sabato 30 aprile 2011

ANARCHICINI: * MINISTERIALISMO "ANARCHICO" E MILITARIZZAZIONE DELLE MILIZIE , PIERRE BESNARD (1886-1947),

  Le finalità che spinsero i vertici della CNT (Confederacion General del Trabajo) e della FAI (Federacion  Anarquista Iberica) , a decidere, dall’alto, la partecipazione anarchica al governo di  Largo Caballero furono soprattutto :  vincere, con tutti i mezzi (quindi anche quelli statali) , la guerra;     consolidare le conquiste rivoluzionarie (legalizzandole); impedire l’instaurazione di una dittatura.  Mi sembra che , nella storiografia anarchica (almeno quella italiana)  più recente,  la permanenza anarchica  al governo dal novembre del 1936 al maggio 1937, venga valutata, relativamente,  in modo alquanto più positivo rispetto ad alcuni decenni fa. L’ azione politica dei  4 ministri :  JOAN PEIRO’ (Industria),  JUAN LOPEZ (Commercio),  JOAN GARCIA OLIVIER (Giustizia) e FEDERICA MONTSENY (Sanità) è, ora,  solitamente definita ,  come  la migliore “ azione politica di governo”,   che la Spagna abbia mai avuto. Per quanto riguarda la Montseny viene , inoltre, evidenziata la sua prerogativa di essere stata una delle prime donne,  nel mondo,  ad essere nominata “ministro”. Personalmente ritengo , comunque,  ancora sostanzialmente valide  le lucide critiche  alministerialismo anarchico", fatte, per es. solo per citarne alcune,  da     Camillo Berneri, Vernon Richards e Pierre Besnard. 
 Brani da commentare:  1) “ .. “Voi anarchici ministri, tenete dei discorsi eloquenti e scrivete degli  articoli brillanti, ma non è con questi discorsi che si vince la guerra e si difende la rivoluzione. […] Una politica interna di collaborazionismo tra le classi e di riguardi ai ceti medi, conduce inevitabilmente alla tolleranza verso elementi politicamente  equivoci. […] Gravissimo errore è stato quello di accettare delle formule autoritarie, non perché queste fossero effettivamente tali, ma perché esse racchiudevano errori enormi e scopi politici che nulla  hanno a che fare con le necessità della guerra […] Io credo che tu debba porti il problema se difendi meglio la rivoluzione, se porti un maggiore contributo alla lotta contro il fascismo partecipando al governo o se saresti infinitamente più utile portando la fiamma della tua magnifica parola tra i combattenti e nelle retrovie. [...] E’ ora di rendersi conto se gli anarchici stanno al governo per fare da vestali ad un fuoco che sta per spegnersi o vi stanno ormai soltanto per far da berretto frigio a politicanti trescanti con il nemico o con le forze della restaurazione della “repubblica di tutte le classi". [...] Il problema per te e gli altri compagni, è di scegliere tra la Versailles di Thiers e la Parigi della Comune, prima che Thiers e Bismark facciano l'union sacrée.   A te la risposta, poiché tu sei la "fiaccola sotto il moggio" (  stralci della “Lettera aperta alla compagna  Federica Montseny” di Camillo Berneri )“… . 2) " I lavoratori rivoluzionari hanno la loro parte di responsabilità per non avere impedito al governo di ricostituire i propri quadri e la loro propria autorità, e per avere permesso il crescere di un corpo di leaders nella propria organizzazione. Essi hanno pagato cara la propria ignoranza e buona fede in campo politico. Ma dire che la loro responsabilità è uguale a quella dei rivoluzionari con lunghi anni di esperienza e di sofferenze, i quali non soltanto non misero in guardia i lavoratori contro i pericoli del potere esecutivo, ma furono proprio loro ad usarne, a difenderlo e a sfoggiarlo alla ribalta della pubblica notorietà…. dare per eguali  queste due responsabilità è come dire che amore e odio sono la stessa cosa! “ ( da  Vernon Richards, Insegnamenti della rivoluzione spagnola )
 Bibliografia: Primo brano in  Lettera aperta alla compagna  Federica Montseny di Camillo Berneri in Stefano d’Errico, Anarchismo e politica, Mimesis 2007 pp. 421 s. Secondo brano in  Vernon Richards, Insegnamenti della rivoluzione spagnola, “Collana V.  Valera” Pistoia 1974 p. 180. 
     PIERRE BESNARD (1886-1947) , autorevole  anarco -sindacalista francese, segretario, negli anni trenta, dell' Associazione Internazionale dei Lavoratori (AIT).  Durante un suo viaggio in Spagna nel settembre 1936 al fine di organizzare un efficace appoggio internazionale  operaio alla rivoluzione spagnola, ebbe un incontro con il primo ministro socialista,  Largo Caballero, (soprannominato il “Lenin spagnolo”) che lo ricevette assi freddamente. In quel viaggio, inoltre, Besnard incontro anche molti dirigenti della CNT, notò,  l'esistenza di una crescente disarmonia tra il vertice  e la base di questa organizzazione (cfr. primo brano) e ciò già due mesi prima dell’entrata  dei quattro ministri anarchici nel governo Caballero.  (cfr. secondo brano)
Brani da commentare:  1)   ... un troppo grande scarto tra la politica seguita dalla CNT  e le aspirazioni delle masse operaie   “ provocherebbero un divorzio profondo tra le masse proletarie e i responsabili , a cui esse hanno affidato la loro difesa, il  loro ideale e  il loro interesse. Noi abbiamo d’altronde la convinzione che il proletariato non accetterebbe questa situazione, che esso si ribellerebbe contro coloro che vorrebbero  imporgliela […] non resterà più [come soluzione] che una reazione vigorosa delle masse ingannate  una volta di più. O questa reazione sarà abbastanza forte per riprendere  il lavoro  al punto in cui si era concluso il primo stadio della Rivoluzione, o, al contrario, questa reazione sarà insufficiente […] Nel secondo caso, se la carenza delle masse verrà ad aggiungersi a quella dei dirigenti, l’ora della rivoluzione sarà passata”. ( Pierre Besnard, Rapport moral ) ; 2) " La rivoluzione va a marcia indietro e non per colpa del popolo, visto che questo si batte con un entusiasmo senza pari, ma dei suoi dirigenti, che vanno a rimorchio degli avvenimenti, dando prova di aver  perduto l'iniziativa rivoluzionaria o accettando situazioni umilianti come quella che ho vissuto io stesso con Largo Caballero. Se l'anarchismo commette la stupidaggine di collaborare con Largo Caballero o semplicemente di appoggiarlo, la rivoluzione sarà irrimediabilmente perduta. L'unico mezzo per uscire da questo circolo infernale in cui si è messo è una prova di forza. Ma io mi domando  se i dirigenti della CNT oggi sono gli stessi uomini del 19 luglio" (parole di  Pierre Besnard citate da Pier Francesco Zarcone, Spagna Libertaria ),
Bibliografia:  Primo brano in  Daniel Aiache, La revolution défaite. Les groupements revolutionnaires parisiens face à la revolution espagnole, 2013, Noir Rouge, p. 94 e secondo brano in Pier Francesco Zarcone, Spagna libertaria.  Storia di collettivizzazioni e di una rivoluzione sociale interrotta (1936-1938) , Massari editore, 2007, p. 180

  E   un anno dopo  in risposta alle critiche contro l’ attività da lui svolta nell’ AIT Pierre Besnard presentò un rapporto morale, che terminava  con una articolata denuncia della politica collaborazionista  attuata dalla CNT (cfr.  brano)

Brano da commentare: “ Non sono io che ho mai pensato che la CNT debba diventare un ingranaggio   (rouage) dello Stato spagnolo, non sono io che ho  rovesciato le nostre dottrine e i principi e  inviato, contro ogni evidenza dei rappresentanti della CNT al governo. Non sono io che dichiara che la CNT debba collaborare più attivamente che mai con lo Stato borghese e democratico, non sono io che osa predicare l’intesa con i peggiori nemici del proletariato – i comunisti – sotto  il pretesto di conservare intanto un sedicente fronte antifascista, di cui la CNT né pagherà sempre le spese, fronte il cui mantenimento permetta ai comunisti di impadronirsi di tutti gli ingranaggi  dello Stato. Non sono io che ha proposto a tutti i settori antifascisti un programma di governo antifascista : è la CNT “ (rapporto morale di Pierre Besnard)
Bibliografia : in  Daniel Aiache, La revolution défaite. Les groupements revolutionnaires parisiens face à la revolution espagnole, 2013, Noir Rouge, p. 94
                                                                                   
DA CAPI MILIZIANI A "  TENENTI-COLONNELLO " CONFEDERALI DELL' ESERCITO POPOLARE: MIGUEL VIVANCOS, GREGORIO JOVER, RICARDO SANZ, CIPRIANO MERA

 Strettamente connesso al problema  del “ministerialismo anarchico”  è quello della militarizzazione delle milizie, voluta inderogabilmente dal  governo del fronte popolare  su pressione degli stalinisti., di cui uno  degli obiettivi che si erano prefissi consisteva nell’ eliminare, disperdendo tutti gli anarchici in brigate miste comandate da non-anarchici ,  ogni traccia dell'influenza confederale (CNT) nell’armata antifascista.  Oltre alle critiche, ancora validissime,  alla militarizzazione    di autori anarchici come  Vernon Richards, José Peirats  , Abel Paz ed altri, una sintesi  degli effetti negativi psicologici  agenti  su coloro che combattevano al fronte  in un’ atmosfera di militarizzazione coatta si trova in un più recente  libro  sulla rivoluzione spagnola di Olivier Pinalie , Un dimanche de la vie .  (cfr. brano) 
Brano da commentare:  “ In effetti , la militarizzazione viene a rompere lo slancio rivoluzionario delle milizie spagnole. Privata del suo scopo ideologico e politico, la guerra perde il suo senso per la maggior parte dei combattenti. Non è più sentita come la loro,  tolta l’iniziativa ai lavoratori, il loro morale si spegna presto.  […] In fin dei conti non solamente la militarizzazione ha separato la guerra dalla rivoluzione, ma essa diventa uno strumento di sterminio politico. […]  per il governo opportunamente sostenuto dai comunisti, si trattava del primo episodio della contro-rivoluzione. Il Comitato centrale delle milizie fu ben presto dissolto e tutte le decisioni militari  passarono al dipartimento della difesa.  I vecchi corpi di polizia furono ristabiliti e sotto pretesto di impedire la demoralizzazione e la propaganda fascista , la libertà dì’ espressione fu severamente limitata. I giornali apparivano con pagine bianche e le riunioni politiche erano interdette o strettamente sorvegliate. Nella nuova armata, il terrorismo poliziesco ebbe la strada libera.  Una gerarchia severe  fu ristabilita, ufficiali e  soldati semplici non  riscuotevano più la medesima paga.  Ogni disobbedienza fu severamente sanzionata, si vide persino riapparire i plotoni di esecuzione . …”  ( Olivier Pinalie, Un dimanche de la vie)
Bibliografia: Olivier Pinalie, Un dimanche de la vie. La revolution espagnole 1936-1939 , Editions du Monde Libertaire , 2006 p. 60 e p.  63 (traduzione italiana mia)

Bisogna però dire che la Confederacion Nacional de Trabajo ( CNT ) riuscì a mantenere  delle divisioni composte prevalentemente da anarchici, al cui comando furono , quasi sempre, messi col grado di tenente-colonnello dell'esercito repubblicano,  gli stessi capi delle ex colonne miliziane come  per esempio Gregorio Jover,  Ricardo Sanz, Miguel Vivancos ed altri. E ciò valse, con le debite proporzioni,  anche in una regione come quella del centro, facdente capo a Madrid, in cu   delle quattro divisioni militarizzate, che vi  operavano  tre erano sotto il controllo comunista e una sola, quella comandata da Cipriano Mera, faceva riferimento alla CNT . Penso che sia in questo senso, riferendosi cioé soltanto alla regione del centro, che taluni (cfr. per esempio la voce "Cipriano Mera" in Anarchopedia) definiscono Mera "l'unico anarchico ad assumere il ruolo di comandante" ( di divisione) .  Inoltre nella  divisione anarco-sindacalista della regione centrale , ma credo, a maggior ragione,  anche  in altre regioni (come per esempio la Catalogna e l'Aragona, ,  furono sostanzialmente attenuate  alcune delle  norme prescritte dal governo  particolarmente invise ai  combattenti libertari  come  per esempio la differenzazione  delle paghe  tra ufficiali e soldati. (cfr. brani) 
Brani da commentare:   1)   Vi  è ora nella regione del centro un’armata confederale di 33000 uomini perfettamente armati, ben organizzati e  inquadrati alla CNT  dal primo all’ultimo, sotto il comando di ufficiali  anch’essi della CNT. Vi sono egualmente numerosi compagni nelle formazioni miste, ma l’organizzazione  si prefigge di  concentrarli tutti nelle formazioni confederali […] La CNT aveva compreso che doveva essa stessa intraprendere la sua militarizzazione. Era un eccellente mezzo di organizzare un’armata della CNT  potente che non servisse solamente a combattere i fascisti, ma anche a salvaguardare successivamente la rivoluzione “ (  estratti dai rapporti del maggio e del giugno del 1937 di Helmut Rdiger ,  rappresentante in Spagna  dell’ AIT  ( Associazione Internazionale dei Lavoratori) ; 2)     Quando   la militarizzazione    delle milizie fu decretata, le nostre forze nella zona centrale l’accettarono alla condizione di potere conservare una certa indipendenza, che includeva il   mantenimento   in carica dei loro propri comandanti. Il governo di largo Caballero e dei suoi successori , così come il  Consiglio di  difesa di Madrid, non erano disposti ad accettare queste condizioni, ma furono ben obbligati di  “approvarle”, perché noi avremmo preferito  la ribellione alla sottomissione. In misura che il tempo passava, noi abbiamo dovuto ammettere nelle nostre unità delle reclute di  ogni bordo (bords). Esse non furono mai obbligate a iscriversi alla CNT ma noi abbiamo sempre rifiutato al governo di nominare lui stesso i nostri comandanti. In generale le cose procedevano così: il comitato di difesa ( della CNT) proponeva al ministero della Guerra delle nomine che esso giudicava  gradite (bienvenues) , fornendo le informazioni necessarie, e il ministero , dopo queste notizie, accettava le proposte e ufficializzava le nomine. Era preferibile che noi agissimo così per differenti ragioni, di cui una era di ottenere la paga elevata assegnata ai comandanti. I nostri comandanti, nella zona centrale, dopo avere riscosso la loro paga,  consegnavano la maggior parte al comitato di difesa, che, in conseguenza, disponeva di milioni di pesetas per aiutare le collettività agricole. Il governo cercò talvolta di imporci  certi comandanti con il consenso del nostro  comitato nazionale di Valenza o di Barcellona, ma né Eduardo Val, né Manuel Salgado, né io stesso, che abbiamo per lungo tempo assunto la responsabilità del comitato di difesa, abbiamo mai accettato  una tale cosa, e grazie a questo atteggiamento, noi potemmo conservare fino alla fine le forze che ci permisero di  sbaragliare  il Partito comunista [a Madrid] nel marzo 1939 .” ( José Garcia Pradas, direttore del quotidiano anarco-sindacalista  CNT e membro del comitato di difesa anarco-sindacalista di Madrid )
Bibliografia:  Primo e secondo brano in  Burnet Bolloten, La guerre d’Espagne. Revolution et contre-revolution (1934-1939),  Agone, 2014, pp. 459-460 ( traduzione italiana mia)
 
 
LUIGI  BERTONI A BARCELLONA E SUL FRONTE DI HUESCA

Tra i “visitatori” anarchici illustri, durante la  rivoluzione  spagnola è da ricordare, tra altri, LUIGI BERTONI, che nell’ ottobre del  1936 , desideroso di “valutare personalmente la situazione” si recò  a Barcellona, ancora impregnata di spirito rivoluzionario, e rimase entusiasta delle nuove “ forme di vita” e dei nuovi “rapporti sociali”.  Alcune perplessità sorsero comunque , già, dopo l’entrata al governo del fronte popolare della CNT ( primo brano) Ma fu soprattutto dopo le giornate  del maggio 1937 e l’assassinio di Camillo Berneri e  Francesco Barbieri, , che sulle pagine del “  Risveglio   apparvero articoli contro la controrivoluzione patrocinata dagli stalinisti (secondo e terzo  brano). Nel quarto brano vi è una interessante nota anonima  sui riflessi nella borsa e nella finanza internazionale della svolta centralista e autoritaria nella rivoluzione sociale spagnoila.

