COLIN
WARD (1924-2010), anarchico inglese, architetto, insegnante, scrittore. A 18
anni, nel 1942, fu arruolato sotto le armi, ed essendo studente di architettura
fu destinato al corpo dei genieri. Nell’autunno del 1943 fu
inviato in Scozia ed entrò in contatto con il movimento anarchico di Glascow e in seguito con
il gruppo di Freedom Press , a Londra,
di cui facevano parte tra gli altri, Maria Luisa Berneri , Vernon Richards, Lilian Wolfe, George Woodcock, John Olday e John Hewetson Durante il
processo contro il giornale War Commentary (cfr. post Vernon
Richards), Colin Ward ,
ancora soldato, testimoniò a favore della difesa nonostante che fosse
stato convocato come testimone dall’accusa. Dimesso , finalmente,
dall’esercito nel 1947 , entrò subito a far parte della redazione di Freedom, di cui , sino al 1960,
fu, spesso, anche direttore. Dal 1961 al 1970 diresse il mensile Anarchy. Numerosi sono i
suoi libri dedicati a molteplici argomenti (pedagogici, urbanistici ,
sociali ecc.)
Brano da commentare: 1) “Come
si reagirebbe alla scoperta che la società in cui si vorrebbe realmente
vivere c’è già (….) se non si tiene , ovviamente conto di qualche piccolo
guaio come sfruttamento, guerra, dittatura e gente che muore di fame? Questo
libro vuol proprio dimostrare che una società anarchica, una società che si
organizza senza autorità, esiste da sempre, come un seme sotto la neve, sepolta
sotto il peso dello stato e della burocrazia, del capitalismo e dei suoi sprechi,
del privilegio, e delle ingiustizie, del nazionalismo e delle sue lealtà
suicide, delle religioni e delle loro superstizioni e separazioni […….]
“ Una componente importante nell’impostazione anarchica dei
problemi organizzativi è costituita da quella che potremmo definire la teoria
dell’ordine spontaneo. Essa sostiene che, dato un comune bisogno, le persone
sono in grado, tentando e sbagliando, con l’improvvisazione e
l’esperienza, di sviluppare le condizioni per il suo ordinato soddisfacimento e
che l’ordine cui si approda per questa via è di gran lunga più
duraturo e funzionale a quel bisogno, di qualsiasi altro imposto da un’autorità
esterna […] “ Il principio di autorità permea a tal punto ogni aspetto della
nostra società che solo nelle rivoluzioni, in situazioni di emergenza o
nell’ambito di “ happening” il principio dell’ordine spontaneo riesce ad
emergere …” ( da “ Anarchy in action” 1973)
Bibliografia: Il brano citato (versione italiana) è tratto
da Colin Ward, La
pratica della libertà, Eléuthera 1996 pp. 11-12 e p. 32
.
Un elogio del pensiero e
dell’opera di Colin Ward si trova nella parte finale del libro di Massimo Michelucci:,
Galileo Palla (1865-1944) Anarchico notissimo, audacissimo, pericolosissimo. Cfr. brano:
Brano da commentare:
“…Oggi si può quindi parlare di un nuovo pensiero
anarchico che ha ormai addirittura un suo classico nel libro di Colin Ward, Anarchia come organizzazione, del 1973. Sarebbe di certo un errore considerare tale
titolo un ossimoro . Ward spiegava infatti che col
Sessantotto si “riparlò del decentramento politico e sociale, della gestione
operaia dell’industria, del potere studentesco, della gestione comunitaria dei
servizi sociali”, temi per i quali “l’anarchismo, non più, pittoresco fenomeno
dei tempi andati, si presentava come modello di organizzazione umana”. Ed in
ciò riprendeva i classici che avevano parlato di organizzazione possibile pur
in assenza di governo, cioè di autorità, quindi in definitiva di potere,
ricordando la teoria delle “piccole unità federative” di proudhon, la necessità dello
“abbattimento del potere statale” di Bakunin, il “mutuo appoggio e la
cooperazione” di Kropotkin. Annotava poi che le alternative erano già presenti “negli
interstizi della struttura del potere”£, per cui a voler costruire una società
libera gli elementi erano già tutti a
