“LOS COLECTIVIZADORES”.
In Catalogna e in Aragona, subito
dopo aver fatto fallire il Golpe militare
contadini e operai dettero inizio alla collettivizzazione delle
industrie, della terra, dei trasporti, dei servizi pubblici, dei commerci e anche di caffè e alberghi, ecc. Giustamente il fenomeno delle
collettivizzazioni spagnole è stato definito come” il più grande
esperimento autogestionario della storia umana”
Brano
da commentare: “ Ferocemente calunniate dagli avversari (comunisti in testa),
praticamente ignorate per lungo tempo dagli storici, o all’opposto, idealizzate
dalla maggioranza dei commentatori anarchici, le collettivizzazioni
rappresentano una realtà contraddittoria in cui si rivela più netta che sul
terreno “militare” o “politico” la posta della lotta in corso. E attraverso le
collettivizzazioni che si attacca, con la trasformazione dei rapporti di
produzione, l’intero ordine sociale, si capovolge l’intera vita economica, si
demolisce l’intera piramide gerarchica della società; facendo allegramente
“tabula rasa” non solo dei “sacrosanti “ princìpi della proprietà privata, ma anche di quei
princìpi-considerati a loro volta “
sacrosanti” dei partiti cosiddetti d’”avanguardia”- che giustificano la
divisione tra dirigenti ed esecutori. [….]In un grosso moto d’entusiasmo, i
lavoratori, scavalcando i “tutori” si lanciano nella collettivizzazione delle
industrie, dei trasporti, dei servizi pubblici, dei commerci e persino dei
luoghi di spettacolo e di caffè, alberghi, ecc. … ( da Carlos Semprun Maura, Libertad.
Rivoluzione e controrivoluzione in Catalogna )
Bibliografia: Carlos Semprun Maura, Libertad. Rivoluzione e controrivoluzione in
Catalogna ) Eleuthera 1996 p. 69 e p. 70
A sedici anni Abel Paz
fu tra i giovani libertari che coraggiosamente, nelle giornate di maggio
del 1937, difesero la Centrale telefonica e alcune delle principali sedi
anarchiche di Barcellona dall’assalto degli stalinisti. Alcuni giorni dopo quei
tragici fatti si recò con altri compagni e compagne nella
collettività agricola di Cervia e su questa sua esperienza diretta ha lasciato
una suggestiva testimonianza diretta del fenomeno delle
collettivizzazioni. (cfr. post “ STORICI ANARCHICI)
Brano da commentare: “…Mi interessa anche sottolineare la
partecipazione della donna alla vita sociale e del lavoro. La struttura che si
era data la collettività l’aveva liberata dal peso della conduzione della casa.
Prima della guerra, la maggioranza delle donne doveva pensare alla casa e ai
propri lavori, ma da quando si era costituita la collettività il lavoro della
casa si era ridotto di parecchio. La biancheria per esempio , se una
voleva, veniva lavata nella lavanderia comune, questo accadeva soprattutto per
le lenzuola, i vestiti da lavoro, i pantaloni, ecc. Poi c’erano i bambini
che erano accolti a scuola dove mangiavano. Così con la diminuzione del lavoro
domestico, le donne che lo volevano potevano partecipare al lavoro
collettivo: qualcuna faceva parte delle squadre di lavoro, altre
lavoravano nella cooperativa […] Senza proporselo, cioè senza imporlo, la
dinamica della vita collettiva aveva trasformato il carattere della famiglia e
soprattutto la condizione della donna.” (Abel Paz, Spagna 1936)
Bibliografia: Abel Paz, Spagna 1936, op. cit. pp.
201-202
Inoltre un problema prioritario per i paesi e i villaggi
collettivizzati era quello scolastico. Nonostante le difficoltà e gli ostacoli
posti dalla guerra ( come per es. la penuria di insegnanti dovuta al fatto che
molti di essi erano al fronte a combattere) il costante impegno delle
popolazioni locali e dei sindacati operai (soprattutto della CNT) e delle “Juventudes Libertarias”
fece fronte a questo problema nel migliore modo possibile (cfr. primo brano ) applicando nelle scuole e
nelle colonie i principi fondamentali di
una pedagogia libertaria: 1) metodo razionalista opposto a quello dogmatico
religioso e statalista; 2) educazione
integrale nel senso di un superamento della divisione tra lavoro manuale e
intellettuale , tra gioco e lavoro, tra arte e tecnica, e teso allo sviluppo di tutte le complesse
sfaccettature della personalità umana;
3) la coeducazione dei sessi ritenuta
dalla Chiesa e da molti “benpensanti” oscena e peccaminosa ; 4) assenza di
premi e di castighi, generatori di una
mentalità e comportamento egoistici e competivivi nel
senso peggiore di questa parola (cfr. secondo brano).
