venerdì 29 aprile 2011

ANARCHICINI : PIA ZANOLLI MISEFARI (1896-1981 ca.) + considerazioni personali

 NOTA: La brusca alternanza dei caratteri di stampa , qua e là  nel testo, non è voluta.

FAMIGLIA ZANOLLI

 PIA ZANOLLI MISEFARI (1896-1981 ca.): La famiglia di Pia Zanolli, di idee tolstoiane,  composta  dal padre Enrico, la madre, Antonietta Recati,  sarta,  e da due sorelle: Lea e Zoe e un fratello, Ver (diminutivo di Veritas)  si era trasferita, nel 1905, a Zurigo in Svizzera   distinguendosi, tra l'altro,  per i propri ideali pacifisti. La poetessa Ada Negri, il 30 novembre 1913, aveva scritto un articolo ,  soprattutto centrato sulla figura della madre,  intitolato Santa Francesca . (cfr. brano) :

 Brano da commentare :  “ ( Santa Francesca) Io la chiamo così. Il suo vero nome è un comune e prosaico nome moderno: Anna Bulca ( cfr. nota 1: Antonietta Recati-Zanolli). […] Ella odia la moda: eppure  è questo il suo solo mezzo di sostentamento: per un miracolo di elasticità, di adattabilità, ella è riuscita ad essere un’ottima sarta; ma nessuno la vedrà mai vestita d’altro abito che non sia la la sua tunica annodata dal nero cordone.  […] e le sue giovani figlie e il suo piccolo ultimogenito splendono di sacra bellezza in uguali succinte vesti di tela azzurra, fulva o bianca, listate alla greca, in leggeri sandali, larghe cinture, nudo il collo, nudi i garretti e le braccia, tagliati alla scozzese i folti capelli.  […]   Esse  si chiamano con nomi di armoniosa brevità: Pia , Lea, Zoe. La maggiore di sedici anni , nel suo costume quasi attico, ha l’aria di una statuetta di Tanagra, incoronata di una grande zazzera bionda che arriva solo alla nuca. Respira, parla, si muove con la sicura franchezza che solo può avere una creatura felice, nella quale nulla è compresso. […] Sono poveri ma aiutano altri più poveri di loro. Non lavorano per arricchire; ma semplicemente perché è giusto lavorare per vivere. Alle pareti delle poche stanze stanno inchiodati o appesi, in stampe senza vetri e in confusione caratteristica , i ritratti di Leone Tolstoi, di Augusto Bebel, di Enrico Pestalozzi, di Massimo Gorki, di Gesù Cristo. […] In fondo  (Antonietta Recati) è un’anarchica platonica. Dice sempre: “Noi siamo nati senza vesti, senza casa, senza denaro. “….. ( Ada Negri, Santa Francesca, rivista settimanale, Marzocco, 3 novembre 1913)

Bibliografia: in Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con  Bruno Misefari. La Nuova Italia, 1972 pp. 90, 91, 92. L'articolo Santa Francesca ottenne, tra l'altro,  un'entusiastico giudizio da  parte di Eleonora Duse, amica di Ada Negri.

Medesimo giudizio entusiasta  fu quello di Bruno  Misèfari, accolto fraternamente nella loro casa, sempre aperta ai disertori della  “guerra maledetta” . (brano da commentare)

Brano da commentare: “… Ho saputo gustare troppo l’accogliente atmosfera familiare zurighese. Il vostro ambiente, i vostri personaggi, voi tutti. Papà Enrico, il personaggio più imponente, filosofo, figura patriarcale (rassomigliante a Pirandello). La mamma è quella che è: unica in tutte le sue concezioni vitali. Arde, vibra in continuazione, giorno e notte e sempre per i suoi e gli altri. I quattro figli, l’uno più bello dell’altro, hanno assorbito con intelligenza e in ogni manifestazione gli esempi dei genitori e così anche essi ardono e vibrono nella medesima entità. E con tutto questo non volete che io abbia nostalgia di questo nucleo di gente sana che mi è penetrato in profondità e che mi ha fatto godere e sognare troppo?....” ( lettera  di Bruno Misefari a Pia, Stuttgart, 20 settembre 1919)

Bibliografia: Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con  Bruno Misefari. La Nuova Italia, 1972 pp. 135-136

 

SORELLE ZANOLLI

Le ragazze  Zanolli , a Zurigo,   crebbero assimilando  modelli culturali alternativi sia nell’ arte ( Dadaismo, Futurismo,  Monte Verità, ecc.)  che in politica ( Socialismo Internazionalista, Anarchismo soprattutto nella sua versione tolstoiana, ecc. ) (cfr. brano da commentare)

Brano da commentare: “... Nel 1905 la famiglia Zanolli si trasferì a Zurigo con le tre figlie Pia, Lea e Zoe oltre a   Zia Angiolina ( nota mia : sorella della madre ed esperta modista ) e dove l’anno successivo  nacque il loro figlio dal nome insolito Ver. Enrico [Zanolli] fabbro qualificato, lavorava in un garage  a Seefel, a Zurigo. Antonietta trovò rapidamente un collegamento (Anschluss) con un gruppetto teatrale amatoriale italiano, in cui i bambini facevano anche piccoli spettacoli. Essi successivamente frequentarono i corsi della Semmler-Rinke Schule, un istituto di danza e ritmo, dove venivano utilizzati nuovi metodi per l’insegnamento e si esibirono in varie città straniere. Gli abiti disegnati dalla madre attirarono l’attenzione e la gente a Zurigo iniziò a parlare dei modelli della sarta italiana. La scrittrice Maria Waser (1878-1939) [nota mia: la Waser fu una nota scrittrice svizzera e redattrice della rivista culturale Die Schweiz. Nei suoi romanzi vi  erano numerosi riferimenti alla condizione subordinata della donna nella società e  " sul futuro della Svizzera di fronte alla minaccia fascista" ] fu una delle prime sostenitrici della famiglia [ Zanolli] e le aprì l’ accesso alla società colta di Zurigo. Pia e Lea seguirono vari corsi alla Kunstgewerbeschule di Zurigo, dove impararono il ricamo da Berta Baer, ​​il disegno ornamentale da Otto Morach e il disegno figurativo da Ernst Georg Rüegg, che si rifletté nell'Atelier Zanolli. Alcuni prodotti dell'epoca mostravano un linguaggio del design (Formensprache) simile a quello degli oggetti di Sophie Taueber-Arp,  [ nota mia: artista e pittrice svizzera (1889 –1943). Sposò Jean Arp,  con cui partecipò attivamente al Dadaismo zurighese  ]   che insegnava lì dal 1916. Durante la prima guerra mondiale, Zurigo divenne un punto caldo (hotspot) per l'arte sperimentale, come il dadaismo nel Cabaret Voltaire nel 1916 o la moderna danza libera di Mary Wigman, [ nota mia: ballerina e coreografa (1886-1973)  fu una pioniera della danza moderna: Fu allieva e poi assistente del coreografo e teorico della danza moderna (Ausdruckstanz ), Rudolf von Laban sul Monte Verità dal 1913 al 1919.] che le figlie di Zanolli impararono da lei. Antonietta [Recati] si interessò anche di politica e fu  amica della socialista Angelica Balabanoff e della poetessa Ada Negri. Socialisti e pacifisti italiani emigrati frequentavano la famiglia Zanolli….”(  Ruth Vuilleumier, Mut zur Farbe…)

Bibliografia: Ruth Vuilleumier,  Mut zur Farbe , 16.05.2022 in  https://seniorweb.ch/2022/05/16/mut-zur-farbe/ (Traduzione italiana mia da verificare). Cfr. anche Maria Waser all'ASL in  https://www.nb.admin.ch/snl/it/home/chi-siamo/asl/fondi-archivi/primo-piano/waser.html

PIA ZANOLLI
 L' attrazione di Bruno Misèfari verso la giovane Pia Zanolli fu immediata, ma non corrisposta. Fu necessario, come Pia stessa  racconta in terza persona, un paziente e lungo corteggiamento da parte di lui per far nascere tra di loro sentimenti duraturi e reciproci  (cfr. brano)

Brano da commentare: “  La continua frequenza in casa di Pia ed il suo nuovo atteggiamento di corteggiatore, lasciano indifferenti la giovane. [ …] Intanto le conversazioni serali di problemi sociali in casa Zanolli continuano […] Pia comincia a riflettere, a domandarsi più spesso il perché di questa tenace fusione spirituale tra sua madre e quest’uomo. […] Comincia ad osservarlo un po’ più da vicino, ad ascoltare con più interesse le sue discussioni, a gustare il forte e dolce timbro della sua voce, cerca di trovargli dei difetti per piccoli che siano. Per questo ci sono voluti parecchi mesi. Bruno è sempre paziente e innamorato. Sa attendere. E’ certo della vittoria. Più ella cerca difetti e più virtù trova. Ora si spiega il perché del grande attaccamento della mamma per lui. […] Dopo nove mesi di paziente attesa, il 23 aprile, lui vince, lei s’ammala di amore. Da questo giorno lei capisce che il suo amore per quest’uomo, che oggi è molto in pericolo, è giunto all’apice. Oggi sente anche che lo amerà per tutta la vita”… (Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria

 Bibliografia: Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con  Bruno Misefari. La Nuova Italia, 1972 pp.96-97- 98-101-102

Il giorno stesso , 23 aprile del 1918,  in cui  Bruno e Pia si dichiararono il loro reciproco amore,  Misèfari, coinvolto, insieme a tanti altri compagni, nel” processo delle bombe” ( noto anche  come “l’affare delle bombe”) ( cfr. post: BRUNO MISEFARI e post : ANARCHICI SVIZZERI/E ….) fu arrestato  e detenuto per diversi mesi nel carcere di Zurigo.  Fu, infine,  scarcerato il 20 novembre 1918,  ma essendo  gravemente ammalato  di “grippe-polmonite doppia" e in pericolo di vita, fu affidato, su autorizzazione della Polizia Cantonale , alle cure della famiglia Zanolli, (cfr. brano da commentare)

 Brano da commentare:  “ -  Due giorni dopo alle sette, un forte squillo di campanello scuote i cuori dell’intera famiglia. 20 novembre 1918.   Chi sarà a quest’ora ?  … Kantonpolizei. …! - Bruno Misefari è libero, però è , gravemente malato , dobbiamo portarlo all’Ospedale cantonale oppure qui dalla fidanzata? – Qui da noi , -grida la mamma- qui da Pia , qui da noi! . Eccetto Pia, che è diventata una statua, si grida, si salta di gioia.  […] L’entrata in casa Zanolli sarà per l’ammalato   il trionfo della vita o della morte? [...] Dopo una settimana l’ammalato è all’estremo delle forze, la malattia sta compiendo il suo ciclo : il momento è molto critico, si dispera di salvarlo. […] Il medico arrivando crede di trovarlo già morto;  stupefatto mentre lo visita, esclama:  - Signor Miséfari, lei ha superato brillantemente la crisi. Bravo! Così va bene. Si vede che le medicine che le ho prescritto sono le migliori esistenti.  A questo punto interviene la mamma: - Caro dottore, sì , sono state le sue medicine, ma soprattutto il nostro amore. La convalescenza è lunga . Il convalescente è sempre più innamorato e sempre più benvoluto da chi lo conosce. …” ( Ricordi di Pia Misefari in L’anarchico di Calabria….)

Bibliografia: Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con  Bruno Misefari. La Nuova Italia, 1972 pp. 109 e 111.  Cfr. Giuseppe Tripodi, L'invenzione del ribelle, Vita tortuosa di Bruno Misefari (1892-1936)  cosidetto"anarchico di calabria , Città del Sole editore, 2020 p. 80 n. 8 e Enzo Misefari, Bruno biografia di un fratello,Zero in condotta 1989, p. 80 datano l'arresto al 16 maggio 1918.

Sui viaggi di Pia Zanolli e la madre in Germania per trovare Bruno che, espulso dalla Svizzera, si era  trasferito a Zuffenhausen ( Stoccarda)  ed iscritto al Politecnico di Darmstadt, cfr. post BRUNO MISEFARI

  Nel novembre 1919 a Domodossola dove Pia, la madre e il padre si erano recati per incontrare Bruno Misèfari, che, amnistiato, tornava in Italia dalla Germania, furono arrestati e trattenuti in carcere per cinque giorni. Pia in quell’occasione riuscì a trasmettere a Bruno un foglietto clandestino. (cfr. primo brano) . Circa un anno dopo   Pia, insieme alla madre, viaggiando in Italia, durante il quale, era, tra l’altro, previsto un breve incontro di passaggio con Bruno Misèfari,  furono sottoposte a stretta sorveglianza  (cfr. secondo brano)

Brani da commentare: 1)  " Pia con un altro  fogliettino clandestino, gli risponde:  Non t'impressionare, caro Bruno, vedrai  che da un momento all'altro ci libereranno. Soffriamo è vero ma questo nostro soffrire non è nulla al paragone del gran vantaggio morale che rinforza ed arrichisce il nostro mondo interiore. Tutti gli esseri umani dovrebbero, a mio avviso, prima o dopo, provare un pò di carcere- anche se innocenti -per divenire più buoni e più battaglieri contro le ingiustizie umane. Mamma esclama ogni tanto: E’ conseguenza della guerra – E’ perché siamo contro la guerra.- E’ perché abbiamo aiutato i disertori. E’ perché ci ritengono pericolose. –E’ perché ho detto che siamo venuti a vedere Bruno. –  E’ perché ho detto la verità. Pia.” ( Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria); 2)  “Bruno  passò il capodanno preso i parenti di Palizzi [...] e poi tornò a Napoli [...] per poi salire a Belluno per incontrare Pia Zanolli e la madre  [...]Il 9 febbraio 1920 il prefetto di Belluno Oneglia comunica al Ministero dell’Interno che “ Recati Antonietta e Pia Zanolli sono a Belluno, munite di regolare passaporto per accompagnare qui sorella e zia rispettiva che recossi a Zurigo per visitare propria madre segnalate quali bolsceviche pericolose iscritte circolo Libertario Zurigo..” Il ministro a stretto giro di posta (12 febbraio 1920) fa sapere che “ Pia è l’amante del pericoloso propagandista Bruno Misefari … Detta donna e  la di lei madre  Recati Antonietta  sono pericolose comuniste anarchiche. Dovranno pertanto essere sottoposte a rigorosa vigilanza durante tutta la loro permanenza nel Regno al fine di conoscerne le mosse, relazioni e soprattutto la corrispondenza”.  Il prefetto di Belluno comunica il 14.2. 1920 al Ministero dell’Interno che “anarchico schedato Misefari Bruno…dopo breve permanenza qui ieri partì con anarchica pericolosa Recati Antonietta e Zanolli Pia diretti  Como”. Il Prefetto Caffari di Reggio Calabria, con nota inviata il 21 febbraio 1920 alla direzione Generale PS segnala che Misefari Bruno “rintracciato a Belluno presso la fidanzata Zanolli Pia… Partito il 13 febbraio per Como, a accompagnarvi la Zanolli, che rimpatriava a Zurigo,  ha fatto perdere le sue tracce. Lei è transitata il 19 febbraio. Disposte le ricerche “ (CPC)

  Bibliografia: Primo brano in Pia Zanolli Misefari ,   L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con  Bruno Misefari. La Nuova Italia, 1972 p. 141 e secondo brano in GiuseppeTripodi, L'invenzione del ribelle. Vita tortuosa di bruno Misefari (1892-1936), cosiddetto "anarchico di Calabria, Città del sole, 2020, p.91

 Chiara e ben determinata è  la  posizione di Pia Zanolli , all’inizio del suo legame con Bruno, nei confronti del matrimonio e del “libero amore. ( cfr. brano da commentare)

Brano da commentare: “ … Io non sposerò mai davanti  al sindaco né davanti al prete. Sono contraria a quel famoso “sì”. Quanti “sì” sono stati detti, e prima o dopo sono stati traditi! L’unica legge che ci dovrà legare, Bruno caro, dovrà essere l’amore. E questo si può ottenere anche senza quel “sì”. Così intendo io l’unione ideale di due esseri umani. Su queste basi intendo formare una famiglia bella e sana. […] E’ meno immorale un amore senza matrimonio che un matrimonio senza amore” … “ ( Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria...)

