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ADALGISA FOCHI E CAMILLO BERNERI BAMBINO |
ADALGISA FOCHI ( 1865-1957) madre di Camillo Berneri. Era un’ insegnante e collaboratrice di
riviste pedagogiche e anche valente
conferenziera nei circoli socialisti femminili
in favore dei diritti delle donne
e dei bambini abbandonati. Scrisse anche
libri per bambini, tra cui La penna
d’oro (1902) e La scopa di zia Tecla,
(1904). Nacque in una famiglia sia da
parte di padre che di madre di alte
idealità risorgimentali e furono proprio tali ideali che essa trasmise
al figlio , ispirandosi in particolare
alle avventurose vicende di suo nonno e di suo padre. Il nonno
Luigi Fochi, ( e quindi bisnonno di Camillo Berneri) rivoluzionario mazziniano e
medico volontario nelle campagne dove
nel 1835 era scoppiata un’epidemia di
colera , partecipò attivamente ai moti del 1831 e del 1848. Il padre Camillo Fochi ( quindi nonno di Camillo Berneri) , partecipò alla spedizione dei Mille
guidata da Garibaldi. Altri ideali
trasmessi dalla madre furono quelli ispirati alla pedagogia moderna di Pestalozzi, (cfr. brano)
Brano
da commentare: …” Con la madre visiterà i luoghi sacri del mazzinianesimo e del garibaldinismo, partecipando a cerimonie commemorative. Dalle testimonianze di sua a madre riguardo
all’educazione che gli diede,
riportiamo: “ Gli feci conoscere la parte edificante di nobile esistenza, così
ad esempio , gli narrai la vita del grande apostolo dell’istruzione popolare,
il Pestalozzi, che amò il popolo e che
meritò la scritta sul suo monumento “ Nulla per sé, tutto per gli altri” ( brano estratto da Adalgisa Fochi, Con te, figlio mio )
Bibliografia:
Francisco Madrid Santos, Camillo Berneri. Un
anarchico italiano (1897-1937) Rivoluzione
Controrivoluzione in Europa (1917-1937) Archivio Famiglia Berneri, Pistoia, 1985
p. 44 n. 26.
Sposata, nel 1896,
con Stefano Berneri, impiegato nel comune
di Corteno, in provincia di
Brescia, Adalgisa
Fochi ebbe da lui, nel 1897, Camillo.
Pur mantenendo con Stefano Bernieri , un rapporto
di amicizia e di stima, Adalgisa
Fochi, già immediatamente dopo il matrimonio, continuò per conto suo , portandosi sempre dietro Camillo , la sua
peregrinante vita di maestra e intellettuale socialista. Un impegno pedagogico e
politico, intensamente vissuto, che si
rafforzò ulteriormente dopo la morte, ad
appena 15 mesi di vita, della sua bambina , Maria Luisa, nata nel 1905. Dopo
l’ascesa al potere del fascismo Adalgisa
Fochi rifiutò, come già aveva fatto il
figlio, di
giurare fedeltà al regime, e lasciato
l’insegnamento raggiunse, nel 1929, il figlio e la
sua famiglia ( moglie e due figlie ) in esilio a Parigi e qui contribuì attivamente ad aiutare , per quanto le
era possibile, Camillo, perseguitato dalle polizie di tutta Europa su
particolare sollecitazione del governo italiano. (cfr. brano)
Brano
da commentare: “ Giovanna era più
conosciuta di me, poi aveva tanto da fare per la casa, perciò ero io che
portavo cibo o il cambio della
biancheria, allorché Camillo era nascosto in Parigi o nelle vicinanze:
oggi , presso un ingegnere francese, domani presso un muratore italiano, un
altro giorno presso altri compagni che vivevano alla macchia, pur essi in rottura di bando. Per mia fortuna ed insieme
disgrazia ho una immaginazione esuberante, perciò, se temevo di essere pedinata
da un poliziotto, usavo tutte le astuzie apprese nella lettura dei romanzi
gialli …” ( Adalgisa Fochi, Con te, figlio mio! )
Bibliografia: in
Stefano D’ Errico, Anarchismo e politica
nel problemismo e nella critica
all’anarchismo del ventesimo secolo. Il
“programma minimo” dei libertari del terzo millennio. Rilettura
