sabato 30 aprile 2011

ANARCHICINI: GREGORY MAXIMOFF (1893-1950); ALEXANDER SCHAPIRO (1882-1946) ; ALEXEI BOROVOI (1875-1935) ; LEV CERNY ((1890 ca. -1921)

                                                                        
                                                                                         

GREGORY MAXIMOFF (1893-1950). Entrò nel movimento rivoluzionario, mentre era ancora studente, e si avvicinò all’ anarco-sindacalismo, di cui divenne uno dei più noti propagandisti. Dopo l’ottobre 1917 militò nell’Armata rossa, fondata da Trotzsky.  Essendosi rifiutato di eseguire operazioni di polizia  fu arrestato e condannato a morte, ma grazie alle proteste del sindacato dei metalmeccanici venne liberato. Collaborò ai giornali anarchici “Goloss Truda” (= La voce dei lavoratori) e a “Novy Golos Truda ( La nuova voce dei lavoratori). Nel 1921, durante la rivolta di Kronstadt, fu rinchiuso  nella prigione  Taganka a Mosca, dove iniziò un prolungato sciopero della fame. Grazie alle incessanti  rimostranze della moglie OLYA MAXIMOVA  e all’ intervento dei sindacati europei gli fu, infine, concesso di  espatriare.  Dopo un periodo passato in Germania e in Francia si stabilì a Chicago, dove continuò la sua attività di anarco sindacalista. 
Brano da commentare: “… Una caratteristica notevole della rivoluzione  è che , nonostante l’influenza piuttosto piccola degli anarchici sulle masse prima dello scoppio, essa seguì dal suo inizio una direzione anarchica nel senso di piena decentralizzazione; le strutture rivoluzionarie poste in evidenza nel corso della rivoluzione erano anarco-sindacaliste nei loro caratteri essenziali: Esse erano tali da porsi come strumenti adeguati per la più rapida realizzazione possibile delle idee anarchiche: Soviet, Comitati di fabbrica,  Comitati territoriali e Comitati di villaggio,  dei contadini, etc. La logica interna del sorgere e dello sviluppo di tali organizzazioni portò nel Novembre (Ottobre) 1917 alla temporanea estinzione dello Stato e alla liquidazione delle fondamenta dell’economia capitalistica. Dico temporaneamente, perché alla lunga lo Stato e il capitalismo finirono per trionfare; [….]” (Maximoff, “The  guillotine at work, 1940)
Bibliografia: G. Maximoff, Gli anarcosindacalisti nella rivoluzione russa Samizdat 1997 p. 24
                                                                     
