Bibliografia: (Abel Paz, Durruti e la
rivoluzione spagnola,
Biblioteca Franco Serantini La Fiaccola Zero in
condotta, vol. 2 , 2000, p. 101
SIMONE WEIL (1909-1943) filosofa, insegnante, operaia,
contadina, sindacalista rivoluzionaria, mistica. . Abbandonò il ruolo di
insegnante nel “Lycée de Jeunes Filles” di Rouan
per vivere dal 1934 al 1935
l’esperienza di operaia nella Renault. Nell’agosto del 1936 andò in Spagna a
combattere nelle milizie confederali della CNT e più precisamente nella colonna
Durruti. Dopo circa una
settimana dovette lasciare il fronte per una grave ustione alla gamba che si
era fatta cucinando al buio e dopo un periodo passato nell'ospedale di Sitges, dove rischiò l'amputazione della gamba, tornò in Francia. (cfr. brano)
Brano da commentare :“ Per quanto fosse stato doloroso, l’incidente l’aveva salvata. Poco dopo il gruppo internazionale, fu
decimato a Perdiguerra. Pochi si salvarono.
Molte donne si erano unite al gruppo, dopo che c’era stata Simone: furono tutte
uccise a Perdiguerra. Durante le giornate che lei aveva passato al fronte, non c'erano stati, in quella zona, dei veri combattimenti” [...] Quando la rividi dopo il suo ritorno e lei mi raccontò la sua avventura bellica, ricordo di averle detto (con l'intenzione di convincerla a non ripartire per la Spagna e spinta anche dalla considerazione in cui la tenevo) che il suo compito non era di uccidere la gente. Non lo negò, ma non mi disse neppure che si era proposta di non servirsi delle armi. Mi disse invece: " Per fortuna, sono così miope che non c'è pericolo che io uccida qualcuno, anchese gli sparo addosso", Per una volta almeno era contenta della sua mancanza di abilità. Ciò che voleva, partecipando a quella guerra, era innanzitutto essere presente al pericolo. ...." ( Simone Pétrement, La vita di Simone Weil .
Bibliografia: Simone Pétrement, La
vita di Simone Weil, Adelphi, 2010, pp . 370-371. Approfitto dell’occasione per ricordare che Simone Pétrement, "amica del cuore" di Simone Weil, è stata, anche, un’insigne studiosa dello
gnosticismo cristiano. Sull' esperienza di Simon Weil nella guerra di Spagna, cfr. Domenico Canciani, Gli intellettuali francesi e la guerra di Spagna: impegno personale, passioni ideologiche e riflessione etica. Il caso di Simone Weil e di Claude Aveline, in La guerra civlespagnola tra politica e letteratura a cura di Gigliola Sacerdoti Mariani Arturo Colombo Antonio Pasinato, Shakespeare and Company, 1995 pp. 27-49
Simone Weil , nel 1938, scrisse sulla sua esperienza bellica una
lettera a Georges Bernanos, , dopo avere letto il suo libro I grandi cimiteri sotto la luna. In questa lettera essa, espresse, tra l’ altro, un giudizio complessivo sulla CNT (Confederacion Nacional de Trabajo ) e sul comporamento violento di alcuni suoi compagni provenienti dalla Francia per combattere in Spagna (cfr. brano)
Brano
da commentare: “…, Dall’infanzia, le mie simpatie sono andate ai raggruppamenti
che si richiamavano agli strati più
disprezzati della gerarchia sociale, finché non ho preso coscienza del fatto
che questi raggruppamenti sono di natura tale da scoraggiare ogni simpatia. L’ultimo ad avermi ispirato un
po’ di fiducia, è stato la CNT spagnola. Avevo viaggiato un po’ in Spagna - piuttosto
poco- prima della guerra civile, ma abbastanza per sentire l’amore, che è
difficile non provare, per questo popolo; avevo visto nel movimento anarchico
l’espressione naturale della sua grandezza e dei suoi difetti, delle sue
aspirazioni, quelle più e quelle meno legittime. La CNT, la FAI erano un
miscuglio sorprendente, dove si accettava chiunque e dove di conseguenza, erano
a stretto contatto l’immoralità, il cinismo, il fanatismo, la crudeltà, ma
anche l’amore, lo spirito di fraternità, e soprattutto la rivendicazione
dell’onore, che è così bella negli uomini umiliati; credevo che quanti
arrivavano là animati da un ideale avrebbero avuto la meglio su quanti erano
spinti dal gusto della violenza e del disordine. ….“ ( Simon Weil, Lettera Bernanos, (primavera, 1938 ? )
Bibliografia: Simon Weil, Sulla guerra. Scritti 1933-1943
Pratiche P
Editrice pp. 49-50
Sempre nella lettera a Bernanos, la Weil ,
inoltre, faceva alcune profonde riflessioni su quanto la guerra e l’uso
quotidiano della violenza incidesse negativamente sulla
psiche di coloro che vi partecipavano. La pubblicazione di questa lettera, nel
1954, sulla rivista Témoins , su iniziativa di Albert
Camus, ferì profondamente gli animi dei suoi antichi compagni
di lotta sopravvissuti,
tra cui CHARLES RIDEL ( LOUIS MERCIER VEGA)
E CHARLES CARPENTIER .
