FAMIGLIA BERNERI A PARIGI |
MAX SARTIN E CAMILLO BERNERI |
Infatti sulla rivista En Dehors fondata e diretta da EMILE ARMAND (1872-1962) [ cfr. post INDIVIDUALISMO ANARCHICO (1) ], Camillo Berneri scrisse nel 1931 il suo opuscolo, Il peccato originale, in cui i problemi relativi alle donne erano affrontati in maniera totalmente diversa dall' opuscolo La garçonne e la madre, scritto nel 1926 (cfr. post: CAMILLO BERNERI L'INFANZIA E LA FORMAZIONE INTELLETTUALE E POLITICA - post: LA RIVOLUZIONE SESSUALE (1) - post: PIERRE JOSEPH PROUDHON) e anche altri articoli . (cfr. brano)
BERNERI E GLI HUMBERT |
Importante fu anche il rapporto , che durante l’esilio , si realizzò tra Camillo Berneri e i neo-malthusiani Eugene e Jeanne Humbert (cfr. post LA RIVOLUZIONE SESSUALE …) (cfr. brano)
Brano da commentare: “ … Si veda anche l’articolo “sessuologia”, scritto da Eugène Humbert per l’ Encyclopedie anarchiste de Sébastien Faure, nel quale Humbert pretende di avere inventato questo neologismo con Eugéne Lericolas nel 1912. Consultare su questa questione, i lavori dell’anarchico italiano Camillo Berneri. Il saggio dattilografato inedito di 161 pagine che egli ha redatto con Jeanne Humbert: Tartuf contre Eros, o la Pudimania prendendo di mira (brimant) le arti, la scienza e le lettere (dossier 860). Il suo articolo su “ Magnus Hirschfeld et la lutte contre l’article 175” (articolo sulla legge tedesca contro l’omosessualità maschile), di cui il manoscritto così come quello di un altro articolo destinato a La Grande Reforme, L’Abyssinie et le surpeuplement italien, si trova nel dossier 368 ( articoli scritti nella clandestinità e firmati C.B.C.).
Bibliografia: Humbert Jeanne-
Archives (2) presentation de Francis Ronsin in https//
raforum.info/spip.php? article 3024&lang_fr. Io non sono a conoscenza di nessuno degli scritti di Berneri citati (traduzione italiana mia)
Si deve pertanto notare che proprio grazie al suo fruttuoso lavoro teorico in molteplici campi di studio, e , per molti aspetti, innovativo , Camillo Berneri conquistò, gradualmente, dentro gli ambienti anarchici italiani e stranieri, una sempre maggiore autorevolezza come mostra, per esempio, il suo contributo nel Convegno d’ Intesa degli anarchici emigrati in Europa, che costituirà poi uno dei presupposti per la formazione della Sezione Italiana della Colonna Ascaso al primo sorgere della rivoluzione sociale spagnola nel luglio del 1936, in cui confluirono anarchici, giellisti , repubblicani e altri. (cfr. brano).
CARLO ROSSELLI E CAMILLO BERNERI |
Camillo Berneri fu assassinato da sicari stalinisti la notte del cinque maggio 1937, insieme all’anarchico Francesco Barbieri, di cui fornisco alcune brevi notizie biografiche:
FRANCESCO BARBIERI (1895-1937), noto anche con il sopranome di "Chico il professore", volontario nelle truppe d’assalto durante la prima guerra mondiale , divenne anarchico nel 1921, ed emigrato nell’America del Sud era tenuto in gran conto tra i gruppi locali illegalisti per la sua perizia come artificiere. Imprigionato più volte, nel 1936 si recò in Spagna a combattere nella colonna italiana , dove divenne un grande amico di Berneri. Durante le tragiche giornate di maggio del 1937 a Barcellona Berneri e Barbieri furono arrestati da alcuni agenti stalinisti nell’appartamento al primo piano della Plaza del Angel 2 dove abitavano insieme a TOSCA TANTINI e a FOSCA CORSINOVI ( cfr. post : (2) ANARCHICI/ANARCHICHE VOLONTARI /E IN SPAGNA)
Brano da commentare: “” Il gruppetto entra:
l’atrio è affollato di gente, sono
uomini e donne in lacrime che cercano notizie dei loro parenti dalle liste dei
cadaveri o dalle fotografie dei non identificati. Un usciere introduce Canzi
egli altri nella stanza adibita ad obitorio: ci sono almeno quattrocento
loculi. Si comincia a tirar giù i corpi per il riconoscimento. A un tratto
Fosca emette un gemito e sviene: ha riconosciuto i calzini di Camillo, perché
li aveva rammendati lei stessa, poco più in là c’è il cadavere di Barbieri”. (
Virginio Gozzoli, in Guerra di classe del 25 maggio 1937)
Bibliografia : Antonio Orlando , Angelo Pagliaro, Chico il
professore. Vita e morte di Francesco Barbieri, l’anarchico dei due
mondi, Zero in condotta , La Fiaccola 2013 , p. 223
Sull’assassinio di Berneri e di Barbieri e su chi l'ha voluto sussistono, secondo Burnet Bolloten, “ tre versioni plausibili”. (cfr. brano)
Brano da commentare: “… All’epoca , la maggior parte delle fonti vicine agli anarco-sindacalisti attribuirono gli assassinii ai comunisti. Allora era noto che Berneri non aveva mai cessato di suscitare la loro ostilità con le sue critiche alla politica comunista in Spagna. […] Tenuto conto del conflitto che opponeva da lunga data Berneri e gli anarco-sindacalisti ai comunisti e ai metodi impiegati da quelli per liquidare i loro avversari politici, è naturale che essi siano stati accusati. […] Dopo la guerra, molti autori hanno accettato la versione di una responsabilità comunista nell’assassinio di Berneri e in particolare Vernon Richards, Abad de Santillan, Pier Carlo Masini e Alberto Sorti . La versione anarchica ufficiale dell’assassinio di Berneri fu presentata dal comitato nazionale della C.N.T. . In un manifesto pubblicato nel giugno 1937, il comitato nazionale accusa il partito separatista catalano Estat Català d’avere innescato la tragedia di maggio e per estensione la morte di Berneri e Barbieri. Secondo questo manifesto, Berneri era stato ucciso perché possedeva informazioni precise sulle attività dei fascisti italiani in Spagna, e in altri paesi mediterranei. Il manifesto lasciava intendere che gli uomini che avevano arrestato Berneri e Barbieri non erano dei membri del PSUC, ma degli elementi profascisti d’ Estat Català travestiti da poliziotti che lavoravano con l’OVRA (la polizia segreta di Mussolini. […]Più recentemente, dopo molte ricerche sull’argomento, lo storico Carlos Rama presentò una variante della teoria della cospirazione fascista in più pubblicazioni. Per riassumere, Rama pensa che ( l’ipotesi) più probabile è che Berneri è stato assassinato da dei franchisti della quinta colonna sull'ordine dell'OVRA. [...] Rama spiega che l'interesse che l'OVRA provava per i movimenti di Berneri era comprensibile: Berneri era conosciuto per i suoi scritti antifascisti (per esempio il suo Mussolini alla conquista delle Baleari), ma lo si diceva anche implicato in una cospirazione per assassinare Mussolini. A questo punto è importante notare che si dispone di prove concrete che attestano la presenza e delle attività di agenti dell'OVRA a Barcellona durante la guerra civile .... " (Burnet Bolloten, La guerra di Spagna ……)
Bibliografia: Burnet Bolloten, La guerre d’Espagne.
Revolution et contre-revolution (1934-1939),
Agone2014 pp.1002, 1003, 1004. (traduzione italiana mia)
Nel 2008 Roberto Gremmo nel suo libro " Bombe , Soldi e
anarchia. L'affare Berneri e la tragedia dei libertari italiani nella guerra di
Spagna, Ed. Storia Ribelle, Biella 2008, basandosi sui " rapporti fiduciari delle spie fasciste
italiane" attribuisce la decisione di eliminare Berneri e Barbieri ad Angel Galarza, ministro socialista degli interni, durante
il governo di Francisco Largo Caballero ( 4 settembre 1936- 16 maggio
1937) a causa di una sottrazione da parte anarchica di un “
tesoro” che Galarza avrebbe prelevato dai depositi della Banca di Spagna e che voleva trasferire
all’estero. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Per anni il delitto è stato attribuito ai comunisti o addirittura a sicari agli ordini di Mosca. Esaminando una fonte attendibile e mai fino ad oggi completamente esplorata come “ i rapporti fiduciari” delle spie fasciste italiane, emerge invece un’ altra verità , scomoda per tutti. L’eliminazione degli italiani fu con molta probabilità, un “delitto tra amici”, maturato nel corso di una spietata caccia “ al tesoro degli anarchici”, frutto di una riuscita “espropriazione” di gioielli ed ingenti valori. Fu dunque il culmine di un’intensa e mai finora scandagliata attività oscura e controversa. Per anni diversi personaggi legati proprio a Berneri accanto alle battaglie politiche ed al generoso impegno militante sul fronte antifascista, si dedicarono a folli “operazioni” che comprendevano il traffico d’armi, truffe miliardarie, furti e ruberie per finanziare anche improbabili azioni terroristiche con aerei che avrebbero dovuto bombardare Roma o uccidere Mussolini. “ ( Roberto Gremmo, Bombe, soldi e anarchia)
Bibliografia: Roberto Gremmo, Bombe, soldi e anarchia, L’affare Berneri e la tragedia dei libertari italiani nella guerra di Spagna, Ed. Storia ribelle, Biella 2008).
