FRANCISCO FERRER, (1859-1909) fondò e diresse un nuovo tipo di scuola, nota col nome di “Scuola Moderna”, che basato su un insegnamento razionalista e libertario precorse tutti i moderni metodi d’insegnamento del XX secolo. Nel 1909 gli operai di Barcellona protestarono contro la decisione del governo di mandare truppe alla conquista del RIF marocchino. Vi furono circa sette giorni di rivolta, a cui seguì una feroce repressione (“semana tragica”) . Ferrer fu accusato di essere ideologicamente responsabile di quei moti e il 13 ottobre 1909 fu condannato a morte e fucilato, nonostante le grandi manifestazioni , in tutta Europa e nel mondo, per la sua liberazione e contro la condanna. La mobilitazione, guidata dal “fronte anticlericale” ( anarchici, socialisti, radicali, repubblicani e liberali) continuò anche dopo il suo assassinio e, tre anni dopo la magistratura spagnola, fu costretta a revisionare il processo e alla fine venne emanato un giudizio di riabilitazione, essendosi dimostrata la completa innocenza di Ferrer.
Brani da commentare: 1)” Noi non dimentichiamo i nemici che ci circondano. Non ignoriamo gli innumerevoli pregiudizi che infestano la coscienza sociale del paese. Questi sono il risultato di una pedagogia medievale, soggettiva e dogmatica, alla quale ridicolmente si attribuisce un criterio infallibile. [….] La lotta è dura, il lavoro è intenso, però con la costante e perpetua volontà , unica provvidenza del mondo morale, siamo sicuri che otterremo il trionfo che perseguiamo, che forgeremo cervelli vivi capaci di reagire; che le intelligenze dei nostri allievi quando si emanciperanno dalla tutela razionale del nostro Centro, continueranno a essere nemici mortali dei pregiudizi, saranno intelligenze sostantive, capaci di formarsi convinzioni ragionate, proprie, nei riguardi di tutto ciò che è pensiero” (dal primo numero del Bollettino della Scuola Moderna , pubblicato il 30 ottobre 1901) .
2)” .. noi vogliamo uomini capaci di distruggere, di rinnovare di continuo gli ambienti e di rinnovare se stessi, uomini la cui forza consista nell’indipendenza intellettuale, che non si assoggettino mai a nulla, sempre disposti ad accettare il meglio, felici per il trionfo delle idee nuove, aspiranti a vivere vite molteplici in una sola via. La società attuale teme uomini simili: non si può dunque sperare che essa desideri una educazione in grado di formarli” ( da Francisco Ferrer, “La scuola moderna”)
Bibliografia: Francisco Ferrer Guardia, La scuola moderna e lo sciopero generale, Edizioni la Baronata, (1980) p. 62-63 e 100
Bibliografia: Francisco Ferrer Guardia, La scuola moderna e lo sciopero generale, Edizioni la Baronata, (1980) p. 62-63 e 100
Per mettere in maggiore luce la figura di Ferrer come educatore l’ho collocato in una scenetta con maestrina e bambini che fanno lezione in un boschetto, ispirandomi a una nota immagine della “Scuola moderna”.
