LA MAKHNOVICINA
Il movimento rivoluzionario ucraino che Makhno
aveva avviato già a partire dalla primavera del 1917, subito dopo la sua
liberazione dalla prigione zarista , in cui era rinchiuso, è noto con il
nome “ La makhnovicina ". . "La
makhnovicina" è anche il titolo
di una canzone in cui si narra della resistenza ucraina contro i bianchi
e i rossi, che volevano imporre la loro supremazia sui contadini e gli
operai.
Canzone da commentare: “
LA MAKHNOVCINA” : “ Makhnovcina , Makhnovcina / Le tue bandiere sono nere nel vento /
Sono nere della nostra pena / Sono rosse del nostro sangue. / Per i monti
e le pianure. / Nella neve e nel vento/ Attraverso tutta l' Ucraina / Si levano
i nostri partigiani / In primavera i trattati di Lenin / Hanno
consegnato l’Ucraina ai tedeschi / In autunno la Makhnovicina li aveva gettati al vento / “Makhnovcina , Makhnovcina / Le tue bandiere
sono ….. “ / L’armata bianca di Denikin / E’ entrata in Ucraina cantando /
Ma presto la Makhnovcina l’ha dispersa nel vento
. / Maknovcina, Makhnovcina / Armata nera dei nostri
partigiani / Che combatteva in Ucraina / Contro i rossi e i bianchi . / Makhnovcina, Makhjnovcina / Armata nera dei
nostri partigiani / Che voleva scacciare dall’ Ucraina / Per sempre tutti
i tiranni . / Makhnovcina , Makhnovcina / Le tue bandiere sono …… “ (
traduzione italiana della versione francese “ più o meno, letterale del testo
russo “.
Si può trovare su You Tube cantata,
credo, da ETIENNE RODA- GIL (1941-2004) e questa versione in lingua
spagnola la si trova sempre su GOOGLE o You Tube anche cantata
da SERGE UTGE-ROYO. Esiste in italiano anche una
versione più lunga tradotta da Riccardo Venturi nel 2005 “ condotta
direttamente sull’originale russo " : “LA MAKHNOVSCINA “: “ Makhnovscina, Makhnovscina / Il vento ha
intrecciato le tue bandiere / fatte nere dalla pena / fatte rosse dal
sangue “ ( bis: le ultime due righe) / Sopra i colli e sulle pianure /
nella pioggia, nel vento e nella nebbia / per la steppa dell’ Ucraina /
andavano i drappelli di partigiani ( bis: le ultime due righe ) / A
Brest-Litovsk, l’Ucraina / ai tedeschi
Lenin consegnò / in sei mesi la Makhnovscina / li ha dispersi nel vento come
polvere (bis: le ultime due righe) / I denikiani entrarono a valanga / si erano riuniti
persino a Mosca / tutta la loro armata, la Makhnovscina / l’ha falciata come erba / ( bis: le
ultime due righe) / Ma un colpo alla schiena del popolo / hanno
portato i bolscevichi / e la Makhnovscina è morta / per mano dei
traditori (bis: le ultime due righe) / Tu sei morta, Makhnovscina / ma hai lasciato un
testamento ai combattenti / Noi, in questo anno severo / ti abbiamo serbata nel
cuore / ( bis: le ultime due righe ) / Tu sei il nostro lascito , Makhnovscina / per tutti gli anni a
venire / tu volevi dall? Ucraina / cacciare i
tiranni per sempre (bis: le ultime due righe ) / E oggi, Makhnovscina / le tue bandiere
sventolano ancora / sono nere come la pena / sono rosse come il sangue (bis: le
ultime due righe ) / Ti ribelli, Makhnovscina / e i borghesi scappano via / per la
steppa dell’Ucraina / per la tundra e la taigà / (bis: le ultime due righe) / E qualche
fiume di sangue / non fermerà il fuoco della lotta / Mai e poi mai ci fermerà /
e comunismo domani sarà ! “ (In http://www.antiwarsongs.org/canzone.php?id=3209&lang=
)
In
questa scenetta ,
ho messo al centro, VOLIN, che lavorò in Ucraina nel movimento machnovista, in cui gli venne affidata la sezione “Cultura e Educazione”, in due riprese, alla
fine del 1919 e alla fine del 1920. La figurina in prima fila a sinistra di Volin potrebbe essere VICTOR BELASH (1893-1938) Capo- di Stato
maggiore dell’esercito makhnovista e membro del Consiglio
degli insorti rivoluzionari. Dopo che Makhno
dovette lasciare, ferito, l’Ucraina, Belash
divenne il Comandante Generale
dell’Esercito Nero. Catturato dai bolscevichi nel settembre del 1921, la sua
condanna a morte fu commutata in una
condanna di 20 anni di prigione.