Bibliografia: Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con  Bruno Misefari. La Nuova Italia, 1972 p. 114

PIA E BRUNO MISEFARI

La loro “libera unione” si realizzò nel 1921 di fronte a pochi testimoni “ senza prete, senza sindaco". Se ho capito bene è a questo evento che si riferisce il seguente annuncio pubblico di Bruno e Pia. (cfr. brano da  commentare)

Brano da commentare  “Il cuore ricco di canti e la mente di luce BRUNO MISEFARI E PIA ZANOLLI. Ribelli agl’idoli mendaci di un evo balordo vollero santificare e santificarono LIBERTARIAMENTE  il loro purissimo rubesto  amore sotto il cielo incantato di Napoli. 13 ottobre 1921. Fratello, godi! Schiavo, impara! (Pia Zanolli, L’anarchico di Calabria …)

Bibliografia: Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con  Bruno Misefari. La Nuova Italia, 1972 p. 180

  Il giorno dopo quel "matrimonio" fu arrestata , come racconta  Pia stessa in terza persona, durante una manifestazione e comizio a sostegno di Sacco e Vanzetti. (cfr. brano da commentare)

Brano da commentare: “ Già nel 1921 si sapeva dell’innocenza di Sacco e Vanzetti. Tutti i loro amici e compagni volevano contribuire ad ogni costo a strapparli alla sedia elettrica. Bruno da parte sua organizza dei comizi e delle proteste in tutta la Campania a favore dei due anarchici italiani condannati a morte negli stati Uniti. Uno di questi comizi viene tenuto a Napoli , in piazza  Principe Umberto il 13 ottobre 1921, giorno seguente a quello del loro “matrimonio”. Quando alla fine , del fervente discorso Bruno grida : Sacco e Vanzetti sono innocenti, venite, venite con me al Consolato americano!”. Le guardie regie, nascoste già all’inizio del comizio nei portoni adiacenti alla piazza, avanzano disperdendo la folla con i soliti tre squilli di tromba. Nel trambusto di gente che fugge alla disperata, l’unica ad essere arrestata e portata “ a bascio o’ porto” in camera di sicurezza, è Pia, che assisteva al discorso, tenendo sottobraccio un pacco di cinque chili di spaghetti. […] Al commissariato viene minutamente perquisita; non le fanno una domanda, non le rivolgono nemmeno la parola , la credono una straniera. Poi con le dovute cautele , aprono il pacco, sicuri di trovarvi degli esplosivi. Ma, nonostante, il sospetto si riveli infondato, è trattenuta ugualmente e, il giorno dopo, viene condotta alle Carceri di Poggio reale.  Questo il suo viaggio di nozze!  Pia attende dentro, Bruno si strugge fuori: così trascorrono i loro primi tre giorni di luna di miele. “  ( Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria)

Bibliografia: Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con  Bruno Misefari. La Nuova Italia, 1972 pp. 181-182

Nell' agosto del 1923 Bruno Misèfari si laureò in ingegneria al Politecnico di Napoli, dove, tra l'altro, insegnava Marussia Bakunin (cfr. post MICHAIL BAKUNIN. AMORE LIBERO...).  Pia gli fu  particolarmente vicina e il suo sostegno indispensabile. (cfr. brano da commentare)  

Brani da commentare: "  Il primo maggio 1923, malgrado non esista più la festa dei lavoratori, c'è in città un certo fermento. Proprio oggi, Bruno deve fare gli esami di chimica tecnologica con la professoressa Bakunin, figlia adottiva del grande anarchico russo [...] Se Bruno è riuscito a fare gli ultimi tre anni di studio in due anni e mezzo lo deve soltanto all'abnegazione illimitata della sua compagna di vita, che nulla ha tralasciato pur di vederlo laureato . " ( in Pia Zanolli Misefari, L'anarchico di Calabria...)

Bibliografia: Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con  Bruno Misefari. La Nuova Italia, 1972 p. 188 . Sull'accenno di Pia Zanolli Misefari alla figlia adottiva di Balunin, Marussia,cfr. post: MICHAIL BAKUNIN (3): AMORE LIBERO...

Il sostegno dato da Pia a Bruno Misefari nel conseguire la laurea fu tanto più risolutivo  se si tiene conto di tutte le volte che, in precedenza, l’anarchico pur proponendosi di proseguire negli studi  li aveva  poi abbandonati per lottare per i suoi ideali. . Prendo come esempio  due lettere a Pia (primo e secondo brano) e due lettere alla madre di Pia, Antonietta Recati, scritte da Bruno tra il 1920 e il 1921 (terzo e quarto brano)

 Brani da commentare: 1) ... Pia, penserò solo a lavorare per me: studierò. Che cambiamento in me. Avevo il bisogno di cavezzarmi per rientrare nel pieno possesso di me. ( nota mia: l'immagine di una "cavezza" autoinflittasi mi sembra renda bene lo stato d'animo esacerbato di Misefari di fronte alla necessità di una ripresa degli studi ritenuta , in quel momento, non più procrastinabile) Ho girato l' Italia, Ho visto. Ho osservato. Ho riflettuto. Ho compreso, e, sono, come dici tu, arrivato. Mi sento più forte , più sereno. E mi avvolgo definivamente  nel freddo lenzuolo dello studio ( nota mia: altra immagine inquietante abbinata al doveroso conseguimento della laurea), lontano dal rumore degli uomini che sono quasi tutti vili o apatici o vanitosi. Poche anime grandi ho incontrate. Con esse vivo ugualmente pur stando lontano. [ nota mia: Penso, anche se è una mia opinione del tutto personale, che qui Miséfari si riferisca a Errico Malatesta e ad altri compagni ancora detenuti arbitrariamente in prigione dal 17 ottobre 1920,]. Forse anche questo era necessario per essere ancor più tuo!" ( Lettera  di Bruno a Pia del 25 dicembre 1920, Reggio Calabria) ; 2) "Sì! E' già trascorso un anno che ci siamo visti l'ultima volta. Un anno! E in quest'anno ho fatto solo quattro esami! Sono uno sciagurato...Pia, se non vieni tu a starmi accanto quando darò gli altri 17 esami? E poi la laurea? Le tue parole mi hanno colpito. Perdonami, ti ho parecchie volte dimenticata, per rispondere all' appello dell'Ideale, trascurai enormemente gli studi, e quindi il nostro amore..." (Lettera di Bruno a Pia, Napoli, 21 febbraio 1921); 3)  Carissima mamma … ritornato qui a Taranto per riprendere gli oggetti e per sistemare la mia posizione politica, quale propagandista delle organizzazioni operaie di Taranto, da cui mi dimetto per ragioni di studio, ecco in poche parole la risposta alla vostra lettera raccomandata, Mamma, Pia , ho avuto il bisogno di toccar con mano. Non ho dato ascolto alle parole dei miei cari, né ai fraterni consigli dei miei migliori compagni di fede, i quali mi hanno sempre detto di lasciar tutto e di mettermi a studiare. Ho dovuto convincermi dopo qualche tempo che bisogna emanciparsi per emancipare. ...”  ( Lettera ad Antonietta Recati, Taranto, 26 novembre 1920)…; 4) “… E’ necessario che io mi renda indipendente anche economicamente avanti a chicchessia.  E mi sono messo a tal uopo al lavoro nuovamente. Sto studiando come mai ho studiato ingegneria, ho chiesto una licenza all’idea, ho chiesto ai miei compagni d’arme della santa battaglia il permesso di tuffarmi nello studio. Luigi Fabbri mi ha abbracciato a Bologna, e mi ha detto: “ Studia, Bruno, consegui la laurea, è meglio per te, che ti emancipi economicamente e per l’Idea, che ha bisogno di uomini che sappiano. “ Ed ecco ora da un mese al lavoro. […]  N. B. Bisogna aver vissuto nel 1919-1920 in Italia e aver avuto la mia fede, per comprendere il mio entusiasmo e le mie lotte a favore dell’idea. Era come vivere in un vortice, io tentavo aggrapparmi agli studi professionali, dal cui compimento dipendeva anche la mia unione con Pia. Ma il vortice era più forte di me e mi trascinava. Voi pensate certamente ad un inganno o ad una debolezza da parte mia, leggendo le mie lettere in cui promettevo di studiare ingegneria e poi invece mi sono lanciato a capofitto nella propaganda a scapito dello studio” ( Lettera ad Antonietta Recati, Napoli, 11 gennaio 1921)

Bibliografia: Primo brano in Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con  Bruno Misefari. La Nuova Italia, 1972 p.  165, secondo brano a p. 168, terzo brano, a p.164 e quarto brano a p 167.. Cfr. Giuseppe Tripodi, L’invenzione del ribelle. Vita tortuosa di Bruno Misefari (1892-1936) cosiddetto “anarchico di Calabria”,  Città del sole  edizioni  2020,  p.105, dove l'autore , commentando la lettera ad Antonietta Recanati del 26 novembre 1920 (vedi brano n. 3) sostituisce con dei puntini la frase: " né ai fraterni consigli dei miei migliori compagni di fede, i quali mi hanno sempre detto di lasciar tutto e di mettermi a studiare."

Per mettere in atto questi buoni propositi e il conseguimento della laurea ci vollero comunque ancora più di due anni  e  soprattutto avere, dal marzo 1922, al proprio fianco   la paziente Pia (cfr. brano)

Brano da commentare:  Pia viene da me , fino alla laurea ! ( dal taccuino di Bruno 19 marzo 1922). …  Le cinquecento lire, inviate ogni mese da Zio Vincenzo, ( nota mia: è Pia Zanolli che scrive in terza persona) ora devono bastare per il sostentamento di tutti e due. Sono poche, ma bastano, perché Pia fa di tutto in casa ed è tanto economa; ha perfino confezionato due vestiti a Bruno ! Per lei personalmente non spende mai niente; vanno avanti a stento e con duri sacrifici, ma felici. Pia aiuta Bruno anche nello studio.   Lo sprona con civetteria e astuzia a continuare a studiare quando le sembra venga dominato dalla stanchezza e dal sonno; l’incoraggia facendogli delle domande sui vari problemi di matematica o di qualche altra materia professionale. […]  Gli sta accanto, lo segue con attenzione e interesse, particolarmente quando studia geologia e mineralogia, materie nelle quali egli si specializzerà.  A volte , però, non riesce a seguirlo nei suoi complicati e difficili teoremi di matematica, finge di capirli al fine di spronarlo.  Con questi sistemi e con l'isolamento assoluto degli amici e della sua inclinazione " di voler migliorare il mondo", la laurea si avvicina.Trascorrono un anno duro. Inoltre sono sempre perseguitati e controllati. Davanti alla porta di casa hanno sempre un agente, "un angelo custode  che li sorveglia. Siamo ancora prima della "Marcia su Roma". (Pia Zanolli Misefari, L'anarchico di Calabria...)

Bibliografia: Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con  Bruno Misefari. La Nuova Italia, 1972 , p. 185. L'isolamento negli studi di  Bruno non fu poi così "assoluto", come lo ricorda Pia,  se si pensa , per esempio, alla sua partecipazione alle attività, nel maggio 1922,  del gruppo "Prometeo". (Cfr. post: BRUNO MISEFARI )

E bisogna dire che accanto a quella, alquanto noiosa e metodica, vigilanza sugli studi del compagno   in Pia si sviluppò, contemporaneamente,  un  crescente interesse verso la geologia e la mineralogia, che ,  al suo ritorno in Calabria, dopo la  morte di Bruno, mise in pratica continuando, quando possibile,  le ricerche sui giacimenti minerari da lui intraprese o che pensava di intraprendere in futuro.  ( si veda più avanti).

Risolto il problema della laurea di Bruno, Pia Zanolli  richiese, nel 1923, il passaporto per potere , senza impedimenti, viaggiare dall’Italia alla Svizzera e viceversa. Il  generale ed ex quadrumviro, Emilio De Bono, capo della polizia dal 1922 al 1924,  ricorse alla Regia Legazione diplomatica di Berna per avere informazioni su Pia e la sua famiglia. La risposta del R. Ministro Garbasco  fu totalmente negativa per quanto  riguardava la concessione del passaporto. (cfr. primo brano) . Nel 1924, per ordine di De Bono,, si effettuò  il definitivo ritiro del passaporto di Pia Zanolli (cfr.  secondo brano)

Brani da commentare:  1)“ Signor Generale, in risposta alla nota di V.E. dell’11 andante n. 23395, circa la controscritta  anarchica, esprimo parere contrario alla concessione del passaporto richiesto dalla stessa. E’ vero, infatti, che a Zurigo la famiglia Zanolli è domiciliata da 20 anni, ma è anche vero che questa famiglia costituisce uno dei nuclei sovversivi più pericolosi quella città. Anche in tempo di guerra essa ha favoreggiato i più tristi arnesi del sovversivismo italiano, latitanti, disertori e disfattisti, ed è stata altresì implicata nel noto affare delle bombe di Zurigo. Ritiensi quindi che non sia prudente di munire la Zanolli di un documento che le  potrebbe facilitare il transito da e per il Regno e conseguentemente le consentirebbe ogni possibile traffico delittuoso ai danni della Nazione e dell’ordine pubblico.  …” (  Comunicazione della Regia Legazione d’Italia 3286 Berna a S. E. Generale  De Bono, direttore Generale della PS Roma,  16 settembre 1923  ) ; 2) " La prefettura di Reggio Calabria ha segnalato che gli anarchici Misefari Bruno e Zanolli Pia sono stati rintracciati a Roma ove alloggiano in via Gioberti 39, piano 1° presso l’anarchico Avv. Merlino Saverio. Trattandosi di elementi sovversivi che, dati i loro precedenti non debbono essere perduti di vista si interessa la S.V ad adottare in loro confronto quelle misure di sorveglianza che sono del caso. Per conoscenza, si invia copia di un telegramma , che addì 4.2.23 fu trasmesso dalla Questura di Torino a questa direzione generale,nei riguardi dellaZanolli, e nel contempo, si prega la S.V. di provvedere a che sia ritirato alla predetta donna il passaporto per la Svizzera, rilasciatolo nello scorso dicembre dalla Questura di Belluno, tenuto conto che la R: Legazione d'Italia a Berna aveva manifestato, con lettera 16.91923 (di cui uniscesi copia) parere contrario alla concessione di tale documento.” ( Lettera  del Generale di Corpo d'Armata Capo della polizia De Bono al Signor Prefetto Reggente la Questura di Roma 6 maggio 1924)

Bibliografia: Giuseppe Tripodi, L’invenzione del ribelle, Vita tortuosa di Bruno Misefari (1892-1936) cosiddetto “anarchico di Calabria”,  Città del Sole edizioni, 2020 (primo brano) p. 113 e ( secondo brano p. 114 ) . Mi piacerebbe sapere di più  sul rapporto tra Francesco Saverio Merlino, considerato ancora dalla polizia nel 1924 un anarchico, e Bruno Misefari.  Sulla conduzione pionieristica della polizia fascista durante la gestione  del generale De Bono cfr.  Mimmo Franzinelli, I tentacoli dell'OVRA. Agenti e collaboratori e vittime della polizia fascista, nuova edizione, 2020 pp. 3-4-5-6-7

   Il 2 agosto 1927 Pia Zanolli scrisse una lettera indirizzata direttamente a Mussolini chiedendo al  maggiore responsabile e artefice del nuovo  ordine  poliziesco vigente in Italia,  il rilascio di un passaporto che , in seguito all' ordine di De Bono,  le veniva ancora sistematicamente rifiutato dalla questura. Il motivo allegato alla richiesta era quello di potersi ricongiungere a Zurigo alla madre e al suo "caro mondo spirituale"  dopo tre anni  di forzata  lontananza.  La lettera, come nota Giuseppe Tripodi, era , nella parte finale, “piena di captatio benevolentiae” . (cfr. brano)

Brano da commentare: “Non al capo del Governo io mi rivolgo, ma all'uomo che può sentire e comprendere i battiti del mio cuore, del mio piccolo cuore attanagliato dalla sofferenza di figlia che cerca e non può raggiungere il santo grembo materno... [...] Ella che tutto comprende, ella intuisce, ella sa quale luce di bellezza e grandezza si sprigionerebbe dal gesto di colui che all’avversario rispondesse con la generosità. La generosità è delle anime grandi. Ed io ho fiducia che ella riparando ad un errore della polizia, mi accorderà il passaporto , ond’io, tornando a riabbracciare mia madre a Zurigo e a tuffarmi nel mio caro mondo spirituale,  possa dire alto e forte a tutti che la giustizia in Italia  vive e trionfa ancora “  ( Pia Misefari, L’anarchico di Calabria)

Bibliografia: Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con  Bruno Misefari. La Nuova Italia, 1972 p. 210. Cfr. Giuseppe Tripodi, L’invenzione del ribelle. Vita tortuosa di Bruno Misefari (1892-1936) cosiddetto “anarchico di Calabria”,  Città del sole  edizioni  2020,  p. 128 infra nota n. 3

 Vale comunque , a mio parere, leggere per intero la lettera, dove pur affermando che non si era mai occupata di cose politiche ( il che come sappiamo non era  completamente vero almeno secondo l'opinione contraria  della polizia italiana ) rivolgendosi al duce dichiarava, con risoluta fierezza, di essere la convivente dell’anarchico Misèfari. (cfr. brano)

Brano da commentare:  “ … sono unita liberamente ad un uomo, l’ingegnere Bruno Misefari, che ella conobbe perché fino al 1911 fu l’anima del movimento giovanile socialista nella provincia di Reggio Calabria e dopo fu cultore e propagandista dell’idea anarchica  ed ora è valorizzatore indefesso delle risorse minerarie calabresi. Io non ho militato , né milito, in alcun partito politico. Eccletica in filosofia, non posso avere un partito.  Mi sono innamorata di questo giovane perché a Zurigo, egli – nella sua povertà francescana, nella sua anima piena di sole e di canti – mi è apparso come un apostolo del pensiero. E l’ho seguito . E convivo con lui da sei anni. […] Che se poi essa volesse farmi pagare il fio del mio purissimo e rubesto amore con l’anarchico ch’io posi in cima ai miei pensieri, e che per onestà, laboriosità e dirittura morale non è ad altri inferiore, io, allora, soltanto, al suo cuore vorrei chiedere se sia giusto considerare quale colpa l’amore, che è invece e dev’essere considerato quale legge fondamentale della vita. Non solo. Ma vorrei anche ammettere che sia colpa per una donna amare un anarchico."  ( Pia Zanolli, L’anarchico di Calabria…)

Bibliografia: Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con  Bruno Misefari. La Nuova Italia, 1972 pp. 209-210

  Alla consegna del passaporto,  arrivato dopo una settimana , Bruno si domandò insieme a Pia cosa avesse spinto Mussolini a  dare  l' autorizzazione   . (cfr. brano)

Brano da commentare: “... Perché questo gesto?   – Pel  modo sincero con cui Pia ha scritto la lettera ? – Perché Pia è la figlia di “Santa Francesca” ? – Perché egli stima molto Ada Negri? –Perché Pia è “moglie” di Bruno Misefari? – Perché egli non è sposato legalmente con la signora Rachele?  Chissà quale di queste considerazioni è stata determinante . Certamente tutte avranno contribuito alla sua decisione. In ogni caso ha voluto dimostrare che “ la generosità è delle anime grandi” ( Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria…)

