sabato 30 aprile 2011

ANARCHICINI:CAMILLO BERNERI , ESILIO E RIVOLUZIONE SPAGNOLA ; FRANCESCO BARBIERI (1895-1937)

       NOTA: La differenza dei caratteri ( grassetto,  tipi di carattere ecc),che, sovente si presenta in questo post, tra un brano e l'altro, non è voluta.

 
FAMIGLIA BERNERI A PARIGI
        
Dal 1923 al 1926 Camillo Berneri insegnò nelle scuole  di Montepulciano, Cortona, Camerino, Macerata, ma con il fascismo ormai insediato al potere. Camillo Berneri subì varie aggresioni da parte dei fascisti e per di più  , all' interno degli apparati scolastici, individuato come anarchico per il suo  rifiuto di giurare fedeltà al fascismo, fu  accusato più volte di fare propaganda antifascista in aula. Fu anche per questo motivo che, pur non essendo ancora finito l'anno scolastico, decise nel 1926 di fuggire in Francia , dove la moglie e le bambine lo raggiunsero presto a  Parigi .   Umberto Mazzocchi, che lo andò a trovare  ci ha lasciato   un “quadretto" per usare le parole di Claudio Venza, " romantico e un po’ manieristico “della vita della famiglia Berneri  in esilio". (cfr. brano) 
Brano da commentare: “… I rapporti tra me e Camillo divennero intimi e  gli incontri si fecero frequenti , anche perché avevamo molte cose  in comune da fare, ma non conoscevo ancora Giovanna. La conobbi nell’autunno del 1926, in una visita che feci  a Camillo nella casupola che aveva da poco affittata , in una strada tutta fango, a St. Maur des Fossés, nella lontana periferia parigina. La giornata era fredda e piovigginosa, ma nell’interno nessuno sembrava si fosse accorto del tempo che faceva: Camillo era assorto in un lavoro di selezione di alcune riviste che toglieva da una cassa: le bambine giocavano, ridendo, in un angolo della stanza; [Giovanna, rossa in volto, le maniche rimboccate, accudiva alle faccende di casa con famigliare impegno. Al mio entrare, tutti si volsero e mi fecero festa. Dopo le presentazioni , Camillo uscì con questa  frase : “Vedi qui tutto ride, anche se il cielo è brutto e la casa squallida. Era vero, qualunque cosa fosse avvenuto, i quattro esseri che vivevano entro quei muri cadenti e mal tappezzati si sarebbero amati in eterno] .  Eppure la vita era dura. Il professore Berneri era diventato un pessimo manovale di muratori ed imbianchini, e doveva ringraziare la sorte e gli amici per essersi procurato… quella fortuna; la maestra di scuola Giovanna Berneri, ricacciata nel profondo del suo essere la nobile vocazione dell’insegnante, si adattava a fare i lavori più umili di cui era capace (…)”  (Umberto  Marzocchi, Giovanna Berneri, in Volontà, XV, 4 1962, p. 195 )
  Bibliografia:  in Stefano D’ Errico, Anarchismo e politica nel problemismo e nella critica all’anarchismo del ventesimo secolo. Il  “programma minimo” dei libertari del terzo millennio. Rilettura antologica e biografica di Camillo Berneri, Mimesis, 2007 , p. 529. Per la parte in corsivo, cfr. Claudio Venza, Compagne devote. Le donne della famiglia Berneri nell'esilio francese (1926-1941 ) in Deportate, esuli, profughe , Rivista telematica di studi sulla memoria femminile, n. 8, 2008 p. 70
                                                                                     

Purtroppo scenette  serene di questo tipo  dovettero essere, per quanto ne so io, assai rare.  Prescindendo dalle gravi condizioni economiche, che migliorarono , relativamente, solo in un secondo tempo con l’arrivo  a Parigi di Adalgisa Fochi, nel 1929, e con la gestione di  Giovanna  di una drogheria  e con alcune ricerche in biblioteche e musei di Parigi per conto di Salvemini (cfr. post GIOVANNA CALEFFI BERNERI) la vita da esule di Camillo e della sua famiglia  fu,  nel complesso, drammatica a causa della sistematica persecuzione poliziesca , a cui Berneri fu quotidianamente sottoposto , su pressione del governo italiano, e che si concretizzò in continui arresti, condanne ed espulsioni  in vari paesi d’Europa  (Francia, Svizzera, Germania, Belgio, Olanda , ecc.) Il tutto  fu poi aggravato  dalla famigerata azione di infiltrati e provocatori, al servizio dell’ OVRA fascista ( tra cui  Ermanno Menapace e  Carlo Bazzi ) che, fingendosi , anche essi, antifascisti in esilio, si prefissero, oltre a coinvolgerlo in complotti e montature poliziesche anche a  screditare la figura di Camillo  Berneri e a far nascere lacerazioni e contrasti all’ interno degli ambienti italiani in esilio.
Brano da commentare: “… E’ proprio Menapace a soffiare sul fuoco della polemica, che si è aperta, sciaguratamente, fra Berneri e un altro cattolico antifascista, il faentino Giuseppe Donati, già direttore del “Popolo. […] Anch’egli è stato messo su da un’altra spia fascista, un certo Bazzi. Menapace paga le pubblicazioni di Berneri contro Donati e Bazzi quelle di Donati contro Berneri. Una tragica catena, un jeu du massacre a cui gli altri fuoriusciti assistono, impotenti e sconcertati: l’accusa reciproca è di essere spie del regime…” ( Vittorio Emiliani, Gli anarchici.  …. 1973)
Bibliografia: Vittorio Emiliani, Gli anarchici. Vite di Cafiero, Costa, Malatesta, Cipriani, Gori, Berneri, Borghi., Bompiani, 1973 p. 177
                                         
                                                           
MAX SARTIN E CAMILLO BERNERI
 Comunque, nonostante le estenuanti e deprimenti traversie poliziesche e giudiziarie subite da Berneri la sua opera teorica attraverso articoli e opuscoli  nell'ambito dell' emigrazione  antifascista italiana ed italo-americana fu  feconda. Mi limito a citare un breve estratto dall' articolo Per un programma d'azione comunalista , che mi sembra oggi particolarmente attuale ( si veda post MOVIMENTI LIBERTARI CONTEMPORANEI 1 E 2)  
Brano da commentare:  " ... L' anarchismo non ha, al di fuori di quello sindacale, che un terreno sul quale battersi proficuamente nella rivoluzione italiana: il comunalismo. Terreno: politico. Funzione: liberale democratica. Scopo: la libertà dei singoli e la solidità degli enti amministrativi locali. Mezzo: l'agitazione  su basi realistiche, con l'enunciazione di programmi minimi. Il nostro comunalismo è autonomista e federalista.[...]La politica è calcolo e creazione di forze realizzanti un'approssimarsi della realtà al sistema ideale, mediante formule di agitazione, di polarizzazione e di sistemazione , atte ad essere agitanti, polarizzanti e sistematizzanti in un dato momento sociale e politico. Un anarchismo attualista, consapevole delle proprie forze di combattività e di costruzione e delle forze avverse, romantico col cuore e realista col cervello, pieno di entusiasmo e capace di temporeggiare, generoso ed abile nel condizionare il proprio appoggio, capace, insomma, di un'economia delle proprie forze: ecco il mio sogno. E spero di non essere solo. ( Camillo Berneri  Per un programma di azione comunalista  “ Parigi 1926); 
Bibliografia: Scritti scelti di Camillo Berner. Pietrogrado 1917 Barcellona 1937 a cura di Pier Carlo Masini e Alberto Sorti, Sugar editore . Primo brano a p. 97 e p. 98 
                                    
Inoltre anche grazie alla sua buona conoscenza della lingua  francese,  Camillo Berneri riuscì a superare, entrando in contatto , durante l'esilio,  con  alcuni/e tra i più  noti anarchici e anarchiche francesi e di altre nazioni quell ' iniziale periodo di isolamento  e di inattività descritto con tono assai amareggiato e disilluso in  L'esilio senza quiete e progredendo in questa esperienza essa divenne una straordinaria occasione di crescita  culturale e relazionale.   (brano da commentare) 
Brano da commentare: " Non posso andare a conferenze , non posso entrare in una biblioteca, non posso studiare né scrivere seriamente. Debbo vivere quasi isolato, affligendomi dell'impossibilità di condurre a termine le ricerche che mi appassionano   [...] Vi sarà anche l'elogio dell' Esilio nel mio Esilio. Non è che fuori d'Italia che ho scoperto questa, pur diventando europeo. Senza contare le esperienze di vita, le scoperte culturali (Freud, ecc.), le amicizie , ecc. "  ( Camillo Berneri, L'esilio senza requie)
 Bibliografia:  Carlo De Maria, Una famiglia anarchica. La vita dei Berneri tra affetti, impegno ed esilio nell'Europa del Novecento, Viella, 2019 p. 83 e p .121  
Breve digressione: devo ammettere  che mi è dispiaciuto di non avere trovato in questo bel libro di Carlo De Maria, che ho appena citato, alcun accenno ai rapporti di collaborazione e di scambio di idee esistente, durante l'esilio in Francia, tra Berneri, Emile Armand e i neo-malthusiani anarchici, Eugéne  e soprattutto Jeanne Humbert.
 

                                                     
                                           EMILE ARMAND e CAMILLO BERNERI                   

Infatti  sulla rivista  En Dehors fondata e diretta  da EMILE ARMAND (1872-1962) [ cfr. post INDIVIDUALISMO ANARCHICO  (1) ], Camillo Berneri  scrisse nel 1931 il suo opuscolo, Il peccato originale,  in cui i problemi relativi alle donne  erano affrontati in maniera  totalmente diversa dall'   opuscolo  La garçonne e la madre, scritto nel 1926 (cfr.  post:  CAMILLO BERNERI L'INFANZIA E LA FORMAZIONE INTELLETTUALE E POLITICA -   post: LA RIVOLUZIONE SESSUALE  (1) - post: PIERRE JOSEPH PROUDHON)  e anche altri articoli .  (cfr. brano)
Brano da commentare:  “ Se in quanto coerente individualista, Armand si tenne a distanza dagli organismi che si erano allora fondati intorno a una riflessione sulle questioni sessuali – in Francia: l’ Associazione di Studi Sessuologici, e  a livello internazionale: la Lega mondiale per la Riforma sessuale su una base scientifica - egli  raccolse nella stampa europea e d’oltre oceano le informazioni o gli articoli che gli sembravano rafforzare, anche parzialmente, le sue tesi. Egli tradusse e riprodusse pertanto dei testi della Kollontai e di Reich. Egli  aprì le  sue colonne  alla collaborazione di militanti anarchici  italiani in esilio come Ugo Treni ( Ugo Fedeli) e soprattutto Camillo Berneri che scrisse per L’En dehors una serie di studi su  questioni religiose e sessuali di cui  il più significativo era ( portait) sull’incesto “ ( E. Armand, La practique de Camaraderie Amoureuse : " Les compagnons de L' En -Dehors)"

Bibliografia : Gaetano Manfredonia-Francis Ronsin, E. Armand et la camaraderie amoureuse”. Le sexualisme revolutionaire et la lutte contre la jalousie in Kropot.free.fr/Manfredonia-armand.htm
 
BERNERI E GLI HUMBERT

Importante fu anche il rapporto , che durante l’esilio , si  realizzò tra Camillo Berneri e i neo-malthusiani  Eugene  e Jeanne Humbert (cfr. post LA RIVOLUZIONE SESSUALE …)  (cfr. brano)

Brano da commentare:  “ …  Si veda anche l’articolo “sessuologia”, scritto da Eugène Humbert per l’ Encyclopedie anarchiste de Sébastien Faure,  nel quale Humbert pretende di avere inventato questo neologismo con Eugéne Lericolas nel 1912.  Consultare su questa questione, i lavori dell’anarchico  italiano  Camillo Berneri. Il saggio dattilografato inedito di 161 pagine che egli ha redatto con Jeanne Humbert: Tartuf contre  Eros,  o la Pudimania  prendendo di mira (brimantle arti, la scienza e le lettere (dossier 860). Il suo articolo  su  “ Magnus Hirschfeld et la lutte contre l’article 175” (articolo sulla legge tedesca contro l’omosessualità  maschile), di cui il manoscritto così come quello di un altro articolo destinato  a La Grande Reforme, L’Abyssinie et le surpeuplement italien, si trova nel dossier 368 ( articoli scritti nella clandestinità e firmati C.B.C.).

Bibliografia: Humbert Jeanne- Archives (2) presentation de Francis Ronsin in https// raforum.info/spip.php? article 3024&lang_fr. Io non sono a conoscenza di nessuno degli scritti di Berneri citati (traduzione italiana mia)


 
SEBASTIEN FAURE E CAMILLO BERNERI

  E' da notare inoltre che Berneri Sull' Encyclopedie anarchiste fondata da Sebastien Faure   compilò, la voceDivorce  nel 1934, dove il concetto tradizionale di famiglia risultava notevolmente ridimensionato (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Il divorzio lo si può definire come la porta di salvezza del matrimonio. E’ in effetti un compromesso tra l’unione libera e il matrimonio legalmente indissolubile.  Il divorzio è ammesso in quasi tutti i paesi del mondo […] Nei paesi dominati dal clero cattolico , come la Spagna e l’italia, il divorzio non esiste ancora, ma non tarderà ad universalizzarsi . Il suo meccanismo sarà sempre più semplice. […] E’ ridicolo presentare il divorzio come se fosse la distruzione del matrimonio, poiché esso non rappresenta che la fine legale di una unione che, ormai, non esiste più. […] L’aumento enorme dei divorzi è significativa [ nota mia: segue nel testo una statistica dei divorzi avvenuti tra il 1921 e il 1924 ] Si potrebbe citare altre statistiche per dimostrare che il matrimonio è in decadenza e che si procede verso l’unione libera. “  (Camillo Berneri, Divorce  in Encyclopedie anarchiste fondata da Sebastien Faure )

Bibliografia: Camillo Berneri Divorce in Encyclopedie  anarchiste Paris 1934 trovato su Google ( 

Per quanto riguarda, inoltre alcune importanti considerazioni  sulla famiglia e sulla questione sessuale, espresse da Berneri, nella  Costituzione della Federazione Italiana dei Comuni Socialisti (FICS) ci si è già soffermati nel post: NEO-MALTHUSIANESIMO ANARCHICO, a cui rinvio.  

