ANONIMI COMPAGNI E COMPAGNE : A
partire da sinistra : fig. 1 e 2
L’aspetto selvaggio della donna e il vestito «elegante» (giacca nera e
bombetta) dell’uomo, visibilmente in contrasto con il resto poco
raccomandabile del suo aspetto mi fanno pensare a dei «bandoleri» (cioè banditi) . Il «
banditismo sociale « era molto diffuso
nel Nord del Messico soprattutto nelle zone confinanti con la frontiera degli
Stati Uniti. Figura
n. 3: capo guerrigliero. Per l'aspetto e l' abbiglimento mi sono
ispirato, anche se approssimativamente, a Emiliano Zapata e a Pancho Villa. Figure 4 e 5:
coppia di peones e campesinos armati. La donna
si ispira alla figura di Adelita,
cioè la donna che accompagnava il suo uomo a combattere e a cui fa riferimento la celeberrima canzone . (vedi sotto)
TERRA E LIBERTA’ IN MESSICO
Già a partire dalla seconda metà del XIX secolo, sotto le presidenze di Juarez e di Porfirio Diaz, iniziarono a diffondersi nel Messico idee libertarie anarchiche, socialiste e sindacaliste , che, ispirarono negli strati più poveri della popolazione proteste e rivolte, che, tuttavia, venivano violentemente represse da parte dei governi centrali. Nelle campagne i contadini "terratienentes" (i cosiddetti "peones") che costituivano la stragrande maggioranza della popolazione vivevano in condizioni disumane alla totale mercé dei grandi "hacienderos". L'asservimento delle masse contadine avveniva tramite due nefaste istituzioni a disposizione dei grandi proprietari terrieri: 1) le "tiendas de raya" , con cui i peones venivano obbligati a indebitarsi quotidianamente nei magazzini padronali, che monopolizzavano tutti i beni necessari alla sopravvivenza; 2) la "ley de fuga", che, dando il diritto di uccidere i "peones" fuggitivi si concretizzava , di fatto, in un diritto assoluto, da parte dei padroni, di vita e di morte sui loro contadini. Tale situazione era, poi, aggravata, sempre nelle campagne, dalla progressiva abolizione degli antichi diritti comunitari degli indios.
Brano da commentare: “ Il popolo messicano odia per istinto l’autorità e la borghesia. Chiunque abbia vissuto in Messico si sarà reso conto che non esiste individuo più cordialmente odiato del gendarme; che la parola “governo” riempie di inquietudine le persone semplici; che il soldato, in altre parti ammirato e applaudito, viene visto con antipatia e disprezzo; che ogni persona che non si guadagna il sostentamento con il lavoro della propria mano, viene odiata. Questo è più che sufficiente per una rivoluzione sociale di carattere economico e antiautoritario; ma c’è di più. In Messico vivono circa quattro milioni di indios che fino a venti o venticinque anni fa vivevano in comunità, possedendo in comune la terra, le acque, i boschi. […] In queste comunità non c’erano giudici, né sindaci, né carcerieri, né alcuna tarma di questo tipo. Tutti avevano il diritto alla terra, all’acqua per irrigare, al bosco per fare la legna e alla legna per costruire le capanne […] Questi costumi semplici durarono fino a che l’autorità, resa forte dalla completa pacificazione del paese, non è stata in grado di garantire alla borghesia la proprietà dei propri affari […] Si vede dunque che il popolo messicano è adatto ad arrivare al comunismo, poiché l’ha praticato, almeno in parte, da alcuni secoli, e questo spiega perché , quantunque sia analfabeta in maggioranza, comprende che piuttosto che prendere parte alle farse elettorali per innalzare dei boia, è preferibile impossessarsi della terra, e lo sta facendo con grave scandalo della borghesia ladrona “ ( da un articolo su Regeneration del settembre 1911 di Ricardo Flores Magon)
