil” di Luigi Bertoni ( cfr post; ANARCHICI SVIZZERI…) con articoli, rivolti principalmente alle donne.
Nel 1924 raggiunse Ilario Margarita all’estero, dove era stato costretto, dopo l’ascesa al potere del fascismo, ad emigrare e iniziò un loro lungo periodo di peregrinazione in Europa (Francia, Belgio, Spagna ) e nelle due Americhe (del Sud e del Nord ) condividendo con lui le continue avversità frapposte a loro dalle polizie locali . Vivendo per lo più clandestinamente assunse numerose identità false: Lopez Eive, (0716) Rosati Judith (0717); Rosati Giulia (0718), Sylesia Evelina (0719), Bonets Giuditta (0721) (cfr. Pseudonimi di Giuditta Zanella schedina N. 0715 anno 935. Ministero Interni (C. P. C.), 18. 11. 935 in .http://www.antifascistispagna.it/wp-content/uploads/2018/11/BDRSovversivi-1935-015.pdf. )
Dopo Cuba e Boston insieme a Ilario Margarita si trasferì a Barcellona dove abitarono nella casa di Francisco ( Quico) Ferrer, nipote del celebre maestro libertario spagnolo FRANCISCO FERRER ( cfr. qui post: SCUOLE MODERNE IN EUROPA TRA LA FINE DELL' '800 E …) e ospitarono, se ho capito bene, Marie Vauthier durante la sua permanenza a Barcellona, nel 1931, prima di essere arrestata ed espulsa ( vedi sopra ). Qualche anno dopo la situazione si invertì. Nel 1933 furono Ilario Margarita e Giuditta Zanella , dopo essere stati espulsi dalla Spagna, a riunirsi con Maria Vauthier a Tolosa , nella cui casa la Zanella, per un certo periodo, restò come ospite (cfr. brani)
Brani da commentare: 1) "In seguito agli appunti 500/17100 e 500/18073 rispettivamente del 12 e del 24 u.s., s'informa codesta On. Divisione che è stata decisa dalle Autorità di polizia barcellonesi l'espulsione dalla Spagna di MARGHERITA ILARIO e della sua compagna, sotto i nomi si intende di Iglesia e Rosati. Si ignora se l'accompagnamento, prestabilito per la frontiera di Port Bou, sia già avvenuto o debba ancora avvenire,. Comunque l'ufficio scrivente ne sarà informato, e riferirà, appena in possesso, di ulteriori notizie, a codesta On. Divisione. E' quasi certo che il Margherita, e la sedicente Rosati o Rosatti, si porteranno a Tolosa, ove si ripromettono di trovare appoggio e forse anche ospitalità, dalla nota MARIA VAUTHIER, intesa Pierina." ( CPC. Copia dell’appunto della Divisione Politica n. 500/19064, fascicolo Maria Vauthier) ; 2) "...si comunica a cotesto On Ministero che il noto anarchico Margherita Ilario, fu Carlo, secondo notizia fiduciaria, nella seconda metà di settembre u.s. si recò a Tolosa per visitare la propria amante Zanella Giuditta la quale si trova da qualche tempo in quella città, ignorasi per quale motivo. Il Margherita dopo qualche giorno di permanenza a Tolosa fece ritorno a Barcellona, mentre la Zanella vi rimarrà ancora, essa si tiene in relazione con la nota anarchica Vauthier Maria detta Pierina." ( documento inviato al Ministero degli Esteri il 21 ottobre 1933)
Bibliografia: in Stefano Viaggio , Marie Justine Pierrine Vauthier 1931-194 un'anarchica e il suo tempo attraverso i documenti conservati presso l'Archivio Centrale dello Stato in http://stefanoviaggio.blogspot.com/2017/08/marie-justine-pierrine-vauthier-storia.html
Nel 1936, allo scoppio della rivoluzione sociale, Giuditta Zanella si arruolò col nome di "Judith" , nel gruppo internazionale della Colonna Durruti, insieme a Quico Ferrer, al cui assassinio di stampo stalinista, durante le tragiche giornate del “Majo Sangriento”, assistette. ( cfr. post infra VOLONTARI FRANCESI IN SPAGNA...) . Nel 1938 Giuditta e Ilario si sposarono. Nel febbraio del 1939 tornarono in Francia e fu internata nel campo di Saint Clement (Corréze). Dopo la seconda guerra mondiale si ricongiunse a Torino con Ilario Margherita ( cfr. brano)