portata di mano” L’autore titolava infine un capitolo del libro Anarchia e futuro plausibile. In esso si poneva la questione di come sia possibile ai
nostri tempi allargare l’influenza dei metodi libertari, nella
consapevolezza che “
l’autorità si può imporre la libertà assolutamente no”. Annotava poi che le
forme diffuse di associazionismo, che avevano sicuramente carattere libertario,
tra loro collegate assumevano le “caratteristiche di una rete”. Prefigurando il
tema che è divenuto molto attuale, con l’avvento globale di internet, del
potere diffuso e della cosiddetta “società aperta” di popperiana memoria. Rilevava,
anche in base all’importanza dei temi
ecologici, come l’umanità in futuro si sarebbe trovata costretta ad affrontare
l’esigenza di una maggiore partecipazione alla gestione della società, anche proprio
per la grande responsabilità di determinate scelte. …”
(Massimo Michelucci, Galileo Palla…, 2016)
Bibliografia : Massimo Michelucci:,
Galileo Palla (1865-1944) Anarchico notissimo, audacissimo, pericolosissimo. ISRA- Istituo Storico Resisstenza Apuana, 2014
pp. 192-193
VERNON RICHARDS |
VERNON RICHARDS (1915-
2001) era figlio del noto anarchico EMIDIO RECCHIONI, ( che emigrato a
Londra per motivi politici, aveva aperto a Soho un famoso negozio
King Bomba, importante punto di riferimento per gli anarchici di tutti i
paesi). Vernon, ventenne, dopo un breve periodo in Francia, dove conobbe
per la prima volta MARIA LUISA BERNERI (cfr. post GIOVANNA CALEFFI BERNERI …).
Dopo breve tempo decisero di vivere insieme e si trasferirono a Londra
dove fecero parte del gruppo, riunito intorno alla rivista “ Freedom
Press” Nel 1945 Vernon
Richards fu condannato a 9 mesi di prigione assieme a John Hewetson e a Philip Samson per
propaganda antimilitarista. Diresse Freedom dal 1951 al 1964,
cessando la sua collaborazione a questo periodico solo negli anni novanta.
Assai importanti sono i suoi due libri: Lessons of the Spanish
Revolution , dove critica in modo appassionato e al tempo stesso
assai rigoroso il ministerialismo anarchico (cfr. post su
"i ministri anarchici") e la militarizzazione delle milizie e Malatesta:
Life and ideas. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ La Russia nel
1917, la Spagna nel 1936, l’Italia nel 1920 furono i capitoli culminanti di
lunghe storie di lotte, di sfide e di rivolte, di massimi punti di
“penetrazione rivoluzionaria” seguiti da “anni neri” , di dittature militati e
di soppressione dei "diritti più elementari” […] Se noi liquidiamo questi
insuccessi con la massima che “ violenza genera violenza” come fanno
invariabilmente i propagandisti della “non violenza” non avremo imparato
niente. Il fatto stesso che “essi” propongono di combattere la violenza dello
Stato e delle classi privilegiate, con la “non violenza” che essi presentano
come una tattica valida che indica che neppure loro sono
convinti che “ la violenza genera violenza”. E in effetti è
sufficiente guardarsi attorno per vedere che la violenza dello Stato “genera”
più spesso , obbedienza e servilità, oltre a sentimenti repressi di
vendetta che nei momenti della rivolta poi si manifestano in orribili,
antisociali atti di violenza. E sono poi queste esplosioni da parte delle
vittime – politicamente inconsce – della società autoritaria e non le generose
positive pratiche azioni che i rivoluzionari coscienti compiono in quei momenti
storici, quelle su cui nel cuore della lotta si gettano i giornalisti della
reazione e che sono poi perpetuate dagli storici, altrettanto reazionari,
isolati e senza immaginazione” ( da Vernon Richards,
Malatesta, vita e idee“ )
Bibliografia: Vernon Richards,
Malatesta, vita e idee“, Edizione Collana Porro, 1968, pp. 348-349
Notevoli sono
anche le sue fotografie, raccolte ora in 4 libri, tra cui quelli che
conosco sono Beauty is more
than “in the Eye of the Beholder”, Freedom Press, 1999
e A part-time Photographer Portrait Gallery, Freedom Press 1999..
