La FEDERAZIONE DEL GIURA, associazione operaia, composta prevalentemente da orologiai ,si costituì originariamente, nel 1864, senza un programma politicamente omogeneo, ma complessivamente attratti dall’ Associazione Internazionale dei Lavoratori (AIL). Furono JAMES GUILLAUME e ADHEMAR SCHWITGUEBEL a spingerla, gradualmente, tanto più si avvicinavano essi stessi alle idee di Bakunin, su posizioni sempre più nettamente rivoluzionarie e libertarie. Contro le decisioni centraliste e autoritarie della componente marxista ,deliberate durante la Conferenza di Londra del settembre 1871, la Federazione del Giura divenne una roccaforte del pensiero anarchico e bakuninista contribuendo, in modo rilevante, dopo l’energica protesta nel Congresso di Sonviller, alla finale costituzione dell’Internazionale antiautoritaria di Saint- Imier del settembre 1872.
Canzone da commentare: La Jurasienne: Ouvrier, la faim te tord les entrailles/ Et te fait le regard creux/ Toi qui sans repos ni ttreve travailles// Pour le ventre des hereux./ Ta femme s’echine et tes enfants maigres/ Sont des vieillard à duuze ans,/ Ton sort est plus dur que celui des négres. Sous les fouets abrutissants.
Négre de l’usine/ Forçat de la mine/ Ilote du champ/ Léve tou, peuple puissant;/ Ouvrier prende la machine!/ Prends la terre, paisan!. ……
Bibliografia: in CIRA, Un siècle de chansons p.4
JAMES GUILLAUME (1844-1916). Discepolo e amico di Bakunin. Nato a Londra, figlio di un orologiaio repubblicano di Neuchatel. Nacque a Londra. Tre anni dopo la sua famiglia tornò a Neuchatel, dove compì gli studi e a 22 anni divenne professore di storia. nel 1847 . Quale membro dell’ “Associazione Internazionale dei Lavoratori” (I Internazionale), dovette lasciare la sua professione e per vivere fece il tipografo.. Stabilitosi nel Giura Svizzera e, divenuto amico e sostenitore delle idee di Bakunin assunse la carica di segretario della Federazione del Giura e fu uno dei principali ispiratori dell Congresso di Souviller nel novembre del novembre 1871 e dell Congresso Internazionale di Saint_Imier del settembre 1872 , dove si misero le basi per una Internazionale antiautoriraria opposta a quella marxista, che aveva il suo vertice nel Consiglio Generale di Londra. La circolare a tutte le federazioni dell'AIL, redatta da James Guillaume dopo il Congresso di Sonviller la conosco in due versioni tra di loro alquanto differenti. Ne cito alcuni estratti da entrambe le versioni.
Brano da commentare: 1) « .. E’un fatto incontestabile mille volte confermato dall’esperienza, l’effetto corruttore che produce l’autorità su coloro che ne sono in possesso. E’ assolutamente impossibile che un uomo che ha il potere sui suoi simili rimanga un uomo morale. Il consiglio generale non poteva sfuggire a questa legge fatale. […] Il mandato di membro del Consiglio generale è diventato, tra le mani di alcuni individui, una proprietà personale [...] Essendo diventati, ai propri occhi, una specie di governo era naturale che le loro particolari idee apparissero a se stessi come la teoria ufficiale …dell’Associazione, mentre le idee divergenti emesse da altri gruppi sono apparse, non più la legittima manifestazione di un’opinione di diritto eguale alla loro, ma una vera eresia... "; ( Circolaire à toutes le federations... in La Revolution sociale 14 decembre 1871) 2) ...Ma se ci spieghiamo queste tendenze e questi fatti , non ci sentiamo meno l’obbligo di combatterli, in nome di questa rivoluzione sociale che resta il nostro obbiettivo, e il cui programma è «Emancipazione dei lavoratori tranmite i lavoratori stessi» al di fuori di ogni autorità direttrice, anche quando detta autorità fosse eletta e approvata dai lavoratori. Come si potrebbe immaginare una società egualitaria e libera nata daun’organizzazione autoritaria? E’ impossibile. L’Internazionale , embrione della futura società umana, è tenuta fin da ora, l’immagine fedele dei nostri principi di libertà di federazione , e a respingere dal suo seno ogni principio tendente all’autorità , alla dittatura" ( Il congresso di Sonviller. Circolare a tutte le federazioni dell' Associazione internazionale degli operai 1871)
Bibliografia: Primo brano: versione della circolare in Marianne Enckell, La Federazione del Giura, introduzione di Carlo Masini, Edizioni della Baronata, 1981, p. 74 . Secondo brano, versione della medesima circolare in Mathieu Leonard, La Prima Internazionale. L’emancipazione dei lavoratori sarà opera dei lavoratori stessi, Alegre 2013 pp. 260-261.