Bibliografia: in Pier Francesco Zarcone, La libertà e la terra, massari editore, 2006, p. 173
La figura più popolare e rappresentativa dello spirito e delle rivendicazioni del popolo indio , durante la rivoluzione del 1911, è stato EMILIANO ZAPATA. In una prima fase dewla rivoluzione si schierò con Madero contro Porfirio Fiaz e si pose alla testa degli indios,
organizzati nell’Esercito liberatore del Sud” al grido di “Tierra
y Libertad”. In seguito si oppose a Madero
e alla sua morte combatté contro Huerta e poi contro Carranza. Entrò assieme a Pancho Villa a
Città del Messico. Rifiutò più volte qualsiasi tipo di potere politico e
militare istituzionalizzato . Fu assassinato nel 1919. Pur non professandosi
anarchico sembra sia stato influenzato, non poco, dalla lettura delle opere di Kropotkin e dalla rivista dei fratelli Magòn “ Regeneration”. Nel programma
zapatista, le cui linee generali furono fissate già nel 1911 con il Piano di
Ayala, si attribuiva grande importanza
alle libertà municipali. Nello Stato del Morelos ,
con l’appoggio del movimento zapatista,
dal 1915 al 1919 furono espropriate le terre dei latifondisti e ispirandosi
PROPRIO al “ Piano de Ayala” si
dette inizio a una riforma
agraria finalmente favorevole ai contadini nullatenenti . Data l’esplicita rinuncia da parte di Zapata e di
altri capi zapatisti, di assumere
cariche governative o amministrative si
formò nel Morelos un’
amministrazione autogestita, tramite assemblee popolari, di tipo municipale libertaria. Numerose
furono, tra l’altro, le scuole popolari, fondate su principi pedagogici
libertari, sia per bambini che per adulti.
Brani
da commentare: 1) “La libertà
municipale è la prima e la più
importante delle istituzioni democratiche, posto che nulla è più naturale o
degno di rispetto del diritto che il cittadino di qualsiasi insediamento ha di
regolare da se stesso le materie della vita comune e di risolverle come meglio
convenga per i suoi interessi e le necessità del suo luogo” (da Ley generall sobre las Libertades Muncipales ( 1916); 2) Quando noi del sud ci lanciammo nella lotta
per recuperare le nostre perdute libertà, feci una solenne promessa ai miei soldati: che conquistata la
capitale della Repubblica avrei
immediatamente bruciato la sedia presidenziale, perché ho capito che tutti
coloro che la usano sembrano cadere vittime di un maleficio, dimenticano le
promesse fatte quando erano semplici
rivoluzionari” ( parole, se ho capito bene, di Eufemio , il fratello di Emiliano Zapata) ; 3) “… ( Zapata) grande leader contadino
le cui attività nel Messico meridionale nel periodo rivoluzionario ricordano da
vicino quella di Machno in Ucraina; come Machno infatti Zapata era un povero contadino
che seppe spingere alla rivolta le popolazioni rurali oppresse e guidarle a
brillanti successi nella guerriglia partigiana. Lo storico Henry Bamford Parkes ha osservato che l’esercito di Zapata nel sud non fu mai un
esercito nel senso consueto della parola, poiché i suoi soldati “trascorrevano
il tempo ad arare e mietere le terre appena conquistate e prendevano armi solo
per respingere le invasioni; erano una popolazione insorta”. La filosofia di
questo movimento, con il suo egualitarismo e il desiderio di ricreare una
società contadina, con l’insistenza sul principio che il polo doveva prendersi
la terra e governarsi da solo in comunità rurali, con la sfiducia della
politica e il disprezzo per il guadagno personale, somigliava molto da vicino
all’anarchismo rurale affermatosi in circostanze analoghe nell’Andalusia. … (Woodcock, Anarchia,
Storia delle idee……..).