Liberato nel 1923 in seguito ad una amnistia fu nuovamente arrestato più
volte sino alla sua fucilazione nel
1938. Il figlio Alessandro pubblicò nel 1993 un libro su Makhno
basato sulle memorie del padre. Sarebbe
davvero un bene che questo libro fosse tradotto in italiano. La figurina a destra di Volin potrebbe essere FEDOR SCHLUSS ( 1893-1921) contadino, marinaio, prestigioso capo partigiano contro gli
austro-tedeschi, nel 1918, già prima di
unirsi all’ armata makhnovista. Per
la notorietà delle sue vittorie nella guerra
contro gli austro- tedeschi il suo nome era quasi altrettanto popolare di quello di Makhno . Nell’esercito maknovista
occupò ruoli assai importanti e fu ucciso nel giugno del 1921 nella provincia
di Poltava combattendo contro l’armata rossa. In seconda fila, in alto a sinistra potrebbe essere VASSILI KURILENKO
(1891-1921), grande agitatore politico,
abile comandate di cavalleria, membro del consiglio
degli insorti . Al tempo dell’accordo politico militare tra makhnovisti e
bolscevichi fu il delegato designato dal
consiglio per le trattative. Ferito più volte in combattimento morì nell’estate 1921 combattendo contro i bolscevichi. La donna potrebbe essere GALINA KUZMENKO (1892-1978), moglie e compagna di Makhno, di cui è stato recentemente trovato un diario, scritto nel febbraio-marzo del 1920, e alla sua destra si intravede lo stesso Makhno.
Brani
da commentare: 1) “… Perché ci chiamano machnovisti? Perché per la prima volta durante i
giorni più oscuri della reazione in Ucraina, abbiamo visto tra noi un amico
leale, Machno, la cui voce di protesta
contro ogni forma di oppressione dei lavoratori risuonò per tutta l' Ucraina,
esortando alla lotta contro tutti i tiranni, i malfattori e i ciarlatani della politica che ci
ingannavano, Machno, che ora marcia deciso al
nostro fianco verso la meta finale, l’emancipazione del proletariato contro
ogni forma di oppressione. Che cosa
intendiamo per emancipazione? Il rovesciamento dei governi monarchici, di coalizione,
di repubblicani, socialdemocratici e del partito comunista bolscevico, cui deve
sostituirsi un ordine indipendente di soviet dei lavoratori, senza più
governanti né leggi arbitrarie. Perché
il vero ordine dei soviet non è quello instaurato dal governo socialdemocratico-comunista bolscevico, che ora si
definisce potere sovietico, ma una forma più alta di socialismo antiautoritario
e antistatale, che si manifesta nell’organizzazione di una struttura libera,
felice e indipendente della vita dei lavoratori, così come la società nel suo
complesso, possa costruirsi da sé la propria felicità e il proprio benessere
secondo i principi di solidarietà, di amicizia, di eguaglianza. Come
consideriamo il sistema dei soviet? I lavoratori devono scegliersi da soli i
propri soviet, che soddisferanno i desideri dei lavoratori-cioé soviet amministrativi,
non soviet di stato. La terra, le fabbriche, gli stabilimenti, le miniere, le
ferrovie e le altre ricchezze popolari devono appartenere a coloro che vi
lavorano ovvero devono essere socializzate…”. (da “Chi
sono i machnovisti e
per cosa si battono? , Sezione culturale-educativa dell’esercito machnovista.). 2) “ Noi PARTIGIANI makhnovisti abbiamo sempre sostenuto che soltanto l’
opera attiva delle masse può trarre la rivoluzione dal vicolo chiuso in cui si
trova e metterla sulla via giusta. Come esempio noi abbiamo indicato quella
rete di organizzazioni create dalla massa nel 1917, quando era ancora piena di
fede e di entusiasmo rivoluzionario. I partiti politici autoritari, invece ,
volendo fare sulla massa ogni sorta di sperimenti, hanno ucciso tutte le forze
del lavoro vive e attive. Oggi i parti mostrando l’indifferenza delle masse ,
dicono che le masse sono un gregge inerte che non vuol curarsi della propria
esistenza: solo i comunisti bolscevichi, soltanto i socialisti rivoluzionari,
soltanto loro possono dare tutto ai contadini e agli operai. Guardate da quanto
i partiti continuano a distribuire i loro benefici! Hanno dato tanto, che hanno
gettato le masse nei guai nel bisogno nella miseria e le hanno consegnate agli
artigli della burocrazia rossa e bianca.