antologica e biografica di Camillo Berneri, Mimesis, 2007 , p. 668
Dopo
la morte di Camillo Berneri, Adalgisa
pubblicò due libri per ricordare il
figlio e per difenderne la memoria : Con te, figlio mio! Edizioni Freshing,
Parma , 1948 e In difesa di Camillo
, Ed. Cooperativa
Industrie Grafiche, Forlì 1951. Il primo di questi due libri
apparve con la prefazione di Piero Jahier, amico di Camillo , già dai tempi di Firenze,
quando entrambi , insieme ai fratelli Rosselli, Ernesto Rossi ed altri, erano
allievi di Gaetano Salvemini. (cfr. brano)
Brano
da commentare: …” Io non avevo
conosciuto la “ mamma di Camillo” che
attraverso qualche indiscrezione affettuosa di lui, come la mamma che guardava
le spalle al proscritto, aiutando i suoi cari col proprio lavoro di maestra
elementare; ignoravo la tradizione mazziniana materna in cui era cresciuto,
analoga a quella dei Rosselli, amici comuni; non avevo avuto che un barlume
della purezza del suo quadro familiare. Queste memorie della prima età di
Camillo Berneri, anche se non immuni dal
difetto di ogni scritto materno : “ipsum quem genuit adoravit” danno, attraverso gli episodi infantili,
rivissuti con genuinità assoluta, il senso della continuità psicologica di una
personalità che primeggia nella lotta politica di questo trentennio. ….” ( Piero Jahier prefazione a Con te, figlio mio! Di Adalgisa Fochi Berneri)
Bibliografia in Paolo Papini, Camillo Berneri e
Piero Jahier. Un sodalizio umano e
intellettuale nella Firenze antifascista dei fratelli Rosselli in A rivista anarchica, n. 391 estate2014, p. 317
E si
deve anche ricordare, tra i tanti commenti che suscitarono, questi due libri di
Adalgisa Fochi la lettera che le
scrisse nel gennaio del 1948, Gaetano Salvemini .
(cfr. brano)
Brano da commentare: ..”
Quanto ella scrive su Camillo è vero dalla prima all’ultima parola. Non è la
voce di una madre, è la voce della verità. Quell’uomo aveva l’anima più pura e
nello stesso tempo più forte che io abbia mai conosciuto ( Lettera di Gaetano
Salvemini ad Adalgisa Fochi-Berneri , gennaio 1948)
Bibliografia: in
Stefano D’ Errico, Anarchismo e politica
nel problemismo e nella critica
all’anarchismo del ventesimo secolo. ........ p. 617
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CAMILLO PRAMPOLINI E CAMILLO BERNERI |
A 15 anni CAMILLO BERNERI diventò socialista e
militò nella Federazione di Reggio Emilia, dove primeggiava la carismatica
figura di CAMILLO PRAMPOLINI (1859-1930 )
, uno dei fondatori del PSI e
perseverante promotore di cooperative.
Anni più tardi, Camillo Berneri formulò questo giudizio su Prampolini (cfr. brano ).
Brano
da commentare: “… Prampolini fu con Turati, Matteotti e tanti altri
socialisti riformisti di grande carattere, uno dei maggiori responsabili della non sufficiente resistenza
al fascismo squadrista e, prima, al colonialismo e all’interventismo. Ma al di
sopra degli errori resta la sua opera immensa di proselitismo socialista e la
nobiltà della figura , come uomo e come politico. Non fu un politico veramente.
Non tribuno pur essendo oratore; alieno dalle insidie, dalle riserve, dalla
viltà, pur essendo un diligente accorto …. Camillo Prampolini fu quello che si
dice una “bella figura”. Non posso dimenticare di aver avuto, in una
lontana sera, a Reggio Emilia durante una conferenza di Prampolini, la prima commozione
profonda che il dolore dell’umanità doveva ispirarmi. […] Quando un politico si
fa amare così come uomo, bisogna che in
lui vi sia stoffa di santo e di poeta …” (Camillo Berneri, Pensieri e battaglie )
Francisco Madrid Santos, Camillo Berneri. Un
anarchico italiano
(1897-1937) Rivoluzione Controrivoluzione in Europa (1917-1937), Archivio Famiglia Berneri, Pistoia, 1985
p. 48.
