TEMISTOCLE MONTICELLI
TEMISTOCLE MONTICELLI (1869- 1936) : Nato a Firenze di professione sarto. Aderì molto giovane all’anarchismo e divenne amico di Malatesta e di Gori. Nel 1891 fu arrestato a Roma per avere portato in piazza in occasione del comizio di protesta del 1 maggio a piazza Santa Croce di Gerusalemme una bandiera rosso-nera con la scritta W la rivoluzione. Per questo gesto fu condannato a 18 mesi di prigione e poi a un anno di vigilanza. Libero, continuò, seppur vigilato, a fare propaganda in diverse città italiane. Collaborò a diverse pubblicazioni anarchiche e nel 1897 si trasferì a Marsiglia. Tornato in Italia nel 1898 fu sottoposto al confino nell’isola di Ponza. Nel 1891 aprì , a Roma, una libreria- cartoleria in via G. di Lanza, nel quartiere Testaccio, che divenne un luogo di riunione, in cui si svolsero, tra l’altro frequenti e accesi dibattiti tra le diverse tendenze dell’anarchismo (in particolare tra organizzatori ed antiorganizzatori . Nel 1911 il comitato preparatore di un congresso nazionale , di cui faceva parte, insieme ad altri, Temistocle Monticelli, pose tra i temi da affrontare quello di una conciliazione tra organizzatori e antiorganizzatori ritendolo facilmente risolvibile. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ … non ci sono differenze sostanziali, ma
solo ripicche. Lasciando i seguaci dell’individualismo alla contemplazione di Stirner
e di Nietzsche noi sappiamo che la
differenza tra comunisti anarchici ed altri sta tutta nel federalismo e
nell’autonomismo, due metodi di azione che fan rimanere salda la fede nelle
stesse idee e che quindi possono
lasciare l’adito ad una onesta riconciliazione. Il Congresso che noi
convochiamo soltanto perché ivi si discuta e si adotti un programma
pratico atto ad unirci per un lavoro comune dovrà così risolvere un’importante
questione che chiarirà la posizione finora dubbia del movimento anarchico
italiano e ci libererà dal penoso incubo di
un eterno dissidio. Sarà questa la parte principale dei lavori del
Congresso e se soltanto questa si
ottenesse non sarebbe stato davvero convocato invano” ( L’Unione Comunista
Anarchica e la Federazione Socialista Anarchica del
Lazio, Il
Congresso Anarchico italiano in L’ Alleanza Libertaria, 20 gennaio 1911)
Bibliografia: Fabrizio Giulietti, Storia
degli anarchici italiani in età giolittiana, Franco Angeli, Storia,
2012, p. 183
Il Congresso previsto,
tuttavia, non si fece e fu rinviato
a data da destinarsi così come
anche il problema delle divergenze
tra organizzatori e
antiorganizzatori. Allo scoppio della prima
guerra mondiale si schierò con gli anti- interventisti. Durante gli anni della
guerra gli antimilitaristi e i dissidenti sono duramente perseguitati dal
governo . Contro tali misure repressive
, sempre più intense, tanto più cresceva nel proletariato l’opposizione al
conflitto e l’entusiasmo per quanto stava avvenendo in Russia, Monticelli
scrisse nel 198 un articolo intitolato Metodi polizieschi
intollerabili . Durante
il cosiddetto “biennio rosso” (1920-1921) Monticelli diresse il settimanale del gruppo anarchico romano
Libero Accordo e si
impegnò nel Comitato di difesa anarchica conto le violenze , sempre più
coordinate tra le forze dell’ordine e i fascisti. Dopo l’ascesa al potere di Mussolini
Monticelli continuò, per quanto possibile, a mantenere
contatti con i compagni sia in Italia che all’estero. Presenziò ai
funerali di Malatesta nel 1932 e subì parecchi fermi di polizia sino alla sua morte nel 1936. Un anno dopo Luce Fabbri (cfr. post
….) lo ricordò nella rivista Studi
Sociali (cfr. brano)
Brano da commentare: “ non è tempo di
pianto, né di fiori sulle lastre di marmo, i costruttori che se ne vanno
continuano a vivere nell’opera loro, nell’
”opera nostra “, legato da una amicizia
sincera con Malatesta e Fabbri con loro condivise le sofferenze del carcere,
del domicilio coatto, ma il tutto non alterò “i suoi nervi, il suo coraggio
modesto e silenzioso”
Bibliografia: I. Del Biondo, Temistocle Monticelli in Collezioni digitali.
Biblioteca Franco Serantini.