NICOLAS WALTER |
Brano da commentare: “ La prima cosa che
fanno gli anarchici, è pensare e parlare. Poche persone sono anarchici di
nascita, ed è una esperienza sconcertante di diventarlo, in quanto
implica un considerevole sconvolgimento emotivo ed intellettuale. Un
anarchico cosciente si trova sempre in una situazione difficile (
pressappoco, diciamo, di quella diu un ateo nell’ Europa medievale); è
difficile varcare le barriere del pensiero e persuadere la gente che la
necessità del governo (come l’ esistenza di Dio) non è di per sé ovvia (
ne va pas de soi)
ma può essere messa in discussione e anche respinta. Un anarchico deve
elaborare continuamente una nuova visione del mondo e una nuova maniera
di agire; ciò si compie generalmente nelle conversazioni con
persone che sono anarchiche o vicini all’anarchismo , in
particolare con gruppi o attività di sinistra. D’altronde l’ anarchico, anche,
il più dogmatico ha contatti con non-anarchici, e questi contatti sono
inevitabilmente tante occasioni per diffondere le proprie idee. Nella sua
famiglia, con i suoi amici, presso di lui, al lavoro, ogni anarchico che
non sia unicamente “filosofico” è inevitabilmente influenzato.
Senza che ciò sia un qualcosa di assoluto, gli anarchici sono in generale
meno preoccupati delle altre persone per problemi come la fedeltà
del loro congiunto , l’obbedienza dei loro bambini, il conformismo dei loro
vicini, o la puntualità dei loro colleghi. Gli impiegati e i e i cittadini
anarchici amano meno di fare ciò che gli si dice , e gli insegnanti e i
genitori amano meno obbligare gli altri a fare che essi dicono a loro. Un
anarchismo che non traspare nella vita privata non è veramente
degno di fiducia …” ( Nicolas Walter, Pour l’anarchisme)
Bibliografia: Nicolas Walter, Pour l’anarchisme ( traduzione francese di
About Anarchism), Centre International de Recherches sur L’ Anarchisme CIRA) p. 40 (traduzione
italiana mia)
ALEX COMFORT |
ALEX COMFORT
(1920-2000) Laureatosi in Medicina a Cambridge aderì a movimenti non violenti
e antimilitaristi. Durante la seconda guerra mondiale si professò
obiettore di coscienza e si oppose fortemente ai bombardamenti a tappero sulle città tedesche.
Negli anni cinquanta frequentò con regolarità e impegno il gruppo
anarchico riunitosi intorno al giornale Freedom insieme a Vernon Richards , a Maria Luisa Berneri, (cfr.post MARIA LUISA BERNERI) Herbeert read, George Woodcock ed altri. Nel 1961 fu
arrestato insieme ad altri compagni, tra cui Bertrand Russel, per avere partecipato
a Trafalgar Square in una
manifestazione antimilitarista. Tra i suoi numerosi libri mi limito a citare
quelli che ho letto : Potere e delinquenza :
saggio di psicologia sociale ( prima edizione 1950) e La gioia del sesso. ( prima edizione :
!973)
( cfr. brani)
Brani da commentare: 1) “
Le considerevoli differenze esistenti fra le culture centrate sul potere”
e quelle “centrate sulla vita” hanno una stretta analogia con quelle fra gli
individui che cercano il potere e quelli che cercano la vita. Quasi tutte le
prove di cui disponiamo ci dicono che la teoria psicoanalitica, la quale
attribuisce queste differenze all’identificazione con l’uno o l’altro dei
genitori, è molto utile per interpretare tanto il comportamento culturale