Alla
vigilia dell’entrata in guerra dell’Italia nella prima guerra mondiale, Berneri,
critico verso la politica poco
combattiva del PSI nei confronti dell’interventismo, lasciò il partito. E, anni
più tardi, alla morte di Prampolini, nel
1931, ricordò con le seguenti parole quell’ emblematico episodio della sua
vita. (cfr. brano)
Brano da commentare: “
Leggendo della sua ( di Prampolini)
morte ho pensato ad un breve momento in cui fummo vicini. Fu alla mia uscita dalla
Federazione Giovanile socialista. Mi mandò a chiamare, lui , che non mi aveva mai
parlato, per dirmi : “Dunque ci lascia”
. Ma soggiunse: “ Ma, resta, sempre nel socialismo’ E questa parola mi fu di
sollievo ….”
(ricordo di Camillo Berneri )
Francisco Madrid Santos, Camillo Berneri. Un
anarchico italiano
(1897-1937) Rivoluzione e Controrivoluzione in Europa (1917-1937), Archivio Famiglia Berneri, Pistoia, 1985
p. 48.
Anche
il distacco con gli altri compagni della
Federazione, che gli volevano molto bene per la sua giovane età e per la
sua cultura, in quanto unico studente, fu commovente (cfr.
brano)
Brano
da commentare: “ … i socialisti del circolo mi richiamarono che era l’ora della riunione
(ci riunivamo ogni sabato) . Io dissi fra me e me : Non hanno ricevuto le mie
dimissioni. E risposi loro, non senza un po’ di batticuore: “ Ma non avete
avuta la mia lettera?” “Sì, mi risposero,
l’abbiamo avuta, ma vieni lo stesso”. Allora andai. Ed ebbi una delle più vive
emozioni della mia vita.: di quella di essere chiamato a presiedere l’ultima riunione a cui partecipavo. Fu un gesto di simpatia
del quale soltanto più tardi vidi l’enorme valore di educazione politica.
Allora vidi in esso la prova che mi volevano bene e il distaccarmi da essi mi gonfiava il
cuore di commozione” (Camillo Berneri, Pensieri
e battaglie )
Bibliografia: in Stefano D’
Errico, Anarchismo e politica nel problemismo e
nella critica all’anarchismo del ventesimo secolo. Il “programma minimo” dei libertari del terzo
millennio. Rilettura antologica e biografica di Camillo Berneri, Mimesis, 2007 , p. 512
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TORQUATO GOBBI E CAMILLO BERNERI |
Già qualche tempo prima di lasciare il partito Berneri era venuto
a contatto con degli anarchici , con i quali si sentiva
politicamente sempre più in sintonia e ciò
grazie soprattutto alle appassionanti conversazioni avute ,
durante lunghe passeggiate con
l’anarchico TORQUATO GOBBI ( 1888- 1963)
(cfr. brani)
Brano
da commentare: “ Poi conobbi gli
anarchici. Torquato Gobbi mi fu maestro, nelle sere brumose, lungo la via
Emilia, sotto i portici che risuonavano dei miei tentativi di resstere alla sua pacata
dialettica. Lui era legatore di libri, io studentello di liceo, ancora “figlio di papà, dunque,
e ignaro di quella grande università che è la vita “ (Camillo Berneri, L’operaiolatria
(1934)
Bibliografia:
Scritti scelti di Camillo Berneri, Pietrogrado 1917-Barcelloma 1937, a
cura di Pier Carlo Masini e Alberto Sorti, Sugar
editore, 1964 p. 145
A 18 anni diventò anarchico e in quell'anno si sposò con Giovanna Caleffi . Erano tutti e due minorenni e fu necessario il consenso anche del padre di Camillo). Nel 1918 nacque la figlia Maria Luisa e nel 1919 Giliana (cfr. post: GIOVANNA CALEFFI BERNERI ---------------)
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BERNERI AL CONFINO NELL'ISOLA DI PIANOSA |
Durante la Prima Guerra Mondiale, Camillo si presentò alla chiamata alle armi, anche se molto malvolentieri in quanto convinto antiinterventista, , per non dare un dolore alla madre, che vedeva il conflitto in un'ottica patriottica e risorgimentale. Ma , nonostante le sue buone intenzioni, l’avversione di Camillo per la vita militare e per la
guerra capitalista lo resero ben presto inviso ai suoi superiori sia
nell’ Accademia militare per diventare ufficiale , da dove fu
cacciato e poi
in trincea al fronte,
e infine
ripetutamente accusato di sovversivismo , fu confinato nell’ isola di Pianosa . (cfr. brano)
Brano
da commentare: “ …. Denunciato due volte
al tribunale di guerra, arrestato a Sestri Ponente alla Casa del popolo ai
tempi dello stato d’assedio proclamato in occasione dei moti di Torino confinato all’isola di Pianosa in occasione
dello sciopero generale del 20-21 luglio ‘19, continuai la propaganda in seno all’esercito e fuori, collaborando
regolarmente all’ Avvenire Anarchico di Pisa e al Libertario della Spezia, e ad altri periodici anarchici
…” ( Camillo Berneri, Nota autobiografica (periodo 1914-1928)
Bibliografia: in Stefano D’
Errico, Anarchismo e politica nel problemismo e .... , p. 512
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ERNESTO ROSSI, PIERO JAHIER, PIERO GOBETTI, GAETANO SALVEMINI, CAMILLO BERNERI, CARLO E NELLO ROSSELLI. |
Dopo la fine della guerra si trasferì con la moglie e le due figlie, Maria Luisa (Malù) e Giliana, a Firenze, dove frequentò la Facoltà di Lettere e Filosofia e si laureò nel 1922 con una tesi sulla storia della pedagogia con GAETANO SALVEMINI ( 1873-1957) come suo redattore.