Brano da commentare: “Sopravvissuta alla guerra dopo la Liberazione riprende l’attività politica nel movimento libertario. Gestisce con il marito una conosciutissima bancarella di libri usati, sotto i portici di Corso Vinzaglio” ( Augusto Cantaluppi Marco Puppini, Non avendo mai preso un fucile tra…)
Bibliografia: Augusto Cantaluppi Marco Puppini, “Non avendo mai preso un fucile tra le mani, Antifasciste italiane alla guerra civile spagnola 1936-1939. Prefazione di Laura Branciforte, www AIVAS.ORG. p. 119
Giuditta Zanella morì a Torino nel 1962
ILARIO E GIUDITTA |
ILARIO MARGARITA (1887- 1974): Già dal 1906 Ilario Margarita ( detto “Barricata”) fu schedato dalla polizia regia come un “anarchico pericoloso” (cfr. brano)
Brano da commentare: «[…] è di carattere violento e soverchiatore, educato grossolanamente, di deficiente intelligenza ed affatto privo di coltura. Lavoratore fiacco e svogliato, vive miseramente [...], la qualità di pericoloso appare subito, sempre che si tenga presente che il Margarita, pur di obbedire ai suoi compagni di fede più furbi e più degenerati di lui, sarebbe capace di commettere qualsiasi stranezza delittuosa» (Cenno biografico della Prefettura di Torino, in data 1/10/1906, in ACS [Archivio Centrale dello Stato], CPC [Casellario Politico Centrale], busta 3053).
Bibliografia: Tobia Imperato, “Barricata “. Una vita militante, Centro Studi Libertari. Archivio G. Pinelli n. 11- agosto 1998 p. 19 .
Nel 1909 scrisse Senza Patria. Foglio di propaganda anarchica (numero unico. ). Nel 1914 , sulla scia dei moti durante la Settimana Rossa, fu tra i fondatori del “Fascio Libertario Torinese” di cui divenne segretario. Durante la prima guerra mondiale fu più volte arrestato per avere partecipato a dimostrazioni antimilitariste e infine condannato a tre anni di prigione per avere istigato a disertare quella ” maledetta guerra”. Durante il cosiddetto “biennio rosso” fu segretario dell’ U.S.I.) ( cfr. qui post UNIONE SINDACALE ITALIANA) e un anno dopo organizzò a Torino gli “Arditi del Popolo”. Nel 1922 scrisse un duro articolo contro il regime dittatoriale imposto in Russia dal bolscevismo. (cfr. brano)
Brano da commentare: «[...] mentre in qualsiasi governo costituzionale borghese, monarchico o repubblicano, esistono delle leggi che contemplano l’esistenza di un margine di libertà per i partiti avversi al regime costituzionale vigente, al contrario in Russia, sotto il governo bolscevico, questo margine di libertà non esiste e quindi per logica conseguenza sono negati l’esistenza e il riconoscimento dei partiti non aderenti alle sacre tavole del partito comunista, cioè del partito di governo. [...] quel tanto di libertà di stampa, di parola e di organizzazione [...] in Russia sono negate e chiunque tenta di farne uso viene soppresso con la violenza. [Per questi motivi...] il governo bolscevico non rappresenta un progresso, e quindi esso è l’assassino della Rivoluzione russa ed un pericolo per la rivoluzione mondiale» (I. Margarita, Il governo bolscevico e il progresso, «Il Vespro Anarchico») 26.1.1922)
Bibliografia; Tobia Imperato, “ Barricata. Una vita militante” in Centro Studi Libertari, Archivio G. Pinelli. n. 11 agosto 1998, p. 19