Bibliografia: Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con  Bruno Misefari. La Nuova Italia, 1972 pp. 210-211 

A mio parere fu proprio l’ ambivalente "captatio benevolentiae”  della lettera scritta da Pia,   a obbligare il “grande attore”  Mussolini, colpito nella sua vanità, a  recitare il ruolo , di fronte a una giovane donna, di  “generosa anima grande” autorizzando il rilascio del passaporto.  Ma , come ha   intuito Enzo Misèfari, nella sua biografia sul fratello,  si trattava di una falsa “generosità”. (cfr. brano)

Brano da commentare: “ Il gesto di Mussolini per la Zanolli dimostrava falsa generosità, non già le qualità delle “anime grandi”. Venti giorni dopo, per un telegramma spedito alle famiglie di Sacco e Vanzetti assassinati dopo tanti anni tormentosi, essa ne ebbe la prova: suo marito fu arrestato e gettato in prigione per tre giorni” ( Enzo Misefari, Bruno, biografia di un fratello)

Bibliografia: Enzo Misèfari, Bruno, biografia di un fratello, Zero in condotta, 1989, pp.110-111

D' altronde la presunta generosità di Mussolini non risparmiò dalle persecuzioni poliziesche , appena due anni dopo quella  lettera, la stessa Pia Zanolli.  In occasione delle nozze di Umberto di Savoia e Maria José del Belgio Pia Zanolli , in quanto ritenuta “ pericolosa”, fu fermata e trattenuta in carcere il 28 dicembre 1929. Il 1 gennaio 1930 Bruno Misèfari la raggiunse, condividendone la pena,  nello stesso carcere. (cfr. brano)

Brano da commentare: “ La settimana dopo, Pia decide di ritornare da Bruno: in due si combatte , si combatte meglio, si soffre meno.  Arriva a Pezzo la mattina del 28 dicembre 1929.  Il pomeriggio dello stesso giorno, è arrestata e condotta alle carceri di Bagnara, non le si dice il motivo. Bruno, invece dovendo partecipare il 31 dicembre all'importante riunione alla Vetraria ha modo di sfuggire all'arresto. Si presenterà il 1° gennaio se lo si cercherà ancora."  […] " Pezzo, 30 dicembre 1929,  Carissimi, con Pia siamo sempre allo stesso livello; ci amiamo;  e tutte le manovre che mirano  a staccarci sono vane. Eravamo  nel nostro bell’ idillio, quando una chiamata della Polizia ha voluto staccarci. Si stanno facendo le retate per le nozze auguste. Io sono scappato: la Pia è stata invece fermata. Forse mi deciderò – se tutto il mio lavoro per liberarla riuscirà vano – a raggiungerla nello stesso carcere, per dirle che sono con lei, nello stesso luogo di dolore.  Ve ne avvertirò. Vi bacio col solito affetto. Bruno". […] ”  Per le nozze di Maria José ed Umberto di Savoia, i due  “pericolosi”  sono trattenuti per venti giorni nello stesso carcere, fino a quando tutti i Reali del mondo non saranno ritornati ai rispettivi paesi. “ (  Pia Misefari, L'anarchico di Calabria...)

Bibliografia:  Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria, La Nuova Italia 1972, p. 233 Cfr. Giuseppe Tripodi, L’invenzione del ribelle, Vita tortuosa di Bruno Misefari (1892-1936) cosiddetto  “anarchico di Calabria,  Città del Sole, 2020 p. 144 n. 5, ove citando una nota informativa del prefetto di Reggio Calabria al Ministero dell' Interno si afferma che Bruno Misefari fermato per misure di P.S. in occasione nozze di S. A. R. fu "rimesso in libertà il 13.. 1, 1930 e anche Enzo Misefari,  Bruno. Biografia di un fratello,  Zero in condotta  1989, p. 118

Nel 1931 Pia sposò  legalmente Bruno, nel carcere di Reggio Calabria, dove Bruno era detenuto in attesa della partenza per il confino a Ponza,  per potere condividere, con lui in quanto moglie legale, conditio sine qua non, l’esperienza del confino .  Il  "matrimonio legale" è descritto, con toni alquanto divertiti, dalla stessa Pia in terza persona . (cfr. brano)

 Brano da commentare: “ Per potere seguire il suo Bruno, Pia, è costretta a sposarlo secondo la legge degli uomini … e del Concordato.  Ora, non basta “la sua legge”, ora non le sarebbe permesso vivere con lui senza esserne la moglie “legale”. Il 30 maggio –in carcere-  loro due, coi loro nomi, inaugurano in prima pagina, il registro di Stato Civile dei matrimoni civili della città di Reggio Calabria. Bruno alla domanda del Vice Podestà Conte  Plutino (cognato di Giuseppe Zagarella), se vuole sposare Pia, risponde: - Sì, signore! – E Pia, a sua volta, risponde con:- Sì, sì, sì. Questi tre monosillabi, detti non senza ironia, fanno ridere tutti i presenti. Testimoni di queste "insolite nozze sono l'avv. Domenico Spoleti e il notaio Diego De Tommasi, due amici di Bruno. Due anni prima, subito dopo il Concordato fra lo Stato e la Chiesa, anche Mussolini aveva sposato Donna Rachele, ma per ben altri motivi. ” ( Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria…

Bibliografia: Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con  Bruno Misefari. La Nuova Italia, 1972 p. 246

  Ai primi di luglio del 1931 Bruno Misèfari giunse a Ponza, Pia lo poté raggiungere solo "tre mesi dopo"  e  restò con lui, condividendone la vita e le costrizioni imposte ai confinati ,  sino al dicembre 1931, quando dovette partire per Zurigo, per stare accanto alla  madre  gravemente malata. (cfr primo brano).  La presenza di Pia Zanolli a Ponza fu  negata dal fratello di Bruno, Enzo Misèfari (secondo brano).  Il commento di Giuseppe Tripodi  contro questa asserzione di Enzo Misèfari  è assai duro e non esita a definirla "una impostura tra le molte altre" ( terzo brano)

Brani da commentare:   1) “Prima di poter raggiungere Bruno, Pia deve seguire da vicino, con l’avv. Pugliatti, la causa della Vetraria. Vorrebbe andare subito a Ponza, ma non è possibile: mancano i mezzi necessari per il suo mantenimento. [...]Le cinque lire del governo per il marito e la lira per la moglie non possono bastare, anche perché Pia deve portare con sé Homina, la loro lupa fedele. Riesce ad andare a Ponza dopo tre mesi.  [...]  La sua casa diventa una fucina di lavoro e di calcoli. Qui, al confino , Bruno deve aprire  la “valvola” dei numeri, l’altra “valvola” quella della filosofia e della letteratura, deve tenerla ermeticamente chiusa… [per le eventuali perquisizioni]. Mentre si lavora così alacremente e si è quasi felici, ecco che giunge una dolorosa notizia: madre di Pia è gravemente malata: tumore alla trachea! Pia parte per Zurigo.” […] Davanti ad ogni abitazione dei confinati, la "ronda" passa tre, quattro, cinque volte la notte, (militi e agenti di P.S.) ed ogni volta essi vengono svegliati, costretti ad alzarsi dal letto , devono aprire la porta d'ingresso per farsi vedere. Ogni qualvolta Bruno è voltato dalla parte di Pia e quindi dallo spiraglio di luce viva, non possono vedere le sue "vere sembianze"  bussano  forte alla vetrata, lo svegliano. Bruno allora si gira, volta la testa, sorride, invece, di "bestemmiare".    ( Pia Zanolli, L’anarchico di Calabria); 2) "  Nel libro della Zanolli (op. cit. p. 246 . rig. 139) essa scrive " per poter seguire il suo Bruno. Pia fu costretta a sposarlo secondo la legge degli uomini ... e del concordato..." In realtà nei due anni in cui Bruno marcì al confino e nel carcere lei ne restò lontana   ( Enzo Misefari, Bruno biografia di un...)  3) " Pia rimase a Reggio fino al matrimonio, avvenuto in carcere il 30 maggio 1931 e poi raggiunse il marito a Ponza dove rimase dall'agosto 1931 fino all'8 dicembre dello stesso anno  quindi, lungi dall'essersi tenuta alla larga dal marito come sostiene Enzo Misefari, Pia rimase con lui ben nove mesi sui venti [ nota mia: vorrei sbagliarmi, ma mi sembrano un pò troppi ] della sua disavventura confinaria ...": e nel libro  [ nota mia: Bruno, memoria di un fratello ] ci sono molte altre imposture piccole e grandi." ( Giuseppe Tripodi, L'invenzione del ribelle ..)

Bibliografia: Primo brano in Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con  Bruno [Misefari. La Nuova Italia, 1972 p. 251 e p. 253. Secondo brano in Enzo Misefari, Bruno . memoria di un fratello, zero in condotta 1989 nota 1 a pp.. 121-122 . Terzo brano in Giuseppe Tripodi, L’invenzione del ribelle. Vita tortuosa di Bruno Misefari (1892-1936) cosiddetto “anarchico di Calabria”,  Città del sole  edizioni  2020,  p. 202 infra nota n. 1.  Cfr. anche  p. 160 n. 14 dove la presenza di Pia a Ponza trova conferma anche in un telegramma di Bocchini all'Alto Commissario di Napoli

Personalmente ritengo che  Enzo Misèfari fosse davvero convinto, in buona fede, anche se erroneamente, dell'assenza di Pia a Ponza. Come potrebbe una deliberata "impostura", essere cosi' ingenua e facile da smentire ?

Nell’aprile del 1932,  Umberto Tommasini espatriò clandestinamente dall’Italia ed essendo riuscito a raggiungere Zurigo, andò a trovare Pia Zanolli allora in Svizzera presso la sua famiglia. Restò a casa loro un giorno, poi, dopo una focosa discussione con la madre, divenuta fascista,  decise di spostarsi  a Ginevra. (cfr. brano da commentare)

Brano da commentare: “ Sono arrivato a Zurigo. Avevo l’indirizzo della Pia Zanolli, la moglie del compagno Misefari. Era una famiglia di sovversivi e nel tempo di guerra era il rifugio di tutti i disertori. La mamma era una donna isterica, aveva cambiato  idee ed era diventata fascista. Ma io non lo sapevo. Pia era stata al confino e la madre le aveva detto che era gravemente malata perché ritornasse in Svizzera e si staccasse da lui.[ nota: Bruno Misefari ]. Io le dicevo: " Pia , un giorno busseranno alla tua porta. " Chi è?" "Tommasini" " Eh, questo non sarà mai!" Prendo il tram e vado da loro. Vedo una signora sulla porta e domando: "E' qua Zanolli" " Sì" " C'è Pia in casa?" " Sì, sì Pia c'è un signore che ti vuole"  Viene fuori: " Oh, Tommasini " Un abbraccio. " Come va con Bruno?" Era partita già da tre mesi dal confino. " Mah, ho notizie vecchie".  Cominciammo a parlare.  Io sono ingenuo  e non vedo le cose che non mi fanno piacere, non perché non le voglio vedere, ma perché non le vedo proprio. C’ era una discussione se dovevo restare  là o no. Dopo ho capito. Vedevo che avevano preparato un tavolo perché erano le dieci di mattino e loro pranzano a quell’ora. C’era di tutto: the, caffè, yogurt, cioccolata, dolci. Mi veniva l’acquolina in bocca. “ Bene, andiamo a mangiare”. Avevano deciso di accogliermi in casa. Suo papà e sua sorella dipingevano stoffe, facevano cravatte, roba di seta. Avevano molto brio artistico, creativo. Mi sono messo vicino a loro che lavoravano e ci siamo messi a discutere, a parlare di Bruno, del confino. La mamma mi fa un inno del fascismo. Io ho cominciato a ribattere dicendo che sapevo quello che avevano fatto durante la guerra “ Ma adesso gli Italiani hanno bisogno di una guida perché gli italiani sono come dei bambini, hanno bisogno di essere guidati...” "  Non è vero 'bambini' ". Gli insegnano male. Lei che è una donna che non vuole la guerra là cantano: “ Impugnando il pugnale spaccheremmo il cuore…” E ho cominciato a discutere perché quella volta ero più focoso ancora. E Pia piangeva  dall’altra parte… Mi hanno tenuto anche a dormire. La mamma mi aveva quasi preso in simpatia. Alla mattina ho però detto: “Sa se avete l’indirizzo di qualche compagno va bene, se no vado a Ginevra. Sono andato a Ginevra da Bertoni.  …” ( Umberto Tommasini, Il fabbro anarchico...) 

Bibliografia: Umberto Tommasini, Il fabbro anarchico. Autobiografia fra Trieste e Barcellona, Odradek , 2011, pp. 127-128,   

 Notizie sulla  conversione della famiglia Zanolli al fascismo  sin già dall’ottobre del 1927  si trovano in un telegramma  inviato il 14 febbraio del 1929  dal Console Generale di Zurigo al Ministero degli Interni. (cfr.  brano da commentare )

Brano da commentare: “ Come è noto la famiglia Zanolli, composta dal padre Enrico, dalla madre Antonia Recati, di tre figlie Pia, Lea e Zoe e di un figlio Veritas, è stata in passato non solo sospettata , ma effettivamente di sentimenti sovversivi con tendenze anarcoidi, soprattutto la Pia Zanolli, per i suoi rapporti col sovversivo Misefari, col quale ha vissuto alcuni anni a Reggio Calabria e presso il quale è ritornata tempo fa dopo un periodo di residenza in Isvizzera. La figlia  Lea risiede a  Gera (Lipsia)  come artista di teatro. Mentre nulla so della predetta Zoe Zanolli, [nota mia: qui mi sembra che sia sorta un pò di confusione, per quanto ne so, è Zoe, l'artista di teatro, che risiedeva a Gera, mentre Lea, grazie alle sue capacità artigianali e al suo estro creativo sostituì sempre più la madre nella gestione dell'azienda di famiglia],  la condotta della Pia non ha dato luogo a rilievi durante la sua permanenza qui. In quanto al resto della famiglia, cioè il padre e la madre Zanolli ed i figli Veritas e Lea, posso assicurare (ch)e i loro sentimenti si sono completamente cambiati. Essi non solo si manifestano ferventi ammiratori del Duce e del fascismo, ma presenziano a tutte le nostre feste patriottiche (furono tra i più entusiasti alla conferenza tenuta qui nell’ottobre 1927 dall’ On. Bottai) e sono tra i più attivi ammiratori del nostro  Dopolavoro e della Casa degli Italiani. Essi come già riferito, vivono lavorando assiduamente e con successo in arte decorativa. [… ] Quanto alla figlia Zoe il Regio Consolato in Lipsia potrà riferire, mentre gradirei essere informato della Pia Zanolli, tuttora a Reggio Calabria, pur pregando , ove si dovesse procedere a indagini, di farle con tutta discrezione per non allarmare la famiglia Zanolli e produrre su di essa, ora così trasformata nei suoi sentimenti politici, una impressione pregiudizievole. ( copia dattiloscritta  del telegramma n. 1352/147 datato 14.02.1929  )

Bibliografia: Giuseppe Tripodi, L’invenzione del ribelle. Vita tortuosa di Bruno Misefari 1892-1936, cosiddetto “anarchico di Calabria”,  Città del sole, 2020 pp. 139-140 

ATELIER ZANOLLI

 

 Sulla storia della famiglia Zanolli  e sulla loro produzione artistica  è recentemente uscito, dopo la mostra " Atelier Zanolli. Tessuti, moda, artigianato 1905-1939" tenuta al "Museum für Gestaltung Zürich "nel 2022 , un libro omonimo, che ridimensiona  , tra l'altro, almeno da quanto si legge nella presentazione, la   loro adesione  al fascismo, rimanendo inalterato nel tempo il loro sostanziale dissenso per ogni ideologia totalitaria e bellicista. Si deve , inoltre, notare.  che, nonostante il successo artistico e commerciale gli Zanolli non divennero mai ricchi come precisò anni più tardi  Lea Zanolli. (cfr. primo brano ) . A una considerevole componente non-violenta e libertaria nella loro produzione artistica accenna anche un articolo sulla famiglia Zanolli pubblicato sulla rivista on line, Frachtwerk. (secondo brano)

Brani da commentare : 1) “Sotto l'etichetta Atelier Zanolli, tra il 1905 e il 1939 fu creato a Zurigo un mondo fantastico di tessuti di seta (silk) dipinti e impressi con motivi (patterns), cuscini riccamente ricamati, creazioni di perle colorate e articoli in pelle e legno finemente lavorati. Gli Zanolli erano immigrati dall'Italia nel 1905. La loro azienda di famiglia era gestita da Antonietta e dalle sue figlie Pia, Lea e Zoe Zanolli. Le influenze culturali e stilistiche manifestate nei prodotti visivamente attraenti (appealing) degli Zanolli  spaziano (range) dall'avanguardia a un'estetica forgiata da uno spirito di difesa nazionale intellettuale contro la crescente minaccia (threat) dei regimi totalitari nella Germania nazista, nell'Italia fascista e nell'Unione Sovietica comunista , che era prevalente in Svizzera negli anni '30. Nonostante le circostanze a volte difficili dell'epoca, gli Zanolli riuscirono sempre a coniugare il loro desiderio di autorealizzazione artistica con commesse per importanti aziende tessili e grandi magazzini. [...]  Nelle sue memorie Lea Zanolli scrive: "Per la nostra natura ferocemente idealista, la nostra situazione finanziaria lascia molto a desiderare. L'unico difetto che abbiamo tutti è l'incapacità di produrre denaro dal nostro lavoro collettivo".  ( da Atelier Zanolli: Fabrics, Fashion,…); 2) “… Per quanto riguarda i disegni (=designs), nella mostra sono rappresentati oggetti che riflettono  la palese influenza delle tendenze artistiche dell'epoca, come l'Espressionismo o il Costruttivismo. Allo stesso tempo, ci sono anche quelli oggetti che esprimono una chiara posizione  politica. Essi sono spesso diretti contro (= Sie richten sich häufig gegen) la minaccia dei regimi totalitari, il che è particolarmente notevole data la dipendenza della famiglia dalle aziende tessili”.( Opulentes und bereicherndes Erbe.....)

