DOLOROSA PARTENZA |
Canzone da commentare: “ La mattina del 5 d’agosto/ si muovevano le truppe italiane/ per Gorizia le terre lontane / e dolente ognun si partì/ Sotto l’acqua che cadeva al rovescio/ grandinavano le palle nemiche/ su quei monti, colline e gran valli/ si moriva dicendo così: “ O Gorizia, tu sei maledetta/ da tanti cuori che senton coscienza/ Dolorosa ci fu la partenza/ che per tanti ritorno non fu/ O vigliacchi che voi ve ne state/ con le mogli nei letti di lana/ distruttori di noi carne umana/ questa guerra ci insegna a pugnar/ Traditori signori ufficiali, che la guerra l’avete voluta/ scannatori di carne venduta/ e rovina della gioventù/ Voi chiamate campo d’onore/ questa terra al di là dei confini/ Qui si muore gridando assassini/ maledetti sarete un dì/ Cara moglie che tu non mi senti/ raccomando ai compagni vicini/ di tenermi da conto i bambini/ che io muoio col loro nome nel cuor”/ O Gorizia tu sei maledetta …….” ( Canzone già nota al fronte durante la prima guerra mondiale, dove essere scoperti a cantarla implicava l'immediata fucilazione)
Discografia: Circa cinquant'anni dopo la prima guerra mondiale, questa canzone, per quanto ne so, fu “riscoperta” grazie allo spettacolo “Bella ciao!” , rappresentato durante il festival di Spoleto del 1964. E fu soprattutto questa canzone a provocare l’ira degli ufficiali e dei "benpensanti" presenti nella sala e la denuncia dello spettacolo alla magistratura.
DOMELA NEUWENHUIS, LUIGI BERTONI, ERRICO MALATESTA EMMA GOLDMAN , SASHA BERKMAN ......... |
La posizione della
maggior parte degli anarchici fu comunque
assai chiara sin già a partire dall’ immediata espulsione di
Kropotkin dal giornale “, di cui lui stesso era stato uno dei fondatori.
Inoltre, nel marzo 1915 “ numerosi
anarchici, risposero a
questa tendenza interventista con un
celebre scritto, noto con il nome di "Manifesto internazionale contro la
guerra " (cfr. brano)
Brano da commentare: “ …. Nel presente conflitto, i governi di Berlino e di Vienna hanno cercato di giustificarsi con documenti non meno autentici che quelli dei governi di Parigi, di Londra e Pietrogrado. Ciascuno fa del suo meglio per produrre i più indiscutibili e decisivi documenti atti a stabilire la veridicità delle loro asserzioni e presentarsi quali immacolati difensori del diritto e della libertà e quali campioni di civiltà. Civiltà? Chi proprio in questo momento la rappresenta? E’ forse lo Stato tedesco col suo formidabile militarsismo, e così potente che ha soffocato ogni disposizione di rivolta? E il governo russo per il quale il knout, la forca e la Siberia sono i soli mezzi di persuasione? E il governo francese col suo Biribì, le sue sanguinose conquiste in Tonchino, Madagascar, e Marocco e col suo arruolamento obbligatorio di truppe nere? La Francia che detiene nelle sue prigioni, per degli anni interi, quantità di compagni colpevoli solo di avere parlato o scritto contro la guerra? E’ lo stato inglese che sfrutta, divide ed opprime le popolazioni del suo Impero coloniale? No: nessuno dei paesi belligeranti è in grado di invocare il nome della civiltà o di dichiarare se stesso in stato di legittima difesa. La verità è che la causa delle guerre, la causa di quella presente che insozza di sangue umano le terre d’Europa, come quella di tutte le guerre che hanno preceduta posa solamente nell’esistenza dello stato che è la forma politica del privilegio. Lo stato è sostenuto dalla forza militare , è attraverso l’uso di detta forza che egli è sviluppato ed è sulla forza militare che egli locicamente deve riposare per mantenere la sua onnipotenza. Qualunque sia la forma che egli possa assumere, lo stato non è se non l’oppressione organizzata a beneficio delle minoranze privilegiate […] L’azione e la propaganda anarchica deve assiduamente e perseveratamente mirare all’indebolimento dei vari stati, a coltivare lo spirito di rivolta ed a sollevare il malcontento nei popoli e nei soldati. A tutti i soldati ed a tutti i paesi che credono di combattere per la giustizia e la libertà, noi dobbiamo dichiarare che i loro eroismi ed il loro valore serviranno soltanto a perpetuare l’odio, la tirannia e la miseria…” (segue la firma di LEONARD ABBOTT, ALEXANDRE BERKMAN, LUIGI BERTONI, L. BERSANI, G. BERNARD, GEORGES BARRET, A. BERNARDO, EDOUARD BOUDOT, A. CALZITTA , JOSEPH J. COHEN, HENRI COMBES, NESTOR CIELE VAN DIEPEN, F.W. DUNN, CARLO FRIGERIO, EMMA GOLDMAN, V. GARCIA, HIPPOLYTE HAVEL, THOMAS KEELL, HARRY KELL,Y, JULES LEMAIRE, ERRICO MALATESTA, H. MARQUEZ, FERDINAND DOMELA NEUWENHUIS, NOËL PARAVICH, EMIDIO RECCHIONI, G. RIJNDERS, I. ROCHTCHINE, A. SAVIOLI, ALEXANDRE SCHAPIRO, WILLIAM SHATOF, V.J.C. SCHERMERHON, C. TROMBETTI, PEDRO VALLINA, G. VIGNATI, LILIAN GERTRUDE WOOLF (LILIAN WOLFE) e SAUL YANOWSKY.)