Nel 1876 su richiesta di Cafiero , Guillaume scrisse un saggio con il titolo Idee sull’organizzazione sociale , dove vengono affrontati i problemi più disparati ( lavori pubblici, scambio, alimentazione, statistica, igiene, sicurezza, educazione, assistenza), di una società , strutturata in comuni o federazioni locali, improntata a principi, il più possibile , anarchici libertari. Questo ingegnoso opuscolo fu pubblicato nel febbraio 1877 da Andrea Costa a cura de Il Martello di Bologna premettendo alcune sue considerazioni. (cfr. brano da commentare)
Brano da commentare: « … Si farà poi veramente così? Lo crediamo: ma chi sa a che cosa mai, tuttavia, la Rivoluzione ci serba: e quale svolgimento possano avere frattanto, le idee socialiste-rivoluzionarie. Limitiamoci, adunque, a dire: questo crediamo, che sia: non già questo deve essere il nuovo ordinamento sociale. Vero, pertanto, si è, che le idee esposte da Guillaume sono quelle, che noi crediamo le più positive e pratiche e le terremo per tali sino a tanto che l’esperienza non ci avrà convinti del contrario. Esse saranno il nostro passaporto per l’avvenire».
Bibliografia: James Guillaume, Idee sull'organizzazione sociale, edizioni La Baronata , 2016 p. 70
Nel 1914 fu nuovamente pubblicato a cura dell’Internazionale di Parma con il titolo Dopo la rivoluzione. In una lettera del 25 luglio del 1912 in una lettera al sindacalista rivoluzionario Alceste De Ambris Guillaume aveva confermato l’esistenza di un legame tra gli Internazionalisti antiautoritari della fine del secolo XIX e i sindacalisti rivoluzionari ( o anarco-sindacalisti) degli inizi del XX secolo, ma ancora precisando che « sulla società futura non si doveva dare una dottrina ortodossa e obbligatoria» il che avrebbe necessariamente contraddetto il peculiare carattere critico e sperimentale di un metodo di lotta libertaria.
. La sua opera più importante è L’ Internazionale, documents et souvenirs . Allo scoppio della I guerra mondiale fu a favore dell’ intervento della Francia .
ADHEMAR SCHWITGUEBEL (1844-1895), orologiaio, internazionalista svizzero, Nel 1869 partecipò come delegato svizzero al Congresso dell’AIT a Basilea. Tra il 1871 e il 1872, aderì, insieme a Guillaume alla corrente bakuninista antiautoritaria e, sin dall’inizio, si schierò, con fermezza contro il sempre crescente autoritarismo del Consiglio Generale di Londra pur invitando a non incrementare un conflitto interno all’Internazionale che avrebbe immediatamente favorito la borghesia al potere. ( cfr. brano da commentare)
Brano da commentare: « Compagni, in presenza di simili pretese, che possono essere la rovina dei principi innovatori della nostra Associazione, era nostro dovere chiamarvi per deliberare e per prendere decisioni conformi all’interesse dell’Internazionale […] Manteniamo alto e deciso lo stendardo dell’autonomia della libera Federazione dei gruppi contro ogni autorità, ogni dittatura, ma evitiamo nell’interesse della causa del proletariato di offrire alla borghesia europea lo spettacolo del laceramento del patto internazionale, nel nome del quale abbiamo cominciato l’azione della liberazione integrale del proletariato. Evviva l’Associazione internazionale dei lavoratori» ( La Révolution sociale, 23 novembre 1971).
Marianne Enckell, La Federazione del Giura, introduzione di Carlo Masini,
Edizioni della Baronata, 1981, pp. 72-73
A partire dal 1891, si allontanò dal movimento anarchico per dedicarsi a tempo pieno ad attività sindacali e fondò La Federation Ouvriere Horlogere. Morì a Bienne nel 1895.