Brani
da commentare: 1) “ Approfittammo della rivoluzione per avere
migliori locali affinché i bambini si potessero trovare in un ambiente più sano
e più ampio. Con l’aiuto della popolazione locale, occupammo edifici con grandi
giardini, traendone vantaggi. Diversi sindacati si presero l’impegno sociale di
fornirci i materiali necessari: tavoli, banchi, lavagne e tutto l’occorrente.
Ne guadagnarono molto i bambini e, di conseguenza, gli insegnanti ….” (JOSE’
XENA, La scuola ) ; 2) “ La scuola era a
Monzon sulla riva del Cinca, in un edificio alto e soleggiato, con
annesso un grande orto, fornito di un deposito d’acqua che serviva anche da
piscina . Scopo della scuola era creare
tra gli stessi figli dei collettivisti una nuova leva cosciente e capace di
continuarne l’opera. [ …] L’impiego del
tempo e la vita sociale erano: dalle
7 e 30 alle 8 ginnastica; alle 8 colazione; fino alle 9
pulizia delle camere e di tutta la dipendenza; dalle 9 alle 12 lezione; nel
pomeriggio dalle 14 lezione; tra le 16 e
le 20 gli alunni si dedicavano al disegno plastico e ad altre attività manuali
come l’agricoltura che permetteva di completare gli studi botanici ed aiutava
il sostentamento delle colonia scolastica. Il sabato pomeriggio si tenevano
conferenze in cui gli alunni stessi parlavan. Si preparavano anche brevi
rappresentazioni teatrali a contenuto sociale ed educativo, che venivano poi
date ogni domenica in un diverso paese della comarca. Negli intervalli qualche ragazzo parlava
al pubblico di quanto aveva appreso a scuola . […] Malgrado i risultati
lusinghieri che la scuola prometteva, dovette chiudere in capo a pochi mesi,
venendole a mancare l’appoggio materiale delle collettività, in quanto queste
erano state semidistrutte dalle truppe controllate dai bolscevichi. A questo si
aggiunse poi la ritirata di Aragona … ( Due compagni di Monzon , Le
collettività, la scuola, la federazione di collettività)
Bibliografia: Primo
brano : JOSE’ XENA, La scuola e
secondo brano:Due compagni di Monzon , Le collettività, la
scuola, la federazione di collettività) in
Chi c’era racconta. La rivoluzione libertaria
nella Spagna del 1936 , Zero in condotta 1996 p. 61 e pp. 44-45
LA DISTRUZIONE DELLE COLLETTIVITA. (cfr. brano) Lo scontro, che aveva avuto come prologo quanto avvenuto nei primi mesi del 1937 nel Levante (cfr. post: "La Columna de Hierro" ....) tra le forze della controrivoluzione e quelle rivoluzionarie, ormai, dopo il "majo sangriento, di molto indebolite, , giunse al suo apice con il nuovo governo filo-comunista di Juan Negrin (cfr. brano)
Brano da commentare: Esordio ( début) 1937, il nuovo Stato era ormai
in condizione di dare battaglia alle forze della rivoluzione. La sua parola
d’ordine era stata sino ad allora:” Prima di occuparsi della rivoluzione,
bisogna vincere la guerra”. La consegna ora era: " Prima di vincere la guerra bisogna
schiacciare la rivoluzione”. Un
leader del Partito socialiste unificato
di Catalogna aveva dichiarato: “ Prima di prendere Saragozza, bisogna prendere
Barcellona”. Bisogna dire che queste consegne riscuotevano molto consenso (
audience ) all’interno dei partiti repubblicani, dell’ala destra del partito
socialista e dei settori economici della classe media, inclusi i piccoli
commercianti e i piccoli proprietari . … (José Peyrats, Une révolution pour horizon…)
Bibliografia:
José Peyrats, Une révolution pour horizon. Les Anarcho-Syndacalistes espagnols,
1869-1939., Edition CNT-RP & Libertalia, 2013, p. 263
Il governo
decise di sciogliere con la forza le collettivizzazioni libertarie in Catalogna e nell'Aragona e investì di questa ingloriosa missione l'XI divisione al comando dello stalinista Enrique Lister . Le sedi anarchiche e gli spazi di sociabilità dei villaggi furono incendiate, numerosi anarchici e contadini colletivizzati furono arrestati e tra
di essi parecchi furono uccisi. Nei sopravissuti crebbe, oltre al pianto e
alla rabbia, la consapevolezza che erano stati puniti per avere desiderato e in
parte realizzato, anche se per breve tempo, un mondo più libero, più eguale,
più fraterno. La brutale
violenza con cui questa operazione fu eseguita, fu, secondo Lister, ordinata dallo stesso governo, che poi negò e scaricò la colpa su di lui. (cfr. primo brano).