Recentemente Daniel Aiache ,
nel suo libro La révolution défaite,, riassume brevemente i termini della
questione. (cfr. brano )
Brano
da commentare: “ … Molti hanno la sensazione che essa (
Simone Weil) si esprima a
detrimento dei suoi compagni per suscitare la simpatia dello scrittore (Bernanos) e di far credere a una medesima identità di
vedute. Questa logica la spinge ad estremizzare il quadro che essa fa dei miliziani . Così,
essa dichiara che essa ha conosciuto “ dei francesi che erano
immersi in quest’atmosfera impregnata di sangue con evidente piacere “ . O ancora: “ Si
parte come volontari, con idee di sacrificio, e si va a finire in una guerra
che somiglia a una guerra di mercenari …” Frasi scritte con la
forza della verità della testimonianza , ma fuori da ogni realtà, poiché lei non ha
assistito che a un numero estremamente ridotto di combattimenti e che il gruppo
internazionale non riscuoteva nessun compenso in denaro ( ne touchait la moindre solde) […] Infine, la maggior
parte si sentono traditi (flouées) da questa dichiarazione: “ Lei (Bernanos) è
monarchico, discepolo di Drumont - Che cosa importa? Lei, mi è senza
confronto, più vicino dei miei compagni delle milizie di Aragona – di quei compagni, che pure, amavo." […] La filosofa, che sempre si era basata il più possibile alla realtà dei fatti, se ne allontana qui perché un altro tipo di verità gli sembra essenziale dimostrare . “ Personalmente
ho avuto la sensazione che quando le
autorità temporali e spirituali hanno separato una categoria di esseri umani da
coloro per i quali la vita umana ha un prezzo, non c’è niente di più naturale
per l’uomo che uccidere. Quando si sa che è possibile uccidere senza rischiare
né castigo né biasimo, si uccide; o , perlomeno, si circondano di sorrisi
incoraggianti coloro che uccidono.” scrive essa egualmente a Georges Bernanos “
(Daniel Aiache, La révolution défaite…)
Bibliografia: Daniel Aiache, La révolution défaite. Les groupements révolutionnaire parisiens face à la révolution espagnole, Noir et Rouge, 2013 pp. 111-113 Per quanto
riguarda poi il famoso caso del “piccolo falangista” , la cui esecuzione era stata attribuita,
nella lettera della Weil a Bernanos, a un ordine di Durruti , cfr. Les gimenelogues, Retour sur la lettre de Simone Weil à Bernanos in http://gimenolgues.org/spip.php?article 402, dove sulla base di uno scritto del padre del ragazzo viene escluso che la sua esecuzione sia stata ordinata da Durruti. Cfr. anche Phil Casoar, Ariel Camacho, Le petit phalangiste, revue XXI, octobre-novémbre-december 2010 p. 94-107 ,
che però io non ho letto.
Durante
la seconda guerra mondiale, Simone Weil partecipò alla
Resistenza contro il nazi-fascismo e morì a 34 anni di tubercolosi,
aggravata anche dai frequenti digiuni volontari in solidarietà a tutti coloro
che soffrivano a causa della guerra.
CHARLES RIDEL o LOUIS MERCIER VEGA (1914-1977) Il vero nome di Louis Mercier Vega
era Charles Cortvrint ed era nato a Bruxelles. Renutente alla
leva si rifugiò a Parigi e aderì all’Union Anarchiste. Dal 1936 al 1937 scrisse sui giornali
libertari col nome di Charles Ridel.