Ora , basta! E’ giunto il momento in cui il proletariato deve liberarsi
dalle catene dell’autorità e del capitale. Gli operai debbono mostrare le loro
capacità di costruirsi una propria vita indipendente. […] Costruite il nuovo
edificio sulle fondamenta di liberi
accordi, come si conviene a esseri
ragionevoli. Forgiatevi la vostra felicità. Createvi la vostra cultura. Aprite
la strada della vostra primavera! Basta dormire! E’ tempo di realizzare le idee
che ci sono care. Con voi sta il nostro esercito insurrezionale, che confortato
dalla vostra azione decuplicherà i suoi sforzi e sarà barriera insormontabile,
su cui si frangeranno le contro-rivoluzioni di destra e di sinistra. Abbasso i
funzionari di Stato ! Viva l’azione delle masse operaie e contadine! ( Victor Belash, un makhnovista parla di una società
organizzata dai lavoratori ).
PIOTR ARCHINOV , pseudonimo di
Piotr Marine ( 1897
– 1937 ) .figlio di operai e operaio lui stesso. Aderì dapprima, nel 1904, al partito bolscevico e poi due anni dopo, trasferitosi
in Ucraina per sfuggire alle
persecuzioni della polizia zarista,
divenne anarchico illegalista
e partecipò a diversi attentati
terroristici e nel 1907 davanti a
numerosi spettatori, sparò, uccidendolo, al direttore delle officine centrali ferroviarie , che
aveva contribuito con le sue denuncie alla condanna a morte di diversi operai coinvolti durante gli
avvenimenti della rivoluzione del 1905. Sebbene fosse stato immediatamente
catturato, riuscì a fuggire e trovò riparo prima in Francia e poi in
Austria, dove, nel 1910 , arrestato dalla polizia austriaca
fu estradatato in Russia. Condannato
alla pena di 20 anni nella prigione di Boutiski ,
dove divenne amico del giovane Makhno
anche lui detenuto in quel carcere.
Durante la rivoluzione di febbraio del 1917 furono entrambi liberati. Nel 1918
dietro insistenti inviti di Makhno si
trasferì in Ucraina dove svolse un importante ruolo all’interno del movimento makhnovista .
Nel 1921 dopo la sconfitta del makhnovismo si
trasferì in Francia e fu il principale estensore della cosiddetta “ Piattaforma
organizzativa dell’unione generale degli anarchici” , documento, che come si è
detto suscitò tante polemiche all’interno del movimento e a cui Volin
oppose il cosiddetto “sintetismo”. Nel 1935 Archinov
tornò in Russia dopo avere
pubblicamente rinnegato le idee
anarchiche. Nel 1937 accusato di agire
col fine di “restaurare l’anarchismo” fu
condannato a morte e fucilato.
Sino a qualche decennio fa Archinov,
era, per quanto ne so, generalmente
considerato un traditore della causa anarchica, oggi , forse anche a
causa dell’apertura degli archivi della
polizia comunista russa, si sta diffondendo sempre di più l’ opinione che la sua abiura dell’anarchismo, condizione imprescindibile per il suo ritorno nella Russia stalinista, fosse
finalizzata alla diffusione clandestina dell’ anarchismo. Non so se questa spiegazione
, sostenuta tra altri, da Alexander Skirda, sia
vera, ma se lo è, spero che ciò valga
anche per il ritorno in Russia, nel 1927,
dell’ anarchico russo, EFIM YARTCHOUK,
il cui passato di rivoluzionario era ancora più prestigioso di quello di
Archinov. (cfr. post : LE DUE RIVOLUZIONI DEL 1917)
Bibliografia: Primo brano in in Paul Avrich, Gli
anarchici nella rivoluzione russa La Salamandra, 1976, p. 17 e secondo brano in Pietro Archinov, Storia
del movimento makhnovista, Collana Porro, Edizioni
RL Napoli 1954 pp. 295-296
Bisogna inoltre dire che “ La storia del movimento makhnovista "
di Archinov è
sempre stata e lo è ancora un punto di riferimento fondamentale per il
movimento anarchico internazionale e a detta dello stesso Volin
, che fu negli anni trenta un accanito
avversario di Archinov, essa è un’ opera la cui lettura è necessaria per conoscere la "meravigliosa dottrina" anarchica e per
decifrare “ gli avvenimenti del presente “ (cfr. brano)
Brano
da commentare: “ Ogni operaio e contadino, ogni rivoluzionario, ogni uomo
pensoso e interessato alla realtà debbono leggere con attenzione questo libro, riflettere
sulle considerazioni che lo chiudono, rendersi chiaro conto del suo
insegnamento […] L’anarchismo non è un privilegio di eletti ma
un insegnamento vasto e profondo e una visione del mondo che
tutti devono conoscere. Forse il lettore non diverrà anarchico: forse potrà
accadergli ciò che accadde ad un vecchio
professore, capitato ad una conferenza anarchica. Commosso fino alle lacrime, alla fine disse: “ E io che sono un
professore, ho vissuto tanto senza sapere nulla di questa meravigliosa dottrina
… Ne ho vergogna …” Forse il lettore non sarà mai anarchico. Non è necessario
essere anarchico: ma conoscere l’anarchismo – si deve “. ( Prefazione di Volin alla Storia del
movimento makhnovista di Archinov) .