  Si deve pertanto notare che proprio grazie al suo fruttuoso lavoro teorico in molteplici campi di studio, e , per molti aspetti, innovativo , Camillo Berneri  conquistò, gradualmente, dentro gli ambienti anarchici italiani e stranieri,  una sempre maggiore  autorevolezza  come mostra, per esempio, il suo contributo nel Convegno   d’ Intesa degli anarchici emigrati in Europa, che costituirà poi uno dei presupposti per la formazione della  Sezione Italiana della Colonna Ascaso al primo sorgere della rivoluzione sociale spagnola nel luglio del 1936, in cui confluirono anarchici, giellisti , repubblicani e altri. (cfr. brano).
Brano da commentare: “ “ … Credo che saremo disposti a riconoscere, che, per povertà di mezzi e per limitata influenza delle masse non potremo fare da soli la rivoluzione […] Ma vorrei invece che coi partiti e gli uomini del passato, rimasti invariabilmente gli stessi aspiranti al potere, disposti ai compromessi politici e sociali, giungessimo ad un’intesa libera coi Sindacalisti, Giustizia e Libertà e una parte dei repubblicani purché costoro fossero disposti a contribuire lealmente ed efficacemente alla realizzazione di un nostro piano di lavoro che dovrebbe essere affidato per lo studio e l’applicazione ad una Commissione responsabile nominata dal nostro Comitato. …” (estratto dalla relazione A  presentata nel convegno)
Bibliografia:  Convegno d'intesa degli anarchici emigrati in Europa (Francia-Belgio-Svizzera) ottobre 1935 , Edizioni dell' Archivio Famiglia Berneri, Pistoia 1980 pp. 18-19. Prendo spunto da questa citazione per ricordare come risulti dagli archivi fascisti la presenza nel Comitato Organizzatore di questo convegno di una spia, dal 1927, dell' OVRA, BERNARDO CREMONINI (informatore n. 6, nome di copertura “Bero” o “Solone”) ,considerato da tutti, per il suo passato, un  anarchico, di provata fede e al di sopra di ogni sospetto. Cfr.   Dizionario biografico deglianarchici italiani, Biblioteca Franco Serantini (BFS), volume primo A-C, 2003 pp 462-464 e ora in https://www.bfscollezionidigitali.org/entita/13945-cremonini-bernardo e  in Anarchopedia . Cfr. anche Mimmo Franzinelli, I Tentacoli dell’OVRA. Agenti e collaboratori e vittime della polizia fascista, Nuova edizione rivista e ampliata, Edizioni Boringhieri, 2020 , pp. 272-273
                                                                        
CARLO ROSSELLI E CAMILLO BERNERI

Per quanto riguarda in particolare il rapporto tra giellisti e anarchici , già ancor prima di combattere uniti in Spagna, influì in qualche misura anche la  salda amicizia e la stima reciproca,  iniziata dagli anni giovanili di Firenze,  tra Carlo Rosselli e Camillo Berneri.   Ma, comunque,   fu proprio Camillo Berneri a rifiutare sempre  un possibile “assorbimento” , o quantomeno un’ “alleanza” tra le due associazioni, sin tanto che il programma di Giustizia e Libertà, nonostante  la condivisibile impostazione federalista e movimentista di Rosselli, non fosse  chiaramente  definita.  (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Noi siamo anarchici e come tali il dilemma è uno solo, per noi: o “ Giustizia e Libertà” evolve verso il socialismo libertario fino a toccare l’ala socialista libertaria del movimento anarchico o la collaborazione rimarrà generica.  Il movimento giellista, precisando il proprio programma subirà altre scissioni, che si determineranno sulla linea dello Stato e dell’Anarchia, che non è semplicemente il non- Stato, bensì un sistema politico a-statale, ossia un insieme di autonomie federate. […] Se come cenacolo, il movimento giellista è, allo stato attuale, una cosa molto interessante e simpatica, come partito presenta questi caratteri per noi preoccupanti: eterogeneità di elementi, dominata da un comitato che ha un effettivo potere sull’assieme delle attività del movimento; permanenza di elementi specie in Italia, collegati con ceti e partiti che non hanno evoluto sulla linea d’intransigenza rivoluzionaria dell’ala sinistra dei quadri all’estero ; abitudini di setta che se hanno avuto ragion di essere sul terreno cospiratorio possono creare equivoci enormi o dissidi  irriconciliabili ora  che il movimento ha vita più ampia e più complessa;  …” ( Camillo Berneri,  Socialisti libertari e socialisti liberali, in L ’Adunata dei refrattari, 4 aprile 1936 )
Bibliografia: Scritti scelti di Camillo Berneri, Pietrogrado 1917 Barcellona 1937, a cura di Pier Carlo Masini e Alberto Sorti,  Sugar editore,  1964,  pp .180-181 e cfr. anche  a pp. 161-177 l’amichevole e chiarificatrice polemica tra  Carlo Rosselli e Camillo Berneri,  pubblicata il  6 e il 27 dicembre del 1935 su  Giustizia e Libertà
 
                                                                     

  Nel 1936 Camillo Berneri si recò in Spagna, dove in risposta al colpo di stato dei militari "ribelli" era scoppiata una rivoluzione sociale. Prese parte ai durissimi scontri di Monte Pelato. A Barcellona diresse il giornale  Guerra di classe  e i suoi articoli su quanto avveniva in Spagna e in Europa sono di una notevole acutezza .Per ragioni di spazio mi limiterò a citare un breve brano tratto da una lunga intervista a Camillo Berneri sul problema della militarizzazione e un altro in difesa del P.O.U.M confutando le calunniose insinuazioni staliniste. (cfr. brani) 
Brani da commentare: 1) " Così osserviamo noi, c'è del buono nella militarizzazione ? Certamente, rispose Berneri con convinzione, ma c'è una distinzione da fare: vi è da una parte il formalismo militare che non è solamente ridicolo, ma inutile e pericoloso, e d'altra parte vi è l'autodisciplina. Questa può essere estremamente rigorosa come nel caso della Colonna Durruti [...]   Da parte mia , io sono partigiano di un giusto mezzo : non si deve cadere né nel formalismo militare, né  in un antimilitarismo superstizioso. Accettando e realizzando le riforme imposte dalla  situazione oggettiva ( nature des choses)    noi saremo al tempo stesso nella condizione di resistere alle manovre di Madrid e di Mosca, che tentano di istituire, sotto il pretesto della militarizzazione, la loro egemonia militare sulla Rivoluzione spagnola, al fine di trasformarla in strumento di egemonia politica.  In complesso, dunque, le riforme necessarie nella Milizia, dal mio punto di vista, sarebbero le seguenti : distinzione netta tra il comando militare e il  controllo politico, nel campo della preparazione e dell’esecuzione delle operazioni di guerra: adempimento rigoroso degli ordini ricevuti, ma conservazione di certi diritti fondamentali: quali il nominare o revocare gli ufficiali”.  ( Interwiew à Spain and the World . Version  frančaise “ L’ Espagne nouvelle., février 1937). 2) " Seguendo le istruzioni del governo dell' U.R.S.S, la stampa della III Internazionale ha scatenato e continua a scatenare una violenta campagna contro il P.O.U.M. ossia contro il  Partito Operaio di Unità  Marxista di Spagna. Tale campagna è di una tendenziosità e di una violenza inaudite [...]. Contro le mire egemoniche e le manovre oblique del P.S.U.C. noi dobbiamo instancabilmente ed energicamente affermare l'utilità della libera concorrenza politica in seno agli organismi sindacali e l'assoluta necessità dell'unità di azione antifascista. Bisogna evitare i toni zoccolanti, le prediche francescane. Bisogna dire ben alto che chiunque insulta e calunnia il P.O.U.M. e ne chiede la soppressione è un sabotatore della lotta  antifascista che non va tollerato..." (Camillo Berneri, Noi e il POUM pubblicato su Adunata dei Refrattari 1 e 8 maggio 1937  
Bibliografia:  Primo brano in Camillo Berneri, Guerre des classe, in  Le Cahiers de “Terre Libre” Anno III n. 4-5 Avril-Mai 1938,  (traduzione italiana mia)  pp. 28-30. Secondo brano in Scritti scelti di Camillo Berneri,  Pietrogrado 1917 e Barcellona 1937 a cura di Pier Carlo Masini e Alberto Sorti,  Sugar Editore, 1964 pp. 225 e 231

  Camillo Berneri fu assassinato da sicari stalinisti la notte del cinque maggio 1937, insieme all’anarchico  Francesco Barbieri, di cui fornisco  alcune brevi notizie biografiche:
FRANCESCO BARBIERI (1895-1937), noto anche con il  sopranome di "Chico il professore",    volontario nelle truppe d’assalto durante la prima guerra mondiale , divenne anarchico nel 1921, ed emigrato nell’America del Sud era tenuto  in gran conto tra i gruppi locali illegalisti per la sua perizia come artificiere. Imprigionato più volte, nel 1936 si recò in Spagna a combattere nella colonna italiana , dove divenne un grande amico di Berneri. Durante le tragiche giornate di maggio del 1937 a Barcellona  Berneri e Barbieri furono arrestati da alcuni agenti stalinisti nell’appartamento al primo piano della Plaza del Angel 2  dove abitavano insieme  a TOSCA TANTINI e a FOSCA CORSINOVI ( cfr. post :  (2) ANARCHICI/ANARCHICHE VOLONTARI /E IN SPAGNA)

  
TOSCA TANTINI E FOSCA CORSINOVI  ASSISTONO CON LE MANI ALZATE ALLA CATTURA  DI BERNERI E DI BARBIERI   
 
Nel pomeriggio di mercoledì 5 maggio 1937 Camillo Berneri e Francesco Barbieri furono arrestati. Sulla procedura del loro arresto si conoscono bene i dettagli  grazie alle testimonianze delle due donne presenti, Tosca Tantini e Fosca Corsinovi, compagna di Barbieri.(cfr. brano)
Brano da commentare: ….” Nel pomeriggio del mercoledì, verso le ore 18, si presentarono la solita dozzina fra militi dell’U.G.T. con bracciale rosso e poliziotti armati, più uno vestito in borghese, che dichiararono in arresto Berneri e Barbieri. A questo momento il compagno Barbieri domandò la ragione dell’arresto. Gli fu risposto che ciò avveniva in quanto trattavasi di elementi controrivoluzionari. A tale affermazione il Barbieri rispose che durante i suoi venti anni di militanza anarchica era la prima volta che gli veniva rivolto un simile insulto. A ciò il poliziotto rispose che appunto in quanto anarchico era un controrivoluzionario. Irritato il Barbieri domandò allora all’ insultatore il suo nome, riservandosi di domandargliene conto in altra occasione. Fu allora che il poliziotto, rovesciando il bavero della giacca, mostrò la targhetta metallica portante il numero 1109 (numero rilevato dalla compagna di Barbieri che trovavasi presente )…. “ (dal resoconto dell’arresto pubblicato nel supplemento al n. 15 di “Guerra di classe”, Barcellona 9 maggio 1937)
Bibliografia: Anonimi compagni,  1914-1945 un trentennio di attività anarchica, Samizdat 2002 pp. 236
                                      
I CORPI IRRICONOSCIBILI DI BERNERI E DI BARBIERI  NELL'OBITORIO DEL POLICLINICO DI BARCELLONA

 Dopo il loro arresto i corpi dei due anarchici furono ritrovati morti nella notte tra il mercoledì 5 e il giovedì 6 maggio 1937, il primo sulla Rambla e il secondo nella piazza della Gerneralitat. I loro cadaveri esposti nella Morgue del policlinico di Barcellona furono riconosciuti, anche se con una certa fatica specie per Barbieri, così tanto crivellato di colpi da renderlo irriconoscibile, dalle compagne e compagni che si erano radunati lì. (cfr. brano)

Brano da commentare:    “” Il gruppetto entra: l’atrio  è affollato di gente, sono uomini e donne in lacrime che cercano notizie dei loro parenti dalle liste dei cadaveri o dalle fotografie dei non identificati. Un usciere introduce Canzi egli altri nella stanza adibita ad obitorio: ci sono almeno quattrocento loculi. Si comincia a tirar giù i corpi per il riconoscimento. A un tratto Fosca emette un gemito e sviene: ha riconosciuto i calzini di Camillo, perché li aveva rammendati lei stessa, poco più in là c’è il cadavere di Barbieri”. ( Virginio Gozzoli, in Guerra di classe del 25 maggio 1937)

Bibliografia : Antonio Orlando , Angelo Pagliaro, Chico il professore. Vita e morte di Francesco Barbieri, l’anarchico dei due mondi, Zero in condotta , La Fiaccola 2013 , p. 223

Sull’assassinio di Berneri e di Barbieri e su chi l'ha voluto  sussistono, secondo Burnet Bolloten,  “ tre  versioni plausibili”.  (cfr. brano)

 Brano da commentare: “…   All’epoca , la maggior parte delle fonti vicine agli anarco-sindacalisti attribuirono gli assassinii ai comunisti.  Allora era noto che Berneri non aveva mai cessato di suscitare la loro ostilità con le sue critiche alla politica comunista in Spagna. […] Tenuto conto del conflitto che opponeva da lunga data Berneri e gli anarco-sindacalisti ai comunisti e ai metodi impiegati da quelli per liquidare i loro avversari politici, è naturale che essi siano stati accusati. […] Dopo la guerra, molti autori hanno accettato la versione di una responsabilità comunista nell’assassinio di Berneri e in particolare Vernon Richards,  Abad de Santillan, Pier Carlo Masini e  Alberto Sorti . La versione anarchica ufficiale dell’assassinio di Berneri fu presentata dal comitato nazionale della C.N.T. . In un manifesto pubblicato nel giugno 1937, il comitato nazionale accusa il partito separatista catalano Estat Català d’avere innescato la tragedia di maggio e per estensione la morte di Berneri e Barbieri.  Secondo questo manifesto, Berneri era stato ucciso perché possedeva informazioni precise sulle attività dei fascisti italiani in Spagna, e in altri paesi mediterranei. Il manifesto lasciava intendere che gli uomini che avevano arrestato Berneri e Barbieri non erano dei membri del PSUC, ma degli elementi profascisti d’ Estat  Català travestiti da poliziotti che lavoravano con l’OVRA (la polizia segreta di Mussolini. […]Più recentemente, dopo molte ricerche sull’argomento, lo storico Carlos Rama presentò una variante della teoria della cospirazione fascista in più pubblicazioni. Per riassumere, Rama pensa  che ( l’ipotesi) più probabile è che Berneri è stato assassinato da dei franchisti della quinta colonna sull'ordine dell'OVRA. [...] Rama spiega che l'interesse che l'OVRA provava per i movimenti di Berneri era comprensibile: Berneri era conosciuto per i suoi scritti antifascisti (per esempio il suo Mussolini alla conquista delle Baleari), ma lo si diceva anche implicato in una cospirazione per assassinare Mussolini. A questo punto è importante notare che si dispone di prove concrete che attestano la presenza e delle attività di agenti dell'OVRA a Barcellona durante la guerra civile .... " (Burnet Bolloten, La guerra di Spagna ……)

