ABBASSO LE GUERRE !
Premetto che una dura
opposizione, in Italia, alle guerre
coloniali e alla prima guerra mondiale coinvolse molte
donne , anche socialiste, tra cui, per esempio
ROSA GENNONI (1867-1961), tuttavia, io, mi
limiterò
a segnalare, in questo blog, le
lotte antimilitariste e anti-belliche di
alcune compagne anarchiche e libertarie.
. NELLA GIACOMELLI ( 1873-1949) ( cfr. post ANARCHICI A MILANO ...) fu una fervente antimilitarista, antibellicista e antirazzista già dall’inizio del secolo (cfr. primo brano) e durante le guerre colonialiste criticò duramente i crimini contro l'umanità commessi dall'esercito italiano, emersi , tra l'altro, durante il processo/farsa contro il tenente Modugno. (cfr. secondo brano)
Brani da commentare: 1) 1)“ Siamo tutti esseri umani: è inutile dirci spagnoli, turchi o italiani, siamo uomini, ciò basta per amarci. Amare la terra tutta è più bello, è più grande che non amare il piccolo paese in cui si è nati. Ritenere straniero e nemico chi nasce al di là d’una siepe, d’un monte o d’un fiume, è gretto e infame. La natura fa gli uomini uguali e la vita li accomuna. La terra, il sole, l’aria, l’acqua esistono per tutti, non si frazionano e non si scindono, beneficano chiunque indistintamente. Tutti nasciamo alla vita nello stesso modo; scendiamo nella tomba per lo stesso processo di morte. Funzioni e facoltà sono universali; universale è il piacere ed il dolore, il cuore ed il cervello. L’intelligenza è attributo dell’uomo, qualunque sia il suo luogo di abitazione. La scienza è una per tutti, e sorse dal lavoro e dal contributo dei genii, cresciuti in ogni angolo della terra. […] Perché parlare di razze, quando un sola è la specie? Abbattiamo le frontiere; che i linguaggi, gli istinti, gli usi si mischino, si incrocino e si fondano; ne uscirà un’ Unità potente di mezzi e di energie per conseguire il magico ed eterno sogno d’una umanità libera e felice! “ ( Nella Giacomelli, Guerra e pace , Il grido della folla, 10 giugno 1905); 2) “ Hanno assolto il tenente Modugno – sapete bene, quel grande esportatore di viviltà che in Cina ha compiuto le militari prodezze di frustare, ammazzzare, torturare e rubare senza remissione. L’hanno assolto e l’hanno appunto in questi giorni rimandato a dasa sua, circonfuso da un’aureola di innocenza e di intemeratezza. I suo concitadini, quelli di Bitonto, l’hanno aspettato alla stazione e l’hanno portato in trionfo. […] L’uccidere e il saccheggiare è l’espressione più vera della forza, della baldanza, dell’intrepidezza di un soldato. L’assaltare una casa, il passare i cittadini a fil di spada, il mozzar loro il naso e le orecchie, flagellarli, il seppellirli vivi, è fra le operazioni più brillanti di guerra.- Forse che i soldati non sono fatti per queste cose? A che servirebbero dunque le spade, i wetterly, i cannoni e le mitragliatrici se non fossero usati per trucidare, fucilare e distruggere? [] Nelle spedizioni militari a scopo di civilizzazione, questi fatti sono comuni e generali. Al Tranvaal, al Congo, in India, nel Sudan, in Cina, ovunque i soldati sono andati in missione, hanno portato la civiltà della divisa: violenze, stupri, rapine, assassini, crudeltà. Sono essi i soli colpevoli? [….]” (Nella Giacomelli, La protesta umana” ottobre 1906)
Nella Giacomelli condannò, nel 1914, nonostante le sue molte amicizie con interventisti ex anarchici , tra cui Oberdan Gigli una sempre più prevedibile entrata in guerra dell’Italia al fianco della Francia e dell'Inghilterra . (cfr. brano)
Portò avanti la sua propaganda antimilitarista anche durante gli anni della prima guerra mondiale e fu più volte arrestata. Fu probabilmente, per gran parte, scritto da lei il testo del noto manifesto contro la guerra rivolto alle donne italiane in occasione della grande manifestazione contro la guerra il primo maggio del 1916.. (cfr. brano)
Brani da commentare: 1) 1)“ Siamo tutti esseri umani: è inutile dirci spagnoli, turchi o italiani, siamo uomini, ciò basta per amarci. Amare la terra tutta è più bello, è più grande che non amare il piccolo paese in cui si è nati. Ritenere straniero e nemico chi nasce al di là d’una siepe, d’un monte o d’un fiume, è gretto e infame. La natura fa gli uomini uguali e la vita li accomuna. La terra, il sole, l’aria, l’acqua esistono per tutti, non si frazionano e non si scindono, beneficano chiunque indistintamente. Tutti nasciamo alla vita nello stesso modo; scendiamo nella tomba per lo stesso processo di morte. Funzioni e facoltà sono universali; universale è il piacere ed il dolore, il cuore ed il cervello. L’intelligenza è attributo dell’uomo, qualunque sia il suo luogo di abitazione. La scienza è una per tutti, e sorse dal lavoro e dal contributo dei genii, cresciuti in ogni angolo della terra. […] Perché parlare di razze, quando un sola è la specie? Abbattiamo le frontiere; che i linguaggi, gli istinti, gli usi si mischino, si incrocino e si fondano; ne uscirà un’ Unità potente di mezzi e di energie per conseguire il magico ed eterno sogno d’una umanità libera e felice! “ ( Nella Giacomelli, Guerra e pace , Il grido della folla, 10 giugno 1905); 2) “ Hanno assolto il tenente Modugno – sapete bene, quel grande esportatore di viviltà che in Cina ha compiuto le militari prodezze di frustare, ammazzzare, torturare e rubare senza remissione. L’hanno assolto e l’hanno appunto in questi giorni rimandato a dasa sua, circonfuso da un’aureola di innocenza e di intemeratezza. I suo concitadini, quelli di Bitonto, l’hanno aspettato alla stazione e l’hanno portato in trionfo. […] L’uccidere e il saccheggiare è l’espressione più vera della forza, della baldanza, dell’intrepidezza di un soldato. L’assaltare una casa, il passare i cittadini a fil di spada, il mozzar loro il naso e le orecchie, flagellarli, il seppellirli vivi, è fra le operazioni più brillanti di guerra.