Bibliografia: Pietr Archinov, Storia del movimento makhnovista Collana Porro Edizioni RL Napoli 1954 pp. 25-26
Il rapporto tra i makhnovisti e
gli intellettuali anarchici, soprattutto all’inizio, fu alquanto problematico . (cfr. brano)
Brano
da commentare: “ Si poteva pensare che gli anarchici, che avevano parlato tanto
di un movimento rivoluzionario di massa e lo avevano atteso per anni come si
attende un messia, si sarebbero affrettati a entrare in quel movimento, a
fondersi in esso, a darsi completamente.
In realtà questo non avvenne. La maggior parte degli anarchici russi che
avevano seguito la scuola dell’anarchismo teorico, restarono isolati nei loro
circoli, che in quel momento non erano utili a nessuno, tutti in disparte,
discutendo quale fosse la natura di quel movimento e il mododi rapporti da intrattenere
con esso, senza nulla fare, cercando di quietarsi la coscienza con la
dichiarazione che il movimento non era genuinamente anarchico …. (Pietr Archinov, Storia del movimento makhnovista_ )
Bibliografia: Pietr Archinov, Storia del movimento makhnovista Collana Porro Edizioni RL Napoli 1954 p.
244
Tale rapporto iniziò a mutare, in una certa misura dopo il
1919 , quando ormai la controrivoluzione bolscevica si mostrava in tutta la sua
evidenza e alcuni valenti intellettuali
anarchici russi si trasferirono per alcuni periodi a Guliai-
Pole, centro principale del makhnovismo (
cfr. brano)
Brano
da commentare : “ Sempre nel maggio 1919
la confederazione delle organizzazioni anarchiche d’ Ucraina “ L’ Allarme” ( Nabat ) la più attiva e la più valida fra tutte
le organizzazioni anarchiche russe, cominciando a comprendere che il cuore
della vita rivoluzionaria delle masse batteva nella regione che da sola con i
suoi partigiani era riuscita a liberarsi, decise di volgere le sue forze verso
questa regione. Al principio del giugno 1919 mandò a Guliaui-Pole Volin, Mracni, Iosif Emigrant e parecchi altri
militanti [………] Comunque gli anarchici
vennero al movimento con grandissimo ritardo, quando il suo sviluppo normale
era già stato troncato; quando il movimento , strappato dalla sua base di
concrete realizzazioni sociali, dalle circostanze avverse era già stato spinto
su un terreno prevalentemente militare. …. ((Pietr Archinov, Storia del movimento makhnovista_)
Bibliografia: Pietr Archinov, Storia del movimento makhnovista Collana Porro Edizioni RL Napoli 1954 p.