 Bibliografia: Primo brano in  Atelier Zanolli: Fabrics, Fashion, Craft 1905–1939 Hardcover – August 25, 2022 , by Sabine Flaschberger (Editor), Museum Für Gestaltung Zürich (Editor) in https://www.amazon.co.uk/Atelier-Zanolli-Fabrics-Fashion-1905-1939/dp/3039420828 . (traduzione italiana mia da verficare). Secondo brano in Opulentes und bereicherndes Erbe – Das Atelier Zanolli,  in frachtwerk. Onlinekultur aus der stadt ,23. August 2022   in https://www.frachtwerk.ch/2022/08/23/opulentes-und-bereicherndes-erbe-das-atelier-zanolli/. Spero che vengano entrambi presto tradotti in italiano.  Brevi notizie biografiche  su  Lea e Zoe Zanolli in lingua tedesca o inglese sono facilmente reperibili su internet.

Per quanto riguarda Pia Zanolli vorrei ricordare che  la polizia  fascista  la considerò sempre con sospetto  come si deduce , tra l’altro, dal suo fermo avvenuto il 28 dicembre 1929  ( cfr. lettera di Bruno Misefari del 30 dicembre ai genitori di Pia, che ho citato prima) a cui seguì la detenzione in carcere per tutto il tempo dei festeggiamenti principeschi e ciò solo dopo alcuni mesi dalla rassicurante comunicazione sulla famiglia Zanolli del Console Generale di Zurigo al Ministero degli Interni.

 Tornato dal confino, nel novembre 1932, Bruno Misefari, appoggiato attivamente da Pia, riprese, non senza ostacoli, la propria attività professionale. Da ricordare per esempio, l'aiuto dato a Bruno, di Pia, insieme alla sorella Lea,   nell' allestimento di mostre (cfr. infra post BRUNO MISEFARI) , in cui vennero esposti i risultati degli scavi dei giacimenti di Davoli. (cfr. brano)  

 Brano da commentare: "  Il quarzo di Calabria è esposto alla 2° mostra nazionale di strumenti ottici a Firenze (maggio). Bruno, assieme a Pia e a Lea, fa un bellissimo "stand"  [...]  In settembre nello stesso anno (nota mia: 1934), alla Fiera del Levante, il quarzo viene esposto in un grande "stand" progettato ed eseguito da Lea. Anche qui si ottiene un grande successo." ( Pia Zanolli Misefari, L'anarchico di Calabria ...)

Bibliografia: Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con  Bruno [Misefari. La Nuova Italia, 1972 pp. 266-267

 Non è,  infine, da sottovalutare ,   la condivisione di Pia Zanolli  dei patimenti della sistematica persecuzione poliziesca subita, dopo l’esperienza del confino, dal suo compagno, (cfr. primo brano)  e persino il   giorno in cui accompagnò la bara del compagno al Verano, la protervia poliziesca   le fu risparmiata  (cfr. brano da commentare)

 Brani da commentare:  1)  On. Ministero dell’Interno – Roma. […]  Il locale comando dei RR. CC, certamente non in disaccordo con le Autorità locali, esercita uno zelo fuori luogo nei riguardi del sottoscritto, che pure da anni non si occupa più di politica bensì di sole questioni inerenti la sua qualità di Ing .industriale […] Il fatto stesso della residenza di lui in un piccolo paese di montagna (nota mia: Davoli, ) - dove ogni passo, ogni parola, ogni gesto vengono notati e controllati dall’invidia e dai pettegolezzi paesani – dovrebbe essere sufficiente al suddetto Comando (e per esso a chi mal lo Consiglia) per il controllo delle azioni del sottoscritto, se pur ve ne sia bisogno.  Invece si abbandona ad una forma di sorveglianza talmente vessatoria contro di lui e, in mancanza, contro la di lui Signora, che, stanco di tanto, finanche il padrone di casa - che è il vice Podestà del paese e persona retta - minaccia di sfrattarlo, e di creare uno scandalo.  ...” ( Lettera di Bruno Misefari al Ministero dell’Interno, 4  marzo 1934)   2)Alcuni uomini, all’uscita del Verano, appena varcato il cancello di ferro, ci piombarono addosso afferrandoci per le braccia. Il più anziano , il meglio vestito, ci dichiarò in arresto. Ci portarono prima al Commissariato di San Lorenzo, poi, a notte inoltrata, me alle Mantellate, gli altri a Regina Coeli. Perché questo trattamento? Cosa avevamo fatto? Che cosa avevo fatto? Ah, sì, avevo gettato un papavero sulla tua bara. Un fiore rosso. Fosse stato di un altro colore, noi cinque non saremmo stati per tre giorni in carcere. A quei tempi, ricordi?, il rosso era un brutto colore, un colore che faceva paura alle forze governative. …”  ( Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria)

Bibliografia: Primo brano in   Giuseppe Tripodi, L'invenzione del ribelle Vita tortuosa di Bruno Misefari (1892-1936) cosiddetto “anarchico di Calabria”,  Città del sole  edizioni  2020,  pp. 269-270  e secondo brano in Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con  Bruno Misefari. La Nuova Italia, 1972 pp. 6-7 .  L' aberrante “misura poliziesca” esercitata dalla polizia sui parenti stretti  il giorno della sepoltura di Bruno  Misefari è ricordata, con alcune varianti, anche in Enzo Miséfari, Bruno biografia di un fratello, zero in condotta , 1989 p. 139-140. 

 

ALFONSO FAILLA E PIA ZANOLLI

  Dopo la morte di Bruno Misèfari , Pia Zanolli si dedicò al duplice compito di continuare , sino a che fu possibile,  in Calabria,  l’opera lavorativa del compagno e al tempo stesso di ricordarne la memoria pubblicando  libri , tra cui  l’ appassionata biografia  intitolata L’anarchico di Calabria.  , pubblicata per la prima volta nel 1967 , nel pieno fermento delle prime "contestazioni giovanili", e seguita poi da una seconda edizione nel 1972. Pietro Buttitta , nella prefazione de L’anarchico di Calabria ,  Alfonso Failla in una recensione su Umanità Nova , Alberto Moroni su " Volontà. Rivista anarchica bimestrale e Attilio Copetti su "L'Adunata dei refrattari si soffermarono sugli aspetti innovatori dell'opera di Pia Zanolli dal punto di vista letterario, politico, sociale ed esistenziale.  (cfr. brani da commentare)

Brani da commentare: 1) ...“Una prefazione, e perché? Ma provateci un po’ voi a dire di no a Pia Zanolli Miséfari. E vedrete che l’impresa non è facile, anzi è impossibile, perché è tale il suo entusiasmo, il suo giovanile entusiasmo, a dispetto degli anni, che non si può fare a meno di restarne contagiati . […]… Il fatto è che un volume come questo di Pia Zanolli Misèfari a volerlo  iscrivere all’anagrafe letteraria finisce con lo scapitarci. Infatti, immediatamente, su di esso verrebbe fuori una discussione sui generi: romanzo, biografia, autobiografia?   Secondariamente, un’altra discussione sulla lingua e ancora una sui suoi antecedenti. Ma a che servirebbe?  Pia Zanolli Misefari non crediamo abbia voluto  scrivere questo libro per rispondere, come si dice,  ad una vocazione, ma per compiere un gesto d'amore, con tutte le implicazioni psicologiche che lo determinano:non a caso il libro si apre con una lettera al suo compagno scomparso. Leggerlo potrà servire a molti, soprattutto agli studiosi del movimento libertario. Ci sembra che esso però finirà col trovare il suo vero pubblico fra i giovani, che vi ritroveranno non poco delle loro inquietudini. Fra quei giovani che tornano a cantare i vecchi “stornelli d’esilio”: La nostra  patria è il mondo intero, nostro credo la libertà; “ che vogliono ignorare stati e regimi, che vanno a Firenze a spalare il fango e preferiscono la chitarra al fucile. …” ( Prefazione di Pietro Buttitta a L’ anarchico di Calabria); 2)  "… Questa biografia di Bruno Misèfari non poteva scriverla altra persona che non fosse la sua compagna, la nostra compagna, Pia. […] Il grande amore di Bruno e Pia, che nel libro è ricordato nelle lettere dei due innamorati, fa vibrare il lettore con intensità di poesia, ma lo tiene sempre avvinto nella realtà della lotta contro le ingiustizie sociali, contro la guerra, contro il fascismo, rievocando un’epoca non mai abbastanza conosciuta dalle giovani generazioni. Ed in ciò la biografia di Bruno Misefari è molto efficace […] Bruno Misèfari, come gli altri compagni, affronterà e subirà le persecuzioni, anche nella sua vita privata, di un regime fondato sulla sopraffazione e sull’arbitrio, ma continuerà sempre, anche in carcere e al confino, sempre col sorriso sulle labbra, la fermezza e la serenità dei forti, a lottare e cospirare per l’avvento di una società migliore  […] Di Bruno Misèfari, primo progettista del ponte sullo stretto di Messina da Punta Pezzo, oggi in via di realizzazione, come annunziato dalla TV,  scopritore dei primi giacimenti di quarzo in Italia, pioniere dell’industrializzazione meridionale in Calabria, delle sue lotte contro i monopoli che durante il fascismo stroncano tutti i tentativi nel Sud e nelle isole, di costruire impianti concorrenti: delle vicende che portarono al confino e al tribunale speciale, della dolorosa fine del nostro compagno, è bene leggere direttamente nella biografia della buona Pia, materiata di pagine sublimi di bellezza effettiva che invitano i giovani ad emulare i lottatori di ieri ed i vecchi militanti a scuotersi ed attivizzarsi sempre più nella lotta per l’anarchia.“  ( Alfonso Failla,  recensione  a L’anarchico  di Calabria, Umanità Nova, 22 aprile 1967) ;  3 ) " Bruno Misèfari riappare tra noi con questo libro. [...]  Nacque in Calabria nel 1892 e morì a solo 44 anni e in questo breve arco di tempo visse con la semplicità e l'ardore di un poeta il periodo più turbolento e più fosco della storia italiana.  Dalla predicazione sovversiva che l'orientò verso l'anarchia fin dai primi anni della gioventù, al dramma della prima guerra mondiale,  alle lotte convulse che ne seguirono fino alla notte nera del fascismo. Non voglio qui riesaminare i luminosi episodi della sua vita ( nota mia: Bruno Misefari) che la compagna Pia narra e documenta nel suo libro con talento di scrittrice, ma trovo utile indicare i motivi che lo rendono a noi contemporaneo. Sono due e dividono nettamente anche la sua vita in due periodi distinti: quello del proselitismo e quello del lavoro. La predicazione dell'amore universale e della fratellanza, perché così egli intendeva l'anarchia - ed i miracoli creativi del lavoro col quale tentò di redimere la sua Calabria dalla miseria contro i sordidi interessi capitalistici e le persecuzioni dello stato. [...]  Specializzato in geologia e mineralogia, scoprì nella sua Calabria ricchi giacimenti  di silice e di quarzo che potrebbero dare alla regione grosse industrie di vetro e di ceramiche. E diede infatti vita con instancabile attività alle prime industrie che avrebbero potuto segnare un nuovo destino per la Calabria.  Ma fu presto divorato come un agnello nella giungla. La sua attività minacciava potenti interessi, e quale migliore pretesto delle sue idee anarchiche per toglierlo di mezzo? Capitalisti italiani e stranieri tramarono nell'ombra contro l'ardito pioniere dell'industria calabra e scatenarono contro di lui la sbirraglia fascista. Oggi si fa appello agli interessi capitalistici e statali per risollevare le sorti del mezzogiorno, ma laggiù in  Calabria più di trent'anni fa, fu proprio l'azione congiunta del capitalismo e dello Stato che troncò il primo tentativo di industrializzazione; quello che l'ingegno ed il lavoro stavano creando, il capitalismo e l'autorità politica lo distrussero. Bruno Misefari scoprì la ricchezza dove ancora oggi regna la miseria: il suo nome è un tremendo pugno sul tavolo che fa trasalire i nostri politicanti e le loro scartoffie ministeriali. Ricordiamolo questo nostro compagno che seppe vedere oltre il velo dell'odio della sua epoca e seppe fare con il suo ingegno quel che lo sfruttamento e la burocrazia non faranno mai. ... "( Alberto Moroni, recensione a L' anarchico di Calabria di Pia  Zanolli Misefari in Volontà... n. 7, 1967); 4) "“Mi sia permesso di portare dalle colonne di questo foglio il mio modesto plauso all'amica e compagna di idea Pia Zanolli Misefari per l'ottimo lavoro compiuto tracciando  la biografia del suo amato e indimenticabile compagno Bruno Misefari, nel suo libro recentemente uscito (1). E' logico che una biografia deve essere il più schiettamente possibile conforme alla realtà vissuta dal protagonista ed a questo principio si è ispirata l'autrice dandoci un fedele e veritiero ritratto del suo Bruno, dalla ribelle fanciullezza alia tragica immatura fine; con le sue virtu', con le sue buone qualità, ma anche con le sue debolezze e le sue contraddizioni egualmente umane; con le sue imprecazioni, coi suoi scatti impulsivi, con la sua ingiustificata gelosia, anche.  Non per niente era Bruno figlio della focosa terra di Calabria. Nelle sue lettere si alternano esplosioni d'ottimismo e di alate speranze, grida di giovanile entusiasmo, ma anche momenti di dubbio, di inquietudine, d'esasperazione. Ma al disopra di tutto si sprigiona da tutta l'esistenza di Bruno Misefari, da tutte le sue attività un' immenso amore per la sua Pia e per tutta l'umanità sofferente. Conformemente ai suoi principii tutt’altro che conformisti, Pia Misefari comincia col capovolgere l'ordine generalmente seguito dagli autori, mettendo come introduzione al suo libro quello che avrebbe potuto, seguendo un ordine cronologico, presentare come epilogo. Racconta cioè a Bruno, davanti al bronzo rappresentante la sua maschera mortuaria, quello che successe immediatamente dopo la sua morte, cominciando dalle esequie. […] Poi racconta, in questa sua introduzione, tanti altri particolari, vicende, episodi avvenuti dopo la scomparsa dell'amato e chiude il suo commosso racconto con queste parole: "Bruno mio! Hai seminato!...Bruno! ancora e sempre fai sentire il tuo grido: " Mai più ingiustizie!" Mai più massacri! Mai più guerre! Grida sempre, non smettere mai. Ti prego, Pia!." Mai fu questo  grido tanto di attualità come ai giorni nostri, sui quali plana la spaventosa e  fosca ombra di una guerra mondiale. ..." ( Attilio Copetti, Storia di una vita.…, L'Adunata dei Refrattari, XLVI, Luglio 1967)    

    Bibliografia:  Primo  brano in  Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con  Bruno Misefari. La Nuova Italia, 1972 pp. XV-XVI. Secondo  brano in Insuscettibile di ravvedimento. L’anarchico Alfonso Failla (1906-1986). Scritti e Testimonianze , a cura di Paolo Finzi, La Fiaccola, 1993, pp.260-261. La recensione di Failla è stata riproposta , recentemente, anche in  A rivista anarchica n. 445, estate 2020 pp.61-62  all’interno di un bel dossier su “ L’anarchico di Calabria” pp. 57-62). Terzo brano in  Alberto Moroni,  Recensioni. Pia Zanolli Misefari, L'anarchico di Calabria, in  Volontà. Rivista anarchica bimestrale n. 7 , 1967, pp. 446-448  . Quarto brano: Attilio Copetti, Storia di una vita in L'Adunata dei Refrattari, Volume XLVI sabato 22 luglio 1967 pp. 5-6. L'articolo che sono riuscito inaspettatamente a rintracciare su Inernet è, se ho capito bene, sola la prima parte  della recensione al libro di Pia Misefari. Sarebbe bello riuscire un giorno a leggere anche la seconda parte. Su Attilio Copetti, autore, tra l'altro di Ricordi Zurighesi, cfr. infra post BRUNO MISEFARI.