ANSELMO LORENZO MICHAIL BAKUNIN JAMES GUILLAUME ADHEMAR SCHWITGUEBEL, GIUSEPPE FANELLI, ANDREA COSTA, ERRICO MALATESTA, CARLO CAFIERO |
Brani da commentare: 1)“ PRINCIPI ANARCHICI
FORMULATI A SAINT IMIER: 1) La distruzione di ogni potere politico è
il primo dovere del proletariato. 2) Ogni organizzazione d’un potere politico ,
sedicente provvisorio e rivoluzionario per giungere a tale distruzione non può
esserte che un inganno di più, e sarebbe così pericoloso per il proletariato
come tutti i governi oggi esistenti . 3) Respingendo ogni compromesso per
giungere al compimento della Rivoluzione sociale i proletari di tutti i
paesi devono stabilire, all’infuori di ogni politica borghese, la solidarietà
dell’azione rivoluzionaria”. Questi principi continuano a segnare per noi
la retta via. Chi ha tentato d’operare contraddicendoli si è smarrito, perché,
comunque compresi, Stato, dittatura, parlamento non possono che
ricondurre le masse in schiavitù. Tutte le esperienze fatte insino ad oggi
l’hanno definitivamente provato. Inutile aggiungere che per i congressisti di
Saint Imier, come per noi e per tutti gli anarchici, l’abolizione del potere
politico non è possibile senza la distruzione simultanea del privilegio
economico” ( Errico Malatesta, Il mio primo incontro con Bakunin in
Pensiero e Volontà, 1926); 2) Sui geologicamente famosi Monti del
Giura Svizzero sorge la cittadina di Saint-Imier. La storia del movimento
internazionale dei lavoratori è passata di qui almeno tre volte: la prima per
le lotte degli orologiai locali, la seconda per il congresso di Saint-Imier del
1872 (punto di partenza dell'internazionale antiautoritaria e dell'anarchismo),
la terza – a 140 anni di distanza – nell'agosto del 2012. […] Ne ha fatta di strada il movimento
anarchico da quel 1872 e quanto è cambiato attraversando la fine dell'800 e
tutto il '900... e quanto è rimasto uguale a 140 anni fa. […] Se non siamo
ancora fermi lì, come movimento politico e come nostra capacità propositiva
verso i nostri naturali interlocutori nella società, allora è giunto il momento
di commemorare Bakunin, Guillaume, Cafiero, Malatesta e gli altri di
Saint-Imier 1872, lavorando per l'unità degli sfruttati e degli oppressi, per
il coordinamento delle federazioni anarchiche nel porsi come orientamento delle
idee anti-autoritarie ed anti-capitaliste in tutta la società, per ricostruire
le condizioni della nostra emancipazione dal capitalismo e dallo Stato. Non ne
abbiamo la forza? Allora ricostruiamola. Stando nella materialità del durissimo
scontro sociale in corso, tra coloro che hanno sovente fatto forte nella storia
il movimento anarchico internazionale, gli sfruttati e le sfruttate e le loro
organizzazioni e i movimenti capaci di esprimere prassi libertaria. Senza fughe
in avanti. Senza fughe indietro.” (Donato Romito, Dibattito a Saint-Imier,
Senza fughe in avanti, né indietro,…)
Bibliografia: Primo brano in Errico Malatesta, Pensiero e volontà . Scritti (1924-1932). 3 v, edito a cura del Movimento anarchico italiano 1975 p. 244 e secondo brano in Donato Romiti, Dibattito a Saint-Imier, Senza fughe in avanti, né indietro, in A rivista anarchica 377 febbraio 2013, p. 25 e 28. Anche Antonio Senta, Saint-Imier cinque giorni di anarchia e Maria Matteo, Dopo Saint-Imier , Il futuro che non c’è più in A rivista anarchica 374 ottobre 2012, pp. 19-22 e pp. 22-23
Bibliografia: in L’antimilitarismo libertario in Svizzera, a cura di Gianpiero Bottinelli, Edizioni La Baronata 1989 p. 120
Nell’ aprile 1918, furono arrestati a Zurigo e in altre città, con l’accusa di essere detentori di armi e di esplosivi, numerosi anarchici , tra cui gli italiani Bruno Misefari, Francesco Ghezzi e altri. A maggio fu incarcerato Luigi Bertoni , senza che gli venissero neanche comunicati i capi d’accusa o nominare un avvocato. Contro questo “sequestro” si sollevarono numerose proteste, ma solo dopo otto mesi poté ricevere la visita di un avvocato, che lo informasse dei capi di accusa. Finalmente dopo 13 mesi di carcere preventivo si celebrò il processo, divenuto famoso come “l’affare delle bombe”, che ebbe una grande risonanza e dopo una sua “ammirabile autodifesa” fu assolto insieme agli altri imputati. Alla sua uscita dal carcere venne accolto da una grane folla festosa. (cfr. brano da commentare):