Brano da
commentare: " Mi spiegò ( Indalecio Prieto , ministro della difesa)
che il governo aveva deciso di sciogliere il Consiglio d'Aragona ( nota mia: principale promotore delle collettivizzazioni contadine ed operaie. si veda più avanti,) ma che temeva
che gli anarchici rifiutassero d'obbedire a questo ordine, e siccome, oltre
alle forze di polizia del Consiglio, si trovavano laggiù tre divisioni dell'esercito,
egli aveva proposto al Consiglio dei ministri, e il Consiglio aveva
accettato, d'inviare sul posto una forza militare in grado di assicurare la
realizzazione della decisione governativa. [...] Mi dichiarò che non ci
sarebbero stati ordini scritti per la missione di cui mi si incaricava, né comunicati sulla
realizzazione della stessa; che si trattava di un segreto tra il governo e me,
che io dovevo liquidare senza esitazioni, né procedimenti burocratici o legalisti,
tutti coloro che avessi ritenuto utile liquidare, che avevo dietro di me tutto
il governo (dalle memorie di Enrique Lister, citate da Carlos Semprun Maura in Libertad.
Rivoluzione e …
) Bibliografia: Carlos Semprun Maura, Libertad. Rivoluzione e controrivoluzione in
Catalogna , Eleuthera , 1996, pp. 208
Diversa
fu, invece, la versione di Prieto data a Mariano Vasquez e a Cipriano Mera, in cui il ministro
della difesa attribuì tutta la responsabilità delle
persecuzioni contro i villaggi collettivizzati aragonesi a Lister e implicitamente al
partito comunista. ( cfr. infra post su CIPRIANO MERA)
Bisogna inoltre tenere conto che solo a stento i vertici
della CNT (= Confederacion Nacional
del Trabajo, sindacato anarchico),
in nome della lotta "unitaria antifascista", riuscirono a
trattenere, così come avevano di già fatto durante le "giornate di
maggio", i combattenti "cenetisti"
al fronte e ad impedire loro ad andare in soccorso delle loro "mogli"
( tali non per la chiesa o per lo stato), delle loro sorelle,
dei loro genitori e dei loro figli (cfr. secondo brano )
Brano da commentare: " Le
divisioni cenetistas che tenevano il fronte
di Aragona ( la 25, la 26, la 28, senza contare i resti della 29, ex poumista, posti sotto gli ordini
del libertario Miguel Garcia Vivancos) sarebbero piombate o no sulle truppe
comuniste? I soldati lo desideravano ardentemente, ma il CN della CNT e il CP
della FAI intervennero per impedire che si scatenasse una guerra civile,
chiesero alle truppe di pazientare ancora e di non intraprendere nulla senza
l'assenso dell'Organizzazione, poiché un atto di disperazione avrebbe
consegnato rapidamente il territorio repubblicano a Franco. Le truppe cenetistas dunque non si mossero ..
" ( Cesar M. Lorenzo in Carlos Semprun Maura, Libertad.
Rivoluzione e controrivoluzione in Catalogna )
Bibliografia:
in Carlos Semprun Maura, Libertad. Rivoluzione e controrivoluzione in
Catalogna , Eleuthera , 1996, pp. 208-209 e nota 21
Per molti di questi cenetisti la
resa dei conti con gli stalinisti, comunque, arrivò più tardi a Madrid nel
marzo 1939 , sotto la guida di Cipriano Mera.
La
distruzione delle collettività nel 1937 portò anche alla eliminazione del “ Consejo Regional de Defensa de Aragon” che
è bene ricordare fu, durante la
rivoluzione sociale spagnola, l’unica istituzione
politico-amministrativa , vicina al modello
di autogoverno ispirato ai principi comunisti-libertari .