Il libro ottenne, come ricorda Pia Zanolli, un generale consenso negli ambiti della sinistra ed affini  . ( cfr. brano)

Brano da commentare: “ Fu presentato al pubblico all’ Istituto Antonio Gramsci e alla Casa della Cultura di Roma. Amici tuoi (nota mia: di Bruno Misefari, a cui, sovente, nel libro Pia si rivolge) ed anche miei, di cinque diverse tendenze politiche, hanno elogiato L’anarchico di Calabria e lettori di ogni nazionalità, regione, età, idea politica dimostrazione ammirazione e talvolta “venerazione” per te. Vari giornali politici, culturali, letterari, hanno pubblicato delle recensioni equilibrate, incoraggianti, insomma ottime .  ” ( Pia Zanolli, L’anarchico di Calabria …

 Bibliografia: Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con  Bruno Misefari. La Nuova Italia, 1972 pp. 283-284

Per quanto mi riguarda devo precisare che sino a non molto tempo fa  conoscevo di Bruno Misèfari , a parte alcuni cenni biografici,   solo il suo intenso e appassionante libro Diario di un disertore e pertanto in questo blog avevo riservato a lui solo uno   spazio, relativamente breve,  all’ interno del post “ LA  GUERRA MALEDETTA”. E' stata la lettura del libro di  Giuseppe Tripodi  L’invenzione del ribelle. ...  ( più volte citato in questo post), che mi ha spinto a rintracciare e a leggere, per la prima volta,  il  bel   libro della Zanolli, L’anarchico di Calabria.  Leggendolo,  oltre ad ampliare di molto  la mia conoscenza della vita e del pensiero di Bruno Misèfari e della sua compagna, sono stato favorevolmente colpito dalla traslazione letteraria  in questa  biografia, davvero singolare,  di concetti rivoluzionari quali “ Il personale è politico” e la “critica della vita quotidiana”, divenuti  , almeno per quanto riguarda l' Italia, solo dopo il "1968" o più precisamente dopo il "1977",   punto di riferimento fondamentale per un’ “azione diretta”, in senso libertario, sul proprio “vissuto”. Da questo punto di vista, come ben sottolinea Pia Zanolli, nel suo libro, Bruno Misèfari è stato, sotto più aspetti, un anticipatore. (cfr. brano)

Brano da commentare: “  Bruno,  anche allora il tuo cervello galoppava molto , andava troppo avanti nel tempo; eri un precursore, non solo in materia sociale, ma anche, come vedi,  nella tecnica.  Eri  un precursore benemerito anche in cose meno importanti, sai perché? Già quarant’ anni  addietro , d’estate, camminavi con i sandali a piedi nudi, senza giacca, senza cappello, scamiciato. A Reggio e anche a Napoli, t’indicavano come un essere stravagante, eccentrico. Oggi tutti gli uomini, in ogni paese, vanno vestiti alla tua maniera.  Eri all’avanguardia nel pensiero, nel lavoro e anche nel vestire.  Quasi dopo 50 anni dalla tua diserzione. Una recluta (di qualsiasi idea politica o religiosa) chiamata a prestar servizio militare e che non intenda indossare la divisa, oggi  viene classificata quale “ obiettore di coscienza”. In tempo di pace questi giovani vengono condannati a diversi mesi di carcere.  In tempo di guerra, però, è più coraggioso, più significativo, fare l’obiettore di coscienza” e  poi il “disertore” come lo fosti tu. “ ( Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria…)

Bibliografia: Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con  Bruno Misefari. La Nuova Italia, 1972 pp. 23-24

Da ricordare, inoltre, secondo quanto riferisce Pia Zanolli, la premura , davvero innovatrice per quei tempi e anche per quelli di oggi, di Bruno Misefari nei confronti  dei diritti e della salute dei lavoratori impiegati nella Società Davoli,  da lui diretta. (cfr. brano)

Brano da commentare:  “ Che tristezza Bruno ! ( nota mia: è la stessa Pia che rivolgendosi a Bruno racconta quanto avvenuto dopo la sua morte).  Da sei anni la cava di quarzo è chiusa. La società si è sciolta e liquidata. Tutti gli impianti sono stati smantellati e nessuna traccia vi è di quanto tu avevi accuratamente organizzato. […] Coloro che  hanno sostituito te, dopo la tua morte, hanno voluto ignorare il tuo avvertimento di non creare pozzi né gallerie per lo sfruttamento. Forse per la loro incapacità tecnica di condurre i lavori, ma più probabilmente per avidità di produrre al massimo, non hanno tenuto conto della tua preparazione a cielo scoperto. Hanno costruito delle gallerie, dei pozzi, senza costruire fornelli, cunicoli per il rinnovo dell’aria: accorgimento indispensabile per la tutela della salute degli operai. Invece niente di tutto questo! Tutti i tuoi operai collaboratori, coloro che ti sono sempre stati accanto, sono morti di silicosi. Già venti di essi sono sepolti, in fila, nel cimitero di Davoli, mentre tanti altri sono ammalati, in cosciente attesa che venga il loro turno.  ( Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria…)

Bibliografia:  Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con  Bruno Misefari. La Nuova Italia, 1972 pp. 20-21.

  Antipatrice e, di fatto,  contestatrice rispetto al conformismo antifemminista allora dominante, fu  la stessa Pia Zanolli nel suo ruolo,  due anni dopo la morte di Bruno Misèfari,  di  solitaria ricercatrice mineraria in Calabria    nonostante i  diffusissimi pregiudizi contro le donne e in più  la stretta  sorveglianza esercitata ancora  su di lei dalla polizia.    Dopo il periodo di indifferenza e di abulia  che colpì Pia Zanolli in seguito alla scomparsa prematura del suo compagno di vita, fu  determinante per riprendere interesse alla vita, la decisione , durante un viaggio, nel 1938,  di passaggio a Roma, di continuare, in Calabria,  le ricerche geologiche del suo compagno. (cfr. brano)

Brano da commentare:  "Passando da Roma visitai la Mostra del Minerale, al Circo Masimo. Grandissima, bellissima! Constatai, però, con profondo rammarico, che la Calabria non era rappresentata con tutti i suoi minerali. Solo e unico il quarzo di Davoli era degnamente esposto, abbagliava con il suo candore. E' per questo che mi decisi, lì per lì, a continuare da sola, le ricerche minerarie che tu volevi e dovevi condurre ( nota mia: in questo brano è a Bruno  che Pia si rivolge). Avevo ereditato i tuoi studi e i tuoi appunti, unico tuo patrimonio. Ecco avevo trovato uno scopo della mia esistenza. Dopo questa rapida decisione mi sentii nuovamente piena di volontà ed entusiasmo per la vita.  Ero quasi felice.  Avrei vissuto ancora fra le rocciose e sconosciute montagne calabre fra la tua gente. Mi portai in quei paesi ove non avevi più avuto la possibilità di condurre a termine le ricerche. Ho continuato io per te. Il mio andare era duro, trovavo ovunque delle ostilità e difficoltà. Ad una donna non si addice andare sola per le montagne per fare un lavoro che dovrebbe svolgere un uomo. Non mi credevano, non avevano fiducia in me, anche perché mi sapevano strettamente sorvegliata.  Prima che io arrivassi in un qualsiasi paese ero preceduta da un telegramma con cui si avvertiva del mio arrivo. [...]  A Canolo, Mammola, Grotteria, dove sempre ti accompagnai, sono riuscita a continuare tranquillamente le ricerche. In quei luoghi mi vennero incontro, particolarmente gli abitanti di Canolo,  i quali, in uno slancio di affettuosa collaborazione , mi aiutarono con molto entusiasmo. Quando mi congedai da essi ho dovuto promettere che sarei ritornata per sfruttare e  valorizzare i minerali rinvenuti nei loro terreni. E ritornai. A questo proposito invogliai la Soc. Rumianca di Torino a sfruttare l’arsenio-pirite contenuta in grandi masse in quelle zone sconosciute. La Società ha costruito in poco tempo teleferiche e impianti di lavaggio del minerale, per cui hanno trovato lavoro ben 500 operai. Una meraviglia, un sogno per quella povera gente! Si lavorava  in fretta perché si avvicinava un’altra guerra. Si aveva bisogno di quel minerale. E la guerra venne. Più orrenda di quella che tu hai vissuto. Quella è stata definita mondiale, questa la chiamerò " mondialissima", la prossima "sarà la fine  del mondo". Se tu sapessi che ordigni hanno inventato i tuoi amati scienziati! Figurati che tra non molto i più potenti si faranno guerra per il dominio spaziale.  Ah, Bruno mio ! non avevi sopportato la prima, non avresti tollerato la seconda; alla terza poi moriremo tutti. Meglio tu sia morto !“ ( Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria …) 

Bibliografia: Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con  Bruno Misefari. La Nuova Italia, 1972 pp. 9 e10.. Cfr. su questo tema  anche  p.  12 e  p. 283

Anticipatori furono Pia Zanolli e Bruno Misèfari  anche come coppia nel manifestare pubblicamente e con gioia la loro “libera unione”  (vedi sopra) in un periodo  , in cui i conviventi fuori dal matrimonio erano pesantemente discriminati, con gravose conseguenze,  dalla morale e  dalla legislazione dominante, sia ecclesiastica che laica. (cfr. brano da commentare)

Brano da commentare:  “ Probabilmente a coloro che parteciparono all’incontro del 13  ottobre 1921 […] venne recapitato un biglietto a stampa su cartoncino  per ricordare una circostanza molto personale che però loro (nota mia: Pia e Bruno ) per la positiva visione del mondo che li accompagnava in quel momento non potevano assolutamente tenere per sé. Erano passati  quattro lunghi anni dal loro primo innamoramento, la mamma di Pia era tornata a Zurigo e loro avevano goduto pienamente del loro “purissimo e rubesto” amore. Come tenersi la cosa solo per sé? Si vede che anche allora il personale era politico.” (Giuseppe Tripodi, L’invenzione del ribelle…)

Bibliografia: Giuseppe Tripodi, L’invenzione del ribelle. Vita tortuosa di Bruno Misefari (1892-1936) cosiddetto “anarchico di Calabria”,  Città del sole  edizioni  2020,  p.  110

Si deve comunque notare, che sebbene in misura ridotta rispetto al passato, il problema resta tuttora aperto , specie per quanto riguarda le unioni tra persone dello stesso sesso, a causa di una mentalità catto-fascista ancora  sin troppo diffusa e persistente.

Bruno e Pia non furono tuttavia,  completamente esenti, nonostante le loro idee libertarie, dai pesanti condizionamenti culturali della loro epoca. Per  esempio, il loro amore, agli inizi,  dovette  fare i conti con la gelosia di Bruno tanto più aggressiva quanto più prevalevano in lui gli stereotipi tipici di una società patriarcale e maschilista, che associavano pretestuosamente la violenza fisica con l’amore, quando in realtà non era che possessività o altro , ma non certamente amore. La seguente "orrenda scena" è ricordata dalla stessa Pia Zanolli in terza persona. (cfr. brano)

Brano da commentare:  “ Pur essendo libertario il “figlio di Calabria” si distrugge per la gelosia. E’  in pieno contrasto con se stesso: vorrebbe e non vorrebbe far danzare Pia. “ Così come io amo la libertà non posso toglierla a nessuno.” Mentre Pia e Lea cercano di spiegargli il vero concetto della danza in genere, sul rapporto innocuo esistente fra chi balla e il pubblico. Bruno non sente ragioni: dominato dall’atavismo calabro-arabo , in un attimo di folle amore, afferra Pia alla gola, e con tutte e due le mani stringe gridando come un forsennato ­­ - Preferisco vederti morta piuttosto che vederti ballare in quei luoghi …- e stringe ancora. Dopo questa orrenda scena, Pia con la gola ancora dolorante gli sorride; ha capito il motivo del suo gesto. E Bruno per dimostrare che è pentito, per farsi perdonare, le sussurra con estrema dolcezza: - Pia, Pia mia , perdonami, questa sera vengo con voi, non ti ho mai vista ballare; voglio vederti, voglio comprenderti anche in questo. Sei contenta´. Vedi, così siamo noi calabresi quando amiamo sul serio, agiamo così come ho agito io adesso possiamo anche uccidere per amore, e chi “uccide per amore è perdonato!” ( Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria...)

Bibliografia: Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con  Bruno Misefari. La Nuova Italia, 1972 p. 120. L'amore per la danza di Pia Zanolli, risaliva, se ho capito bene, sin dai tempi della sua giovinezza quando, insieme alle sorelle, era allieva della famosa danzatrice e coreografa Mary Wigman ( vedi sopra)

 La famigerata associazione tra amore e delitto,  viene ancora ripetuta ,   nelle cronache contemporanee, per la maggior parte dei casi di femminicidio . Per fortuna, però, per quanto riguarda Misèfari la gelosia non lo spinse sino all'uccisione della compagna, e anzi, l'appassionata rievocazione di Pia della sua esperienza di vita con Misèfari, scritta quando ormai era anziana e vedova da molto tempo, fa sperare che quell'orrendo episodio venisse completamente superato negli anni successivi della loro vita di coppia. (cfr. brano)

 Brano da commentare: “… Grazie, Bruno, per quella felicità che mi hai saputo dare. Grazie per avermi scelta. Grazie per quel lungo e breve periodo che abbiamo vissuto insieme: vent’anni. Ma ogni anno ne è valso cinque. Quindi un secolo accanto a te. Un secolo intenso, colmo d’affetto, di elevazione morale e spirituale: una vita che valeva la pena di essere vissuta ."… ( Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria…) 

 Bibliografia: Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con  Bruno Misefari. La Nuova Italia, 1972 p. 24

Negli ultimi anni della sua vita, la  casa di Pia Misefari in Via Flaminia a Roma era    frequentata da numerosi giovani,  soprattutto, provenienti dalla Calabria, tra cui Rocco Palamara, Otello Profazio, Giuseppe Tripodi e la moglie. (cfr. brano)

Brano da commentare: “ Ho perduto te, Bruno mio, sono sola e amo circondarmi di altri “figli di Calabria”. Casa Miséfari è diventata la loro “ambasciata”, per ognuno c’è sempre un sorriso, una parola d’incitamento che li sprona a meglio operare, e tanto, tanto affetto. E nel ricordo di te vivo e vibro per loro, a tal punto da essere considerata ammalata di “calabresite acuta…”. (Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria…) 

Bibliografia: Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con  Bruno Misefari. La Nuova Italia, 1972 p. 22

Anche PIETRO FERRUA (1930-2021) (cfr. post STORICI/E ANARCHICI....) era spesso   suo ospite  e in un suo articolo ricorda l’amore che Pia Misèfari aveva per la Calabria e l’aiuto che essa dette durante l’alluvione di Melito Porto Salvo (14-19 ottobre del 1951), che provocò una settantina di morti e circa 5 mila senza tetto. (cfr. brano da commentare)

Brano da commentare: “ Uno dei disastri a cui si fa allusione è il terribile alluvione di Melito Porto Salvo, nel quale intervenimmo con efficacia: il gruppo d’avanguardia recandosi sul posto immediatamente a dare una mano ai pompieri e alla popolazione, mentre quello della retroguardia ( il sottoscritto, un’infermiera e un volontario jugoslavo, mingherlino e malaticcio) a reclamare viveri e medicinali, a sequestrare vagoni e treni (sic!), a distribuire latte, penicillina, indumenti caldi nella zona che ci circondava. Un mio appello al movimento , provocò una reazione a catena di solidarietà da parte dei gruppi anarchici, soprattutto ma non esclusivamente romani, grazie allo stimolo di Pia Misefari (che conosceva ed amava la Calabria per via del marito Bruno, da molto scomparso, ma di cui venerava la memoria).  ( un ricordo di Pia  di Pietro Ferrua)

 Bibliografia: FERRUA, Pietro.- Franco Leggio: oltre mezzo secolo di amicizia e collaborazione in https://archives.cira-marseille.info/raforum/spip.php?article667 

La venerazione di Pia nel ricordare il marito scomparso ( primo e secondo brano) non fu apprezzata da tutti i compagni, tra cui Umberto Tommasini, che vi vide un atteggiamento quasi maniacale. (cfr. terzo brano)

Brani da commentare: 1) “ Però, Bruno mio, sento sempre la tua mancanza e sempre   più mi innamoro di te” (Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria…) 2) “Bruno, tu sei morto da ben trentacinque anni e mi sembra ieri, da trentacinque anni e non mi sembra ancora vero. Per me non sei mai morto, Quando soffrivi tanto per i dolori atroci alla testa mi sussurravi: “ Non morirò, Pia, vivrò in te sempre, sempre vivrò fino a quando tu vivrai. Ed io baciandoti la fronte imperlata dalle gelide perle di sudore della morte, là, dove supponevo ti straziasse il male, ti rispondevo sottovoce: “ Sì, Bruno, tu vivrai in me fino a quando io avrò vita.” Ci dicevamo tutto questo solo per consolarci o perché ne eravamo convinti? Ti ricordi, il 12 ottobre 1921? La nostra libera unione a Posillipo? Ebbene oggi dopo cinquant’anni l’ho festeggiata – da sola -  ho festeggiato le nostre nozze d’oro, da sola! Vedi come io vivo in te e tu vivi in me? E quindi non sei morto? (Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria…); 3) “ La sua compagna Pia ha scritto diversi libri su di lui. Adesso devono dedicargli un monumento in paese, una fontana. La moglie è un po’ maniaca, poveretta. Dice: “ Più vivo e più mi innamoro di mio marito…”( Umberto Tommasini, Il fabbro anarchico…)

 Bibliografia:  Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con  Bruno Misefari. La Nuova Italia, 1972 (primo brano) p. 24 e.( secondo brano) a pp. 281-282 .Terzo brano in Umberto Tommasini, Il fabbro anarchico. Autobiografia fra Trieste e Barcellona, Odradek , 2011, p. 120

Non avendo  conosciuta Pia Zanolli di persona non me la sento di pronunciare un giudizio sulla sanità psichica del suo amore per Bruno, ma ritengo, che  il bel libro,  L’anarchico di Calabria, dedicato alla memoria del suo compagno defunto sia stato il mezzo più suadente ed efficace, per  rendere davvero imperitura la loro "storia d'amore e di anarchia".  E a questo proposito mi auguro una riedizione, al più presto, di questo libro, in cui, tra l'altro, risaltano, come notava Alfonso Failla nella sua recensione all'uscita del libro (sopra citata) puntuali e storicamente validi riferimenti al contesto  politico e sociale. (cfr. brano)

 Brano da commentare: "Ad essa (nota mia: Pia Zanolli Misefari) dunque  il merito principale dell’ opera (nota mia: L'anarchico di Calabria ...) che nello sfondo del suo grande ed intramontabile amore per il suo Bruno ricorda ai vecchi e fa conoscere ai giovani l’ambiente in cui nacquero e si svolsero le lotte sociali del primo quarantennio del nostro secolo, dalla guerra per la conquista di Tripoli alla prima guerra mondiale ed al fascismo"  ( Alfonso Failla, L'anarchico di Calabria, Umanità Nova, 22 aprile 1967).