Brani da commentare:  1) “ Appena giunto a Port–Bou si ha l’impressione d’ un mondo nuovo e quest’impressione si mantiene anche attraverso le città ed i villaggi sul percorso per giungere a Barcellona. Dovunque sventola la bandiera rossa e nera della CNT e della FAI […] A  Barcellona […] aziende e mestieri collettivizzati  della CNT funzionano bene, nuove  forme di vita e nuovi rapporti sociali si elaborano. […]  Oggi i nostri compagni hanno dovuto sfortunatamente  cedere a un vero ricatto. Gli si dice che il governo madrileno non darebbe tutto quello che potrebbe dare anche se indispensabile alla vittoria, fin quando accanto ad un governo catalano regolare ne esisterà uno irregolare” ( Luigi Bertoni, A  Barcellona e sul fronte di Huesca, Il Risveglio,  31-10- 1936) ; 2) “… dire interamente il proprio pensiero è quel che non può assolutamente ammettere il servidorame d’ogni dittatura e la Pravda di Mosca insorse bestialmente contro quell’articolo di Berneri che aveva scritto su “Guerra di Classe”, conciliare le necessità della guerra, la volontà della rivoluzione sociale e le aspirazioni dell’anarchismo: ecco il problema [...] Il console a Barcellona dell’URSS credette allora suo dovere d’intervenire ufficialmente e scrisse al Comitato  regionale della CNT-FAI che l’autore di di detto articolo non poteva essere che un agente provocatore o un imbecille […] Da quel momento il povero Berneri era stato condannato a morte”  ( Luigi Bertoni, Camillo Berneri e la contro rivoluzione, Il Risveglio 29-5- 1937) ; 3) “ Ogni rivoluzione ha avuto i suoi rivoluzionari e i suoi controrivoluzionari, che, in un primo tempo, incapaci di resistergli, faranno finta di rassegnarsi o persino di accettarla, spiando il momento o la  fatica, il malcontento, gli ostacoli, gli errori inevitabili che permettono loro di costituire una coalizione e di richiedere la restaurazione […] La  controrivoluzione è stata favorita dall’intervento dei bolscevichi russi, convertiti  ad un tratto nel mondo intero alla repubblica, o perfino alla monarchia democratica, parlamentare e borghese. In Spagna gli stalinisti erano inizialmente un minuscolo partito, ma l’aiuto russo così esagerato e sfruttato li aggrandì in numero, in influenza, in potenza, talmente che il loro dominio nelle sfere ufficiali  divenne ben presto totale […] E’ […] una bugia ridicola l’accusa contro i nostri compagni di non avere voluto la militarizzazione. Questo è vero unicamente per alcuni volontari italiani che d’altronde si sarebbero rassegnati se avessero avuto la sicurezza di continuare a battersi per una rivoluzione […] In realtà Largo Caballero ha già promesso alla borghesia mondiale che soffocherà la rivoluzione e che la sua vittoria non significherà che il ritorno della Spagna al regime identico, anche dal punto di vista economico, degli altri  stati capitalisti. “  (  Luigi Bertoni, Pour nos combattants de Barcelone, Le Reveil 15-5- 1937)  4) Secondo il “Risveglio” il colpo di  mano comunista a Barcellona, applaudito dalla borghesia internazionale, è stato, perfino “salutato in borsa con un rialzo da 2215 a 2470 . Lo stesso dicasi per l’avvento del  governo Negrin imposto dai comunisti”. ( Articolo non firmato, Per comprendere la nuova situazione spagnola, 20 11, 1937)

 Bibliografia: Gianpiero Bottinelli, Luigi Bertoni. La coerenza di un anarchico, prefazione di Marianne Enckell, Edizioni La Baronata, 1997 pp. 163-164 e  166-168

 

 
 


 
 
 


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