Brani da commentare: 1) “C’ era una folla che il “Genevois” radica le ha stimato a 15000 persone e per contenerla centocinquanta poliziotti e gendarmi, che vennero travolti al mio apparire […] Del resto il Consiglio di Stato aveva accordato per ricevermi il nuovo Batiment éléctoral, ossia l’edificio più ufficiale, la cui grande sala venne costruita per diecimila persone. Ed era zeppa e molti non poterono entrarvi. La cosa mi seccò molto sulle prime, ma ora pensandoci bene, mi dico che non era di troppo quell’assoluzione popolare” ( Lettera di Luigi Bertoni al cugino Brenno Bertoni) ; 2) “ questo ricevimento trionfale, tale che nessun uomo ne conobbe di simile a Ginevra, gli causò un’intensa emozione. Ma la sua modestia e la sua timidezza davanti agli onori era così grande che ci confidò che se avesse previsto una tale accoglienza sarebbe sceso dal treno a Versoix”” ( testimonianza di Alfred Amiguet) ; 3) “ Davanti alla stazione di Cornavin la piazza era gremita di migliaia e migliaia di cittadini di tutti i ceti; la circolazione era completamente interrotta. Appena discesi i gradini del treno, Luigi fu sollevato da robuste braccia e venne passato di spalla in spalla, fino nel bel mezzo della folla.” ( testimonianza di A. Copetti in L’ Adunata dei refrattari, New York 9- 7- 1949)
Bibliografia : Gianpiero Bottinelli, Luigi Bertoni. La coerenza di un anarchico, prefazione di Marianne Enckell, Edizioni La Baronata, 1997 pp. 109-110 e nota n. 30
Dopo l’ascesa al potere del fascismo Bertoni, per tutto il ventennio, avviò frequenti campagne antifasciste dalle colonne del suo giornale e in frequenti comizi , particolarmente famoso nel 1926 fu quello, in commemorazione dell’assassinio di Giacomo Matteotti avvenuto due anni prima, dove i fascisti che tentarono con la violenza di interrompere ildiscorso di Bertoni, vennero clamorosamente cacciati. Furono anche istituiti, sempre su iniziativa di Bertoni ed altri compagni, negli anni venti e trenta, attivi comitati di soccorso sia per i perseguitati politici e le loro famiglie dal fascismo e sia per i perseguitati dalla dittatura comunista nell’URSS. Per l’importante contributo dato da Bertoni alla rivoluzione spagnola e in particolare per il suo viaggio a Barcellona nell’ottobre 1936 e per gli articoli dopo il 1937 sulla politica controrivoluzionaria di Stalin in Spagna cfr. post MINISTERIALISMO ANARCHICO E…. )
LUIGI BERTONI |
Durante la seconda guerra mondiale, il movimento anarchico svizzero, per l’introduzione crescente di leggi e decreti governativi liberticidi, fu costretto ad agire nella quasi totale clandestinità. Bertoni morì a Ginevra a causa di un’emorragia cerebrale nel 1947
Dal 1 maggio 1918 al 1 maggio 1930 nel “ IL RISVEGLIO “ furono pubblicate le bellissime xilografie di ALEXANDRE MAIRET (1880-1947). Quella (Il becchino della libertà) a cui mi sono ispirato si trovava su “Il Risveglio n. 777 ed io l’ho potuta vedere solo in bianco e nero.
Bibliografia: Alexandre Mairet. Un artista contro il fascismo cfr. Rivista storica dell’anarchismo
anno 2 n. 1 (gennaio-giugno 1995) pp. 113-118
CARLO FRIGGERIO |
Brano da commentare: “ Praticamente, d’intesa con la “ Croissant Rouge” [Mezzaluna Rossa] Algérienne, diretto da BenTami, io mi impegnai durante sei anni ad assicurare il passaggio in Svizzera di Algerini perseguiti dalla polizia francese. […] Con gli Algerini che io facevo talvolta passare in gruppo , io ho egualmente aiutato dei renitenti e disertori dell’esercito francese che rifiutavano di andare a combattere in Algeria. Tutti mi erano segnalati da vari canali ( filiéres) che funzionavano traverso tutta la Francia. I passaggi avevano luogo in quattro o cinque luoghi differenti della frontiera, beneficiando ben inteso della complicità di doganieri, sia francesi che svizzeri, che mi segnalavano i mezzi migliori per attraversare i passaggi…” ( André Bösinger, Souvenirs d’un ribelle)
Bibliografia: André Bösinger, Souvenirs d’un ribelle Canevas Editeur, pp. 96-97
Nel 1957 fu uno dei fondatori del “Centre International de recherches sur l’anarchisme (“CIRA) e responsabile del “ Reveil anarchiste”. ( cfr. post STORICI/E ANARCHICI infra PIETRO FERRUA) . Anche negli ultimi anni della loro vita Bösiger e la sua compagna Ruth continuarono a militare attivamente nel movimento.