Bibliografia: Alfonso Failla, Insuscettibile di ravvedimento. L’anarchico Alfonso Failla (1906-1986). Scritti e Testimonianze , a cura di Paolo Finzi, La Fiaccola, 1993, p.261. 

   Da sottolineare, inoltre, le interessanti riflessioni di Pia Zanolli sugli eventi createsi, in Italia, immediatamente dopo il proclama di armistizio di Badoglio dell' 8 settembre 1943. (cfr. brano) 

Brano da commentare: “ Il giorno più indimenticabile, il giorno più significativo nella storia italiana di questi ultimi tempi, dovrebbe essere e rimanere l’8 settembre 1943. Quel giorno fu per me, per gli antimilitaristi, per i tolstoiani e maggiormente lo sarebbe stato per te ( nota mia: qui Pia si rivolge  al compagno defunto). Il giorno più memorabile della nostra vita. […] I soldati si svestono, bruciano le divise, scappano con solo la camicia e le mutande o con pantaloni borghesi. Fuggono, vanno verso la direzione dei loro paesi, delle loro città, delle loro case. Vanno a piedi, con automezzi di fortuna, su treni zeppi fino sopra ai tetti. Nelle caserme la disciplina è scomparsa, non serve più impartire ordini, non serve più urlare- Fermatevi! I fuggiaschi continuano la fuga. Il flusso non si arresta. Si scappa come se nelle caserme divampasse un incendio, un incendio indomabile. L’esercito non esiste più. I comandi, i generali hanno perduto il controllo della situazione. Sembra un baratro. Sembra lo scatenarsi di una rivoluzione” […] ”Il mondo più bello” però durò solo quel giorno. La potenza militare sostenuta dagli alleati, cominciò a conquistarsi l’assoluto sopravvento. Pian piano l’esercito italiano si ricompose. Si rivedevano i soldati e gli ufficiali, non più vestiti all’italiana, ma, buffo a dirsi, all’americana. Con le divise di altri colori con armi nuove lucide, con grandi carri armati, mai visti, con aereoplani di ogni forma e grandezza. Insomma tutto nuovo. L’esercito divenne più completo di prima. […] Peccato! Il nostro più bel giorno, un altro otto settembre ritornerà ? Deve ritornare, più cosciente, più voluto, più duraturo, perenne ! ( cfr. Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria…)

Bibliografia:  Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con  Bruno Misefari. La Nuova Italia, 1972 pp.  13-14.

 Un ulteriore eloquente e, almeno nelle intenzioni, perenne "atto d'amore" fu il monumento-fontana dedicato  a Bruno Misèfari a Palizzi, voluto con appassionata determinazione da Pia , che si proponeva con esso anche concreti obiettivi  di utilità sociale da realizzarsi, anarchicamente, attraverso un’azione diretta , al di fuori, per quanto possibile,  delle istituzioni. ( cfr. brano)

Brano da commentare:  “ L’idea di erigere la fontana a Palizzi ed il progetto sono di Lea (nota mia: sorella di Pia). [...] , Ed il monumento-fontana è oggi una realtà. La fontana simboleggia la tua vittoria. [nota mia : è Pia che, come spesso avviene in questa biografia/autobiografia,  interloquisce   con il suo compagno scomparso]. Apre la via al più concreto esempio umano, culturale e civile. Infine “l’acqua” rimane sempre simbolo di vitale creazione, corrispondente alla tua personale idea  di progettare  un acquedotto per Palizzi, idea che fu allora completamente ignorata e respinta dalle autorità. La costruzione è stata diretta da un tecnico calabrese che ha prestato la sua opera gratis. Anche questo tutto in tuo onore…“ (Pia Zanolli Misefari, L'anarchico di Calabria...)

  Bibliografia: in Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con  Bruno Misefari. La Nuova Italia, 1972  p.  285 e anche pp. 188-189. Ho cercato invano   su Google gli articoli commemorativi scritti per l’ occasione di Beniamino Rodinò, Raffaele Malito e Pasquino Crupi citati da  Giuseppe Tripodi, L’invenzione del ribelle. Vita tortuosa di Bruno Misefari (1892-193) cosiddetto “anarchico di Calabria”,  Città del Sole edizioni pp. 221-223. Mi piacerebbe  sapere di più del ruolo effettivo svolto dal comune di Palizzi e del suo sindaco Pasquale Polimeno, “simpatizzante dell’ideale ma eletto come socialista”, nell’edificazione del monumento-fontana.

  La raccolta della somma necessaria  fu  sostenuta, in parte, dalla  fattiva e solidale collaborazione di pittori famosi. La cronaca (se ho capito bene) radiofonica dell' evento fu compiuta dallo scrittore e giornalista Sharo Gambino (1925-2008). (cfr. brano)

Brano da commentare: “  Ora  [nota mia: Pia Zanolli Miséfari] ha pensato di eternare la memoria del marito al paese natale, a Palizzi, con la costruzione di una fontana monumentale. E per racimolare i fondi necessari si è rivolta agli amici pittori chiedendo loro l’omaggio di una tela da vendere in proprio. Pia è veramente buona, tutti le vogliono sinceramente bene ed è perciò che in questi ultimi tempi la casa della Flaminia si è trasformata in una galleria d’arte moderna; perché all’appello  hanno risposto artisti di fama e che si chiamano, per esempio, Guttuso, Salvatori,  Turchiaro, Enotrio, Omiccioli, Fantuzzi, Treccani, Maccari, Calabria, Reggiani, Solendo,  Ombretta, Caridi, Porzano, Caruso, Brindisi, ecc. Ma Pia non ha fatto affidamento solo sulla generosità degli amici. Ci si è messa d'impegno anche lei a produrre quadri .Quadri fantastici, nel vero senso della parola, che essa dipinge usando conchiglie marine che le arrivano da ogni parte del mondo..."  ( Sharo Gambino, Le conchiglie di Pia Miséfari,  RAI, Radio Cosenza. Corrispondenza da Serra S. Bruno, 16 novembre 1970)

 Bibliografia: Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con  Bruno Misefari. La Nuova Italia, 1972 p. 283

   Sebbene, attualmente, se ho capito bene, quella fontana sia in disuso e in degrado, i suoi profondi significati  sono stati recentemente ricordati da Jerry Ferrara  (cfr. primo brano) durante i due giorni di  incontro pubblico sulla figura e sul pensiero di Bruno Misèfari a Cittanova  a Villa Academy, nel gennaio 2020, su iniziativa  di LYRIKS ( Laboratorio Interdisciplinare di Ricerche Artistiche) con la collaborazione di Accademia Libera Novi AlboriA-Rivista Anarchica e con il patrocinio del Comune di Cittanova. ( cfr. secondo brano)

Brani da commentare: 1) “… Il filo rosso (nero) tesse da sempre le trame e l’ordito delle storie sfilacciate dal potere e mi conduce a una fontana mutilata nel suo gorgo con un tappo a deturpare la sua dignità e a reciderne il flusso… che di Acqua si compra, non si beve! […] Una fontana di memoria e di impegno per l’anarchico di Calabria Bruno Misefari voluta fortemente  da Pia Zanolli sua compagna di vita e di pensiero, negli anni ’60, a circa trent’anni dalla morte di Bruno. Un atto d’amore e di lotta, sul confine di Acqua e Anarchia.[…] Un atto dovuto e concreto per provare a tracciare il profilo alto, e urgente da attualizzare, di Bruno Misefari per cercare la "chiave" che riapra l'acqua alla sua fonte a Palizzi ma soprattutto riapra il gorgo dentro di noi. Due giorni di incontro approfondimento e dibattito per/con Bruno, scandito dai canti di terra e di acqua, di festa e di lotta, dei Suonatori Libertari Calabresi Gerardo Vespucci e Felice Campora...."( Jerry Ferrara, Acqua e Anarchia…); 2)" Incontro con BRUNO  MISEFARI l'anarchico di Calabria, ingegnere, matematico, poeta, scrittore e antimilitarista (17 gennaio 1892- Roma 12 giugno 1936) con una mostra di documenti inediti [...] Per ricordare un personaggio tanto poliedrico quanto poco conosciuto, è previsto per Sabato 18 Gennaio 2020 alle ore 17:30 presso La Villa Academy a Cittanova (RC), un primo incontro di presentazione rispetto alla realizzazione di un ciclo di conferenze e di una mostra multimediale di carattere divulgativo e culturale, assieme a una copiosa e accurata raccolta di documenti inediti rivolta anche alla sensibilizzazione dei più giovani e delle scuole. L’opportunità prende le mosse da una intensa ricerca culturale per ridare luce alla rilevanza storica del pensiero e delle opere di Bruno Misèfari – l’anarchico di Calabria, grazie alla partecipazione attiva di un gruppo di operatori culturali e studiosi come Antonio Orlando storico e saggista; Pino Vermiglio ricercatore e libertario; Paolo Finzi direttore A rivista anarchica; Gerardo Ferrara giorrnalista e performer; Mimmo Morello musicista polistrumentista; Nino Cannatà regista e scenografo.  ( dalla locandina di ” Un incontro con Bruno Misefari, l’anarchico di Calabria”)
 Bibliografia:   Jerry Ferrara, Acqua e  Anarchia  in A rivista anarchica n. 445, estate 2020, pp. 57-59. Cfr. anche  sull’argomento, Luigi Lombardi-Satriani, Il COMMENTO Acqua simbolo sacro di credenze popolari in Il Quotidiano del Sud, 31 maggio 2011 in https://www.quotidianodelsud.it/archivio/2011/05/31/il-commento-acqua-simbolo-sacro-di-credenze-popolari. Terzo brano in Un incontro con Bruno Misefari, l’anarchico di Calabria” in  https://lyriks.it/evento/incontro-con-bruno-misefari-lanarchico-di-calabria-%E2%80%A8/

 

PIA E I SUOI LIBRI

Considerazioni personali: Non riesco a capire l’acredine di Giuseppe Tripodi nei confronti di Pia Zanolli , una donna, che quando uscì la prima edizione de L’anarchico di Calabria, aveva, se non sbaglio,  già superato i settant’anni e verso cui mi sembrerebbe scontato mostrare un po’ di rispetto. Possibili sviste, errori,  ed eventuali  ( io non sono riuscito ancora a leggere Utopia, no! )   arrotondamenti  nel computo dei frequenti, e sovente arbitrari, periodi di detenzione passati dal compagno in carcere, non mi sembrano giustificare l’addebito  a Pia Zanolli di  “falsificazioni grossolane” , di “alterazioni macroscopiche della verità”, “millanterie”, ecc.  La buona fede di Pia Zanolli nel riportare fatti lontani, spesso non vissuti personalmente, e facilmente confondibili è , a mio parere,   fuori discussione. D'altronde alcune di queste notizie, ritenute da Tripodi, " non corrispondenti al vero" si sono rivelate, salvo errore da parte mia, "vere". Si pensi, per es. all'esistenza del carcere per militari ad Acireale durante la prima guerra mondiale (negata da Tripodi),   all' assenza di Pia e della madre  a Zuffenhausen il 7 settembre 1919 (negata da Tripodi), oppure alla presenza di Bruno Misèfari il giorno 6 ottobre 1920 a Taranto (negata da Tripodi) , oppure alla presenza al confino nell'isola di Ponza di Alfonso Failla, il cui articolo su Bruno Misefari confinato a Ponza  era riportato integralmente nel libro L'Anarchico di Calabria  con  la citazione della fonte, da dove era tratta. (cfr. infra post: BRUNO MISEFARI) . Per quanto riguarda, poi,  specificatamente gli  arrotondamenti, quand'anche fossero tutti veri, non possono, comunque,  come sembra ammettere lo stesso Tripodi, nella chiusa del capitolo " Pia Zanolli" in L'invenzione del ribelle, op. cit. p. 206,  essere comparati con le sofferenze e le angosce inflitte alla giovane coppia dall' ingiustizia degli Stati liberal-borghesi (Italia e Svizzera) prima e dal regime fascista dopo.   Nessuna indignazione, poi, per quanto ne so,  suscitò tra i lettori degli anni sessanta e settanta la lettura , nell’Anarchico di Calabria  dei rapporti di Bruno Misèfari,  strettamente connessi con l'esercizio della sua professione , con il fascismo  tra  la fine degli anni '20 e il 1936, anno della sua morte. Eppure Pia Zanolli Misèfari li aveva onestamente  menzionati e , spesso, con ampia diffusione di dettagli,  nel suo libro. Oggi, pertanto,  stupisce,  non poco, che tali rapporti, dopo molti, molti anni dalla loro pubblicazione in L'anarchico di Calabria vengano presentati da Giuseppe Tripodi e dagli entusiasti recensori del suo libro, come una  inedita “scoperta”.            (cfr. brano)

Brani da commentare:  1) Io, fino a che lei ( nota mia: Pia Zanolli Misefari) è stata viva, non ho mai avuto dubbi sulla sua buonafede o sulla rettitudine politica di Bruno. [...] È stato lo studio delle carte di archivio che mi ha portato fuori strada rispetto alla leggenda. È stato difficile, una volta scoperti gli intrecci profondi col regime fascista, superare la delusione emotiva e riprendere il lavoro per portarlo a termine.”  ( Intervista di Claudio Cavaliere a Giuseppe Tripodi in Calabria news settembre 2020); 2) "Tripodi, prima di mettere nero su bianco, ha proceduto a un meticoloso studio del fascicolo riguardante Misefari conservato presso il Casellario Politico Centrale dell’Archivio Centrale dello Stato di Roma, di quello sui Confinati politici a Ponza, presso l’Archivio di Stato di Latina, dei documenti contenuti nel Fondo Bruno Misefari consegnato dalla Zanolli alla “Fondazione Lelio e Lisli Basso ISSOCO” di Roma e di decine di altri documenti sparsi nei vari archivi. Solo dopo tale certosina ricerca ha ritenuto di poter dire la sua sulla vita del “più illustre cittadino di Palizzi. […] Giuseppe Tripodi non ha esitato, da studioso, a correggere le sue valutazioni sulla vita dell’”anarchico di Calabria” e, raccogliendo e pubblicando le carte che, inconfutabilmente, “cantano” la verità, ha prodotto un documento che permetterà, andando a Palizzi, di guardare con occhi nuovi quell’urna di travertino «deposta in un anfratto spalancato nel basalto della rocca sveva, a lato del municipio di fronte alla marina classica del Jonio», il 3 novembre 1973, con sopra incise le parole di una superba epigrafe dettata dallo stesso Misefari [ nota mia: l'epigrafe fu scritta originariamente da Bruno Misefari, gravemente malato, nel carcere di Zurigo, il 18 novembre 1918, col titolo "Nel granito della mia fossa"]: «M’è questa notte eterna assai men grave / del dì che mi mostrò viltà di forti / e pecorilità di plebi schiavi. Lungi da qui il pianto sto ben coi morti». " (  Giuseppe Antonio Marino, Un libro di Giuseppe Tripodi, L’invenzione del …);  3) "Tripodi acumina lo sguardo sulle carte. Evita ogni latinorum e non resta a mezzo con le parole. Anzi: prende di petto (nel corso di un decennio di ricerche) l’intera vicenda, la setaccia e distrugge ogni leggendaria rappresentazione dell’anarchico calabrese. Dà un giudizio non meno severo sia sull’estro imprenditoriale che sul carattere dell’uomo (financo dedicandogli un intrigante “post scriptum psicanalitico) ...." ( Romano Pitaro, Il mito stroncato dell’anarchico Misefari… in Corriere della Calabria, novembre 2020) ; 4) "Come nella precedente produzione, anche in questo caso Tripodi fa i conti con la sua storia personale, con la sua biografia. La separazione dal mito Misefari non gli deve essere stata facile e piacevole avendo a suo tempo frequentato e conosciuto direttamente alcuni di quei personaggi che hanno contribuito più di tutti a creare l’immagine “dell’anarchico ribelle”, la moglie Pia Zanolli ed il fratello Enzo Misefari, restandone esso stesso abbagliato com’è evidente in molte citazioni sparse nella sua produzione antecedente. Forse anche per questo il dettaglio apparentemente più minuto della breve vita di Bruno Misefari viene nel libro sottoposto a verifica con l’obiettivo di separare i fatti dalla mitologia e restituire così una biografia autentica che forse qualcuno avrà difficoltà ad accettare ma che, alla luce dell’imponente e inedita documentazione esibita, risulterà difficile contestare, soprattutto per quanto concerne i rapporti col fascismo ed alcuni suoi personaggi.  ...". ( Claudio Cavaliere, Il rimbalzo interrotto e lo smantellamento del mito ….. in Corriere della Calabria, luglio 2020)