Coinvolto in un grave scontro tra anarchici e fascisti appoggiati dalla polizia Margarita, sfuggito all’arresto, decise di evitare una sicura condanna fuggendo all’estero. Ebbe così inizio una vita di peregrinazioni , particolarmente avventurosa e coerente con i propri ideali di libertà e rivoluzione sociale, intorno al mondo, insieme alla sua compagna Giuditta Zanella. Di questo quasi ventennio intensamente vissuto riporto quanto lui stesso, sintetizzando, ricordò, più tardi in una intervista. (cfr. brano)
Brano da commentare “Verso la metà di maggio del 1923 un gruppo di fascisti invase il mio alloggio in via Giorgio Pallavini 16 con intenzioni tutt’altro che pacifiche. In quel mentre io mi trovavo fuori di casa cosicché i furibondi fascisti furono accolti dalla mia compagna Giuditta Zanella. Ma seccati di non trovarmi in casa si sfogarono saccheggiandomi l’alloggio, asportando libri ed alcune fotografie, fra le quale quella di Elisée Reclus, e minacciando di farmi la pelle non appena mi avessero incontrato. Stando così le cose, non mi restava che prendere la strada dell’esilio ed affrontare le avversità della vita. Non appena varcato la frontiera, da Ventimiglia mi recai direttamente a Parigi dove avevo indirizzi di compagni. Di là passai la frontiera belga e olandese e mi recai ad Amburgo con l’intenzione di imbarcarmi per gli Stati Uniti. Ma dopo due mesi di infruttuose ricerche, rifeci il viaggio in senso contrario e mi stabilii a Parigi lavorando da muratore (il mio mestiere). Nel frattempo la mia compagna dovette svendere quella poca mobilia ed affrontare il pericolo di attraversare le Alpi in pieno inverno, pagando un contrabbandiere. Dopo sei mesi di vita di stenti a Parigi decidemmo di decidemmo dl passare a Marsiglia, dove dopo circa sei o sette mesi riuscimmo ad imbarcarci per Cuba. Dopo tre anni di vita in quella beata isola dovemmo far fagotto per sfuggire alle persecuzioni del General Machado, eletto presidente nell’anno 1924; passammo, sempre clandestinamente e con passaporti falsi, negli USA. Dopo cinque anni di dura vita clandestina in quel ricco Paese, decidemmo di ripassare l’Atlantico rifugiandoci nella Spagna repubblicana. Era l’estate del 1931; dopo un anno e cioè nell’estate del 1932 fui arrestato e dopo tre mesi di carcere fui espulso in Francia assieme alla mia inseparabile compagna. Ma dopo tre settimane a Toulouse rifacemmo la strada in senso contrario, sempre clandestinamente, e ritornammo a Barcellona, dove prenderemo parte all’insurrezione del 19 luglio 1936 contro Franco; quindi, arruolati volontariamente dai primi giorni di guerra antifascista, io nella 2° colonna Ortiz al fronte di Berchite e la mia compagna nella colonna Durruti al fronte di Saragozza.Fallita la guerra antifascista per cause molteplici ma soprattutto per la mancata solidarietà dei governi democratici, il 4 febbraio del 1939 arrivammo in Francia stanchi e morti di fame per il lungo viaggio a piedi, continuamente molestati dagli aeroplani del fascismo. Giunti in Francia Francia fummo disarmati e convogliati alla spiaggia di Argeles-sur-mer ove restammo per due mesi, in pieno inverno, accovacciati in buche da noi scavate con le mani nella sabbia. Dopo ci convogliarono a Gurs nei Pirenei occidentali; attraversammo la Francia in vagoni merci per 48 ore sempre pigiati in promiscuità indecente. Dopo 16 mesi in baracche di legno, nelle quali entravano non solo le ventate gelide dell’inverno ma anche i non pochi rettili che in quei paraggi