il quale si affezionò, da subito, al suo studente. Salvemini aiutò , poi, nel corso di tutta la sua esistenza, Berneri e la sua famiglia in tutte le loro vicende
di esiliati e di perseguitati. (cfr. brano)
Brano da commentare: “… (Berneri) aveva il gusto dei
fatti precisi. In lui l’immaginazione disciolta da ogni legame col presente, in
fatto di possibilità sociali, si associava a una cura meticolosa per i
particolari immediati nello studio e nella pratica di ogni giorno. Si
interessava di tutto con avidità insaziabile. Mentre molti anarchici sono come
case le cui finestre sulla strada sono tutte murate, lui teneva aperte tutte le
finestre. Quando Carlo e Nello Rosselli
e Ernesto rossi fondarono un gruppo di studi sociali, Berneri fu uno degli assidui.” (
Gaetano Salvemini, Berneri e
Donati in ll
mondo n.
3 maggio 1952)
Bibliografia: in Francisco Madrid
Santos, Camillo Berneri. Un anarchico italiano (1897-1937) op.cit. p. 119
Con questi studenti antifascisti ( i fratelli Rosselli, Piero Gobetti, Ernesto Rossi, , Piero Jahier ed altri) , aventi tutti come riferimento Gaetano Salvemini, antidogmatici e aperti ad ogni tipo di problematica, Camillo intrattenne rapporti di salda e duratura amicizia, e la sua casa a Firenze, divenne , sovente, il punto d' incontro delle loro riunioni. La frequentazione di quel "cenacolo politico e culturale" lo entusiasmava tanto più se lo confrontava con la demagogia e la violenza fascista, e non solo fascista, imperante in Italia, negli anni del primo dopoguerra (cfr. brano)
Brano da commentare: “ …”
Mentre il facilonismo retorico della nuova demagogia risuona
vanamente nelle piazze e infuria la brutalità mercenaria o faziosa, gruppi di
giovani si preparano con serietà di intenti e con operosità entusiasta a divenire le "elites" degli inevitabili trapassi [...] ed ai cenacoli culturali si aggiungono i gruppi politici, che sono angosciati nel vedere sorgere una generazione che grida prima di pensare, che percuote invece di discutere, che non ha dignità di azione perché non ha ricchezza di spirito. " ( Camillo Berneri, Studi regionali. Stati di spirito in Toscana, 1924)
Bibliografia: in Francisco Madrid
Santos, Camillo Berneri. Un anarchico italiano (1897-1937) op.cit. p. 119
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ERRICO MALATESTA E CAMILLO BERNERI |
Nel frattempo Berneri collaborava
attivamente
a molte pubblicazioni anarchiche, tra cui, sin dal primo numero del febbraio 1920 al quotidiano anarchico Umanità Nova, diretto da Errico
Malatesta (cfr. post ERRICO MALATESTA). Tale intensa collaborazione fu anche l’occasione per la nascita di
un rapporto di reciproca stima ed amicizia tra Berneri e
Malatesta, che, tra l’altro, dava al giovane Camillo, preziosi consigli, di cui
farà tesoro. (cfr. brano)
Brano
da commentare: "Io penso che, massime, in queste risposte, bisognerebbe trattare
le questioni con metodo strettamente didattico, ricordandosi sempre che si
parla a gente che vuole imparare, ma ha tutto da imparare. Insomma fare noi un
po’ come dicono facesse Cervantes, il quale leggeva il suo Don Gujote alla sua serva e lo
correggeva secondo l’impressione che esso faceva alla serva. Tu dovresti
leggere le tue cose, quando fai della teoria, al tuo portinaio. Questo è almeno