244
MARIA NIKIFOROVA
(1885-1919) nota col sopranome di Marusya , comandante militare anarchica (“atamansha”) era nata nella città di Alexandrovsk (il suo nome dal
1921 fu mutato in Zaporojie) in Ucraina . Né Archinov e né Volin , trattando del movimento machnovista, fanno menzione di lei eppure
Maria Nikiforova intrattenne stretti rapporti con Makhno e combatté spesso sia contro
i bianchi e i rossi in piena sintonia con
lui. Durante il suo viaggio in
treno, insieme ad Emma Goldman, attraverso l’ Ucraina, Alexander Berkman, ascoltò dalla viva voce di alcuni ebrei russi dicerie
popolari su Makhno e Marousya, che alcuni ritenevano erroneamente fratello e
sorella, e vi era persino chi li aveva
visti compiere insieme un
pogrom in quella città , in un periodo di tempo, in cui lei,
probabilmente, era già
morta. (cfr. brano)
Brano da commentare : “ La popolazione ebraica vive in un timore
mortale, le occupazioni precedenti erano
state accompagnate da terribili pogroms. Al ristorante “clandestino” vicino alla Casa del soviet i commensali parlano di incidenti della più
incredibile barbarie. Essi parlano a
vanvera di Bianchi, di Verdi, di Marusya, di Machno e di altri che
hanno assalito la città in differenti
momenti ( epoques) Si afferma che Marusya, un’ amazzone , di cui
l’identità resta misteriosa, si astiene
al saccheggiare la città: essa
“uccide solamente i comunisti e i commissari”. Certi insistono nel dire che essa è la
sorella di Makhno ( sebbene
quest’ ultimo non ne abbia), allora altri dicono che è una contadina che
ha giurato di vendicarsi contro i bolscevichi perché il suo amoroso fu ucciso
da una spedizione punitiva. […] L’ ultima volta che Makhno era qui, delle persone hanno detto che avevano visto Marusya con lui. Essi hanno percosso e
depredato degli ebrei sui doks. - Voi vi
ingannate , protesta il giovane impiegato del soviet che era stato incaricato di
aiutarmi nel mio lavotro. Io ho
partecipato all’interrogatorio degli uomini fatti prigionieri a
quell’epoca. Erano dei Verdi e dei
banditi di Gregoriev, Marusya non era affatto nella
città in quel periodo . ....." ( Alexander Berkman, Le mythe bolchevik. Journal 1920-1922 )
Bibliografia: Alexander Berkman, Le mythe bolchevik. Journal 1920-1922 , La Digitale, 1996 pp.
237-238
Maria Nikiforova
divenne anarchica comunista a 16 anni. Nel 1906 fu condannata a
morte dai zaristi per avere partecipato ad alcuni attentati e rapine insieme ai Bezmotivniki ( terroristi senza motivazioni) ( cfr. post LA
RIVOLUZIONE DEL 1905). La pena fu commutata
all’ergastolo (da scontare a
Pietroburgo) e poi, dal 1910, alla
deportazione in Siberia. Evasa , raggiunto il Giappone si imbarcò per gli Stati
Uniti, dove entrò in contatto con vari anarchici, tra cui Aaron e Fanya Baron, Volin ed
altri. Nel 1912 visitò numerosi paesi
europei e infine si stabilì a Parigi dove
frequentò sia artisti tra cui
Modigliani, Kokhoscha, Soutine sia rivoluzionari , tra cui l’anarchico polacco WITOLD BZHOSTEK.,
con cui si sposò. Durante la prima
guerra mondiale aderì alla tesi pro-intervento di Krolpotkin e andò a combattere sul
fronte di Salonicco contro gli imperi
centrali. . Nel 1917 disertò per poter partecipare alla
rivoluzione del 1917. Soggiornò a Kronstadt dove conobbe
l’anarchico I. S. Bleikhman (cfr. post LE DUE
RIVOLUZIONI DEL 1917) e , al fianco dei marinai partecipò all’insurrezione del
luglio 1917. Riuscì a sfuggire alla feroce repressione di quel moto da parte del
governo Kerenski e tornò ad Alexandrovsk. dove avviò una intensa attività di guerriglia
alla guida di un distaccamento di
“guardie nere”, a cui dette il nome di "Gruppo ( Druzhina) del libero combattimento". Le “guardie nere”, composte da militanti anarchici
armati, erano apparse , la prima volta, nel 1917, su iniziativa della
Federazione degli Anarchici di
Mosca”. Presto
nacque una stretta collaborazione tra i guerriglieri di Makhno e
quelli della Nikiforova e Makhno era presente quando, nel gennaio 1918, dopo una vittoria su delle truppe nazionaliste cosacche Maria Nikoforova parlò ai prigionieri cosacchi suscitando in loro una forte commozione ed ammirazione . (cftr. brano) .