abbondavano per la temperatura atmosferica umida (sotto 25 centimetri di terra scorreva l’acqua). Con l’invasione del Belgio da parte delle truppe tedesche fummo arruolati e portati a 25 chilometri dalla frontiera belga a fortificare un fiume di nome La Cambre. Ma dopo pochi giorni i tedeschi raggiunsero la frontiera francese mettendo in fuga le guardie che ci sorvegliavano nei lavori, e così noi ci trovammo automaticamente liberi, ma in un inferno. Fu così che noi dovemmo deambulare per 15 giorni ritirandoci in qualsiasi casa all’ora del coprifuoco e mangiando quello che si trovava… quando ce n’era. Di fronte ad una simile situazione con due o tre compagni decidemmo di fare di tutto per rientrare clandestinamente in Italia, dove ci sarebbe stato più facile realizzare qualche cosa per la cacciata del fascismo. Ma non appena raggiunto il Brennero ci acciuffarono e ci portarono alle carceri di Vipiteno. Dopo 48 ore fui spedito a Torino per tradotta da due carabinieri. A Torino fui sottoposto a due lunghi e serrati interrogatori e poi condotto alle carceri. Dopo 17 giorni il prefetto mi appioppò 5 anni di confino all’Isola di Tremiti. Durante il razionamento indirizzai un’epistola alla direzione della Colonia reclamando per tutti i confinati un aumento di grassi e generi alimentari per sopperire alla mancanza di alimenti. Questo mi valse 3 mesi di prigione che scontai nelle Carceri di Lucera. Finalmente l’8 settembre fummo liberati come conseguenza della caduta del Duce; ma quando arrivai a Torino i tedeschi e i fascisti erano già ritornati i padroni della situazione. Viste così le cose, dopo aver pernottato nella Stazione ferroviaria di Torino, al mattino presto, invece di recarmi in questura a consegnare il foglio di via, mi recai a Nole (Valle di Lanzo) dove avevo un mio nipote sfollato in quel paese; e così per tutto il periodo della Repubblica di Salò vissi da quelle parti con escursioni fino a Balme con i partigiani. Solo dopo le giornate trionfali dell’aprile del 1945 ho potuto di nuovo riprendere la vita normale del mio lavoro. Ora, con 80 anni sulle spalle, per guadagnarmi qualche cosa da non morir di fame, devo sopportare il freddo invernale passeggiando tutto il giorno davanti ad un carrello con pochi libri usati. “ (intervista a Ilario Margarita fatta da Paolo Gobetti e conservata presso l’Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza di Torino.)
Bibliografia: Tobia Imperato, “ Barricata”. Una vita militante, Centro Studi Libertari, Bollettino Archivio Pinelli pp. 22- 23
Rimasto vedovo, dopo la morte di Giuditta Zanella, continuò la sua militanza nel movimento anarchico. Memore di quanto aveva vissuto in prima persona in Spagna e altrove assunse posizioni in netto contrasto con il “ comunismo autoritario. (cfr. brano)
Brano da commentare: ”La posizione dell’anarchico sta sempre dalla parte dove si difende la libertà con lo scopo di ampliarla sempre più ostacolando quelle forze e quei partiti che non vogliono riconoscere il diritto alla critica all’operato dei dirigenti attuali. Per questo motivo la mia posizione è prima di tutto contro ogni tendenza totalitaria. [...] Quindi, tutto malgrado, anche contro la vecchiaia, continuo a mantenermi diritto sul terreno dell’anarchismo, senza farmi mai prendere dalle infatuazioni marxiste autoritarie e senza cadere davanti ad infatuazioni di altro carattere” (I. Margarita, Infatuazioni marxiste nel movimento anarchico, «Volontà», n. 3, mag.- giu. 1974, p. 220).