Bibliografia: L’antimilitarismo libertario in Svizzera, a cura di Gianpiero Bottinelli e Edy Zarro Edizioni la Baronata, 1989 p pp. 83, 84 e p. 85
PIOTR KROPOTKIN, JEAN GRAVE, JEAN WINTSCH AMILCARE CIPRIANI |
In onore del vero, bisogna comunque considerare che anche all'interno del movimento anarchico si operò una rottura tra interventisti (pochi) e antinterventisti (la maggior parte). Già, infatti, nel 1914 all’inizio della prima guerra mondiale PIOTR KROPOTKIN, sulle pagine della rivista inglese "Freedhom"(cfr. infra post CHARLOTTE WILSON ... ) espresse, rivolgendosi particolarmente al suo amico, dottore G.Steffen, la sua opinione nettamente a favore di una adesione alla guerra dalla parte della Francia , ritenuta più “rivoluzionaria” , democratica e laica, contro la Germania considerata come la nazione europea più reazionaria ed imperialista. (cfr.brano)
Brano da commentare: ..." Caro Stephen, -voi mi domandate la mia opinione sulla guerra. Io l'ho espressa in diverse occasioni in Francia, e difronte agli avvenimenti attuali, purtroppo, mi duole doverla confermare . Ritengo che il dovere di tutti coloro che hanno sposato la causa delprogresso umano, e in particolare la causa dei proletari europei aderenti all' Associazione Internazionale dei lavoratori, sia quello di fare tutto quanto in loro potere, ciascuno secondo le proprie capacità , per respingere l' invasione dei tedeschi nell' Europa occidentale. [...] E' certo che l'attuale guerra sarà una grande lezione per tutte le nazioni. Essa insegnerà loro che la guerra non può essere scongiurata dai sogni pacifisti e da altre assurdità sulla guerra [...] E non può essere combattuta dalla propaganda antimilitarista così come è stata portata avanti fino ad ora. E' richiesto qualcosa di molto più profondo di ciò. Le cause di una guerra devono essere attaccate alle radici. E noi abbiamo una grande speranza che la guerra attuale aprirà gli occhi alle masse di lavoratori e a un certo numero di intellettuali delle classi medie. Essi vedranno la parte che il Capitale e lo Stato hanno avuto nel determinare i conflitti armati tra le nazioni. Ma per il momento noi non dobbiamo perdere di vista il lavoro principale di oggi. I territori di Francia e Belgio DEVONO essere liberati degli invasori. L'invasione tedesca deve essere respinta - non importa quanto ciò possa essere difficile. Tutti gli sforzi devono essere diretti in questa direzione ". ( Lettera di Kropotkin a G. Steffen in Freedhom vol. 28, n. 306, ottobre 1914)
Bibliografia: Selva Varengo, Pagine anarchiche. Pëtr Kropotkin e il mensile “ Freedom” (1886-1914), Biblion edizioni, 2015 pp. 185 e 191-192
Condivisero l'opinione di Kropotkin alcuni altri autorevoli anarchici, tra cui JEAN GRAVE, JEAN WINTSCH ( sulle motivazioni addotte da Wintsch a favore della Francia, cfr. post LUIGI BERTONI…..). Nel 1916 il dibattito tra anarchici ricominciò. Di fronte alla prospettiva di una pace che lasciasse agli Stati Centrali alcuni territori francesi e belgi conquistati Kropotkin invitò in un Manifesto cosiddetto dei Sedici ( dal numero degli anarchici che lo approvarono e che poi in realtà sembra siano stati quindici) alla continuazione della guerra sino alla rinuncia della Germania ad occupare le terre conquistate.