il mio ideale dello scrittore che scrive per il grosso pubblico e non per gli
specialisti. Tu, in ogni modo, scusami queste osservazioni, che sono quelle di
uno che ha bisogno egli stesso che gli si parli in modo chiaro, elementare,
didattico” ( Frammento di lettera di Errico Malatesta a Camillo Berneri, non datato)
Bibliografia: in Stefano D’
Errico, Anarchismo e politica nel problemismo e .... , p.472 nota n. 38
Quale esempio di questi suoi scritti politici giovanili mi limito a citare un suo contributo a un dibattito sul federalismo del 1922. (cfr. brano)
Brano da commentare: "…. Il nemico è là: è lo
Stato. Ma lo Stato non è solo un organismo politico, strumento di conservazione
delle ineguaglianze sociali; è anche un organismo amministrativo. Come
impalcatura amministrativa lo Stato non si può abbattere. Si può cioè smontare
e rimontare, ma non negarlo, perché ciò arresterebbe il ritmo della vita della nazione che batte nelle arterie ferroviarie, nei
capillari telefonici, ecc. Ecco un tema
di propaganda: la critica sistematica allo Stato come organo amministrativo,
accentrato, quindi incompetente ed irresponsabile. Ogni giorno la cronaca ci
offre materia a tale critica: milioni sperperati in cattive speculazioni, in
lungaggini burocratiche; polveriere che saltano in aria per incuria di uffici
“competenti”; ladrocini su larga e piccola scala, ecc. ecc. […] Ci vuole una
mobilitazione! Ingegneri, impiegati, dottori, studenti, operai, tutti vivono a
contatto dello Stato o per lo meno di grandi aziende. Quasi tutti possono
osservare i danni della cattiva amministrazione: gli sperperi degli
incompetenti, i ladrocini dei farabutti, gli intoppi degli organismi mastodontici. Chi ha un grano di intelligenza e di buona volontà, sforzi il proprio pensiero, cerchi di leggere nella realtà qualcosa di più di quel che si legge nei libri e nei giornali. Studiare i problemi odierni vuol dire sradicare le idee non pensate, vuol dire allargare la sfera del proprio influsso di prpagandista, vuol dire far fare un passo avanti, anzi un bel salto di lunghezza al nostro movimento. Bisogna cercare le soluzioni affrontando i problemi. Bisogna che ci formiamo un nuovo abito mentale. [...] Io intendo per anarchismo critico un anarchismo, che, senza essere scettico, non s'accontenta delle verità acquisite, delle formule sempliciste, un anarchismo idealista ed insieme realista, un anarchismo, insomma, che innesta verità nuove al tronco delle sue verità fondamentali, sapendo potare i suoi vecchi rami ..." (Camillo Berneri, Contributo ad un dibattito sul federalismo in Pagine Libertarie, novrmbre 1922)
Bibliografia: Scritti scelti di Camillo Berneri, Pietrogrado
1917- Barcellona 1937 a cura di Pier Carlo Masini, Sugar editore, 1964 pp. 55 e 56
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CAMILLO BERNERI, CARLO MOLASCHI, EMMA GOLDMAN |
Si deve inoltre notare che con i suoi articoli Berneri suscitò spesso
irruenti polemiche e fecondi dibattiti dentro il
movimento a causa del suo modo, alquanto atipico, di affrontare i temi trattati. Per esempio gli scritti di Camillo Berneri La garçonne e la madre sulla "questione femminile" (cfr. primo brano) e l' articolo , La donna operaia, (cfr. secondo brano) provocarono la pronta risposta di Paolo Flores (terzo brano) e di Carlo Molaschi (quarto brano).