quanto quello individuale. Nei casi più caratteristici la società “patriforme” , basata sulla gelosia del padre, concentra i suoi divieti sul
sesso e sulla disobbedienza all’autorità, mentre la società “matriforme” li concentra sulle azioni che mettono a rischio
l’approvvigionamento del cibo. Si possono suddividere con una certa facilità in
queste due categorie sia le società civilizzate sia quelle primitive;
quanto ai raggruppamenti politici moderni, anche tra questi compaiono
occasionalmente le classiche società “patriformi” , dove le pene tipiche sono la morte o la castrazione e, dove la
posizione delle donne tende a svalutarsi. La Germania nazista ne è stato
un esempio. Con lo sviluppo del centralismo è senza dubbio più facile
descrivere in modo accurato le società moderne operando una suddivisione fra
individui “patriformi”, che gravitano nell’orbita del governo, e individui “matriformi “ che si impegnano invece in campi dove la cooperazione, la
produzione e la creazione sono più importanti del comando, della proibizione e
della coercizione. E tanto la sociologia che la psichiatria ci offrono numerose
prove a favore della tesi secondo cui il governo moderno tende a reclutare i
suoi membri selezionandoli da un ambito particolare e disadattato della
collettività …” (Alex Comfort, Potere e delinquenza , (prima edizione :
1950) . 2) … “
Questo libro tratta sia dell’amore che del sesso, come è implicito nel
titolo; è impossibile ottenere del sesso di alta qualità in altro modo : o ci
si ama prima di desiderare il sesso, o, se ci si trova a letto per caso,
ci si ama proprio per il sesso o tutt’e due le cose insieme. Non c’è ragione di
discutere su questo, ma proprio come è impossibile cucinare senza calore, è
impossibile fare all’amore senza “feedback” ( e forse proprio per questo che si
dice “fare all’amore” e “ non fare del sesso”). Il sesso è una cosa che ci
insegna a trattare le persone come tali. “Feedback” significa una giusta
combinazione di pause e attività, di fermezza e tenerezza, di autorità e
affetto. Tutto questo viene con l’empatia e una lunga conoscenza
reciproca, Chiunque sim aspetti di ottenerlo la prima volta, con un estraneo, è
un ottimista o un nevrotico: e se lo ottiene si tratta senz’altro di quello che
una volta veniva definito amore a prima vista e che capita raramente: l’abilità
o la varietà non sono sostituti validi. E’ impossibile anche insegnare la
tenerezza. “ ( Alex Comfort , La gioia del sesso )
Bibliografia: Primo brano in Alex Comfort, Potere
e delinquenza . Saggio di psicologia sociale, Elèuthera, 1996, pp. 141-142 .
Secondo brano in Alex Comfort, La gioia del sesso, La biblioteca di Per
me , p.
9
GEORGE WOODCOCK
(1912-1995) Anarchico pacifista canadese , la cui famiglia si trasferì in
Inghilterra quando era ancora bambino . Divenuto anarchico frequentò il
gruppo di Freedoom e durante la
seconda guerra mondiale si proclamò, così come, altri compagni del gruppo,
obiettore di coscienza. Nel dopoguerra tornò in Canada e insegnò
letteratura inglese all’ Università , prima, all’ Università di Seattle e
dopo Università della Columbia Britannica. Pubblicò numerosi libri sull’
anarchia, tra cui il più famoso, in Italia, ed è l’unico che personalmente ho
letto, è L’ anarchia storia delle idee e dei movimenti libertari .
