BUENAVENTURA DURRUTI (1896-1936). Sin da giovanissimo Durruti provò fortissimi sentimenti di rivolta contro le ingiuste
condizioni in cui viveva il proletariato
spagnolo urbano e contadino (cfr. brani)
Brani da commentare: 1) Fin dalla mia più tenera età, la prima
cosa che vidi attorno a me fu la sofferenza, non solo della nostra famiglia, ma
anche quella dei nostri vicini. Istintivamente ero già un ribelle. Credo che
allora si decise il mio destino ( Buenaventura Durruti, Lettera scritta a sua sorella Rosa) ; 2) “ Durruti fu sempre un ribelle, gran tempo prima di
diventare anarchico. Buenacasa, che allora guidava il movimento in Catalogna, gli disse che
Barcellona era l’unico luogo dove egli potesse/ Cronica) vivere, perché solo a
Barcellona esiste una coscienza proletaria”. E il temerario ragazzo di Leòn, che aveva già scatenato a Gijòn e a Renterìa, con le sue sole forze, gravi conflitti di lavoro, e che aveva
dato delle bestie ai suoi colleghi perché si accontentavano di quelle
condizioni di lavoro, seguì il consiglio di Buenacasa e si trasferì a
Barcellona. ( Manuel Buena casa, Cronica)
Bibliografia: Primo brano in Abel Paz, Durruti e la rivoluzione in Spagna. Da
ribelle a militante, tomo I Biblioteca Franco Serantini La Fiaccola Zero
in condotta, 1999, p. 18- Secondo brano in Hans Magnus Enzesberger, La breve estate dell’anarchia. Vita
e morte di Buenaventura Durruti, Feltrinelli, 1973, p. 25
Brano da commentare: “ Ascaso e Durruti si completavano l’un l’altro. Durruti era l’uomo d’azione, l’uomo dell’impeto, dell’entusiasmo, che si guadagnava la fiducia della gente; Ascaso era l’uomo della calma, della ponderazione, della tenacia, della gentilezza e del calcolo. Era uno stratega rifinito. Era lui che progettava le azioni rivoluzionarie. I suoi calcoli erano tanto esatti che, al momento fissato, tutti i dettagli tornavano. La forza di Durruti stava nella rapidità e nella spregiudicatezza con cui era capace di agire; egli poneva la violenza al servizio di un animo forte e di una coscienza elevata. Ognuno dei due aveva bisogno dell’altro, e quando erano insieme era difficile resistere loro ( testimonianza di Cànovas Cervantes )
Bibliografia : in Hans Magnus Enzensberger, La breve estate dell’anarchia Feltrinelli 1973 p. 76
Per reagire a questo sistematico massacro degli oppositori del regime , Durruti ed Ascaso fondarono, assieme ad altri compagni, un gruppo armato di autodifesa, chiamato “Los Solidarios” e più tardi ribattezzato “Nosotros”.
Brano da commentare: “…. Formammo allora il gruppo “Los Solidarios”, che ebbe più tardi tanta buona o cattiva fama. […] Avevamo bisogno di gruppi di questa specie, per opporci al terrore bianco. Gli imprenditori avevano costituito allora, in combutta con l’autorità, proprie formazioni di mercenari, truppe di picchiatori ben armate e meravigliosamente pagate. Dovevamo difenderci. Quando fondammo il nostro gruppo, solo a Barcellona erano caduti vittime del terrore bianco più di trecento sindacalisti anarchici. Più di trecento morti! A quel tempo non potevamo neanche pensare ad azioni rivoluzionarie offensive. Era il momento dell’autodifesa. La FAI non esisteva ancora, è stata fondata solo più tardi. Perciò ci organizzammo localmente, gente che si conosceva fin da casa o dalla fabbrica. Ci dovemmo armare, e avevamo bisogno di soldi per sopravvivere ( Intervista a Ricardo Sanz dell'aprile 1971
Bibliografia : in Hans Magnus Enzensberger, La breve estate dell’anarchia Feltrinelli 1973 p. 38
Oltre a Buenaventura Durruti e a Francisco Ascaso, tra i membri del gruppo (in tutto circa una dozzina) , vi sono:
DOMINGO ASCASO |
DOMINGO ASCASO ABADIA
(1895-1937) Fratello maggiore di Francisco , panettiere e cugino di Joaquin Ascaso Budría. . Anarchico molto attivo, come tutti i membri
della sua famiglia, nel 1922 aderì a Los Solidarios e sotto la dittatura di Primo de Rivera dovette fuggire all’estero. Tornato in
Spagna fece parte del gruppo
clandestino Los indomables e partecipò
all’insurrezione di Figols e Cardona. Durante la rivoluzione
spagnola diresse la Colonna Asscaso, nella quale agivano anche anarchici e giellisti italiani.