Bibliografia: in Pier Francesco Zarcone, La libertà e la terra, Massari editore, 2006
(primo brano) p. 249 e (secondo brano) p. 248. Terzo brano in Woodcock, Anarchia, Storia delle
idee e dei movimenti libertarie, Feltrinelli 1966 p. 376-377. La
bibliografia su Emiliano Zapata è vasta e mi limito a citare quelli che ho io
(forse un po’ vecchiotti) : Edgoumb Pinchon, Zapata l’invincibile, Feltrinelli UE 596 , 1970, John Womach jr. , Morire per gli indios. Storia di
Emiliano Zapata, Arnoldo
Mondadori Editore , 1973, , Guillermo Almeyra,
Emiliano
Zapata,
Data News, 1995.
Sia nello zapatismo che
nel villismo, sebbene in
quest’ultimo vi fosse una componente più
forte di militarismo e di caudillismo, lo spirito
libertario, antiretorico e
festoso, si riscontra nelle loro canzoni.
LA CUCARACHA: “Lo scarafaggio, lo scarafaggio adesso non
può camminare perché non , perché non ha marihuana da fumare. Già se ne vanno i carranzisti, già se ne vanno verso Perote non possono
camminare a causa dei loro mustacchi.
Con la barba di Carranza mi farò un nastrino per
metterlo sul cappello del signor Pancho Villa”
ADELITA: “In alto su un monte scosceso era
accampato un reggimento e una ragazza lo inseguiva innamorata pazzamente del
sergente. Tra i soldati era popolare Adelita la donna che il sergente idolatrava
oltreché coraggiosa era bella persino il colonnello la rispettava . Se Adelita
andasse con un altro la seguirei per terra e per mare […] Se Adelita fosse la mia fidanzata
se Adelita fosse la mia sposa le
comprerei un abito di seta per portarla a ballare in caserma. Se per caso io muoio in battaglia e se il mio
corpo seppelliranno Adelita, per Dio ti prego vieni
a piangere con i tuoi occhi”
I testi delle canzoni , molto famosi, io li ho trovati su un vecchio inserto della Domenica
del Corriere,
data imprecisata. Su Pancho Villa e i vilisti, cfr. John Reed, Messico insorto, EditoriRiuniti 1985
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BATTALONES ROJOS
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Particolarmente difficile si presentava la condizione della nascente classe
operaia nelle città, in cui pur diffondendosi l'anarco sindacalismo,
non si riuscì, neanche dopo lo scoppio della "grande rivoluzione" del
1910, a stabilire un'effettiva unione tra il movimento operaio e il
movimento contadino, separati, tra l'altro, da diversi fattori socio-culturali (primo brano) . Ciò determinò, purtroppo, nel 1915, lo schierarsi
della più grande organizzazione sindacale messicana, ( La "Casa del Obrero Mundial" (COM),( che disponeva di "battalones rojos", formati da
operai, ) al fianco del borghese Carranza contro i zapatisti e i
villisti, sulla base di un patto sottoscritto a Veracruz il 17 febbraio 1915, che prometteva agli operai della Casa del Obrero Mundial future riforme sociali atte a migliorare le loro condizioni di vita (primo brano). Va detto che ottenuto quanto si voleva da loro, Venustiano Caranza, alle prime avvisaglie di scioperi operai che chiedevano le riforme promesse, chiuse tutte le sedi della COM e arrestò gran parte dei suoi dirigenti, considerandoli traditori della patria , contro cui si poteva invocare persino la pena di morte.(secondo brano)
Brani da commentare: 1) “ Se è ormai fuori discussione che
l’anarchismo di Florens Magon aveva una particolare considerazione per il mondo
indigeno e la sua cultura, sarebbe assai erroneo ritenere che si trattasse di
una posizione condivisa al di fuori degli ambienti magonisti e certo non lo era
all’interno dell’anarco-sindacalismo urbano. Per cui niente di “strano” che