- Forse che i soldati non sono fatti per queste cose? A che servirebbero dunque le spade, i wetterly, i cannoni e le mitragliatrici se non fossero usati per trucidare, fucilare e distruggere? [] Nelle spedizioni militari a scopo di civilizzazione, questi fatti sono comuni e generali. Al Tranvaal, al Congo, in India, nel Sudan, in Cina, ovunque i soldati sono andati in missione, hanno portato la civiltà della divisa: violenze, stupri, rapine, assassini, crudeltà. Sono essi i soli colpevoli? [….]” (Nella Giacomelli, La protesta umana” ottobre 1906)
Bibliografia: Primo Brano in Ercole Ongaro, Nella Giacomelli. Un’anarchica controcorrente, Zero in condotta, 2019 pp 53-54 . Secondo brano in Mirella Scriboni, Abbasso la guerra! Voci di donne da Adua al Primo conflitto mondiale (1896-1915), BFS Edizioni, 2008 p. 93
Nella Giacomelli condannò, nel 1914, nonostante le sue molte amicizie con interventisti ex anarchici , tra cui Oberdan Gigli una sempre più prevedibile entrata in guerra dell’Italia al fianco della Francia e dell'Inghilterra . (cfr. brano)
Brano da commentare: “ E’ sommamente doloroso constatare le
debolezze, le transigenze, i deviamenti dei nostri migliori uomini nelle
occasioni in cui si ha tutto il diritto di aspettare da loro, la massima
dirittura e la più tranquilla fermezza per l’affermazione alta e solenne delle
comuni idee e della fede. Invece , non è più soltanto nel campo socialista che
mena strage il microbo patriottico: anche fra gli anarchici il morbo si
diffonde. Dopo Mario Gioda , Oberdan Gigli. E chi altri ancora seguiranno? […]
Io non ammetto che in tempo di pace si canti – sognando la resurrezione dei
popoli - I confini scellerati cancelliamo
dagli emisferi - , e poi si voti ad un’immane carneficina umana migliaia di
uomini per salvaguardare la santità dei confini. Non ammetto si predichi la
solidarietà e la fratellanza dei popoli, e poi con l’arma alla mano ci si
scanni a vicenda per conservare intatti ed immutabili le linee di separazione.
L’idea della fratellanza universale è la sola grande idea che può condurre alla
soluzione di tanti problemi umani davanti ai quali si dimostra assolutamente
impotente la società di oggi.” ( Pétit Jardin/ Nella Giacomelli, In pieno
patriottismo!!! Da Hervè a Mussolini: da Mario Gioda a Oberdan Gigli,
Volontà 22 agosto 2014)
Bibliografia: in
Ercole Ongaro, Nella Giacomelli. Un’anarchica controcorrente, Zero in
condotta, 2019 pp. 73-74
Portò avanti la sua propaganda antimilitarista anche durante gli anni della prima guerra mondiale e fu più volte arrestata. Fu probabilmente, per gran parte, scritto da lei il testo del noto manifesto contro la guerra rivolto alle donne italiane in occasione della grande manifestazione contro la guerra il primo maggio del 1916.. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Donne di tutto il
mondo, unitevi ! […] Nel tragico e forsennato smarrimento in cui si dibattono
oggi gli spiriti […] bisogna che una voce possente – la voce della RAGIONE e dell’AMORE – si elevi al di sopra delle torbide
e selvagge passioni e dica la fine di quest’orrendo sterminio che va tramutando
le Nazioni in vasti cimiteri e gli uomini – ieri pionieri di civiltà – in
feroci strumenti di violenza e di strage . Donne d’Italia! Unitevi tutte al
grido di Abbasso le armi ! Sia vostro il vanto e vostra la gloria di lanciare
per prime questo grido di resurrezione e di pace. Voi che perpetuate la Vita
per un cieco impulso di natura insorgete ora a salvarla con spirito di generosa
e cosciente volontà. Il vostro intervento
non rimarrà senza frutto. […] E’ troppo universale il dolore ed è troppo eguale al vostro il male di
tutti, perché all’ incitamento pietoso non rispondano da ogni parte d’ Europa i
cuori delle altre donne. Se l’amore che dite di sentire per i vostri figli, pei
vostri mariti, per i vostri fratelli non è una menzogna ed un basso egoismo, se
l’esistenza dei vostri cari vi è veramente sacra, se non siete delle creature
insensibili e vili, curanti appena del vostro tornaconto materiale, ed estranee
ad ogni palpito di sentimento e di ideale, unitevi tutte nel fatidico grido:
Giù le armi! Il 1° Maggio faccia quest’anno sfolgorare più luminosa ad opera e
merito vostro la sublime aspirazione della fratellanza dei Popoli. […] Donne di tutto il mondo, unitevi Q! Per
l’Umanità, per la Civiltà, per l’ Avvenire. […]
Viva la Pace! Sulla tempesta di fuoco e di sangue che imperversa senza