LUCIEN TRONCHET ( 1902-1982) . Dapprima pasticcere e poi muratore. Aderì, giovanissimo, alla F.O.B.B. ( Federation des ouvriers du bois et bâtiment) . Nel 1922 fu arrestato per rifiuto del servizio militare. Dal 1922 e !928 partecipò a diverse “azioni dirette “ in campo economico-sindacale e politico . La , tra cui per es. Il 9 novembre 1932 scampò al massacro degli operai ( 13 morti e parecchi feriti, tra cui il suo fratello Pierre ) che manifestavano contro un raduno fascista. (cfr. brano)
CARLO VANZA |
Bibliografia: Per una visione d’insieme del movimento anarchico ticinese , cfr. il bel dossier Un’altra Svizzera a cura di Edy Zarro in A rivista anarchica n. 439 dicembre 2019- gennaio 2020 pp. 85-105
Da sinistra a destra: ANTONIO GAGLIARDI , ROSALIA FAGANDINI, GIUSEPPE BONARIA, ANTONELLA GRIFFITH, GIUSEPPE PERETTI |
Brano da commentare: “ …
munito di una fotografia di riconoscimento inviata da Vanza e Peretti, accoglie
gli esuli e li aiuta a passare clandestinamente in Francia, mescolati agli operai
di una cava, situata sulla frontiera franco-elvetica. Ne ricorda, purtroppo
solo alcuni: Dorotea, la compagna di Leonida Mastrodicasa, Covelli, Macchi,
Astolfi, Bacigalupo, l’avv. Schiavini nel 1931, la moglie poi la figlia di
Luigi Fabbri, la sorella dell’avvocato comunista milanese Buffoni, la moglie di
Nino Napolitano, Gigi Damiani, Adolfo Ustori, Emilio Canzi, Carlo Castagna, la
compagna del socialista Cagni …” ( intervista rilasciata a Edy Zarro e G.
Bottinelli.)
Bibliografia : in Gianpiero Bottinelli, Luigi Bertoni, La
coerenza di un anarchico, Prefazione di Marianne Enckell, Edizioni La Baronata, 1997 p.
152 nota n. 134
Nel concludere, accenno ad alcune notizie biografiche sul gruppo di Bellinzona:
ANTONIO GAGLIARDI (1866-1927). Nato a Biogno-Breganzona , studiò a Lugano e frequento gli ambienti
anarchici luganesi già dall’età di 19
anni. Nel 1890 con altri soci, anche
loro anarchici, gestì un’ attività
commerciale in vini. Nel 1891 partecipò al Congresso di Capolago, dove conobbe tra altri, Errico Malatesta, Pietro Gori e
Amilcare Cipriani. Fu tra i fondatori del Circolo “ Humanitas” che oltre ad
essere un circolo culturale era anche, di fatto, una sezione del Partito
Socialista Anarchico Rivoluzionario, fondato durante il Congresso di Capolago.
Nel 1893 Antonio Gagliardi aprì , insieme a un altro compagno, il Caffè Rossini che divenne un ritrovo
di luganesi e di italiani , a Lugano,
alla ricerca di lavoro o per motivazioni politiche. Il caffè fu anche, su iniziativa di
Gagliardi, luogo per conferenze e ad
alcune di esse partecipò anche Sante Caserio, prima di andare in Francia ad attentare alla vita di Sadi Carnot. Fu appunto, dopo la morte di Carnot,
alla ricerca da parte della forze dell’ordine, di eventuali mandanti e
complici di Caserio che si fece il nome
, oltre che di Pietro Gori, anche di
Antonio Gagliardi e del suo amico piemontese, Edoardo Milano. Circolava
persino la voce che Gagliardi, Milano
e Caserio avessero “cantato a squarciagola”, dopo una di quelle
conferenze un “ Ça ira anarchico”. Nel
1896 o 1897 conobbe la moglie del conte
Griffith, Rosalia Fagandini e ,
innamorati , decidono di andare a vivere insieme con la piccola figlia di lei,
Antonietta dapprima a Lugano e poi a Zurigo.
Sempre impegnato politicamente e collaboratore assiduo di Luigi Bertoni,
svolse, per un certo periodo di tempo l’incarico di segretario della
commissione di corrispondenza con gli
anarchici italiani in Svizzera.
Rientrato a Lugano, tra il 1917 e
il 1919, dopo, avere lavorato in
campagna in una tenuta, presa in affitto, dove si coltivavano pomodori e
frutta. Nel 1921 insieme a Rosalia ead
Antonietta, ormai venticinquenne, si
stabilì a Bellinzona e riprese la sua attività di commerciante in vini e
chiamò per aiutarlo l’anarchico Giuseppe Bonaria, che aveva conosciuto a Zurigo.