Brano
da commentare: “… Poi gli anarchici presero la parola, particolarmente Maria Nikiforova, la quale dichiarò
ai cosacchi che gli anarchici non promettono niente a nessuno, che desiderano
che gli uomini imparino a conoscere se stessi, a comprendere la loro
situazione, sotto l’attuale regime di schiavitù, che desiderano, infine, che
questi uomini conquistino essi stessi la loro libertà. “ Ma prima di parlarvi
di tutto questo più dettagliatamente, sono obbligata a dirvi, cosacchi, che voi
siete stati fino ad ora i boia dei lavoratori della Russia. Resterete tali in
futuro o prenderete finalmente coscienza del vostro ruolo odioso e rientrerete
nella famiglia dei lavoratori, questa famiglia che fino ad ora non avete voluto
riconoscere e che, per un rublo dello zar e per un bicchiere di vino, foste
sempre pronti a crocifiggere?..” A questo punto i cosacchi , che erano presenti
in parecchie migliaia, si tolsero il loro “papakha” (= berretto alto di astrakan) ed
abbassarono la testa. Maria Nikiphorova parlava sempre. Molti cosacchi
singhiozzavano come bambini. E parecchi intellettuali, venuti da Alexandrovsk, si trattenevano vicino
alla tribuna degli anarchici e, parlando tra loro, dicevano :” Come
sembrano scialbi e meschini i discorsi dei rappresentanti del Comitato
Rivoluzionario e dei partiti politici nei confronti dei discorsi degli
anarchici e soprattutto di quello di Maria Nikiphorova!” Ci fu gradito di udire quelle parole
dalla bocca di coloro che da anni si erano sempre tenuti in disparte da noi. Ma
non era a tale scopo che dicevamo la verità ai cosacchi. Volevamo soltanto che
essi capissero la verità, ed ispirandosi ad essa, si liberassero da coloro che
li avevano soggiocati e al servizio dei quali
erano divenuti i boia di tutte le libere iniziative dei lavoratori, dai tempi
remoti in cui si erano stabiliti sul Don e il Donetz, sul Kuban e il Terek. … “ (resoconto di Nestor Makhno del discorso fatto da
Maria Nikiphorova a dei cosacchi bianchi
che erano stati disarmati dopo un cruento scontro a fuoco l’8 gennaio 1918 )
Bibliografia: Nestor Makhno, La rivoluzione russa
in Ucraina Marzo 1917-Aprile 1918, La Rivolta 1971 pp. 157-158
Le vittorie di Maria Nikiforova
sulle armate bianche meritarono gli elogi incondizionati del Generale Ovseenko
dell’Armata Rossa sino a pochi giorni prima
della notte tra l’11 e il 12 aprile del 1918, quando ebbe
ufficialmente inizio con feroci e
sanguinose incursioni in 6 centri
anarchici di Mosca la sistematica persecuzione bolscevica contro il movimento
anarchico (interrotta, talvolta, temporaneamente, , quando si rendeva
conveniente per le autorità bolsceviche, l’aiuto degli anarchici contro i
bianchi). Dall’aprile del 1918 le guardie nere
di Maria Nikiforova dovettero agire,
quindi, con molta cautela per essere
sempre pronti a controbattere a eventuali
attacchi dell’armata rossa, oltre
che a quelli dei bianchi. Furono dapprima proprio i bolscevichi che accusandola falsamente di vari reati, tra cui quello di diserzione, punibile con la pena di morte, imbastirono contro di lei un processo, al quale presenziò anche Makhno ed altri compagni armati, tra cui l' anarchico Garine, amico della Nikoforova e comandante di un treno blindato, carico di parecchi uomini, con cui era entrato in città, che la difese minacciando implicitamente i giudici. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Egli (Garine) dichiarò con ardore davanti ai giudici e
il pubblico che egli era convinto che se “ la compagna Nikiforova aveva accettato
di andare sul banco degli accusati, era
perché riteneva la maggior parte dei
giudici dei veri rivoluzionari e che
sapeva che uscendo da lì, lei e il suo distaccamento sarebbero stati
assolti da ogni sospetto, che le si
sarebbero rese le armi e che andrebbero a combattere la contro-rivoluzione. Se
essa avesse temuto che il tribunale potesse mostrarsi docile ai piani del governo e dei suoi provocatori,
ella mi avrebbe informato e io dichiaro nel nome di tutto l’equjpaggio del mio treno blindato che noi l’avremmo liberata con la forza …
“ ( Nestor Makhno, Memorie)
Bibliografia: in
Mila Cotlenco, Maria Nikiforova. La revolution sans attendre. L’ épopée d’une anarchiste a travers l’ Ukraine (1902-1919), Mutines seditions, 2014, p. 76
Sebbene fossero
indignati dalle parole pronunciate da Garine, interpretate
giustamente come delle implicite minacce, i giudici assolsero
la Nikiforova da tutte le accuse. Un
secondo arresto a cui seguì un altro processo,
le fu mosso, poco tempo dopo, per motivi più o meno
analoghi, sempre da parte dei bolscevichi . Sebbene rischiasse, anche stavolta, una condanna a morte, se la cavò,
invece, essendole stato riconosciuto il suo rilevante contributo nella lotta
contro i bianchi, con una condanna per sei mesi, di sospensione dalla sua carica, una pena, che,
d’altronde, rispettò solo parzialmente.