Secondo Antonio Orlando il libro di Gremmo appartiene a quella corrente storiografica detta “revisionismo storico” tesa, solitamente, a capovolgere versioni storicamente consolidate sulla base di fonti prima sconosciute o considerate sino alla loro "riscoperta" prive di credito (cfr. primo brano). Sulla sostanziale inaffidabilità delle “carte di polizia e, in particolare, le relazioni delle spie dell’OVRA” si pronunciò anche Carlo De Maria (cfr. secondo brano)
Bibliografia: Primo brano : Antonio Orlando: Le nuove strade del revisionismo storico, in Rivista calabrese di Storia del '900 n. 1-2 , 2008 pp. 1-27, Sulla morte di Berneri e Barbieri , cfr. anche Antonio Orlando , Angelo Pagliaro, Chico il professore. Vita e morte di Francesco Barbieri, l’anarchico dei due mondi, Zero in condotta , La Fiaccola 2013 , pp. 287-309 e Antonio Orlando, La “sciarada di Barcellona. A 80 anni dall’uccisione di Camillo Berneri e Francesco Berneri, in Giornale di Storia contemporanea, XX, n.s. 2, 2017, pp. 181-196.. Secondo brano: in https://www.zerobeat.it/de-maria-risponde-novelli-sullomicidio-camilo-berneri/DE MARIA RISPONDE A NOVELLI SULL’OMICIDIO DI CAMILO BERNERI. Cfr. anche l’elogio del libro di Gremmo del giornale Il Drappo rosso , dove tra l’altro è allegata una dura critica a un articolo (che non sono riuscito a rintracciare) di Gianpietro Berti sul quotidiano Il Giornale in https://drapporosso.wordpress.com/2013/06/18/bombe-soldi-e-anarchia-laffare-berneri/
Dopo circa dieci anni l' ipotesi di Gremmo è stata riproposta da Saverio Werther Pechar, nella sua tesi di dottorato di ricerca, L'antifascismo italiano nella guerra di Spagna: Nuove prospettive di ricerca presso l'Università degli Studi di Messina, 2016. In un "abstract" della tesi di Pechar si precisa che l'autore non condivideva l'esito finale del libro di Roberto Gremmo, pur utilizzando anche lui ampiamente i rapporti delle spie fasciste infiltrate tra gli anarchici. (cfr. brano)
Brano da commentare.: “Il tema, ( nota mia: la morte di Berneri e di Barbieri) di per sé piuttosto ostico, si trova per di più a dover scontare un persistente quanto diffuso ostracismo da parte di alcuni settori della storiografia italiana, dovuto in massima parte alla carenza di equilibrio con cui esso è stato recentemente presentato all’attenzione del pubblico da Roberto Gremmo, che ne ha ricavato un pamphlet tendente essenzialmente a gettare discredito sulla figura delle due vittime. Ritenendo tuttavia che l’argomento, al di là delle strumentalizzazioni a cui può chiaramente essere soggetto, si prestasse magnificamente alla speculazione, l’autore ha preso la decisione di dedicarvi l’opera appena completata. Il punto di partenza era naturalmente rappresentato dalle migliaia di relazioni fatte pervenire negli anni ’30 a Roma dalla sterminata galassia dei fiduciari della Polizia Politica italiana ed attualmente custodite all’interno dell’Archivio Centrale dello Stato della Capitale; per questo motivo i primi mesi di dottorato si sono tradotti in una frequentazione assidua, quasi quotidiana della struttura in questione". …” (abstract)
Bibliografia: Saverio Werther Pechar, L'antifascismo italiano nella guerra di Spagna: nuove prospettive di ricerca [Tesi di dottorato]: Abstract in https://opac.bncf.firenze.sbn.it/bncf-prod/resource?uri=TD17042872&v=l#
Pur ricorrendo anche ad altre fonti tratte da archivi transnazionali ( olandesi, spagnoli e francesi ) l'ossatura costitutiva della tesi resta, comunque, nello svolgimento della ricerca di Pechar , quella dei rapporti fiduciari fascisti, che, come è noto, avevano come scopo principale il diffondere notizie , per lo più deformatrici della realtà, che , oltre a dover essere per il loro sensazionalismo gradite ai loro superiori e pertanto ben ricompensate, provocassero, se opportunamente divulgate, dissidi e divisioni all'interno dello schieramento antifascista. Rispetto alle precedenti versioni sull'assassinio di Camillo Berneri e di Francesco Barbieri in cui gli esecutori del duplice delitto erano avvolti nel mistero, l' elemento nuovo della tesi di Pechar consiste nell' avere individuato come probabile capo della spedizione assassina, ordinata dal ministro Galarza : il "comunista o socialista filo-comunista" capitano Justiniano Garcia, capo della Sezione investigativa, tra l’agosto e il novembre 1936 a Madrid e successivamente, capo della Brigata politica nel carcere di Santa Ursula a Valencia. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ A questo punto si ritiene di disporre di elementi sufficienti a formulare la seguente ipotesi: esaurita ogni risorsa legale a sua disposizione e minacciato di incriminazione per esportazione illecita di capitali e oggetti preziosi appartenenti al Tesoro nazionale ( reato che in tempo, di guerra poteva facilmente sconfinare nell’Alto tradimento), Galarza decise di ricorrere all’extrema ratio rappresentata dalla soppressione fisica dei suoi avversari, che gli avrebbe permesso di sbarazzarsi di quanti erano al corrente delle sue malefatte ed al contempo di impadronirsi delle carte che attestavano le irregolarità commesse, affidando la delicatissima incombenza ad un elemento di provata fiducia nonché dotato del necessario “pelo sullo stomaco” come Justiniano Garcia. […] I due individui mandati in avanscoperta la mattina del 4 maggio avrebbero allora avuto la funzione di verificare l’identità degli inquilini dell’appartamento; una volta constatata l’assenza dell’unica persona in grado di riconoscerlo, Garcia potrebbe addirittura aver deciso di prendere direttamente il comando dell’operazione, presentandosi di persona ad eseguire l’arresto e tramutandosi così nell’uomo in abiti civili che sfoggiava il distintivo con il numero 1109 e che non è mai stato possibile identificare (senza che ciò precluda la possibilità che si trattasse invece di un suo subordinato). [… ] La tesi testé esposta trova supporto in un passo della citata lettera inviata da Cimadori all’avvocato Ury nel settembre del 1938: “ Mi farò nuovamente vivo nel momento opportuno, e precisamente per chiedere conto ai prezzolati da Mosca dell’assassinio del trotzkista Nin, nonché del duplice assassinio commesso sui due miei compatrioti, prof. Camillo Berneri e Francesco Barbieri. Questi due ultimi sono stati uccisi in seguito all’ordine dato direttamente dal ministro de la Gobernacion, Galarza.” (Saverio Werther Pechar : L’antifascismo italiano……)
Bibliografia: Saverio Werther Pechar : L’antifascismo italiano nella guerra di Spagna. Nuove prospettive di ricerca presso l’ IRIS Università degli Studi di Messina, tesi di dottorato di ricerca pp. 284-285 in https://iris.unime.it/retrieve/handle/11570/3104882/151680/Tesi%20G.pdf . Cfr. ora anche in Saverio Werther Pechar, Il caso Berneri. Antifascisti italiani nella Spagna rivoluzionaria (1936-1937),Edizioni ANPPIA, Roma 2017, pp. 229-230-231.,
Bisogna comunque notare che Pechar, pur utilizzando la lettera, inviata all'avv. Ury, di Alfredo Cimadori, confidente della polizia fascista sotto gli pseudonimi di “Febo” e “Marcello” ed il numero in codice “492”, come principale supporto della sua tesi, si affretta nelle righe seguenti a ritenere “artificiosa” la responsabilità comunista del delitto. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ L’utilizzo della perentoria affermazione del 492 a suffragio di quanto in precedenza sostenuto ( nota mia: riferimento ai "prezzolati di Mosca) presta tuttavia il fianco ad una serie di obiezioni: innanzitutto essa è contenuta in un testo rispondente come sappiamo al preciso scopo di attribuire ai comunisti la paternità di ogni sorta di nefandezze perpetrata in terra di Spagna, riducendo artificiosamente Galarza al rango di loro semplice fiancheggiatore; in poche parole, quella che costituirebbe in realtà una prova a discarico (quanto meno parziale) della forza politica in questione si tramuta invece nell’interpretazione del “nostro Febo” in una prova a carico dei “prezzolati di Mosca” veri responsabili del delitto” ( Saverio Werther Pechar, Il caso Berneri…)
Bibliografia: Saverio Werther Pechar : L’antifascismo italiano nella guerra di Spagna. Nuove prospettive di ricerca presso l’ IRIS Università degli Studi di Messina, tesi di dottorato di ricerca p. -285 in https://iris.unime.it/retrieve/handle/11570/3104882/151680/Tesi%20G.pdf . Cfr. ora anche in Saverio Werther Pechar, Il caso Berneri. Antifascisti italiani nella Spagna rivoluzionaria (1936-1937),Edizioni ANPPIA, Roma 2017, p. 231
La fonte usata è, quindi, ritenuta valida per una parte del suo contenuto e non valida per la parte restante o in altre parole quando sono gli stalinisti ad essere accusati di crimini essi vengono immediatamente assolti da Pechar da ogni loro possibile colpa. Presupposto fondamentale della ricerca di Pechar, in questo contesto, consiste nel ritenere come unico mandante dell’ omicidio di Berneri e di Barbieri Angelo Galarza e il movente è individuato nella morte di Baldassare Londero mentre tentava, per ordine del ministro, di esportare dei capitali all’estero. Sulla morte di Londero, solitamente addebitata agli anarchici tuttavia esiste, come osserva Mimmo Franzinelli , anche una versione diversa, secondo cui Londero fu ucciso , per altri motivi, su mandato della polizia politica italiana fascista (OVRA). (cfr. brano)
