sabato 30 aprile 2011

ANARCHICINI: GIOVANNA CALEFFI BERNERI ( 1897-1962), CESARE ZACCARIA (1897-1961); MARIA LUISA BERNERI (1918- 1949); GILIANA BERNERI ( 1919-1998)

                                                                               


GIOVANNA CALEFFI BERNERI ( 1897-1962)  Nata a Gualtieri ( Reggio Emilia ) . Suo padre, contadino, emigrò con il suo figlio più grande negli Stati Uniti , per lavorare e  assicurare un certo benessere al resto della famiglia rimasta  a Gualtieri.   Giovanna Caleffi studiò  a Reggio Emilia,  e, preso il diploma di  maestra elementare nel 1915, iniziò subito ad insegnare nelle scuole elementari dei  paesi.  della provincia di Reggio Emilia. Frequentando circoli socialisti  Giovanna conobbe ADALGISA FOCHI   (1865-1957),  scrittrice e madre di Camillo Berneri e tramite lei, che fu tra l'altro, anche una sua insegnante,   i due giovani si  conobbero , si amarono e si sposarono nel 1917. 
Brano da commentare: “   Così quando a 17 anni (Camillo) intrecciò un idillio con una bruna signorina che aveva sei anni più di lui, idillio che ebbe  durata brevissima, non mi stupii. All’idillio rotto bruscamente da lei che sposò quasi subito un uomo maturo, un negoziante, seguì un periodo cupo. […]  Sentii la ripercussione del suo dolore e mi proposi di salvarlo. Tanto feci che poco dopo fu guarito, riprese interesse alla vita.  Si invaghì di quella (Giovanna  Caleffi) che divenne sua moglie. Avevano entrambi diciannove anni e qualche mese. L’avevo avuta tra le migliori allieve della scuola magistrale di Reggio. La trovai così intelligente, brava ed assennata e per giunta bella e sana  che la battezzai “ Minervina”. Non volevo rimanere a Reggio, chiesi il trasferimento per una città vicino a una università, mi fu assegnata Arezzo. Lontano dalla sua amata ( Giovanna) , Camillo era triste e mi parve che deperisse. Senza consultare nessuno strappai anzitutto a mio marito il consenso per il figlio minorenne al matrimonio . [….] Il mio cuore palpitava di gioia, perché assicuravo a mio figlio ciò che non era stata per me che un sogno: la felicità!” ( Adalgisa Fochi, Con te figlio mio! )
 Bibliografia: in Stefano D’ Errico, Anarchismo e politica nel problemismo e nella critica all’anarchismo del ventesimo secolo. Il  “programma minimo” dei libertari del terzo millennio. Rilettura antologica e biografica di Camillo Berneri, Mimesis, 2007 , p. 517-518 e cfr. anche Francisco Madrid Santos, Camillo Berneri. Un anarchico italiano (1897-1937)  op.cit. p. 77 n. 20
        
   
                                             
  Giovanna Caleffi,   dopo  la nascita di due bambine,  Maria Luisa  (chiamata in famiglia , Malù) e Giliana, lasciò l'insegnamento nelle scuole elementari,  e  condivise  , dando a lui  tutto l’appoggio possibile , la tumultuosa   esistenza  di Camillo,  attraversata da  dolorosi  eventi :   la guerra,  il dopoguerra ,  l’ascesa al potere del fascismo, l' esilio in Francia sino alla  morte di Camillo durante la rivoluzione sociale spagnola .     (  cfr.  brano)
Brano da commentare:  “ Ero diventata anarchica, accettando di unirmi a Camillo? No, certamente, ma una donna è sempre pronta ad accettare le idee dell’uomo che ama e probabilmente per quel sentimento di devozione che è raro trovare negli uomini. Poi stimavo molto Camillo e quindi anche le sue idee […] “ Nei  primi anni della nostra unione , il prof. Salvemini […] chiese a Camillo se anch’io ero anarchica. Camillo rispose “ Non è anarchica nel senso di essere una militante, però accetta le mie idee e le condivide in gran parte”. Salvemini rispose “ Per fortuna , perché se c’è qualcuno che rompe i piatti, bisogna che l’altro li incolli”. Ed è stata questa la mia funzione presso Camillo
 Bibliografia:  in  Claudio Venza, Compagne devote. Le donne della  famiglia Berneri nell’esilio francese (1926-1940) in  Deportate, esuli, profughe. Rivista telematica di studi sulla memoria femminile,  n. 8 , 2008 , p. 71
                                                                           
 Durante il periodo dell'esilio in Francia su consiglio di Louis LecoinGiovanna Caleffi Berneri aprì, a Saint-Maur-des Fossés nella periferia di  Parigi,  una drogheria, che divenne , tra l’ altro, un rifugio e centro d’incontro per i compagni all’estero.  Dati i numerosi arresti ,  fermi , espulsioni,  di Camillo Berneri da parte della polizia del paese  , in cui, momentaneamente , risiedeva,  che si aggiungeva alla persecuzione sistematica attivata contro di lui dall’OVRA (Opera di Vigilanza e Repressione Antifascista)  fu  Giovanna  Caleffi a provvedere ai bisogni familiari della famiglia e a crescere , con  l’aiuto della mamma di Camillo, ADALGISA FOCHI (1865-1957)  le bambine ( cfr. brano )
Brano da commentare : “ Mai feci pressioni su di lui per la minima rinuncia alle sue idee, però sentivo la responsabilità della famiglia ed ho fatto di tutto perché le mie figlie non soffrissero troppo, né moralmente né  materialmente, delle persecuzioni contro il padre, della situazione economica in cui ci trovavamo, data la vita randagia che Camillo condusse dal 1920 fino alla sua morte”.  ( Archivio  Famiglia Berneri, scatola  238 pp. 1-2)
Bibliografia:  in  Claudio Venza, Compagne devote. Le donne della ........ , op. cit.  p. 71
 Il medesimo atteggiamento di complicità nei confronti della vita avventurosa e tormentata di Camillo Berneri lo si trova nelle sue due bambine , Maria Luisa e Giliana, così come l’accettazione, certo, sofferta, delle sue prolungata assenze in famiglia a causa di un ideale che, poi,  entrambe , col pensiero e con l’azione, condivisero con lui già dall’età dell’adolescenza. (cfr. brano)
Brano da commentare :  Giliana effondeva da bambina la sua tenerezza per lui. (…) la piccina disegnò una cella, sotto la finestra scrisse: “” Senza inferriata” e sulla porta “ senza catenacci”. Poi nel mezzo tracciò un cerchio (…) con la scritta “ Il sole che rischiara il mio cuore” (…) Tu mi hai detto che, secondo te, non ti dovremmo amare, perché ci hai fatto soffrire, ma al contrario , ogni pena che ci dai è un nuovo amore  per te” Maria Luisa scrisse al babbo: “ Abbiamo fatto merenda nei campi. Mentre giocavamo mi rimproveravo di divertirmi, mentre tu ti trovi in prigione “ ( Adalgisa Fochi,  Con te, figlio mio!)   
Bibliografia:  in Stefano D’ Errico, Anarchismo e politica nel problemismo e nella critica all’anarchismo del ventesimo secolo. Il  “programma minimo” dei libertari del terzo millennio. Rilettura antologica e biografica di Camillo Berneri, Mimesis, 2007 , p. 512          
     In questo periodo, Giovanna Caleffi Berneri fu, comunque,   sempre ,   perfettamente consapevole che  la sua drammatica   condizione di  vita,  era vissuta, durante il regime fascista,   da altre numerose donne: madri, spose, figlie di perseguitati antifascisti (cfr. brano) 
Brano da commentare:  “ La letteratura antifascista dà un’idea, sia pure inadeguata, dei sacrifici, delle sofferenze e della vita difficile che incontrarono coloro che combatterono tenacemente e coraggiosamente contro il regime fascista. Protagonisti di quelle vicende, qualche volta tragiche, furono generalmente degli uomini. Ma vicino ad essi vi erano altrettante famiglie che subirono le conseguenze degli atti repressivi, che si videro isolate e spesso umiliate. Molte madri che erano prossime alla conclusione della loro vita, avevano i figli in carcere o in esilio, molte spose si trovavano nelle stesse condizioni ed i ragazzi all’età dei giochi e della spensieratezza, provavano l’incubo delle perquisizioni notturne e imparavano che cosa  significava confino, espatrio clandestino, esilio, carcere.” ( estratto della recensione  di Giovanna Berneri del libro Lettere ad Ernesto,  scritto da Elide Rossi )
Bibliografia:  in  Claudio Venza, Compagne devote. Le donne della ........ , op. cit.  p. 74
                                                                                