Già nella primavera, unitasi a un gruppo di compagni , che, agendo in
clandestinità (da qui il nome di “anarchici underground”) si divisero in tre
gruppi: il primo , guidato da MAXIM CHERNYAC aveva come obiettivo un attentato
contro il dittatore “ bianco” , Kolciak, il secondo guidato da KASIMIR KOVALEVITCH tentò invano di
liberare un distaccamento makhnovista catturato dai bolscevichi e il terzo, infine, guidato da
Maria Nikiforova si diresse in Crimea
per compiere un attentato contro il generale bianco, Denikin. Nel tentativo di
adempiere quella sua missione, nel settembre 1919, Marusya fu catturata e
giustiziata dai “bianchi”, insieme al suo compagno Witold Bzhostek. Come si è già accennato anche dopo la sua morte circolarono
voci che la davano ancora in vita e
più che mai combattiva . (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Secondo alcuni, ,
essa sarebbe stata impiccata da Slachter a Sinferopol, nell’autunno 1919, ma noi ritroviamo una
“Maroussia” alla testa di un distaccamento che lottava contro i rossi, nell’autunno 1921,
senza che noi possiamo stabilire con certezza se si tratta della stessa.
Ardente libertaria, essa è
descritta talvolta tutta vestita di nero su un cavallo bianco guidando al suo seguito 1500 cavalieri infervorati ( fanatisés) ! ( Alexander Skirda, Nestor Makhno…..)
Bibliografia:
Alexander Skirda, Nestor Makhno. Le cosaque de l’ Anarchie. La lutte pour les soviets libres en Ukraine 1917-1921 , A.S. 1982 p. 374
Vorrei , per concludere, ricordare
le parole di un vecchio canto rivoluzionario ucraino cantato sia dai seguaci di
Marusya che dai makhnovisti.
Canzone da commentare: “ Noi
intonammo il nostro canto sotto l’uragano e la tempesta (sous le tonnerre et la fureur) /
Sotto i tiri delle granate ( obus) e
sotto i fuochi fiammeggianti /
Sotto la bandiera nera di una
lotta titanica, / al suono del richiamo della tromba ! / Noi cantiamo per gli innumerevoli, i dimenticati dalla sorte, /
Torturati in prigione, uccisi sul ceppo, / Essi hanno combattuto per la verità,
essi hanno combattuto per te, / E sono caduti da eroi, in una lotta ineguagliabile ( inéquitable). / Prendi i tuoi fucili e
pistole con decisione (assurance) / Noi combatteremo i borghesi, combatteremo per la
giustizia! / Che l’onta e la servitù
abbiano fine / andiamo a d annegare nel
sangue le sofferenze (le chagrin) del popolo !.” ( La volontà del popolo , le cui parole erano cantate sull’aria
di un vecchio canto rivoluzionario Terra e Libertà )
Bibliografia: in
Mila Cotlenco, Maria Nikiforova. La revolution sans attendre. L’ épopée d’une anarchiste a travers l’ Ukraine (1902-1919), Mutines seditions, 2014, p.55 nota: 4
Tra gli anarchici che contribuirono nei mesi che vissero a Guliai-Pole alle attività culturali o militari del movimento makhnovista mi limito a ricordare oltre a VOLIN , anche AARON E FANJA BARON e OLGA TARATUTA.
AARON BARON : Dopo la rivoluzione del 1905 Aaron fu deportato in Siberia, da
dove evase riuscendo a raggiungere gli
Stati Uniti. A Chicago, assieme alla sua
compagna FANJA , pubblicò il giornale “ Campana d’allarme o a stormo” (in russo, Nabat). Nel 1917 Aaron e Fanja
tornarono in Russia, ma ben presto perseguitati per le loro idee anarchiche dai
bolscevichi, si trasferirono in Ucraina dove divennero, assieme a Volin, membri, assai attivi, della sezione “Cultura ed educazione “ machnovista.
Imprigionato nel 1920, ad Aaron fu concesso assieme a Fanny e ad altri
compagni, di partecipare ai funerali di Kropotkin e
fare un discorso a condizione di tornare la sera in prigione. Tornato in
prigione , Aaron continuò ad essere
duramente perseguitato dai bolscevichi sino alla sua morte.