Brani da commentare: 1) La garçonne tipica è la femmina che vuole mascolizzarsi. E' femminista, perché vuole somigliare all'uomo. Si crede libera, perché è scimmia. Non si avvede che tra la donna e l'uomo ci sono differenze psichiche irriducibili quanto quelle fisiche. Non vuole attuare in sé una vita superiore a quella della donna comune, passivamente onesta e schiavescamente laboriosa, ma conquistare la libertà volgare del maschio; quello di fare i propri comodi sessuali. Da questa lebbra di modernità scaturisce l'ermafrodito fenomeno delle emancipate. [...] La donna senza figli non è solo una madre mancata. E' anche una mezza donna. [..] Non a torto il Lombroso considera la maternità il vaccino morale della donna. Per moltissime donne la maternità è l'unica luce nell'anima buia, l'unica forza inibitrice nell'infuriare delle passioni, l'unica nota di fecondità morale nell'aridità dell'egoismo. Anche la donna ignobile acquista un aspetto di dignità nel pianto e nelle cure materne. E' stato detto che l'amore è il genio della donna e i figli il suo capolavoro. Scrivendo della donna operaia, ho voluto attirare l'attenzione sulla Cenerentola della questione dell'emancipazione femminile.La donna operaia: ecco il lato del problema che mi pare il più gave! La donna s'è fatta operaia non per naturale inclinazione, bensì per necessità. E' diventata un essere ermafrodito, sul quale pesano le due condanne bibliche: quella dell'uomo e quella della donna. La civiltà industriale dice alla donna "Tu lavorerai con sudore" "Tu partorirai con dolore" La madre operaia non è l'angelo della famiglia; il lavoro extradomesticole taglia le ali. La donna viene corrotta, viene minorata, viene uccisa ancora fanciulla dalla fabbrica, dal laboratorio, dal negozio . [...] L’emancipazione femminile non può
consistere nel fare della donna una femmina, o nel farne un maschio. Il fine
della donna è il matrimonio,
quale lo definisce il Nietzsche: « Matrimonio chiamo la volontà concorde in due
esseri di creare un terzo superiore a loro.
E chiamo matrimonio la venerazione reciproca dei due volenti di questa
volontà »..." (Camillo Berneri
La garçonne e la madre pubblicato su Fede
nel 1926 ) ; 2) " ... I comunisti autoritari propugnano l'industrializzazione del lavoro domestico, considerandola il miglior mezzo per emancipare la donna proletaria dalla schiavitù della casa e rendere meglio utilizzabili le sue capacità produttive. I comunisti autoritari procedono, nei riguardi dell'emancipazione femminile, marxisticamente. [...] I comunisti autoritari sono, quindi, logici quando oppongono l'officina al focolare domestico, sostituito dalla cucina comune, di quell' Hotel-caserma che secondo loro sarà la casa dell'uomo e della donna e dei bambinki, quando sorgerà il nuovo ordine, cioé lo Stato comunista. Lo strano sì è che anche fra molti anarchici si faccia strada l'idea della industrializzazione della donna. Questo dimostra che Marx è ancora più forte di Proudhon, e che l'utopismo scientifico, cioé economicista, si infiltri in quel bastardo individualismo, che, in certe teste, va, tanto per intenderci, da Mariani ad Armand. La demolizione delle varie poesie della casa , sfruttate dal conservatorismo sociale e dal misoneismo moralisteggiante, potrebbe giovare se la preoccupazione di sottrarre la mentalità delle donne ai varii limitati orizzonti affettivi ed edonistici, non si ispirasse o ad un gretto economicismo che considera il lavoro domestico come non abbastanza redditizio o ad un facilone tentativo di soluzione del problema, che alcuni considerano fondamentale, del libero amore. ..." ( Camillo Berneri , La donna operaia , in Pensiero e Volontà a. III n. 10 del 15 giugno del 1926) ; 3) “
….. Il sentimento fondamentale che fa dell’uomo un rivoluzionario è
che non gli è possibile nel sistema vigente della società una vita
spirituale e pratica che soddisfi la sua dignità umana. Tale
sentimento di scissione, che è alle radici dell’anarchismo, deve essere
alimentato da tentativi nuovi di vita e di comunità. Emma Goldman ha
precisato mirabilmente il programma delle rivendicazioni della donna : “ La
salvezza risiede un un’energica marcia in avanti, verso un avvenire più
brillante, più chiaro. Abbiamo bisogno di crescere fuori dalle pastoie delle