MADRE E FIGLIE
  Nel 1937 nella penultima lettera indirizzata a Camillo Berneri   Giovanna  Caleffi     comunicò al suo marito e compagno  che essa, con meritata soddisfazione,  sentiva  di avere ormai portato a buon fine  la crescita e l’educazione   delle sue giovani figlie , Maria Luisa di  19 anni  e Giliana di 18 e di sentirsi pertanto " ringiovanita" e  più libera in futuro di realizzare se stessa (primo brano) e nell'ultima lettera, quando già apparivano sui giornali francesi le notizie sugli scontri tra gli stalinisti e gli anarchici, traspare il suo grande interesse verso l'attività di giornalista e di saggista del suo compagno e di come non si astenesse affatto a fornire  la sua personale valutazione (secondo brano). Come è noto, purtroppo,  Camillo Berneri non le ricevette mai. 

Brani da commentare:  1) "... Come vedi evado, il più possibile, dal mio lavoro tanto che sono diventata una cattiva  epiciére . Ma non me ne importa proprio niente.    Ormai le nostre figlie non hanno quasi  più bisogno di me, e a me l’avvenire non ha mai fatto paura. Ciò che mi consola, del mio sacrificio di questi lunghi anni, è il fatto che le bambine hanno potuto avere un’istruzione che non avrebbero potuto avere altrimenti. Ora mi sento abbrutita, ma non me ne importa. Posso ancora riprendermi un po’. Sono contenta di sentirmi le mie figlie intellettualmente superiori e moralmente vicine.”  Il mio amore per loro non è mai stato cieco e non mi ha mai impedito di rendermi utile, quasi quotidianamente, a chi era nel bisogno.  Come  vedi, oggi, mi sento soddisfatta, e quando si è soddisfatti non si può essere tristi. ..." ( lettera di Giovanna Berneri  a Camillo il 6 maggio 1937) 2) "Ho riletta la lettera scritta ieri e sono stata lì lì per non mandartela. Mi pare che tu debba pensare che è scritta con una certa leggerezza. Certo che oggi non sono nelle stesse condizioni di spirito di ieri  causa le notizie dei giornali. Ti prego di  più possibile, sia pure brevemente. Ho letto il tuo articolo sull' Adunata e sto leggendo quello sul Marocco. Tutti e due sono ben documentati e in ciò sta il valore di questo genere di articoli. Quello sul Marocco si presenta poi bene è uno scritto che valorizza il giornale. Con Tommasini abbiamo parlato tanto di te in un modo che, se tu avessi sentito, ti avrebbe flatté. ( lettera di Giovanna Berneri il 7 maggio 1937)
Bibliografia: Primo e secondo brano in  Camillo Berneri, Epistolario inedito, volume secondo,  Archivio Famiglia Berneri, Pistoia , 1984, p. 244-245. Cfr. anche  Claudio Venza, Compagne devote. Le donne della ........ , op. cit.  p. 73
                                                                                 
ANCORA UNITI

         
Quando  Giovanna Caleffi Berneri ricevette la notizia della morte del marito, assassinato, durante le giornate di maggio del 1937 , dagli stalinisti,   si recò immediatamente a Barcellona con la figlia Maria Luisa in tempo per partecipare ai funerali di Camillo.   A partire da questo tragico evento, decise, essendo ormai le  figlie  cresciute  ,   di dedicarsi a tempo pieno alla realizzazione delle idee  per le quali Camillo era morto. (cfr. brano)
Brano da commentare:  “  Fino alla morte  di Camillo io ho sentito per l'anarchia quella simpatia che derivava dal fatto che Camillo che amavo e stimavo  e trovavo così coerente in tutte le sue idee, era anarchico.  I doveri di mamma e il lavoro per guadagnare da vivere per tutta la famiglia  non mi permettevano di prendere una maggiore conoscenza delle idee anarchiche, di leggere, di partecipare a riunioni, ecc. ecc. Il dolore per la perdita di Camillo, mi spinse ad abbracciare le sue idee .  Era un modo per non perderlo, era il modo per sentirmi accettata dalla famiglia anarchica. E la mia opera di assistenza […] si intensificò. Mi sostituii a Camillo  nella corrispondenza con i compagni d’ America che si servirono sin d’allora di me per la distribuzione di denaro alle iniziative anarchiche […] L’evasione di Bonomini venne concepita e combinata a casa nostra e  collaborò egregiamente G. [Giliana] e poi […] fui vicina ai compagni che, reduci dalla Spagna, finivano nei tristi campi di concentramento “ (   Giovanna Caleffi Berneri, Note autobiografiche indirizzate a Ugo Fedeli
Bibliografia:  Giovanna Caleffi Berneri, Un seme sotto la neve. Carteggi e scritti. Dall'antifascismo in esilio alla sinistra eretica del dopoguerra (1937-1962) Cura e introduzione di Carlo De maria,  Biblioteca Panizzi, Archivio Famiglia Berneri - Aurelio Chessa,  2010, pp. XXXII -XXXIII. Cfr. anche   Claudio Venza, Compagne devote. Le donne della  famiglia Berneri nell’esilio francese (1926-1940) in  Deportate, esuli, profughe. Rivista telematica di studi sulla memoria femminile,  n. 8 , 2008 , p. 71-72
 Tornata a Parigi , si impegnò attivamente  nel movimento , dedicandosi soprattutto al soccorso dei profughi provenienti dalla Spagna rinchiusi in condizioni disumane nei campi di concentramento  francesi, e volendo  perpetuare la memoria di Camillo ,  creò  a Parigi il “Comitato Camillo Berneri e nel  1938 curò l’edizione della raccolta antologica  di testi del marito  con il titolo“ Pensieri e battaglie” e con la prefazione di Emma Goldman. . Durante l’occupazione della Francia, nel 1941, fu arrestata, su indicazione del consolato italiano,  dai nazisti e deportata  in Germania. Successivamente fu rimandata in Italia e confinata  in provincia di Avellino.
                                                                         