Nel 1922 Giuseppe Bonaria sposò Antonietta e l’attività commerciale si
trasformò nella ditta di vini "A. Gagliardi e
G. Bonaria % Cie." Da quell’anno periodo iniziò inoltre, con l’unanime
consenso di tutta la famiglia e con l’appoggio di altri compagni, tra cui Carlo
Vanza e Giuseppe Peretti, , una intensa attività di soccorso nei
confronti dei compagni italiani che volevano clandestinamente espatriare in
Svizzera. Uno dei primi a beneficiare di questa efficientissima “ rete di fuga” fu Errico Malatesta , desideroso di partecipare clandestinamente
alla commemorazione del cinquantenario del Congresso di Saint Ymier e che riuscì , poi, a lasciare indenne la
Svizzera, nonostante la mobilitazione generale della polizia svizzera ,
che aveva infine scoperto la sua presenza. Negli anni successivi numerosissimi furono i
compagni e i loro familiari sottratti
alle persecuzioni fasciste da Antonio
Gagliardi e il gruppo bellinzonese e con il concorso anche dei gruppi zurighese
e basilese. Antonio Gagliardi morì poi, di una dolorosa malattia, nel maggio del 1927 e intorno alla sua bara si riunirono
commossi molti suoi compagni, tra
cui Luigi Bertoni. (cfr. brano)
Brano da commentare : "...
Se intorno a questa bara fossero riuniti quanti compagni, esuli fuorusciti,
latitanti, che il nostro Antonio accolse con la sua schietta cordialità, che
colmò di aiuti, che salvò dai persecutori, dando loro consigli e mezzi, la sua
figura tanto modesta, ritirata, aliena da ogni orgoglio che non fosse quello di
un grande ideale .... apparirebbe una delle maggiori, non solamente del nostro
piccolo movimento svizzero, ma di quello internazionale..." (dal discorso
funebre di Luigi Bertoni, Il Risveglio maggio
1927).
Bibliografia: Gagliardi Antonio, in Cantiere biografico degli anarchici in Svizzera, in http://www.anarca-bolo.ch/cbach/biografie.php?id=340
FAGANDINI GRIFITH ROSALIA
(1872-1952). Nata a Parma, a vent’anni sposò il conte, di idee
tendenzialmente libertarie, Giuseppe
Griffith e si trasferirono a Lugano, dove nacque la figlia Antonietta. Lasciò il marito, che partì per il Brasile,
per unirsi all’anarchico ANTONIO GAGLIARDI, proprietario di un’azienda di vini.
Dal 1921 si stabilirono definitivamente a Bellinzona, dove formarono un
gruppo assai attivo nel fare
espatriare chi in Italia, prima e soprattutto dopo l’ascesa al potere del fascismo,
aveva desiderio e spesso necessità di
sfuggire dalle maglie di una quotidiana e soffocante vigilanza poliziesca.
(cfr. brano)
Brano da commentare: “… Donna di squisita
sensibilità, di grande comprensione e cuore generoso, affrancata dai vieti pregiudiziali
sociali, religiosi e morali (s'intende della morale ortodossa bacchettona e
conformista), la "buona signora Rosalia" come da ognuno era chiamata,
ebbe la fortuna di raggiungere una così tarda età in piena efficienza di sensi
e di mente. Il contributo portato dalla cara estinta alla costruzione della
civiltà da noi propugnata fu soprattutto a base di opere e coll'esempio
pertinace di ogni giorno, nella pratica di una proficua opera di solidarietà
che i molti che, soprattutto nei periodi cruciali delle bufere reazionarie,
passarono da casa Gagliardi ricevendone assistenza materiale e conforto e
rincuoramento morale, certo ricorderanno. … ( ricordo della defunta Rosalia
Fagandini Griffith firmato : un
compagno) ( probabilmente Carlo Vanza)
Bibliografia: Fagandini Griffith Rosalia in Cantiere Biografico degli Anarchici in Svizzera, in
http://www.anarca-bolo.ch/cbach/biografie.php?id=403
GIUSEPPE BONARIA (1891-1930) detto Peppino emigrò giovanissimo dal suo
paese natio Orino Valcuvia in Lombardia, provincia di Varese nel Canton Ticino
, dove lavorò come apprendista manovale edile e venendo immediatamente in
contatto, e sulla propria pelle, con lo sfruttamento quotidiano padronale e la
necessità di opporre responsabilmente ad
esso una quotidiana resistenza. (cfr. brano)
Brano
da commentare "... Un giorno,
mentre riuniti insieme masticavano il pane duro e sudato, decisero di chiedere
al padrone, un più equo trattamento. Gli anziani stesero la petizione, che
nessuno voleva firmare per il primo: il ragazzetto che assisteva alla gara di
scaricamenti, preso il foglio e lo restituì colla sua firma. Così imparò ad
assumere sempre per il primo la responsabilità della lotta" (ricordo
di Nino Napolitano (1893-1958) che ,
durante la dittatura fascista visse per
parecchio tempo in Svizzera sotto falso nome grazie all’aiuto di Luigi Bertoni
ed altri. )
Bibliografia : Napolitano Antonino in Santi Fedele, Dizionario Bibliografico degli anarchici italiani on line in http://www.bfscollezionidigitali.org/entita/14202-napolitano-antonino/
Sul viaggio di
Giuseppe Bonaria per fare giungere clandestinamente Errico Malatesta a Saint
Ymier, cfr. post ERRICO MALATESTA:
1914-1932. Nel 1922 si trasferì a Bellinzona, dove divenne amico e socio di
Antonio Gagliardi, anarchico di vecchia
data e proprietario di un’azienda di
vini, chiamata con il significativo
nome “Risveglio” (forse però non ho capito bene) e sposò la
figlia adottiva di questi, Antonietta
Griffith. Insieme al gruppo bellinzonese aiutò indefessamente i compagni italiani esuli in Svizzera.