Brano
da commentare:
“ Il Machnovismo non è anarchismo.
L’esercito machnovista non è un esercito
anarchico e non è composto da anarchici. L’ideale anarchico di una felicità ed
eguaglianza per tutti non può essere raggiunto dall’opera di alcun esercito, anche se fosse composto da
soli anarchici. Nel migliore dei casi un esercito rivoluzionario servirà a
distruggere il vecchio e aborrito
regime; all’opera di ricostruzione di
creazione dell’organizzazione, qualsiasi esercito, che per sua natura si
appoggia sulla forza degli ordini, è del tutto impotente e anche dannoso
[…] Il makhnovismo è un movimento profondamente
rivoluzionario: ogni makhnovista è un anarchico in
potenza e quando tornerà a casa a lotta conclusa, sarà un uomo che costruirà
l’avvenire. Quanto più permeato di una
coscienza anarchica sarà il movimento makhnovista, tanto più velocemente ci avvicineremo
alla meta ultima, alla rivoluzione sociale, a una società antiautoritaria di
liberi lavoratori“ ( quest’articolo, del 1920,
è firmato Palevoi, ed è probabilmente,
secondo me, proprio di Aaron Baron. )
Bibliografia: 1) in Pietro Arscinov, Storia
del movimento machnovista, Collana Porro, Edizioni
RL, 1954, pp.301-303;
FANJA BARON.
Nel 1921 Fanja evase dalla prigione, ma nell’eroico tentativo di far fuggire anche Aaron, fu
catturata e fucilata.
Brano da commentare: “E la nostra cara , splendida Fanja, raggiante di vita e di
amore, salda nella sua consacrazione agli ideali, di una femminilità commovente
e tuttavia coraggiosa come una leonessa in difesa del suo cucciolo, dotata di
una volontà indomita, aveva lottato fino all’ultimo respiro. Non andò incontro
al suo destino passivamente. Resistette e dovette essere portata di peso sul
luogo dell’esecuzione dai difensori dello stato comunista. Ribelle fino
all’ultimo, Fanja aveva opposto per un
attimo al mostro le sue forze indebolite e poi era stata trascinata
nell’eternità mentre il terribile silenzio dei sotterranei della Ceka veniva rotto ancora una
volta dalle sue grida al di sopra degli improvvisi colpi di pistola”
Bibliografia: in Emma
Goldman, Vivere
la mia vita, (1917-1928)
Zero in condotta, p. 298
LEAH FELDMAN
(1899-1993) Nata a Varsavia ,a causa delle sue idee politiche, emigrò a
Londra dove si guadagnò da vivere nei cosiddetti “ateliers del sudore” dell’East
End. Nel 1917, quando scoppiò la rivoluzione russa , raggiunse Mosca. Partecipò
ai funerali di Kropotkin, e, in dissidio col
regime bolscevico, si trasferì in Ucraina, dove lottò nel movimento makhnovista. Nel 1922, dopo
la repressione del makhnovismo tornò in Inghilterra.
Andò poi in Palestina dove mise la basi per la nascita di una
federazione anarchica. In questa sua esperienza le fu di aiuto la sua
amica, libertaria, PAULA GREEN , che divenne , poi, senza rinnegare le
sue idee, la moglie di DAVID BEN GURION. Allo scoppio della rivoluzione
sociale in Spagna sostenne attivamente gli anarchici spagnoli, e continuò
poi, ad appoggiarli anche durante la dittatura di Franco. Tra gli
anarchici spagnoli era soprannominata “ la yaya (=
nonna) makhnovista”.
Brano da commentare: “… Leah, however, had made her own
way to Russia. Upon arrival she saw the reality of Bolshevik rule and was not
impressed. As a working woman she could see the effects of their dictatorship
in a way that visiting intellectuals could not. Before leaving Moscow she
attended Kropotkin’s funeral, the last permitted anarchist demonstration
until the collaps of Stalinism. (In a great display of self-discipline all
of the anarchist political prisoners who were paroled for the funeral returned
to jail, in the hopo that the Bolsheviks would give
parole to others in the future). Leah travelled south to the Ukraine and joined
the anarchist Revolutionary insurrectionary Army led by Nestor Makhno. The Ukranian anarchists fought Tsarism, foreign intervention and then the Bolshevik dictatorship.
Though she did not actually fight (some women who could ride korseback did) she joined the train that followed the army and
prepared clothes and food for the orphans and stray they picked up everywhere…”
Bibliografia:
http://libcom.org/history/articles/1899-1993-leah-feldman
Nessun commento:
Posta un commento