Il 4 maggio 1937 a Barcellona morì sulle
barricate combattendo contro gli stalinisti e le “guardias de asalto”
MIGUEL VIVANCOS |
MIGUEL GARCIA VIVANCOS (1895-1972), operaio edile. Durante la guerra civile combatté nella colonna degli Aguiluchos e dopo la militarizzazione, fu nominato luogotenente colonnello. Dopo la vittoria del franchismo andò in Francia dove, tra l’altro,dopo essere stato detenuto per 4 anni nei campi di accoglienza ( o meglio di concentramento) prima a Vernet e poi a Saint Cyprien , partecipò attivamente alla guerra di liberazione dal nazifascismo. Dopo la guerra, dotato di notevole talento artistico, incoraggiato da Picasso e da Breton , divenne un pittore di successo.
GREGORIO JOVER |
RICARDO SANZ |
RICARDO SANZ ( 1898-1986) operaio tessile . Durante la guerra civile fu, tra l'altro, uno dei successori di Durruti al comando della Colonna Durruti, divenuta dopo la militarizzazione , la 23 divisione .
ANTONIO ORTIZ RAMIREZ |
JOAN GARCIA OLIVER |
JOAN GARCIA OLIVER (1901-1980 ), che diventò poi , durante la guerra civile, organizzatore della Colonna dei “ Los Aguiluchos” e della Scuola Popolare di guerra e infine ministro della giustizia sotto il governo del socialista Caballero. Del gruppo facevano parte anche quattro donne MARIA LUISA TEJEDOR modista basca, RAMONA BERNI, operaia tessile, PEPITA NOT, cuoca, compagna di Ricardo Sanz, JULIA LOPEZ MAINAR, cuoca, che passò 8 anni in prigione per aver fatto parte del gruppo che uccise il cardinale Soldevila, finanziatore di “pistoleros”. Di queste donne e della loro attività durante la rivoluzione spagnola non so nulla così come non ho trovato neanche su Internet le loro immagini.
Nel 1925 con l'acuirsi della repressione in Spagna i sopravvissuti dei "Los solidarios", che erano riusciti a sottrarsi alla prigionia, si dispersero e per lo più fuggirono in altri paesi. Durruti e Ascaso con altri compagni si recarono dapprima in Francia e poi in Sudamerica. Infine dopo avere accumulato condanne a morte sia in Cile che in Argentina tornarono clandestinamente in Francia.
Brano da commentare: “ Le autorità di polizia di tutta l’America Latina ricercavano Durruti, che era, ai loro occhi, il più pericoloso esponente degli anarchici spagnoli. La sua foto era esposta dovunque: nelle stazioni, nei treni e nei tram. Tuttavia egli attraversò coi suoi compagni l’intero continente senza che la polizia riuscisse ad acciuffarli ( testimonianza di Canovas Cervantes)
Bibliografia : in Hans Magnus Enzensberger, La breve estate dell’anarchia Feltrinelli 1973 p. 62
Brano da commentare: “ Naturale che non ci siamo sposati mai. Buonaventura ed io. Cosa le viene in mente? Tra gli anarchici non si usa andare in municipio. Ci eravamo incontrati a Parigi. Dev’essere stato il 1927. Lui usciva allora di prigione [….] Durruti uscì, la sera stessa fece visita a qualche amico, io ero presente, ci vedemmo, ci innamorammo a rotta di collo, e le cose rimasero così […] A Lione ci rivedemmo. Era ormai il secondo processo. Avevano scoperto che Buonaventura vi risiedeva senza documenti. Mi ricordo di esserci andata con l’amica di Ascaso. Era la prima prigione che vedevo da dentro ( intervista a Emilienne Morin del maggio 1971 )
Bibliografia : in Hans Magnus Enzensberger, La breve estate dell’anarchia Feltrinelli 1973 p.73
LA SCOPA DI DURRUTI |
Emilienne Morin seguì Durruti in Spagna ed ebbero una figlia, Colette. ( cfr. post: MUJERES LIBRES 2). Durruti, mentre la moglie stava al lavoro, si occupava della bambina e svolgeva lavori domestici suscitando lo scandalo tra gli anarchici maschilisti di quei tempi (cfr. post " Las mujeres libres).