Bibliografia: Mimmo Franzinelli, I tentacoli dell'OVRA. Agenti e collaboratori e vittime della polizia fascista, nuova edizione, 2020 ss. p. 255 nota n. 63
Questa pista alternativa segnalata, a suo tempo, da Ernesto Rossi, mi sembra, che non sia stata tenuta in alcuna considerazione da Pechar , che, invece, ritiene attendibile il coinvolgimento di Gino Bibbi e più indirettamente di Camillo Berneri, come mandanti dell’omicidio di Londero secondo quanto affermava la spia fascista infiltrata, Bernardo Cremonini. ( cfr. brano)
Brano da commentare … “ Tale versione trova del resto riscontro in una relazione recapitata a Roma ad opera del fiduciario n. 6 (corrispondente all’anarchico Bernardo Cremonini, che abbiamo già avuto il piacere di incontrare) e seguita dalla chiosa di un anonimo funzionario di Ps che si incarica di fornire ulteriori ragguagli: «Parigi, 19 novembre 1938 Gino Bibbi è scappato in America del Sud, in seguito alle minaccie [sic] che due spagnoli, uno dei quali è stato l’assassino del Londero segnalato come spia dal Bibbi, avevano proferite contro di lui, che accuserebbero d’essersi appropriato dei valori contenuti in tre valigie che il Londero aveva portate a Parigi e di cui due furono date in consegna (questo è più che certo) alla moglie di Berneri. [...]».59 «Da una relazione del fiduciario Nº 6 [...] […] si rileva fra l’altro: Bibbi Gino dopo aver fatto un pingue bottino nella Spagna, insieme a Londero, lo fece assassinare da un anarchico spagnolo per impossessarsi delle tre valigie di preziosi che lo stesso Londero aveva date in consegna alla Berneri col consenso di Bibbi stesso. [...]».60. Inutile dire che una rivelazione del genere, qualora corrispondesse a verità, modificherebbe sensibilmente il prisma attraverso il quale è stata sinora letta la situazione, conferendo nuovo spessore al risentimento covato nei confronti sia di Bibbi che di Berneri da Galarza, che rischiava di veder aggiungere al danno di una sempre possibile incriminazione per evasione di capitali la beffa insita nella consapevolezza che il “maltolto” si trovasse proprio in mano agli odiati avversari. ( Saverio Werther Pechar, L’antifascismo italiano nella …)
Bibliografia: Saverio Werther Pechar : L’antifascismo italiano nella guerra di Spagna. Nuove prospettive di ricerca presso l’ IRIS Università degli Studi di Messina, tesi di dottorato di ricerca p. 252 in https://iris.unime.it/retrieve/handle/11570/3104882/151680/Tesi%20G.pdf . Cfr. ora anche in Saverio Werther Pechar, Il caso Berneri. Antifascisti italiani nella Spagna rivoluzionaria (1936-1937),Edizioni ANPPIA, Roma 2017, pp. 206-207
La smentita di Gino Bibbi di un suo coinvolgimento nella morte di Londero, (cfr. primo brano) non è presa in considerazione da Pechar che , tra l'altro, ritiene Bibbi palesemente reticente sull' “affare Londero” . (cfr. secondo brano)
Brani da commentare:1) “[ Baldassare Londero] era un contrabbandiere ed un losco affarista e rapinava denaro e gioielli, in combutta col ministro dell’Interno repubblicano, Ángel Galarza. Fu ucciso, credo alla frontiera con la Francia, mentre stava uscendo, carico di ogni ben di Dio. Poi accusarono me, ma io non c’entravo per nulla.” ( in Franco Bertolucci, Bibbi Gino in Dizionario biografico degli anarchici….); 2) Che il nostro uomo (nota mia: Bibbi) fosse stato oggetto a Valencia di accuse ben più precise e circostanziate di quelle che egli sembra avere tanta cura di dissimulare sotto una spessa coltre di lacune mnemoniche (peraltro ampiamente ammissibili, vista l’età avanzata riscontrabile nel soggetto al momento del rilascio dell’intervista) è del resto dimostrato da un già citato passo della missiva inviata a Tommasini il primo dicembre 1938: “[...] quando gli stalinisti di Valencia si convinsero che io non ero quel che volevano farmi apparire, parlarono loro di altre somme che il tipo [ nota mia: Londero] avrebbe avuto cura di depositare in Francia... [nota mia: nella lettera a Umberto Tomassini da cui è tratto questo passo l'ultima frase continua così ...] ma dicevano a nome del cognato (fratello della moglie di Spagna, non quello che ora entra in scena) ed io non so che cosa ci fosse di vero nella loro affermazione. Dicevano anche che avevano prove sul lavoro che faceva per l'altra Spagna, ed io mi limitai a dire che se anche lo ritenessi ben capace di giocare il doppio e triplo gioco, nulla sapevo al riguardo [...] " ( Saverio Werther Pechar, L’antifascismo italiano nella…)
Bibliografia: Primo brano in Franco Bertolucci, Gino Bibbi in Dizionario Biografico degli Anarchici Italiani volume primo A-G BFS edizioni, 2003 p. 182 , ora anche on line. Secondo brano in
Saverio Werther Pechar : L’antifascismo italiano nella guerra di Spagna. Nuove
prospettive di ricerca presso l’ IRIS
Università degli Studi di Messina, tesi di dottorato di ricerca p. 211e p. 138 in
https://iris.unime.it/retrieve/handle/11570/3104882/151680/Tesi%20G.pdf
. Cfr. ora anche in Saverio Werther Pechar, Il caso Berneri. Antifascisti italiani nella Spagna rivoluzionaria (1936-1937),Edizioni
ANPPIA, Roma 2017, p. 177 e p. 121
Sulla base, questa volta, di una sua speculazione personale, Pechar considera reticente sulla " vicenda Londero" anche UMBERTO TOMMASINI. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ La determinazione evidenziata nel volere a tutti i costi nascondere il legame esistente tra il soggiorno a Santa Ursula e l’affare Londero (qui indicato solo come “il tipo” un eufemismo che avrà fortuna) coinvolge dunque anche il “fabbro anarchico” ( nota mia: Umberto Tomassini), in contrasto con l’estrema sincerità di cui egli fa abitualmente mostra nelle pagine della sua biografia-autobiografia; si può anzi constatare l’emergere nei due compagni di una versione comune, se non addirittura concordata, tesa a ridurre i fatti accaduti ad una mera manovra persecutoria orchestrata a loro danno dai comunisti, gelosi del prestigio che un eventuale successo dell’operazione di sabotaggio avrebbe conferito al suo ideatore Prieto.” (( Saverio Werther Pechar, L’antifascismo italiano nella…)
Bibliografia:
Saverio Werther Pechar : L’antifascismo italiano nella guerra di Spagna....,op.cit. p. 211 ora anche in Saverio Werther Pechar, Il caso Berneri. Antifascisti italiani...., op. cit. p. 177
Personalmente non ritengo che
Tommasini abbia concordato con Gino
Bibbi e anche con gli altri del gruppo una versione che nascondesse il legame tra
la detenzione nella ceca di Santa
Ursula e l’ ” affare Londero”. Anche volendo gonfiarlo al massimo, l’ “affare
Londero” rimane un fatto pur sempre marginale rispetto alle “rivalità” tra le fazioni politiche all' interno del fronte repubblicano, , ben messe in luce
da Tommasini nelle sue memorie, e alle drammatiche e fatali conseguenze che da esse derivarono per la "Spagna rivoluzionaria". ( cfr. infra post : (2) ANARCHICI/E VOLONTARI/E ITALIANI IN…) . D' altronde la stessa prolungata detenzione di Umberto Tommasini e dei
suoi compagni nella "cheka" di Sant'Ursula" se appare convincente, nel clima che si era creato a partire dai primi mesi del' 37, nel Levante, ( cfr. post: LA COLUMNA DE HIERRO... ), in cui gli anarchici e i poumisti stranieri, in particolare italiani e tedeschi, erano, proprio in quanto tali, automaticamente sospettati dalla polizia governativa, di essere probabili
"agenti al servizio dei nemici" , lo è molto meno se collegata all'
"affare Londero", che per ammissione stessa di Pechar, nulla aveva a che
vedere con Tommasini e gli altri compagni del comando.
Brano da commentare: "... La liberazione di Giopp, Tommasini e Fontana non dovette in realtà comportare un grosso sacrificio per Galarza; si trattava infatti di pesci piccoli che poco o nulla avevano a che fare con la tragica fine di Londero e le conseguenze che ne erano derivate, autentico casus belli di tutta l'operazione Santa Ursula..."
Bibliografia: Saverio Werther Pechar : L’antifascismo italiano nella guerra di Spagna. Nuove prospettive di ricerca presso l’ IRIS Università degli Studi di Messina, tesi di dottorato di ricerca pp. 220-221 in https://iris.unime.it/retrieve/handle/11570/3104882/151680/Tesi%20G.pdf . Cfr. ora anche in Saverio Werther Pechar, Il caso Berneri. Antifascisti italiani nella Spagna rivoluzionaria (1936-1937),Edizioni ANPPIA, Roma 2017, p. 185
Non è la prima volta d’altronde che nella sua ricerca Pechar non esita a revisionare il contesto storico e politico allo scopo di focalizzare l’attenzione sull' “affare Londero”. Mi riferisco per esempio all’ interpretazione di Pechar dell’episodio di Tarancòn ( cfr. infra post: CIPRIANO MERA) quando il governo di Madrid per sfuggire alla minaccia della presa franchista di Madrid si trasferì poco dignitosamente a Valencia . (cfr.brano)
Bibliografia:
Saverio Werther Pechar : L’antifascismo italiano nella guerra di Spagna....,op.cit. p. 64 ora anche in Saverio Werther Pechar, Il caso Berneri. Antifascisti italiani...., op. cit. p. 59. Sull' episodio di Tarancon considerato nel suo effettivo contesto storico, oltre alla bibliografia citata nel post CIPRIANO MERA, cfr. Pierre Broué Emile Témime, La rivoluzione e la guerra di Spagna, 1936-1939, RG Res Gestae, 2020, p. 262.
L’inglorioso episodio dell’abbandono della capitale da parte del governo repubblicano, nel momento del pericolo, si trasforma, secondo i dettami di un certo “revisionismo storico” (quello, cioè da intendere in senso negativo) in un semplice tassello connesso , in qualche vago modo, all’ “affare Londero”, e , al tempo stesso, si prende l’occasione al volo per dequalificare i miliziani anarchici da fieri oppositori morali alla fuga dei ministri da Madrid in avidi, ma sfortunati, aspiranti predatori del “bottino” di Galarza
In conclusione, dopo questo excursus mi sembra che i rapporti dei fiduciari fascisti sul presunto collegamento dell' "affare Londero" con la morte di Berneri e Barbieri, ( da cui poi Roberto Gremmo ricavava, in sintesi, il titolo/slogan del suo libro: "BOMBE SOLDI E ANARCHIA), hanno avuto, e in parte hanno tuttora, tra i loro altri scopi quello di screditare l' anarchismo in generale e in particolare l’intervento degli anarchici italiani in Spagna. Per di più, come sembra suggerire il titolo della tesi del dottorato di ricerca di Saverio Werther Pechar, " L'antifascismo italiano nella guerra di Spagna. nuove prospettive di ricerca" oltre che la componente anarchica questa ricerca offusca anche quella considerevole parte italiana dell' antifascismo solidale con gli anarchici, a cui li univa, dopo l'ascesa al potere del fascismo, l' esperienza comune vissuta al confino, in carcere e in esilio. In Spagna, poi, la "rivoluzione sociale" in atto, soprattutto a Barcellona, aveva, all' interno di Giustizia e Libertà, del partito repubblicano e del partito socialista, acceso di entusiasmo l'animo di molti.(cfr. brano)
Brano da commentare: " Per quasi un anno, fino al tragico maggio 1937, il mito di Barcellona Meca dell'anarquismo ritorna prepotentemente di attualità nell'immaginario libertario a livello internazionale e attira l'attenzione e le speranze di molti antifascisti militanti. Tra essi svolgerà un ruolo di primo piano un leader che si autodefiniva "un libertario" del XX secolo", quel Carlo Rosselli che attorno alla Catalogna "baluardo della rivoluzione" e alle grandi potenzialità del movimento anarchico e anarco-sindacalista spagnolo vive la fase più esaltante ed incisiva del proprio antifascismo d'azione." ( Claudio Venza , La Mecca dell'anarchismo)
Bibliografia: Claudio Venza, La Mecca dell' anarchismo in Carlo Rosselli e la Catalogna antifascista, a cura di Ariane Landuyt, 2 1996, Quaderni del Circolo Rosselli, Giunti, 1996 p. 46 . cfr. anche Carlo Rosselli, Catalogna , Baluardo della rivoluzione 6 novembre 1936 in Oggi in Spagna , domani in Italia, con la prefazione di Gaetano Salvemini, Einaudi 1967, pp. 56-61 e l'articolo , scritto dopo gli avvenimenti di maggio Crisi in Spagna 21 maggio 1937 pp. 163-168
Brani da
commentare: 1) “ Va da sé che esse ( nota
mia: le fonti fasciste) apparissero pertanto del tutto sbilanciate a favore
delle tesi propugnate all’epoca del regime, la cui propaganda si dedicava
incessantemente a dipingere i suoi avversari come un’accozzaglia di terroristi , dediti oltrettutto spesso e
volentieri ad attività illecite rese possibili dalla colpevole indulgenza del
governo repubblicano di Madrid. “ (Santi Fedele , prefazione a “ Saverio Pechar, Il caso Berneri…); 2) “...Si
passava quindi al rastrellamento del bottino ( nota mia: il cosidetto
"tesoro" affidato da Galarza a Londero) che avvenne in quasi tutti i
casi regolarmente. […] Devo aggiungere a
quanto sopra che le azioni industriali, delle quali è fatto cenno sono passate
anche, in almeno in parte, nella redazione di “g. l.” per parte di Amadori;
Rosselli non si sarebbe fatto nessun scrupolo
ad usarle, sennonché Bibbi le riprese e di conseguenza si attirò le ire di
quello illustre consesso antifascista […] ] Mentre gran parte di quei valori cadevano nelle mani
degli anarchici, Berneri, Barbieri, Ludovici, ecc. […] Quadri antichi,
oggetti d’arte, violini d’autore sono stati venduti a Parigi con la complicità
di Rosselli e di Cianca, i quali mettevano così insieme i fondi per costituire
un battaglione di volontari “giustizia e libertà” che doveva concentrarsi a
Gandia…..” ( Saverio Werther Pechar, Il caso Berneri..)
Bibliografia: Primo brano : Santi Fedele, Prefazione a Saverio Werther Pechar, Il caso Berneri. Antifascisti italiani nella Spagna rivoluzionaria (1936-1937), Edizioni ANPPIA, 2017, p. 15. Secondo brano : Saverio Werther Pechar, L’antifascismo italiano nella guerra di Spagna. Nuove prospettive di ricerca presso l’ IRIS Università degli Studi di Messina, tesi di dottorato di ricerca p. 146 e ora in Saverio Werther Pechar, Il caso Berneri. Antifascisti italiani nella Spagna rivoluzionaria (1936-1937), Edizioni ANPPIA, 2017, p. 127
Nel riportare questo rapporto di Cimadori , Pechar, non escludendo di potergli "dare credito" , di fatto gli conferisce una credibilità, a mio parere, infondata e comunque priva di un supporto probatorio. (cfr. brano)
Brano da commentare: Se si dà credito alle parole del fiduciario noto come “Febo” l’operazione di conversione in moneta sonante dei beni sottratti a Londero vide coinvolta la crème dell’antifascismo in esilio e segnatamente due dei suoi più celebri rappresentanti quali Camillo Berneri e Carlo Rosselli.” ( Saverio Werther Pechar, L’antifascismo italiano nella guerra di Spagna. Nuove prospettive di ricerca e Saverio Werther Pechar, Il caso Berneri. Antifascisti italiani…. )
Bibliografia: Saverio
Werther Pechar, L’antifascismo italiano nella guerra di Spagna. Nuove
prospettive di ricerca presso l’ IRIS
Università degli Studi di Messina, tesi di dottorato di ricerca p.
146 e ora in Saverio Werther Pechar, Il caso Berneri. Antifascisti
italiani nella Spagna rivoluzionaria (1936-1937), Edizioni ANPPIA, 2017, p.
127 e anche pp.128- 129 ove si dice che il rapporto di Cimadori godeva del sostegno del brigadiere Pietro Francolini e anche, pur mostrando qualche perplessità sul suo contenuto, dell' incaricato per le operazioni all'estero Vincenzo Bellavia. Su questi solerti funzionari della polizia fascista, cfr. Mimmo Franzinelli, I tentacoli dell'OVRA. Agenti, collaboratori e vittime della polizia fascista. Nuova edizione rivista e ampliata, Bollati Boringhieri, 20 20, p. 147 ( Francolini) e pp. 132-133 (Bellavia).
Pechar cita, inoltre, un memoriale di Berneri indirizzato alla CNT di Valencia , in cui, tra l’altro, si faceva cenno a un suo presunto coinvolgimento, da lui peraltro non ammesso, nella vicenda Londero ( cfr. primo brano) . Commentando questo testo Pechar ipotizza che il riferimento di Berneri a Mũnoz, " director general de la Securidad", fosse un semplice espediente per non fare , rischiando la vita, il nome del suo vero accusatore , il ministro degli interni, Angelo Galarza. (cfr. secondo brano)
Brani da commentare: 1) “ Per completare la mia relazione, vi informo che il Governo di Madrid mi ha denunciato al Governo Francese come autore della morte di un certo Londero, [ nota mia: il riferimento al governo di Madrid mi sembra far risalire la denuncia al governo francese contro Berneri ad un periodo precedente il trasferimento, nel novembre 1936, del governo repubblicano a Valencia . Si tratta probabilmente di un particolare privo di importanza, ma, comunque sia, mi piacerebbe sapere di più sulle motivazioni e finalità di questa denuncia e sulle eventuali conseguenze che ne derivarono] persona di fiducia del signor Mũnoz, avventuriero che era legato per vari fili a quelli che hanno organizzato il tentativo di assassinio di Gino Bibbi a Valencia, così come l’attuale complotto . Sicuro di avere agito sempre come rivoluzionario anarchico, non cesserò di rivolgermi a Valencia; ma è bene sappiate che in certi ambienti governativi c’è qualcuno che avrebbe interesse a farmi tacere per sempre. Non sono per niente al corrente dei pretesti che servono da base alla motivazione ufficiosa dell'arresto di questi compagni ( attentato alla Centrale Elettrica di Valencia), ma credo che tale arresto sia in relazione con la sparizione dell'avventuriero Londero, esportatore di capitali e ladro, che era uno degli uomini di fiducia di questi altri uomini che ci hanno portato alla sconfitta di Malaga, all'inazione della Marina da Guerra e del fronte di Aragona. ...“; ( IISG,CNT,94C9); 2) “ Anche al momento di riferirsi all’accusa di compartecipazione nell’esecuzione di “ un certo Londero” si sceglie ( nota mia: da parte di Berneri) di accostare il chimico di Gyor ( nota mia: riferimento alla città dove Londero era nato), non a Galarza, come potrebbe sembrare ovvio, bensì all’ormai in disgrazia Manuel Mũnoz, destituito mesi prima dalla carica di Direttore Generale della sicurezza e pertanto del tutto innocuo. Comprensibili ragioni di prudenza consigliarono quindi a Berneri, che del resto non faceva mistero che il proprio coinvolgimento nella vicenda potesse mettere a repentaglio la sua stessa vita, di non utilizzare formulazioni troppo esplicite all’indirizzo di colui che si trovava pur sempre al comando di tutte le forze di publica sicurezza anche se la sua autorità massima nel Levante, ove dimorava l’esecutivo, risultava invece in Catalogna fortemente ridimensionata sia dall'autonomia di cui godeva la regione che dal locale predominio libertario, in costante erosione ad opera dell'alleanza ERC-PSUC ma non ancora intaccato in maniera sostanziale; …” ( Saverio Werther Pechar, L'antifascismo italiano. Nuove prospettive...)
Bibliografia: Primo e secondo brano in Saverio Werther Pechar : L’antifascismo
italiano nella guerra di Spagna. Nuove prospettive di ricerca presso l’ IRIS
Università degli Studi di Messina, tesi di dottorato di ricerca pp.
234-235. Ora anche in Saverio Werther Pechar,
Il caso Berneri. Antifascisti italiani nella Spagna
rivoluzionaria (1936-1937), Edizioni ANPPIA, Roma 2017 pp. 194-195. Cfr.
anche il libro di Antonio Orlando , Angelo Pagliaro, Chico il
professore. Vita e morte di Francesco Barbieri, l’anarchico dei due
mondi, Zero in condotta , La Fiaccola 2013 p. 295 dove
Manuel Mũnoz Martinez, è definito come “ il capo
e ispiratore di tutte le polizie segrete operanti durante la guerra”. Per quanto riguarda, poi, l’ innocuità di Manuel Muñoz essa forse va
alquanto ridimensionata, se è vero, e non si sia confuso nel ricordare,
quanto afferma Cipriano Mera sul considerevole potere, che, ancora , nella seconda metà del maggio 1937, Muñoz
possedeva all’interno della Dirección General de Seguridad. (cfr. MIKA ETCHEBEHERE infra post: MUJERES LIBRES
2…).
Personalmente mi è molto difficile riconoscere in Berneri un uomo che si possa servire di un mezzuccio così meschino, quale l’addossare consapevolmente la colpa a un essere “innocuo” non menzionando, per paura, il vero colpevole. Ben più potenti avversari del ministro Galarza furono, nel corso della sua vita, strenuamente combattuti da Berneri, senza esitazioni e timori, tra cui la dittatura fascista ( per es. la dettagliata denuncia dei progetti mussoliniani per la conquista del Mediterraneo) e quella stalinista ( (cfr. per esempio la sua coraggiosa difesa del P.O.U.M., nonostante la non condivisione del sostrato marxista-leninista di quel partito). Inoltre per contestare la speculazione personale di Pechar sul timore di Berneri nel nominare il suo principale avversario vale, a mio parere, anche l’ esplicita e coraggiosa accusa di Berneri , nel suo articolo pubblicato su Guerre de classe , rivolta al ministro della “Gobernación”, Angel Galarza , di essere, insieme ad altre componenti del governo repubblicano, tra cui gli stalinisti, dei contro-rivoluzionari. (cfr. brano).
Brano da commentare: “ Acciò Catalana" (= "Azione Catalana”), la destra del P.S.U.C, Galarza e soci: ecco le forze della contro-rivoluzione. La rivoluzione spagnola si trova presa tra Burgos e Bilbao ( dove cattolici, marxisti e repubblicani stringono sempre di più la loro "union sacrée" sospendendo la C.N.T. del Nord e imprigionando il comitato regionale della CNT. Essa è bloccata tra Burgos e Valenza, dove 218 aderenti della F.A.I. e di “Juventudes Libertarias” sono in carcere e dove il giornale anarchico Nosotros è perseguitato. Essa è intrappolata (=coincée) tra Burgos e Almeria dove il "cacique" Moron tiene incarcerato uno dei più eroici combattenti antifascisti: Francisco Maroto. L’ombra di Noske [nota mia: Gustav Noske fu ministro della Difesa ( Verteidigungsminister) dal 1919 al 1920 e si servì dei "Freikorps" (=corpi franchi) per reprimere i moti rivoluzionari in Germania] si profila. Il fascismo monarchico-cattolico-tradizionalista non è che uno dei settori della contro-rivoluzione. Bisogna ricordarsene. Bisogna dirlo. Non bisogna prestarsi alle manovre di quella grande "Quinta Colonna" di cui sei anni della Repubblica Spagnola hanno dimostrato la tenace vitalità e il temibile camaleontismo. La guerra civile di Spagna si fa su due fronti politico-sociali. La rivoluzione deve vincere su due fronti. Ed essa vincerà. ". ( Camillo Berneri, La contre –revolution en marche su Guerra di classe n. 15 : 5 maggio 1937 )
Bibliografia: “ Camillo Berneri, Guerre de classes en Espagna, Les Cahiers de “Terre Libre” Année III- n. 4-5 Avril-Mai 1938, p. 48 (traduzione italiana mia da confrontare con la traduzione, leggermente diversa, che ho scoperto solo di recente, di quest’articolo in Camillo Berneri, Scritti scelti, a cura di Gianni Carozza e introduzione di Gino Cerrito, Zero in condotta, 2013 p. 225. Cfr. anche Flavio Guidi, Nostra Patria è il mondo intero! Camillo Berneri e “Guerra di classe a Barcellona (otttobre 1936-novembre 1937), Il mio Libro selfpublishing, 2010, p.85, dove vi è una sintesi dell’articolo La controrivoluzione in marcia nel VII capitolo, Gli anarchici italiani nelle “ giornate di maggio”, pp. 81-87 e Giovanni Cattini , Monografies y Recherche .Cultura obrera y prensa anarquista: radiografía de Guerra di Classe, plataforma de los anarquistas italianos durante la Guerra Civil en Cataluña, 1936-1938.,in Cercle, n.8, Universitat de Barcellona, 2005 p.176 in file:///C:/Users/maxfe/Downloads/191188-Text%20de%20l'article-263612-1-10-20100726-2. pdf. Si veda anche Miguel Amorós, Maroto, el heroe. Una biografia del anarquismo andaluso, Virus editorial p. 138 , ove, a proposito del riferimento di Berneri a Francisco Maroto, noto come il "Durruti andaluso", l’autore commenta: “ Berneri vio en la detención de Maroto la obra de la otra quinta columna, la que encabezaban los comunistas.”
La politica perseguita da Galarza , nei primi mesi del ’37, come denunciò Berneri, era effettivamente , soprattutto nel Levante, controrivoluzionaria (cfr. primo brano) e , per di più, come osserva Juan Garcia Oliver, fu eseguita, approfittando della sua debolezza, dai suoi “subordinati” filo-comunisti in modo arbitrario ed eccessivamente violento, soprattutto nei confronti delle “collettività agricole” (cfr. secondo brano); Nonostante i toni trionfalistici di Juan Garcia Oliver nel descrivere il suo opportuno intervento con cui era riuscito, in quell'occasione, a sottrarre molti sindacalisti anarchici (CNT) e sindacalisti socialisti (UGT) dalle mani delle "Guardie de Asalto", lo Stato si rafforzò sempre di più reprimendo con estrema violenza l'avviato processo rivoluzionario ovunque esso si presentasse. (terzo e quarto brano)
Brani da commentare: “ 1) “ Nel governo
Caballero il ministero degli interni che controllava i due più importanti corpi
di polizia (le guardie d’assalto e le guardie nazionali repubblicane) e la
stampa, era presieduto da Angel Galarza del gruppo di Caballero. I
rivoluzionari avevano sufficienti motivi per denunciare la sua politica,
soprattutto perché Caballero e Galarza
avevano firmato il decreto che proibiva alla polizia di aderire alle
organizzazioni politiche e ai sindacati; e allontanare la polizia dal movimento
operaio significava inevitabilmente
metterla contro il movimento stesso…” ( Felix Morrow, L’opposizione di
sinistra nella….); 2) “
Al Ministero degli Interni c’era Angel Galarza, socialista, partigiano di
Largo Caballero, chiaro nel suo gioco, capace e intelligente. Però non riuscì
mai a dominare la Guardia de Asalto, comandata da parafascisti o fortemente
filocomunisti. Nei frutteti di Valencia unità della Guardia d’Assalto invasero
e demolirono i locali dei sindacati e delle collettività. Centinaia di
compagni anarcosindacalisti e socialisti
dell’UGT, della corrente di Largo Caballero, furono arrestati per essersi
lasciati provocare dai piccoli proprietari terrieri con tessera comunista. [...] Da parte mia [ nota mia: Garcia Oliver], passai la notte da un posto all'altro (con Galarza) facendo sforzi coingiunti da pompieri, con ottimi risultati. Gli anarco-sindacalisti e i socialisti caballeristi furono posti in libertà., [...] ci prendemmo la soddisfazione di vedere l'insuccesso dei molti agenti provocatori abilmente manipolati dai comunisti e dai partigiani di Indalecio Prieto..." (Juan
Garcia Oliver, El eco de los pasos) 3) "A
marzo nella regione del Levante già si prefiguravano "i fatti di
maggio" di Barcellona con l' intenzione comunista di estenderli a tutta
la zona repubblicana per farla finita con quelli che chiamavano incontrolados, gli unici a opporsi realmente alla monopolizzazione del potere che i comunisti stavano realizzando" ( Abel Paz, Cronaca appassionata... ) ; 4) " Inizio 1937, il nuovo Stato era ormai in condizione di dare battaglia contro le forze della rivoluzione: Sino ad allora la consegna era stata " Prima di occuparsi della rivoluzione, bisogna vincere la guerra" . La consegna era ora: " Prima di vincere la guerra bisogna schiacciare la rivoluzione" ( José Peyrats, Une Revolution pour horizon...);
Bibliografia: Primo brano in Felix Morrow, L’opposizione di sinistra nella guerra civile spagnola, la nuova sinistra, edizioni Samonà e Savelli, 1970, p. 129, ma a p. 130 e p.132 l'autore aggiunse anche che durante il "majo sagriento" Galarza, in sintonia con il capo del governo Caballero, si rifiutò di " applicare le proposte di Prieto e dei comunisti che comportavano la liquidazione completa del POUM e rappresaglie contro la FAI e la CNT". Da qui la dura campagna stalinista contro Galarza a causa della sua presunta " mitezza dimostrata, durante i fatti di maggio, a proposito dei problemi di ordine pubblico". Secondo e terzo brano in Abel Paz, Cronaca appassionata della Columna de Hierro, autoproduzioni fenix,2006 p. 128 . Quarto brano in José Peyrats, Une revolution pour horizon, Les Anarcho-Syndicalistes espanols ( 1869-1939), Editions CNT-RP & Libertalia, 2013, p. 263 (traduzione italiana mia)
Dopo la repressione per ordine di Mosca di quanto ancora sopravviveva della rivoluzione sociale a Bilbao, a Valencia e ad Almeria (vedi sopra) la controrivoluzione si spostò a Barcellona individuando, tra altri, in Camillo Berneri e Francesco Barbieri degli irriducibili oppositori da eliminare. La consapevolezza di Camillo Berneri di quanto stava avvenendo traspare anche nelle sue ultime lettere alla famiglia. (cfr. brani da commentare)
Brani da commentare: 1) “ I funerali di Picelli (2) sono stati lì lì per creare il bis di Valencia. Da qualche tempo in qua abbiamo di frequente delle vittime nel campo nostro qui, ad opera degli stalinisti. Abbiamo conferma che Tom e Fontana (1) sono liberi, ma Gino è dentro e non si riesce a sapere dove. Stiamo facendo quanto è possibile e puoi essere certa che qualora si presentasse la possibilità di agire verso di lui come un buon fratello avrei il coraggio e la devozione necessari. “ ( Camillo Berneri, Lettera a Giovanna Caleffi Berneri del gennaio 1937 ( nota mia: la data mi sembra che sia da posticipare almeno di un mese). 2)“ La mia vita qui è sottoposta continuamente a una doccia scozzese,. Giopp, arrivato questa sera in aeroplano , mi ha informato. Il ministro Galarza ha mentito e Garcia Olliver era male informato. Gino è dentro e in pericolo. Fontana, Tommasini e Cimadori sono dentro. Giopp è stato liberato per intervento di Esplà e di Arieto, ma è grave che costoro l’abbiano fatto scortare e partire in aeroplano, per tema di qualche colpo mancino della ceka comunista spadroneggiante in Valencia. Stanotte parte un compagno del Comitato Regionale di qui (con il mio memoriale, quello di Giopp e una dichiarazione della sezione italiana del’A.I.T. e dei gruppi) per Valencia, dove farà muovere il comitato regionale locale. Il segretario del Sindacato contadini mi ha fatto sapere che è bene che non mi rechi a Valencia e di questa opinione è Giopp. Laggiù stanno avvenendo cose dell’altro mondo e sarei in pericolo senza poter fare quanto faccio qui. Ad ogni modo se fosse necessario andare rischierei il tutto per tutto. Non vedo l’ora di avere finito quest’ opuscolo sulle Baleari ( che sforzo occuparmi di esso con il cuore in tumulto!) per potere iniziare una valanga di articoli sulla situazione di qui, che minaccia di essere rovinata dai moscoviti. Avevo da scriverti di varie cose, ma sono al lavoro da molte ore e lo sforzo per non pensare a questo tristissimo affare mi ha scombussolato…” ( Camillo Berneri, Lettera a Giovanna Caleffi del marzo 1937); 3) …” Stanotte è tutto calmo e spero che la crisi si risolverà senza ulteriori conflitti tali da compromettere la guerra. Quanto male fanno i comunisti anche qui ! Sono quasi le due e vado a letto. La casa stanotte è in armi. Mi sono offerto di stare alzato per lasciare andare gli altri a dormire e tutti hanno riso dicendo che non udirei nemmeno il cannone, ma poi ad ad uno, sono andati a nanna ed io veglio per tutti, lavorando per coloro che verranno. ...” ( Camillo Berneri, lettera alla figlia “ Maria Luisa Berneri, scritta nella notte 3-4 maggio)
Bibliografia: Pensieri e Battaglie, Camillo Berneri, (1897-1937) edito a cura del Comitato Camillo Berneri Paris 1938 (primo brano) pp. 256-257 , (secondo brano) pp. 263-264 e ( terzo brano) 280. Cfr. Saverio Werther Pechar, Il caso Berneri. Antifascisti italiani nella Spagna rivoluzionaria (1936-1939), Edizioni ANPPIA p. 194 e p. 195 con alcuni tagli in più . Sull’arresto e sulla successiva detenzione di Tommasini, Fontana e gli altri, dal febbraio all’ aprile del 1937 , cfr. Umberto Tommasini, Il fabbro anarchico, Odradek, 2011, p. 36 e pp. 155 ss., ove la notizia, già a febbraio, della libertà di Tommasini e Fontana, che in un primo momento si divulgò si rivelò poi falsa, come risulta dalla lettera di Berneri del marzo 1937
Quello che avvenne dopo l’assassinio di Camillo Berneri e di Francesco Barbieri, durante il “majo sangriento” a Barcellona, è noto: formazione del governo Negrín e la crescente egemonia politica e militare del partito comunista. (cfr. brano)Brano da commentare: “ Così lo stato ”democratico” ricostruito da Largo Caballero diventa, sotto Negrìn, uno stato forte. […] Nessuna vera opposizione esiste alla luce del sole, ed ogni critica viene interpretata come un tradimento. Si continua a parlare di “rivoluzione popolare”, ma la realtà non mostra che una costante critica delle conquiste rivoluzionarie. [...] In Catalogna viene sospeso il decreto di collettivizzazione, perché “contrario allo spirito della Costituzione. …” ( Pierre Broué-Emile Témime, La rivoluzione e …)
Bibliografia: Pierre Broué - Emile Tèmime, La rivoluzione e la guerra di Spagna 193-1939, Res Gestae, 2020, pp. 338-339
Brano da commentare: “Tra il 1936 e il 1937, la fase iniziale della guerra civile spagnola fa da sfondo ad una serie di avvenimenti che vedono coinvolti alcuni tra i più autorevoli esponenti dell’antifascismo italiano in esilio . Mentre a Barcellona Camillo Berneri e Carlo Rosselli istituiscono la “Sezione italiana” della colonna anarcosindacalista “Ascaso” e partono volontari per il fronte di Aragona, a Madrid il misterioso trafficante italo-ungherese Baldassarre Londero riceve dal ministro degli Interni del governo repubblicano Ángel Galarza l’incarico di trasportare una partita di lingotti e gioielli al di là della frontiera francese. Giunto in prossimità della meta, l’incauto corriere viene tuttavia ucciso e derubato di tutte le ricchezze, che svaniscono letteralmente nel nulla. Il sospetto di essere il mandante dell’omicidio ricade immediatamente sull’anarchico toscano Gino Bibbi, socio in affari di Londero e amico di vecchia data di Berneri, che diviene così il bersaglio fisso delle ire di Galarza, determinato a recuperare ad ogni costo il prezioso carico. Inizia allora tra l’entourage del libertario lombardo e gli apparati al servizio del ministro socialista una lotta senza esclusione di colpi che culmina nei celebri “fatti di maggio” di Barcellona, al termine dei quali i corpi di Berneri e del suo amico Francesco Barbieri vengono ritrovati privi di vita nelle strade del capoluogo catalano….
Bibliografia: ANPIA pubblicazioni in https://anppia.it/prodotto/il-caso-berneri/. Cfr anche la quarta di copertina (se ho capito bene che cosa significa) del libro di Saverio Werther Pechar, Il caso Berneri. Antifascisti italiani nella Spagna rivoluzionaria(1936-1937),Edizioni ANPPIA, Roma 2017
L' “entourage del libertario lombardo” coinvolto in questa vicenda, a cui allude la sinossi, era, da quanto risulta dal libro di Pechar, composto da un numero assai ristretto di persone occasionalmente unite per svolgere una missione di sabotaggio contro le navi franchiste ed alleate ancorate in Marocco. (cfr. UMBERTO TOMMASINI infra post: ANARCHICI/E VOLONTARI/E ITALIANI/E IN SPAGNA ...) Tre erano anarchici: Gino Bibbi, l’unico ad avere frequentato Lodero e Umberto Tommasini e Giovanni Fontana, assolutamente estranei al Caso Londero (vedi sopra) . Vi era poi il repubblicano Giobbe Giopp, personaggio alquanto controverso, ma oggi sostanzialmente riabilitato dall'accusa di essere un provocatore al servizio dei Fascisti ( cfr. Mimmo Franzinelli, I tentacoli dell' OVRA , op. cit. pp. 210 ss e p. 406 n.106 ). E infine il sedicente socialista Alfredo Cimadori , in realtà una spia fascista , i cui rapporti ai suoi superiori costituiscono la principale fonte d’informazione, di cui si è servito S. W. Pechar. Per quanto riguarda, poi, la presunta “lotta senza esclusione di colpi” tra questo “entourage” e gli apparati al servizio di Galarza come conseguenza del cosiddetto “ affare Londero”, a cui allude la sinossi, essa se vi è stata, cosa di cui personalmente dubito, non deve essere, ed è bene precisarlo, confusa con i “fatti di maggio”, dove la componente controrivoluzionaria dello schieramento antifranchista (cioè quasi tutte le forze repubblicane moderate al governo su pressione degli stalinisti ( P.S.U.C.) e dei separatisti catalani ( ESTAT CATALA') si scontrò contro quella rivoluzionaria ( il proletariato barcellonese con l’appoggio della maggior parte degli anarchici e del POUM) e a cui, per quanto mi risulta, nessuno dei cinque membri del gruppo gravitante, per diverse motivazioni, intorno a Berneri, partecipò.
E', inoltre, da notare che, nonostante l'ingannevole titolo " Il caso Berneri. Antifascisti italiani nella Spagna rivoluzionaria (1936-1937) ", molto poco o nulla emerge dal libro di Pechar sull' importante contributo del volontariato italiano contro il "fascismo internazionale" in Spagna . Anche l'accenno, nella sinossi, alla costituzione su iniziativa di Camillo Berneri e di Carlo Rosselli della Sezione italiana della Colonna "Francisco Ascaso", milizia della Confederacion Nacional del Trabajo (CNT) nell' agosto del 1936, mi sembra meritare qualche considerazione in più. I 382 anarchici, insieme a 52 che si definirono genericamente antifascisti, 89 comunisti (dissidenti), 49 giellisti, i 4 della LIDU, 18 repubblicani, 40 socialisti, , 1 sindacalista, 3 trotskisti ( cfr. Enrico Acciai, Antifascismo, volontariato, e guerra civile in Spagna. La sezione della Colonna Ascaso, Edizioni Unicopli, 2016 p. 67-68,) , oltre ad rappresentare, nei primi mesi, il gruppo più ampio dello schieramento antifascista italiano, con la sola eccezione degli stalinisti, furono i primi ad accorrere in soccorso della rivoluzione spagnola e in numerosi casi a morire per essa. (cfr. post : ANARCHICI/E VOLONTARI IN SPAGNA (1) e (2) ).
La promozione del libro da parte dell'ANPPIA non cessò e ancora due anni dopo la sua pubblicazione, il libro di Pechar fu ripresentato a Roma il 18 febbraio 2019 nella " Biblioteca Rugantino" (Municipio VI) dall'autore e da Amedeo Napoleoni come relatore e a cui fece seguito il 26 febbraio 2019 una presentazione-bis nella prestigiosa "Casa della Memoria e della Storia" presenti Pechar e lo storico Mauro Canali.
Sul libro, Il caso Berneri... di Saverio Werther Pechar, oltre all' introduzione del presidente dell’ANPPIA, Mario Tempesta ( cfr. brano n. 1) sono, inoltre, particolarmente significative le recensioni di Enrico Acciai, (cfr. brano n. 2), di Marco Puppini (cfr. brano. 3) , di Claudio Venza (cfr. brano n. 4), una lunga nota di Augusto Cantaluppi sulle possibili motivazioni dell'uccisione di Berneri nel suo libro " La ringhera in Spagna...", (cfr. brano n. 5); una concisa puntualizzazione di Federico Ferretti sull' affidabilità delle fonti su cui si reggono i lavori di Roberto Gremmo e di Saverio Werther Pechar (cfr. brano n. 6) .