Bibliografia: Tobia Imperato, “ Barricata”. Una vita militante, Centro Studi Libertari, Bollettino Archivio Pinelli pp. 20-21
Nel 1949 Ilario Margarita fu tra i promotori della ricostruzione dell’ USI in opposizione a quegli anarchici, tra cui Umberto Marzocchi, che scelsero di stare, mantenendosi su posizioni critiche, nella CGIL, sebbene, al suo interno, fosse predominante l’egemonia stalinista. ( cfr. brano)
Brano da commentare: “ Gli anarchici d’Italia si trovano ancora allo stato di dubbio sul problema sindacale. Gli intellettuali del nostro movimento non sanno ancora che pesci pigliare e optano per l’unità sindacale nei quadri totalitari della CGIL. Sui portavoce del movimento si leggono sovente tirate contro ogni tentativo di dare vita a qualche organismo schiettamente rivoluzionario, basato sulla lotta di classe e l’azione diretta, come sarebbe una USI, aggiornata con i tempi che corrono […] La USI che noi proponiamo di ricostituire in Italia pel bene del movimento anarchico e dei lavoratori sarà un fedele riflesso della comunità libertaria di domani quando i mezzi di produzione e di consumo saranno passati nelle mani dei lavoratori ( Red (Ilario Margarita), Guerra di Classe, novembre 1949, Torino)
Bibliografia: in Tobia Imperato, Io di fronte alla legge sono asociale. Luigi Assandri- L’anarchia con il ciclostile, Nautilus , 2020, p. 59 e sugli argomenti avanzati da Marzocchi in difesa della partecipazione anarchica nella CGIL, cfr. p. 37
Negli anni sessanta Ilario Margarita prese, in contrasto con la maggioranza di anarchici male informata, una posizione netta contro l’ involuzione reazionaria avviata dal castrismo sin già all’inizio dell' ascesa al potere a Cuba. (cfr. brano)
Brano da commentare: “In Italia la FAI – nell’illusione che la rivoluzione cubana potesse avere uno sviluppo libertario assunse attraverso il suo settimanale Umanità Nova un atteggiamento di aperta simpatia nei confronti del regime castrista, sostenuto a spada tratta dal suo direttore, Armando Borghi. […] Furono proprio i torinesi del gruppo Bakunin, ispirati da Margarita, che i compagni cubani li conosceva bene, avendo soggiornato per alcuni anni all’ Avana nella seconda metà degli anni Venti, a contrastare per primi questa posizione […] Mentre il movimento anarchico internazionale non era in grado di prendere una posizione netta e precisa, gli anarchici cubani continuavano ad essere incarcerati, torturati e fucilati da Castro” ( Tobia Imperato, Io di fronte alla legge….)
Bibliografia: Tobia Imperato, Io di fronte alla legge sono asociale. Luigi Assandri- L’anarchia con il ciclostile, Nautilus , 2020, p. 90. Cfr. Frank Fernandéz, Cuba Libertaria, Storia dell’anarchismo cubano, Zero in Condotta. 2003, p. 131 dove Ilario Margarita viene citato tra i pochi compagni anarchici che a livello internazionale avevano solidarizzato con gli anarchici cubani perseguitati da Castro e accusati di essere manipolati dalla CIA.
Concludo ricordando come talvolta le posizioni fortemente critiche di Ilario Margarita nei confronti della FAI potevano far sorgere fraintendimenti soprattutto tra i giovani che ignoravano i trascorsi rivoluzionari del vecchio anarchico torinese. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Il primo impatto lo ebbi nella piazzetta del Teatro degli Animosi : ( nota mia: dove si svolgeva nel settembre del 1968 il Congresso Internazionale delle Federazioni Anarchiche) c’era naturalmente una grande animazione , gente che veniva da tutto il mondo che confluiva lì e si fermava a parlare, ed anch’io mi fermai ad osservare: mi colpì un vecchio anarchico col basco, con i capelli lunghi e grigi accompagnato da una donna molto giovane che stava facendo una “piazzata” tremenda dicendo che lui, anarchico conosciuto, non poteva entrare al Congresso. Ero sconcertato, potevo entrare io che ero l’ultimo degli arrivati e lui no: mi sembrò un fatto molto strano. A ripensarci in seguito capii invece che era una cosa molto giusta e ovvia: probabilmente questo personaggio era un’eredità di quel vecchio individualismo ... “ ( Massimo Ortalli , Nota autobiografica)
Bibliografia: in Alla prova del sessantotto l’anarchismo internazionale al Congresso di Carrara, Teatro degli animosi 31 agosto-3 settembre1968, a cura di Roberto Zani, Zero in condotta p. 238. Cfr. anche Tobia Imperato, Io di fronte alla legge sono asociale. Luigi Assandri- L’anarchia con il ciclostile, Nautilus , 2020, p. 91, ove si precisa che “a Margarita era stato negato l’accesso con la scusa di non appartenere ad alcuna federazione, in quanto il Congresso era delle Federazioni e non di tutti gli anarchici”.
Morì a Torino nell’ottobre del 1974.
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