Brano da commentare: “ Il retaggio
dell’ anarchia nel mondo moderno è rappresentato da alcune esistenze esemplari
di sacrificio e di dedizione, come quelle di Malatesta e di Louise Michel, ma
soprattutto dall’incitamento a tornare ad una concezione morale e naturale
della società quale troviamo negli scritti di Godwin e
Tolstoj, di Proudhon e Kropotkin, e dallo stimolo che questi scrittori
offrono a quel gusto per la libertà di scelta e di giudizio a cui la grande
maggioranza degli uomini ha oggi rinunciato in cambio della prosperità
materiale e dell’illusione della sicurezza. I grandi anarchici ci esortano ad
un’intima libertà che farà di noi una generazione di principi, ci insegnano a
sentire in noi la giustizia come un fuoco interiore, ci dicono che la voce
sommessa del nostro cuore parla più veracemente dei cori di propaganda che ogni
giorno assalgono le nostre orecchie […] In quest’insistenza
sull’interdipendenza di libertà e di realizzazione del proprio io morale,
sull’impossibilità che una viva senza l’altra, sta la lezione essenziale
dell’anarchismo autentico. “ ( George Woodcock , L’anarchia. Storia delle idee e dei
movimenti libertari
(prima edizione: 1962)
Bibliografia: George Woodcock, L’anarchia. Storia delle
idee e dei movimenti libertari, Feltrinelli Editore, Milano, 1966, p. 421
LILIAN
WOLFE (1875-1974). Lilian Wolfe ( il cui vero nome era Lilian Gertrude Woolf)
fu un’anarchica pacifista e antimilitarista. Delusa dal partito socialista
e dal suffragismo femminile diventò anarchica ed entrò a far parte della
rivista Libertà, uno dei periodici che in Inghilterra più si batté
per la libertà di stampa. Nel 1915 assieme al suo
compagno TOM KEEL (1866-1938), FRED DUNN (1844-1925), ERRICO
MALATESTA, DOMELA NIEWENHUIS, EMMA GOLDMAN, SASHA BERKMAN
tanti altri firmò il Manifesto Internazionale contro la guerra. Lilian e Tom contribuìrono, poi, alla
fondazione del periodico La voce del lavoro, dove venne condotta, in
piena guerra, una dura lotta, tra l’altro, contro la legge,
introdotta nel 1916, della leva obbligatoria. La casa di Londra
( "La Mark House ") in cui vivevano, assieme a Jim e Nellie Dick (cfr. post
LA SCUOLA MODERNA DI STELTON) , Fred Dunn e altri, divenne,
in questo periodo, anche un attivo Centro per la Lega conto l’Anti-
coscrizione. Per questa loro propaganda antimilitarista furono arrestati
e messi in prigione. Nel 1920 Lilian e Tom si trasferirono nella Colonia anarchica di Whiteway, dove restarono sino al
1938, anno in cui morì Tom. Divenuta un elemento assai importante all’interno
della redazione di Spain
and the World,
prima e , poi, di War commentary e infine
di “Freedom” , partecipando
attivamente alla propaganda anarchica contro la guerra e contro il
militarismo, sino all’età di 99 anni. (cfr. brano)
Brano da commentare: “…”
Nel 1943 Lilian Wofe,
che aveva gestito un negozio di alimentari a Strud nel Gloucestershire, lo
lasciò all’età di sessantasette anni, per gestire l’ufficio di Fredom
Press a Londra. E’ morta nel 1974 a noventotto anni, e Nicolas Walter racconta: “ Per
oltre venticinque anni Lilian Wolfe è stata la colonna dell’amministrazione
di Freedom
Press nelle varie sedi che la casa editrice ha avuto a Londra. Era lei la
persona da cui dipendeva tutta l’organizzazione: la persona di assoluta fiducia
che fa andare avanti tutto l’ufficio, apre e chiude il negozio, risponde al
telefono e alle lettere, tiene la contabilità e mantiene i contatti. Era in
rapporto personale con migliaia di lettori della rivista…” Il che è senz’altro
vero anche nel mio caso. Quando le scrivevo in modo vago da un indirizzo
militare, mi rispondeva sempre e mi mandava copie straniere, come “ La
protesta” di Buenos Aires e “ L’Adunata dei Refrattari” di New York
" (Intervista di David Goodway a Colin Ward, Lo sguardo anarchico, maggio 2003)
Bibliografia.: Lo sguardo anarchico .
Intervista di David Goodway a
Colin Ward in A Rivista
anarchica anno
33 n. 290, maggio 2003, p.
HERBERT READ (
1893-1968) anarchico, poeta e critico d’arte e lerratura. Orfano di
padre, a soli sedici anni fu assunto da una banca, continuando però astudiareriuscendo nel 1914 a
laurearsi. Durante la prima guerra mondiale raggiunse il
grado di capitano e decorato con una medaglia al valore. Aderì
all’anarchismo verso la fine degli anni trenta e partecipò
attivamente ai comitati di soccorso a favore della rivoluzione sociale
spagnola e alla propaganda di Emma Goldman per l’ International Antifascist Solidarity e insieme
al gruppo di Maria Luisa Berneri assunse posizioni
pacifiste, anche se con “qualche riserva”. Le sue convinzione antimilitariste e
pacifiste ideali sono comunque ben espresse, tra l’altro, nella poesia The
Happy Warrior, che consiste in una
replica ironica al poema Character of the happy warrior, scritto da
William Wordsworth alla notizia
della morte, nel 1806, di Lord Nelson. I suoi ideali antimilitaristi
. (cfr. poesia da commentare).