GIOVANNA CALEFFI BERNERI E CESARE ZACCCARIA
Dopo la liberazione si trasferì a Napoli, dove si legò sentimentalmente  all’anarchico  di tendenze liberali e crociane, CESARE ZACCARIA ( 1897-1961)  amico di  Camillo Berneri , che era riuscito a sopravvivere al fascismo mantenendo un  certo spirito critico e antiautoritario. Il suo lavoro di consulente tecnico navale gli permise frequenti viaggi all’estero e, pertanto, di avere un qualche contatto con amici esuli dall' Italia. Nel 1944 diresse  La rivoluzione libertaria ,  giornale dei gruppi libertari dell’Italia  Meridionale, a cui collaborò anche  Giovanna Caleffi Berneri .  Dopo quest'esperienza   Giovanna Caleffi  Berneri  e Cesare Zaccaria fondarono  la rivista “Volontà ", che durò, dopo la morte di Giovanna Berneri nel 1962  sino  al 1996. e in cui si affrontavano problemi e temi numerosi temi, sotto più aspetti innovatori,  come quelli inerenti alla  politicizzazione della vita quotidiana, all' emancipazione della donna, al controllo delle nascite , all'educazione sessuale, a  una riforma scolastica in senso libertario e decentralizzato , ecc. ,   trattati molto raramente nelle riviste politiche , anche di sinistra, di quegli anni e  che qualche decennio dopo  divennero, anche  grazie ai movimenti  libertari giovanili e proletari degli anni sessanta e settanta, almeno a livello teorico,  un patrimonio collettivo  di tutta la società.
Brano da commentare:  “ Intendiamo riesaminare i classici dell’anarchismo, da Godwin a Tucker, da Proudhon a Kropotkin da Bakunin a Tolstoi, per abbandonare le pagine caduche e ripeterne e collegarne le pagine eterne- ritrovando nella diversità loro la vitalità molteplice dell’anarchismo, che permane non ostante i necessari contrasti. […] Intendiamo infine riprendere senza  genericità la critica anarchica alle forme attuali della vita individuale e sociale. Derivarne idee chiare e volontà concrete per la famiglia libera; per la indipendenza della donna e la sua parità sociale; per il controllo delle nascite; per nuovi avvii societari delle scuole di ogni grado; per far strada ad una morale senza idee di premio e di castigo; per la creazione del massimo di associazioni; per una socializzazione che non neghi passando per lo Stato i suoi stessi scopi e liberi i servi del salariato e ricrei l’amore al lavoro – per gli infiniti problemi d’oggi che son direttamente vivi e che s’avviano a soluzioni non fittizie  soltanto ove non susciti la volontà dell’ anti-Governo, sola via vera per ciò che si dice autogoverno ( da “Programma di lavoro per la rivistaVolontà   (1946) 
Bibliografia:   ho trovato  questo  brano in  Volonta n. 1 1976 p. 9 e p. 12
 Il rapporto, durato circa 15 anni,  tra Giovanna Caleffi Berneri e la rivista Volontà di cui fu una delle fondatrici, direttrice e redattrice principale è stato molto stretto e sotto un certo aspetto,  se ho capito bene quanto scrive Giorgio Sacchetti sul ruolo svolto all’interno della rivista dalla Berneri , quasi simbiotico. ( cfr. brano)

Brano da commentare  : “ … Lo spoglio della rivista , dalla fondazione fino alla scomparsa della sua redattrice principale [nota mia: Giovanna Caleffi Berneri ] è il necessario punto di partenza dell’indagine.  […]  A tutta prima è facile verificare l’eccezionale sovrabbondanza dei materiali. Perché in quei tre lustri che la Berneri trascorre alla direzione effettiva  della rivista ci sono 148 numeri (fra cui alcuni doppi e qualcuno addirittura triplo) all’interno dei quali si possono ricavare tutti i saggi che sono da lei firmati. Ma non è tanto questo il punto perché chi ha fondato una rivista, chi la dirige, chi numero per numero la confeziona, chi tiene le relazioni redazionali, ecc. in qualche modo interviene su tutto l’assetto della rivista. Pder cui , nella realtà, si rende necessario compulsare l'intera collezione nell'arco temporale considerato.  Salvo errori od omissioni si sono contati 320 saggi e articoli, o firmati o siglati o comunque riconducibili senz’altro al contributo di Giovanna Caleffi  Berneri . Fra l'altro non siamo stati in grado di stabilire motivazioni plausibili sulle diversificazioni delle firme, forse del tutto causali. Poi ci sono tutti i redazionali e gli articoli a firma congiunta.   I saggi veri e propri sono 135, sui quali si cercherà di costruire una sorta di table de matiére .  Un originale approccio sulle fonti a stampa può essere quello di basarsi sulle parti secondarie dei giornali, parti che in genere vengono pochissimo frequentate dagli studiosi. Eppure talvolta, esse sono capaci di fornirci informazioni sorprendenti, come appunto  nel caso delle recensioni che la Caleffi scrive su “Volontà”. Recensioni che – ma questo è un discorso generalmente valido – ci danno più informazioni sul  recensore che sul libro.  Già vedendo i volumi che vengono recensiti, ci facciamo un’idea degli orizzonti culturali, mentali … e dei titoli che il recensore tiene sul proprio comodino. Si possono così cogliere gli elementi più suggestivi e significativi al fine di stabilire un nesso con il vissuto della redattrice.” ( Giorgio Sacchetti, Giovanna Caleffi  Berneri , redattrice di “Volontà” ……..)

 Bibliografia: Giorgio Sacchetti, Giovanna Caleffi Berneri redattrice di “Volontà” . Lineamenti di un contributo teorico (1946-1962) in Giovanna Caleffi Berneri e la cultura eretica di sinistra nel secondo dopoguerra. Giornata di studi Reggio emilia, 22 novembre 2008, a cura di Fiamma Chessa, Reggio Emilia, Biblioteca Panizzi /Archivio Famiglia Berneri- Aurelio Chessa , 2012 pp.70-71. Per chi ha già acquistato e letto questo testo è superfluo e inutilmente dispendioso, e lo dico per amara esperienza personale, leggere  il saggio  breve dedicato a Giovanna Caleffi Berneri contenuto nel libro di Giorgio Sacchetti, Eretiche. Il Novecento di Maria Luisa Berneri e Giovanna Caleffi, Biblion 2017, ove l’autore si limita a riproporrlo tale quale.
Importante è anche  l' opuscolo  Società senza Stato (1946)  , scritto dalla Berneri e da Zaccaria , in cui, tra l’altro , vengono   esposti  i “modi  di  azione “ finalizzati alla realizzazione degli  obiettivi prefissi. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Per promuovere  l’azione sociale nelle direzioni che abbiamo così sommariamente accennate, noi anarchici, ci sforziamo di compiere , giorno per giorno, in tutti gli ambienti , un’opera educativa che giunga quanto più profondo è possibile. L’anarchismo non è l’utopistico sognare “fini” immaginari, nuove forme sociali secondo i facili schemi intellettuali dei politici. Anzi è essenzialmente un “metodo” per la vita quotidiana . E’ l’orientamento della vita quotidiana – nel lavoro, nella discussione, nel pensiero, nell’amore, nell’amicizia, nella lotta, in tutte le molteplici attività che fan la giornata umana – in senso decisamente libertario. Quindi noi siamo , per temperamento, soprattutto degli educatori […]  Vogliamo educare perché abbiamo in noi stessi esperienza della possibilità di educare.  Ma non ci nascondiamo che non per quella via si potrà giuingere a vere costruzioni di libertà. L’ambiente forma l’uomo allo stesso modo che l’uomo forma l’ambiente. Perché l’opera creativa dell’uomo possa svolgersi occorre quindi alterare radicalmente le condizioni presenti della vita sociale. E su questa strada si erge, ostacolo immane, lo Stato, nell’azione del quale tutte le resistenze si sommano contro il quale nulla di decisivo è possibile se non per via della rivoluzione. Perciò siamo , radicalmente ,dei rivoluzionari: anche quando ci poniamo come educatori. ….”   ( Giovanna Berneri-Cesare Zaccaria,   Società senza Stato,  , 1946)
Bibliografia: Giovanna Berneri-Cesare Zaccaria,   Società senza Stato,     RL, Napoli1946 , pp. 36-37

Nel 1948   Giovanna Berneri Caleffi e  Cesare Zaccaria pubblicarono  l’ opuscolo  Il controllo delle nascite. Mezzi pratici per avere figli solo quando si vogliono,    Edizioni RL, Napoli  .  Per l’articolo fascista  533 del codice penale, che prescriveva  il reato di propaganda contro la  procreazione  Giovanna Caleffi Berneri e Cesare Zaccaria furono processati , ma furono  assolti  con formula piena.  Prima ancora dell'assoluzione Giovanna Berneri e Cesare Zaccaria motivarono i fini che essi si prefiggevano subendo un processo, che da tutti i punti di vista,  rivelava chiaramente  l'autoritarismo e la fanatica e retrogada  ideologia   dei loro avversari . (cfr. brano)