Brano da commentare: "...compagni disseminati per ogni dove
ricorderanno il Bonaria anche per obbligo di vita. Compagni di tutte le
tendenze, pionieri di tutte le audacie" (Nino Napolitano).
"...lo ricorderanno i molti che a
lui dovettero la propria salvezza dall'inferno fascista, e giunti sul suolo
elvetico, ne ebbero assistenza piena e completa, anche per raggiungere un asilo
più sicuro e meno precario di quanto non lo offra la Svizzera, per la dedizione
de' maggiori suoi governanti al fascismo..." (Risveglio).
Bibliografia: Giuseppe Bonaria in Cantiere Biografico degli Anarchici in Svizzera, in http://www.anarca-bolo.ch/cbach/biografie.php?id=32
Bonaria morì nell’ospedale di Zurigo dopo un intervento chirurgico nel dicembre del 1930. Luigi Fabbri lo
conobbe nel 1926 a Bellinzona, e così lo ricorda in una lettera da Montevideo
del gennaio 1931 a Il Risveglio , giornale fondato e diretto da Luigi Bertoni (primo brano) e in un ‘altra, di contenuto più
privato, destinata a Errico Malatesta (secondo brano) .
Brani da commentare.:
1)"...Fermo nelle sue idee, fedele
all'anarchismo fino all'intransigenza, ma cortese e umano con tutti, pur preferendo
di dedicare l'opera sua all'aiuto ed al salvataggio dei compagni, concorse
sempre volentieri anche in favore di perseguitati d'altre fedi o partiti, senza
settarismo.... Né il suo concorso alla causa si limitava ad un intelligente
lavoro di "croce rossa" del movimento nostro. Modestamente, e senza
voler apparire, partecipava e aderiva a tutte le nostre iniziative di
propaganda e di azione..." (Lettera di Luigi
Fabbri a Il Risveglio. . 7.3.1931) ; 2) Avrai certo saputo
della morte del nostro povero Peppino Bonaria, il 3 dicembre. Io ne ho avuto
notizia proprio il 1° dell’anno. Tutti
noi tre, che conoscevamo e amavamo lui e le sue care e buone donne, puoi figurarti
come siamo restati. Prima il vecchio Antonio [nota mia: Gagliardi] , poi lui,
ed ora quelle due donne sono restate tutte sole; in quella grande casa
deserta. E’ che schianto anche laggiù, mi ha scritto Luigi [nota
mia: Bertoni] anche fra gli intiimi; e che perdita per tanti sventurati che
da lui trovavano sempre conforto e aiuto! “ ( Lettera di Luigi Fabbri da
Montevideo a Errico Malatesta 16/1/ 1931)
Bibliografia: Primo brano : Giuseppe Bonaria in Cantiere Biografico degli Anarchici in Svizzera, in http://www.anarca-bolo.ch/cbach/biografie.php?id=32 . Secondo brano : Luigi Fabbri, Epistolario ai corrispondenti italiani ed esteri (1900-1935) a cura di Roberto Giulianelli, BFS , 2005 p.303 lettera n. 221
ANTONIETTA GRIFFITH
(1896-1980) Nel 1922, stabilitasi
con la sua famiglia, la mamma Rosalia e il padre adottivo Antonio Gagliardi si
sposò con Giuseppe Bonaria e divenne anche essa parte integrante della rete anarchica
di soccorso ai profughi/e politici/e e a coloro che volevano espatriare dall’
Italia “liberale” prima e fascista dopo
in Svizzera. Un’attività che,
bisogna ricordare, era estremamente
rischiosa in quanto giudicata dalle autorità e dalle forze dell’ ordine
svizzere, illegale e punibile con gravi pene tanto più se quei fuoriusciti/e erano anarchici/e. Rimasta vedova di Bonaria
nel 1933 il suo secondo matrimonio con Giuseppe Peretti, già da tempo molto
legato a quella famiglia fu accolto molto favorevolmente da chi li conosceva,
tra cui i Fabbri. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ …” Come vedo, le notizie che mi dai di te e delle
buone Rosalia e Antonietta non sono poi cattive, al contrario! Vero è che tu
non ci parli della salute delle tue donne, che una volta lasciava un po’ a
desiderare. Ma il fatto che non ce ne parli significa che stanno bene, e questo
ci fa un gran piacere. E più piacere ci fa ancora il sapere che tu ti unirai in
matrimonio all’ Antonietta. Sai che Bianca e Luce ci pensavano? Esse hanno
detto più volte, tempo addietro, quando si parlava di te: “ Come farebbe bene
Peretti a unirsi con l’ Antonietta!” Proprio così la pensavo anch’io. Così
buoni tu e lei, con tanti ricordi comuni del passato, sfuggirete nel modo
migliore in avvenire a quella solitudine che col passare degli anni è così
triste tanto per l’uomo che per la donna. Bene, benissimo! E tanti
affettuosissimi auguri… pensiamo che anche la cara Rosalia ne sarà
contentissima, e ne siamo felici pure per lei.”