Allo scoppio della rivoluzione in Spagna
vi si recò e combatté sul Fronte di
Aragona nel Gruppo Internazionale della Colonna Durruti.
All’inizio della militarizzazione tornò in Francia dove svolse un’intensa
propaganda di informazione sulla Spagan
rivoluzionaria, assumendo sempre più una posizione critica nei confronti dei vertici delle
organizzazioni anarchiche spagnole. Nel 1938
fondò assieme a Maria Luisa Berneri la
rivista Revision. Dal 1939 visse in Sudamerica , ove cambiò nuovamente identità e divenne
definitivamente il “cileno” Louis Mercier
Vega. Nel 1942 combattè in
Africa nelle forze francesi libere.
Negli anni cinquanta e sessanta collaborò a diverse riviste libertarie,
tra cui l’italiana Volontà. Nel 1958 creò assieme a
Helmut Rudiger e ad altri la Commission Internationale de Liason Ouvriére e poi
la rivista internazionale in quattro lingue, Interrogations. Si
uccise nel 1977 anche per il grande
dolore provato per la morte della sua compagna,
Eliane Casserini.
Brano
da
commentare: “.. L’accettazione degli anarchici, di ricostituire un
governo ufficiale repubblicano, col pretesto che non fungerà che da
facciata mentre il potere effettivo sarebbe mantenuto dal movimento sindacale è il primo passo verso una specie di capitolazione. Lo
Stato ufficiale si rigonfierà rapidamente, grazie alla mobilitazione di tutti gli elementi contro-rivoluzionari
o non rivoluzionari. la sua debole forza iniziale sarà prontamente solidificata
dall’intervento sovietico e dagli intrighi delle potenze dette democratiche. Il
carattere sociale della guerra civile si manterrà grazie alle conquiste della
rivoluzione libertaria, ma ogni misura governativa diminuirà il potere operaio,
fino agli avvenimenti del maggio 1937, in cui lo
scontro tra rivoluzionari e controrivoluzionari
si concluderà con la vittoria della coalizione delle forze borghesi e
staliniane, favoritedall’ambiguo atteggiamento dei “ministri” anarchici..” (
Louis Mercier Vega, La pratica dell'utopia)
Bibliografia: Louis Mercier Vega, La pratica dell'utopia, Edizioni Antistato, 1978, p. 120 traduzione italiana de L’increvable anarchisme, Edition Analis 1988 pp. 89-90.
Per concludere questo
post cito, infine, un testo, scritto da Louis Mercier Vega ( Charles Ridel) nel
1956 dove egli ricorda l’atmosfera di fraterna amicizia ed estrema
solidarietà tra i miliziani , pur se provenienti da paesi e tradizioni diverse (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Nelle fosse (=trous)
scavate al fianco delle colline d’ Aragona, degli uomini vissero
fraternamente e pericolosamente, , senza bisogno di speranza perché vivevano
pienamente , coscienti di essere
ciò che avevano voluto essere E’ un dialogo con loro, un dialogo con i
morti che noi abbiamo tentato perché
rimanga, della loro verità, di che
aiutare i sopravissuti e i viventi . Bianchi, il ladro che offrì i
prodotti dei suoi frutti per comprare delle armi. Staradolz , il vagabondo bulgaro che morì
con nobiltà (= en seigneur ) . Bolchakov , il makhnovista, che sebbene privo di cavallo, perpetuò l’Ucraina ribelle . Santin il bordolese di cui i tatuaggi
rivelavano l’ assillo (= hantise) di una vita pura. Giua, il
giovane intellettuale (= penseur) di Milano venuto a bruciarsi all’aria libera. Jimenez
dai molteplici nomi che mostrò la potenza di un corpo debole. Manolo, il cui
coraggio (= intrepidité) ci fece misurare quanto fossero ridicole le nostre
audacie. Di tutti questi e di migliaia di altri , non restano che tracce chimiche , residui di corpi
bruciati (flambés à l’essence ),
e il ricordo di una fratellanza. La prova ci è stata data di una vita
collettiva possibile, senza dio né padrone, dunque con uomini così come sono e nelle condizioni di un mondo
così come gli uomini lo fanno …” (
Charles Ridel, Refus de la légende )
Bibliografia: Charles Ridel, Refus de la légende in
http:// gimenologues.org/spip.php?article254 (traduzione italiana mia : ho messo tra parentesi termini francesi , che spero di non avere frainteso).
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