ALEXANDER SCHAPIRO  (1882-1946)  , nato a Rostov sul Don , in Russia, era figlio di un anarchico, membro della Federazione anarchica di Londra e amico di Kropotkin e di Reclus.  Studiò a Costantinopoli e alla Sorbona di Parigi , poi dovendo interrompere gli studi per mancanza di soldi, andò a Londra ed entrò in stretto contatto con Kropotkin e  Rudolph Rocker, che sostituì poi nella carica di segretario della Croce Trossa anarchica. Partecipò come delegato al Congresso di Amsterdanm nel 1907.  Nel 1914  pur dissentendo dall’ atteggiamento assunto da  Kropotkin nei confronti della I guerra mondiale, mantenne egualmente i rapporti con il, vecchio rivoluzionario e lo seguì in Russia nel 1917. Pur mantenendo salde i propri ideali anarchici accettò alcuni incarichi per conto del governo bolscevico, ma ben presto dissentì dal loro autoritarismo  e dopo un breve periodo di detenzione nelle prigioni  comuniste, lasciò la Russia insieme a d Alessandro Berkman e ad Emma Goldman. Partecipò, poi, come membro dell’ AIT ( Associazione Internazionaledei lavoratori) alla rivoluzione spagnola criticando, però, con articoli su “ Solidad Obrera”  ( pubblicati anche sul gironale anarco-sindacalista,  “ Old Big Union“) il “ministerialismo” anarchico e il cosiddetto “programma minimoinllico” della CNT. ( cfr. brano) . Negli ultimi anni della sua vita si trasferì in America e lavorò , sempre come anarco-sindacalista, in  contatto con GRIGORY  MAXIMOFF.
Brani da commentare: 1) “ .. Il popolo non deve lasciarsi imbrogliare un’altra volta –neppure se la briglia è quella della produzione socialista – per dover poi combattere ancora per gli elementari diritti degli uomini liberi. Il trasferimento del potere nelle mani di un comitato esecutivo centrale non è una risposta alla crisi del potere. Può solo rallentarne il corso, non risolverla. L’unica via d’uscita dalla situazione attuale consiste nel trasferire l’amministrazione nelle mani delle organizzazioni locali- in altre parole, decentralizzazione e il più ampio potere decisionale alle organizzazioni locali. In quest’opera i soviet locali dei rappresentanti operai e contadini possono e debbono giocare un ruolo importante, regolando la vita di tutti i giorni e garantendo alla popolazione locale il più ampio sviluppa della libertà. Solo la diffusione dell’autodeterminazione e dell’autogoverno locale risolverà, una volta per tutte, la crisi del potere”. ( Alexander (Sanya) Schapiro, La crisi del potere, 8 settembre 1917) ;  2)  “ …. Dopo tutto il vostro “piano di guerra” non è altro che un programma  per entrare nel Consiglio dei ministri. …. La parte  “ sorprendente” del vostro programma sta nel fatto che non lo considerate un mezzo per ottenere obiettivi ben precisi, ma considerate  “il vostro programma di guerra” come un fine in sé. Questo è il pericolo maggiore nel vostro programma. Presuppone una partecipazione permanente al governo – e non solamente dovuta alle circostanze – che si prolunghi negli anni, anche se nel frattempo la stessa guerra, con le sue quotidianemanifestazioni di brutalità , finisse. …..” (  Alexander Shapiro,  Open Letter to the CNT  (1937)… 
Bibliografia:   Primo brano in Paul Avrich, Gli anarchici nella rivoluzione russa, La salamandra 1976 pp.  108-109  e secondo brano in inglese in http://robertgraham.wordpress.com/2008/07 /24/ 
alexanderschapiro-.. 
 Nota: Non si confondi questo Alexander Shapiro con l’  anarchico ucraino SASHA SCHAPIRO (1889-1942) , padre dell’illustre matematico  ALEXANDRE GRODHENDIECK, che visse in modo assai avventuroso e  che morì nel capo di concentramento di Auschwitz. Spero di trovare un giorno  sue foto e brani di sue opere.
                                                                                   

ALEXEI BOROVOI (1875- 1935), figlio di un ufficiale zarista non seguì la carriera del padre e si dedicò allo studio di materie umanistiche. Nel 1904 aderì alle idee libertarie, orientandosi prevalentemente verso l’individualismo anarchico e nel  1910, per evitare di essere arrestato per propaganda sovversiva,  si trasferì per qualche anno in Francia, ove potè  conoscere la dottrina  anarco-sindacalista  promossa da Pelloutier e Pouget ( cfr. post  FERNAND PELLOUTIER) . Partecipò attivamente alla rivoluzione di “febbraio” e a quella di “ ottobre”. Ricevette dai bolscevichi alcune incarichi amministrativi, ma ben presto si avvide della svolta autoritaria del partito comunista e coraggiosamente , non abdicò ai propri ideali libertari. Sino al 1928 si dedicò, non potendo più insegnare nelle strutture pubbliche, alla cura del Museo Kropotkin , insieme ad altri anarchici, tra cui FRANCESCO GHEZZI. Dopo la chiusura del museo nel 1928 subì , sotto il governo di Stalin, frequenti arresti sino alla sua morte nel 1935. 
Brano da commentare: “  … La libertà dell’anarchico è libertà per tutti. Se c’è anche un solo schiavo, l’anarchico non è libero. L’anarchico deve lottare perché tutti siano liberi. Per l’anarchismo non esistono idoli, nulla di assoluto al di fuori dell’uomo, della sua libertà e del suo diritto a svilupparsi senza limitazioni. [ … ]L’anarchismo è la dottrina della cultura! Perché i9nsegna non solo ad amare se stessi e la propria libertà, ma anche gli altri e la libertà per tutti. E’ un richiamo all’azione, a far sì che dei suoi frutti non godano solo i nostri contemporanei, ma anche i nostri fratelli in un futuro ancora lontano. E’ un’ esortazione a combattere per la distruzione del sistema coercitivo, ma non un’esortazione alla vendetta o alla violenza contro un determinato individuo. L’anarchismo è la dottrina della felicità! Perché crede nell’uomo e nelle sue infinite possibilità. Crede che agendo per il bene di tutti egli affratellerà tra loro tutte le epoche e tutti gli uomini.  Ecco come è nata la gioia della creazione – la gioia più grande che un uomo può provare! ( Alexey BorovoiManifesto anarchico, 1918)
Bibliografia:  Paul Avrich, Gli anarchici nella rivoluzione russa, La salamandra 1976 pp. 67-68
                                                                                         