Bibliografia : Primo brano in Intervista di Claudio Cavaliere a Giuseppe Tripodi che con “L’invenzione del ribelle” svela il “vero” Bruno Misefari 2 Settembre 2020 in https://www.calabrianews.it/intervista-a-giuseppe-tripodi-che-con-linvenzione-del-ribelle-svela-il-vero-bruno-mise]fari/ Secondo brano in Giuseppe Antonio Martino , recensione al libro di Giuseppe Tripodi, L’invenzione del ribelle . vita tortuosa di Bruno Misefari 1892-1936 cosiddetto anarchico di Calabria …in https://vengodalsud.wordpress.com/2020/09/02/un-libro-di-giuseppe- tripodi-linvenzione-del-ribelle-vita-tortuosa-di-bruno-misefari-1892-1936-cosiddetto-anarchico-di-calabria/ . Sull' epigrafe e su  vicende ad essa connesse , cfr. Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con  Bruno Misefari. La Nuova Italia, 1972   p. 108, p. 9  e p. 285. Terzo brano in Romano Pitaro,  Il mito stroncato dell’anarchico Misefari in https://www.corrieredellacalabria.it/2020/11/18/il-mito-stroncato-dellanarchico-misefari/Il corriere di Calabria,; Quarto brano in Claudio Cavaliere, Il rimbalzo interrotto e lo smantellamento del mito in Corriere della Calabria il  25- luglio, 2020,  in   https://www.corrieredellacalabria.it/2020/07/25/il-rimbalzo-interrotto-e-lo-smantellamento-del-mito/

   Per fare maggiore luce sull’argomento, passo in rassegna le principali di tali presunte ”compromissioni palesi”  con i fascisti, così come le ha registrate Pia Zanolli Misèfari   , confrontandole, con occhi non tortuosi,  con la documentazione reperita  da Tripodi “ nel corso di un decennio di ricerche certosine”  negli Archivi di Stato, raccolta nel libro  L’invenzione del  ribelle in una appendice con il fuorviante e fatuo titolo “Segretario Galante  col Regime Fascista”:

-Lettera di Bruno Misèfari al Ministero dell’Interno del 1  ottobre 1928. Richiesta di udienza di Misèfari al sottosegretario del Ministero dell’Interno ,  Michele Bianchi    Tripodi nel pubblicare  in  L’Invenzione del Ribelle, op. cit. pp. 265-266  la richiesta di udienza intitolata:  Il sottosuolo calabrese e i suoi minerali sfruttabili, rinvia direttamente  al libro della Zanolli, L’ Anarchico di Calabria ,  op, cit. ( edizione del 1972)  pp. 219-220 .  Con tale richiesta, molto dettagliata sotto il profilo tecnico, si richiedeva   al Bianchi agevolazioni per i propri nascenti e innovatori progetti industriali nel territorio geologico calabrese. Giuseppe Tripodi,  in  L’Invenzione del Ribelle, op. cit. pp. 135-136, si chiede perché Bruno Misèfari abbia richiesto un incontro per essere aiutato nelle sue iniziative industriali a un sottosegretario del ministero degli Interni e non a un ministro dell'Industria o delle Finanze. In realtà, secondo Tripodi, Misèfari era alla ricerca di un protettore politico per rafforzare la sua posizione all'interno della Società Vetraria Calabrese e chi, per tale scopo, poteva essere migliore di Michele Bianchi, "quadrumviro della marcia su Roma". Personalmente ritengo, invece, che non era al gerarca fascista e alla sua protezione politica, che Misèfari si rivolgeva,  ma  al Michele Bianchi, corregionale calabrese,  che, come sottosegretario ai Lavori Pubblici, aveva promosso , dal  31 ottobre 1925 al  marzo 1928,  considerevoli opere pubbliche  in Calabria, e che ambiva , secondo voci diffuse, a tornare ad occuparsene. Cosa che, infatti, avvenne un anno dopo, settembre 1929, nel ruolo di ministro dei Lavori Pubblici. A farlo apparire agli occhi di Misèfari come un possibile sostenitore della sua attività professionale, basata su un' accurata e in gran parte nuova ricerca geologica regionale, contò, soprattutto, a mio parere,  l' interesse del Bianchi  allo sfruttamento minerario della Calabria. Cito dalla chiusa finale della richiesta di udienza a Michele Bianchi : " L'E.V. , dunque, che  la Calabria vuole sfruttata nelle varie risorse del sottosuolo , aiuti il sorgere e l'affermarsi di queste due industrie, giacché un' industria andata  male da noi specialmente rincrudelirà l' apatia e l'ostilità dei capitalisti locali di fronte a tutte le altre iniziative industriali. ..." ( nota mia: nella versione della richiesta d'udienza data da Tripodi manca, sostituita dai puntini, la  frase: "... che la Calabria vuole sfruttata nelle varie risorse del sottosuolo", cfr. Giuseppe Tripodi, L'invenzione del ribelle, op.cit. p. 266   Nell’ Anarchico di Calabria, op. cit. p. 221 , Pia Zanolli  fa seguire a quella richiesta una lettera intitolata La  società vetraria e la persecuzione contro il suo dirigente , scritta, in terza persona da Bruno Misèfari, Villa S. Giovanni ,  1° ottobre 1928/VI , dove, invece, rivendicava, "senza chiedere onori o cariche", il  diritto di potere esercitare tranquillamente la propria attività professionale ostacolata ininterrottamente da  calunnie e diffamazioni anonime messe in circolazione da concorrenti sleali.  E’ da notare che  questa lettera  si trova anche nel libro di Enzo Misèfari , Bruno biografia di un fratello…, op. cit. pp. 114-115. Ritengo probabile , anche se non ci sono precisazioni a riguardo,  che il destinatario della lettera fosse anche in questo caso Michele Bianchi,  in quanto l’ autorità competente a cui rivolgersi per problemi concernenti l'ordine pubblico era proprio il sottosegretario del Ministero dell’Interno in carica.   Durante l’incontro Michele Bianchi si rivolse  con furia  contro  Bruno Misèfari , insultandolo ripetutamente, e ordinandone l’ espulsione da Roma , a cui seguì il coatto trasferimento sotto scorta di due agenti  in Calabria. Secondo Pia Zanolli Miséfari ( cfr. L’anarchico di Calabria op. cit. p. 222 e Enzo Misèfari ( Bruno. Biografia di un… , op. cit. p. 115) gli insulti che Michele Bianchi usò contro Bruno Misèfari erano quelli solitamente diffusi contro di lui da un noto calunniatore di Bruno, Francesco Sottilaro ( nota mia: nel libro di Tripodi: Sottillaro), che fu infine denunziato per diffamazione  e morì , dopo due anni di detenzione preventiva, nell’ottobre 1931 in carcere. Mi sembra che non si possa escludere l'ipotesi avanzata da Pia Zanolli  che,  prima dell'incontro tra Bruno Misèfari e il  sottosegretario del Ministero dell'Interno, " qualche autorità fascista", collusa con Sottilaro, avesse influenzato negativamente  Michele Bianchi  diffondendo le maldicenze di quel calunniatore. Bisogna notare, infine, che la lettera di rimostranze di Bruno Misèfari  per i continui intralci alla sua attività professionale non è menzionata nel libro  di  Giuseppe Tripodi, L'invenzione del ribelle ..., op. cit. . 

 - Lettera di Bruno Misèfari a  Sua Eccellenza (S.E.) Benito Mussolini del 13 giugno 1929  in cui Misèfari per superare gli ostacoli che la polizia  avrebbe certamente frapposto per la sua "qualità di anarchico ", richiedeva direttamente al duce il rilascio del passaporto per visitare alcune  fabbriche industriali tedesche già  esperte  nel settore della lavorazione del vetro  da molti anni. Il testo integrale della lettera si trova  in Pia Zanolli, L’anarchico di Calabria , op.cit. pp. 225 e 226 , ove tra l’altro si dice che Bruno ottenne  il passaporto. La lettera scritta da Bruno Misèfari a Benito Mussolini il 13 giugno 1929, è riportata integralmente anche da Giuseppe Tripodi in  L’invenzione del ribelle, op. cit. pp. 267 -268,  p. 142 e  p. 324 , dove Tripodi nell'  appendice documentaria mostra una fotocopia della lettera originale , in cui  la parola “nulla osta” , con la quale il  duce autorizzava il rilascio del passaporto era sottolineata , "quasi sicuramente di pugno di Mussolini , con la punta rossa di matita rosso-blu", con  sotto tre punti esclamativi.  Il  significato di quei punti esclamativi  mi è ignoto, ma, a mio parere, non promettevano niente di buono. Secondo Tripodi , L’invenzione del ribelle op. cit. p.  143, Bruno Misèfari , se ho capito bene, non ritirò  il passaporto rilasciato da Mussolini. Si deve inoltre notare che ,  alcuni mesi dopo ,  Pia Zanolli (dal 28 dicembre 1929) e Bruno Misèfari ( dal 1 gennaio al 13 gennaio 1930)   passarono il periodo di celebrazione delle nozze  di Umberto di Savoia e di Maria Josè  in carcere in quanto ritenuti "pericolosi",  cfr. Pia Zanolli Misèfari, L'anarchico di Calabria..., op. cit . p. 233 ( si veda brano citato infra questo post) .

 Lettera  di Misèfari   senza data ( scritta  probabilmente tra il 1930 e il 1931) indirizzata  a Sua Eccellenza (S.E.) Benito Mussolini : In questa lettera  ( cfr. Pia Zanolli Misèfari, L’anarchico di Calabria, op. cit. pp. 234-238 ) Misèfari elencò tutta una serie di gravi restrizioni a lui imposte dalle autorità che lo discriminavano pesantemente nella sua attività professionale. Tra esse:  l’espulsione  da Roma, dove pur lo attendevano affari professionali importanti; l’ordine di non uscire fuori residenza senza previo avviso alle autorità di P. S.; la rigorosa sorveglianza poliziesca a cui era sottoposto che inesorabilmente allontanava possibili committenti al fare affari con lui.  Inoltre quali indizi di una nuova incombente  “ tempesta sul suo capo” erano  elencati: la sospensione dall’albo degli ingegneri senza giustificato motivo; il sequestro di una carta di autorizzazione ferroviaria avvenuto qualche giorno dopo il rilascio; un recente rincrudimento nella sorveglianza da parte della polizia; le manovre oscure,   agenti contro di lui all’interno stesso della Società Vetraria  su particolare iniziativa dell' amministratore delegato Nicola Siles L' ex deputato popolare, Siles  era,  tra l'altro, secondo una nota del prefetto di Reggio Calabria del 7-11-1927, "attualmente presidente dell'Associazione Industriali Fascisti" . (cfr.   Giuseppe Tripodi, L'invenzione del ribelle..., op. cit. p. 128) .   Mussolini non rispose a questa lettera.  La rivendicazione di Misèfari dei propri diritti  calpestati  non dovette essere gradita  al duce, che di quella situazione  era, in gran parte,  il massimo responsabile.  Le pesanti misure restrittive all' attività professionale di Misefari, inflitte da più fronti, ma tutte, incluso l'istituto della diffida, riconducibili al regime fascista, mi sembrano    azioni volte, più o meno intenzionalmente, a preparare  una sua finale  condanna al confino , che difatti non tardò. Bastava un pretesto ed esso si presentò con la morte di Giuseppe Zagarella. (cfr. post: BRUNO MISEFARI) . Questa lettera di Misefari   a  Benito Mussolini non è citata  nel libro di Giuseppe Tripodi, L’invenzione del ribelle.... , ma, vi è, comunque, nelle pagine 143-144-145,  un riferimento  alla crisi, nella seconda metà del 1930 , all'interno della Società Vetraria Calabrese e all'inasprimento delle misure poliziesche contro Bruno Misefari , tra cui la revoca dell'abbonamento ferroviario e l'inclusione nell'elenco degli anarchici pericolosi. (cfr. post : BRUNO MISEFARI)

Nota mia: Dopo questa lettera, Misèfari per le sue rimostranze, per quanto ne so,  non scrisse più direttamente a Benito Mussolini, ma, in modo apparentementente meno personalizzato, all' "On. Ministero dell'Interno. Mi piacerebbe sapere da qualcuno  esperto di ministerialismo fascista  se  esisteva una differenza intestando la lettera " A S. E. BENITO MUSSOLINI " oppure a  "ON. MINISTERO DELL' INTERNO" o se esse erano del tutto equivalenti.

 -Ricorso di Bruno Miséfari all’On. Commissione di Appello per l’assegnazione al  Confino di Polizia. Ministero dell’Interno, Roma. Dal carcere di Reggio Calabria il”4. 4. 1931.  Ne esistono due versioni  differenti tra loro. Una, citata da Pia Zanolli Misèfari, L’anarchico di Calabria,op.cit. pp. 244-245 , in cui, Bruno Misèfari nel ricorso alla Commissione d'Appello, scritto dal carcere di Reggio Calabria il 24.4.1931, in attesa di essere inviato al Confino,   affermava   come "pur  esplicando da oltre cinque anni  la sola attività professionale, e particolamente mineraria" conservava "pura nell'anima la propria fede libertaria“.  E tale affermazione, come è facile da immaginare, non era certo idonea ad accattivarsi la benevolenza degli inquisitori fascisti. Nella chiusa finale, infine, si    dichiarò convinto   che i giudici,  condannandolo al confino, stavano realizzando  per "un  eccesso di esagerato zelo"  "la minaccia" , più volte, rivolta contro di lui  "dai “pezzi grossi” della Soc. Vetraria," di cui era direttore ". Mi sembra trasparire qui  l'implicito sospetto di Misèfari  di una  collusione della Commissione ( o parte di essa) con i suoi avversari  all'interno della Società Vetraria. Egualmente Enzo Misèfari nel suo libro ” Bruno. Biografia di un fratello , op. cit. p. 122-123   dopo avere accennato alle manovre di parte del Consiglio di amministrazione della Società vetraria calabrese per eliminare Bruno Misèfari “ ricorrendo  anche ad espedienti politici”,  concludeva il suo commento al ricorso scritto dal fratello con le seguenti parole: " Nel ricorso il Miséfari ( nota mia: Bruno) pose l'accento su tali circostanze   come reali cause della sua assegnazione al confino e affermò di essersi da lungo tempo appartato dalla politica pur mantenendo inalterati i suoi convincimenti". Mi piacerebbe potere un giorno leggere l’articolo anonimo uscito il 21 dicembre 1933 dal titolo Politica e affarismo. Il caso di un ingegnere libertario, in cui  “ Giustizia e Libertà”, se ho capito bene,  attribuiva alle manovre di  Nicola Siles e di altri azionisti della Società Vetraria Calabrese il provvedimento del confino nei confronti di Misèfari.  L’altra versione è stata reperita da Giuseppe Tripodi”   nell' Archivio Stato di Latina, Confinati politici Ponza, busta109. fasc.9: copia trascritta delle note difensive. Di essa Tripodi  cita  alcuni frammenti che   si distinguono per il contenuto difensivo "minimizzante" e  per “ la captatio benevolentiae finale”  ( cfr. Giuseppe Tripodi,   L'invenzione del ribelle... op. cit. p. 151 e nota n. 7 ) . E' da notare che Giuseppe Tripodi non  menziona, anche se soltanto per contestarla,   la versione del ricorso di Misèfari citata da Pia Zanolli nel libro L’anarchico di Calabria, op.cit. sebbene fosse stata pubblicata molti anni prima della versione scoperta nell'archivio di Latina.

 - Lettera di Bruno Misèfari Il 4 marzo 1934 indirizzata all’On. Ministero dell’Interno.  Protesta di Bruno Misèfari per l’assillante sorveglianza del comando locale dei carabinieri "certamente non in disaccordo con le autorità locali"  subita quotidianamente a Davoli  da  lui e da Pia Zanolli  . (cfr. in Giuseppe Tripodi L'invenzione del ribelle    pp. 269-271 e in parte citata infra  questo post.) Questa lettera fu scritta o consegnata direttamente ( è una mia supposizione) al Ministero dell'Interno lo stesso giorno della dichiarazione di non esplicare più attività politica davanti al Questore Guido Leto (cfr. post BRUNO MISEFARI)

Lettera di Bruno Misèfari  il 31 maggio 1934  indirizzata all’ On. Ministero dell’Interno . Questa lettera  non si trova nel libro di Pia Zanolli, L’anarchico di Calabria, ma solo in  Giuseppe Tripodi L’invenzione del ribelle, op.cit. pp. 273-275. Comunque il contenuto non si differenzia dalle lettere precedenti.  Si tratta anche qui di una rimostranza contro i reiterati ostacoli frapposti da più fronti alla sua attività professionale. In particolare Misèfari denuncia le dannose interferenze mosse contro di lui   dalla Società Vetraria  Francese, "Saint Gobain",  detentrice  del "monopolio dell' importazione dei silicati in Italia" , giovandosi dell’appoggio indiretto delle complici autorità giudiziarie italiane ( in particolare della  Corte di Cassazione) e della persistenza dell’ opera di calunniatori e diffamatori , tra cui , " il più pericoloso" era     Placido Corigliano. ( Su questo losco personaggio, cfr.  Giuseppe Tripodi, L'invenzione del ribelle, op.cit. pp. 169-173 ).