Poesia da commentare: “ Il suo cuore
selvaggio batte a sbuffi dolorosi / Le sue mani meccaniche stringono un
fucile freddo come ghiaccio. / Le sue mascelle in dolenzite stringono una
lingua calsa e
secca / I suoi occhi spalancati scrutano istintivamente / Non può strillare /
Una saliva di sangue / Scivola lungo la sua giacca senza più forma / L’ho
visto colpire / E colpire ancora / Un crucco ben morto. / Questo è il guerr iero
felice. / Questo è …. ( Il guerriero felice ( Herbert Read,
The
Happy Warrior )
Bibliografia: Herbert Read, The Happy Warrior , in
http://portoinglese.blogspot.it/2013/04the-
Scrisse numerose opere
sull’arte, sull’ estetica e
sull’anarchismo. Personalmente ho sinora potuto leggere su Internet
soltanto alcuni brani del suo libro “ Educare verso l’arte
del 1943” ,
che ho trovato molto interessante . ( cfr. brano)
Brano da commentare: “ … Alla cognizione
formale del mondo, propria del pensiero logico, si contrappone l’essere
organico del mondo, come realtà concreta. Da un più vasto punto di vista
sociale, si afferma che un modo di vita fondato sulla conoscenza delle
relazioni organiche ( per usare la frase di Platone) è una guida più
sicura, nell’organizzazione sociale, che i sistemi e le ideologie nate
dal pensiero logico. Queste conducono a quelle deviazioni dallo sviluppo
naturale (vedi le attuali tendenze di materialismo storico, razzismo,
totalitarismo ) che negano , in un modo o nell’altro, una verità fondamentale :
che la legge dello sviluppo è inerente all’universo e palese nell’uomo
naturale. Lo scopo dell’educazione logica è di determinare, nell’individuo, la
capacità di integrare le proprie esperienze in una visione logica
dell’universo, la quale implica concezioni dogmatiche del carattere e della
morale. Lo scopo dell’ educazione immaginativa è stato descritto da
Platone : infondere una completa e sensuosa coscienza dell’armonia e del ritmo
che entrano nella costituzione di tutte le cose viventi, e sono la base
formale di tutte le opere d’arte, affinché il bambino, nella sua vita e nelle sue attività , possa partecipare della stessa grazia e bellezza organica Con questa educazione rendiamo il bambino, cosciente di quell'istinto della relazione cche, anche prima dell' intervento della ragione gl permetterà di distinguere il bello dal brutto, il buono dal cattivo, la giusta linea di condotta da quella sbagliata, la persona nobile dall'ignobile. Il mio invito al riconoscimento del posto dell'arte nel sistema educativo mira lontano. Si vuole che l'arte, in senso lato, posssa essere la base fondamentale dell'educazione. Nessun' altra disciplina, infatti, è capace di dare al bambino, non solo una coscienza in cui immagine e concetto , sensazione e pensiero siano collegati e unificati, ma anche una conoscenza istintiva delle leggi dell' universo ed un atteggiamento o un comportamento in armonia con la natura ..."
( Herbert Read, Educare con l’arte, )
Bibliografia: Herbert Read, Educare
con l’arte,
Edizioni di Comunità , 1962, pp. 93-96. 262, 351
( Herbert Read, Educare con l’arte, )
Spero, un giorno, di potere arrivare a una conoscenza del suo pensiero più
approfondita . Nel 1953 accettò l’onorificenza di Knighthood (Cavaliere) per i suoi
studi. Negli ambienti anarchici fu per questo molto
criticato, ma, secondo quanto rivelò, in una lettera a Vernon
Richards, la moglie di Read,
dopo la morte di questi, egli si si era,
in seguito, molto pentito di avere accettato quel titolo.
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