LEV CERNY (oppure  TCHORNY ) (1890 ca. -1921). Il vero nome di Lev Cerny ( che,a quanto mi risulta significa in russo “Leone nero”) (talvolta tradotto Tchorny) nome era Pavel Turchaninov. Anarchico, poeta, filosofo, insegnante. Fu uno dei più stimati  esponenti  degli anarchici russi. Nel 1907 pubblicò  un libro, Anarchia associativa, che ebbe una grande diffusione, anche se  clandestina e pertanto fu giudicato “pericoloso” dalle autorità zariste. Cerny, identificato  come l'autore,  venne arrestato e rinchiuso in prigione.    Nel 1917 fu liberato e  fu eletto segretario della Federazione dei gruppi anarchici di Mosca. Nel 1918 iniziarono le prime  persecuzioni contro gli anarchici da parte  del  partito bolscevico e  nella notte tra l' 11 e il 12  aprile  la Ceka, polizia segreta   attaccò sei centri anarchici di Mosca  uccidendo 40 anarchici e fece 500 prigionieri, tra cui Cerny.  (cfr. brano) 
 Brano da commentare: “  Abbiamo raggiunto il limite! I bolscevichi hanno perduto il lume della ragione. Hanno tradito il proletariato e aggredito gli anarchici. Si sono uniti ai generali delle Centurie nere e alla borghesia controrivoluzionaria. Hanno dichiarato guerra all’anarchismo rivoluzionario. I bolscevichi vogliono guadagnarsi i favori della borghesia con la testa degli anarchici. Gli anarchici non desiderano uno scontro. Noi vi consideravamo (voi boscevichi) come rivoluzionari nostri fratelli. Ma vi siete rivelati dei traditori. Caini – avete ammazzato i vostri fratelli. Siete anche Giuda, traditori. Lenin ha costruito il suo trono di novembre sulle nostre ossa. Ora riposa ed elabora piani per conquistarsi “una pausa di respiro” sui nostri cadaveri, i cadaveri degli anarchici. Voi dite di avere soppresso gli anarchici. Ma questo non è che il nostro 16/18 luglio. Il nostro novembre deve ancora venire. Non ci può essere pace con i traditori della classe operaia. I boia della rivoluzione vogliono divenire anche i boia dell’ anarchismo.”  ( Le incursioni contro gli anarchici in  Burevestnik( La procellaria tempestosa) , Pietroburgo, 13 aprile 1918, p. 1)
Bibliografia:  in  Ugo Fedeli, Dalla insurrezione dei contadini in Ucraina alla rivolta di di Cronstadt, La Rivolta,  1992 , p. 25
 
Liberato nel 1919 Lev Cerny continuò a denunciare la dittatura comunista sino a quando nel 1921 , fu  nuovamente arrestato, insieme a Fanja Baron e ad altri compagni, e  fucilato senza processo (oppure, come  alcuni sostengono,   morì in seguito alle torture subite ).
 Brano da commentare:  “Non c’è nessun Lev Tchorny sulla lista dei giustiziati  pubblicata nell’ Izvestija ufficiale il giorno seguente. “c’era “Turchaninov” il cognome di famiglia di Tchorny, che egli non usava quasi mai e che era sconosciuto alla maggior parte dei suoi amici. I bolscevichi erano consapevoli che Tchorny era un nome familiare in migliaia di case di rivoluzionari e del movimento operaio. Sapevano che era tenuto in grande stima come un’anima bella, di grande gentilezza e sensibilità umana, un uomo conosciuto per il suo talento poetico e  letterario  e per essere l’autore dell’opera ricca di originalità e di pensiero sull’ Anarchismo associativo. Sapevano che era rispettato da numerosi comunisti e non osarono pubblicare che l’avevano assassinato. Era solo Turchaninov che era stato “giustiziato” ( da Emma Goldman,  Vivendo la mia vita 1917-1928)
Bibliografia:  Emma Goldman, Vivendo la mia vita 1917-1928) Zero in Condotta  1993 p. 298 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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