tregua da oltre venti mesi […] risuoni alto e vibrante il vostro grido
generoso: Giù le armi! Viva la Fratellanza umana !” ( Volantino “ Donne di
tutto il mondo, unitevi! - fine aprile 1916)
Bibliografia: in
Ercole Ongaro, Nella Giacomelli. Un’anarchica controcorrente, Zero in
condotta,2019 pp. 73-74 Cfr. anche Massimo Lunardelli, Dieci pericolosissime anarchiche Edizioni Blu, 2012 pp. 8
LEDA RAFANELLI (1880-1971) ( cfr. post ANARCHICI A MILANO ...). Tra i suoi articoli anticolonialisti e contro le guerre mi limito a citare alcuni brani tratti da " L'odio di razza" (1913 ) e La legge del deserto (1914) (cfr. brani)
Brani da commentare: 1) “Esiste la diversità delle razze: l’uomo civile odia l’uomo incivile e viceversa. Ma che cosa sono le divisioni delle razze al confronto della divisione- profonda, acuta, indistruttibile- con la gente che vive accanto a noi nella stessa città, e che possiamo seguire nella sua vita e della quale intendiamo la vuota e sonante favella? Differenza tra me, tra chi sente come me, e i nostri fratelli arabi- nemici oggi per i sudditi italiani devoti alla monarchia? Nessuna differenza: fratellanza vera, simpatia calda, comunione istintiva. Ma con tanti e tanti “compatrioti “ invece …” (da L'odio di razza, Libertà, 25, 10, 1913) ; 2)…
Bibliografia: Bibliografia: Mirella Scriboni: Anarchiche e antimilitarismo in età giolittiana, Mimesis /eterotopie, 2018 pp. 54 e 55-56. Il primo brano si trova anche in Mirella Scriboni, Abbasso la guerra! Voci di donne da Adua al Primo conflitto mondiale (1896-1915), BFS Edizioni, 2008 p. 126 e (secondo brano) pp. 148-149.
Bibliografia: Bibliografia: Mirella Scriboni: Anarchiche e antimilitarismo in età giolittiana, Mimesis /eterotopie, 2018 pp. 54 e 55-56. Il primo brano si trova anche in Mirella Scriboni, Abbasso la guerra! Voci di donne da Adua al Primo conflitto mondiale (1896-1915), BFS Edizioni, 2008 p. 126 e (secondo brano) pp. 148-149.
Quando dopo un anno di scontri fisici o tramite stampa tra neutralisti, interventisti e anarchici, in quanto da sempre internazionalisti, anticapitalisti e antimiitaristi, fu dichiarata ufficialmente dal re Vittorio Emanuele III, incurante della maggioranza parlamentare neutralista, l'entrata in guerra dell' Italia al grande conflitto mondiale, Leda Rafanelli pubblicò l' appassionante opuscolo Abbasso la guerra (1914-1915).
Brano da commentare :” E’ dunque vero . La guerra europea è una realtà […] E i popoli tutti chiamati a raccolta daranno il loro sangue. Anderanno pur troppo, in massa, le falangi umane, eccitate da un grido, guidate da una bandiera, ubbriacate da un entusiasmo fittizio, a portare in olocausto la loro vita, la salute e la salvezza dei figli, il frutto di secoli di lavoro, la sintesi di un’ idea superiore che per anni e anni ormai ha cercato far nascere nei cuori e nei cervelli una nuova coscienza e un nuovo pensiero. […] Abbasso la guerra, dunque. Abbasso questa Nemesi cieca che passa come un turbine avvelenato, miete le migliori vite, e lascia solo chi ha voluto la strage a dividersi la gloria e il frutto delle rapine sui troni […] E ora che – per la volontà di un gruppo di coronati – (chi sono? Io non li conosco, io non li sento vivi e veri! Sono un gruppo di fantasmi quasi inverosimili oggi, che sembrano uscire dalle cornici delle vecchie stampe come nei racconti fantastici!) – una voce si alza a dire a milioni di uomini : Morite per noi! Andate, correte dove la strategia della guerra vi destinerà. Lasciate tutto ciò che è vostro, dai vostri padri ai vostri figli! – abbandonate tutto ciò che formava la vostra vita – dal vostro lavoro al vostro pensiero – andate a uccidere – per la gloria delle nostre corone – per la grandezza delle nostre dinastie. Uccidete uomini di altri popoli che ieri avreste accolto da fratelli; fatevi uccidere da chi non vi conosce, da chi mai saprà il vostro nome. […] E’ la guerra, bisogna combattere ! Così dice oggi il gruppo di teste coronate. E poi ? … poi il cavallo pallido della carestia, il cavallo nero della morte … Le fonti eterne della vita esauste, la dispersione di tutto ciò che è bellezza e amore. E questa rovina deve procurarsela il popolo, il proletariato che sarà il primo ad andare a combattere, il primo a soffrire delle terribili conseguenze! No, no, no! Abbasso la guerra, indietro la visione paurosa di sangue e di morte […] In quest’ora torbida non è possibile seguire l’episodio singolo, ma solo per questo dobbiamo ricordare che il nemico ogni popolo lo ha dentro i confini della sua terra, e che, quello per primo va combattuto. E se il vento di follia omicida assalirà anche il proletariato italiano , al quale possiamo dare il nostro consiglio, una sola parola d’ordine si levi contro la guerra. Questa: Una causa da difendere, al di sopra della politica dei monarchi, noi l’ abbiamo. Se dobbiamo impugnare delle armi, se dobbiamo uccidere o essere uccisi, ebbene che la nostra guerra sia per la libertà del proletariato tutto, contro chi ha voluto spingerlo al macello. “ ( Leda Raffanelli, Abbasso la guerra! Società editoriale Milanese, Milano 1914-1915?)