Esso fu fondato nell’
ottobre 1936 sulla scia della vittoria
popolare contro i militari ribelli, e
con il sostegno della CNT e UGT aragonese e delle milizie antifasciste della
“Colonna Durruti”, “Roja y
Negra” , “Centuria Malatesta” Cultura
y Accion” ed
altre. La sua sede fu dapprima fissata a Sarinena e
poi a Caspe. Il
presidente eletto fu JOAQUIN ASCASO (
1906-1972) Muratore e sindacalista ,
aveva partecipato alla insurrezione militare e civile di Jaca del
dicembre del 1930, assieme all’anarchico pittore e scultore RAMON ACIR e poi
alla insurrezione anarchica del 1933. Nel 1936 partecipò come rappresentante
del sindacato delle costruzioni al
Congresso di Saragozza della CNT.
A luglio di quell’anno combatté a Barcellona contro i militari ribelli e poi seguì Durruti, e
poi Ortiz, in Aragona, dove
presiedette il Consejo Regional
de Defensa sino a quando. 10 mesi dopo, esso fu sciolto con la forza dalle truppe
staliniste di Lister ,
mandate dal governo del Fronte Popolare,
a chiudere le collettività aragonesi e catalane. ( cfr brano).
Brano da commentare: “ La
giustificazione di quest’operazione (le cui “durissime misure” turbarono anche
alcuni elementi del PC) fu che tutti i collettivi era stati costituiti con la forza, e Lister stava
semplicemente liberando i contadini. C’erano state forti pressioni, e senza
dubbio era stata usata la forza in alcune occasioni, nel “fervore” dopo l’insurrezione.
Ma il fatto stesso che ogni villaggio fosse un misto di collettivisti e
individualisti dimostra che i contadini non erano stati affatto costretti a
entrare nelle fattorie collettive con la minaccia delle armi. Si calcola che vi fossero circa 200000 persone nei
collettivi e 150.000 individualisti.” (Anthony Beevor, La guerra civile
spagnola…)
Bibliografia: Anthony Beevor, La guerra civile spagnola, Bur Storia,
2006 p. 343
Ascaso venne arrestato con la falsa accusa di avere
contrabbandato gioielli. Scarcerato a
causa della infondatezza dell’accusa dovette comunque fuggire in Francia a causa di una sistematica persecuzione
stalinista nei suoi confronti.. Si trasferì infine in Sudamerica dove scrisse un libro di memorie, che non ho letto e che in Italia, per quanto ne so, non è stato pubblicato. Ne cito un breve brano. ( cfr. primo brano). Un giudizio positivo sul "Consejo de Aragona"si trova nel libro su Durruti di Abel Paz (cfr. secondo brano)
Brani
da commentare: 1) “ Guiado siempre de un entusiasmo objetivo, sentia en mi trajectoria el intenso dolor de que al pueblo, precisamente
a mi pueblo-la tierra aragonesa donde mis energias adquirieron desde la ninez la savia anarquista-, se arrebatase sin mas ni mas el fuero de su autonomia, tan dificilmente alcanzado a fuerza de sangre, de teson combativo, de fervor revolucionario ….” ( Joaquin Ascaso ), 2) “ Per la prima volta nella storia
sociale una regione affrontava l’azione rivoluzionaria al di fuori dei partiti
politici e prendendo come base l’assemblea considerata come organismo sovrano.