Bibliografia:  Burnet Bolloten, La guerre d’Espagne. Revolution et contre-revolution (1934-1939),  Agone2014 pp.1002, 1003, 1004. (traduzione italiana mia)

Nel 2008  Roberto Gremmo nel suo libro " Bombe , Soldi e anarchia. L'affare Berneri e la tragedia dei libertari italiani nella guerra di Spagna, Ed. Storia Ribelle, Biella 2008,  basandosi sui "  rapporti fiduciari delle spie fasciste italiane"  attribuisce la decisione di eliminare  Berneri e Barbieri  ad Angel Galarza,  ministro socialista degli interni, durante il governo di Francisco Largo Caballero ( 4 settembre 1936- 16 maggio 1937)  a causa di una  sottrazione da parte anarchica di un “ tesoro” che Galarza avrebbe prelevato dai depositi della  Banca di Spagna e che voleva trasferire all’estero.  (cfr. brano)

Brano da commentare: “  Per anni il delitto è stato attribuito ai comunisti o addirittura a sicari agli ordini di Mosca. Esaminando una fonte attendibile e mai fino ad oggi completamente esplorata come “ i rapporti fiduciari” delle spie fasciste italiane, emerge invece un’ altra verità , scomoda per tutti. L’eliminazione degli italiani fu con molta probabilità, un “delitto tra amici”, maturato nel corso di una spietata caccia “ al tesoro degli anarchici”, frutto di una riuscita “espropriazione” di gioielli ed ingenti valori. Fu dunque il culmine di un’intensa e mai finora scandagliata attività oscura e controversa. Per anni diversi personaggi legati proprio a Berneri accanto alle battaglie politiche ed al generoso impegno militante sul fronte antifascista, si dedicarono a folli “operazioni” che comprendevano il traffico d’armi, truffe miliardarie, furti e ruberie per finanziare anche improbabili azioni terroristiche con aerei che avrebbero dovuto bombardare Roma o uccidere Mussolini. “ ( Roberto Gremmo, Bombe, soldi e anarchia)

Bibliografia: Roberto Gremmo, Bombe, soldi e anarchia, L’affare Berneri e la tragedia dei libertari italiani nella guerra di Spagna, Ed. Storia ribelle, Biella 2008).

 Secondo Antonio Orlando  il libro di Gremmo appartiene a  quella corrente storiografica  detta “revisionismo storico”  tesa, solitamente,  a capovolgere versioni storicamente consolidate sulla base di fonti prima sconosciute o considerate sino alla loro "riscoperta" prive di credito (cfr. primo brano). Sulla sostanziale inaffidabilità delle “carte di polizia e, in particolare, le relazioni delle spie dell’OVRA”  si pronunciò anche Carlo De Maria (cfr. secondo brano)

Brani da commentare: 1)  "Il libro di Roberto Gremmo[...] è un lavoro ben documentato, fin troppo documentato , anche se le fonti , o meglio la fonte storica, in realtà , è una sola, quella dell' Archivio Centrale dello Stato come dire "le carte di polizia" , quella fascista, nonché i documenti ufficiali dell'epoca. [...] Quei documenti sono stati fabbricati ad hoc, costruiti a tavolino e, a suo tempo, sono stati venduti come "notizia" o come "informativa" ed oggi vengono dissepolti e "riscoperti" come fatto storico" [...] In questo libro ci sono tutti gli ingredienti del “giallo”: c’è la caccia al tesoro, frutto di una rapina; c’è il “rififi” come regolamento di conti tra delinquenti della stessa risma; ci sono omicidi misteriosi; c’è la ricerca dell’assassino; se si vuole può diventare anche una “spy story” con la femme fatale, con militanti che professano un ideale puro ed incontaminato; con il traffico di armi, di droga e di diamanti e gioielli; con spie e doppiogiochisti, con avventurieri e banchieri. L’A. non si è fatto mancare nulla, tranne la Storia, quella vera e con la “S” maiuscola. ...(Antonio Orlando, Le nuove strade del...") ;  2) “Le carte della polizia politica fascista sulle quali si fonderebbero le novità proposte da Roberto Gremmo di “Storia Ribelle”, e illustrate da Massimo Novelli, sono da tempo a disposizione degli studiosi, che le hanno già indagate più volte con attenzione. […] Ricordo bene che dalle carte della polizia politica consultabili all’ Archivio Centrale dello Stato emergono varie ipotesi sull’assassinio di Berneri  ucciso dai comunisti perché anticomunista, ucciso dai fascisti perché antifascista, ucciso dagli antifascisti perché spia fascista (niente di meno!!!) e infine anche l’ipotesi ora sbandierata da Gremmo e raccolta prontamente da Novelli” (Replica di  Carlo de Maria all’ articolo di Massimo Novelli, , Chi ha ucciso Camillo Berneri? su Repubblica, 12 giugno 2007)

Bibliografia:  Primo brano : Antonio Orlando: Le nuove strade del revisionismo storico, in Rivista calabrese di Storia del '900  n. 1-2 , 2008 pp.  1-27, Sulla morte di Berneri e  Barbieri , cfr. anche Antonio Orlando , Angelo Pagliaro, Chico il professore. Vita e morte di Francesco Barbieri, l’anarchico dei due mondi, Zero in condotta , La Fiaccola 2013 , pp. 287-309 e  Antonio Orlando, La “sciarada di Barcellona. A 80 anni dall’uccisione di Camillo Berneri e Francesco Berneri, in Giornale di Storia contemporanea, XX, n.s. 2, 2017, pp. 181-196.. Secondo brano: in https://www.zerobeat.it/de-maria-risponde-novelli-sullomicidio-camilo-berneri/DE MARIA RISPONDE A NOVELLI SULL’OMICIDIO DI CAMILO BERNERI. Cfr. anche l’elogio del libro di Gremmo del giornale   Il Drappo rosso , dove tra l’altro è allegata una dura critica a un articolo (che non sono riuscito a rintracciare) di Gianpietro Berti sul quotidiano Il Giornale in https://drapporosso.wordpress.com/2013/06/18/bombe-soldi-e-anarchia-laffare-berneri/

  Dopo circa dieci anni l' ipotesi di Gremmo è stata  riproposta da Saverio Werther Pechar, nella sua tesi di dottorato di ricerca, L'antifascismo italiano nella guerra di Spagna: Nuove prospettive di ricerca presso l'Università degli Studi di Messina, 2016. In un "abstract" della tesi  di Pechar si precisa che l'autore non condivideva l'esito finale del libro di Roberto Gremmo, pur utilizzando anche lui ampiamente i rapporti delle spie fasciste infiltrate tra gli anarchici. (cfr. brano) 

 Brano da commentare.: “Il tema, ( nota mia: la morte di Berneri e di Barbieri) di per sé piuttosto ostico, si trova per di più a dover scontare un persistente quanto diffuso ostracismo da parte di alcuni settori della storiografia italiana, dovuto in massima parte alla carenza di equilibrio con cui esso è stato recentemente presentato all’attenzione del pubblico da Roberto Gremmo, che ne ha ricavato un pamphlet tendente essenzialmente a gettare discredito sulla figura delle due vittime. Ritenendo tuttavia che l’argomento, al di là delle strumentalizzazioni a cui può chiaramente essere soggetto, si prestasse magnificamente alla speculazione, l’autore ha preso la decisione di dedicarvi l’opera appena completata. Il punto di partenza era naturalmente rappresentato dalle migliaia di relazioni fatte pervenire negli anni ’30 a Roma dalla sterminata galassia dei fiduciari della Polizia Politica italiana ed attualmente custodite all’interno dell’Archivio Centrale dello Stato della Capitale; per questo motivo i primi mesi di dottorato si sono tradotti in una frequentazione assidua, quasi quotidiana della struttura in questione". …”  (abstract)

Bibliografia:  Saverio Werther Pechar, L'antifascismo italiano nella guerra di Spagna: nuove prospettive di ricerca [Tesi di dottorato]: Abstract  in https://opac.bncf.firenze.sbn.it/bncf-prod/resource?uri=TD17042872&v=l#

  Pur ricorrendo anche ad altre fonti  tratte da archivi transnazionali ( olandesi, spagnoli e francesi ) l'ossatura costitutiva della tesi resta, comunque, nello svolgimento della ricerca di Pechar , quella dei rapporti fiduciari fascisti, che,  come è noto, avevano come scopo principale il diffondere notizie , per lo più deformatrici della realtà, che , oltre a dover essere per il loro sensazionalismo gradite ai loro superiori e pertanto ben ricompensate, provocassero, se opportunamente divulgate,  dissidi e divisioni all'interno dello schieramento antifascista. Rispetto alle precedenti versioni sull'assassinio di  Camillo Berneri e di Francesco Barbieri in cui gli esecutori del duplice delitto erano avvolti nel mistero,  l' elemento nuovo della tesi di Pechar consiste  nell' avere  individuato come probabile capo  della spedizione assassina, ordinata dal ministro Galarza :    il "comunista o socialista filo-comunista" capitano Justiniano Garcia, capo della Sezione investigativa, tra l’agosto e il novembre 1936 a Madrid e successivamente, capo della Brigata politica nel carcere di Santa Ursula a Valencia. (cfr. brano)

Brano da commentare: “ A questo punto si ritiene di disporre di elementi sufficienti a formulare la seguente ipotesi: esaurita ogni risorsa legale a sua disposizione e minacciato di incriminazione per esportazione illecita di capitali e oggetti preziosi appartenenti al Tesoro nazionale ( reato che in tempo, di guerra poteva facilmente sconfinare nell’Alto tradimento), Galarza decise di ricorrere all’extrema ratio rappresentata dalla soppressione fisica dei suoi avversari, che gli avrebbe permesso di sbarazzarsi di quanti erano al corrente delle sue malefatte ed al contempo di impadronirsi delle carte che attestavano le irregolarità commesse, affidando la delicatissima incombenza ad un elemento di provata fiducia nonché dotato del necessario “pelo sullo stomaco” come Justiniano Garcia. […] I due individui mandati in avanscoperta la mattina del 4 maggio avrebbero allora avuto la funzione di verificare l’identità degli inquilini dell’appartamento; una volta constatata l’assenza dell’unica persona in grado di riconoscerlo, Garcia potrebbe addirittura aver deciso di prendere direttamente il comando dell’operazione, presentandosi di persona ad eseguire l’arresto e tramutandosi così nell’uomo in abiti civili che sfoggiava il distintivo con il numero 1109 e che non è mai stato possibile identificare (senza che ciò precluda la possibilità che si trattasse invece di un suo subordinato). [… ]  La tesi testé esposta trova supporto in un passo della citata lettera inviata da Cimadori all’avvocato Ury nel settembre del 1938:  Mi farò nuovamente vivo nel momento opportuno, e precisamente per chiedere conto ai prezzolati da Mosca dell’assassinio del trotzkista Nin, nonché del duplice assassinio commesso sui due miei compatrioti, prof. Camillo Berneri e Francesco Barbieri. Questi due ultimi sono stati uccisi in seguito all’ordine dato direttamente dal ministro de la Gobernacion, Galarza.” (Saverio Werther Pechar  : L’antifascismo italiano……)

 Bibliografia:  Saverio Werther Pechar  : L’antifascismo italiano nella guerra di Spagna. Nuove prospettive di ricerca  presso  l’  IRIS Università degli Studi di Messina, tesi di dottorato di ricerca pp. 284-285 in https://iris.unime.it/retrieve/handle/11570/3104882/151680/Tesi%20G.pdf .  Cfr. ora anche in Saverio Werther Pechar,  Il caso Berneri. Antifascisti italiani nella Spagna rivoluzionaria (1936-1937),Edizioni ANPPIA, Roma 2017,  pp. 229-230-231.,

Bisogna comunque notare che Pechar, pur utilizzando la lettera, inviata all'avv. Ury, di Alfredo Cimadori, confidente della polizia fascista sotto gli pseudonimi di “Febo” e “Marcello” ed il numero in codice “492”, come principale supporto della sua tesi, si affretta nelle righe seguenti a ritenere  “artificiosa”  la responsabilità comunista del delitto.  (cfr. brano)

Brano da commentare: “ L’utilizzo della perentoria affermazione del 492 a suffragio di quanto in precedenza sostenuto ( nota mia: riferimento ai "prezzolati di Mosca) presta tuttavia il fianco ad una serie di obiezioni: innanzitutto essa è contenuta in un testo rispondente come sappiamo al preciso scopo di attribuire ai comunisti la paternità di ogni sorta di nefandezze perpetrata in terra di Spagna, riducendo artificiosamente Galarza al rango di loro semplice fiancheggiatore; in poche parole, quella che costituirebbe  in realtà una prova a discarico (quanto meno parziale) della forza politica in questione si tramuta invece nell’interpretazione del “nostro Febo” in una prova a carico dei “prezzolati di Mosca” veri responsabili del delitto” ( Saverio Werther Pechar, Il caso Berneri…)

Bibliografia:  Saverio Werther Pechar  : L’antifascismo italiano nella guerra di Spagna. Nuove prospettive di ricerca  presso  l’  IRIS Università degli Studi di Messina, tesi di dottorato di ricerca p. -285 in https://iris.unime.it/retrieve/handle/11570/3104882/151680/Tesi%20G.pdf .  Cfr. ora anche in Saverio Werther Pechar,  Il caso Berneri. Antifascisti italiani nella Spagna rivoluzionaria (1936-1937),Edizioni ANPPIA, Roma 2017,  p. 231

 La fonte usata è, quindi, ritenuta valida per una parte del suo contenuto e non valida per la parte restante o in altre parole quando sono gli stalinisti ad essere accusati di crimini essi vengono immediatamente assolti da Pechar da ogni loro possibile colpa.  Presupposto fondamentale della ricerca di Pechar, in questo contesto,   consiste nel ritenere come unico mandante dell’ omicidio di Berneri e di Barbieri    Angelo Galarza e il movente è individuato nella morte di Baldassare Londero mentre tentava, per ordine del ministro, di esportare dei capitali   all’estero. Sulla morte di Londero,  solitamente addebitata agli anarchici tuttavia esiste, come  osserva Mimmo Franzinelli , anche una versione diversa, secondo cui Londero fu ucciso , per altri motivi, su mandato della polizia politica italiana fascista (OVRA). (cfr. brano)