Bibliografia Mirella Scriboni, Abbasso la guerra! Voci di donne da Adua al Primo conflitto mondiale (1896-1915), BFS Edizioni, 2008 pp. 148-149. Per una lettura integrale di questo opuscolo cfr. Leda Rafanelli, Abbasso la guerra! a cura di Elena Bignami, Associazione Amici dell' Archivio Famiglia Berneri- Aurelio Chessa, 2015
CLELIA PREMOLI |
CLELIA PREMOLI (1899-1974) Giovanissima, fu
assunta alla Pirelli e, a 17 anni,
partecipò , a Milano, il 30
aprile 1916, insieme alle sue sorelle, Ida e Ines
a una grande manifestazione
contro la guerra. La polizia, a Piazza Duomo,
caricò con estrema violenza e Clelia e le
sorelle furono arrestate . Alcun mesi dopo,, Clelia ,
durante il processo, riuscì ad esprimere tutta la sua
avversione contro quella “guerra maledetta” . (cfr. brano)
Brano da commentare: “ “Io ero entusiasta
di poter gridare ai giudici del
tribunale e a tutto il popolo, perché il tribunale era gremito fino di fuori di gente, la maggior parte erano
compagni e socialisti è…* Al mio turno mi feci una difesa in milanese,
spiegando che ero andata in piazza del Duomo per fare la manifestazione contro
la guerra. Parlai del lato umano e buono degli uomini e alla fine gridai
abbasso la guerra, la guerra sia maledetta dall’umanità. Immaginarsi , i
giudici e la polizia erano sbigottiti, la folla gridava di gioia, ho avuto
tanti applausi, io ero raggiante avevo potuto dire quello che volevo facendo
impallidire il tribunale” ( Clelia Premoli “ Ho fatto impallidire il tribunale”)
Bibliografia: in
Antonio Senta , utopia e azione per una storia dell’anarchismo in Italia
(1848-1984) , elèuthera, 2015 p. 130 . Cfr.
anche Antonio Senta, “ Ho
fatto impallidire il tribunale”. Clelia Premoli nell’anarchismo internazionale, “ Bollettino Archivio G.
Pinelli” n. 37, giugno 2011, p.
22.
Fu
condannata a 5 giorni di prigione e divenne
amica di alcune compagne detenute ,, tra cui Nella Giacomelli ,
che , una volta libere, la introdusse negli ambientianarchici,
dove, tra altri, conobbe UGO FEDELI
, che divenne il suo compagno (cfr. post : ALFONSO FAILLA ED ALTRI). Assai attiva nel
movimento anarchico Clelia Premoli condivise quasi tutte le
avventurose peregrinazioni di Ugo Fedeli in Europa ( Parigi,
Bruxelles) e infine si trasferirono , nel 1929, a Montevideo capitale dell’ Uruguay,
dove nacque il figlio, Ughetto. Quando poi Ugo Fedeli
fu espulso dall’ Uruguay e deportato in Italia lo seguì con il
suo bambino nelle più rinomate per la loro disumanità e brutalità località di confino
e campi di concentramento ( Ponza, Cerisano, Colfiorito, Monteforte
Fiorino, Ventottene ). ( cfr. post ANARCHICI/E AL CONFINO DURANTE IL FASCISMO). E fu
, purtroppo, in gran parte, a causa di quelle condizioni di vita così dannose per la salute , che il
piccolo Ughetto morì
a 8 anni nel 1941 . Durante la
guerra Clelia ,
che si era rifugiata a Bucchianico presso Chieti, fu arrestata , per le sue note
idee anarchiche, e rinchiusa
nel campo di concentramento di Chieti. Riuscita ad
evadere si ricongiunse con Ugo
Fedeli nel paese di Bucchianico e, alla fine della guerra,
insieme parteciparono , nel settembre 1945, alla fondazione
della Federazione Anarchica Italiana a
Carrara. Negli anni cinquanta seguì Ugo, divenuto bibliotecario della
Olivetti, in vari istituti culturali europei , tra cui l’IISG di Amsterdam.