ARISTIDE CECCARELLI
ARISTIDE CECCARELLI (1872-1919) Nato a Ceccano ( Frosinone) militò in gruppi anarchici, sino a divenirne ben presto uno dei principali esponenti e promotori di varie iniziative , tra cui la fondazione di circoli. Più volte fu arrestato per associazione a delinquere e, dal 1895 al 1896, fu confinato nelle isole Tremiti. Nel 1900 fu coinvolto in seguito a una montatura poliziesca nel processo contro PIETRO ACCIARITO, che aveva tentato di uccidere, nel 1897, il re Umberto I ma fu assolto da ogni accusa in sede processuale. Nel 1901 fu trai primi a dedicarsi all’attività sindacale e esercitò un importante ruolo allì’interno della Camera del Lavoro di Roma. Insieme a Luigi Fabbri fu uno degli estensori del “Programma Socialista Anarchico, “a cui faceva riferimento, tra altre organizzazioni, la “Federazione Socialista Anarchica Laziale “ (FSAL) di cui Ceccarelli fu uno dei fondatori. Dal 1905 al 1907 si trasferì in Argentina, dove in stretto contatto con gruppi anarchici italo-argentini, collaborò a varie loro pubblicazionit e tenne conferenze. Tornato in Italia svolse vari incarichi per conto della FSAL e Della Camera del Lavoro romana. Fu uno degli oratori , a Rossignano Marittimo, nella commemorazione di Pietro Gori durante il primo anniversario della sua morte. Fu un deciso oppositore dell’intervento italiano alla prima guerra mondiale e durante tutto il conflitto mantenne la sua posizione antimilitarista e antbellicista. Verso la fine della prima guerra mondiale. Ceccarelli pubblicò " La Favilla, “ rivista quindicinale comunista-anarchica di propaganda spicciola” per diffondere in maniera concisa e serena le idee anarchiche” al fine di ricomporre il movimento anarchico romano , fortemente debilitato dal conflitto . In un articolo della rivista spiegò come secondo lui il rapporto tra “comunismo e individualismo” , che tuttora lacerava il movimento in due opposti schieramenti, dovesse essere impostato: (cfr. brano).
ARISTIDE CECCARELLI (1872-1919) Nato a Ceccano ( Frosinone) militò in gruppi anarchici, sino a divenirne ben presto uno dei principali esponenti e promotori di varie iniziative , tra cui la fondazione di circoli. Più volte fu arrestato per associazione a delinquere e, dal 1895 al 1896, fu confinato nelle isole Tremiti. Nel 1900 fu coinvolto in seguito a una montatura poliziesca nel processo contro PIETRO ACCIARITO, che aveva tentato di uccidere, nel 1897, il re Umberto I ma fu assolto da ogni accusa in sede processuale. Nel 1901 fu trai primi a dedicarsi all’attività sindacale e esercitò un importante ruolo allì’interno della Camera del Lavoro di Roma. Insieme a Luigi Fabbri fu uno degli estensori del “Programma Socialista Anarchico, “a cui faceva riferimento, tra altre organizzazioni, la “Federazione Socialista Anarchica Laziale “ (FSAL) di cui Ceccarelli fu uno dei fondatori. Dal 1905 al 1907 si trasferì in Argentina, dove in stretto contatto con gruppi anarchici italo-argentini, collaborò a varie loro pubblicazionit e tenne conferenze. Tornato in Italia svolse vari incarichi per conto della FSAL e Della Camera del Lavoro romana. Fu uno degli oratori , a Rossignano Marittimo, nella commemorazione di Pietro Gori durante il primo anniversario della sua morte. Fu un deciso oppositore dell’intervento italiano alla prima guerra mondiale e durante tutto il conflitto mantenne la sua posizione antimilitarista e antbellicista. Verso la fine della prima guerra mondiale. Ceccarelli pubblicò " La Favilla, “ rivista quindicinale comunista-anarchica di propaganda spicciola” per diffondere in maniera concisa e serena le idee anarchiche” al fine di ricomporre il movimento anarchico romano , fortemente debilitato dal conflitto . In un articolo della rivista spiegò come secondo lui il rapporto tra “comunismo e individualismo” , che tuttora lacerava il movimento in due opposti schieramenti, dovesse essere impostato: (cfr. brano).
Brano da commentare: “ Noi siamo anarchici
perché vogliamo assolutamente disporre della nostra libertà individuale,
sosteniamo la bontà del Comunismo essendo convinti che esso rappresenta la base
fondamentale del vero individualismo
anarchico, e che la formula da ciascuno secondo le proprie forze, a
ciascuno secondo i suoi bisogni è quella che, messa in pratica, renderà liberi
e indipendenti tutti i nostri pensieri e tutte le nostre azioni” ( Aristide Ceccarelli in Vi piace Favilla,
in La
Favilla, 1 agosto 1918)
Bibliografia: in Roberto Carocci, Roma sovversiva. Anarchismo e
conflittualità sociale dall’età giolittiana al fascismo (1900-1926), Odradek, 2012, p. 115
Morì nel 1919 e ai suoi funerali, parteciparono tutte le forze politiche di
sinistra , come riferì, nella cronaca del giorno dopo, il
giornale socialista “Avanti”(cfr. brano)
Brano da commentare: “… Il Ceccarelli, che per oltre un ventennio ha lottato
con fermezza per le sue idee meritava questi grandi onoranze dei lavoratori.
Sono intervenute tutte le leghe della [ Camera del lavoro] Confederale, i
gruppi anarchici e i circoli socialisti. I vessilli sovversivi erano
numerosissimi : circa duecento. La folla immensa che ha sfilato lungo il
percorso si calcola in alcune migliaia. Davanti al feretro hanno parlato vari
oratori rappresentanti i partiti politici e le organiazzazioni
economiche “ ( I funerali dell’anarchico Aristide Ceccarelli, in
Avanti 8 agosto 1919)
Bibliografia: in Roberto Carocci, Roma sovversiva. Anarchismo e
conflittualità sociale dall’età giolittiana al fascismo (1900-1926), Odradek, 2012, p. 134
GIOVANNI FORBICINI
GIOVANNI FORBICINI ( detto “Forbice”) ( 1874-1953) Nato a Castel Bolognese ( Ravenna) si trasferì giovanissimo a Roma. Aderì preso al movimento anarchico romano e fu uno dei fondatori e animatori di due circoli “La Morte “ e “Dinamite”. Subì numerosi arresti e processi accusato per il reato di “associazione a delinquere” , da cui fu sempre assolto per insufficienza di prove ( il che tuttavia non gli risparmiò vari mesi di prigione in attesa delle assoluzioni) . Nel 1901 fece parte del Comitato Esecutivo della Camera del Lavoro e , da allora, si dedicò a una intensa attività sindacale finalizzata in particolare alla difesa dei diritti dei lavoratori edili, categoria operaia a Roma tra le più combattive. Nonostante una persistente sorveglianza da parte della polizia riuscì a tenere numerose e accese conferenze nel Lazio e in altre regioni italiane. Una di esse si svolse a Roma il 12 ottobre 1909 durante un comizio a favore dell’educatore libertario Francisco Ferrer, che era stato arrestato durante la cosiddetta “settimana di sangue” a Barcellona e di cui si temeva una condanna a morte,che poi, come è noto, puntualmente avvenne, cfr. post ….) (cfr. brano)
GIOVANNI FORBICINI ( detto “Forbice”) ( 1874-1953) Nato a Castel Bolognese ( Ravenna) si trasferì giovanissimo a Roma. Aderì preso al movimento anarchico romano e fu uno dei fondatori e animatori di due circoli “La Morte “ e “Dinamite”. Subì numerosi arresti e processi accusato per il reato di “associazione a delinquere” , da cui fu sempre assolto per insufficienza di prove ( il che tuttavia non gli risparmiò vari mesi di prigione in attesa delle assoluzioni) . Nel 1901 fece parte del Comitato Esecutivo della Camera del Lavoro e , da allora, si dedicò a una intensa attività sindacale finalizzata in particolare alla difesa dei diritti dei lavoratori edili, categoria operaia a Roma tra le più combattive. Nonostante una persistente sorveglianza da parte della polizia riuscì a tenere numerose e accese conferenze nel Lazio e in altre regioni italiane. Una di esse si svolse a Roma il 12 ottobre 1909 durante un comizio a favore dell’educatore libertario Francisco Ferrer, che era stato arrestato durante la cosiddetta “settimana di sangue” a Barcellona e di cui si temeva una condanna a morte,che poi, come è noto, puntualmente avvenne, cfr. post ….) (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Un’ondata di
lacrime si spande per il mondo per
difendere un uomo il quale, più che un uomo, rappresenta una bandiera di
antireligiosità e di anticlericalismo. No, non siamo abituati a raccogliere
lacrime. Al clericalismo e a tutti gli esseri coronati rispondiamo
solamente due parole: siamo liberi! E
come un tempo i re coronati facevano delle crociate internazionali contro i
massacratori di cristiani, così oggi i popoli liberi possono ben fare una
crociata contro i re massacratori di gente libera. Quando cominciò il processo
contro Ferrer,
posso assicurarvi che è cominciato un altro processo contro il suo carnefice,
contro tutti i carnefici di tutte le nazioni …” ( parole di Forbicini al comizio pro Ferrer del 12 ottobre 1909 all’Orto Agricola di
Roma)
Bibliografia: in Roberto Carocci, Roma sovversiva. Anarchismo e
conflittualità sociale dall’età giolittiana al fascismo (1900-1926),
Odradek, 2012, p. 67
Durante il conflitto
mondiale Forbicini fu richiamato alle armi e nonostante le ovvie grandi
difficoltà e rischi non cessò mai, sebbene
forzatamente in divisa, di fare propaganda antimilitarista e contro la
guerra. fu smobilitato solo nel
1919 e, durante il “biennio rosso”
riprese, a tempo pieno, le sue attività sovversive e nel 1920 fece parte del
“consiglio Generale” dell’ Unione Anarchica Italiana ( UAI) e prese parte,
contro le nascenti squadre fasciste, del “ Comitato di Difesa Proletaria di
Roma”. Durante il ventennio fascista
continuò a mantenere , per quanto possibile, un’ attività clandestina. Dopo la guerra Forbicini svolse un importante
ruolo nella ripresa del movimento
anarchico e fu tra i fondatori della Federazione Anarchica Italiana (FAI) nel 1945. Morì nel 1953.
EOLO VARAGNOLI
EOLO VARAGNOLI (1877-1926) Nato a Grosseto , tipografo. Trasferitosi a Roma , frequentò gli ambienti anarchici e si dedicò attivamente alla propaganda, per cui subì due arresti, uno nel 1894 e l’altro nel 1896.p fu arrestato per la prima volta nel 1894 e la seconda volta nel 1896. Appena fu libero fondò un circolo giovanile anarchico e iniziò a collaborare a pubblicazioni anarchiche, tra cui “ L’avvenire sociale” . Condivise numerose denuncie con altri compagni per il reato di “associazione a delinquere” e “ incitamento alla guerra civile”. Contribuì anche lui come Ceccarelli ed altri alla fondazione della “ Federazione Socialista Anarchica Laziale “ (FSAL) . Fu uno dei membri , insieme a Ceccarini e a Forbicini, della Calmera del Lavoro di Roma e svolse importanti incarichi , nei primi anni del novecento, nel sindacato dei tipografi ( detti anche “lavoratori del libro), una categoria operaia particolarmente combattiva e qualificata ( particolarmente dura fu la lotta intrapresa dai tipografi sostenuti dalla maggior parte dei lavoratori romani nell’aprile 1903, che sfociò nel primo grande sciopero generale cittadino). Forti tensioni divisero in quegli anni, all’interno del movimento anarchico tensioni tra la corrente organizzatrice e quella antiorganizzatrice. Varagnoli, appartenendo alla tendenza organizzatrice sostenne sempre il principio che all’interno del movimento rivoluzionario dovesse sussistere al suo interno, la massima autonomia individuale possibile. (cfr. brano)
EOLO VARAGNOLI (1877-1926) Nato a Grosseto , tipografo. Trasferitosi a Roma , frequentò gli ambienti anarchici e si dedicò attivamente alla propaganda, per cui subì due arresti, uno nel 1894 e l’altro nel 1896.p fu arrestato per la prima volta nel 1894 e la seconda volta nel 1896. Appena fu libero fondò un circolo giovanile anarchico e iniziò a collaborare a pubblicazioni anarchiche, tra cui “ L’avvenire sociale” . Condivise numerose denuncie con altri compagni per il reato di “associazione a delinquere” e “ incitamento alla guerra civile”. Contribuì anche lui come Ceccarelli ed altri alla fondazione della “ Federazione Socialista Anarchica Laziale “ (FSAL) . Fu uno dei membri , insieme a Ceccarini e a Forbicini, della Calmera del Lavoro di Roma e svolse importanti incarichi , nei primi anni del novecento, nel sindacato dei tipografi ( detti anche “lavoratori del libro), una categoria operaia particolarmente combattiva e qualificata ( particolarmente dura fu la lotta intrapresa dai tipografi sostenuti dalla maggior parte dei lavoratori romani nell’aprile 1903, che sfociò nel primo grande sciopero generale cittadino). Forti tensioni divisero in quegli anni, all’interno del movimento anarchico tensioni tra la corrente organizzatrice e quella antiorganizzatrice. Varagnoli, appartenendo alla tendenza organizzatrice sostenne sempre il principio che all’interno del movimento rivoluzionario dovesse sussistere al suo interno, la massima autonomia individuale possibile. (cfr. brano)
Brano da commentare. “ Vorrei che l’individuo organizzato non
divenisse individuo-automa la cui volontà fosse assorbita – come adesso- nei
tentacoli di una bestia orribile che si chiama senza conoscerla e senza valutarla disciplina. Vorrei infine che i lavoratori – quelli
almeno che si dicono evoluti .- dessero l’esempuio di una coesione più possibilmente libera e che verso
l’organizzazione spoglia d’ogni autoritarismo accentrato procedesse “ ( tratto da
Il Pensiero, 1 gennaio 1905 in occasione
del “ Congresso nazionale dei tipografi tenutosi a Roma il dicembre 1904)
Bibliografia: M. Antonioli, Eolo Varagnoli, in Dizionario biografico
degli anarchici italiani, volume II, p.
657. Ora anche in Collezioni digitali.
Biblioteca Franco Serantini.
Nel 1905 pubblicò un romanzo “Il vortice” che ebbe
lusinghiere recensioni tra le pubblicazioni anarchiche, tra cui Il
Pensiero . Nel
1908 avvenne una scissione nella Camera del Lavoro in seguito a forti dissensi tra socialisti riformisti e
socialisti rivoluzionari e nacque la
la Lega Generale del
Lavoro” di tendenza “sindacale di azione
diretta”, di cui Ravagnoli fu,per un certo periodo
nominato segretario. Nel 1907,durante il Primo Congresso Anarchico Italiano
svolto a Roma Ravagnoli intervenne sul tema “ Anarchia e le religioni
“con una articolata critica contro
il clericalismo. Alla vigilia dello scoppio della prima guerra
mondiale si schierò dalla parte degli antiinterventisti. Coattivamente costretto, durante gli anni di guerra, a
militare nella milizia territoriale,
alla fine del conflitto riprese la
militanza nel movimento anarchico e sindacale. Come presidente del
Comitato di difesa proletaria Varagnoli aprì e chiuse il grande raduno antifascista all’Orto
Botanico a Roma il 6 luglio del 1921, ove tra l’altro, per prima volta
sfilarono , come riferì il settimanale
socialista l’ Emancipazione
” gli Arditi del Popolo divisi in tre battaglioni
di 1000 uomini cadauno con i loro gagliardetti e al comando dell’ex tenente degli Arditi, Argo
Secondari”. Dopo l’ascesa al potere di
Mussolini e le cosiddette “leggi fascistissime” Ravagnoli si suicidò a Roma nel 1926.
SPARTACO STAGNETTI
SPARTACO STAGNETTI (1880-1927)., tipografo. Dopo una breve esperienza politica prima tra le fila repubblicane e poi tra quelle socialiste. Aderì al movimento anarchico e assunse un ruolo importante nella Camera del Lavoro di Roma. Nel 1899 aderì alla fondazione della FSAL . Negli anni seguenti a causa della sua intensa attività sindacale e politica fu più volte arrestato e sebbene, , alla fine dei dibattiti processuali, fosse generalmente assolto dai reati contestatigli, esse non gli evitarono, però come per Ceccarelli e altri compagni romani, , vari mesi di carcere preventivo. Nel 1915, alla scoppio della prima guerra mondiale, venne coattivamente assegnato a una fabbrica di armi, ma ben presto congedato data la sua notorietà come anti-intervestita. Dopo un periodo di intensa attività sindacale nel sindacato dei ferrovieri, di cui era segretario, fu nuovamente richiamato alle armi nel 1917, ove continuò comunque a propagandare le sue idee antimilitariste e antibelliciste sino a quando fu condannato dal tribunale militare a cinque mesi di prigione. insieme ad altri compagni, tra cui Temistocle Monticelli . Tornato, poi, libero e congedato definitivamente dall’esercito riprese la sua attività sindacale e politica e tra il 1921 e il 1922 si impegnò particolarmente a contrastare l’ascesa al potere da parte dei fascisti, che godettero sempre più dell’appoggio attivo delle forze dell’ordine . Fin quando fu possibile fece parte, insieme ad altri compagni al Comitato di Difesa Proletaria e degli Arditi del Popolo del quartiere romano di San Lorenzo, che seppero validamente resistere ai fascisti (come è noto , neanche durante la Marcia fascista su Roma, San Lorenzo e altri quartieri proletari , tra cui il Trionfale e Trastevere romani furono conquistati dalle squadre fasciste guidate da Giuseppe Bottai.) sino alla convocazione del re Vittorio Emanuele III a Mussolini per affidargli la guida del governo. Nella lotta al fascismo Stagnetti si distinse anche demistificando , su pubblicazioni anarchiche, le ambigue iniziative fasciste per ingraziarsi il favore delle masse, tra cui per esempio l’istituzione di sindacati fascisti. (cfr. brano)
SPARTACO STAGNETTI (1880-1927)., tipografo. Dopo una breve esperienza politica prima tra le fila repubblicane e poi tra quelle socialiste. Aderì al movimento anarchico e assunse un ruolo importante nella Camera del Lavoro di Roma. Nel 1899 aderì alla fondazione della FSAL . Negli anni seguenti a causa della sua intensa attività sindacale e politica fu più volte arrestato e sebbene, , alla fine dei dibattiti processuali, fosse generalmente assolto dai reati contestatigli, esse non gli evitarono, però come per Ceccarelli e altri compagni romani, , vari mesi di carcere preventivo. Nel 1915, alla scoppio della prima guerra mondiale, venne coattivamente assegnato a una fabbrica di armi, ma ben presto congedato data la sua notorietà come anti-intervestita. Dopo un periodo di intensa attività sindacale nel sindacato dei ferrovieri, di cui era segretario, fu nuovamente richiamato alle armi nel 1917, ove continuò comunque a propagandare le sue idee antimilitariste e antibelliciste sino a quando fu condannato dal tribunale militare a cinque mesi di prigione. insieme ad altri compagni, tra cui Temistocle Monticelli . Tornato, poi, libero e congedato definitivamente dall’esercito riprese la sua attività sindacale e politica e tra il 1921 e il 1922 si impegnò particolarmente a contrastare l’ascesa al potere da parte dei fascisti, che godettero sempre più dell’appoggio attivo delle forze dell’ordine . Fin quando fu possibile fece parte, insieme ad altri compagni al Comitato di Difesa Proletaria e degli Arditi del Popolo del quartiere romano di San Lorenzo, che seppero validamente resistere ai fascisti (come è noto , neanche durante la Marcia fascista su Roma, San Lorenzo e altri quartieri proletari , tra cui il Trionfale e Trastevere romani furono conquistati dalle squadre fasciste guidate da Giuseppe Bottai.) sino alla convocazione del re Vittorio Emanuele III a Mussolini per affidargli la guida del governo. Nella lotta al fascismo Stagnetti si distinse anche demistificando , su pubblicazioni anarchiche, le ambigue iniziative fasciste per ingraziarsi il favore delle masse, tra cui per esempio l’istituzione di sindacati fascisti. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ … “ Il sindacalismo
fascista ha un programma chiaro,
caratteristico. Esso è patriottista, nazionalista. Non ammette dissidi di
classe, ovvero, li subordina all’interesse della patria, o nazione. Il che vuol
dire che annulla tali dissidi, li soffoca, quando crede che l’interesse della
patria, o nazione, abbia a soffrire. E siccome, perché possa dirsi che la
nazione soffre, bastava il fatto, il fatto stesso della contesa, così non
mancherà mai il pretesto per soffocare sempre ogni dissidio di classe. In nome
della nazione sofferente! Ché, poi, se soffrono i lavoratori ( non per lo
sciopero, ma per gli abusi dei padroni) allora
la nazione non ne soffre ed i padroni possono anche … continuare a
sfruttare e ad abusarsi dei propri sfruttati. I quali dovranno rimanere degli sfruttati in
nome della patria. Sarebbe assurdo che non fosse così quando i dirigenti
militari del fascismo, le armi, l’impunità, i denari, sono dati dal governo e
dal fior fiore della borghesia, del capitalismo, della finanza, dell’esercito
…” ( estratto da Spartaco Stagnetti, Speranze vane ed illusionei certe. Il sindacalismo fascista non sarà
anti-capitalista, Umanità Nova, 30 settembre 1922 )
Bibliografia: in Roberto Carocci, Roma sovversiva. Anarchismo e
conflittualità sociale dall’età giolittiana al fascismo (1900-1926),
Odradek, 2012, p. 320
Perseguì, poi, anche dopo la presa al potere del fascismo
un’attività sovversiva clandestina sino al suo arresto nel 1926 e la sua condanna a 5 anni di confino nell’isola di Ustica. Nel 1927 fu ucciso ad Ustica da un detenuto comune armato di trincetto per
futili motivi oppure come pensarono molti
antifascisti di quegli anni su
mandato del regime fascista.
Sulla scia delle lotte sostenute , a Roma dal movimento anarchico romano e in particolare dagli “Arditi del Popolo, di cui, nonostante il regime , restava memoria, soprattutto nei quartieri proletari, nel 1943, non pochi furono i libertari, che si inserirono nella resistenza contro i nazi-fascisti e assunsero, sovente, ruoli di responsabilità e di comando a Roma e nel Lazio, nelle formazioni organizzate da Bandiera Rossa, da Giustizia e Libertà, dalle Brigate socialiste (Matteotti) e comuniste (Garibaldi) . Per il momento mi limito a soffermarmi solo su due di essi: ALDO ELUISI e RIZIERO FANTINI.
ALDO ELUISI
ALDO ELUISI ( 1898-1944) . Nato a Venezia. La sua famiglia si trasferì a Roma quando lui aveva tre anni. Lavorò sin da ragazzo come pittore edile e poi come verniciatore. Durante la prima guerra mondiale fece parte delle truppe d’assalto (Arditi). Nel dopoguerra partecipò all’impresa di Fiume, guidata da Gabriele D’ Annunzio. Con l’adesione della maggior parte degli ex- Arditi nelle file del fascismo, nel 1921 si distacca da essi ed è tra i primi ad aderire al movimento degli “Arditi del Popolo” fondato da Argo Secondari. Nel ruolo di capo centuria ( detto anche capo battaglione ) presidiò durante numerosi scontri con i fascisti . Particolarmente cruenti e disastrosi per i fascisti furono quelli avvenuti dal 9 al 13 novembre 1921 noti con il nome “le 5 giornate:” e nel 1922 in Aprile in occasione del congresso fascista laziale e nel maggio per la celebrazione della tumulazione della salma di Enrico Toti . Ancora nell’ ottobre 1922, durante la marcia su Roma i fascisti non riuscirono ad entrare, nonostante parecchi assalti i quartieri proletari. Sempre presente in ogni scontro , anche dopo l’ascesa al potere dei fascisti non smise, mai quando possibile ad opporsi a loro, nonostante la stretta sorveglianza a cui era sottoposto, in quanto considerato “pericoloso per il regime” . (cfr. brano)
ALDO ELUISI ( 1898-1944) . Nato a Venezia. La sua famiglia si trasferì a Roma quando lui aveva tre anni. Lavorò sin da ragazzo come pittore edile e poi come verniciatore. Durante la prima guerra mondiale fece parte delle truppe d’assalto (Arditi). Nel dopoguerra partecipò all’impresa di Fiume, guidata da Gabriele D’ Annunzio. Con l’adesione della maggior parte degli ex- Arditi nelle file del fascismo, nel 1921 si distacca da essi ed è tra i primi ad aderire al movimento degli “Arditi del Popolo” fondato da Argo Secondari. Nel ruolo di capo centuria ( detto anche capo battaglione ) presidiò durante numerosi scontri con i fascisti . Particolarmente cruenti e disastrosi per i fascisti furono quelli avvenuti dal 9 al 13 novembre 1921 noti con il nome “le 5 giornate:” e nel 1922 in Aprile in occasione del congresso fascista laziale e nel maggio per la celebrazione della tumulazione della salma di Enrico Toti . Ancora nell’ ottobre 1922, durante la marcia su Roma i fascisti non riuscirono ad entrare, nonostante parecchi assalti i quartieri proletari. Sempre presente in ogni scontro , anche dopo l’ascesa al potere dei fascisti non smise, mai quando possibile ad opporsi a loro, nonostante la stretta sorveglianza a cui era sottoposto, in quanto considerato “pericoloso per il regime” . (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Quando c’erano ‘ste
squadracce lui si ribellava, e una sera [nel 1922] l’hanno pugnalato, l’hanno ricoverato… Mia madre doveva correre continuamente in questura perché come
c’era una piccola manifestazione Aldo veniva preso e portato in carcere. Ma
d’altronde lui era fastto così. Gli amici [dicevano] “ Mica ci puoi
andare insieme al cinema con Aldo!
Perché se a un certo momento suonano Giovinezza, tutti s’arzano e
lui non s’arza, è
roba da comincia’ a mena’….” Niente, a lui non andava giù la dittatura e basta.