“Brani da commentare: 1)“ La scuola imprigiona i bambini fisicamente, intellettualmente e moralmente, per dirigere lo sviluppo della loro facoltà nel senso voluto; li priva del contatto della natura per poterli modellare a sua guisa […] L’educazione significa oggi domare, addestrare, addomesticare […] Si ha una sola idea molto precisa e una volontà, far sì che i bambini siamo abituati a obbedire, a credere e a pensare secondo i dogmi sociali che ci reggono[…] Non si bada ad assecondare lo sviluppo spontaneo delle facoltà del bambino, di lasciargli liberamente soddisfare dei suoi bisogni fisici, intellettuali e morali; si tratta solo di imporgli per sempre di pensare altrimenti per conservare le istituzioni attuali; si vuole insomma farne un individuo strettamente adatto al meccanismo sociale[…] Lo ripeto : essa ( la scuola) non è che uno strumento di dominazione nelle mani dei dirigenti. Costoro non hanno mai voluto l’elevazione dell’individuo, ma il suo asservimento ed è perciò inutile sperare qualcosa dalla scuola com’è organizzata oggi” . 2) “Noi dobbiamo seguire con la più grande attenzione ai lavori degli scienziati che studiano il bambino e sforzarci di ricercare i mezzi per applicare le loro esperienze all’educazione che vogliamo instaurare al fine di raggiungere una liberazione sempre più completa dell’individuo. […] Non ignoriamo che la realizzazione sarà difficile. Ma noi vogliamo cominciare, persuasi che saremo aiutati nei nostri sforzi da tutti coloro che lottano per la liberazione dell’uomo dai dogmi e dalle convenzioni, con cui si consolida l’iniqua organizzazione sociale odierna”. (Entrambi questi due brani sono tratti da Francisco Ferrer, La scuola moderna )
Bibliografia: Francisco Ferrer Guardia, La scuola moderna, op. cit. p. 98-99 e 100- 101
JEAN WINTSCH ( 1880-1943) Medico , pedagogo, attivo
militante e propagandista anarchico fu
uno dei fondatori, assieme a Luigi Bertoni,
della “Scuola Ferrer” di Losanna
(1910-1919). (cfr. brano)
Brano
da
commentare: 1) “ Il valore della Scuola Ferrer (di Losanna) è proprio
nell’insieme del suo programma; ed è l’ambiente proletario nel quale si è sviluppata che la distingue dagli altri tentativi di
scuola, rinnovata. Cioè un tutto omogeneo, un programma completo e concreto, in
vista di uno scopo pratico: un insegnamento, ripeto, nell’interesse del bambino e
adattato ai bisogni della classe operaia che si basa sull’utilizzazione di
tutte le risorse pedagogiche che si sono dimostrate ottime e utili al bambino,
come il rispetto della personalità, la coeducazione dei sessi, il lavoro di
gruppo, la ricerca personale, l’esperienza e la manipolazione (lavori manuali)
, alcuni procedimenti classici per la lingua materna, molto disegno, le modifiche dell’aritmetica con
giochi,le lezioni all’aperto, la visita ai musei ed alle offiicine, le consultazioni dei genitori, la
collaborazione operaia, l’unione della scuola, della famiglia e dell’officina…” ( da Jean Wintsch La
Scuola Ferrer 1919) ; 2)
Bibliografia : in
Francisco Ferrer Guardia, La
scuola moderna, , La Baronata, 1980, p. 271
Nel 1914 Jean Wintsch , approvando anche se a malincuore la posizione interventista di Kropotkin aderì al Manifesto dei sedici a favore dell’entrata in
guerra contro gli Imperi Centrali, ritenuti più autoritari e reazionari degli
altri stati europei. (cfr. brano)
Brano
da commentare: “….. Lo sviluppo dei comuni nel Medio Evo, la soppressione del
feudalesimo, il diritto di discutere le condizioni di lavoro, un certo grado di
libertà di riunione e di stampa, il movimento del 1789 con la parziale
emancipazione contadina che ha portato all’insurrezione della Comune di Parigi
del 1871 e alla sua idea di autonomia comunale e di federalismo (…) tutto
questo è un patrimonio importante. Generazioni si sono impegnate per carpirlo
ai poteri economici e politici. Non si vogliono difendere questi poteri
dagli stranieri, ma al contrario si cerca di salvare tutte le tradizioni
rivoluzionarie del paese. Per queste ragioni Kropotkin,
Grave ed altri approvano la difesa della Francia. Confesso che le mie
simpatie vanno a costoro. E questi compagni non fanno opera di opportunismo,
non sono dei rinnegati, non hanno perso la testa. Sono dei realisti: infatti –
benché la differenza tra la repubblica francese e l’impero tedesco sia minima
dal punto di vista delle libertà – questa piccola differenza
ha richiesto sacrifici nel passato e ne richiede ancora oggi per poter
sopravvivere e sarebbe terribile dimenticarli […. ] Invasione o non
invasione il militarismo è una piaga spaventosa. Non lo glorificheremo
sicuramente in particolarmente Francia perché è ignobile in Germania.