PRISCILLA POGGI FONTANA E JESSA FONTANA PIERONI |
PRISCILLA POGGI FONTANA ( 1861-1949) nota anarchica di Pisa, compagna di ETTORE FONTANA, con cui ebbe 5 figli fu segretaria della Lega Tessile Femminile nella Camera del Lavoro di Pisa, che fu, tra l’altro, secondo una definizione di Filippo Turati “ il crogiuolo di una grande educazione”. Nel 1901 partecipò attivamente alle manifestazioni anticlericali in commemorazione di Giordano Bruno insieme alla sua figlia primogenita JESSA FONTANA. Sulla scia di queste manifestazioni pro- Giordano Bruno e Galileo Galilei, Priscilla, polemizzò , poi, per alcuni mesi, sulle pagine del giornale democratico-popolare, L’ Arno con il giornale cattolico conservatore La Croce pisana . Nel 1905 partecipò al congresso regionale degli anarchici toscani a Pontedera e nel 1908 agì in appoggio a un lungo sciopero di contadini nella provincia di Parma. Priscilla e la figlia Jessa collaborarono, per lungo tempo, al settimanale “ L’ Avvenire Anarchico”, dove curarono una rubrica fissa dal significativo titolo La Palestra femminile , in cui veniva dibattuta la “questione femminile” con particolare riferimento al ruolo educativo e rivoluzionario delle madri proletarie nei confronti dei figli . (cfr. brano ) . Alla vigilia dell' entrata in guerra dell' Italia nella prima guerra mondiale apparve la rivista L' Alba Libertaria che aveva come sottotitolo Periodico femminile di propaganda femminile anarchica, organo del gruppo libertario femminile di Pontremoli, di cui uscirono 4 numeri tra febbraio e maggio 1915, in cui furono privilegiati temi quali l'antimilitarismo e l'opposizione alla guerra da un punto di vista prettamente anarco-femminista. A questa rivista collaborò attivamente anche Priscilla Poggi (cfr. brano)
Brano da commentare: "Una povera madre era con le braccia avvinte al collo del figlio che indossava
la casacca militare e doveva partire per
servire la patria. Quella donna singhiozzando gli diceva : Figlio mio non
mettere in pratica il tuo progetto : se anche il nostro governo entrerà in
guerra , vai e combatti; dio è buono e la sorte ti arriderà. Mamma, rispondeva
il giovane, fino a questo giorno non ebbi mai il coraggio di far male ad alcuno;
avrei avuto la ragione di vendicarmi con chi dopo avermi cotidianamente
sfruttato, mi gettò nella via
privandomi di lavorare e di poter supplire ai miei e ai tuoi bisogni, perché
politicamente non condividevo le sue idee . Pur non lo feci! Perché dunque
domani dovrei assassinare chi mai mi offese, chi mai conobbi? Ti giuro, o mamma, che mai fui un assassino,né lo sarò
domani … Ma tu sarai carcerato, quindi fucilato. Io morrò, o impazzirò di
dolore saperti un traditore della patria!
E cadde esamine sul pavimento. Indignata dalle parole di quella madre
incosciente, confortai il povero giovane ed insieme deponemmo quella misera
su di un letto. Ripresi il mio cammino,
più mesta che mai e col pensiero rivolto a quelle madri che incoscientemente
crescono i loro figli nei pregiudizi sociali e religiosi. La donna dovrebbe
essere più emancipata, ad essa spetta impartire ai suoi nati la via del vero, del
bello, del giusto. Allorché i suoi bimbi le domandano cosa sia dio, la patria, quel siano i nostri
nemici, ella dovrebbe ad essi rispondere
che dio è una fantasia ad arte messa in rilievo dal prete per truffare ed
imbrogliare questo popolo ciarlone; che la patria è il mondo intero, che i
nostri nemici non sono gli uomini delle altre nazioni, ma bensì tutti coloro
che ci sfruttano, che ci affamano ogni giorno. Che non vogliamo la guerra dei
capitalisti, dei coronati sempre avidi di dominio, ma la nostra guerra che sarò
quella della nostra redenzione; la rivoluzione sociale. Se la donna educasse
così i suoi figli, non vi sarebbero più tante lotte fraticide . ( Priscilla Poggi Fontana, Alle donne incoscienti ,in L' Alba libertaria 15 febbraio 1915)
Bibliografia : Mirella Scriboni, Abbasso la guerra. Voci di donne da Adua al primo conflitto mondiale, bfs, 2008 pp. 146-147 Elena Bignami, “Se le guerre le
facessero le donne”. L’opposizione delle anarchiche italiane alla guerra
(1903-1915) in Vivere in guerra. Le donne italiane nel primo
conflitto mondiale / Living in War. Italian Women in World War I in
Deportate, Esuli, Profughn (DEP) . Rivista telematica di studi sulla memoria
femminile.n. 31, 2016 pp. 71-72 e il
recente studio di Laura
Fournier-Finocchiaro, « Anarchismo e femminismo nelle riviste La donna libertaria (1912-1913) e L’Alba libertaria (1915) », Laboratoire italien [En ligne],
26 | 2021 in http://journals.openedition.org/laboratoireitalien/6955 ;
DOI
Durante il fascismo Priscilla fu
sottoposta a stretta sorveglianza sia per il suo passato di militante anarchica
e sia per avere, oltre due figlie, Jessa e Selica, anche due figli libertari, Vasco e Selica, emigrati in
Francia per sfuggire al fascismo e continuare la lotta dall'estero. Morì a
Pisa nel 1949.