( Lettera di Luigi Fabbri da Montevideo a Giuseppe Peretti, 3 aprile
1933)
Bibliografia: Luigi Fabbri, Epistolario ai corrispondenti italiani ed esteri (1900-1935) a cura di Roberto Giulianelli, BFS , 2005 p.422 lettera n. 296
PERETTI GIUSEPPE (
1887-1966) : Nato a Bellinzona,
alpinista appassionato, ferroviere e capo reparto verniciatore nelle
ferrovie, schedato dalla polizia svizzera ben presto come anarchico, ma, cosa rara, anche riconoscendolo come un "operaio attivo e onesto". Nel 1918 Peretti fu uno dei promotori delle proteste per l’incarcerazione di Luigi
Bertoni e altri compagni oltre i limiti legali. Fu tra i più attivi ed
ingegnosi corrieri, come ricordò in più occasioni Luce Fabbri (cfr.post LUIGI FABBRI e…), nel riuscire a passare la frontiera per portare aiuti ai compagni, perseguitati, rimasti in Italia ed anche a far passare in Svizzera
coloro che volevano espatriare. Nel 1929 fu però arrestato, forse , in
seguito , secondo quanto riferisce Luce Fabbri, alla spiata di un albergatore.
(cfr. brano)
Brano da
commentare: “ Poco dopo la nostra partenza per l’America, il nostro albergatore
Parmiani, ch’era un agente segreto della polizia fascista, ostentando
un’amicizia con noi che non era mai esistita e inventando favori resi a mio
padre, persuase Peretti ad aiutare una sua nipote all’espatrio e lo fece cadere
nelle mani delle autorità italiane. Così il nostro buon amico pagò per la sua
generosità con tre anni di prigione in Italia e solo la sua qualità di
cittadino svizzero lo salvò da mali peggiori .” ( ricordo di Luce Fabbri in Luigi Fabbri. Storia di un……)
Bibliografia: Luce Fabbri,
Luigi Fabbri. Storia d’un uomo libero, BFS, 1966, pp. 170-171
E’
comunque probabile che i frequenti contatti
tra Giuseppe Peretti e il ferroviere, allora anarchico, Pietro Costa (1900-1982) , capo della rete
clandestina milanese, avessero già destato qualche
sospetto nella polizia italiana. Comunque sia, dopo l’arresto di Peretti e la condanna di due anni da passare nel carcere di Finale Ligure e tre
di vigilanza speciale, in Svizzera i compagni
organizzarono subito manifestazioni
antifasciste per la sua
liberazione ottenendo nell’opinione
pubblica svizzera una generalizzata indignazione nei confronti dell’ Italia
fascista, tale da determinare un
intervento persino del ministero degli esteri della Confederazione Elvetica.
Nel 1930 fu, dopo un anno e 26 giorni,
liberato e nel 1933 sposò Antonietta Griffith.
Sino alla sua morte avvenuta nel 1966 fu molto attivo nel movimento
anarchico ticinese e con ampi contatti
con l’estero. Importante, per esempio, anche per il contenuto un po’
misterioso, la lettera di Luigi Fabbri a Giuseppe Peretti , scritta il 23 marzo
1933. (cfr. brano)
Brano da commentare:
“ Ora ti scrivo di nuovo, per incarico di Costa, che a mezzo di un amico mi
manda a dire quanto segue (ti riporto le sue parole testuali): A suo tempo, quando
la disgrazia ci aveva accompagnati ed uniti, Giuseppe mi aveva fatto cenno
sulla possibilità, una volta a casa, di potermi cedere in via eccezionale la
formula di una vernice isolante, adatta per locomotori elettrici, dinamo,
motori elettrici e simili. Ora mi trovo in condizioni di potermi muovere, così
che potrei industriarmi a fare qualcosa. Direttamente non ritengo il caso di
scrivere a Giuseppe. Se ne potrebbe interessare Gigi (cioè io). