sabato 30 aprile 2011

ANARCHICINI: ANARCHICI ROMANI DALL' ETA' GIOLITTIANA ALLA RESISTENZA: TEMISTOCLE MONTICELLI (1869-1933); ARISTIDE CECCARELLI( 1872- 1919) ; EOLO VARAGNOLI; GIOVANNI FORBICINI ( 1874-1955); SPARTACO STAGNETTI ; RIZIERO FANTINI (1892-1943) ......... ;ELEUSI ALDO (1898- 1944));


                                                     TEMISTOCLE MONTICELLI

TEMISTOCLE MONTICELLI (1869- 1936) : Nato a Firenze di professione sarto. Aderì molto giovane all’anarchismo  e divenne amico di Malatesta e di Gori.  Nel 1891 fu arrestato  a Roma per avere portato in piazza    in occasione del comizio di protesta del 1 maggio a piazza Santa Croce di Gerusalemme una bandiera rosso-nera con la scritta W la rivoluzione. Per questo gesto fu condannato a 18 mesi di prigione e  poi a un anno di vigilanza. Libero, continuò, seppur vigilato, a fare propaganda in diverse città italiane. Collaborò a diverse pubblicazioni anarchiche e nel 1897 si trasferì a Marsiglia. Tornato in Italia nel 1898 fu sottoposto al confino nell’isola di Ponza. Nel 1891 aprì , a Roma, una libreria- cartoleria in via G. di Lanza, nel  quartiere Testaccio,  che divenne un luogo di riunione, in cui si svolsero, tra l’altro frequenti e accesi dibattiti tra le diverse tendenze  dell’anarchismo (in particolare tra organizzatori ed antiorganizzatori .  Nel 1911  il comitato preparatore  di un congresso  nazionale ,  di cui faceva parte, insieme ad altri, Temistocle Monticelli,  pose tra i temi da affrontare quello di una conciliazione tra organizzatori e antiorganizzatori ritendolo facilmente  risolvibile. (cfr. brano)
Brano da commentare:  “ … non ci sono differenze sostanziali, ma solo ripicche. Lasciando i seguaci dell’individualismo alla contemplazione di Stirner e  di Nietzsche noi sappiamo che la differenza tra comunisti anarchici ed altri sta tutta nel federalismo e nell’autonomismo, due metodi di azione che fan rimanere salda la fede nelle stesse idee e che quindi  possono lasciare l’adito ad una onesta riconciliazione. Il Congresso che noi convochiamo  soltanto  perché ivi si discuta e si adotti un programma pratico atto ad unirci per un lavoro comune dovrà così risolvere un’importante questione che chiarirà la posizione finora dubbia del movimento anarchico italiano e ci libererà dal penoso incubo di  un eterno dissidio. Sarà questa la parte principale dei lavori del Congresso  e se soltanto questa si ottenesse non sarebbe stato davvero convocato invano” ( L’Unione Comunista Anarchica  e  la Federazione Socialista Anarchica del Lazio, Il Congresso Anarchico italiano  in L’ Alleanza Libertaria, 20 gennaio 1911)
Bibliografia: Fabrizio Giulietti, Storia degli anarchici italiani in età giolittiana, Franco Angeli, Storia,  2012, p. 183

Il Congresso previsto, tuttavia, non si fece e fu rinviato  a  data da destinarsi così come anche il problema delle  divergenze tra  organizzatori e antiorganizzatori.  Allo scoppio della prima guerra mondiale si schierò con gli anti- interventisti. Durante gli anni della guerra  gli antimilitaristi e  i dissidenti sono duramente perseguitati dal governo . Contro tali misure  repressive , sempre più intense, tanto più cresceva nel proletariato l’opposizione al conflitto e l’entusiasmo per quanto stava avvenendo in Russia, Monticelli scrisse nel 198 un articolo intitolato Metodi polizieschi intollerabili . Durante il cosiddetto “biennio rosso” (1920-1921) Monticelli diresse il  settimanale del gruppo anarchico romano Libero Accordo e si impegnò nel Comitato di difesa anarchica conto le violenze , sempre più coordinate tra le forze dell’ordine e i fascisti. Dopo l’ascesa al potere  di Mussolini  Monticelli continuò, per quanto possibile,  a mantenere  contatti con i compagni sia in Italia che all’estero. Presenziò ai funerali di Malatesta nel 1932 e subì parecchi fermi di polizia sino alla sua morte  nel 1936. Un anno dopo Luce Fabbri (cfr. post ….) lo ricordò nella rivista  Studi Sociali  (cfr. brano)
Brano da commentare: “ non è tempo di pianto, né di fiori sulle lastre di marmo, i costruttori che se ne vanno continuano a vivere nell’opera loro, nell’ ”opera nostra “, legato da una amicizia sincera con Malatesta e Fabbri con loro condivise le sofferenze del carcere, del domicilio coatto, ma il tutto non alterò “i suoi nervi, il suo coraggio modesto e silenzioso”
Bibliografia: I. Del  Biondo,  Temistocle Monticelli in   Collezioni digitali. Biblioteca Franco Serantini.
                                                                                           
                                                          ARISTIDE CECCARELLI

ARISTIDE CECCARELLI (1872-1919)  Nato a Ceccano ( Frosinone) militò in gruppi anarchici, sino a divenirne ben presto uno dei principali esponenti e promotori di varie iniziative , tra cui la fondazione di circoli. Più volte  fu arrestato per associazione a delinquere e, dal 1895 al 1896,  fu confinato nelle isole Tremiti.   Nel 1900 fu coinvolto in seguito a una montatura poliziesca  nel processo contro  PIETRO ACCIARITO,   che aveva tentato di uccidere, nel 1897, il re  Umberto I  ma fu assolto da ogni accusa  in sede processuale. Nel 1901  fu trai primi a dedicarsi all’attività  sindacale  e esercitò un importante ruolo allì’interno della Camera del Lavoro di Roma. Insieme a Luigi Fabbri fu uno degli estensori del   “Programma Socialista Anarchico, “a cui faceva riferimento, tra altre organizzazioni, la  “Federazione Socialista Anarchica Laziale  “ (FSAL) di cui Ceccarelli fu uno dei fondatori. Dal 1905 al 1907  si trasferì in Argentina, dove  in stretto contatto con  gruppi anarchici italo-argentini,  collaborò a  varie  loro pubblicazionit e tenne conferenze. Tornato in Italia svolse vari incarichi per conto della FSAL e Della Camera del Lavoro romana. Fu uno degli oratori , a Rossignano Marittimo, nella commemorazione di Pietro Gori  durante il primo anniversario della sua morte.  Fu un deciso oppositore dell’intervento italiano alla prima guerra mondiale e durante tutto il conflitto mantenne la sua posizione antimilitarista e antbellicista.   Verso la fine  della prima guerra mondiale. Ceccarelli  pubblicò " La Favilla, “ rivista quindicinale comunista-anarchica di propaganda spicciola”  per diffondere  in maniera  concisa e serena le idee anarchiche” al fine di ricomporre il movimento anarchico romano , fortemente debilitato dal conflitto . In un articolo  della rivista spiegò come secondo lui il rapporto tra “comunismo e individualismo” , che tuttora lacerava  il movimento in due opposti schieramenti,  dovesse essere impostato: (cfr. brano).
Brano da commentare: “ Noi siamo anarchici perché vogliamo assolutamente disporre della nostra libertà individuale, sosteniamo la bontà del Comunismo essendo convinti che esso rappresenta la base fondamentale del vero individualismo  anarchico, e che la formula da ciascuno secondo le proprie forze, a ciascuno secondo i suoi bisogni è quella che, messa in pratica, renderà liberi e indipendenti tutti i nostri pensieri e tutte le nostre azioni” (  Aristide Ceccarelli in Vi piace Favilla,  in La Favilla, 1 agosto 1918)
Bibliografia: in Roberto Carocci, Roma sovversiva. Anarchismo e conflittualità sociale dall’età giolittiana al fascismo (1900-1926),  Odradek, 2012,  p. 115
 
 Morì nel 1919 e  ai suoi funerali,  parteciparono tutte le forze politiche di sinistra , come riferì, nella cronaca del giorno dopo,  il  giornale socialista “Avanti”(cfr. brano)
Brano da commentare:  “… Il Ceccarelli, che per oltre un ventennio ha lottato con fermezza per le sue idee meritava questi grandi onoranze dei lavoratori. Sono intervenute tutte le leghe della [ Camera del lavoro] Confederale, i gruppi anarchici e i circoli socialisti. I vessilli sovversivi erano numerosissimi : circa duecento. La folla immensa che ha sfilato lungo il percorso si calcola in alcune migliaia. Davanti al feretro hanno parlato vari oratori rappresentanti i partiti politici e le organiazzazioni economiche “ (  I funerali  dell’anarchico Aristide Ceccarelli, in  Avanti 8 agosto 1919)
Bibliografia: in Roberto Carocci, Roma sovversiva. Anarchismo e conflittualità sociale dall’età giolittiana al fascismo (1900-1926),  Odradek, 2012,  p. 134
                                                                                
                                                          GIOVANNI FORBICINI

GIOVANNI FORBICINI  ( detto “Forbice”) ( 1874-1953) Nato a Castel Bolognese ( Ravenna) si trasferì giovanissimo a Roma. Aderì preso al movimento anarchico romano e fu uno dei fondatori e animatori di due circoli   “La Morte “ e “Dinamite”. Subì numerosi arresti e processi accusato  per il reato di “associazione a delinquere” ,  da cui fu sempre assolto per  insufficienza di prove ( il che tuttavia non gli  risparmiò vari mesi di prigione in attesa delle  assoluzioni) . Nel 1901 fece parte del Comitato Esecutivo della Camera del Lavoro e , da allora, si dedicò a una intensa attività sindacale finalizzata in particolare alla difesa  dei diritti dei lavoratori edili, categoria operaia a Roma tra le più combattive.  Nonostante una  persistente sorveglianza da parte della polizia riuscì a tenere  numerose e accese conferenze nel Lazio e in altre regioni italiane. Una di esse si svolse a Roma il 12 ottobre 1909 durante un comizio a favore dell’educatore libertario Francisco Ferrer, che era stato arrestato durante la cosiddetta “settimana di sangue” a Barcellona  e di cui si temeva una condanna a morte,che poi, come è noto, puntualmente avvenne, cfr. post  ….) (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Un’ondata di lacrime si spande per il mondo  per difendere un uomo il quale, più che un uomo, rappresenta una bandiera di antireligiosità e di anticlericalismo. No, non siamo abituati a raccogliere lacrime. Al clericalismo e a tutti gli esseri coronati rispondiamo solamente  due parole: siamo liberi! E come un tempo i re coronati facevano delle crociate internazionali contro i massacratori di cristiani, così oggi i popoli liberi possono ben fare una crociata contro i re massacratori di gente libera. Quando cominciò il processo contro Ferrer, posso assicurarvi che è cominciato un altro processo contro il suo carnefice, contro tutti i carnefici di tutte le nazioni …” ( parole di Forbicini al comizio pro Ferrer del 12 ottobre 1909 all’Orto Agricola di Roma)
Bibliografia: in Roberto Carocci, Roma sovversiva. Anarchismo e conflittualità sociale dall’età giolittiana al fascismo (1900-1926),  Odradek, 2012,  p. 67

Durante il conflitto mondiale  Forbicini fu richiamato alle armi e nonostante  le ovvie  grandi difficoltà e rischi non cessò mai, sebbene  forzatamente in divisa, di fare propaganda antimilitarista e contro la guerra. fu smobilitato solo nel 1919  e, durante il  “biennio rosso” riprese, a tempo pieno, le sue attività sovversive e nel 1920 fece parte del “consiglio Generale” dell’ Unione Anarchica Italiana ( UAI) e prese parte, contro le nascenti squadre fasciste, del “ Comitato di Difesa Proletaria di Roma”.  Durante il ventennio fascista continuò a mantenere , per quanto possibile, un’ attività clandestina. Dopo la guerra Forbicini svolse un importante ruolo  nella ripresa del movimento anarchico e fu tra i fondatori della Federazione Anarchica Italiana (FAI) nel 1945.  Morì nel 1953.
                                                                                 
                                                             EOLO VARAGNOLI
 
EOLO VARAGNOLI  (1877-1926)  Nato a Grosseto , tipografo. Trasferitosi a Roma , frequentò  gli ambienti anarchici e si dedicò attivamente alla propaganda, per cui subì  due arresti, uno nel 1894 e l’altro nel 1896.p fu arrestato per la prima volta nel 1894 e la seconda volta nel 1896. Appena fu libero fondò  un  circolo giovanile anarchico e iniziò a collaborare a pubblicazioni anarchiche, tra cui “ L’avvenire sociale” . Condivise numerose denuncie con  altri compagni per il reato di  “associazione a delinquere” e “ incitamento alla guerra civile”. Contribuì anche lui come Ceccarelli ed altri alla fondazione  della “ Federazione Socialista Anarchica Laziale “ (FSAL) .  Fu uno dei membri , insieme a Ceccarini e  a Forbicini, della Calmera del Lavoro di Roma e svolse importanti incarichi , nei primi anni del novecento, nel sindacato dei tipografi  ( detti anche  “lavoratori del libro), una categoria operaia particolarmente combattiva e qualificata (  particolarmente dura fu la lotta intrapresa dai tipografi sostenuti dalla maggior parte dei lavoratori romani nell’aprile 1903, che sfociò nel primo grande sciopero generale cittadino).  Forti tensioni divisero in quegli anni, all’interno del movimento anarchico tensioni tra la corrente organizzatrice e  quella antiorganizzatrice. Varagnoli,  appartenendo alla tendenza organizzatrice sostenne sempre il principio che all’interno  del movimento rivoluzionario  dovesse  sussistere  al suo interno, la massima  autonomia individuale possibile. (cfr. brano)
Brano da commentare. “  Vorrei che l’individuo organizzato non divenisse individuo-automa la cui volontà fosse assorbita – come adesso- nei tentacoli di una bestia orribile che si chiama senza conoscerla e senza valutarla  disciplina.  Vorrei infine che i lavoratori – quelli almeno che si dicono evoluti .- dessero l’esempuio di una coesione  più possibilmente libera e che verso l’organizzazione spoglia d’ogni autoritarismo accentrato procedesse “ (  tratto da  Il Pensiero, 1 gennaio 1905 in occasione  del “ Congresso nazionale dei tipografi tenutosi  a Roma il dicembre  1904)
Bibliografia: M. Antonioli,  Eolo Varagnoli,  in Dizionario biografico degli anarchici italiani, volume II, p. 657. Ora anche in   Collezioni digitali. Biblioteca Franco Serantini.

Nel 1905 pubblicò un romanzo “Il vortice” che ebbe lusinghiere recensioni tra le pubblicazioni anarchiche, tra cui Il Pensiero . Nel 1908 avvenne una scissione nella Camera del Lavoro in seguito  a forti dissensi tra  socialisti riformisti  e  socialisti rivoluzionari e nacque la  la Lega Generale del Lavoro”  di tendenza “sindacale di azione diretta”,  di cui Ravagnoli fu,per un certo periodo nominato segretario. Nel 1907,durante il Primo Congresso Anarchico Italiano svolto a Roma   Ravagnoli  intervenne sul tema “ Anarchia e le religioni “con una  articolata critica contro il  clericalismo.  Alla vigilia dello scoppio della prima guerra mondiale si schierò dalla parte degli antiinterventisti. Coattivamente costretto, durante gli anni di guerra, a militare  nella milizia territoriale, alla fine del conflitto riprese  la militanza nel movimento anarchico e sindacale. Come presidente   del  Comitato di difesa proletaria Varagnoli  aprì e chiuse  il grande raduno antifascista all’Orto Botanico a Roma il 6 luglio del 1921, ove tra l’altro, per prima volta sfilarono ,   come riferì il settimanale socialista  l’ Emancipazione ” gli  Arditi del Popolo divisi in tre battaglioni di 1000  uomini cadauno con i loro gagliardetti e al comando dell’ex tenente degli Arditi, Argo Secondari”.   Dopo l’ascesa al potere di Mussolini e le cosiddette “leggi  fascistissime  Ravagnoli si suicidò a Roma nel 1926.                                                                                 
                                                         SPARTACO STAGNETTI

SPARTACO STAGNETTI (1880-1927)., tipografo. Dopo una breve esperienza politica  prima tra le fila repubblicane e poi tra quelle socialiste. Aderì al movimento anarchico e assunse un ruolo importante nella Camera del Lavoro di Roma. Nel 1899 aderì alla fondazione della FSAL . Negli anni seguenti a causa della sua intensa attività sindacale e politica  fu più volte arrestato  e sebbene, , alla fine dei dibattiti  processuali,  fosse generalmente assolto dai reati contestatigli, esse non gli evitarono, però come per Ceccarelli e altri compagni romani, , vari  mesi di carcere preventivo.  Nel 1915, alla scoppio della prima guerra  mondiale, venne coattivamente  assegnato a una fabbrica di armi, ma ben presto congedato data la sua notorietà come anti-intervestita.  Dopo un periodo di intensa attività sindacale nel sindacato dei ferrovieri, di cui  era segretario,  fu nuovamente richiamato alle armi nel 1917, ove  continuò comunque  a propagandare  le sue idee antimilitariste e antibelliciste sino  a quando fu condannato dal tribunale militare  a cinque mesi di prigione. insieme ad altri compagni, tra cui Temistocle  Monticelli . Tornato, poi, libero e congedato definitivamente  dall’esercito riprese la sua attività sindacale e politica  e tra il 1921 e il 1922 si impegnò particolarmente a contrastare l’ascesa al potere da parte dei fascisti, che godettero sempre più dell’appoggio attivo delle forze dell’ordine .  Fin quando fu possibile fece  parte, insieme ad altri compagni al Comitato di Difesa Proletaria e  degli Arditi del Popolo del quartiere romano  di San Lorenzo,  che seppero validamente resistere ai fascisti (come è noto , neanche  durante la Marcia fascista  su Roma,  San Lorenzo e altri quartieri proletari , tra cui il Trionfale e Trastevere romani furono conquistati dalle squadre  fasciste guidate da Giuseppe Bottai.) sino alla convocazione del re  Vittorio Emanuele III a Mussolini per affidargli la guida del governo. Nella lotta al fascismo  Stagnetti si distinse  anche demistificando , su pubblicazioni anarchiche, le  ambigue iniziative fasciste per ingraziarsi il favore delle masse, tra cui per esempio l’istituzione di sindacati fascisti. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ … “ Il sindacalismo fascista  ha un programma chiaro, caratteristico. Esso è patriottista, nazionalista. Non ammette dissidi di classe, ovvero, li subordina all’interesse della patria, o nazione. Il che vuol dire che annulla tali dissidi, li soffoca, quando crede che l’interesse della patria, o nazione, abbia a soffrire. E siccome, perché possa dirsi che la nazione soffre, bastava il fatto, il fatto stesso della contesa, così non mancherà mai il pretesto per soffocare sempre ogni dissidio di classe. In nome della nazione sofferente! Ché, poi, se soffrono i lavoratori ( non per lo sciopero, ma per gli abusi dei padroni) allora  la nazione non ne soffre ed i padroni possono anche … continuare a sfruttare e ad abusarsi dei propri sfruttati.  I quali dovranno rimanere degli sfruttati in nome della patria. Sarebbe assurdo che non fosse così quando i dirigenti militari del fascismo, le armi, l’impunità, i denari, sono dati dal governo e dal fior fiore della borghesia, del capitalismo, della finanza, dell’esercito …” ( estratto da  Spartaco Stagnetti, Speranze vane ed illusionei certe. Il sindacalismo fascista non sarà anti-capitalista, Umanità Nova, 30 settembre 1922 )
 Bibliografia: in Roberto Carocci, Roma sovversiva. Anarchismo e conflittualità sociale dall’età giolittiana al fascismo (1900-1926),  Odradek, 2012,  p. 320
  
Perseguì, poi,  anche dopo la presa al potere del fascismo un’attività sovversiva clandestina sino al suo arresto nel 1926 e  la sua condanna a 5 anni di  confino nell’isola di Ustica.  Nel 1927 fu ucciso ad Ustica  da un detenuto comune armato di trincetto per futili motivi oppure come pensarono molti  antifascisti di quegli anni  su mandato  del regime fascista. 
                                                                               
                                                                                   
                 GLI ANARCHICI NELLA RESISTENZA ROMANA  AL NAZI-FASCISMO

Sulla scia delle  lotte  sostenute , a Roma dal movimento anarchico romano e  in particolare dagli “Arditi del Popolo, di cui, nonostante il regime , restava memoria, soprattutto nei quartieri proletari,  nel 1943, non pochi furono  i  libertari, che  si inserirono nella resistenza  contro i nazi-fascisti e  assunsero, sovente,  ruoli di  responsabilità e di comando a Roma e nel Lazio, nelle formazioni organizzate da Bandiera Rossa,   da  Giustizia e Libertà,  dalle Brigate socialiste  (Matteotti)  e comuniste (Garibaldi) .  Per il momento mi limito a  soffermarmi solo su due di essi:  ALDO ELUISI  e  RIZIERO FANTINI.
                                                                                
                                                                 ALDO  ELUISI

ALDO  ELUISI  ( 1898-1944)  . Nato a Venezia. La sua famiglia si trasferì a Roma quando lui aveva tre anni.  Lavorò sin da ragazzo come pittore edile  e poi come verniciatore. Durante la prima guerra mondiale fece parte delle truppe d’assalto  (Arditi). Nel dopoguerra partecipò all’impresa di Fiume, guidata da Gabriele D’ Annunzio. Con  l’adesione della maggior parte degli  ex- Arditi nelle file del fascismo, nel 1921 si distacca da essi ed è tra i primi ad aderire al movimento degli “Arditi del Popolo” fondato da Argo Secondari.  Nel ruolo di capo centuria ( detto anche  capo battaglione ) presidiò durante numerosi scontri con i fascisti  . Particolarmente cruenti e disastrosi per i fascisti  furono quelli  avvenuti dal 9 al 13 novembre 1921 noti  con il nome  “le 5 giornate:” e nel 1922 in Aprile in occasione  del congresso fascista laziale e nel maggio  per la  celebrazione della tumulazione della salma di Enrico Toti .  Ancora nell’ ottobre 1922, durante la marcia su Roma i fascisti non riuscirono ad entrare, nonostante parecchi assalti  i quartieri proletari. Sempre presente  in ogni scontro , anche dopo l’ascesa al potere dei fascisti non smise, mai quando possibile  ad opporsi a loro, nonostante la stretta  sorveglianza a cui era sottoposto, in quanto considerato “pericoloso per il regime” . (cfr. brano)
Brano da commentare:  “ Quando c’erano ‘ste squadracce lui si ribellava, e una sera [nel 1922] l’hanno pugnalato, l’hanno ricoverato… Mia madre doveva correre continuamente in questura perché come c’era una piccola manifestazione Aldo veniva preso e portato in carcere. Ma d’altronde lui era fastto così. Gli amici [dicevano] “ Mica ci puoi andare insieme  al cinema con Aldo! Perché se a un certo momento suonano Giovinezza, tutti s’arzano e lui non s’arza, è roba da comincia’ a mena’….” Niente, a lui non andava giù la dittatura e basta. Delle volte andava proprio cercando i fascisti, andava al bar Aragno al corso, l’andava proprio a cerca’ per quello che gli avevano fatto, l’avevano pugnalato. “  ( testimonianza  di Bruno Eluisi, fratello di Aldo )
Bibliografia,  Alessandro Portelli, L’ordine è già stato eseguito. Roma, Le fosse  Ardeatine, la memoria, Donzelli Editore 2001 p. 72. Cfr. anche Valerio Gentili, Dal nulla sorgemmo. La legione romana degli arditi del popolo. La storia mai raccontata delle prime formazioni armate che strenuamente si opposero al fascismo, Red Star Press 2012 p. 99 e pp 213-215 e  Pasquale Grella, Appunti per la storia dell'anarchismo romano dalle origini al 1946,  De Vittoria RSL  2012 p. 288

Dopo l’8 settembre 1943 Eluisi combattè  i nazifascisti a Porta San Paolo e a Madonna del Riposo e poi assunse il comando , con il grado  equivalente a  capitano,  di una formazione giellista (GL) .  Catturato a causa di una delazione dei tedeschi  ( cfr. primo brano) fu atrocemente torturato nella pensione Jaccarino dalla banda di Pietro Koch  e infine ucciso alle Fosse Ardeatine  nel marzo 1944. (cfr. secondo brano) 
 Brani da commentare: 1)   “Una spiata tradisce anche Aldo Eluisi . Lui ha fatto a pugni con questo qua [il delatore]; è scappato, poi l’hanno preso, sparato a una gamba o al fianco e poi quando  è scappato, è andato a finire in un vicolo cieco, -  che lui quella zona la conosceva perfettamente, via dell’ Orso, piazza Fiammetta “ ( testimonianza orale di Bruno Eluisi, fratello di Aldo );  2)  Mia madre [moglie di Bruno  Eluisi, fratello di A ldo e madre di Tamara ] mi raccontava che andava qui  a Regina Coeli, perché ci stava un signore che abitava qui e che era una guardia carceraria, che diceva:”  Guarda che qui me sa che ci sta un tuo cognato dentro . Vieni ‘na mattina, però sta’ zitta che ci stanno i tedeschi, non puoi parla’ , devi sta’ sempre zitta se no non ti faccio più entra’” La moglie non la facevano entrare, facevano entrare soltanto mamma …  Dice che [lui] stava con le mani sempre nascoste, con un lenzuolo, “ Ma Aldo , non dici niente?” E stava zitto … Poi è andata a [tirare via ] il lenzuolo, ed infatti l’avevano attaccato così per aria, e j’avevano dato con le fucilate “ nel petto, e gli avevano levato le unghie alle mani e ai piedi, per farlo parlare. La mattina che  l’hanno portati via tutti via mia mamma ci aveva un permesso: “ Dài , andiamo che Aldo esce”. Quando sono arrivate loro, il guardia-carceriere dice: “ Guarda, è inutile che vuoi sape’, da cerca’, perché già l’hanno portati via in piena notte. Però te rimane  de [consolazione] che Aldo non ha capito niente; è montato ma era già quasi  morto”….  ( testimonianza orale di Tamara Eluisi, figlia  di Bruno Eluisi , fratello di  Aldo  )
Bibliografia,  Alessandro Portelli, L’ordine è già stato eseguito. Roma, Le fosse  Ardeatine, la memoria, Donzelli Editore 2001 ( primo e secondo brano ) p. 74

In occasione dell’anniversario della Comune di Parigi, il 18 marzo 1945, il Partito d’ Azione (ex-Giustizia e Libertà) commemorò  Aldo Eluisi e fece errigere un suo  busto scolpito dallo scultore Amleto Rossi nella sede ,  attualmente gestita dal Circolo Giustizia e Libertà e situata  a Via Andrea Doria 79. ( in    questo edificio aveva abitato  Errico Malatesta negli ultimi anni della sua vita. 
’epigrafe  dedicata ad Aldo Eluisi riporta le seguenti parole:
 Gli arditi del ‘22/ i partigiani del ‘44/ che mossero da  piazza Zanardelli/ a la riscossa dei liberi /oggi/ agli albori della redenzione/ ricordano il comandante / che ebbe/ per programma l’azione  / per fede, la libertà “ “  
Bibliografia:   Epigrafe ad   Aldo Eluisi in Collezioni Digitali BFS  http://bfscollezionidigitali.org/index.php/Detail/Object/Show/object...

  Nel 1947  su proposta dell’ ANPI ( Associazione  Nazionale  Partigiani Italiani ) venne conferita  ad Aldo Eluisi la medaglia d’oro al valore militare alla memoria. 
                                                                                  
RIZIERO FANTINI ( 1892- 1943 )  Nacque a Coppito  (presso L’ Aquila ) da una famiglia molto povdera (cfr. brano)   militò dapprima nel circolo socialista locale e  poi si avvicinò agli ambienti  anarchici nell’ Aquilano.  Nel 1910 emigrò negli Stati Uniti, ove conobbe  Luigi Galleani e assunse all’interno del movimento anarchico di lingua italiana  diversi incarichi e collaborò a varie pubblicazioni anarchiche con lo pseudonimo di Jack. . Nel 1917   rifiutò  di prendere parte alla prima guerra mondiale sia nell’esercito italiano che in quello americano   pertanto disertò e e con altri compagni, tra cui  Nicola Sacco  e Bartolomeo Vanzetti  fuggì in Messico. Dopo una breve parentesi anche nell’ Equador, tornò negli Stati Uniti, ma nel 1921 fu espulso e rimandato in Italia, dove  cominciò un fitto ciclo di conferenze in varie città e paesi  finalizzate  alla salvezza di Sacco e Vanzetti. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ E’ strano, ma vero. Un nome può diventare un simbolo, una bandiera. Strana e singolare efficacia , quella di un simbolo. La mobilissima psicologia delle folle sfugge all’analisi coordinata. Un grido, un inno, un colore e il popolo combatterà una guerra, scriverà un’epopea, farà una rivoluzione. E nell’ora grigia e manchevole, nell’ora in cui la vigliaccheria sembra prevasere ; Nell’ora di maggiore disperazione, in un nome fatto simbolo, il popolo è capace di ritrovare se stesso e …risorgere. Sacco e Vanzetti Simbolo e Bandiera " ( Riziero Fantini,  Note retrospettive ad un giro di conferenze )
Bibliografia: in  Riziero Fantini Wikipedia in http://it.wikipedia.org/wiki/Riziero_ Fantini  . Cfr, anche  Pasquale Grella, Appunti per la storia dell'anarchismo romano dalle origini al 1946,  De Vittoria RSL  2012 p. 290                                                    
Stabilitosi definitivamente a Roma Riziero Fantini,  frequentò, assiduamente  Malatesta e collaborò a varie pubblicazioni anarchiche , tra cui Umanità Nova :  Esercitò sempre più sino all'ascesa al potere del fascismo ,un importante ruolo nel movimento anarchico sia nazionale che internazionale e poi. continuò, sino a quando fu possibile,  clandestinamente  la sua attività sovversiva. Nel 1942  si inserì nella più efficace, dal punto di vista pratico/operativo ,   rete clandestina del Partito comunista e dopo l’8 settembre 1943 comandò  una formazione  gappista  comunista  che agì nel quartiere di Montesacro e dei Prati fiscali. Nel dicembre 1943 fu  catturato dai nazifascisti  e dopo  feroci torture, condannato a morte. Fu fucilato a Forte Bravetta con altri compagni. tradito da spie fasciste (cfr. brano)
Brano da commentare:    Allora vennero a casa […]  Tutt’a un tratto di notte [si] spalanca la porta, un riflettore, l’agente non so se SS, con i mitra …. Mi prendono e mi portano di là dove c’era babbo, mamma e altri due fratelli …. A mio padre l’hanno tenuto lì un’ora a picchiarlo, poi lasciano lui e prendono me. Mi portano all’altra stanza, c’era un maggiore tedesco che parlava italiano, poi c’erano un’altra dozzina di SS, e questi sapevano tutto quello che ci avevamo in casa. Io dico :” Non so’  niente, so’ studente “. A un certo momento mi sdraiano giù e cominciano a menà. Quello che mi picchiava con un nerbo di cuoio, steso su un tavolo, non parlava tedesco, blaterava, insisteva .  […]  Dopo una mezz’oretta la piantano. Allora mio padre , gli avevano legato le mani dietro la schiena, [lo] portano dietro il cancello, nel viottolo c’erano tre macchine [….] Poi andammo a Montesacro e presero Riva, un altro compagno, e ci portarono a Regina Coeli. Noi la mattina facevamo l’appello di quanti compagni durante la notte erano fucilati. [Il] giovedì mia madre ci portava un pacco; era possibile avere un  pacco viveri e, non so, quando faceva la pasta, i rigatoni, faceva un biglietto di carta pergamena e lo metteva nei rigatoni, l’infilava per dare qualche notizia, altre cose. Un giovedì, mentre andiamo a questa stanzetta a prendere il pacco vedo mio padre, impalato, non si poteva muovere, l’avevano massacrato. “ Mi hanno processato …” Lui capì che eravamo preparati, e mi disse:  “ Guarda, non ti preoccupare; forse, inoltro la domanda di grazia”. Il giovedì – mi sembra  che il venerdì era l’ultimo dell’anno del ‘43  - i compagni in cella non mi fecero arrivare i giornali, non mi fecero vedere il giornale. Perché la mattina dopo c’era sul trafiletto che erano stati fucilati a Forte Bravetta tre sovversivi, tre banditi . Però io non lo  seppi; lo seppi solo alla liberazione .” ( testimonianza orale di Adolfo Fantini  Adolfo Fantini, figlio di Riziero
Bibliografia,  Alessandro Portelli, L’ordine è già stato eseguito. Roma, Le fosse  Ardeatine, la memoria, Donzelli Editore 2001 p. 61.  Cfr.  anche  una versione dei fatti leggermente diversa in  25  aprile. L’Aquila ricorda l’anarchico Fantini: una storia mai raccontata http://news-town.it/cultura-e-società/3174-festa-della-liberazione-1-a...
 

Nota: Tra gli altri anarchici che parteciparono  alla resistenza a Roma,  e di cui non ho fatto  figurine  in creta, in quanto non ho  sinora trovato una loro immagine, a cui potermi , sebbene solo vagamente, ispirarmi,  mi limito a citare :  ALBERTO DI GIACOMO (1886- 1944?), GIOVANNI GALLINELLA (1903 -1944  ?),  RAFFAELLO LOTTI ( ? -1944 ?),  GIULIO RONCACCI,   (? -1944) ,UMBERTO SCATTONI.(1901-1944)
 
 
 

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 

 

 

Nessun commento:

Posta un commento