Brano da commentare: “ Al principio del 1936 Durruti abitava proprio accanto a me, in un appartamentino d’affitto nel quartiere di Sans. Gli imprenditori lo avevano messo sulla lista nera. Non trovava più lavoro da nessuna parte. E dunque la sua compagna Emilienne guadagnava come mascherina in un cinematografo, il mantenimento per tutta la famiglia. Un pomeriggio andammo a trovarlo e lo trovammo in cucina. Si era messo un grembiule , lavava i piatti e preparava la cena per la figlioletta Colette e per la moglie. L’ amico con cui ero venuto cercò di scherzare “ Ehi! Senti, Durruti, ma il lavoro che fai è roba da donne”. Durruti gli rispose ruvidamente: “ Prendilo come esempio . Quando mia moglie va a lavorare, io ripulisco la casa, faccio i letti, cucino. E poi faccio il bagno alla piccola e la vesto. Se tu vuoi dire che un vero anarchico deve starsene seduto in giro all’osteria o al caffè , mentre sua moglie lavora, allora vuol dire che non hai capito niente..” ( testimonianza di Manuel Pérez)
Bibliografia : in Hans Magnus Enzensberger, La breve estate dell’anarchia Feltrinelli 1973 p. 93
Nel raccontare, in una
versione leggermente diversa, questa
insolita, per quei tempi, scenetta domestica , Abel Paz nel suo libro su Durruti aggiunge che soltanto i suoi amici più
intimi non si stupivano del suo comportamento , e soprattutto Francisco Ascaso, che quando andava
a fargli visita, mentre discutevano
appassionatamente di politica e di
rivoluzione , sbucciava le patate o puliva i fagioli. ( cfr. Abel Paz, op. cit. volume I , p. 398)
I "NOSOTROS" DAVANTI ALLA CASERMA DELLE "ATARAZANAS" ( 20 LUGLIO 1936) |
La
sua' attività rivoluzionaria comunque continuava senza soste,
alternata da frequenti periodi di prigione. Nel 1933 Durruti fu,
per conto della CNT/FAI, uno degli organizzatori, con Cipriano Mera e
Isaac Puente, dell'insurrezione della città di Saragozza. Alla scoppio della rivoluzione sociale civile l’ azione di Durruti e dei “Los Solidarios”/”Nosotros” , ancora uniti, seppure per l’ultima volta, fu determinante per la vittoria a Barcellona sulle truppe nazionaliste ribelli.
Brano da commentare: “ L’ultimo scontro del gruppo “ Nosotros" ebbe luogo il 20 luglio davanti alla caserma delle” Atarazanas”. Il crepitio delle mitragliatrici e il fischio delle bombe della FAI, che ci era tanto familiare, ci avevano chiamati a raccolta. Durruti guidò l’attacco in primissima linea, Ascaso e Garcia Oliver stavano alla mitragliatrice che scottava , rovente, Sanz aveva portato un cesto di bombe a mano che lanciava contro la caserma assediata, anche Aurelio Fernandez, Antonio Ortiz e Gregorio Jovez erano sul posto. Fu in questo scontro che cadde Francisco Ascaso. La sua morte fu la fine del gruppo. Non ci siamo più riveduti tutti insieme, neppure alla sepoltura di Ascaso. E questo fu l’errore maggiore che il gruppo abbia fatto: si è sbandato, dissolto, lasciato disperdere a tutti i venti” ( Ricardo Sanz intervistato nell’ aprile 1971)
Bibliografia : in Hans Magnus Enzensberger, La breve estate dell’anarchia Feltrinelli 1973 p. 121
CFR. ANCHE POST: LA COLONNA DURRUTI. DA BARCELLONA A MADRID
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