Con questo , il regime che stava nascendo in Aragona era il più vicino al
comunismo libertario. Il gesto era audace: mentre la rivoluzione batteva in
ritirata in tutta la Spagna, l’ Aragona si proponeva come il suo polo più
avanzato. Si stava per ripetere in Aragona lo stesso fenomeno che in Russia fu
l’Ucraina? La presenza di Durruti richiamava fatalmente la personalità di Nestor Makhno”.. ( Abel
Paz, Durruti e
la rivoluzione spagnola)
Bibliografia: Primo
brano in Joaquin Ascaso Budria. Un activista anarquista in w.w.w. Memoria libertaria. Org/spip.php?article1093. Secondo brano in Abel Paz, Durruti e la rivoluzione spagnola vol 2 La
Fiaccola, Zero in Condotta, Biblioteca Franco Serrantini 2000 p. 150-151
Nel
1968 la stalinista Dolores Palumbo , detta "la Passionaria" non si fece
scrupolo a rilanciare la calunnia del contrabbandodi Joaquin Ascaso di gioielli all'estero. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ ( La Passionaria tentò di riprendere le
accuse nel 1968, sostenendo che era fuggito in Sudamerica dove viveva nel lusso
grazie al suo bottino. In realtà lavorava come inserviente in un hotel in
Venezuela)
Bibliografia: Anthony Beevor, La guerra civile spagnola, Bur Storia,
2006 p. 343
LA
COLLETTIVITA’ ANARCO-SINDACALISTA DI
AYMARE (1939-1967)
|
MILIZIANO |
Come
è noto molti anarco-sindalisti catalani e aragonesi della CNT andarono a combattere,
subito dopo la vittoria sul tentativo di colpo di stato dei generali nel luglio
1936, nella colonna di miliziani guidata
da Durruti. Anche dopo la morte di
Durutti e la sofferta
militarizzazione della Colonna , che divenne
poi nota come 26° divisione, essi
continuarono eroicamente a combattere
sino alla caduta di Barcellona nel 1939.
|
PROFUGO |
Dopo la disfatta numerosi di questi ex combattenti furono
costretti a lasciare la loro terra e, dopo un denso di pericoli, viaggio, raggiungere la Francia,
dove venivano rinchiusi in campi di
concentramento, in cui le condizioni di vita erano ai limiti , quando andava
bene, della mera sopravvivenza.
|
AYMARIANO |
Con l’appoggio della CNT e di altre associazioni
libertarie, servendosi , in un primo momento, di mediatori francesi, venne comprato un terreno
, situato nell‘ Haute Bouriane, con l’intento di
fondare una collettività rurale , a cui si dette poi il nome di “colonia di Aymare, che
si prefiggeva lo scopo di ospitare gli invalidi della guerra antifascista e far rivivere , il più possibile,
l’esperienza delle collettività anarco-sindacaliste
spagnole realizzate in durante la rivoluzione sociale . La storia di questa “collettività può essere suddivisa in tre o
quattro fasi, distinte tra loro a seconda dei mutamenti del contesto storico
circostante ( per es. si pensi al lungo periodo dell’occupazione nazista in
Francia o alle difficoltà finanziarie della fine degli anni sessanta). Il
periodo più proficuo per la “colonia di Aymare" fu
comunque, se non vado errato, tra il 1950 circa e i primi anni sessanta
quando vi affluivano soprattutto nei mesi estivi numerosi giovani della FIJL
e autorevoli visitatori stranieri, tra
cui, per esempio, AUGUSTIN SOUCHY (cfr. brano)
Brano
da commentare: “… La Colonia d’ Aymare si estende su una prateria attorniata da
foreste. Veri castagneti, foreste di foglie (feullis) et di
abeti sulle cime (cretes) che si estendono ( s’etirent ) lontano, danno al paesaggio un aspetto
incantevole. La colonia è una antica terra signorile. L’edificio principale è
un castello del XVI secolo dalle mura di un metro di spessore eretto nello
stile dell’epoca. Il terreno, con le sue dipendenze e i 120 ettari di foreste,
praterie e campi, fu conquistato alla fine delle guerre civili spagnole nel
1939 dalla Confederazione del Lavoro, cioè l’organizzazione sindacale della
Spagna […] La collettività è della stessa natura delle migliaia nate durante la
guerra civile in tutti gli angoli (coins) della Repubblica. Tutte
le persone della collettività vivono in comunione di beni. Non si è pagati che
per il congedo settimanale di cui ognuno può beneficiare una volta all’anno.
[…] Tutti gli affari della Collettività sono discussi e decisi in assemblee
generali. La biancheria, i vestiti e tutte le cose necessarie quotidiane sono
comprate in comune per tutti. Ogni compagno ottiene gli abiti di cui ha bisogno
“ (Augustin Souchy,
La société
libre , Darmastadt) )
Bibliografia: Augustin Souchy, La
société libre , Darmastadt in Olivier Hiard, Une collectivité anarchosyndacaliste espagnol dans le Lot, AYMARE 1939-1967, Les editions libertaires 2014 pp. 144/145 e p. 147 (traduzione
italiana mia) . Le mie figurine sono ispirate al bellissimo disegno di Bruno Loth sulla copertina di questo libro.
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