Brano da commentare:  “ Scoppiata la guerra civile, sarebbe stato fucilato a Barcellona nell’inverno 1936-1937, dopo un’aspra contrapposizione con l’anarchico Gino Bibbi, per una intricata vicenda di contrabbando valutario ( versione accreditata sia da un collaboratore della polizia sia da fonti   anarchiche) . Secondo la testimonianza di Ernesto Rossi, invece, Londero sarebbe stato eliminato in Spagna su ordine di Bocchini per  questioni riconducibili alla Pupeschi. Su di lui si veda il materiale conservato in AFB, b, 8,f “ Il caso Londero”)

Bibliografia: Mimmo Franzinelli, I tentacoli dell'OVRA. Agenti e collaboratori e vittime della polizia fascista, nuova edizione, 2020 ss. p. 255 nota n. 63 

   Questa pista alternativa  segnalata, a suo tempo, da Ernesto Rossi, mi sembra, che non  sia  stata tenuta in alcuna  considerazione da Pechar , che, invece,  ritiene attendibile   il coinvolgimento di Gino Bibbi e più indirettamente di Camillo Berneri, come mandanti dell’omicidio di Londero secondo quanto affermava la spia fascista infiltrata,    Bernardo Cremonini.  ( cfr. brano)

Brano da commentare  … “ Tale versione trova del resto riscontro in una relazione recapitata a Roma ad opera  del fiduciario n. 6 (corrispondente  all’anarchico Bernardo Cremonini, che abbiamo già avuto il piacere di incontrare) e seguita dalla chiosa di un anonimo funzionario di Ps che si incarica di fornire ulteriori ragguagli: «Parigi, 19 novembre 1938 Gino Bibbi è scappato in America del Sud, in seguito alle minaccie [sic] che due spagnoli, uno dei quali è stato l’assassino del Londero segnalato come spia dal Bibbi, avevano proferite contro di lui, che accuserebbero d’essersi appropriato dei valori contenuti in tre valigie che il Londero aveva portate a Parigi e di cui due furono date in consegna (questo è più che certo) alla moglie di Berneri. [...]».59 «Da una relazione del fiduciario Nº 6 [...] […] si rileva fra l’altro: Bibbi Gino dopo aver fatto un pingue bottino nella Spagna, insieme a Londero, lo fece assassinare da un anarchico spagnolo per impossessarsi delle tre valigie di preziosi che lo stesso Londero aveva date in consegna alla Berneri col consenso di Bibbi stesso. [...]».60. Inutile dire che una rivelazione del genere, qualora corrispondesse a verità, modificherebbe sensibilmente il prisma attraverso il quale è stata sinora letta la situazione, conferendo nuovo spessore al risentimento covato nei confronti sia di Bibbi che di Berneri da Galarza, che rischiava di veder aggiungere al danno di una sempre possibile incriminazione per evasione di capitali la beffa insita nella consapevolezza che il “maltolto” si trovasse proprio in mano agli odiati avversari. ( Saverio Werther Pechar, L’antifascismo italiano nella …)

Bibliografia:  Saverio Werther Pechar  : L’antifascismo italiano nella guerra di Spagna. Nuove prospettive di ricerca  presso  l’  IRIS Università degli Studi di Messina, tesi di dottorato di ricerca p. 252 in https://iris.unime.it/retrieve/handle/11570/3104882/151680/Tesi%20G.pdf .  Cfr. ora anche in Saverio Werther Pechar,  Il caso Berneri. Antifascisti italiani nella Spagna rivoluzionaria (1936-1937),Edizioni ANPPIA, Roma 2017,  pp. 206-207

 La smentita   di Gino Bibbi di un suo coinvolgimento nella morte di Londero, (cfr. primo brano)  non è presa in considerazione da Pechar che , tra l'altro, ritiene Bibbi palesemente reticente sull' “affare Londero” . (cfr. secondo brano)

Brani da commentare:1) “[ Baldassare Londero] era un contrabbandiere ed un losco affarista e rapinava denaro e gioielli, in combutta col ministro dell’Interno repubblicano, Ángel Galarza. Fu ucciso, credo alla frontiera con la Francia, mentre stava uscendo, carico di ogni ben di Dio. Poi accusarono me, ma io non c’entravo per nulla.” ( in Franco Bertolucci,  Bibbi Gino in  Dizionario biografico degli anarchici….); 2) Che il nostro uomo (nota mia: Bibbi)  fosse stato oggetto a Valencia  di accuse ben più precise e circostanziate di quelle che egli sembra avere tanta cura di dissimulare sotto una spessa coltre di lacune mnemoniche (peraltro ampiamente ammissibili,  vista l’età avanzata riscontrabile  nel soggetto al momento del rilascio dell’intervista) è del resto dimostrato da un già citato passo della missiva inviata a Tommasini il primo dicembre 1938: “[...] quando gli stalinisti di Valencia si convinsero che io non ero quel che volevano farmi apparire, parlarono loro di altre somme che il tipo [ nota mia: Londero] avrebbe avuto cura di depositare in Francia...  [nota mia: nella lettera a Umberto Tomassini da cui è tratto questo passo l'ultima frase continua così  ...]  ma dicevano a nome del cognato (fratello della moglie di Spagna, non quello che ora entra in scena) ed io non so che cosa ci fosse di vero nella loro affermazione. Dicevano anche che avevano prove sul lavoro che faceva per l'altra Spagna, ed io mi limitai a dire che se anche lo ritenessi ben capace di giocare il doppio e triplo gioco, nulla sapevo al riguardo [...] " ( Saverio Werther Pechar, L’antifascismo italiano nella…)

Bibliografia:  Primo brano in Franco Bertolucci, Gino Bibbi in Dizionario Biografico degli Anarchici Italiani  volume  primo A-G BFS edizioni, 2003 p. 182 , ora anche  on line. Secondo brano in Saverio Werther Pechar  : L’antifascismo italiano nella guerra di Spagna. Nuove prospettive di ricerca  presso  l’  IRIS Università degli Studi di Messina, tesi di dottorato di ricerca p. 211e p. 138 in https://iris.unime.it/retrieve/handle/11570/3104882/151680/Tesi%20G.pdf .  Cfr. ora anche in Saverio Werther Pechar,  Il caso Berneri. Antifascisti italiani nella Spagna rivoluzionaria (1936-1937),Edizioni ANPPIA, Roma 2017,  p. 177  e p. 121

  Reticente  sulla vicenda Londero, a cui era estraneo, viene considerato da Pechar anche UMBERTO TOMMASINI, sulla base, questa volta, di una sua speculazione personale,   . (cfr. brano)

Brano da commentare: “ La determinazione evidenziata nel volere a tutti i costi nascondere il legame esistente tra il soggiorno a Santa Ursula e l’affare Londero (qui indicato solo come  “il tipo” un eufemismo che avrà fortuna) coinvolge dunque anche il “fabbro anarchico” ( nota mia: Umberto Tomassini), in contrasto con l’estrema sincerità di cui egli fa abitualmente mostra nelle pagine della sua biografia-autobiografia; si può anzi constatare l’emergere nei due compagni di una versione comune, se non addirittura concordata, tesa a ridurre i fatti accaduti ad una mera manovra persecutoria orchestrata a loro danno dai comunisti, gelosi del prestigio che un eventuale successo dell’operazione di sabotaggio avrebbe conferito al suo ideatore Prieto.” (( Saverio Werther Pechar, L’antifascismo italiano nella…

Bibliografia:  Saverio Werther Pechar  : L’antifascismo italiano nella guerra di Spagna....,op.cit. p. 211 ora anche  in Saverio Werther Pechar,  Il caso Berneri. Antifascisti italiani...., op. cit. p. 177

Personalmente non  ritengo che Tommasini abbia  concordato con Gino Bibbi e anche  con gli altri del gruppo una versione che nascondesse il legame tra la detenzione nella ceca di Santa Ursula e l’ ” affare Londero”. Anche volendo gonfiarlo al massimo, l’ “affare Londero” rimane un fatto pur sempre marginale rispetto alle “rivalità” tra le fazioni politiche all' interno del fronte repubblicano, , ben messe in luce da Tommasini nelle sue memorie,  e alle  drammatiche e fatali conseguenze  che da esse derivarono per la "Spagna rivoluzionaria". ( cfr. infra post (2) ANARCHICI/E VOLONTARI/E ITALIANI IN….  D' altronde la stessa prolungata detenzione di Umberto Tommasini e dei suoi compagni nella "cheka" di Sant'Ursula" se appare convincente, nel clima che si era creato a partire dai primi mesi del' 37, nel Levante, ( cfr. post: LA COLUMNA DE HIERRO... ),  in cui  gli   anarchici e i poumisti  stranieri,  in particolare italiani e tedeschi, erano, proprio in quanto tali, automaticamente sospettati dalla polizia governativa, di essere probabili "agenti al servizio dei nemici" , lo è molto meno se collegata all' "affare Londero", che per ammissione stessa di Pechar, nulla aveva a che vedere con Tommasini e gli altri compagni del  comando.

Brano da commentare: "... La liberazione di Giopp, Tommasini e Fontana non dovette in realtà comportare un grosso sacrificio per Galarza; si trattava infatti di pesci piccoli che poco o nulla avevano a che fare con la tragica fine di Londero e le conseguenze che ne erano derivate, autentico casus belli di tutta l'operazione Santa Ursula..."

Bibliografia:  Saverio Werther Pechar  : L’antifascismo italiano nella guerra di Spagna. Nuove prospettive di ricerca  presso  l’  IRIS Università degli Studi di Messina, tesi di dottorato di ricerca pp. 220-221 in https://iris.unime.it/retrieve/handle/11570/3104882/151680/Tesi%20G.pdf .  Cfr. ora anche in Saverio Werther Pechar,  Il caso Berneri. Antifascisti italiani nella Spagna rivoluzionaria (1936-1937),Edizioni ANPPIA, Roma 2017,  p. 185

 Non è la prima volta d’altronde che nella sua  ricerca Pechar non esita a revisionare il contesto storico e politico allo scopo di focalizzare l’attenzione sull' “affare Londero”. Mi riferisco per esempio all’ interpretazione di Pechar dell’episodio di Tarancòn  ( cfr.  infra post: CIPRIANO MERA)  quando il governo di Madrid per sfuggire alla minaccia della presa franchista di Madrid si trasferì poco dignitosamente a Valencia . (cfr.brano)

 Brano da commentare: “ ... L'episodio è sempre stato interpretato  come una conseguenza della feroce opposizione della militanza anarchica di base all'abbandono della Capitale da parte della autorità, percepito appunto come un atto di diserzione davanti al nemico. [...] il comandante delle Milizie di Vigilanza della Retroguardia [nota mia: Pechar si riferisce ad  Albert Vasquez e a una sua lettera al ministro Prieto del 28 maggio 1937 in parte coincidente o quantomeno complementare con i rapporti fiduciari di Cimadori ed altri ] fornisce però una nuova e stimolante chiave di lettura  insinuando in maniera nemmeno troppo velata  il sospetto che Galarza fosse al corrente del pericolo annidato sulla strada per Valencia e avesse preso le debite precauzion  per neutralizzarlo, intraprendendo un percorso alternativo e giungendo difatti a destinazione senza intoppi di sorta. Se uniamo a ciò le "diffidenze" suscitate in Vasquez dalle strane circostanze  in cui si svolse tutta l'operazione, sorge spontaneo il dubbio che la retata di Tarancòn non avesse niente a  che vedere con degli scrupoli etici e rispondesse invece ad esigenze ben più materiali, le stesse manifestatesi pochi giorni dopo a Barcellona. In altre parole, la voce dell’evacuazione notturna e per così dire alla chetichella di immense ricchezze da Madrid sarebbe stata captata da antenne libertarie ( nel capitolo successivo si spiegherà in che modo), provocando un’immediata contromossa; il posto di blocco sarebbe quindi stato organizzato al duplice scopo di intercettare il ministro degli Interni e mettere le mani sul prezioso carico. …” ( Saverio Werther Pechar,  L’antifascismo italiano …)

Bibliografia:  Saverio Werther Pechar  : L’antifascismo italiano nella guerra di Spagna....,op.cit. p.  64 ora anche  in Saverio Werther Pechar,  Il caso Berneri. Antifascisti italiani...., op. cit. p. 59. Sull' episodio di Tarascon considerato nel suo effettivo contesto storico,  oltre alla bibliografia citata nel post CIPRIANO MERA,  cfr. Pierre Broué Emile Témime, La rivoluzione e la guerra di Spagna, 1936-1939,  RG Res Gestae, 2020, p. 262

L’inglorioso  episodio dell’abbandono della capitale da parte   del governo repubblicano,  nel momento del pericolo, si trasforma, secondo i dettami di un certo “revisionismo storico” (quello, cioè da intendere  in senso negativo) in un semplice tassello connesso , in qualche vago modo,  all’ “affare Londero”,  e  , al tempo stesso,  si prende l’occasione al volo per dequalificare i miliziani anarchici da fieri oppositori  morali alla fuga dei ministri da Madrid  in   avidi,  ma sfortunati, aspiranti  predatori del “bottino”  di Galarza

In conclusione, dopo questo excursus mi sembra  che i rapporti dei fiduciari fascisti sul presunto collegamento dell' "affare Londero" con la morte di Berneri e Barbieri,  (  da cui poi Roberto Gremmo ricavava, in sintesi, il titolo/slogan del suo libro: "BOMBE SOLDI E ANARCHIA), hanno avuto, e in parte hanno tuttora,  tra i loro altri scopi  quello di screditare l' anarchismo in generale e in particolare l’intervento degli anarchici italiani  in Spagna. Per di più, come   sembra suggerire il titolo " L'antifascismo italiano nella guerra di Spagna. nuove prospettive di ricerca"   oltre che la componente anarchica questa   ricerca offusca anche quella considerevole parte italiana dell' antifascismo   solidale con gli anarchici, a cui li univa, dopo l'ascesa al potere del fascismo, l' esperienza comune vissuta  al confino, in carcere e in esilio.  In Spagna, poi,  la "rivoluzione sociale" in atto, soprattutto a Barcellona, aveva, all' interno di Giustizia e Libertà, del partito repubblicano e del  partito socialista, acceso di entusiasmo l'animo di molti.(cfr. brano)

Brano da commentare: " Per quasi un anno, fino al tragico maggio 1937, il mito di Barcellona Meca dell'anarquismo ritorna prepotentemente di attualità nell'immaginario libertario a livello internazionale e attira l'attenzione e le speranze di molti antifascisti militanti. Tra essi svolgerà un ruolo di primo piano un leader che si autodefiniva "un libertario" del XX secolo", quel Carlo Rosselli che attorno alla Catalogna "baluardo della rivoluzione" e alle grandi potenzialità del movimento anarchico e anarco-sindacalista spagnolo vive la fase più esaltante ed incisiva del proprio antifascismo d'azione." ( Claudio Venza , La Mecca dell'anarchismo)

Bibliografia: Claudio Venza, La Mecca dell' anarchismo  in Carlo Rosselli e la Catalogna antifascista, a cura di Ariane Landuyt, 2 1996, Quaderni del Circolo Rosselli, Giunti, 1996 p. 46 . cfr. anche  Carlo Rosselli, Catalogna , Baluardo della rivoluzione 6 novembre 1936 in Oggi in Spagna , domani in Italia, con la prefazione di Gaetano Salvemini, Einaudi 1967, pp. 56-61 e  l'articolo , scritto dopo gli avvenimenti di maggio Crisi in Spagna 21 maggio 1937 pp. 163-168

Secondo gli schemi usuali adottati  dei poliziotti e delle spie fasciste nei confronti dei loro oppositori, (cfr. primo brano),  Carlo Rosselli e  Camillo Berneri (e altri antifascisti) vengono rappresentati dall'infiltrato Alfredo Cimadori ( Febo)) come dei malviventi comuni che , dopo una rapina, si spartiscono litigiosamente il bottino .  (cfr. secondo brano)

Brani da commentare: 1) “ Va da sé che esse ( nota mia: le fonti fasciste) apparissero pertanto del tutto sbilanciate a favore delle tesi propugnate all’epoca del regime, la cui propaganda si dedicava incessantemente a dipingere i suoi avversari come un’accozzaglia   di terroristi , dediti oltrettutto spesso e volentieri ad attività illecite rese possibili dalla colpevole indulgenza del governo repubblicano di Madrid. “ (Santi Fedele , prefazione a  “ Saverio Pechar, Il caso Berneri…); 2) ...Si passava quindi al rastrellamento del bottino ( nota mia: il cosidetto "tesoro" affidato da Galarza a Londero) che avvenne in quasi tutti i casi  regolarmente. […] Devo aggiungere a quanto sopra che le azioni industriali, delle quali è fatto cenno sono passate anche, in almeno in parte, nella redazione di “g. l.” per parte di Amadori; Rosselli  non si sarebbe fatto nessun scrupolo ad usarle, sennonché Bibbi le riprese e di conseguenza si attirò le ire di quello illustre consesso antifascista […] ] Mentre gran parte di quei valori cadevano nelle mani degli anarchici, Berneri, Barbieri, Ludovici, ecc. […]  Quadri antichi, oggetti d’arte, violini d’autore sono stati venduti a Parigi con la complicità di Rosselli e di Cianca, i quali mettevano così insieme i fondi per costituire un battaglione di volontari “giustizia e libertà” che doveva concentrarsi a Gandia…..”  ( Saverio Werther Pechar, Il caso Berneri..)

Bibliografia:  Primo brano : Santi Fedele, Prefazione a Saverio Werther Pechar, Il caso Berneri.  Antifascisti italiani nella Spagna rivoluzionaria (1936-1937), Edizioni ANPPIA, 2017, p. 15. Secondo brano : Saverio Werther Pechar, L’antifascismo italiano nella guerra di Spagna. Nuove prospettive di ricerca presso  l’  IRIS Università degli Studi di Messina, tesi di dottorato di ricerca p. 146 e ora in Saverio Werther Pechar, Il caso Berneri.  Antifascisti italiani nella Spagna rivoluzionaria (1936-1937), Edizioni ANPPIA, 2017, p. 127

Nel riportare questo rapporto di Cimadori ,  Pechar,   non escludendo di  potergli "dare credito" , di fatto gli conferisce  una  credibilità, a mio parere,  infondata e comunque  priva di un supporto probatorio. (cfr. brano)

Brano da commentare:   Se si dà credito alle parole del fiduciario noto come “Febo” l’operazione di conversione in moneta sonante dei beni sottratti a Londero vide coinvolta la crème dell’antifascismo in esilio e segnatamente due dei suoi più celebri rappresentanti quali Camillo Berneri e Carlo Rosselli.” ( Saverio Werther Pechar, L’antifascismo italiano nella guerra di Spagna. Nuove prospettive di ricerca e Saverio Werther Pechar, Il caso Berneri.  Antifascisti italiani…. )

Bibliografia: Saverio Werther Pechar, L’antifascismo italiano nella guerra di Spagna. Nuove prospettive di ricerca presso  l’  IRIS Università degli Studi di Messina, tesi di dottorato di ricerca p. 146 e ora in Saverio Werther Pechar, Il caso Berneri.  Antifascisti italiani nella Spagna rivoluzionaria (1936-1937), Edizioni ANPPIA, 2017, p. 127 e anche pp.128- 129 ove si dice  che il rapporto di Cimadori godeva del  sostegno del brigadiere Pietro Francolini e  anche, pur mostrando qualche perplessità sul suo contenuto, dell' incaricato per le operazioni all'estero Vincenzo Bellavia. Su questi solerti funzionari della polizia fascista, cfr.  Mimmo Franzinelli, I tentacoli dell'OVRA. Agenti, collaboratori e vittime della polizia fascista. Nuova edizione rivista e ampliata,  Bollati Boringhieri, 20 20, p. 147 ( Francolini) e pp. 132-133 (Bellavia).

Pechar cita, inoltre,  un  memoriale di Berneri indirizzato alla CNT di Valencia , in cui, tra l’altro,  si faceva cenno a un suo presunto coinvolgimento, da lui peraltro non ammesso, nella vicenda Londero ( cfr. primo brano) . Commentando questo testo Pechar ipotizza che il riferimento di Berneri a Mũnoz, " director general de la Securidad", fosse un semplice espediente per non fare , rischiando la vita, il nome del suo vero  accusatore , il ministro degli interni, Angelo Galarza. (cfr. secondo brano)

Brani da commentare: 1) “ Per completare la mia relazione, vi informo che il Governo di Madrid mi ha denunciato al Governo Francese come autore della morte di un certo Londero, persona di fiducia del signor Mũnoz, avventuriero che era legato per vari fili a quelli che hanno organizzato il tentativo di assassinio di Gino Bibbi a Valencia, così come l’attuale complotto . Sicuro di avere agito sempre come  rivoluzionario anarchico, non cesserò di rivolgermi a Valencia; ma è bene sappiate che in certi ambienti governativi c’è qualcuno che avrebbe interesse a farmi tacere per sempre. ...“; 2) “ Anche al momento di riferirsi all’accusa di compartecipazione nell’esecuzione di “ un certo Londero” si sceglie ( nota mia: da parte di Berneri) di accostare il chimico di Gyor ( nota mia: riferimento alla città dove Londero era nato),  non a Galarza, come potrebbe sembrare ovvio, bensì all’ormai in disgrazia Manuel Mũnoz, destituito mesi prima dalla carica di Direttore Generale della sicurezza e pertanto del tutto innocuo. Comprensibili  ragioni di prudenza consigliarono quindi a Berneri, che del resto non faceva mistero che il proprio coinvolgimento nella vicenda potesse mettere a repentaglio la sua stessa  vita, di non utilizzare formulazioni troppo esplicite all’indirizzo di colui che si trovava pur sempre al comando di tutte le forze di publica sicurezza anche se la sua autorità massima nel Levante, ove dimorava l’esecutivo, risultava invece in Catalogna fortemente ridimensionata…” …” ( Saverio Werther Pechar, L'antifascismo italiano. Nuove prospettive...)

Bibliografia:  Saverio Werther Pechar  : L’antifascismo italiano nella guerra di Spagna. Nuove prospettive di ricerca  presso  l’  IRIS Università degli Studi di Messina, tesi di dottorato di ricerca pp. 234-235. Ora anche in Saverio Werther Pechar,  Il caso Berneri. Antifascisti italiani nella Spagna rivoluzionaria (1936-1937), Edizioni ANPPIA, Roma 2017 pp. 194-195. Cfr. anche il libro di Antonio Orlando , Angelo Pagliaro, Chico il professore. Vita e morte di Francesco Barbieri, l’anarchico dei due mondi, Zero in condotta , La Fiaccola 2013 p. 295 dove  Manuel  Mũnoz  Martinez,  è definito come “   il capo e ispiratore di tutte le polizie segrete operanti durante la guerra”. Per quanto riguarda, poi,  l’ innocuità di Manuel Muñoz essa forse va alquanto ridimensionata,  se è vero, e non si sia confuso nel ricordare, quanto afferma Cipriano Mera sul considerevole potere, che,  ancora , nella seconda metà del maggio 1937, Muñoz  possedeva all’interno della  Dirección General de Seguridad. (cfr.  MIKA ETCHEBEHERE infra post: MUJERES LIBRES 2…).

 Personalmente mi è molto difficile riconoscere in Berneri un uomo che si possa servire di un mezzuccio così meschino, quale l’addossare consapevolmente la colpa  a un essere  “innocuo” non menzionando, per paura, il vero colpevole. Ben più potenti avversari  del ministro Galarza furono, nel corso della sua vita,  strenuamente combattuti da Berneri, senza esitazioni e timori,  tra cui la dittatura fascista ( per es. la dettagliata denuncia dei progetti mussoliniani per la conquista del Mediterraneo) e quella stalinista ( (cfr. per esempio la sua coraggiosa difesa  del P.O.U.M., nonostante la  non condivisione del sostrato marxista-leninista di quel partito).    Inoltre per contestare la speculazione personale di Pechar sul timore di Berneri nel nominare il suo principale avversario vale,  a mio parere, anche l’ esplicita e coraggiosa accusa di Berneri , nel suo ultimo  articolo pubblicato su Guerre de classe ,  rivolta al ministro della “Gobernación”,  Angel Galarza , di essere,  insieme ad altre componenti del governo repubblicano, tra cui gli stalinisti,   dei contro-rivoluzionari.  (cfr. brano).

Brano da commentare: “  Acciò Catalana" (= "Azione Catalana”), la destra del P.S.U.C,  Galarza e soci: ecco le forze della contro-rivoluzione. La rivoluzione  spagnola  si trova presa tra Burgos e Bilbao ( dove  cattolici,  marxisti e repubblicani stringono  sempre di più la loro "union sacrée"  sospendendo la C.N.T. del Nord e imprigionando il comitato regionale della CNT. Essa è bloccata  tra Burgos e Valenza, dove 218  aderenti della F.A.I. e di  “Juventudes Libertarias” sono in carcere e dove il giornale anarchico Nosotros è perseguitato. Essa è intrappolata (=coincée) tra Burgos e Almeria dove il "cacique" Moron tiene incarcerato uno dei più eroici combattenti antifascisti: Francisco Maroto.  L’ombra di Noske [nota mia: Gustav Noske fu ministro della Difesa ( Verteidigungsminister) dal 1919 al 1920 e si servì dei "Freikirps" (=corpi franchi) per reprimere i moti rivoluzionari in Germania]  si profila. Il fascismo monarchico-cattolico-tradizionalista  non è che uno dei settori della contro-rivoluzione. Bisogna ricordarsene. Bisogna dirlo. Non bisogna prestarsi alle manovre di quella grande "Quinta Colonna" di cui  sei anni della Repubblica Spagnola hanno dimostrato la tenace vitalità e il temibile camaleontismo.  La guerra civile di Spagna si fa su due fronti politico-sociali. La rivoluzione deve vincere su due fronti. Ed essa vincerà. ". ( Camillo Berneri,  La contre –revolution en marche n. 15 :  5 maggio 1937 )

Bibliografia: “ Camillo Berneri,  Guerre de classes en Espagna,  Les Cahiers de “Terre Libre” Année III- n. 4-5 Avril-Mai 1938,  p. 48  (traduzione italiana mia da confrontare con  la traduzione, leggermente diversa, che ho scoperto solo di recente, di quest’articolo in.  Camillo Berneri, Scritti scelti, a cura di Gianni Carozza e introduzione di Gino Cerrito, Zero in condotta, 2013 p. 225. Cfr. anche Flavio Guidi, Nostra Patria è il mondo intero! Camillo Berneri e “Guerra di classe a Barcellona (otttobre 1936-novembre 1937), Il mio Libro selfpublishing, 2010, p.85, dove vi è una sintesi dell’articolo La controrivoluzione in marcia nel VII capitolo, Gli anarchici italiani nelle “ giornate di maggio”, pp. 81-87 e Giovanni Cattini , Monografies y Recherche .Cultura obrera y prensa anarquista: radiografía de Guerra di Classe, plataforma de los anarquistas italianos durante la Guerra Civil en Cataluña, 1936-1938.,in Cercle.,n.8, Universitat de Barcellona, 2005 p.176 in file:///C:/Users/maxfe/Downloads/191188-Text%20de%20l'article-263612-1-10-20100726-2. pdf. Si veda anche Miguel Amorós, Maroto, el heroe. Una biografia del anarquismo andaluso, Virus editorial p. 138 ,  ove, a proposito del riferimento di Berneri a Francisco Maroto, noto come il "Durruti andaluso", l’autore commenta:Berneri vio en la detención de Maroto la obra de la otra quinta columna, la que encabezaban los comunistas.”

La politica perseguita da Galarza , nei primi mesi del ’37,  come denunciò Berneri, era effettivamente , soprattutto nel Levante,   controrivoluzionaria (cfr. primo brano)  e  , per di più, come osserva Juan Garcia Oliver, fu eseguita, approfittando  della sua debolezza, dai suoi “subordinati”  in modo arbitrario ed eccessivamente violento, soprattutto nei confronti delle “collettività agricole”  (cfr. secondo brano)

Brani da commentare: “ 1) “ Nel governo Caballero il ministero degli interni che controllava i due più importanti corpi di polizia (le guardie d’assalto e le guardie nazionali repubblicane) e la stampa, era presieduto da Angel Galarza del gruppo di Caballero. I rivoluzionari avevano sufficienti motivi per denunciare la sua politica, soprattutto perché  Caballero e Galarza avevano firmato il decreto che proibiva alla polizia di aderire alle organizzazioni politiche e ai sindacati; e allontanare la polizia dal movimento operaio  significava inevitabilmente metterla contro il movimento stesso…” ( Felix Morrow, L’opposizione di sinistra nella….); 2) “ Al Ministero degli  Interni c’era  Angel Galarza, socialista, partigiano di Largo Caballero, chiaro nel suo gioco, capace e intelligente. Però non riuscì mai a dominare la Guardia de Asalto, comandata da parafascisti o fortemente filocomunisti. Nei frutteti di Valencia unità della Guardia d’Assalto invasero e demolirono i locali dei sindacati e delle collettività. Centinaia di compagni anarcosindacalisti  e socialisti dell’UGT, della corrente di Largo Caballero, furono arrestati per essersi lasciati provocare dai piccoli proprietari terrieri con tessera  comunista. [...] Da parte mia (nota mia: Garcia Oliver), passai la notte da un posto all'altro (con Galarza) facendo sforzi coingiunti da pompieri, con ottimi risultati. Gli anarco-sindacalisti e i socialisti caballeristi furono posti in libertà., [...] ci prendemmo la soddisfazione di vedere l'insuccesso dei molti agenti provocatori abilmente manipolati dai comunisti e dai partigiani di Indalecio Prieto..."   (Juan Garcia Oliver, El eco de los pasos)

Bibliografia: Primo brano in Felix Morrow, L’opposizione di sinistra nella guerra civile spagnola, la nuova sinistra, edizioni Samonà e Savelli, 1970, p. 129, ma a p. 130 e p.132 l'autore aggiunse anche che durante il "majo sagriento" Galarza, in sintonia con il capo del governo Caballero,  si rifiutò di " applicare le proposte di Prieto e dei comunisti che comportavano la liquidazione completa  del POUM e rappresaglie contro la FAI e la CNT". Da qui la  dura campagna stalinista  contro Galarza a causa della sua presunta " mitezza dimostrata a proposito  dei problemi di ordine pubblico". Secondo brano in  Abel Paz, Cronaca appassionata della Columna de Hierro, autoproduzioni fenix, 2006 p. 128.

 Tenendo conto del contesto politico generale dalla fine del ’36 alla prima metà del ’37, mi sembra, quindi, che  l’ iter persecutorio, da parte della polizia del ministero degli interni  nei confronti di Bibbi ( e che coinvolse, poi, anche Tommasini, Fontana, Giopp, Cimadori e di riflesso anche Berneri)  sia da collegarsi , ben più che al caso Londero  alla  ripristinazione dello Stato autoritario e militarizzato,  avviata dal governo Caballero con l’appoggio sempre più rilevante del partito comunista spagnolo. (cfr. GINO BIBBI infra il post: LA COLUMNA DE HIERRO…). 

Quello che avvenne dopo  l’assassinio di Camillo Berneri e di Francesco Barbieri, durante il “majo sangriento” a Barcellona,  è noto: formazione del governo Negrín e la crescente egemonia politica e militare del partito comunista. (cfr. brano)

 Brano da commentare: “ Così lo stato ”democratico” ricostruito da  Largo Caballero diventa, sotto Negrìn, uno stato forte.  […]  Nessuna vera opposizione esiste alla luce del sole, ed ogni critica viene interpretata come un tradimento. Si continua a parlare di “rivoluzione popolare”, ma la realtà non mostra che una costante critica delle conquiste rivoluzionarie. [...] In Catalogna viene sospeso il decreto di collettivizzazione, perché “contrario allo spirito della Costituzione. …” ( Pierre Broué-Emile Témime, La rivoluzione e …)

Bibliografia: Pierre Broué - Emile Tèmime, La rivoluzione e la guerra di Spagna 193-1939, Res Gestae, 2020, pp. 338-339

 
 Ritengo, infine,   opportuno soffermarmi su alcune  risultanze politiche collaterali determinate dalla  disertazione di dottorato di ricerca di Pechar quando essa, uscendo da un ambito strettamente universitario, fu, , senza alcuna variante, pubblicata con il nuovo titolo, Il caso Berneri. Antifascisti  italiani nella Spagna  rivoluzionaria (1936-1937), nel 2017,  dall’ANPPIA e  presentata, con ampia risonanza, in varie sedi politico-culturali . Cito dalla sinossi contenuta nell’annuncio dell’ ANPPIA della pubblicazione del libro (cfr. brano).

Brano da commentare:  “Tra il 1936 e il 1937, la fase iniziale della guerra civile spagnola fa da sfondo ad una serie di avvenimenti che vedono coinvolti alcuni tra i più autorevoli esponenti dell’antifascismo italiano in esilio . Mentre a Barcellona Camillo Berneri e Carlo Rosselli istituiscono la “Sezione italiana” della colonna anarcosindacalista “Ascaso” e partono volontari per il fronte di Aragona, a Madrid il misterioso trafficante italo-ungherese Baldassarre Londero riceve dal ministro degli Interni del governo repubblicano Ángel Galarza l’incarico di trasportare una partita di lingotti e gioielli al di là della frontiera francese. Giunto in prossimità della meta, l’incauto corriere viene tuttavia ucciso e derubato di tutte le ricchezze, che svaniscono letteralmente nel nulla. Il sospetto di essere il mandante dell’omicidio ricade immediatamente sull’anarchico toscano Gino Bibbi, socio in affari di Londero e amico di vecchia data di Berneri, che diviene così il bersaglio fisso delle ire di Galarza, determinato a recuperare ad ogni costo il prezioso carico. Inizia allora tra l’entourage del libertario lombardo e gli apparati al servizio del ministro socialista una lotta senza esclusione di colpi che culmina nei celebri “fatti di maggio” di Barcellona, al termine dei quali i corpi di Berneri e del suo amico Francesco Barbieri vengono ritrovati privi di vita nelle strade del capoluogo catalano….

Bibliografia:  ANPIA pubblicazioni in https://anppia.it/prodotto/il-caso-berneri/.  Cfr anche la quarta di copertina (se ho capito bene che cosa significa) del libro di  Saverio Werther Pechar,  Il caso Berneri. Antifascisti italiani nella Spagna rivoluzionaria(1936-1937),Edizioni ANPPIA, Roma 2017

  L' “entourage del libertario lombardo” coinvolto in questa vicenda, a cui allude la sinossi, era, da quanto risulta dal libro di Pechar,  composto da un numero assai ristretto di persone occasionalmente unite per svolgere una missione di sabotaggio contro le navi franchiste ed alleate ancorate in Marocco. (cfr.  UMBERTO TOMMASINI infra post: ANARCHICI/E VOLONTARI/E  ITALIANI/E  IN SPAGNA ...)   Tre erano anarchici:  Gino Bibbi l’unico ad avere frequentato Lodero,  Umberto Tommasini e Giovanni Fontana, assolutamente estranei al Caso Londero. , secondo anche quanto riferisce Pechar.   (vedi sopra)  Vi era poi il repubblicano  Giobbe Giopp, personaggio alquanto controverso, ma oggi sostanzialmente riabilitato dall'accusa di essere un provocatore al servizio dei Fascisti ( cfr. Mimmo Franzinelli, I tentacoli dell' OVRA , op. cit. pp. 210 ss e p. 406 n.106 ).  E infine il sedicente socialista Alfredo Cimadori , in realtà una spia fascista , i cui rapporti ai suoi superiori costituiscono la principale fonte d’informazione, di cui si è servito S. W. Pechar. Per quanto riguarda, poi,  la presunta “lotta senza esclusione di colpi” tra questo “entourage” e gli apparati  al servizio di Galarza come conseguenza del cosiddetto “ affare Londero”,  a cui allude la sinossi, essa se vi è stata, cosa di cui personalmente  dubito,  non deve essere, ed è bene precisarlo,  confusa con i “fatti di maggio”, dove la componente controrivoluzionaria  dello schieramento antifranchista (cioè quasi tutte le forze repubblicane moderate al governo su pressione degli stalinisti ( P.S.U.C.) e dei separatisti catalani ( ESTAT CATALA')   si scontrò contro quella  rivoluzionaria  ( il proletariato barcellonese con l’appoggio della maggior parte degli anarchici e del POUM) e  a cui, per quanto mi risulta, nessuno dei cinque membri del gruppo  gravitante, per diverse motivazioni, intorno  a Berneri, partecipò.

 E', inoltre, da notare che, nonostante l'ingannevole sottotitolo  " Il caso Berneri. Antifascisti italiani nella Spagna rivoluzionaria (1936-1937) ",  molto poco o nulla emerge dal libro di Pechar  sull' importante contributo del volontariato italiano  contro il  "fascismo internazionale" in Spagna . Anche l'accenno, nella sinossi, alla costituzione su iniziativa di Camillo Berneri e di Carlo Rosselli della  Sezione italiana della Colonna  "Francisco Ascaso", milizia della Confederacion Nacional del Trabajo (CNT)   nell' agosto del 1936, mi sembra meritare qualche considerazione in più. I 382 anarchici, insieme a 52 che si definirono genericamente antifascisti 89 comunisti (dissidenti), 49 giellisti, i 4 della LIDU, 18 repubblicani, 40 socialisti, , 1 sindacalista, 3 trotskisti  ( cfr. Enrico Acciai, Antifascismo, volontariato, e guerra civile in Spagna. La sezione della Colonna Ascaso, Edizioni Unicopli, 2016 p. 67-68,) , oltre ad rappresentare, nei primi mesi, il gruppo più ampio dello schieramento antifascista italiano, con la sola eccezione degli stalinisti,   furono i primi ad accorrere in soccorso della rivoluzione spagnola e in numerosi casi a morire per essa. (cfr. post : ANARCHICI/E VOLONTARI IN SPAGNA (1) e (2) ). 

 La promozione del libro da parte dell'ANPPIA  non cessò e ancora due anni dopo la sua pubblicazione, il libro di Pechar fu ripresentato a Roma il 18 febbraio 2019  nella " Biblioteca Rugantino" (Municipio VI) dall'autore e da Amedeo Napoleoni come relatore e a cui fece seguito il 26 febbraio 2019 una presentazione-bis nella prestigiosa "Casa della Memoria e della Storia" presenti Pechar e lo storico Mauro Canali.

Sul libro, Il caso Berneri...  di  Saverio Werther Pechar, oltre all' introduzione del presidente  dell’ANPPIA, Mario Tempesta ( cfr. brano n. 1) sono, inoltre,  particolarmente significative  le recensioni   di  Enrico Acciai,  (cfr. brano n. 2), di Marco Puppini (cfr. brano. 3) ,  di Claudio Venza (cfr. brano n. 4) e di una lunga nota di Augusto Cantaluppi sulle possibili motivazioni dell'uccisione di Berneri nel suo libro " La ringhera  in Spagna..." (cfr. brano n. 5)

Brani da commentare: 1) “ Nell’ 80° anniversario della Guerra  Civile in Spagna, l’ANPPIA Nazionale ha deciso di pubblicare la tesi per il  Dottorato di Ricerca in Storia e Filologia di Saverio Werther Pechar .  [ nota mia : Non capisco perchè se si voleva commemorare l' ottantesimo anniversario  della Guerra Civile di Spagna non si è scelto  il 2016 ( essendo il 1936 la data del suo inizio) o, volendo , il 2019 ( essendo  il 1939, la data della sua fine) .  Il 2017  per me, anarchico e libertario, rappresenta, invece,  l’ 80 anniversario dell’assassinio di Camillo Berneri e di Francesco Barbieri durante i giorni della resistenza del proletariato barcellonese all’assalto controrivoluzionario degli stalinisti alla Centrale Telefonica  ] […]  la tesi di Pechar segue un filo rosso che sembra legare la morte violenta  del controverso  antifascista Baldassare Londero all’altrettanto tragica scomparsa dell’intellettuale anarchico Camillo Berneri e del suo amico Francesco Barbieri, dipanandosi come una  traccia invisibile tra gli avvenimenti dell’autunno 1936 e  quelli della successiva primavera ; di conseguenza all’autore è stato possibile reperire gli elementi indispensabili alla formulazione di una teoria organica che risulti in grado di spiegare quanto è accaduto, contribuendo a chiarire un mistero che si trascina da molti anni. e che presenta ancora molti elementi suscettibili di approfondimento, quali ad esempio i legami tra apparati fascisti e franchisti ed il movimento separatista catalano e soprattutto le inquietanti macchinazioni del Servizio Informazioni  Militare italiano, incaricato dell’eliminazione di noti oppositori del Regime .”( Introduzione di Mario Tempesta a “Il caso Berneri”  ;  2) “…In estrema sintesi l’a. [ nota mia: riferimento all'autore del libro, Saverio Werther Pechar] sostiene che Berneri sarebbe stato vittima di una sorta di regolamento di conti all’interno del campo repubblicano spagnolo […] Sorprendentemente, e nonostante l’a. non sia in grado di presentare la prova definitiva, la pista dell’omicidio politico di matrice comunista sembra obbiettivamente raffreddarsi. […] Al contempo si è però colti dall’impressione che lo stesso a. rimanga spesso quasi schiacciato tanto dalle fonti quanto dalle vicende che vuole ricostruire. …”( Enrico Acciai recensione  a Il caso Berneri…) ;  3) “In sostanza non c’è, ma, forse, non poteva esserci,  in questo libro la prova provata delle responsabilità di Galarza e dei suoi uomini nella morte di Berneri. Ma la prova della responsabilità dei funzionari  comunisti per ragioni politico – ideologiche si regge su prove ancora più deboli […] Prendere in esame anche altre ipotesi oltre a quella dell’uccisione da parte comunista mi sembra legittimo. Nel caso di quella presentata da Pechar, Berneri, trovatosi coinvolto in un secondo momento nell’intricato ginepraio sopra descritto, sarebbe infine restato vittima dello stesso più che di una “purga staliniana. […]  Il caso pertanto continuerà a stimolare discussioni. Questo rende ancora più interessante la lettura del lavoro di Pechar, che   esamina  il  profondo conflitto tra ambienti ministeriali spagnoli, organizzazioni anarchiche e indipendentismo filofascista catalano, con tutti gli attori in campo che cercavano di seguire propri obiettivi, sia politici che personali, molto lontani da logiche unitarie …”.  ”( Marco Puppini,  Le tre morti di un anarchico italiano…..)  ;”  [ nota mia: è da considerarsi una svista del recensore il non avere menzionato tra questi “attori” gli stalinisti oppure li considera davvero come unici difensori della logica unitaria accollandosi l'onere di eliminare tutti i dissidenti ?] ;   4) "...… Saverio Pechar sembra sviluppare, presentando una quarta versione del “caso Berneri”, quanto già affermato da Roberto Gremmo […] In questa narrazione, l’Autore [ nota mia: Saverio Werther Pechar] si impegna a superare la classica tesi della responsabilità staliniana nell’omicidio di Berneri e del suo sodale Francesco  Barbieri. Egli cerca  perciò di ridurre il peso di un articolo di quasi ammissione, scritto da Giuseppe Di Vittorio, dirigente comunista nel foglio “ La voce degli italiani”, stampato a Parigi […] Lo stesso Pechar afferma onestamente che la strada per giungere alla definitiva soluzione dell’intricato “affare Berneri” è lunga e ardua. […]  Il laborioso filo d’Arianna, che ha accompagnato  nella lettura di queste pagine (tra le quali quelle dedicato al vero e proprio “caso Berneri” sono poco più di una ventina ) sembra infine condurre fuori dal labirinto senza fornire alla fine una spiegazione effettivamente conclusiva”; ( Claudio Venza, Una versione dell’uccisione a Barcellona ……) ; 5) "" Circa le motivazioni che possono avere originato questo crimine, le versioni che appaiono credibili all'autore di queste pagine sono sostanzialmente le seguenti, basandosi sulla logica del cui prodest cioè a chi giova. La tesi da sempre sostenuta dagli anarchici circa la responsabilità degli stalinisti è una affermazione assai discutibile, poiché viene ucciso l'esponente di punta più unitario dei libertari italiani e il fatto è assai divisivo in quel momento del fronte antifranchista [nota mia: è evidente che l'autore, basandosi su un noto e facilmente confutabile giudizio espresso da Palmiro Togliatti  su Berneri, non tiene in alcun conto, tra l'altro, della difesa di  Camillo Berneri del POUM, (vedi sopra) che gli stalinisti volevano , incuranti, di una vera unità antifascista, sopprimere].   Infatti la polemica con gli stalinisti appare alquanto stantia ai giorni nostri, anche perché una tale qualifica politica non ha più ragione di essere. Su questa scia sono poi emerse aberrazioni, che hanno addirittura indicato in italiani i mandanti e gli autori di quel misfatto senza prove e solo per ragioni di vendite di prodotto librario, che tiene più conto del successo editoriale che dell'onestà intellettuale di chi scrive . [nota mia: peccato che Cantaluppi non se la sia sentita di fare il nome di questi presunti mandanti e autori. Io non ne so niente e mi avrebbe interessato]  Molto più fondata  appare la tesi che l'assassinio specialmente di Berneri, sia stato realizzato per conto del regime fascista, sfruttando elementi catalani della quinta colonna, indipendentisti oltranzisti di Estat Català e aderenti al P.S.U.C., fortemente ostili agli anarchici. Il delitto conviene al fascismo, poiché introduce motivi di divisione sia nell' unità antifranchista sia tra  il governo di Valencia e della Catalogna. - Un'altra tesi è quella , che è stata studiata e documentata da un giovane storico, il cui lavoro è riportato nelle fonti. [nota mia: oltre a Il caso Berneri .... di Saverio Werther Pechar , Cantaluppi cita anche tra le fonti:  R. Gremmo, Bombe, soldi e anarchia...] Essa fornisce una serie di documentazioni, derivate da ricerche in vari archivi internazionali, sulla base delle quali la vicenda, che riguarda il duplice assassinio, pare dare una risposta convincente alla tesi seguente che esclude qualsiasi coinvolgimento comunista. Il ministro degli interni del governo Caballero, Angel Galarza Gago, nel mese di agosto del 1936 si fa promotore di un'esportazione di capitali, in denaro, gioielli e quadri di valore, in Francia, non conosciuta e non autorizzata dal governo, servendosi dell'italiano Baldassare Londero. Il trasferimento all'estero di questo "tesoro" riesce solo in parte, Londero viene intercettato ed ucciso al confine con la Francia. I valori che trasportava sono divisi tra anarchici ed esponenti politici autonomisti catalani. A Bibbi vengono affidati 500 mila franchi francesi che lui ritiene di utilizzare per iniziative militari anarchiche. A questo fine il Bibbi coinvolge nella sua attuazione anche Berneri e Barbieri, che vengono a conoscenza dei maneggi del Galarza, il quale, se scoperto, rischia la fucilazione, e che è particolarmente risentito dalla perdita dei beni che Londero trasportava in Francia. Agli ordini del ministro spagnolo vi è un reparto speciale di Valencia comandato da un uomo di sua assoluta fiducia, Justiniano Garcia, il quale, se questa versione fosse quella vera, potrebbe essere il comandante dei sequestratori e degli assassini, che si qualifica con la targhetta portante  il n. 1109. Non c'è dubbio che la logica della morte dei testimoni fornisca tranquillità al Galarza". [nota mia: ma, allora,  perché, pur avendo avuto più volte l'occasione di sbarazzarsene, fu lasciato in vita il Bibbi , che, secondo i rapporti fiduciari degli agenti fascisti, Cimadori e  Cremonini, era il principale  testimone dei presunti malaffari del ministro Galarza e l'unico ad essere direttamente coinvolto nell' "affare Londero ".   ] ( Augusto Cantaluppi, "La ringhera" in Spagna...)

 Bibliografia: Primo brano: Introduzione di Mario Tempesta, Saverio Werther Pechar, Il caso Berneri.Antifascisti italiani nella Spagna rivoluzionaria pubblicato dalle edizioni ANPPIA 2017 p. 11 e 13 , Secondo brano  : Enrico Acciai, in   Il mestiere di storico, XI / 1, 2019 p. 233;  Terzo e quarto brano: Marco Puppini, Le tre morti di un anarchico italiano , Claudio Venza, Una versione dell'uccisione a Barcelona nel maggio 1937 di Camillo Berneri, leader anarchico,  in Spagna contemporanea . semestrale di storia, cultura e istituzioni , n. 57 a. XXIX, 2020 pp. 218-223 e pp. 223-228; Quinto brano in Augusto Cantaluppi, La “ringhera” in Spagna. Antifascisti milanesi nella guerra civile spagnola (1936-1939),  Pgreco editore,  2020 , p. 36 nota n. 2.   Per quanto riguarda il giudizio di Togliatti (Roderigo) cfr. Intervento nella rubrica A ciascuno il suo in Rinascita, a. VII, n. 3, marzo 1950, p. 129 e per una sua ampia confutazione , mi sembra ancora sostanzialmente valido quanto osservavano Pier Carlo Masini e Alberto Sorti in Scritti scelti di Camillo Berneri, Pietrogrado 1917 Barcellona 1937, Sugar 1964 pp. 239-254. Cr. anche i recenti aggiornamenti della denuncia politica di Masini sull'assassinio di Berneri in   Stefano D'Errico, Anarchismo e politica nel problemismo e nella critica all'anarchismo del ventesimo secolo. Il "programma minimo" dei libertari del terzo millennio. Rilettura antologica e biografica di Camillo Berneri, Mimesis, 2007 pp. 610-612

Ad eccezione di Claudio Venza, gli altri recensori, mi sembrano, quindi, tutti d'accordo, in modo più o meno sfumato, ad escludere le responsabilità staliniste  dell' assassinio di Berneri e Barbieri sulla base dei rapporti forniti dai fiduciari fascisti ( in particolare da Alfredo Cimadori, da cui dipende, in gran parte, secondo Pechar, la relazione di Celestino Alvarez ( Agente "C") tramite la mediazione di Castañer, agente di polizia della Generalidad de Catalunya (sp. Cataluña), , affiliato a Estat Catalá e in  contatto  con agenti fascisti spagnoli e italiani. (cfr.  brano) 

 Brano da commentare: "…ma come poteva Alvarez (e prima di lui, Castañer) essere al corrente di tutti i particolari della vicenda […] Da un’attenta analisi della sua relazione risulta evidente come la fonte di tutti i dati ivi contenuti non possa che essere costituita dallo stesso Cimadori […] di conseguenza, appare più che verosimile l’eventualità che nel corso del 1937 si siano verificati dei contatti, evolutisi in un vero e proprio scambio di informazioni, tra il confidente di Negrín [nota mia: Celestino Alvarez] e quello di Mussolini [nota mia: Alfredo Cimadori] , con la possibile intermediazione dell’abile doppiogiochista annidato nelle file della polizia catalana [nota mia: Castañer] ( Saverio Werher Pechar, Il caso Berneri…)

Bibliografia: Saverio Werther Pechar, L’antifascismo italiano nella guerra di Spagna. Nuove prospettive di ricerca presso  l’  IRIS Università degli Studi di Messina, tesi di dottorato di ricerca p. 295 e sulle "svariate similitudini" tra la  relazione di Celestino Alvarez con quella dell 'anonimo estensore"  presente sia negli archivi CNT ad Amsterdam  che nel fondo Araquistaín  cfr. p. 292 .  Cfr. Questo brano lo si può leggere ora in  Saverio Werther Pechar, Il caso Berneri.  Antifascisti italiani nella Spagna rivoluzionaria (1936-1937), Edizioni ANPPIA, 2017, p. 242 e p. 236 e per quanto riguarda il doppiogiochista Castañer, pp. 237. 238, 239 . Sulla attività spionistica di Castañer cfr. anche José Peirats, La CNT nella rivoluzione spagnola, la più completa e documentata storia dell'anarcosindacalismo iberico, volume secondo le collettivizzazioni, la militarizzazione la rivoluzione in marcia, edizioni antistato, 1977 p. 372, ove , tra l'altro si accenna a un incontro tra Castañer e  il leader del partito comunista catalano , Comorera. Si veda, inoltre qui di seguito esaminando un altro scritto di Pechar  che il ruolo da lui assegnato  a Castañer nell'assassinio di Berneri e Barbieri è ben più risolutivo di quello di semplice informatore.

   Le sorprese  non sono finite.   Nel 2018 appare l’articolo di Saverio Werther Pechar, Il caso Bonomini. Gli omicidi Matteotti, Rosselli e Berneri e i legami tra fascismo... ove si afferma, contrariamente alla tesi sostenuta nel libro, Il caso Berneri...  , che i mandanti dell’assassinio di Berneri e Barbieri fossero da rintracciare all’interno dell’indipendentismo profranchista catalano e della polizia politica fascista italiana . Sui possibili moventi alla base dell'assassinio di Camillo Berneri e Francesco Barbieri, Pechar avanza due ipotesi. (cfr.brano) 

Brano da commentare: “ A questo punto si ritiene necessario prendere in considerazione due diverse eventualità: la prima è che l’uccisione di Berneri e Barbieri abbia corrisposto al deliberato proposito di sbarrazzarsi di due antifascisti tra i più combattivi , la seconda è che essa debba,  invece, essere ritenuta una sorta di “danno collaterale” all’interno di un’azione offensiva che aveva l’ obiettivo di colpire Bonomini [nota mia: ed è questa seconda "eventualità" a dare all'articolo il titolo " Il caso Bonomini. Gli omicidi Matteotti".... . Sul presunto coinvolgimento di Ernesto Bonomini nell'assassinio di Matteotti, di Berneri e Barbieri e quello dei fratelli Rosselli, che non tratterò in questa sede, dove l' oggetto in questione è il libro "Il caso Berneri...", mi sembra, comunque, interessante il  commento , in questo post, di Luc Nemmeth, docteur de Histoire Contemporaine, che non conosco di persona."]. Nel primo caso sarebbe doveroso chiedersi innanzitutto se il regime potesse  effettivamente nutrire qualche interesse per l’eliminazione fisica dei due connazionali ; la risposta a questa domanda non può che essere affermativa, chiamando in causa non la loro astratta qualifica di oppositori, comune a migliaia e migliaia di esiliati, bensì proprio  le loro attività pratiche attraverso le quali essi conducevano una lotta senza   quartiere al fascismo: in quel periodo Berneri era infatti assorbito dal progetto di rendere di pubblico dominio le ambizioni coloniali italiane in Spagna, nonché in prospettiva in tutto il Mediterraneo Occidentale, progetto del quale il volume della conquista delle Baleari doveva probabilmente costituire solo il primo capitolo. […] Potenzialmente ancor più pericolosi dovevano apparire agli occhi del Duce i propositi di Barbieri  [nota mia: in quel periodo Bonomini era un suo coadiutore all’ interno del Dipartimento di Investigazione della CNT] ”che stava approntando assieme  al fuoriuscito piemontese Carlo Negri una flottiglia di imbarcazioni ultrarapide e armate di siluri destinate a compiere incursioni contro la  Regia marina dapprima nelle acque dell’isola di Mallorca ed in seguito nella stessa costa italiana. ...”  (  Saverio Werther Pechar, Il caso Bonomini…..)

Bibliografia: Saverio Werther Pechar, Il caso Bonomini. Gli omicidi Matteotti, Rosselli e Berneri e i legami tra fascismo, franchismo e nazionalismo catalano , in nuova Storia Contemporanea-bimestrale di studi storici e politici sull’età contemporanea, 2018  pp. 27-28-29

  Come esecutore del duplice omicidio viene indicato il doppio-giochista Castañer, agente di polizia della Generalitat, con la complicita della spia fascista  infiltrata tra gli anarchici, Alfredo Cimadori .  (cfr. brano)
Brano da commentare: “Nulla vieta a questo punto di prendere in considerazione la possibilità che il capo del drappello omicida, un agente in borghese che esibiva un distintivo di riconoscimento contrassegnato dal numero 1109, si identificasse proprio nel già menzionato Castañer, il quale aveva tutte le carte in regola per muoversi con estrema disinvoltura in un contesto come quello che faceva da sfondo alle convulse giornate che caratterizzarono il maggio barcellonese: all’appartenenza al corpo di polizia della Generalidad egli affiancava difatti come si è visto un’affiliazione ad  Estat Catalá condita dall'assidua frequentazione di personaggi ormai noti quali Dencas, Casanovas e Comorera,  senza che ciò entrasse minimamente in contrasto con la sua condizione di confidente degli apparati che facevano capo al “generalissimo”  [nota mia: Franco]. Lo stesso individuo provvide inoltre proprio dal Capoluogo catalano a trasmettere successivamente a Celestino Alvarez (fiduciario di Juan Negrin a Parigi) un dettagliatissimo rapporto nel quale si asseriva categoricamente che l'ordine di eliminare i due anarchici italiani fosse in realtà stato impartito dal ministro degli interni spagnolo, il socialista Angel Galarza, come atto conclusivo di un oscuro  affaire di contrabbando di valuta e gioielli che vedeva implicati lo stesso Berneri, il suo amico Gino Bibbi ed il misterioso faccendiere italo-ungherese Baldassare Londero; tenendo conto del fatto che identiche accuse vennero formulate all'indirizzo dell'autorevole esponente del PSOE anche da parte del già citato informatore della POLPOL Alfredo Cimadori e che quest'ultimo risultava come si ricorderà essere in relazione con Castañer, non appare irragionevole ipotizzare che l’agente di Mussolini ( Alfredo Cimadori) e quello di Franco  possano aver concordato di fornire su quanto accaduto una versione di comodo tesa a sviare l’attenzione dal legame esistente tra l’azione delittuosa commessa a Barcellona e gli inconfessabili retroscena degli accordi clandestini stipulati in Francia tra fascismo, franchismo e nazionalismo catalano (nonché, ovviamente, dal  loro stesso coinvolgimento in tali  trame), convogliando invece artatamente tutti i sospetti in direzione del controverso titolare del dicastero allora denominato de Gobernación. (Galarza)” ben consci di come i fortissimi motivi di contrasto emersi tra quest’ultimo e l’ entourage del libertario lodigiano (motivi di cui essi erano perfettamente al corrente, avendo entrambi svolto in forme diverse un ruolo non secondario nella vicenda in oggetto) non avrebbero mancato di conferire una certa plausibilità al teorema”. ( Saverio Werther Pechar, Il caso Bonomini. Gli omicidi Matteotti, Rosselli e Berneri e i legami tra fascismo,…. )

Bibliografia: Saverio Werther Pechar, Il caso Bonomini. Gli omicidi Matteotti, Rosselli e Berneri e i legami tra fascismo, franchismo e nazionalismo catalano , in nuova Storia Contemporanea-bimestrale di studi storici e politici sull’età contemporanea, 2018 p.31-32 e a pp. 18-19 nota n. 52   vi  è un esplicito  richiamo di Pechar alla tesi di dottorato, L’antifascismo italiano nella guerra di Spagna..., opera, allora, ancora non pubblicata, senza però spiegare le ragioni del suo mutamento di opinione sulla morte di Berneri e di Barbieri.

Questa  versione pur aggiungendo degli elementi nuovi, tra cui l’individuazione dell’assassino di Berneri e di Barbieri nel doppiogiochista  Castañer, si riallaccia, a mio parere, in qualche modo, alla versione ufficiale della CNT , citata da Bolloten (vedi sopra) secondo cui  Berneri e Barbieri furono  uccisi da elementi pro-franchisti di “Estat Catalá “ con la collaborazione di agenti italiani dell’OVRA . E in tale contesto, se ho capito bene, l'"affare Londero" ovverossia il "teorema Galarza" si riduce ad essere un semplice depistaggio per allontanare i sospetti dai veri mandanti ed esecutori del duplice delitto.

   Considerazioni finali personali: Non appare irragionevole ipotizzare che Saverio Werther Pechar, pur di escludere, una volta per tutte e ad uso delle  giovani generazioni ,   i comunisti stalinisti dal fondato e diffuso sospetto di avere assassinato, durante il "Majo Sangriento"a Barcellona  nel 1937, Camillo Berneri  e  Francesco  (Chico) Barbieri, abbia ritenuto più conveniente  “peccare per eccesso piuttosto che per difetto “ proponendo, come alternativa, a brevissima distanza di tempo, non una , ma ben due tesi, ,  in netto contrasto tra loro, su quel duplice delitto. Delle sue  due ipotesi proposte  ebbe, come si è visto, maggiore diffusione la tesi di dottorato, poi pubblicata dall’ANPPIA, che ricorrendo all' uso dei rapporti fiduciari fascisti si proponeva , oltre a scagionare gli stalinisti dall'uccisione dei due anarchici,  di screditare i volontari  anarchici italiani. A questo proposito mi sembra significativo, per esempio,  il modo tendenzioso con cui nel libro vengono descritti il noto anarchico , GINO BIBBI e il carismatico combattente anarco-sindacalista e antifascista , ERNESTO DANIO .  ( cfr. infra post : LA COLUMNA DE HIERRO, JOSE' PELLICER,  GINO BIBBI. .....) Se per il momento questo post non appare, per leggerlo si può  andare  sul post CIPRIANO MERA SANZ (cretastorie) e cliccare in  fondo a sinistra su post più vecchio )  e UMBERTO TOMMASINI, accusato, senza neanche il solito ricorso ai rapporti fiduciari fascisti, di mentire riguardo "l'affare Londero", durante il suo "soggiorno"[ nota mia: è con questo termine che è definita   da Pechar, la detenzione con torture annesse di Tommasini  a Santa Ursula ] nella "cheka" stalinista.  (cfr. infra post: (2) ANARCHICI VOLONTARI ITALIANI IN SPAGNA) .

E' , infine, da notare come in nessuna  delle recensioni sul Caso Berneri..., pubblicate tra il 2019 e il 2020, vi è il benché minimo riferimento all’ articolo di Pechar Il caso Bonomini Gli omicidi Matteotti, Rosselli e Berneri.., , d' altronde  lo stesso Pechar in un suo articolo più recente Le relazioni tra antifascisti italiani e spagnoli nel periodo 1923-1939, in Cantieri di Storia X -18-20 settembre 2019  in https://www.sissco.it/wp-content/uploads/2019/07/pechar-panel.pdf  cita  il libro Il caso Berneri. ..., ma non l’articolo, Il caso Bonomini. … op. cit.

  Una  versione ancora diversa da quelle, sinora,  citate,  della morte di Camillo Berneri si trova  nel  libro di Lorenzo Pezzica, Anarchiche. Donne ribelli del Novecento. (cfr. brano)
Brano da commentare: « Per le strade di Barcellona si continua a sparare quando, il 5 maggio 1937, giunge dall’Italia la notizia della morte in un carcere fascista di Antonio Gramsci. Camillo Berneri esce e si dirige a Radio Barcellona dove commemora la morte di Gramsci. All’uscita dalla radio si incammina per la Piazza della Generalitat, lì dei comunisti lo chiamano a gran voce, prima che abbia il tempo di voltarsi aprono il fuoco con dei mitragliatori e lo lasciano, cadavere al suolo»  (  Lorenzo Pezzica, La vita altrove. Donne anarchiche tra le due guerre mondiali , 2018)
Bibliografia : Lorenzo Pezzica, Maria Luisa Berneri in Anarchiche, Donne ribelli del Novecento, Shake edizioni, 2013, p. 178 e nota n. 13 p. 210 Più recentemente questa versione è riproposta con le stesse parole in  Lorenzo Pezzica, La vita altrove. Donne anarchiche tra le due guerre mondiali , in Le donne nel movimento anarchico italiano a cura di Elena Bignami , Mimesis/Eterotopie 2018 pp. 79-80 n. 4 .  Per questa versione della morte di Berneri, cfr. anche  ELIO CANEVASCINI infra post: ANARCHICI VOLONTARI SVIZZERI)
 
E' stata ritrovata, recentemente,  una foto dei funerali di  Berneri, Barbieri e di altri italiani uccisi dagli stalinisti (cfr. LE GIORNATE DI MAGGIO 1937...) scattata da KATI HORNA ( cfr.  infra  post: MUJERES LIBRES 2)  Questa “foto” storica , commentata da Claudio Venza , è stata pubblicata su A rivista anarchica n. 438 . Ne cito per le solite ragioni di spazio solo alcuni passi. (cfr. brano).

Brano da commentare: “Ottantadue anni dopo, è saltata fuori una foto scattata nel maggio 1937 a Barcellona. La prima dei funerali di due noti anarchici, assassinati dai comunisti nelle tragiche “giornate di maggio”.  L'ha pubblicata, il 22 agosto scorso, il quotidiano spagnolo El Pais, che riferisce del ritrovamento ad Amsterdam di centinaia di foto scattate da Kati Horna ad opera della storica dell'arte Almudena Rubio. [..] Gli anarchici Francesco Barbieri e Camillo Berneri – i cui funerali appaiono nella foto qui riportata – furono uccisi la notte del 5 maggio 1937 nella Barcellona lacerata dall'attacco stalinista e catalanista alla sede della Compagnia Telefonica. L'edificio era stato conquistato dalla CNT-FAI, il sindacato e l'organizzazione specifica strettamente unite a partire dal 19 luglio 1936, giorno della risposta popolare e libertaria al golpe dei militari reazionari. Berneri era accorso subito a Barcellona e aveva avuto un ruolo rilevante nella fondazione della sezione italiana della colonna Ascaso ( a cui partecipavano anche militanti di altre tendenze, come Carlo Rossellli, sostenitori dell'antifascismo d'azione). Nell'ottobre del 1936, Berneri aveva fondato “Guerra di Classe”, giornale basato sulla convinzione che “guerra civile e rivoluzione sociale sono due aspetti di una realtà unica”. Berneri era quindi un cruciale punto di riferimento per il movimento italiano prima sul fronte aragonese e poi in Catalogna. Il giornale esprimeva critiche esplicite alla volontà egemonica dell'URSS e dei suoi seguaci in Spagna. Ad ogni modo ai primi di maggio Berneri ricordava Antonio Gramsci , da poco deceduto, a Radio Barcellona.  E due giorni dopo era vittima della repressione stalinista con Francesco Barbieri, un compagno molto attivo sul terreno dell'azione. Il comunista Giuseppe Di Vittorio rivendicò il duplice assassinio come legittima difesa da parte della “rivoluzione democratica”. “ ( Claudio Venza, Spagna ’36. Una foto storica…)

Bibliografia: Claudio Venza, Spagna ‘36/Una foto storica in  A rivista anarchica  n. 438, novembre 2019 p. 15

 
   
EMMA GOLDMAN e CAMILLO BERNERI 
Tra i numerosi riconoscimenti postumi delle notevoli qualità umane ed intellettuali  di Camillo Berneri mi limito, qui, a ricordare quanto affermò su di lui,  Emma Goldman nella sua prefazione  all’antologia , di Camillo Berneri , Pensieri e battaglie (1938) e mi soffermerò in particolare sull’arco di tempo , in cui essi  si frequentarono a Barcellona durante la rivoluzione sociale spagnola. (cfr. brano) 
Brano da commentare: “ Camillo Berneri, sublime idealista cantore della rivolta, amante dell’umanità, è stato vilmente assassinato a Barcellona , il 5 maggio 1937. A causa della sua opposizione  alle insidiose  azioni dei sicari di Stalin in Spagna, egli aveva provocato le ire del Torquemada sovietico, egli doveva morire. [... ]  Io avevo sentito parlare molto del Professore Berneri, della sua bella personalità e del suo dolce carattere, prima di incontrarlo a Parigi. L’incontro fu molto breve; non potemmo scambiare che qualche parola. Fu sufficiente, tuttavia, per farmi un’idea precisa dell’uomo e delle sue idee. Sono stata particolarmente colpita dalla delicatezza del suo viso e lo “charme” dei suoi modi . Noi ci eravamo ripromessi di rivederci presto quando avessimo realmente il tempo di fare conoscenza. Noi eravamo entrambi lontani dall’immaginare che ci saremmo rincontrati così presto in Spagna e che noi avremmo diviso il nostro appassionato desiderio di aiutare i nostri compagni spagnoli. Il compagno Berneri mi aveva preceduto a Barcellona di due mesi.[...]  La giornata più memorabile del mio cameratismo ( camaraderie) con Camillo è restata viva nel mio ricordo. Era il 7 novembre 1936 – il nono  anniversario della rivoluzione russa. Barcellona era vestita a festa. Grandi masse di operai marcivano nelle strade; la CNT-FAI e  i Giovani Libertari ne costituivano la parte più forte […] Ispirati dalla memoria della rivoluzione russa, dai coraggiosi operai, contadini, soldati e marinai che avevano da soli provocato gli eventi che avevano  rovesciato il mondo, i nostri compagni di Barcellona partecipavano gioiosamente ai festeggiamenti. Essi ignoravano completamente che la celebrazione della rivoluzione russa organizzata dai vassalli di Stalin non era che la parodia della rivoluzione. […] Camillo Berneri venne a trovarmi. Egli aveva portato una dichiarazione che aveva preparato trattando di numerose sconcertanti  questioni che si ponevano a noi tutti.  […] Al di sopra di tutto, la dichiarazione testimoniava la purezza che motivava le sue critiche ai compagni dirigenti della CNT-FAI. Essa brillava come un sole attraverso ogni riga. Quest’ ultima (cette dernière), e la nostra lunga  conversazione che ne seguì, mi avvicinò al nostro compagno, che io vedevo come uno dei grandi ispiratori nelle nostre  file e come uno dei più dotati di talento della sua generazione …”  ( Prefazione di  Emma Goldman a Pensieri e battaglie , 1938)
Bibliografia : Non essendo ancora riuscito a consultare l’antologia di Camillo Berneri, Pensieri e battaglie, a cura del Comitato Camillo Berneri, pubblicato a Parigi nel 1938, mi sono, pertanto, basato sulla  prefazione , in francese,  di Pensieri e battaglie di Emma Goldman riportata in  Internet/Google : https://racinesetbranches.wordpress.com/...a/camillo-berneri/  (traduzione italiana mia)
 

NOTA 1 :  Sulle insinuazioni infamanti sul ruolo svolto da Camillo Berneri  durante la rivoluzione sociale in Spagna, cfr.  in questo blog infra post “ GIOVANNA CALEFFI BERNERI)




2 commenti:

  1. Beh, se aveva delle obiezioni da muovermi, poteva farlo direttamente alla Libreria Anomalia, invece che a distanza, così ne avremmo parlato. Del resto non so proprio a quali calunnie possa riferirsi, dato che personalmente sono sempre stato un estimatore di Berneri, sia come intellettuale che come uomo d'azione che come investigatore. In ogni caso, dato che lo cita, può sempre chiedere al mio amico Antonio Orlando che cosa ne pensa del mio libro.
    Cordialmente,
    Saverio Werther Pechar

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  2. (dall’estero) Buongiorno. Temo di non mai capire come nel 2018 il Prof. Pechar sia riuscito a collocare in una rivista… scientifica 40 pp. (!) di mera diffamazione contro il compagno Bonomini ; e bastava ad identificarla quanto tale l’ingenuo titolo : "Il caso Bonomini. Gli omicidi Matteotti, Rosselli e Berneri e i legami tra fascismo, franchismo e nazionalismo catalano (1924-1939)".
    Non ci sarebbe nessun problema se da buon dottore ed appogiandosi su elementi nuovi, questo Professore fosse venuto a evidenziare i (benche già noti) legami tra : fascismo, franchismo e nazionalismo catalano. Pero il guai è che questi legami vengono qui evocati attraverso un... dubbioso "legame" (almeno diretto) tra questi tre casi assai diversi ; ed un secundo guai è che tutto questo non è che pretesto a diffamare il compagno Bonomini. Certo non ero ancora nato nel ‘24 e neanche nel ‘39, pero non lo era neanche il Pechar e pel resto e per quanto facendo da tempo ricerca su queste cose : non ho mai sentito dire che Bonomini fosse stato coinvolto nell’assassinio di Matteotti, nell’assassinio di Berneri, o quello dei Rosselli.
    Di più, se questa rivista… scientifica avesse verificato il contenuto, avrebbe capito di essere davanti ad un asino. Cosi, alla p. 28, il professore Pechar parla di Tosca Tantini quanto... "coinquilina dei due compagni nonché unica testimone oculare di quanto accaduto" : macché… "unica testimone oculare" ? E’ cosa saputa e risaputa che fu… Fosca Corsinovi, a rilevare il numero della targhetta metallica del poliziotto venuto ad arrestare Barbieri e Berneri.
    E basta con queste... riviste scientifiche

    L. Nemeth
    Docteur en Histoire contemporaine

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