Delle volte andava proprio cercando i fascisti, andava al bar Aragno al
corso, l’andava proprio a cerca’ per quello che gli avevano
fatto, l’avevano pugnalato. “ (
testimonianza di Bruno Eluisi,
fratello di Aldo )
Bibliografia,
Alessandro Portelli, L’ordine è già stato eseguito. Roma, Le fosse Ardeatine, la memoria, Donzelli
Editore 2001 p. 72. Cfr. anche Valerio Gentili, Dal nulla sorgemmo. La legione romana degli arditi del popolo. La storia mai raccontata delle prime formazioni armate che strenuamente si opposero al fascismo, Red Star Press 2012 p. 99 e pp 213-215 e Pasquale Grella, Appunti per la storia dell'anarchismo romano dalle origini al 1946, De Vittoria RSL 2012 p. 288
Dopo l’8 settembre 1943 Eluisi combattè i nazifascisti a Porta San Paolo e a Madonna del Riposo e poi assunse il comando , con il grado equivalente a capitano, di una formazione giellista (GL) . Catturato a causa di una delazione dei tedeschi ( cfr. primo brano) fu atrocemente torturato nella pensione Jaccarino dalla banda di Pietro Koch e infine ucciso alle Fosse Ardeatine nel marzo 1944. (cfr. secondo brano)
Brani da commentare: 1) “Una spiata tradisce anche Aldo Eluisi .
Lui ha fatto a pugni con questo qua [il delatore]; è scappato, poi l’hanno
preso, sparato a una gamba o al fianco e poi quando è scappato, è andato a finire in un vicolo
cieco, - che lui quella zona la
conosceva perfettamente, via dell’ Orso, piazza Fiammetta “ ( testimonianza
orale di Bruno Eluisi, fratello di Aldo ); 2) “
Mia madre [moglie di Bruno Eluisi,
fratello di A ldo e madre di Tamara ] mi raccontava che
andava qui a Regina Coeli,
perché ci stava un signore che abitava qui e che era una guardia carceraria,
che diceva:” Guarda che qui me sa che ci
sta un tuo cognato dentro . Vieni ‘na mattina, però sta’ zitta che ci stanno i
tedeschi, non puoi parla’ , devi sta’ sempre zitta se no non ti faccio più
entra’” La moglie non la facevano entrare, facevano entrare soltanto mamma
… Dice che [lui] stava con le mani
sempre nascoste, con un lenzuolo, “ Ma Aldo , non dici niente?” E stava zitto …
Poi è andata a [tirare via ] il lenzuolo, ed infatti l’avevano attaccato così
per aria, e j’avevano dato con le fucilate “ nel petto,
e gli avevano levato le unghie alle mani e ai piedi, per farlo parlare. La
mattina che l’hanno portati via tutti
via mia mamma ci aveva un permesso: “ Dài ,
andiamo che Aldo esce”. Quando sono arrivate loro, il guardia-carceriere dice:
“ Guarda, è inutile che vuoi sape’, da cerca’, perché già l’hanno portati
via in piena notte. Però te rimane de
[consolazione] che Aldo non ha capito niente; è montato ma era già quasi morto”….
( testimonianza orale di Tamara Eluisi, figlia
di Bruno Eluisi , fratello di Aldo )
Bibliografia,
Alessandro Portelli, L’ordine è già stato eseguito. Roma, Le fosse Ardeatine, la memoria, Donzelli
Editore 2001 ( primo e secondo brano ) p. 74
In occasione dell’anniversario della Comune di Parigi, il 18
marzo 1945, il Partito d’ Azione (ex-Giustizia e Libertà) commemorò Aldo Eluisi e fece errigere un
suo busto scolpito dallo scultore Amleto
Rossi nella sede , attualmente gestita
dal Circolo Giustizia e Libertà e situata
a Via Andrea Doria 79. ( in questo edificio aveva abitato Errico Malatesta negli ultimi anni della sua
vita.
L ’epigrafe dedicata ad Aldo Eluisi riporta
le seguenti parole:
Gli
arditi del ‘22/ i partigiani del ‘44/ che mossero da piazza Zanardelli/ a la riscossa dei liberi /oggi/ agli
albori della redenzione/ ricordano il comandante / che ebbe/ per programma
l’azione / per fede, la libertà “ “
Bibliografia: Epigrafe ad
Aldo Eluisi in Collezioni Digitali
BFS
http://bfscollezionidigitali.org/index.php/Detail/Object/Show/object...
Nel 1947
su proposta dell’ ANPI ( Associazione
Nazionale Partigiani Italiani )
venne conferita ad Aldo Eluisi la medaglia d’oro al
valore militare alla memoria.
RIZIERO FANTINI ( 1892-
1943 ) Nacque a Coppito (presso L’ Aquila ) da una famiglia molto povdera (cfr. brano) militò dapprima nel circolo socialista
locale e poi si avvicinò agli
ambienti anarchici nell’ Aquilano. Nel 1910 emigrò negli Stati Uniti, ove
conobbe Luigi Galleani e assunse all’interno
del movimento anarchico di lingua italiana
diversi incarichi e collaborò a varie pubblicazioni anarchiche con lo
pseudonimo di Jack. . Nel 1917 rifiutò di prendere parte alla prima guerra mondiale
sia nell’esercito italiano che in quello americano pertanto disertò e e con altri compagni, tra
cui Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti fuggì in Messico.