JESSA FONTANA PIERONI (1883-1961) Nacque a Pisa
da Ettore Fontana e Priscilla Poggi, attivi militanti libertari e sorella
dei libertari Severo, Vasco e Selica.
Nel 1901 , durante le manifestazioni anticlericali per
Giordano Bruno e Galileo Galilei, fu arrestata e condannata a
due mesi di carcere “per istigazione a delinquere” . Operaia tessile,
come la madre, svolse un ruolo assai attivo all'interno della sua
fabbrica e collaborò assiduamente all'importante rivista settimanale
pisana, L'Avvenire
Anarchico. , dove scrisse, come sua madre Priscilla, numerosi
articoli, rivolti particolarmente alle donne, contro la
guerra , sia durante l'impresa libica (1912) sia alla vigilia
della prima guerra mondiale (1914-1915). (cfr. brano) Nel 1910 Jessa
sposò il suo compagno Giuseppe Pieroni ed
ebbero come figli Elso e Unico. Durante il fascismo lei e tutti i suoi
familiari furono sottoposti a continui controlli e vessazioni. Morì nel 1961 a
Pisa.
Brano da commentare: . “… Noi donne, che non sentiamo di essere italiane, né austriache, né tedesche etc., ma bensì compagne, madri e sorelle di uomini e fanciulli del mondo che non hanno patria da ampliare perché
la nostra patria non ha frontiere, noi vi diciamo che non consentiremo
giammai a che i nostri figli prendano parte alla vostra guerra infame,
ma ce li serberemo per la nostra rivendicazione sociale; noi non
permetteremo che essi abbandonino i loro, i nostri vecchi che tremanti
aspettano un tozzo di pane; noi non ci separeremo da colui a cui abbiamo
unito i nostri cuori, non ci toglierete i nostri figli, che hanno
bisogno di educazione, affinché imparino fin dall’infanzia, a considerare gli uomini fratelli e a difendere gli oppressi a qualunque razza e nazione appartengano ….” ( Jessa Fontana Pieroni in L’Avvenire anarchico,
26 febbraio 1915); 2)
Bibliografia: Mirella Scriboni, Abbasso la guerra. Voci di donne da Adua al primo conflitto mondiale, bfs, 2008 p. 147. Non disponendo di un'
immagine di Jessa Pieroni l' ho inventata, appena troverò una sua foto o ritratto la cambierò. Nel 1910 Jessa
sposò il suo compagno Giuseppe Pieroni ed
ebbero come figli Elso e Unico. Durante il fascismo lei e tutti i suoi
familiari furono sottoposti a continui controlli e vessazioni. Morì nel 1961 a
Pisa.
FANNY DAL RY |
FANNY DAL RY ( 1877-
1961) maestra elementare , socialista rivoluzionaria, assai vicina alle idee libertarie, fu un’ appassionata
antimilitarista e per i suoi scritti
venne più volte sottoposta ad arresti, processi e condanne. Tra i suoi scritti mi è sembrato
particolarmente interessante e , a dire la verità, è anche uno dei pochi, che ho trovato, Gloria, pubblicato sul giornale antimilitarista, La Pace, nel novembre 1906. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Uomini contro uomini in una mischia orrendamente feroce, invasi da
un inconcepibile pazzo furore ; eserciti sterminati cozzanti in urto
formidabile gli uni contro gli altri fra urli da belve e in un baleno ridotti
al silenzio, resi putrido ammasso di obliati carcami, sovra cui solo il vento, pietoso, stende triste
lenzuolo funereo di vizze foglie; intere flotte sprofondate negli abissi
oceanici; città ruinanti
fra il bagliore spaventoso degli incendi ed il rimbombo cupo dei
cannoni, orrendo spettacolo di corpi squarciati e di terrificanti volti umani
tragicamente irrigiditi dalla morte, nell’ultima contorsione di spasimo;
fanciulle ignare sorridenti alla vita
selvaggiamente passate a fil di spada; ed angosciosi, laceranti gemiti di
feriti, e disperato pianto di madri, e suprema tristezza indicibile di teneri
bimbi vestiti a lutto … E’ la gloria che passa. […] Ma, tra il promettente fiorire di più evolute idealità, che aiutate
dai risultati della scienza sospingono verso migliori forme di convivenza sociale,
si delinea nitida ormai la risposta alla
domanda manzoniana: - No, non fu vera gloria. Gloria di condottiero, gloria di conquistatore, è
gloria di assassino. Di contro al monumento di Bonaparte, nell’Elba, ne sorgerà
un altro, della glorificazione sanguinaria solenne protesta, risoluta
negazione: quella di Hugo. […] Spogliata
dal suo manto ingannatore , la gloria bellica apparirà in tutto il suo aspetto
orribile di falciatrice crudele, d’ossuta megera ingorda di giovani vite; e
perduto ormai ogni fascino, più non sarà possibile trarre le masse laboriose
nell’orrendo baratro in cui precipitarono i miliardi d’illusi che ne seguirono
le orme. E allora la civiltà vera avrà inizio” ( Fanny Dal Ry, Gloria , La Pace, novembre 1906)
Bibliografia: in
Mirella Scriboni, Abbasso
la guerra. Voci di donne da Adua al Primo conflitto mondiale (1896-1915) BFS edizioni, 2008,
pp. 94-95
Visse alcuni anni , dal 1905 al 1917, con EZIO BARTALINI, direttore di La Pace. Allo scoppio della prima guerra mondiale fu
una decisa anti-interventista e scrisse
veementi articoli e opuscoli contro la guerra. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ … Le guerre delle
nazioni civili, organizzate, proprio comne la tetha , o razzia,, per lo
sfruttamento, per la spoliazione di un gruppo sociale più debole, si fanno al
riparo d’ogni sorta di frasi roboanti: si fanno per pretese idee civilizzatrici
e politiche, per la libertà, per
l’umanità, per la nazionalità,
per la fede, o anche per l’equilibrio europeo . […] Ciò che meraviglia è la facilità
colla quale le folle e anche persone di una certa levatura, cascano negli
stessi tranelli, anche a breve distanza. Parecchie di queste formule in
discorso hanno avuto immediata fortuna
all’inizio del presente tremendo conflitto europeo: la necessità di piegare la
Germania prevaricatrice per garantire la pace … futura; il dovere di difendere
la Francia, baluardo della democrazia e
della libertà; il dovere di cooperare al trionfo, alla vittoria definitiva
della razza superiore. I maggiori quotidiani, in titoli pomposi, a caratteri
cubitali, parlarono di guerra di razze, come a radicare l’idea della fatalità
di tale guerra, da considerarsi la continuazione d’un processo storico
ineluttabile. Ora considerando come da un lato siano Germania ed Austria (ed
ora anche la Turchia) e dall’altro Francia, Inghilterra, Russia, la mala fede
non potrebbe essere più palese. Si sa
infatti che non esistono ormai razze pure e che ogni Stato è un miscuglio di varii
elementi etnici eterogenei. [...] E’ quindi ben disonesto gabellare per guerra di razze, procedente da irresistibile impulso, l’ingorda contesa
economica, niente affatto inevitabile, degli Stati Europei, in ognuno dei
quali, pure ammettendo la preponderanza di un dato elemento etnico, essa non
potrebbe assolutamente giustificare, data la tesi sostenuta, la
compartecipazione alla guerra degli
altri elementi differenti, posti nell’eventualità di combattere contro elementi
della loro propria origine […] Vinti di
tutto il mondo, alla riscossa! Al mostruoso grido : Lavoratori di tutto il mondo, sgozzatevi! L’Internazionale operaia contrapponga con
fierezza nuova: Lavoratori di tutto il
mondo uniamoci! E si avvii risoluta verso
quelle definitive vittorie, che saranno le vittorie, non di date razze, ma di tutta l’umanità”. ( Fanny Dal Ry, Guerra di razze, La Pace, novembre 2014)
Bibliografia: in
Mirella Scriboni, Abbasso
la guerra. Voci di donne da Adua al Primo conflitto mondiale (1896-1915) BFS edizioni, 2008,
pp. 135-136
E’ anche da ricordare l’impegno pedagogico di Fanny Dal Ry, che si concretizzò ,
tra l’altro, in importanti scritti , tra cui
La scuola e l’evoluzione sociale, ove vengono criticati
i metodi educativi adottati dalla scuola
di Stato e formulato il principio basilare di
una nuova forma di educazione autenticamente evolutiva . (cfr. brano)
Brano da commentare : “
L’intelligenza è gravemente deteriorata nella scuola se non spenta
affatto in seguito ai metodi adottati da tutti gli insegnanti, compresi i
migliori, i quali non hanno modo di spezzare la ferrea cerchia disciplinare la
quale, pur dissentendo, sono costretti a d esplicare la propria attività […]
L’attività del pensiero libera e felice, che è l’ estrinsecazione del bisogno
divorante del fanciullo di conoscere ed imparare è sostituita dal lavoro
forzato pesante e penoso, che tramuta lo studio in noia e sofferenza. Inoltre
tutto è detto, tutto è insegnato. Non si guida il fanciullo a far da sé le
ricerche, ad intuire le conseguenze delle sue scoperte, non gli si lascia
alcuna in iziativa. […] Se vuole essere veramente generatrice delle forze avvenire,
(l’ educazione) deve preparare gli
uomini all’autonomia, che è la strada tracciata dall’evoluzione. Essa deve
ispirarsi al principio dello sviluppo
spontaneo dell’individuo, di tutte le facoltà, di tutte le potenze, che
sono in lui, se intende collaborare all’evoluzione e preparare le ascese future .” ( Fanny Dal Ry, La scuola e l’evoluzione
sociale, )
Bibliografia: Fabrizio Giulietti,
Storia degli anarchici italiani in età
giolittiana,
Franco Angeli editore, 2012 , p. 203 n. 127
e p. 209 n. 151.