- Relazione di Giuseppe Consolo, ispettore del Capo della polizia  Arturo Bocchini, sull’ industria di Davoli e sulla controversia Misèfari-Corigliano. 4 luglio 1934 (CPC).  Si tratta di un documento , trovato da Giuseppe Tripodi, consultando il Casellario Politico Centrale e pubblicato in L'invenzione del ribelle, op.cit. pp.276-287. Esso  non era, tuttavia, del tutto sconosciuto, in quanto Enzo Misèfari  aveva riassunto e commentato il suo contenuto nel  libro Bruno. Biografia di un ... op. cit. pp. 135-136, pubblicato nel 1989, dalla casa editrice anarchica, Zero in Condotta. Questa indagine ministeriale,  affidata all’ispettore Giuseppe Consolo, sotto la supervisione, se  ho capito bene, del capo della polizia, Arturo Bocchini, si distinse   nel ricostruire, in modo estremamente dettagliato, la storia delle ricerche minerarie  di  Bruno Misèfari , iniziate nel 1926 , sfruttando "le ricchezze del sottosuolo calabrese"  per giungere, infine,    agli ultimi importanti risultati ottenuti  nella zona di Davoli,  esposti alla II Mostra Nazionale di Strumenti Ottici a Firenze dal 20 maggio al 20 giugno 1934.  (cfr. Pia Zanolli Misefari, L'anarchico di Calabria... pp. 266-267,  Enzo Misèfari, Bruno ritratto di un ..., op. cit. pp 135-136  e Giuseppe Tripodi, L'invenzione del ribelle, op. cit. p. 177, 207 e 241).  Speciale attenzione nella relazione dell'ispettore Consolo  fu, poi,  riservata alle “insinuazioni calunniose e malevolenze” di Placido Corigliano a danno di Misèfari.   Dopo l'inchiesta, Corigliano fu    condannato  per calunnie e diffamazione al confino, ma  non ne fece neanche un giorno, perché la Commissione Provinciale per l'assegnazione al confino di polizia sospese il provvedimento per non gettare discredito sull’autorevole famiglia della moglie con ben due parenti, colonnelli. (cfr. Giuseppe Tripodi, L’invenzione del ribelle op, cit. pp. 182-183 ).  Per quanto riguardava, invece, "le oscure vie" praticate  dalla   "Saint Gobain" denunciate da Misèfari  l'inchiesta le ritenne possibili, ma non  perseguibili per la mancanza di  "elementi positivi di conferma" . Su questa cauta decisione influirono,  probabilmente,   data  la posizione di netto predominio di questa ditta francese all'interno della produzione vetraria  italiana, anche le connivenze "in alto-loco" ,  che non mancavano alla "Saint Gobain"  sia in ambito industriale che politico e giudiziario (vedi sopra).  In questa relazione si affrontava, anche,  il problema dell' anarchismo  di Bruno Misèfari, che pur se non veniva negato,  era presentato entro una prospettiva " ispirata ad ideologie  tolstoiane  di fratellanza umana e di riprovazione degli egoismi", che certamente Misèfari condivideva, già dai tempi della sua frequentazione, in Svizzera,  della famiglia  Zanolli,  ma che, comunque,  non esprimevano totalmente le aspirazioni libertarie e rivoluzionarie del suo pensiero, come d'altronde la polizia italiana ben sapeva.  ( Nota mia : non sono ancora riuscito a consultare, e forse non ci riuscirò mai se qualcuno non mi aiuta, l'articolo di Antonio Orlando, La corrispondenza di Errico Malatesta e Bruno Misefari in La  Città del Sole n. 9 settembre 1998 ) .  Anche il riferimento all’ influenza su Misèfari di  un sindacalismo rivoluzionario di fonte corridoniana non rifletteva  a pieno  la realtà. Infatti già dal 1914 Bruno Misèfari non condivise la scelta interventista di Filippo Corridoni, (1887-1915) anzi seguì, poi, quella totalmente opposta della diserzione. Le  idee e il passato rivoluzionario di Miséfari  passavano,  a mio parere, in seconda linea rispetto alla finalità primaria dell'inchiesta  e cioè l'accertamento della colpevolezza  del Corigliano,  che Misèfari aveva denunciato , sulla base di fondate imputazioni,  al ministero dell' Interno nella lettera del 31 maggio 1934 (vedi sopra)   seguita, se ho capito bene,  da  un "esposto al ministero  del 2 giugno 1934" , (cfr.  Giuseppe Tripodi in  L’invenzione del ribelle op, cit. p. 179 ). A mio parere,  contarono, anche, per il rapido avvio dell'indagine,  probabili sollecitazioni  del commendatore  Beniamino Chiaravalloti e di alcuni altri   sodali della "Società Davoli",  ai quali gli ostacoli frapposti, da più fronti,  all'attività professionale di Bruno Misèfari, nuocevano, in modo sensibile,  economicamente.    Nel libro,  L’anarchico di Calabria op.cit.  p. 275, Pia Zanolli ,  fornisce   una versione positiva  degli interventi di Beniamino Chiaravallotti a favore di Bruno: " Egli ( nota mia: Chiaravallotti) non ha solo interessi personali, vuole  contribuire, soprattutto,  a far fiorire l'agonizzante industria.  E' intelligente e buono, conosce a fondo uomini e cose, quindi sente il dovere di mettersi a fianco di questo ingegnere, disgraziato e, per di più, perseguitato ingiustamente." La giovane donna, tuttavia, non poté che constatare amaramente  come lo stesso giorno dell’annuncio della fase terminale della malattia di Bruno, la "Società Davoli”, comunicò  a Bruno il suo licenziamento. (Pia Zanolli Misefari, L’anarchico di Calabria op.cit.  p. 279)  . L’esito sostanzialmente  favorevole dell’inchiesta nei confronti di Bruno Misèfari, è definito da Tripodi  come " la ricompensa dell'abiurante". Secondo me, invece, almeno per quanto riguardava "l'opera nefasta" del Corigliano,  a cui , seppure tardivamente, si poneva una meritata fine,  può considerarsi, come un atto di dovuta ed  elementare  giustizia in aperto contrasto con l'ingiustizia  predominante  diffusa nel ventennio fascista,  che, poi, si manifestò, vistosamente, da lì a poco, con la revoca del provvedimento di confino del Corigliano. (vedi sopra). Lo stesso Tripodi ( in L'invenzione del ribelle, op. cit. p.182) nota, con disapprovazione,  la disparità di comportamento della Commissione Provinciale  per l'assegnazione al confino di polizia : assolutoria, di fatto, nei confronti  del calunniatore Corigliano e  "spietata" , verso Misèfari.  E' , da notare, inoltre, che il, presunto più che effettivo,  risultato positivo dell'inchiesta dell'ispettore Consolo, fu, comunque,  effimero in quanto non impedì   il proseguimento della vigilanza poliziesca ( cfr. post BRUNO MISEFARI) né il sorgere di una nuova  pesante controversia  industriale-finanziaria tra  Bruno Misèfari e il suo socio e finanziatore svizzero, Nino Spinner.

 

     -Vertenza stragiudiziale Spinner -Misefari

  Sulla  controversa  questione sorta tra  Bruno Misefari e John Spinner rinvio, per un primo approccio con l’argomento, a quanto scrisse Pia Zanolli nelle pagine  del libro, “ L’anarchico di Calabria ... ) :

- In un momento molto difficile sia politicamente, economicamente e anche fisicamente  di Bruno Misefari, appena tornato dal confine (cfr. post: BRUNO MISEFARI), Pia Misefari riuscì ad ottenere, per gli scavi di Davoli, un sovvenzionamento da un suo  ricco amico svizzero, Jonh  Spinner  dando come garanzia se stessa come erede universale di Bruno (cfr. Lettera di Pia Zanolli Misefari a Bruno, Reggio, 20 gennaio 1933 in L’anarchico di Calabria p. 261) – Nell’ affare si inserì , da lì a poco,  anche il benestante Bellarmino Chiaravallotti (cfr. Lettera di Bruno Misefari a Pia da Catanzaro, 8 aprile  1933 in L’anarchico di Calabria p. 264 ) –   Richiesta di Bruno Misefari a John Spinner di un ulteriore aiuto finanziario “per non essere battuti dalla concorrenza francese”. ( cfr. lettera di Bruno Misèfari da Davoli il 18 marzo 1934) - Inizio , durante l'estate del 1934 dell' incrinatura dei rapporti solidali tra Spinner e Misèfari e primi interrogativi sui motivi del mutato comportamento dell'industriale svizzero  (cfr. riflessioni di Pia Zanolli Misefari in L’anarchico di Calabria p. 267 ) - Conferma della rottura rivelatasi , poi, definitiva e sempre più conflittuale, del  rapporto tra i due soci ( ricordi di Pia Zanolli cfr. p. 269  e le lettere da Roma di Bruno Misefari a Pia Zanolli del 6 gennaio  1935 e del  9 marzo 1935 in L’anarchico di Calabria, pp. 270-271) - Accenno al risvolto giuridico della rottura di quel rapporto tramite  gli interventi a favore dello Spinner dell'avvocato svizzero Bernardo Greuter e del suo  "gruppetto" di avvocati e di consulenti vari,  senza però entrare nel merito ( cfr.  Lettera di Bruno Misefari a Pia del 15 marzo 1935) – Da notare,  comunque,  che, ancora,   non era del tutto esclusa la possibilità di trovare  un accordo con Spinner ( Lettera di Bruno Misefari a Pia del 7 luglio 1935 in L’anarchico di Calabria, p. 273) .   Nel libro L’invenzione del ribelle…, op. cit. pp. 185-199 e pp. 299-315, Giuseppe Tripodi  si sofferma minuziosamente sulla vertenza Misèfari - Spinner entro una prospettiva decisamente parziale  come si desume già dal titolo del capitolo : John  Spinner come Pinocchio: anatomia di una truffa.  Pur non volendomi addentrare, per le mie, ormai, invecchiate cognizioni giuridiche, su questo argomento, mi sembra, sia, comunque, da notare, una certa  discrepanza tra il Parere giuridico sulla situazione dell'azienda ing. Misefari in Davoli   dell'avv. Paserio e la  Lettera dell'avv. Paserio al Capo della Polizia Arturo Bocchini  del 27 gennaio 1935. Nel Parere giuridico..., l'avv. Enrico Paserio, rappresentante italiano dell'avv. svizzero Greuter, mi sembra più orientato a trovare un compromesso con la parte avversa ( Misèfari e Chiaravalloti) avendo escluso, se ho capito bene,   la responsabilità legale di Misèfari, " per sua colpa, dolo o abuso di facoltà ", nei confronti di Spinner , o quantomeno ritenendola legalmente contestabile da parte di Misefari " avanti al tribunale". ( cfr. Giuseppe Tripodi, L’invenzione del ribelle…, op. cit.  pp. 300-302).  Diverso è invece quanto traspare dalla Lettera dell' avv. Paserio al Capo della Polizia...,  dal contenuto assai più denigratorio nei confronti dell' avversario, che , però, per comprendere bene, dovrebbe essere raffrontata con un memoriale di Misefari, concordato con il Chiaravalloti, in cui erano lo Spinner e i suoi avvocati ad essere accusati  "di manovre per stroncare l'industria del quarzo della Calabria" tramite "  loschi intrighi e palesi minacce". Di questo documento consegnato al Capo della Polizia il 22 gennaio 1935 da inoltrare a Mussolini e  poi ,  senza autorizzazione, comunicato , appena qualche giorno dopo, da qualcuno,  se ho capito bene,  agente all'interno della Pubblica Sicurezza, rimasto sconosciuto,  agli avvocati Del Vecchio e Paserionon si conosce, sinora, a detta di Tripodi,  che fine abbia fatto. Rimane, comunque, l'indignata lettera del comm. Chiaravalloti al Capo della Polizia in cui si denunciava come " gravissimo fatto" che un "documento d'ufficio" ( il memoriale di Misefari) fosse stato trasmesso indebitamente ai suoi avversari. ( cfr. Giuseppe Tripodi, L’invenzione del ribelle…, op. cit.  pp. 196-198). Non risulta chiaro, poi, dalla lettura delle fonti di cui dispongo, come si concluse quella  vertenza, ma, mi sembra  che  il confronto in tribunale che era stato annunciato  per il 13 febbraio 1935 non ebbe luogo . Nel luglio 1935, quando si costituì  la  nuova “ Davoli”  Società Anonima  Sfruttamento Silicati Italiani “SASSI” ,  Spinner non ne volle far  parte e secondo Pia Zanolli influì, probabilmente, su questa sua decisione, così come già prima sulla rottura  del rapporto dello Spinner con Misèfari,  il potente trust vetrario del Nord, la  "Saint Gobain", (nota mia: credo che  ad essa  si riferisca Pia Zanolli con l'espressione "i francesi" con il loro "trust") ostile, in quegli anni,  alla diffusione di autonome "industrie della silice calabrese" . (cfr. Riflessioni finali di Pia Zanolli Misefari, in L'anarchico di Calabria..., op.cit. p. 275). L’ ipotesi di un legame tra il finanziatore Spinner e la Saint Gobain è sostenuta anche da Enzo Misefari, nel suo libro, Bruno biografia di un fratello,  op. cit.p. 137).

  Conclusione: A partire dall’ ascesa al potere del fascismo mi sembra che risulti evidente   come in un crescendo progressivo del consolidarsi del regime fascista Bruno Misèfari, dovendo rinunciare a un’ attività politica alla luce del sole,  si sia sempre più impegnato in una resistenza, per quanto possibile,  attiva   contro l’opprimente incombenza quotidiana poliziesca nella sua vita privata e professionale e contro i suoi avversari, che egli chiama  "camorristi ammantati di industrialismo" che lo volevano defraudare del suo "annoso lavoro" di appassionato scopritore di giacimenti minerari e di direttore tecnico degli scavi. Il suo stato d'animo  è ben espresso in una lettera  a Pia non molto tempo prima di morire. (cfr. brano)

Brano da commentare:  “ ... Sono stanco , ma non domo. Ho la febbre della lotta. Mi duole solo che debba sprecare le mie energie per questioni in cui non c’è luce d’ ideale. Ma debbo sprecarle, per conservazione e per istinto guerriero…” ( Lettera di Bruno Misèfari  a Pia il 15 marzo 1935, Roma)

Bibliografia: Pia Zanolli Misèfari, L’anarchico di Calabria. La grande esperienza di una vita intera con  Bruno Misèfari. La Nuova Italia, 1972 p. 272 

NOTA:   Queste mie considerazioni personali sulla vita di Bruno e Pia Misèfari e in particolare sugli anni da loro vissuti, in Italia, durante la dittatura fascista sono state motivate anche dalle riflessioni, di Natale Musarra, nell’ articolo pubblicato Un servizio al buon Misefari pubblicato su Umanità Nova il 17 aprile 2021. Anche io,  come lui,  sono del parere che non sia bene seguire “ la strada del silenzio” nei confronti  “di chi getta fango sulla nostra storia e sui nostri più sperimentati militanti”. Mi ha fatto riflettere anche l’osservazione di Tripodi su chi come me  non ha ancora capito “ cosa significa scrivere storia anche attraverso i documenti” .  Ammetto che quanto ho scritto in questo blog su Bruno Misefari  e Pia Zanolli Misefari è stato dettato, oltre che dalla ricerca, per quanto mi è stato possibile,  della "verità storica",   dall’ empatia  che provo nei loro confronti  e per le loro esperienze di vita.  Questo  d’altronde vale per ogni  anarchic*, che ho inserito in “cretastorie”.

 Lo stesso tipo, più o meno, di empatia, che Giuseppe Tripodi, nel suo scritto autobiografico, Minima personaliami sembra provare  nei confronti dello stalinista Vittorio Vidali, noto, tra l’ altro,  per le sue ingiuriose calunnie contro gli anarchici. (cfr. brano da commentare): 

 Brano da commentare: “ E, a proposito di impegno politico di quel periodo, non posso non ricordare la commossa stretta della mano mutilata di Vittorio Vidali, comandante delle Brigate Internazionali nella guerra civile spagnola, nella conferenza veneziana sul significato della Resistenza cui io e Maria ci eravamo presentati dopo un’ abbondante colazione a base di cannoli siciliani.” (Giuseppe Tripodi, Minima Personalia…)

Bibliografia: Giuseppe Tripodi, Minima Personalia in “Annali del Liceo Classico Amedeo di Savoia”, XXIII- 2010 p. 33 in  http://www.liceoclassicotivoli.eu/Liceo_resources/pubblicazioni/ALCAST_2010.pdf ) .

 Sulle “falsità di ogni genere, bluffismo smaccato e dimenticanze interessate “ di Vittorio Vidali sul comportamento degli anarchici durante la rivoluzione sociale spagnola, cfr. in questo blog,   PIO TURRONI infra post VOLONTARI ANARCHICI ITALIANI IN SPAGNA (1).

 

Concludo ricordando la  promozione del libro di Tripodi,  in importanti sedi politiche e culturali calabresi , con il sostegno, se ho capito bene,  anche dell' ANPI provinciale :

REGGIO CALABRIA

 Martedì  1 settembre 2020  alle ore   21, 15 allo Spazio Open la presentazione, in prima nazionale, del libro  di Giuseppe Tripodi, “L’invenzione ribelle Vita tortuosa di Bruno Misefari (1892-1936), cosiddetto «anarchico di Calabria»  Città del Sole Edizioni”. Interventi di Claudio Cavaliere, sociologo e scrittore,  Sandro Vitale, presidente  ANPI   provinciale, Franco Arcidiaco editore e l’autore.

LAMEZIA TERME

 "L'invenzione del ribelle, Vita tortuosa di Bruno Misefari cosiddetto ‘anarchico di Calabria” di Giuseppe Tripodi,  Città del sole edizioni sarà presentato il 18 marzo 2022 presso la Libreria Tavella. L’ incontro è promosso dal Civico Trame in collaborazione con la Libreria Tavella, Sistema Bibliotecario e Cuore Cantastorie. Moderatore: Claudio Cavaliere.  Interventi di Laura Provenzano e Franco Arcidiaco. Francesca Prestia canta "Calabria di lotta e di anarchia in tre ballate".

 

NOTA: Mi chiedo se ci sia davvero da essere fieri da parte degli organizzatori di questi incontri per la loro ripetuta azione di discredito messa in atto contro Bruno Misefari e ancor più contro la sua compagna Pia Zanolli sulla base di una lettura, quella sì veramente tortuosa, di documenti, per la maggior parte, tutt’altro che inediti prima delle cosiddette "scoperte" di Tripodi.

 


 

 

 




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