Dopo una breve parentesi anche nell’ Equador, tornò negli Stati Uniti, ma nel 1921 fu espulso e
rimandato in Italia, dove cominciò un
fitto ciclo di conferenze in varie città e paesi finalizzate
alla salvezza di Sacco e Vanzetti. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ E’ strano, ma vero.
Un nome può diventare un simbolo, una bandiera. Strana e singolare efficacia ,
quella di un simbolo. La mobilissima psicologia delle folle sfugge all’analisi
coordinata. Un grido, un inno, un colore e il popolo combatterà una guerra,
scriverà un’epopea, farà una rivoluzione. E nell’ora grigia e manchevole,
nell’ora in cui la vigliaccheria sembra prevasere ; Nell’ora di maggiore disperazione, in
un nome fatto simbolo, il popolo è capace di ritrovare se stesso e …risorgere. Sacco e Vanzetti Simbolo e Bandiera " ( Riziero
Fantini, Note retrospettive ad un giro di
conferenze )
Bibliografia: in Riziero
Fantini Wikipedia in
http://it.wikipedia.org/wiki/Riziero_ Fantini . Cfr, anche Pasquale Grella, Appunti per la storia dell'anarchismo romano dalle origini al 1946, De Vittoria RSL 2012 p. 290
Stabilitosi definitivamente a Roma Riziero Fantini, frequentò,
assiduamente Malatesta e collaborò a
varie pubblicazioni anarchiche , tra cui Umanità Nova : Esercitò sempre più sino all'ascesa al potere del fascismo ,un importante ruolo nel movimento
anarchico sia nazionale che internazionale e poi. continuò, sino a quando fu possibile,
clandestinamente la sua attività sovversiva. Nel
1942 si inserì nella più efficace, dal
punto di vista pratico/operativo , rete
clandestina del Partito comunista e dopo
l’8 settembre 1943 comandò una
formazione gappista comunista
che agì nel quartiere di Montesacro e dei Prati fiscali. Nel dicembre 1943 fu catturato dai nazifascisti e dopo
feroci torture, condannato a morte. Fu fucilato a Forte Bravetta con altri compagni.
tradito da spie fasciste (cfr. brano)
Brano da commentare: “
Allora vennero a casa […] Tutt’a
un tratto di notte [si] spalanca la porta, un riflettore, l’agente non so se
SS, con i mitra …. Mi prendono e mi portano di là dove c’era babbo, mamma e
altri due fratelli …. A mio padre l’hanno tenuto lì un’ora a picchiarlo, poi
lasciano lui e prendono me. Mi portano all’altra stanza, c’era un maggiore
tedesco che parlava italiano, poi c’erano un’altra dozzina di SS, e questi
sapevano tutto quello che ci avevamo in casa. Io dico :” Non so’ niente, so’ studente “. A un certo momento mi
sdraiano giù e cominciano a menà. Quello che mi picchiava con un nerbo di
cuoio, steso su un tavolo, non parlava tedesco, blaterava, insisteva . […]
Dopo una mezz’oretta la piantano. Allora mio padre , gli avevano legato
le mani dietro la schiena, [lo] portano dietro il cancello, nel viottolo
c’erano tre macchine [….] Poi andammo a Montesacro e presero Riva, un altro compagno, e ci
portarono a Regina Coeli. Noi la mattina facevamo l’appello di
quanti compagni durante la notte erano fucilati. [Il] giovedì mia madre ci
portava un pacco; era possibile avere un
pacco viveri e, non so, quando faceva la pasta, i rigatoni, faceva un
biglietto di carta pergamena e lo metteva nei rigatoni, l’infilava per dare
qualche notizia, altre cose. Un giovedì, mentre andiamo a questa stanzetta a
prendere il pacco vedo mio padre, impalato, non si poteva muovere, l’avevano
massacrato. “ Mi hanno processato …” Lui capì che eravamo preparati, e mi
disse: “ Guarda, non ti preoccupare;
forse, inoltro la domanda di grazia”. Il giovedì – mi sembra che il venerdì era l’ultimo dell’anno del
‘43 - i compagni in cella non mi fecero
arrivare i giornali, non mi fecero vedere il giornale. Perché la mattina dopo
c’era sul trafiletto che erano stati fucilati a Forte Bravetta tre sovversivi, tre banditi . Però io non lo seppi; lo seppi solo alla liberazione .” (
testimonianza orale di Adolfo Fantini
Adolfo Fantini, figlio di Riziero )
Bibliografia,
Alessandro Portelli, L’ordine è già stato eseguito. Roma, Le fosse Ardeatine, la memoria, Donzelli
Editore 2001 p. 61. Cfr. anche una versione dei fatti leggermente diversa in
25 aprile. L’Aquila ricorda
l’anarchico Fantini: una storia mai raccontata
http://news-town.it/cultura-e-società/3174-festa-della-liberazione-1-a...
Nota: Tra gli altri anarchici che parteciparono alla resistenza a Roma, e di cui non ho fatto figurine
in creta, in quanto non ho sinora
trovato una loro immagine, a cui potermi , sebbene solo vagamente,
ispirarmi, mi limito a citare : ALBERTO DI
GIACOMO (1886- 1944?), GIOVANNI GALLINELLA (1903 -1944 ?),
RAFFAELLO LOTTI ( ? -1944 ?),
GIULIO RONCACCI, (? -1944)
,UMBERTO SCATTONI.(1901-1944)
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