agli acculturati militanti urbani Zapata apparisse a capo di un’orda di indios
e peones arretrati con cui non si poteva costruire nulla in comune. A questo si
aggiunga anche un altro fattore: in maggioranza i zapatisti nutrivano
sentimenti religiosi. E non vi è dubbio che il loro ingresso a Ciudad de Mexico sventolando quello che per gli
indios è anche un vessillo rivoluzionario – lo stendardo di Nostra Signora di
Guadalupe- abbia suscitato ilarità e commiserazione. “ ( Pier Francesco
Zarcone, La libertà e la terra…) 2) Il testo dell’accordo constava di otto
punti: art.1e 3) “- Il governo costituzionalista conferma la
propria decisione, manifestata nel decreto del 12 dicembre scorso, di
migliorare con leggi appropriate le condizioni dei lavoratori, emanando già
durante la lotta tutte le leggi necessarie.[…] il governo costituzionalista
accoglierà con la sollecitudine dimostrata fino ad oggi, le giuste
rivendicazioni degli operai nei conflitti che potranno insorgere tra essi e i
loro padroni come conseguenza dell’applicazione dei contratti di lavoro. […] art.7
e 8 ) Gli operai costituiranno
centri e comitati rivoluzionari in tutti i luoghi che reputeranno convenienti.
Detti comitati, oltre a svolgere un lavoro di propaganda, cureranno gli aspetti
organizzativi dei raggruppamenti operai e veglieranno sulla loro collaborazione
alla causa costituzionalista. […] Gli operai che avranno impugnato le armi
nelle file dell’esercito costituzionalista e le operaie che si saranno unite ai
servizi sanitari per l’assistenza dei feriti o ad altri servizi analoghi
avranno una sola denominazione, siano essi organizzati in compagnie,
battaglioni, reggimenti, brigate o divisione : tutti avranno la denominazione
di rossi ”. 3) ” In quel periodo, a Carranza serviva che i circoli
anarco-sindacalisti si convertissero in centri di arruolamento per carne da
cannone, da inviare, bandiere rosso-nere al vento, contro Villa, Zapata e le
ultime schegge sparse della Convenzione Rivoluzionaria. Gli operai e le operaie
di Città del Messico, al canto di Hijos del Pueblo e al prezzo di
centinaia di caduti, avevano costretto villistas reazionari e zapatistas
bigotti a ripiegare. Solo che, poco dopo il rientro dei Battaglioni rossi,
Carranza aveva brutalmente estromesso la Casa del Obrero Mundial dal Palacio de los Azulejos. Non sopportava che gli attivisti, ringalluzziti dalle
vittorie militari, girassero il Messico quasi unificato a predicare eguaglianza
sociale e lotta contro le autorità, quale che fosse il loro colore. Via via più
provocatoria, l’ostilità del Primer Jefe era diventata furia al momento
della proclamazione dello sciopero generale, il 30 luglio 1916. [...] La
Casa del Obrero Mundiale e la Federazione
dei Sindacati, nell'organizzare lo sciopero generale,avevano previsto un’azione repressiva . Così avevano dato vita a
tre comitati clandestini. Se il primo fosse stato colpito, sarebbe entrato in
scena il secondo, quindi il terzo. Nessuno però immaginava che, di fronte allo
sciopero, per quanto radicale esso fosse, don Venustiano proclamasse la legge marziale
e spedisse i soldati a obbligare gli operai al lavoro. ... “ ( da Valerio Evangelisti, Il collare spezzato)
Bibliografia: Primo brano in Pier Francesco Zarcone, La libertà e la terra, Gli anarchici nella
rivoluzione messicana, Massari editore, 2006 pp. 310-31. Secondo brano in Jesus
Silva Herzog, Storia della rivoluzione messicana, Sugar editore, 1969 pp.
332-333. Terzo brano in Valerio Evangelisti, Il collare spezzato, Arnoldo Mondadori , 2006 pp. 294 e 296 .
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