vecchie tradizioni e degli antichi costumi … La storia ci dice che ogni classe
oppressa ha conquistato la libertà dai suoi padroni con i propri sforzi. E’
necessario che la donna ascolti questo insegnamento: che la sua libertà si
estenderà sin dove si estenda il suo potere di liberarsi da sé. E’ quindi per
lei di somma importanza cominciare dalla sua rigenerazione interiore, scrollare
il fardello dei pregiudizi, delle tradizioni e dei costumi … Bisogna che essa
si sbarazzi dell’assurda nozione del dualismo dei sessi, cioè che l’uomo e la
donna rappresentino due mondi antagonistici “ . [ e in
qualche riga precedente Flores affermava ] “ Di ciò credo
che abbia avuto un qualche presentimento lo stesso Berneri,
quando ha scritto che “ non c’è la donna che vuole emanciparsi, ma ci sono
delle donne che vogliono emancipare. Ed ognuna deve cominciare da sé
stessa l’opera di liberazione. La libertà è vuota formula, pericoloso
desiderio, volgare pratica se non si sa quale libertà sia degna di noi, sia
utile alla società”. Non ha però ulteriormente svolto questi concetti che gli
avrebbero fornito un criterio più sicuro per la determinazione dei compiti
della donna e delle vie della sua emancipazione .” ( Paolo Flores, L’emancipazione della
donna in Adunata dei
Refrattari a. VI, n. 2 e 3 dell’8 e 15 gennaio 1927 ); ; 4) “ … La base dell’edificio femminista
ideato dal Berneri è
formato dalla moralità sessuale: una moralità che è strettamente legata a certi
principii schiettamente borghesi. Di conseguenza il destino della
donna – sempre secondo il Berneri – deve essere chiuso fra la culla e le
pentole. Massaia perché la donna che non è una massaia non può essere altro che
cortigiana [….] il problema del femminismo non è un problema di moralità
sessuale . Sull’argomento dell’amore io e Berneri si potrebbe discutere
all’infinito […] Mentre il Berneri persisterebbe nel dimostrare , come fatto
indispensabile per la salvezza della donna e della generazione, la necessità di
imbrigliare l’amore dentro l’austerità di una rigida morale sessuale, io –
convinto positivista – continuerei a sostenere che l’amore è un fatto puramente
istintivo e personale, e che di conseguenza la morale sessuale non si può
teorizzare in linee particolari, perché ognuno – uomo o donna che sia – ha il
diritto di amare, ed ama realmente come meglio crede, nella famiglia o fuori, a
seconda delle combinazioni e dei fatti che segnano il cammino della sua vita
individuale “ ( Carlo Molaschi, Il problema femminile. Frammento di
polemica, in Pensiero e Volontà a. III n. 10 giugno 1926
)
Bibliografia : Primo brano: Camillo Berneri L'emancipazione della donna (considerazioni di un anarchico), Edizioni RL, 1970, Pistoia, p.7 - 35 - 71 - 72 - 73. I brani seguenti (2-3-4) furono ripubblicati insieme sotto il titolo Un dibattito di altri tempi .Il problema della emancipazione della donna in Volontà a. XXVIII, n. 4 luglio/agosto
1971 (secondo brano) pp. 267-272, ( terzo brano) pp. “272-279 ( quarto brano ) pp. “279- 282. Per la citazione di Paolo Flores del brano tratto da La tragedia dell'emancipazione femminile scritto nel 1906 che ancora oggi, a mio parere può essere considerato uno dei principali testi dell'anarco-femminismo, cfr. Emma Goldman, Saggi sulla donna apparentemente obsoleti, Malora autoproduzioni, pp. 55-56
Ancora nel 1929 vi sono scritti di Berneri , tra cui Le illusioni del pacifismo femminista e
La femme et lo sport in cui traspare , come sottolinea Pietro Adamo, una “certa
misoginia di sfondo”. (cfr brani)
Brani da
commentare: 1)“ Le scarse e sporadiche
proteste femminili contro la guerra hanno dimostrato la miopia, l’egoismo, la
deficienza di volontà della maggior parte delle donne. Le associazioni
femminili, pacifiste e femministe sono state tra le prime a cedere all’ubriacatura guerresca. Il bourrage de crâne della stampa guerraiola fece presa sulle donne,
che, a migliaia, con la loro cicalante pietà a diffondere le storielle pietose:
come quella dei bambini belgi dalla mani mozzate. Se la maggioranza delle donne
impiegate nelle industrie di guerra era spinta dal bisogno, una forte minoranza
era attratta dal guadagno. Il madrigalesco chiacchierare di naturale pacifismo
femminile ha avuto le più ampie smentite.