Brano da commentare: “ Crediamo di dovere ai nostri lettori qualche notizia in merito al processo in corso contro di noi per il noto opuscolo Il controllo delle nascite  . Non certo per atteggiarci a vittime : ci vuole ben altro. Né per dare l’impressione che  intendiamo diventare “ specialisti “ assicuriamo che non abbiamo mai venduto tamponi . Ma perché l’occasione del processo, ed i molti consensi che esso suscita, valgono a dimostrare che non abbiamo sbagliato agitando anche in questo settore le stagnanti acque della società italiana mortificata di conformismo fascista e comunista e cattolica, al punto che spesso perfino ciò che par moto di novità si riduce a ricerca di nuovi conformismi.   […]  In  molte lettere , amici ed ignoti ,hanno voluto esprimerci la loro solidarietà . Ne pubblichiamo qualche estratto .  […]  Primo:molta gente in Italia non sapeva che la gran parte delle leggi fasciste – tra cui le leggi demografiche, le leggi corporative, le leggi clericali, ecc. – sono tuttora in pieno vigore di applicazione nell’Italia repubblicana e cosiddetta antifascista.  […] Secondo: molta gente comincia anche ad accorgersi che a lato della legge fascista, a lato  de La Legge, vige in Italia – sotto l’egida della costituzione clerico-repubblicana – una morale gesuitica impastata di ipocrisia, la morale per cui i ricchi usano gli antifecondativi, ma lo proibiscono  ai poveri perché  “vogliono salvare la loro anima “, la morale per cui parlare di sesso è consentito solo in latino ai confessori (od ai libri pornografici in edizioni privilegiate ) la morale per cui tutto è lecito al buio , ma nulla è lecito al sole. Molta gente sta aprendo gli occhi , con l’occasione del nostro processetto; leggendo il nostro opuscolo. Ed è un altro benefico effetto che fa pensare. Insomma, noi siamo lieti di averlo scritto, quell’opuscolo. […] Intanto ci faremo fare il processo – che è chiamato per il 19 luglio. Un avvocato illustre, Mattia Limoncelli, s’è offerto per difenderci: e gliene siamo tanto grati. Tanta gente per bene, tanti cari amici – Salvemini primo – ci incoraggiano. Non a batterci per essere assolti. A batterci perché il problema del “controllo delle nascite” abbia in Italia, in questa Italia tuttora sorda e grigia come la voleva Mussolini e come la vogliono i Gesuiti d’ogni colore, la risonanza che deve avere. V’ è in questi fremiti, che accomunano giovani e  vecchi, una volontà d’ altra aria, che a noi pare preparazione di tempi migliori. Chi è del nostro parere , ci aiuti . “ ( Giovanna Caleffi Berneri e Cesare Zaccaria, Controllo delle nascite in Volontà a. I I I n. 12, 15, 6, 1949, pp. 661-662)
 Bibliografia:  Giovanna Caleffi Berneri, Un seme sotto la neve. Carteggi e scritti. Dall'antifascismo in esilio alla sinistra eretica del dopoguerra (1937-1962) Cura e introduzione di Carlo De maria,  Biblioteca Panizzi, Archivio Famiglia Berneri - Aurelio Chessa,  2010, pp. 344-345

 Eppure, nonostante l'assoluzione,  anche negli anni successivi dovettero subire  su iniziative  di organizzazioni cattoliche , tra cui l’ Azione cattolica ,  sequestri dell’opuscolo e un altro processo.  Esso si svolse  a Milano nel 1955, dove  era apparsa da poco  la seconda edizione di " Il controllo delle nascite...  pubblicata  dall ‘ AIED ( Associazione italiana di educazione demografica ).   Numerosi furono gli intellettuali italiani, tra cui Gaetano  Salvemini, che scrisse una prefazione al testo, Ignazio Silone, Ernesto Rossi, Anna Garofalo ed altri, che si  mobilitarono  a favore dei due imputati.  
In concomitanza con questo ultimo processo , nel dicembre del 1954,  Giovanna Caleffi, riassunse,  alla fine di un articolo pubblicato su Volontà,  la sua concezione del “controllo delle nascite”. (cfr. brano)
Brano da commentare:  “  Il problema di una sana educazione demografica, per il nostro paese, dopo le assurdità del  ventennio fascista , conosce oggi una certa  attualità e  viene discusso sulla grande stampa, su quotidiani e settimanali di diverso colore politico. Mentre nel 1947 eravamo completamente soli a sostenere la necessità di un intelligente controllo delle nascite – e per  quella nostra attività ci buscammo un  processo al Tribunale di Napoli che si concluse con una piena assoluzione  - oggi l’argomento interessa diversi ambienti, medici, sociologi, chiunque è convinto che è urgente mettere un riparo all’eccessivo incremento della nostra popolazione. […]  E’ arcinoto che sotto l’era mussoliniana la denatalità  era considerata come un fattore di decadenza per una nazione. […] Tutti sanno dove sboccò la politica del “numero è potenza” : intervento italiano nella guerra civile spagnola, guerra in Etiopia e catastrofe finale, la guerra mondiale  che ci liberò sì di un Impero  che aveva avuto una vita così breve, ma ci lasciò un’Italia in rovine e un popolo impoverito fisicamente e moralmente.  I nuovi governanti avrebbero avuto del buon lavoro da compiere, se avessero voluto rimaner fedeli al loro antifascismo e allo spirito di “resistenza” che aveva animato molti di loro, durante il fascismo e la guerra. […] Niente fu fatto in questo senso. Tutti gli sforzi dei “capi” sia di governo, che di partito e di organizzazione – furono  diretti a mantenere in piedi il più possibile di quello che essi ereditavano da un regime che pur avevano combattuto e a cercare con una bella veste – la Costituzione- di nascondere tutti gli orrori e le vergogne del passato. Così esercito, polizia , tribunali, burocrazia, corporazioni continuarono ad operare come per il passato. E la Chiesa continuò ad essere uno Stato nello Stato, grazie all’inserzione dell’art. /  nella nuova  Costituzione  (inserzione voluta anche dai comunisti)  e la Giustizia continuò ad essere distribuita secondo il codice fascista Rocco. Non c’è quindi da stupirsi che dopo sei anni di regime repubblicano la legislazione sulla famiglia sia ancora quella fascista e che sia ancora valido oggi l’articolo 553, secondo il quale “ Chiunque pubblicamente incita a pratiche contro la procreazione e la propaganda contro di essa è punibile con la reclusione fino a un anno, ecc. “ Ci sono stati tentativi, qua e là, tendenti ad ottenere l’abrogazione  di questo articolo . […] Noi non possiamo  avere fiducia in questi interventi parlamentari . Sappiamo – ed è giusto che sia così perché è solo così che ha valore – che un diritto, una libertà si conquista, non si domanda in dono ai governanti. E’ solo davanti alla decisa volontà del popolo, che rivendica un suo diritto, i governanti si decidono ad  allentare la morsa del loro potere o a fare qualche concessione. […] L’idea del controllo delle nascite deve venire dalla coscienza dei doveri e della responsabilità che si hanno verso i figli, dalla volontà di crescerli sani e belli fisicamente e moralmente, dalla coscienza che non significa niente dare un po’ del proprio sangue o della propria carne ad un nuovo essere se non si può metterlo in condizioni tali che egli non debba sentirsi un vinto.  Non agitiamo mai la necessità del  “controllo delle nascite “ come la panacea che porrà fine a tutti i mali sociali. Anche se il  controllo delle nascite fosse applicato da tutti, la società continuerebbe ad avere le sue ingiustizie, le sue sofferenze, la sua miseria. Per farle scomparire ben altro è necessario. Sono tutte le istituzioni, così come sono oggi, che vanno scardinate perché sono esse che difendono i privilegi e il potere esistenti. Ma riconosciamo che è rivendicare la propria libertà individuale, davanti allo Stato ed alla Chiesa, il battersi per avere quei figli che ciascuno desidera avere, il  rifiutare che delle
autorità costituite regolino la  nostra vita privata,  il sottrarsi a dei pregiudizi secolari . Anche questa battaglia contribuisce  alla liberazione  dell’individuo e dà ad esso coraggio e forza per richiedere  sempre più libertà per sé e i propri simili.”  ( Giovanna Caleffi Berneri, Il controllo delle nascite,  in  Volontà 15-12, 1954)
Bibliografia:  Giovanna Caleffi Berneri, Un seme sotto la neve. Carteggi e scritti. Dall’antifascismo in esilio alla sinistra eretica del dopoguerra (1937-1962). Cura e introduzione di Carlo De Maria, Biblioteca Panizzi. Archivio Famiglia Berneri- Aurelio Chessa, 2010, p.  431