Dopo
l’ascesa al potere del fascismo Fanny Dal Ry lasciò l’insegnamento per non giurare fedeltà
al regime.
Una considerazione a parte deve essere poi fatta per MARIA RYGIER ( 1985 -1953) , notissima anarchica antimilitarista che, allo scoppio della prima guerra mondiale, cambiò improvvisamente opinione e divenne una fervidissima nazionalista ed interventista. Figlia di un agiato scultore polacco, aderì nel 1904 al Partito socialista italiano e collaborò a diversi periodici socialisti, tra cui L’avanguardia socialista di Arturo Labriola. Nel 1907 fondò insieme a FILIPPO CORRIDONI il giornale antimilitarista “ Rompete le file” e nel 1908 circolava, in tutta Italia, una sua cartolina/ritratto assunta come simbolo del sovversivismo più estremo. Si avvicinò sempre di più all’anarchismo e gli furono attribuiti i soprannomi di “Louise Michel d’Italia” e di “eroina dell’anarchia”. Mentre stava scontando, nel 1912, in prigione una ennesima condanna , alcune anarchiche di Parma, tra cui AMELIA LEGATI, dettero il nome di Maria Rygier a un “Gruppo femminile libertario " da loro fondato. La Rygier svolse poi un ruolo di primo piano nella difesa di AUGUSTO MASETTI e durante la "settimana rossa". (cfr. post “ LA SETTIMANA ROSSA”) . E poi d’ un tratto, allo scoppiare della prima guerra mondiale, probabilmente influenzata dalla massoneria francese di cui faceva parte, si spostò su posizioni belliciste e collaborò con il giornale “ Il popolo d’Italia " fondato da Mussolini. (cfr. brano). La sorpresa e l’amarezza che questo suo improvviso voltafaccia produsse tra i suoi vecchi compagni è ben riassunta da Armando Borghi ( cfr. brano).
Brano
da commentare: “…
Maria Rygier mi chiamò da Bologna. Era stata in Francia un
anno prima in un giro di propaganda pro Masetti che io le avevo combinato attraverso le
conoscenze fatte da me a Parigi durante la mia
permanenza colà. Vi era tornata subito dopo la
Settimana Rossa, per precauzione
contro un eventuale arresto. A guerra scoppiata eccola di ritorno. Io la sapevo
portata alle decisioni estreme, ed ero preparato ad ascoltare da lei le
proposte più impensate contro la guerra. Rimasi di sasso quando mi trovai di
fronte ad una Rygier, che con la massima
semplicità mi parlava di una guerra ad oltranza. Per lei non c’era altro da
fare che buttarsi a corpo morto in favore della Francia, mettere tutto a
soqquadro per imporre alla monarchia questo intervento. Io la guardavo, e mi
domandavo se era proprio lei. Il suo accento era convinto come quando in
passato parlava di rivolta e di rivoluzione. Si dichiarava sicura che io sarei
stato con lei. Che era dunque avvenuto? Si falsifica una moneta, ma non si può
falsificare un essere umano. No, era sempre lei : e sempre anche nella nuova
veste , col suo terribile temperamento
esplosivo. Gli altri cominciarono coi ma e con i se. Lei si buttò subito
dall’altra parte della barricata … “.
(Armando Borghi, Mezzo secolo di
anarchia (1898-1945)
Bibliografia: Armando
Borghi, Mezzo secolo di anarchia (1898-1945) Edizioni Anarchismo 1989 pp. 154-155
Il
suo atteggiamento fu invece assai gradito alle autorità italiane, che
però, come si deduce dalla relazione, nel 1916, del console generale di
Marsiglia, città, dove Maria Rygier, risiedette, spesso, durante la I guerra mondiale, diffidavano alquanto del suo carattere "nervoso" e trascinatore di folle.
Brano
da commentare: “… E’ fuori dubbio che essa è diventata una mazziniana per principio e dottrina; ma
in fondo c’è tutta la forza di una ardente nazionalista con delle tendenze
quasi reazionarie inesplicabili se non si tenesse conto del suo temperamento
sempre esaltato per cui essa abbraccia un’idea spingendola e spingendosi sempre
agli estremi […] Quindi nulla più di anarchia né di socialismo nella Rygier, la quale non nasconde
anzi che disprezza gli anarchici e compatisce i socialisti.[…] La Rygier dunque è sempre quella
grande impulsiva di un tempo, è sempre un elemento capace di eccitare passioni,
provocare atti insani, sollevare masse, e, dato il suo temperamento nervoso”
potrebbe da un giorno all’altro, quando fatti nuovi di orientamenti diversi la
conturbassero o la dissilludessero, riprendere la sua vita
di agitatrice.” con atteggiamenti della stessa violenza che nel
passato...” ( relazione del console
generale di Marsiglia su Maria Rygier nel 1916 )
Bibliografia : in
Massimo Lunardelli,
Dieci pericolosissime anarchiche, Blu , 2012 pp.
72-73
Nel 1926 Maria Rygier ruppe clamorosamente e definitivamente con il fascismo e si trasferì, per tutto il "ventennio"
in Francia. Nel secondo dopoguerra tornò
in Italia e si impegnò
con zelo in favore della monarchia .
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