[…] La donna è spartana con la pelle dell’uomo [….] Il pacifismo femminile è una colonna he si tramuta in uccello rapace appena c’è in
gioco la pietà malintesa. La pietà della
donna è feroce…” ( in Camillo Berneri Anarchia
e società aperta, a cura di Pietro Adamo…); 2) “ La femme singe l’homme. Malheuresement elle
singe ceci plus dans le mal que dans le bien. C’est , a mon avis, la tragedie
de l’émancipation féminine . […] Le
foot-ball: elle fait de ce sport là, tout pleine de choses, et “tout
choc” peut être dangereux pour le corps féminin, attendu que la matrice est un
organe trés délicat, qui varie des poids selon les moments”. […] Il faut
ajouter que e spectacle d’un match de foot-ball femminin est particulierément
apte à la suggestion sexuelle, en direction sadiste ou masochiste pour son
public. Je ne parle pas de l’esthétique.
Les visages congestionnés , les chevelures ébourifflées, les mouvements
déreglés, les attitudes ridicules, les brutalités de ce sport là sont en complête
désharmonie avec le genre de beauté et avec la grâce feminin. Et dans les lignes
et le volumes du corps de la femme joueuse de football, se stigmatise une
laideur trophique qui éloigne la sympathie
du mâle. La femme musculeuse n’est pas
plus appetisante que la poupée
clorothique de jadis ou que la femme
savant. Avis aux sportives à la recheche
d’un mari.” (( in Camillo Berneri Anarchia
e società aperta, a cura di Pietro Adamo…)
Bibliografia: in Camillo Berneri Anarchia e società aperta, a cura di Pietro
Adamo. MB publishing, 2001. Primo brano a p. 272, 273 e secondo brano a p. 276 e 277 e 278.
Un tendenziale misoginismo Pietro Adamo lo
riscontra anche nell’’articolo del 1933, La ricchezza è in noi, dove
Berneri fa un ritratto negativo della “donna di oggi” (cfr. Camillo Berneri, Anarchia
e società aperta p. 40) , ma a me sembra
che in questo brano più che "misogenismo" vi sia una critica ante-litteram, della odierna
società dei consumi, ove l'immagine della donna, e non solo, è ampiamente standardizzata, e a cui Berneri opponeva una società
socialista, edonista/epicurea, "non utilitarista". (cfr. brano)
“Brano da commentare: “ La donna oggi non conosce le proprie
bellezze. Si standardizza i capelli, le sopracciglia l’ombra degli occhi le
guance la bocca lo sguardo l’andatura, i gesti, per essere quella bellezza :
bambola più stella. L’uomo si assuefà a questo militarismo, a questo fordismo dell’estetica femminile
[…] E tu, o sposo novello, fai delle ore in più per goderti la radio e la camera di mogano […] L’uomo di domani sarà semplice . I suoi piaceri saranno intimi ( la lettura dei filosofi
ed i giochi erotici) o collettivi ( il concerto con centomila uditori); piaceri
che costano poco e sono inesauribili. […] Il regime socialista è un sistema epicureo, non utilista-borghese. […]
L’amore, la musica la filosofia: basterebbero questi beni per rendere ricco
l’uomo, quando gli fosse assicurato il pane
quotidiano. La saggezza è là, semplice ed evidente. […] Egli ha trovato la
vera ricchezza. Nella povertà dei mezzi egli è re. Poiché è poeta. Verrà anche
per gli uomini un’era d’ingenuità in cui ognuno sia capace di crearsi, sulla
sabbia del vivere quotidiano, un giardino dionisiaco? ( Camillo Berneri, La
ricchezza che è in noi, in Adunata
dei refrattari 17 giugno 1933)
Bibliografia:
Camillo Berneri , La ricchezza che è
in noi , ora, in Volontà n.
6/7 , 1949 p. 388 e 389. cfr. Camillo Berneri, Anarchia e società aperta.
Scritti editi e inediti , a cura di
Pietro Adamo MB 2001 pp. 40-41
Personalmente sono convinto, sino a prova contraria che Berneri nei primi anni trenta, durante l'esilio in Francia mutò sostanzialmente la sua opinione sulla questione sessuale e sul ruolo della donna nella società grazie soprattutto ai suoi contatti, in Francia, con
EMILE ARMAND , per la cui rivista En Dehors Berneri scrisse diversi
articoli e e saggi e con i neo-malthusiani, JEANNE ed EUGENE HUMBERT.(
cfr. i post CAMILLO BERNERI, DALL'ESILIO ALLA RIVOLUZIONE SPAGNOLA e LA RIVOLUZIONE SESSUALE: OTTO GROSS ....)
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