Si deve   inoltre ricordare che Giovanna Caleffi Berneri in questa sua battaglia  sentì sempre vicino a sé la presenza di Camillo Berneri come suo insostituibile compagno di lotta e di idee ( cfr. brano)    

Brano da commentare:  “ Fra i tanti problemi sui quali Camillo Berneri si è interessato vi è anche  quello del controllo delle nascite. Lo scritto che segue è inedito. Crediamo utile farlo conoscere perché vi sono notizie riguardanti la storia del movimento neo-malthusiano (così si chiamava allora il movimento per il controllo delle nascite); perché da esso si può vedere qual è stata  la posizione degli anarchici di fronte a quel problema (e si vedrà che  quella di Camillo Berneri coincide con la nostra) e , perché le resistenze che vi erano allora le troviamo ancora oggi, in Italia. … ( nota di redazione all’articolo di Camillo Berneri, Neo-malthusianesimo e anarchismo  in Volontà anno XII n. 9, 1959 ) 
Bibliografia  Camillo Berneri:  Neo-malthusianesimo e anarchismo in Volontà anno XII n. 9, 1959 p. 515
                                                    
 CASA SERENA  COLONIA M. L. BERNERI
  Infine dedicandola  alla figlia Maria Luisa Berneri  , morta pochi giorni dopo un parto molto difficile,  (cfr.  post  MARIA LUISA  BERNERI) fondò una colonia per bambini  , chiamandola   “Casa  Serena  M. L. Berneri   prima  a Piano di Sorrento ( che durò sette anni) e poi ,  nel 1960, dopo la fine della relazione con  Cesare Zaccaria, che aveva donato la sua  casa,   un’altra a Ronchi  di Massa,  che durò altri tre anni.  Sebbene destinata a figli di anarchici Giovanna  Caleffi  Berneri  fu sempre contraria ad  installare in  “ Casa Serena” un’atmosfera settaria  e ideologicamente chiusa.  
Brani da commentare:  1)    La necessità di sottrarre i figli dei nostri compagni alle varie interessate opere assistenziali, offrendo loro un aiuto fraterno che non chiede di essere ripagato in  conformismo e  in ubbidienza, ha fatto pensare alla necessità di una Colonia in cui almeno nei mesi estivi un gruppo di bambini possa trovare cibo ed aria sani in una condizione di libertà  ….“   (  estratto da Volontà n. 10, 1962   ) ; 2)  Noi cerchiamo che a Casa Serena tutti si sentano uguali ai piccoli, anzi i piccoli passano prima dei grandi perché sentendosi amati siano pronti anch’essi ad amare. […] Noi di proposito non insegniamo canzoncine anarchiche perché vogliamo rispettare la  libertà del bambino e  perché pensiamo che per insegnare l’anarchia ci vuole ben altro. Te l’ho detto prima ci vuole amore e comprensione e rispetto per gli altri anche per chi pensa diverso da noi. […] Più tardi cara Anna capirai che si è anarchici solo se si è capaci di apprezzare il bello e il buono ovunque esso sia anche  in un prete se questo prete si conduce ad un uomo che è veramente capace di amare il prossimo”  ( lettera di Giovanna  Caleffi Berneri ad Anna Moscella, gennaio 1954) ; 3)  “ Dalla nostra riunione di Milano è risultato chiaro l’indirizzo che noi vogliamo conservare alla Colonia. Non vogliamo in nessun modo catechizzare i ragazzi, anche se sappiamo che essi sono  catechizzati nelle scuole o in altri luoghi. O si ha fiducia nella libertà e la si mette in atto con tutti i rischi  che essa  presenta o non si ha fiducia ed allora bisogna restringerla o darla con il contagocce ed allora hanno ragione tutti coloro che credono nell’autorità Così se si pensa che l’autoeducazione è la sola concepibile per lasciare il bambino libero di manifestarsi interamente, non si può adottare un sistema educativo  autoritario ( e l’atto di imporre una ideologia o altro è un atto autoritario nei riguardi  del bambino) solo perché altri influiscono proprio sui bambini con un metodo che noi condanniamo a priori. Questo è lo spirito di “Casa Serena”. Ed io penso che se c’è un educatore che sia veramente convinto di quella verità,  non ha bisogno di essere anarchico o almeno di definirsi anarchico per svolgere il compito nella nostra Colonia. Ti dirò di più : tra un compagno che in fatto di educazione non sia completamente convinto del grande rispetto che si deve alla personalità del bambino e un altro non anarchico che crede nell’efficacia di un’educazione libera, io preferisco il secondo al primo. Con quest’ ultimo avrei la certezza che i bambini domani potranno pensare con la propria testa, non porteranno impronte di nessun genere che limitino la loro personalità :” ( Lettera di Giovanna Caleffi  Berneri  a Carmelo  Cimino, Napoli 1954)
Bibliografia: Primo brano in Volontà n. 10, 1962. Secondo e terzo brano in Tiziana Pironi, Percorsi di pedagogia al femminile. Dall’ unità d’Italia al secondo dopoguerra  , Carocci editore Stidi  Superiori , pp. 142-143 e p.  144.

Mi sembra inoltre opportuno ricordare anche la confutazione da parte di Giovanna Caleffi , insieme alle figlie e alla madre di Camillo,  contro le calunniose menzogne apparse su  alcune riviste, su Camillo Berneri. Tra queste ne ricordo due.  La prima fu   pronunciata, nel luglio 1951  da un  giornalista dal passato alquanto  equivoco  come Massimo Rocca, ex anarchico, poi deputato fascista, poi espulso dal partito fascista ed esule in Francia, e poi ancora repubblichino di Salò, che indicò in  Camillo Berneri, uno degli autori dell’ assassinio dei fratelli Rosselli al fine di assolvere il fascismo da quel delitto.  Una calunnia, facile da smontare, in quanto, tra l’altro, Berneri fu ucciso un mese  prima (5 maggio 1937) della morte  di Carlo e Nello Rosselli (9 giugno 1937). La seconda calunnia,  in cui si sosteneva che Camillo Berneri fu ucciso dai comunisti in quanto spia dei fascisti, fu    formulata, nel marzo 1948,  da un certo Carmelo Puglionisi, e pubblicata, sul settimanale politico-satirico  filo-fascista, Il Merlo Giallo diretto da Alberto Giannini.  Nonostante una rettifica scritta da Giovanna Caleffi  e pubblicata su quel settimanale nell’aprile 1948 ,  tale calunnia fu, poi,  ripresa dal giornalista   Giovanni Artieri , uno dei fondatori del  Tempo di Roma e, tra l’altro, collaboratore  del “Borghese”, che la pubblicò  su Epoca, settimanale illustrato di Mondadori.  (cfr. brano da commentare)

Brano da commentare:   “ … ecco di che si tratta: Giovanni Artieri su “Epoca”, settimanale illustrato di Mondadori, sta facendo la storia dell’antifascismo all’estero e degli attentati a Mussolini. Questo racconto è infarcito di idiozie e di ridicolaggini, mentre ha la pretesa di essere serio e obiettivo.  Ma cosa, ancora più grave, contiene le solite calunnie verso Camillo, che non si sa bene se siano mantenute in circolazione dai fascisti o dai comunisti. […] Non voglio, una volta scomparsa io e gli uomini onesti che possono difendere la memoria di Camillo, che la storia venga poi fatta con gli ignobili scritti di un Puglionisi o di un Giannini aiutati magari dai comunisti che hanno tutto interesse a dimostrare che il loro assassinato non meritava che la fine che gli hanno inflitto …” ( Lettera di Giovanna Caleffi Berneri a Gaetano Salvemini, luglio 1951)
Bibliografia:  Giovanna Caleffi Berneri, Un seme sotto la neve. Carteggi e scritti. Dall’antifascismo in esilio alla sinistra eretica del dopoguerra (1937-1962) Cura e introduzione di Carlo De Maria, Biblioteca Panizzi. Archivio Famiglia Berneri- Aurelio Chessa, 2010 p. 151 e p. 152
 
Sostenuta da  intellettuali di alto rilievo come, oltre Salvemini e Rossi, anche Piero Calamandrei, Lamberto Borghi,  Ernesto Codignola ed altri, Giovanna Caleffi riuscì a far pubblicare integralmente  , nell’agosto 1951, sulla prestigiosa rivista  Il Mondo, diretta da Mario Pannunzio  ,  una dettagliata lettera aperta  intitolata“ La verità su Berneri (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Uno dei molti segni del nostro male sociale si fa ogni giorno più percettibile: gli uomini del fascismo, la gente che non si è difesa né ha difeso  il suo Duce quando era l’ora di battersi, la gente che ha saputo soltanto nascondersi appena è mancata la protezione dello Stato, oggi rialza la testa: e buttano fuori dalle loro bocche l’unica roba che hanno dentro, porcherie. Così si allarga via via più la macchia d’olio delle “accuse” di questi signori agli uomini dell’antifascismo: ed in particolare ai fratelli Rosselli ed a mio marito, Camillo Berneri. Ma trovano pane per i loro denti. […]  Questa gente pensa, probabilmente, che Camillo Berneri è morto, e quindi si può impunemente infierire su di lui. Basta una tale idea per definirli. Ma si sbagliano. Camillo non è morto, anche se i comunisti hanno ucciso il suo corpo. Siamo vivi noi, io, tutti i suoi compagni di lotta, e tutti i galantuomini che profughi nel mondo con lui cercarono di fare quanto potevano per salvare l’onore e l’avvenire del popolo italiano, mentre la gente oggi in cattedra serviva il padrone dell’ora e lo sfruttava. E le calunnie dovranno ben finire, in un modo o  in un altro …”  ( La verità su Berneri. Lettera aperta di Giovanna Caleffi Berneri a Mario Pannunzio , Il mondo, agosto 1951 )
Bibliografia:  Giovanna Caleffi Berneri, Un seme sotto la neve. Carteggi e scritti. Dall’antifascismo in esilio alla sinistra eretica del dopoguerra (1937-1962) Cura e introduzione di Carlo De Maria, Biblioteca Panizzi. Archivio Famiglia Berneri- Aurelio Chessa, 2010 p.  366 e p. 368                                          

MARIA LUISA BERNERI

MARIA LUISA BERNERI (1918-1949):    ( 1918-1949) , figlia di Giovanna Caleffi e di Camillo Berneri , era dai familiari chiamata  Malù o Marisa.   chiamata in famiglia Malù o Marisa . Passò pressoché tutta la sua infanzia e adolescenza in Francia,   dove la sua famiglia  viveva in esilio  per non sottostare alla dittatura fascista. Fu comunque insieme alle altre componenti della famiglia, nonna, madre e sorella, quotidianamente coinvolta dalla serrata persecuzione poliziesca subita da suo padre , , a causa dei suoi ideali anarchici, da parte delle polizie di tutta Europa. Anche  Marie Louise ( ella usò solitamente il suo nome francesizzato, ben presto aderì alle idee paterne e, dopo la fine del liceo, studiò alla Sorbona interessandosi  particolarmente ai problemi sociali e psicologici. Determinante fu, per la sua formazione e per i suoi interessi l'influenza del padre Camillo, che sino alla sera prima del suo assassinio, la tenne sempre informata di quanto avveniva durante la rivoluzione sociale spagnola e delle sue aspirazioni e iniziative. (cfr. brano). 

Brano da commentare: “ Sai che sto mettendo da parte del materiale di psicotecnica industriale. E’ in formazione una “ Accademia anarchica” (niente di meno) e forse preparerò un corso di lezioni su questo argomento che conosco un po’  e al quale sono un po’ preparato dalla frequenza, a Firenze, del gabinetto di psicologia sperimentale. Conosco benino gli apparecchi fondamentali di quelle ricerche e anche, sommariamente, i metodi  ( lettera di Camillo Berneri alla figlia Maria Luisa,  Barcellona fra il 3 e il 4  maggio 1937)
Bibliografia: in  Stefano D’ Errico , Anarchismo e politica nel problemismo e nella critica all’ anarchismo del ventesimo secolo. Il “programma minimo” dei libertari del terzo millennio. Rilettura antologica e biografica di Camillo Berneri, Mimesis, p. 614.  Su Maria Luisa Berneri interessante anche l'articolo di Giorgio Sacchetti, Maria Luisa Berneri (1918-1949): una donna contro i totalitarismi  in Ritratti di donne aretine. Atti del ciclo di conferenze: Arezzo, 4 ottobre 2011 - 4 dicembre 2012, a cura di Luca Berti, Arezzo, Società Storica Aretina 2015 pp. 275-291. Anche se mi sembra  un pò eccessivo, nello spazio di così poco tempo,  averlo riprodotto integralmente anche  in Eretiche. Il novecento di Maria Luisa Berneri e Giovanna CaleffiBiblion edizioni 2017 p. 9-35 e in
Le donne nel movimento anarchico italiano (1871- 1956),  a cura di Elena Bignami,  Mimesis/ Eterotopie, 2018 pp.  99- 115
                                                                              

Nel 1931 incontrò e si innamorò, ricambiata,  di VERNON  RICHARDS, figlio dell’anarchico Emidio Recchioni,  con cui, tra l'altro,  fece prima di stabilirsi  definitivamente con lui a Londra,  un viaggio sulle strade della campagna inglese (cfr. brano)  
Brano da commentare: “ L’immagine più bella, per la storia che stiamo per raccontare, è la foto che ritrae Maria Luisa Berneri  e Vernon Richards mentre camminano, zaino in spalle, su una strada nella campagna inglese. Siamo a metà degli anni Trenta, e i due ragazzi che procedono affiancati, e che di lì a poco diventeranno marito e moglie, sono in viaggio  sulle strade della libertà come, prima di loro, i romantici del Grand Tour e gli hobo americani, e dopo , la beat generation e gli hippies.  …. “ ( Radio EmiliaRomagna / Programmi / Terra di libertà  . Breve  storia degli anarchici della nostra regione (prima puntata )
Bibliografia: in  http://www.radioemiliaromagna.it/programmi/sguardo-altrove-stori.... 
                                              
    

 Dal 1936 al 1939 Marie Louise e Vernon fondarono e collaborarono attivamente a diverse riviste libertarie  e svolsero un fondamentale ruolo all’interno del gruppo Freedom Press. . Dal 1939 al 1944 su “ War Commentary”, Marie Louise scrisse articoli, antimilitaristi  e antibellici , molto interessanti, tra cui uno, giustamente polemico, sui bombardamenti britannici sull' Italia nel settembre del 1943. (cfr. brano)
Brano da commentare: “  I bombardamenti britannici hanno ammazzato molte migliaia di persone solo nelle ultime settimane. […] Quando il porto di Napoli viene bombardato, a soffrire è soprattutto il quartiere operaio e densamente popolato nei dintorni del porto. Le bombe non colpiscono le sontuose ville dei ricchi fascisti lungo le spiagge della baia napoletana: colpiscono quegli alti edifici a più piani talmente ammassati l’uno sull’altro che le strade si riducano a stretti passaggi bui […] Malgrado vent’anni di oppressione fascista , i lavoratori italiani hanno dimostrato di conoscere bene da che parte stiano i loro interessi di classe. Hanno rifiutato di agire come strumenti volontari nelle mani dei padroni . Sono scesi in sciopero, hanno sabotato le fabbriche di guerra, hanno tagliato i fili del telegrafo e interrotto i trasporti. Qual è la risposta della Gran Bretagna democratica alla lotta antifascista? Bombe ancora bombe. Gli alleati hanno chiesto agli italiani di indebolire la macchina da guerra di Mussolini, e ora approfittando della loro debolezza li fanno a pezzetti con le bombe. I nostri politici dichiarano di volere la rivoluzione in Europa per rovesciare il fascismo. Ma ora è più chiaro che mai che sono spaventati soprattutto dalla possibilità che il fascismo venga rovesciato da una rivolta popolare.  […] Quante volte nel passato abbiamo sentito dire che anarchia significa bombe, che gli anarchici lavorano per distruggere tutto? Quante volte le classi dirigenti hanno utilizzato la repressione poliziesca perché un anarchico ha cercato di assassinare un governante o un politico reazionario? Ma in un solo raid muoiono più uomini, donne e bambini di quanti siano  stati uccisi in tutta la storia, vera o inventata, delle bombe anarchiche. Le bombe anarchiche erano indirizzate a tiranni responsabili della disperazione di milioni di persone; le bombe delle classi dirigenti ammazzano migliaia di lavoratori indiscriminatamente. “  ( Marie Louise Berneri,  Bombardamenti britannici Settembre 1943) 
Bibliografia: Marie Louise Berneri e Vera Britain Il seme del caos, Scritti sui bombardamenti di massa (1939-1945), a cura e introduzione di Claudia Bagnoli, Edizioni  Spartaco, 2004,  pp. 121-122
                                                                                 

                                                                              
Nel 1945 Marie Louise Berneri  recensì, il libro La funzione dell'orgasmo di Wilhelm Reich, dandone un'interpretazione in chiave libertaria (cfr. primo brano), contribuendo così   alla diffusione , all'interno del movimento anarchico, di temi  inerenti alla repressione  sessuale e familiare  nella società patriarcale  autoritaria  e maschilista. (secondo brano).


 Brani da commentare: 1) « …. La natura umana è un tutto. Il lavoratore non è semplicemente il produttore nella fabbrica o nei campi. Egli è anche l’amante, il padre, i problemi che affronta nella sua casa non sono meno importanti di quelli sul posto del lavoro.  Tentando una separazione tra i problemi biologici e psicologici e quelli sociologici, non solo mutiliamo le nostre teorie, ma siamo destinata pervenire a conclusioni erronee . […] Il valore degli scritti di Guglielmo Reich deriva dal fatto che egli è uno  scienziato socialmente cosciente ed è appunto come tale che egli ha un particolare interesse per noi. […] L’opera del Dr. Reich è stata, nel suo insieme, interamente ignorata dai movimenti di sinistra e dai rivoluzionari. Si è lasciato alle forze della reazione, sia di destra che di sinistra, di riconoscere in lui un nemico della società autoritaria. […]  Le sue pubblicazioni sono state messe al bando tanto dai comunisti quanto dai fascisti, dai socialisti come dai liberali. La spiegazione di questa impopolarità dipende dal fatto che il dr. Reich ha attaccato la dittatura sotto qualsiasi nome essa si camuffava. …» ( Marie Louis Berneri, Sexuality and Freedom, pubblicato in  Now, )  1945, ( la cui traduzione italiana  apparve, quattro anni dopo,  in Italia su Volontà ) ; 2)  « Dobbiamo guardare anche ad altri aspetti della vita oltre a quelli che riguardano la lotta per il salario e problematiche strettamente politiche. Non minimizziamo queste questioni, ma crediamo che i problemi della sessualità, delle relazioni familiari e la loro relazione con lo sviluppo di attitudini autoritarie e la loro accettazione, dell’educazione, tutte queste sono ugualmente di immensa importanza e il nostro movimento non può permettersi di ignorarle o anche di negarle uno studio intensivo « ( Maria Luisa Berneri, The Problems of Anarchism Today , in Freedom, aprile 1949) 

Bibliografia : Primo brano in Maria Luisa Berneri , Sessualità e Libertà, in Volontà,15-10- 1949 pp. 204-205. Cfr. anche  Andrea Pitto, Wilhelm Reich e il pensiero anarchico( in progressione) in https://andreapitto.wordpress.com/.../wilhelm-reich-e-il-pensiero-anarchico-in-progres... dove, oltre a Marie Louise Berneri , l'autore cita anche Sigfrid Bernfeld, Julet Mitchel,  Silvia Vegetti Finzi,  Paul  Goodman tra coloro che hanno collocato, con varie motivazioni, Wilhelm  Reich all’interno del pensiero anarchico o quanto meno in quello marxista libertario. Secondo brano in   Pietro  Di Paola, Marie Louise Berneri e il gruppo di Fredom Press in Maria Luisa Berneri e l’anarchismo inglese. Giornata di studi, Reggio Emilia, 19 novembre 2011 a cura di Carlo De Maria,  Biblioteca Panizzi Archivio Famiglia Berneri – Aurelio Chessa p. 149

 Nel 1949 Marie Louise morì di parto. Il suo  libro,   Viaggio attraverso Utopia  ,  fu pubblicato postumo (1981).  (cfr. brano)
Brano da commentare:  “ La nostra è un ‘ epoca di compromessi, di mezze misure, di male minore 15-10. I visionari vengono derisi o disprezzati e “ gli uomini pratici” governano la nostra vita. Non cerchiamo più soluzioni radicali ai mali della società, ma miglioramenti; non cerchiamo più di abolire la guerra, ma di evitarla per un periodo di qualche anno; non cerchiamo di abolire il crimine, ma ci accontentiamo di riforme penali; non tentiamo più di abolire la fame, ma fondiamo organizzazioni di carità. In un’epoca in cui l’uomo è tanto attirato da ciò che è realizzabile e suscettibile di immediata realizzazione, potrebbe essere salutare esercizio rivolgerci agli uomini che han sognato Utopie, che hanno respinto tutto ciò che non corrispondeva al loro ideale di perfezione…” ( da Maria Luisa Berneri Viaggio attraverso Utopia (1948)
Bibliografia : Maria Luisa BerneriViaggio attraverso Utopia  Edizione a cura del movimento anarchico italiano, 1948, p. 19
                                                                              
MARIE LOUISE BERNERI
 
Tra i numerosi interessi coltivati da Maria Luisa Berneri, in sintonia con  intellettuali libertari inglesi, particolarmente creativi ed innovatori, che frequentavao la rivista Freedom, tra cui  HERBERT READ, ALEX COMFORT, GEORGE ORWELL,  GEORGE  WOODKOK, COLIN WARD (cfr. post ANARCHICI INGLESI: COLIN WARD...), svolsero un ruolo importante  quelli pedagogici.  In alcune lettere del 1935 a Vernon Richards, Maria  Luisa Berneri  svelò il suo intimo desiderio di dare vita a una scuola alternativa a quelle  statali  o ecclesiastiche. (cfr. brano) 

Brano da commentare:“ Vorrei avere una scuola. Sono sicura che non si può arrivare a qualche cosa che grazie all’educazione. Fare degli attentati, sollevare una folla, è molto bello … ma credo che non sia efficace, bisogna prima che il popolo sia educato. Anche se ammazzassero Mussolini in Italia [non cambierebbe molto]  … è verso i bambini, i giovani che bisogna portare lo sforzo  […]  Non so se sia perché  ‘invecchio’ ma divento molto indulgente per gli altri, mi sembra che non essendo sicuri di essere noi nel vero, non abbiamo il diritto di distruggere quello che fanno. Vedo la lorra sotto forma di concorrenza. Quando vedranno che la nostra scuola è superiore alle loro verranno da noi. E’ molto lunga, lo so , questa strada, ma quando si prende una scorciatoia si rischia di perdersi o arrivare a un altro cammino “ ( M.L. Berneri a V. Richards 14-4-1935 ; 28-6-1935 - 1-7-1935 Fondo Vernon Richards (FVR)
 Bibliografia:  Carlo De Maria, Introduzione. La biografia di Maria Luisa Berneri attraverso le ombre dell'Europa in  Maria Luisa Berneri e l’anarchismo inglese. Giornata di studi, Reggio Emilia, 19 novembre 2011 a cura di Carlo De Maria,  Biblioteca Panizzi Archivio Famiglia Berneri – Aurelio Chessa p. 19

 In attesa di potere un giorno disporre di queste lettere nella versione integrale, aggiungo altri frammenti , che credevo , quando , anni fa, li avevo inseriti in questo blog, di avere trovato nella rivista  Storia e futuro. Rivista di  Storia e Storiografia  on line , n. 35 , giugno 2014 ,  ma lì, se ho ben guardato, non ci sono. Spero di poter risolvere quanto prima il mistero .  (cfr. brano) :
Brano da commentare: “ … Vorrei avere una  scuola… Non una scuola dove i bambini vengono 5 ore  o  6 ore al giorno , no, vorrei creare un vero ambiente ….  In mezzo a una grande foresta si farebbe la scuola. Le classi sarebbero di diversi colori, i bambini vestiti dello stesso colore della loro classe. Le classi sarebbero grandi,  ridenti , con tanti fiori … Sarebbero completamente liberi. Non ci sarebbe bisogno di sorveglianti, i piccoli sarebbero curati dai grandi … Per i grandi ho pensato  anche che sarebbe bene di dar loro delle lezioni di educazione sessuale, che permetterebbe di lasciarli liberi di unirsi quando lo vorrebbero e ne proverebbero bisogno … Così tutti sarebbero contenti, niente malati, niente nevrastenici …  Ho scordato ! Non ci sarebbero esami” ( Lettera di Maria Luisa Berneri a Vernon Richards  1935)
Bibliografia:  ?

Questo desiderio di Maria Luisa Berneri fu, in parte,  poi realizzato  dalla madre Giovanna Caleffi Berneri  con  la creazione della  “ Colonia  Maria Luisa Berneri “( cfr. post GIOVANNA CALEFFI BERNERI)

GILIANA BERNERI

GILIANA BERNERI ( ( 1919-1998), figlia di Camillo  Berneri e di  Giovanna Caleffi -e sorella di  Maria Luisa Berneri. . (cfr . post:  GIOVANNA CALEFFI  e  post: MARIA LUISA BERNERI) . Nel 1927, all’età di  7 anni circa, Giliana, con la  madre e la sorella  Maria Luisa (Malù)  raggiunsero il padre , Camillo, a Saint-Maur-des Fossés, nella periferia di Parigi, dove era emigrato per sfuggire alle persecuzioni del governo fascista. Nel 1936 era, ancora giovanissima , impegnata nella raccolta dei fondi per la Spagna insieme a membri di Giustizia e Libertà (GL) e di già posta sotto sorveglianza dall’ OVRA (Opera Vigilanza e Repressione Antifascista). II 30 aprile 1937 in una lettera al padre, partito già dall' anno prima dalla Francia per andare come volontario in Spagna, appare in modo evidente  quanto Giliana sia coinvolta dagli avvenimenti  spagnoli. (cfr. brano)
Brano da commentare:  .."  Giovedì andai alla conferenza di Collinét sulla Catalogna 1937. In realtà parlò di tutta la Spagna. Fu molto interessante. [...] Oggi mentre qua facevano discorsi e camminavano in file, ho pensato molto a quello che stava succedendo in Spagna. Mi impressiona molto pensare che mentre io sono lì seduta tranquillamente, tante persone muoiono in quello stesso momento. Trovo che è molto impressionante pensare a quello che succede a tanti uomini insieme. [...] In questi giorni più che mai ho l'impressione che il mio cuore è il centro di una tela di ragno con dei fili così fini , che nessuno soffio, anche del vento più leggero, può non fare tremare. Bisogna proprio che rinforzi i miei fili. ...." (La figlia Giliana a Camillo Berneri, Parigi, 30 aprile 1937)
Bibliografia: Camillo Berneri, Epistolario inedito, a cura  di Paola Feri e Luigi Di Lembo,volume 2, Archivio Famiglia Berneri  Edizioni , Pistoia, pp. 239-240.  Cfr. anche Lorenzo Pezzica, La vita altrove. Donne anarchiche tra le due guerre mondiali,  in Le donne nel movimento anarchico italiano (1871- 1956),  a cura di Elena Bignami,  Mimesis/Eterotopie, 2018 p. 79 nota 3. Nella nota 4 Lorenzo Pezzica fornisce una notizia sulla morte di Camillo Berneri diversa da quella che io conoscevo. Mi piacerebbe saperne di più.

Alla  notizia della morte del padre  , cinque giorni dopo,  durante le giornate del maggio 1937 a Barcellona, il  primo impulso  di Giliana fu , secondo la testimonianza della fuoriuscita   MARIA DELL’ISOLA, scrittrice e amica di Salvemini e di Nitti,  quello di  vendicare l’ uccisione del padre  eseguita, a freddo, dagli stalinisti . (cfr. brano) 
Brano da commentare:  “ …. Poi giunse l’atroce notizia. Rivedo la casa in lutto, la moglie partita per Barcellona, sole custodi la  Madre  e la figlia Giliana. Che grido sfuggì a Giliana. Mi si ripercuote nel cuore a  dieci anni di distanza come una sfida: “ Lo hanno ucciso, ma lascia due figlie che lo vendicheranno! “ ( Maria  dell’’ Isola “Ricordi e rimpianti”  citata da Adalgisa Fochi in  Con te, figlio mio!
Bibliografia:  in Stefano D’ Errico, Anarchismo e politica nel problemismo e nella critica all’anarchismo del ventesimo secolo. Il  “programma minimo” dei libertari del terzo millennio. Rilettura antologica e biografica di Camillo Berneri, Mimesis, 2007 , p. 615
                                                                               

Nel 1939 Giliana Berneri  contribuì all’ evasione  di alcuni anarchici (tra cui  ERNESTO BONOMINI (1903-1986) che, tornato in Francia, dopo avere partecipato alla rivoluzione sociale spagnola ed avere evitato, per poco, di essere assassinato dagli stalinisti,   erano stati rinchiusi dalla polizia francese  presso il Camp di Rieucros, Nel 1946 Giliana  si laureò in medicina, adempiendo così  al desiderio del padre di poter continuare la tradizione  della famiglia Fochi (quattro generazioni di medici ).  Dapprima si specializzò in pediatria e poi , sino al 1989,  esercitò  la professione di psicoanalista . Negli anni quaranta e cinquanta  svolse un importante ruolo nell’ambito del movimento anarchico francese e introdusse , tra l’altro, le teorie di WILHELM REICH (cfr. post: LA RIVOLUZIONE SESSUALE)  in Francia, così come aveva già fatto la sorella Maria Luisa in Inghilterra.  Nel 1950 sposò  SERGE NIN , anarchico e patafisico  ed ebbero due figli  Hélene e Frank e al tempo stesso aiutò la madre a  fondare  la Colonia ,  dedicata alla sorella Maria Luisa  Berneri, morta nel 1949.  Fece parte insieme a Serge Nin del “ gruppo Kronstadt “ ( ex  “Sacco e Vanzetti,”) e dell’ Organisation Penséees et battailles  all’interno della  FAF   di  GEORGES FONTENIS ( che si ispirava  inizialmente al’ pensiero  di Camillo Berneri). Più tardi ritenendo  che il pensiero del padre venisse stravolto si allontanò da quell’ organizzazione e gradualmente si rititrò dalla militanza anarchica.  Afflitta dalla morte della madre si dedicò , in seguito, alla sola professione medica e donò tutti  gli scritti  e documenti raccolti dal padre e dalla madre all’ Archivio Famiglia Berneri-Chessa.  Non ho trovato alcun brano scritto da Giliana Berneri e lo aggiungerò appena  avrò qualcosa.                                                                          

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