Brano da
commentare: “…. Per questa ragione noi anarchici, noi antimilitaristi, noi
nemici della guerra , noi sostenitori appassionati della pace e della fraternità
tra i popoli, ci siamo schierati dalla parte della resistenza e non abbiamo
ritenuto giusto separare il nostro destino da quello del resto della
popolazione. Ci sembra superfluo ribadire che avremmo preferito vedere questa
popolazione assumersi direttamente l’impegno della propria difesa. Visto che
questo non è stato possibile, non rimaneva che accettare il fatto compiuto. E,
insieme a coloro che sono in lotta, noi consideriamo che a meno che la
popolazione tedesca, ritornando a più sani principi di giustizia e di diritto,
la smetta finalmente di servire ancora da strumento ai progetti di dominio politico pantedesco, non sia proprio il caso
di parlare di pace. Certo, nonostante la guerra, malgrado le tante uccisioni,
non ci dimentichiamo di essere internazionalisti: vogliamo l’unione dei popoli,
la cancellazione delle frontiere. Ed è proprio perché auspichiamo la
riconciliazione tra tutti i popoli, compreso quello tedesco, pensiamo che si
debba resistere a un aggressore che rappresenta l’annientamento di tutte le
nostre speranze di liberazione. Parlare
di pace mentre il partito che da quarantacinque anni ha trasformato l' Europa
in un enorme campo trincerato è in condizione di dettare le proprie condizioni,
sarebbe l’errore più spaventoso che si possa commettere …” ( “MANIFESTO DEI SEDICI " firmato
da PIOTR KROPOTKIN, JEAN GRAVE, VAARLAN CERKEZOV, JACQUES GUERIN, JULES
MOINEAU, HENRI FUSS, PAUL RECLUS, MARC PIERROT, CHARLES MALATO, , CHRISTIAN
CORNELISSEN, A. LAISANT, ANTOINE ORFILA ( HUSSEINDEY, ALGERIA), RICHARD,
ICHIKAWA, VARLAN TCHERCHESOFF, F. LE LÉVE. 28 febbraio 1916 - )
Bibliografia: Giampietro “Nico” Berti, Quando
gli anarchici si diedero battaglia sulla guerra e archivio in Libertaria
anno 1 numero 1 , 1999 pp. 67-68
Anche questo
documento anarco-bellicista suscitò una forte reazione tra la maggior
parte degli anarchici, molti dei quali ormai
erano, per lo più, per restare fedeli ai loro principi internazionalisti
ed antimilitaristi o disertori o detenuti in prigione ( cfr. la risposta in particolare Errico Malatesta, Anarchici pro governo in
Freedom aprile 1916)
Brano da commentare :“…. La buona fede e le buone intenzioni dei firmatari di questo manifesto (quello dei sedici) sono fuori questione. Ma quale che sia il dolore di trovarsi in conflitto con dei vecchi compagni che hanno reso tanti servizi alla causa che ci è stata comune, non si può per rispetto della sincerità e nell’interesse dell’avvenire del nostro movimento emancipatore, non separarsi nettamente dai compagni che credono possibile conciliare le idee anarchiche e la collaborazione con i governi e la borghesia di certi paesi nelle loro rivalità contro le borghesie e i governi di altri paesi….”
Bibliografia: Giampietro “Nico” Berti, Quando gli anarchici si diedero battaglia sulla guerra e archivio in Libertaria anno 1 numero 1 , 1999 p. 69 e p. 70
DALLO STEMMA SABAUDO AL FASCIO LITTORIO |
Un altro tipo di interventismo da quello
attuato dai cosiddetti "sedici", che non comportava, come si è visto
, almeno in teoria, la loro rinuncia agli ideali anarchici, fu quello ,
in Italia, intrapreso da alcuni
(pochi, anche se sempre troppi)
anarcoindividualisti o più genericamente "superuomisti" nell'
accezione , a mio parere, di questo termine più dannunziana o
"futurista" che filosofica o nietzchiana, che , gradualmente, rinnegarono completamente i principi
anarchici e antimilitaristi per
aderire a ideali nazionalisti e
bellicisti sino a confluire, nel dopoguerra, salvo alcune eccezioni, nel fascismo . Tra questi "anarchici di
Mussolini" sono da ricordare,
LIBERO TANCREDI, MARIO GIODA , OBERDAN GIGLI e sulla complessità di questo fenomeno ,
talvolta sottovalutato dal punto di vista storiografico, interessante è, quanto
osserva, Maurizio Antonioli in Sentinelle perdute. Gli anarchici, la
morte e la guerra (cfr. brano)
Brano da commentare : "... Il fenomeno
dell'interventismo anarchico non costituì dunque la premessa ad un esito
obbligato, pur se il nesso con il fascismo, con un certo fascismo, non può non
essere debitamente sottolineato. Rappresentò indubbiamente, e indipendentemente
dalle sue proporzioni, un momento di crisi della cultura politica libertaria
che il movimento anarchico, forse nel tentativo di esorcizzarne portata e
conseguenze, preferì non affrontare se non nei termini di dura negazione
ideologica e di drastica riduzione a casi isolati né allora né negli anni
immediatamente successivi" (Maurizio Antonioli, Sentinelle perdute ...
)
Bibliografia: Maurizio Antonioli, Sentinelle
perdute. Gli anarchici, la morte e la guerra, BFS 2009 p. 133. Cfr.
anche Alessandro Luporini, Anarchici di Mussolini,
M.I.R. 2001.
ASSALTO AI FORNI |
Durante il conflitto, l' ostilità verso la guerra
riuscì, pur rischiando pesantissime punizioni, ancora a manifestarsi
soprattutto nel corso del 1917, all'interno del paese. Particolarmente importante fu la rivolta dell'agosto 1917 a Torino, in cui si distinsero gli assalti ai forni delle donne. (cfr. brani da commentare)
Brano da commentare: 1) “ 22-agosto 1917: Si iniziano serie manifestazioni di protesta contro la guerra, a Torino, e contro la mancanza di viveri. La folla, composta in maggioranza di donne, tumultua e assalta qualche negozio. Interviene la polizia che spara sui dimostranti. Morti e feriti. – 23 agosto: sciopero generale a Torino dopo i luttuosi episodi del giorno precedente. A Porta Palazzo si innalzano le prime barricate. La Camera del Lavoro è invasa e occupata dalla polizia. Alla Barriera di Milano gli alpini mandati per reprimere la rivolta si rifiutano di sparare – 24 agosto: continuano a Torino gli scontri sanguinosi tra la folla e la polizia. Viene proclamato lo stato d’assedio. 25-26 agosto: Gli avvenimenti di Torino si fanno ogni giorno più gravi. Gli ufficiali soprattutto si distinguono nell’azione repressiva e i morti si contano ormai a centinaia. La folla ha assalito la chiesa dei frati, in Borgo San Paolo, e ha distribuito ai bisognosi i grandi quantitativi di viveri rinvenuti nell’attiguo convento. – 27 agosto- Gli stabilimenti riprendono il lavoro, ma il malcontento continua e per lungo tempo il fermento resta vivo in mezzo ai lavoratori torinesi. Durante i “fatti di Torino” non mancò la partecipazione attiva degli anarchici. ….” ( 1914-1945. Un trentennio di attività anarchiche...) ; 2) "L’episodio di maggior rilievo politico, fu, come è noto, la rivolta dell’agosto del 1917 a Torino. È significativo che l’insurrezione nascesse –come era avvenuto in Russia l’8 marzo del 1917 –per iniziativa delle donne operaie che, recatesi ad acquistare il pane, trovarono i negozi di fornaio vuoti (“Usciti dal lavoro si faceva la coda dal fornaio, ma il più delle volte il pane era finito [...] Cominciarono le donne che soffrivano più di qualsiasi altro per la fame e per la guerra. Quasi tutte adesso lavoravano in fabbrica: bisognava dar da mangiare ai bambini, mentre i mariti e i figli grandi erano al fronte [...]. I fornai erano piantonati, ma in un attimo i carabinieri furono travolti e contro le donne non osarono sparare”. Alle donne, che attaccarono i camion dei fornai, si unì presto la popolazione operaia e dei quartieri popolari: nacque un’insurrezione di massa, che proseguì con barricate per alcuni giorni, e che, dopo prolungati scontri con le forze dell’esercito, venne drasticamente repressa (vi furono da 50 a 100 morti e innumerevoli feriti, l’incarceramento di molti altri e l’invio al fronte di alcune centinaia di operai). ( Giovanna Procacci, Le donne e le manifestazioni popolari……)
Bibliografia: Primo brano in Anonimi compagni, 1914-1945 un trentennio di attività anarchica. Samizdat, 2002, p. 25 e secondo brano in Giovanna Procacci Le donne e le manifestazioni popolari durante la neutralità e negli anni di guerra (1914-1918), in Deportate, esuli, profughe. Rivista telematica di studi sulla memoria femminile n. 31, 2016 p. 118
Episodi di proteste e di ostilità al proseguimento della guerra si verificarono anche al fronte . (cfr. brani da commentare )
Bibliografia: Primo brano in Piero Purich storico, L’ Italia e la Grande Guerra senza la retorica nazionalista, in L’internazionale, 3 novembre 2018 in https://www.internazionale.it/opinione/piero-purich/2018/11/03/prima-guerra-mondiale-italia . Secondo brano in Marco Rossi, Gli ammutinati nelle trincee. Dalla guerra di Libia al primo conflitto mondiale, BFS 2014, p. 49 e pp. 62-63
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