[….] consideriamo la vicenda come una immensa disgrazia. […] Solo
il trionfo stesso del popolo dei lavoratori sulla classe borghese cosmopolita
potrà svegliare in noi gioia ed entusiasmo. Fino ad allora saremo costretti
forse ad azioni di salvataggio, con la morte nel cuore e con la volontà di fare
infinitamente meglio nell’avvenire.” ( Jean Wintsch, Les anarchistes et la guerre actuelle dicembre 1914)
Bibliografia: L’antimilitarismo
libertario in Svizzera, a cura di Giampiero Bottinelli e Edy Zarro, Edizioni La Baronata, 1989,
pp. 81-82
A causa di questa sua posizione interventista il suo
legame, sino allora molto stretto, con Bertoni e con la maggior parte del
movimento anarchico organizzato svizzero si ruppe. La scuola priva
dell’apporto anarchico e data la debolezza della classe operaia nell'immediato
dopoguerra fu sciolta nel 1919.
Durante la guerra civile
spagnola Jean Winstch, che aveva ripreso
contatto con parte del movimento anarchico
fu assai attivo nel fare
opera di propaganda libertaria e nell’organizzare conferenze.
LA SCUOLA MODERNA DI CLIVIO : A Clivio, piccolo paese del
Comune di Viggiù, in Lombardia, si
realizzò , nel 1909, l’unica esperienza italiana ispirata ai criteri
razionalisti e antiautoritari di Francisco Ferrer. Promotore fu il clivese, Felice Monzini (m. 1914). All’inizio la scuola ospitava una dozzina di
bambini figli di muratori e scalpellini. Gli educatori che si susseguirono a Clivio furono, sino al
1912, Anita Molinari e , dopo la sua precoce morte, Sista Di Sciullo, figlia del noto
anarchico Camillo. La Scuola Moderna di Clivio inoltre, fu seguita con estrema attenzione, da Luigi
Molinari che, sostenitore dei criteri pedagogici razionalisti di Ferrer, non le fece mai
mancare il suo sostegno , sino alla sua morte avvenuta nel 1918
. Dopo la I guerra mondiale , subentrarono Luigi Masciotti, sprovvisto, però, di
titolo di studio e, che sarà perciò, per questo motivo, costretto a
dimettersi e infine Angela Cattaneo dal 1921 sino al 1923.
Assalita e distrutta dai fascisti, la scuola venne, durante il fascismo,
chiusa e trasformata in una sede della Gioventù italiana del Littorio
(GIL). Dopo la liberazione si cercò di riaprire la scuola, ma ogni
tentativo fu vano a causa del rifiuto ostinato delle nuove autorità comunali (
“sebbene” di maggioranza social-comunista) .
Brani da commentare: 1) “Clivio,
ridente paesello del Varesino, sul confine tra la Lombardia e la Svizzera
ha la gloria del primo asilo laico razionalista costruito in Italia per i figli
del popolo. Come sorse? Per l’intolleranza pretesca. Il parroco di Clivio
pretendeva che soltanto i battezzati potessero frequentare l’asilo locale: ciò
indignò le famiglie di quei forti lavoratori che si sono fatti una libera
coscienza emigrando ogni anno all’estero. Costruiremo noi l’asilo per i
nostri figli! Così dissero, e durante un anno, tutte le domeniche, in
luogo di gozzovigliare all’osteria, la schiera dei nostri bravi compagni- oh!
Fosse imitata ovunque!- scese alle cave, preparò pietre e calce, recò sul dorso
i materiali fino all’alto del colle, finché non vide sorgere la bella
palazzina, cementata dalle fatiche e dall’entusiasmo del popolo, come in altri
tempi i covi della superstizione. Oggi i bambini di Clivio
hanno un asilo. Nessuno di essi sarà cacciato anche se figlio di cattolici e
battezzato: in ciò la differenza fra quei lavoratori da noi educati alla
tolleranza, e i preti intolleranti nel nome di Cristo “ ( dal “Discorso
inaugurale del 1909) ; 2) “ Un breve accenno alla Scuola di Clivio.
Essa ha funzionato regolarmente. Venne frequentata da una dozzina di
ragazzi e fu diretta dall’ottima compagna (Sista) di Sciullo, la
quale benché sola e in un paese sperduto, seppe resistere alle avversità e
procedette sicura per la sua via. Poiché non bisogna illudersi, a Clivio,
dopo la morte di Felice Monzini, che fu l’iniziatore della scuola, c’è
ancora qualche compagno volenteroso ma c’è anche una grande maggioranza di
individui ligi all’insegnamento del prete. I paesi si eguagliano ovunque, e in
ogni paese il prete impera. E siccome la nostra piccola scuola minacciava
di disturbare i placidi sogni dell’ignoranza, si cercò con ogni mezzo di
combatterla. Ma la nostra compagna resistette e resistette bene, tanto che
l’annata scolastica iniziata nell’ottobre del 1914 si chiuse regolarmente alla
fine luglio dell’anno corrente. E noi, senza ombra di adulazione, rendiamo alla
maestra l’espressione sincera della nostra stima.” ( da Luigi Montanari in Università popolare, estate 1915. )
Bibliografia: in Calendario del
popolo, n. 638, 2000, p. 43
(primo brano) e p. 40 (secondo brano).
Un ruolo pedagogico assai importante, sia pratico che teorico, fu svolto anche in Francia da autorevoli esponenti dell' anarchismo: PAUL ROBIN, JEAN GRAVE, SEBASTIEN FAURE (cfr. post: ANARCHICI FRANCESI tra '800 e '900)
Brani da commentare: 1) “ Lasciate
che il bambino faccia lui stesso le sue scoperte, aspettate le sue domande,
rispondetegli con serietà, con riserva, affinché il suo spirito continui
i propri sforzi, guardatevi bene, soprattutto dall’imporgli idee già
confezionate, banali, trasmesse da una routine non ragionata e brutale “ ( dal
libro di Gabriel Giroud “ Paul Robin” ) 2) “ Noi lottiamo, certo,
anzitutto perché tutti possano mangiare secondo la loro fame, ma le
nostre rivendicazioni non si fermano lì, noi lottiamo anche perché ciascuno
possa sviluppare tutte le sue facoltà, e procurarsi tutte le soddisfazioni
morali e intellettuali di cui abbisognano il suo cuore e il suo cervello “ (da
Jean Grave, La società morente e l’anarchia”) ; 3) “
La scuola
cristiana, è la scuola del passato, organizzata dalla Chiesa e per essa; la
scuola laica, è la scuola del presente,
organizzata dallo Stato, e per esso; la Ruche , è la scuola dell’avvenire, la
scuola “tout courte”, organizzata per il bambino al fine che,
cessando di essere il bene, la cosa, la proprietà della religione e dello
Stato, appartenga a se stesso e trovi a scuola il pane, il sapere e la
tenerezza di cui hanno bisogno il suo corpo, il suo cervello , il suo cuore” ( Sebastien Faure, presentazione della Ruche (1914)
Deluso dalla conclusione
moderata e accomodante dell’ Affare Dreyfus” e al tempo stesso sottoposto a dure critiche, da
parte di alcuni anarchici, per avere per
così lungo tempo trascinato il movimento in quest’affare, accanto a forze
legalitarie e filo- governative, Sebastien Faure, (cfr. post ANARCHICI FRANCESI TRA 1800 E
1900) , sulla scia di Paul
Robin, di cui era amico, si dedicò , con
grande impegno, a problemi pedagogici,
sempre più convinto che solo “
rivoluzionando l’educazione si rivoluzionerà la società”. Nel 1904, avendo raccolto, grazie alle sue
conferenze , una certa somma comprò un
grande edificio di 15 stanze su un terreno di circa 25 ettari a Patis presso
il comune Rambouillet e vi fondò una scuola
libertaria chiamata “ La Ruche” ( L’
alveare) per ragazzi e ragazze
,dai sei ai sedici anni, La Ruche
possedeva anche un orto, delle
vacche, cavalli, maiali, polli e galline
un alveare ( ruche) con 50 api.
orfani o in difficoltose,
condizioni famigliari . Sua valida collaboratrice, e compagna del
momento, fu FONCETTE GAULTIER (m. 1956) che, nel 1918, fu
arrestata a Rambouillet, e condannata
a due anni di prigiione , a Saint-Lazare , per propaganda antimilitarista e
antibellicista.
Altri collaboratori, circa 15, , tra cui
JULIA BERTRAND ( cfr. Post) GEORGES HOULLE’ ed altri, La scuola pensata per ospitare
ragazzi di varie età divenne ben presto famosa e durò circa dieci anni, quando, durante la prima
guerra mondiale, fu chiusa dalle autorità. (cfr. brano)
Brano da commentare : La guerra, la guerra infame e maledetta ha
ucciso la Ruche ( essa ha ucciso tante
persone e cose !). Solo il prodotto delle mie conferenze la faceva vivere,
e durante il conflitto, era ordinato agli uni di uccidere o di farsi uccidere e
proibito agli altri di parlare. Così per
il maggior tempo che abbiamo
potuto, noi abbiamo potuto, noi abbiamo,
i miei collaboratori , i nostri ragazzi e io, prolungato l’esistenza de
“ la Ruche”, benché questa esistenza fosse divenuta di giorno in giorno più
difficile e più precaria. Ma dall’inizio dell’ inverno 1916-1917, perve
certo che da questa lotta ostinata, noi
saremmo usciti definitivamente sconfitti. … Alla Ruche diventava impossibile di
approvvigionarsi sufficientemente, particolarmente per il carbone e bisognava riservare ai
bisogni della cucina quel poco che ne avevamo.
…. La nostra cara e famigliare dimora non poteva più lottare contro il rigore
di una temperatura invernale e quando cadeva la notte i nostri bambini …. si
rannicchiavano sotto spesse coperte
calde …. Fu
necessario infine arrenderci all’evidenza e separarci da loro. Quelli che
avevano ancora una famiglia vi
tornarono. Io presi ogni disposizione necessaria paffinché gli altri trovassero
asilo in ambienti amici. Nessuno fu abbandonato. Uno a uno i nostri
collaboratori si dispersero. Fu per tutti, grandi e piccoli, una dolorosa
separazione … Nel febbraio 1917, la Ruche morì vittima, come tante altre opere,
amorosamente costruite, della guerra tanto aborrita” ( SebaStien Faure , La chiusura della " Ruche" )
Bibliografia : in
http://militants-anarchistes.info/spip.php?article
1624 (traduzione italiana mia)
La pedagogia adottata
all’ interno de “ La Ruche”, fu analogamente a quella di Robin
e di Ferrer , fu basata su principi
decisamente progressisti e libertari e si poneva alcuni
importanti obiettivi. (cfr.
brano )
Brano da commentare: “….
Preparare i bambini, dai loro primi passi nella vita, alle pratiche del lavoro,
d’indipendenza, di dignità re di solidarietà di una società libera e fraterna.
Provare, per il fatto, che l’individuo non essendo che il riflesso, l’immagine e il risultato dell’ambiente nel quale si
sviluppa …. E che, a un’educazione nuova, a degli esempi differenti, a delle
condizioni di vita attiva, indipendente, degna e solidale, corrisponderà un
essere nuovo attivo, indipendente, solidale, in una parola
il contrario di ciò di cui oggi abbiamo sotto gli occhi, il triste spettacolo…” ( Sebastien Faure, Obiettivi di
La Ruche)
Bibliografia : in
http://militants-anarchistes.info/spip.php?article
1624 (traduzione italiana mia)
Jean-Pierre Caro fornisce una interessante descrizione del metodo
pedagogico praticato alla "Ruche" (cfr. brano)
Brano da commentare: “…. Senza pretendere
di essere uno specialista dell’educazione, Faure si ispira a Paul Robin. Vita all’aria
aperta, sports,
movimento, insegnamento razionale, studio attraente, osservazione e spirito
critico, esemplio, dolcezza, persuasione e tenerezza. 3 gruppi. Bambini dai 6 ai 13 anni che
condividono qualche compito della vita quotidiana - Dai
13 a 15 anni : sia compiti manuali che intellettuali – I grandi, a partire dai
15 anni, cessano di andare in classe ma possono seguire dei corsi serali.
L’impiego del tempo quotidiano è relativamente rigoroso. Nessuna differenza
sensibile con quella di una scuola
normale. L'audacia pedagogica dal principio non era visibile. Ma l'unità ( mixité) come in una famiglia numerosa: tutti
partecipano agli stessi giochi. Nessuna punizione, nessuna ricompensa: il
bambino deve essere comparato a se stesso, non ai suoi compagni. L’insegnamento
è concreto, tanto quanto sarà possibile . Il contenuto dei problemi matematici
assai esplicito: salario degli ingegneri, degli operai, etc. Esempio di
problema: quale differenza in un anno tra il salario annuale di un ingegnere e
di un operaio? …… ( Jean-Pierre caro, Sebastien Faure: aux origines de la Ruche”
Bibliografia: Jean-Pierre caro, Sebastien Faure: aux origines de la Ruche”
in
http://raforum.info/spip.php?article1007
Un importante ruolo pedagogico fu svolto anche da MADELEINE VERNET , che, tra l'altro, fondò e diresse per 5 anni una scuola libertaria , che chiamò, significativamente L' Avenir Social , divenuta poi, quando gli fu tolta l'autorizzazione all'insegnamento, un orfanotrofio gestito da associazioni operaie , (cfr. post: ANARCHICI FRANCESI tra '800 e '900)
Brano da commentare: “ Il nostro programma
consiste nel dare al fanciullo un’educazione più razionale possibile, fondata
sulle leggi naturali che governano l’essere umano, e non come è più sovente
l’educazione, in contraddizione diretta con queste leggi. Ciò che noi vogliamo,
è che il fanciullo si elevi da se stesso; è sviluppare in lui delle idee sane,
una ragione cosciente, l’energia della volontà. E’ in una parola, farne un
essere forte e buono tutto in una volta. Ciò che vogliamo ancora, è insegnargli
a lavorare, non con uno spirito di routine, ma sviluppandogli l’iniziativa
personale […] Non contenti di farne un cervello liberato dagli errori, noi ci
sforzeremo di farne un lavoratore indipendente. […] Non abbiamo per scopo di
servire una scuola, non siamo gli apostoli di un “ismo”
qualunque, noi eliminiamo dal nostro insegnamento, dalla nostra educazione,
tutto ciò che può donare loro una forma settaria. Non vogliamo emancipare il bambino inculcandogli l’idea preconcetta
che sarà questo piuttosto di quello; vogliamo farne un individuo cosciente di
lui stesso, giustamente equilibrato nello spirito come nel fisico. Sono
convinta che se noi perseguiremo questo scopo, il faciullo mano a mano che cresce saprà trovare da se la sua via senza che
noi gliela abbiamo determinata. “ […] I figli dell’ Avenir Social educati ed istruiti su queste basi,
non mancheranno di divenire degli uomini
di sano sapere e di energica azione. Essi saranno i veri apostoli del
vero, i veri distruttori delle menzogne, i veri edificatori della verità, della
giustizia e dell’amore. Perché l’educazione sia veramente razionale e
libertaria bisogna che i fanciulli vivano in un ambiente non in contraddizione
a ciò che imparano […] L’educazione crea l’uomo buono e l’ambiente sovente lo distrugge. Ciò hanno
compreso coloro che crearono ambienti liberi per l’educazione razionale, cioè
libera.” ( Madeleine Vernet, L’ Avenir social. Cinq années d’experience éducative (1906-1911)
E interessanti riflessioni in campo pedagogicos furono anche quelle di CHARLES MALATO , che, purtroppo ,conosco solo dagli accenni contenuti nel libro " La buona educazione di Francesco Codello .
Brano da commentare: "... Fiducioso
sulla potenza rivoluzionaria dell’educazione per formare un uomo nuovo è
Charles Malato (1857-1938), che diventerà sostenitore e seguace, in campo
pedagogico delle idee di Francisco Ferrer ma che collega il cambiamento sociale ad
una rivoluzione in grado di garantire un tempio liberato dal lavoro alienante a
favore di uno spazio sempre più ampio per lo sviluppo di una dimensione
creativa ed estetica della personalità degli esseri umani. Ma ciò può avvenire
solo con un cambiamento radicale sia della famiglia che della scuola borghese.
Lo scopo è esplicitamente quello di formare un uomo nuovo: “
L’umanità in effetti, è un uomo che si afferma sempre e non muore mai: l’uomo è
una sintesi dell’umanità” attraverso una educazione ispirata ai principi della
libertà e ad un’istruzione coerente con questi valori che applichi un metodo
fondato sul gioco, sulla curiosità e sull’empatia” ( Charles Malato, L'homme nouveau, 1898)
Bibliografia: in Francesco Codello, La buona educazione, Franco Angeli Storia , 2005 p. 491 e p. 496)
Bibliografia: in Francesco Codello, La buona educazione, Franco Angeli Storia , 2005 p. 491 e p. 496)
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