Brani da commentare: 1) “ Nell’ 80° anniversario della Guerra Civile in Spagna, l’ANPPIA Nazionale ha deciso di pubblicare la tesi per il Dottorato di Ricerca in Storia e Filologia di Saverio Werther Pechar . [ nota mia : Non capisco perchè se si voleva commemorare l' ottantesimo anniversario della Guerra Civile di Spagna non si è scelto il 2016 ( essendo il 1936 la data del suo inizio) o, volendo , il 2019 ( essendo il 1939, la data della sua fine) . Il 2017 per me, anarchico e libertario, rappresenta, invece, l’ 80 anniversario dell’assassinio di Camillo Berneri e di Francesco Barbieri durante i giorni della resistenza del proletariato barcellonese all’assalto controrivoluzionario degli stalinisti alla Centrale Telefonica ] […] la tesi di Pechar segue un filo rosso che sembra legare la morte violenta del controverso antifascista Baldassare Londero all’altrettanto tragica scomparsa dell’intellettuale anarchico Camillo Berneri e del suo amico Francesco Barbieri, dipanandosi come una traccia invisibile tra gli avvenimenti dell’autunno 1936 e quelli della successiva primavera ; di conseguenza all’autore è stato possibile reperire gli elementi indispensabili alla formulazione di una teoria organica che risulti in grado di spiegare quanto è accaduto, contribuendo a chiarire un mistero che si trascina da molti anni. e che presenta ancora molti elementi suscettibili di approfondimento, quali ad esempio i legami tra apparati fascisti e franchisti ed il movimento separatista catalano e soprattutto le inquietanti macchinazioni del Servizio Informazioni Militare italiano, incaricato dell’eliminazione di noti oppositori del Regime .”( Introduzione di Mario Tempesta a “Il caso Berneri” ; 2) “…In estrema sintesi l’a. [ nota mia: riferimento all'autore del libro, Saverio Werther Pechar] sostiene che Berneri sarebbe stato vittima di una sorta di regolamento di conti all’interno del campo repubblicano spagnolo […] Sorprendentemente, e nonostante l’a. non sia in grado di presentare la prova definitiva, la pista dell’omicidio politico di matrice comunista sembra obbiettivamente raffreddarsi. […] Al contempo si è però colti dall’impressione che lo stesso a. rimanga spesso quasi schiacciato tanto dalle fonti quanto dalle vicende che vuole ricostruire. …”( Enrico Acciai recensione a Il caso Berneri…) ; 3) “In sostanza non c’è, ma, forse, non poteva esserci, in questo libro la prova provata delle responsabilità di Galarza e dei suoi uomini nella morte di Berneri. Ma la prova della responsabilità dei funzionari comunisti per ragioni politico – ideologiche si regge su prove ancora più deboli […] Prendere in esame anche altre ipotesi oltre a quella dell’uccisione da parte comunista mi sembra legittimo. Nel caso di quella presentata da Pechar, Berneri, trovatosi coinvolto in un secondo momento nell’intricato ginepraio sopra descritto, sarebbe infine restato vittima dello stesso più che di una “purga staliniana. […] Il caso pertanto continuerà a stimolare discussioni. Questo rende ancora più interessante la lettura del lavoro di Pechar, che esamina il profondo conflitto tra ambienti ministeriali spagnoli, organizzazioni anarchiche e indipendentismo filofascista catalano, con tutti gli attori in campo che cercavano di seguire propri obiettivi, sia politici che personali, molto lontani da logiche unitarie …”. ”( Marco Puppini, Le tre morti di un anarchico italiano…..) ;” [ nota mia: è da considerarsi una svista del recensore il non avere menzionato tra questi “attori” gli stalinisti oppure li considera davvero come unici difensori della logica unitaria accollandosi l'onere di eliminare tutti i dissidenti ?] ; 4) "...… Saverio Pechar sembra sviluppare, presentando una quarta versione del “caso Berneri”, quanto già affermato da Roberto Gremmo […] In questa narrazione, l’Autore [ nota mia: Saverio Werther Pechar] si impegna a superare la classica tesi della responsabilità staliniana nell’omicidio di Berneri e del suo sodale Francesco Barbieri. Egli cerca perciò di ridurre il peso di un articolo di quasi ammissione, scritto da Giuseppe Di Vittorio, dirigente comunista nel foglio “ La voce degli italiani”, stampato a Parigi […] Lo stesso Pechar afferma onestamente che la strada per giungere alla definitiva soluzione dell’intricato “affare Berneri” è lunga e ardua. […] Il laborioso filo d’Arianna, che ha accompagnato nella lettura di queste pagine (tra le quali quelle dedicato al vero e proprio “caso Berneri” sono poco più di una ventina ) sembra infine condurre fuori dal labirinto senza fornire alla fine una spiegazione effettivamente conclusiva”; ( Claudio Venza, Una versione dell’uccisione a Barcellona ……) ; 5) "" Circa le motivazioni che possono avere originato questo crimine, le versioni che appaiono credibili all'autore di queste pagine sono sostanzialmente le seguenti, basandosi sulla logica del cui prodest cioè a chi giova. La tesi da sempre sostenuta dagli anarchici circa la responsabilità degli stalinisti è una affermazione assai discutibile, poiché viene ucciso l'esponente di punta più unitario dei libertari italiani e il fatto è assai divisivo in quel momento del fronte antifranchista [nota mia: è evidente che l'autore, basandosi su un noto e facilmente confutabile giudizio espresso da Palmiro Togliatti su Berneri, non tiene in alcun conto, tra l'altro, della difesa di Camillo Berneri del POUM, (vedi sopra) che gli stalinisti volevano , incuranti, di una vera unità antifascista, sopprimere]. Infatti la polemica con gli stalinisti appare alquanto stantia ai giorni nostri, anche perché una tale qualifica politica non ha più ragione di essere. Su questa scia sono poi emerse aberrazioni, che hanno addirittura indicato in italiani i mandanti e gli autori di quel misfatto senza prove e solo per ragioni di vendite di prodotto librario, che tiene più conto del successo editoriale che dell'onestà intellettuale di chi scrive . [nota mia: peccato che Cantaluppi non se la sia sentita di fare il nome di questi presunti mandanti e autori. Io non ne so niente e mi avrebbe interessato] Molto più fondata appare la tesi che l'assassinio specialmente di Berneri, sia stato realizzato per conto del regime fascista, sfruttando elementi catalani della quinta colonna, indipendentisti oltranzisti di Estat Català e aderenti al P.S.U.C., fortemente ostili agli anarchici. Il delitto conviene al fascismo, poiché introduce motivi di divisione sia nell' unità antifranchista sia tra il governo di Valencia e della Catalogna. - Un'altra tesi è quella , che è stata studiata e documentata da un giovane storico, il cui lavoro è riportato nelle fonti. [nota mia: oltre a Il caso Berneri .... di Saverio Werther Pechar , Cantaluppi cita anche tra le fonti: R. Gremmo, Bombe, soldi e anarchia...] Essa fornisce una serie di documentazioni, derivate da ricerche in vari archivi internazionali, sulla base delle quali la vicenda, che riguarda il duplice assassinio, pare dare una risposta convincente alla tesi seguente che esclude qualsiasi coinvolgimento comunista. Il ministro degli interni del governo Caballero, Angel Galarza Gago, nel mese di agosto del 1936 si fa promotore di un'esportazione di capitali, in denaro, gioielli e quadri di valore, in Francia, non conosciuta e non autorizzata dal governo, servendosi dell'italiano Baldassare Londero. Il trasferimento all'estero di questo "tesoro" riesce solo in parte, Londero viene intercettato ed ucciso al confine con la Francia. I valori che trasportava sono divisi tra anarchici ed esponenti politici autonomisti catalani. A Bibbi vengono affidati 500 mila franchi francesi che lui ritiene di utilizzare per iniziative militari anarchiche. A questo fine il Bibbi coinvolge nella sua attuazione anche Berneri e Barbieri, che vengono a conoscenza dei maneggi del Galarza, il quale, se scoperto, rischia la fucilazione, e che è particolarmente risentito dalla perdita dei beni che Londero trasportava in Francia. Agli ordini del ministro spagnolo vi è un reparto speciale di Valencia comandato da un uomo di sua assoluta fiducia, Justiniano Garcia, il quale, se questa versione fosse quella vera, potrebbe essere il comandante dei sequestratori e degli assassini, che si qualifica con la targhetta portante il n. 1109. Non c'è dubbio che la logica della morte dei testimoni fornisca tranquillità al Galarza". [nota mia: ma, allora, perché, pur avendo avuto più volte l'occasione di sbarazzarsene, fu lasciato in vita il Bibbi , che, secondo i rapporti fiduciari degli agenti fascisti, Cimadori e Cremonini, era il principale testimone dei presunti malaffari del ministro Galarza e l'unico ad essere direttamente coinvolto nell' "affare Londero ". ( Augusto Cantaluppi, "La ringhera" in Spagna...) ] 6) “While the political responsibility of the Stalinists (and of their occasional Catalanist allies), is largely recognized by historiography, some less convincing hypotheses have been recently made by other Italian authors . They attributed Berneri’s murder to agents of Angel Galarza, following an amazing ‘thriller story’ concerning some suitcases replete with gold, allegedly stolen by Galarza in Madrid and then fallen in the hands of the Italian anarchists.137 However, these works are methodologically flawed by the fact that their authors strongly rely on the internal reports of fascist spies without doing major questionings of the obviously doubtful reliability of these documents, and by the fact that they don’t provide any decisive evidence in support of their final statements.138 Most importantly, these ‘new’ hypotheses don’t modify the political field from which Berneri’s assassination was commissioned, that is the governmental one, and namely the persons and parties that he had denounced as ‘counter-revolutionaries’.” ( Federico Ferretti, Transnational anarchism against fascisms… ) Traduzione mia approssimativa: “ Mentre la responsabilità politica degli Stalinisti ( e i loro occasionali alleati Catalanisti) è largamente riconosciuta dalla storiografia, alcune meno convincenti ipotesi sono state recentemente avanzate da altri autori italiani. [nella nota n. 137 Ferretti menziona gli autori Roberto Gremmo, Bombe Soldi e Anarchia: l'affare Berneri e la tragedia dei libertari italiani in Spagna , op. cit. e Saverio Werther Pechar, Il caso Berneri. Antifascisti italiani nella Spagna rivoluzionaria (1936-1937), op. cit. ]. Essi attribuiscono l’omicidio di Berneri agli agenti di Galarza, secondo una sorprendente ( o incredibile) “triller story” riguardante alcune valigie piene di oro, presumibilmente rubate da Galarza a Madrid e cadute nelle mani di anarchici italiani. Tuttavia questi lavori sono metodologicamente viziati dal fatto che i loro autori fanno molto affidamento sui rapporti interni delle spie fasciste senza domandarsi maggiormente della affidabilità ovviamente dubbia di questi documenti, e dal fatto che essi non forniscono una prova decisiva come supporto delle loro finali affermazioni. ( 138) Più importante, queste “nuove” ipotesi non modificano il campo politico che ha commissionato l’assassinio di Berneri , che è quello governativo, vale a dire le persone e i partiti che egli ha denunciato come controrivoluzionari”.
[ Nella nota n. 138 l’autore aggiunge: "An internal report surviving at the IISH accounts for a clandestine investigation that some anarchists did in Barcelona to discover Berneri’s murderers, an endeavour which had to stop ‘due to repression’, but which led to the identification of an unnamed individual close to the PSUC circuits. IISH, CNT Archive 005F.9, ‘Informe sobre el asesinato de los compañeros Camilo Berneri y Francesco Barbieri" ( e un pò più avanti) "About Berneri’s and Barbieri’s assassination, Pechar’s theories are also implicitly contradicted by recent archival findings by Agustín Guillamón, Insurrección: Las sangrientas jornadas del 3 al 7 de mayo de 1937 (Barcelona: Descontrol, 2018). Spero che questo libro venga presto tradotto in italiano.]
Ad eccezione di Claudio Venza e di Federico Ferretti, gli altri recensori, mi sembrano, quindi, tutti d'accordo, in modo più o meno sfumato, ad escludere le responsabilità staliniste dell' assassinio di Berneri e Barbieri sulla base dei rapporti forniti dai fiduciari fascisti ( in particolare da Alfredo Cimadori, da cui dipende, in gran parte, secondo Pechar, la relazione di Celestino Alvarez ( Agente "C") tramite la mediazione di Castañer, agente di polizia della Generalidad de Catalunya (sp. Cataluña), , affiliato a Estat Catalá e in contatto con agenti fascisti spagnoli e italiani. (cfr. brano)
Brano da commentare: "…ma come poteva Alvarez (e prima di lui, Castañer) essere al corrente di tutti i particolari della vicenda […] Da un’attenta analisi della sua relazione risulta evidente come la fonte di tutti i dati ivi contenuti non possa che essere costituita dallo stesso Cimadori […] di conseguenza, appare più che verosimile l’eventualità che nel corso del 1937 si siano verificati dei contatti, evolutisi in un vero e proprio scambio di informazioni, tra il confidente di Negrín [nota mia: Celestino Alvarez] e quello di Mussolini [nota mia: Alfredo Cimadori] , con la possibile intermediazione dell’abile doppiogiochista annidato nelle file della polizia catalana [nota mia: Castañer] ( Saverio Werher Pechar, Il caso Berneri…)
Bibliografia: Saverio Werther Pechar, L’antifascismo italiano nella guerra di Spagna. Nuove prospettive di ricerca presso l’ IRIS Università degli Studi di Messina, tesi di dottorato di ricerca p. 295 e sulle "svariate similitudini" tra la relazione di Celestino Alvarez con quella dell 'anonimo estensore" presente sia negli archivi CNT ad Amsterdam che nel fondo Araquistaín cfr. p. 292 . Cfr. Questo brano lo si può leggere ora in Saverio Werther Pechar, Il caso Berneri. Antifascisti italiani nella Spagna rivoluzionaria (1936-1937), Edizioni ANPPIA, 2017, p. 242 e p. 236 e per quanto riguarda il doppiogiochista Castañer, pp. 237. 238, 239 . Sulla attività spionistica di Castañer cfr. anche José Peirats, La CNT nella rivoluzione spagnola, la più completa e documentata storia dell'anarcosindacalismo iberico, volume secondo le collettivizzazioni, la militarizzazione la rivoluzione in marcia, edizioni antistato, 1977 p. 372, ove , tra l'altro si accenna a un incontro tra Castañer e il leader del partito comunista catalano , Comorera. Si veda, inoltre qui di seguito esaminando un altro scritto di Pechar che il ruolo da lui assegnato a Castañer nell'assassinio di Berneri e Barbieri è ben più risolutivo di quello di semplice informatore.
Le sorprese non sono finite. Nel 2018 appare l’articolo di Saverio Werther Pechar, Il caso Bonomini. Gli omicidi Matteotti, Rosselli e Berneri e i legami tra fascismo... ove si afferma, contrariamente alla tesi sostenuta nel libro, Il caso Berneri... , che i mandanti dell’assassinio di Berneri e Barbieri fossero da rintracciare all’interno dell’indipendentismo profranchista catalano e della polizia politica fascista italiana . Sui possibili moventi alla base dell'assassinio di Camillo Berneri e Francesco Barbieri, Pechar avanza due ipotesi. (cfr.brano)
Brano da commentare: “ A questo punto si ritiene necessario prendere in considerazione due diverse eventualità: la prima è che l’uccisione di Berneri e Barbieri abbia corrisposto al deliberato proposito di sbarrazzarsi di due antifascisti tra i più combattivi , la seconda è che essa debba, invece, essere ritenuta una sorta di “danno collaterale” all’interno di un’azione offensiva che aveva l’ obiettivo di colpire Bonomini [nota mia: ed è questa seconda "eventualità" , che non ho intenzione di affrontare in questo post, a dare all'articolo di Saverio Werther Pechar il titolo " Il caso Bonomini. Gli omicidi Matteotti"...] . Nel primo caso sarebbe doveroso chiedersi innanzitutto se il regime potesse effettivamente nutrire qualche interesse per l’eliminazione fisica dei due connazionali ; la risposta a questa domanda non può che essere affermativa, chiamando in causa non la loro astratta qualifica di oppositori, comune a migliaia e migliaia di esiliati, bensì proprio le loro attività pratiche attraverso le quali essi conducevano una lotta senza quartiere al fascismo: in quel periodo Berneri era infatti assorbito dal progetto di rendere di pubblico dominio le ambizioni coloniali italiane in Spagna, nonché in prospettiva in tutto il Mediterraneo Occidentale, progetto del quale il volume della conquista delle Baleari doveva probabilmente costituire solo il primo capitolo. […] Potenzialmente ancor più pericolosi dovevano apparire agli occhi del Duce i propositi di Dipartimento di Investigazione della CNT] ”che stava approntando assieme al fuoriuscito piemontese Carlo Negri una flottiglia di imbarcazioni ultrarapide e armate di siluri destinate a compiere incursioni contro la Regia marina dapprima nelle acque dell’isola di Mallorca ed in seguito nella stessa costa italiana. ...” ( Saverio Werther Pechar, Il caso Bonomini…..)
Bibliografia: Saverio Werther Pechar, Il caso Bonomini. Gli omicidi Matteotti, Rosselli e
Berneri e i legami tra fascismo,
franchismo e nazionalismo catalano , in nuova Storia
Contemporanea-bimestrale di studi storici e politici sull’età contemporanea, 2018 pp. 27-28-29
Bibliografia: Saverio Werther Pechar, Il caso Bonomini. Gli omicidi Matteotti, Rosselli e
Berneri e i legami tra fascismo,
franchismo e nazionalismo catalano , in nuova Storia
Contemporanea-bimestrale di studi storici e politici sull’età contemporanea, 2018 p.31-32 e a pp.
18-19 nota n. 52 vi è un esplicito richiamo di Pechar alla tesi di dottorato, L’antifascismo
italiano nella guerra di Spagna..., opera, allora, ancora non pubblicata, senza però spiegare le ragioni del suo
mutamento di opinione sulla morte di Berneri e di Barbieri.
Questa versione pur aggiungendo degli elementi
nuovi, tra cui l’individuazione dell’assassino di Berneri e di Barbieri nel
doppiogiochista Castañer, si riallaccia,
a mio parere, in qualche modo, alla versione ufficiale della CNT , citata da
Bolloten (vedi sopra) secondo cui
Berneri e Barbieri furono uccisi
da elementi pro-franchisti di “Estat Catalá “ con la collaborazione di agenti
italiani dell’OVRA . E in tale contesto, se ho capito bene, l'"affare Londero" ovverossia il "teorema Galarza" si riduce ad essere un semplice depistaggio per allontanare i sospetti dai veri mandanti ed esecutori del duplice delitto.
E'
, infine, da notare come in nessuna delle recensioni sul Caso Berneri...,
pubblicate tra il 2019 e il 2020, vi è il benché minimo riferimento all’
articolo di Pechar Il caso Bonomini Gli omicidi Matteotti, Rosselli e
Berneri.., , d' altronde lo stesso
Pechar in un suo articolo più recente Le relazioni tra antifascisti italiani e spagnoli nel periodo
1923-1939, in Cantieri
di Storia X -18-20 settembre 2019 in
https://www.sissco.it/wp-content/uploads/2019/07/pechar-panel.pdf cita
il libro Il caso Berneri. ..., ma non l’articolo, Il caso
Bonomini. … op. cit. .
Brano da commentare: “Ottantadue anni dopo, è saltata fuori una foto scattata nel maggio 1937 a Barcellona. La prima dei funerali di due noti anarchici, assassinati dai comunisti nelle tragiche “giornate di maggio”. L'ha pubblicata, il 22 agosto scorso, il quotidiano spagnolo El Pais, che riferisce del ritrovamento ad Amsterdam di centinaia di foto scattate da Kati Horna ad opera della storica dell'arte Almudena Rubio. [..] Gli anarchici Francesco Barbieri e Camillo Berneri – i cui funerali appaiono nella foto qui riportata – furono uccisi la notte del 5 maggio 1937 nella Barcellona lacerata dall'attacco stalinista e catalanista alla sede della Compagnia Telefonica. L'edificio era stato conquistato dalla CNT-FAI, il sindacato e l'organizzazione specifica strettamente unite a partire dal 19 luglio 1936, giorno della risposta popolare e libertaria al golpe dei militari reazionari. Berneri era accorso subito a Barcellona e aveva avuto un ruolo rilevante nella fondazione della sezione italiana della colonna Ascaso ( a cui partecipavano anche militanti di altre tendenze, come Carlo Rossellli, sostenitori dell'antifascismo d'azione). Nell'ottobre del 1936, Berneri aveva fondato “Guerra di Classe”, giornale basato sulla convinzione che “guerra civile e rivoluzione sociale sono due aspetti di una realtà unica”. Berneri era quindi un cruciale punto di riferimento per il movimento italiano prima sul fronte aragonese e poi in Catalogna. Il giornale esprimeva critiche esplicite alla volontà egemonica dell'URSS e dei suoi seguaci in Spagna. Ad ogni modo ai primi di maggio Berneri ricordava Antonio Gramsci , da poco deceduto, a Radio Barcellona. E due giorni dopo era vittima della repressione stalinista con Francesco Barbieri, un compagno molto attivo sul terreno dell'azione. Il comunista Giuseppe Di Vittorio rivendicò il duplice assassinio come legittima difesa da parte della “rivoluzione democratica”. “ ( Claudio Venza, Spagna ’36. Una foto storica…)
Bibliografia: Claudio Venza, Spagna ‘36/Una foto storica in A rivista anarchica n. 438, novembre 2019 p. 15
EMMA GOLDMAN e CAMILLO BERNERI |
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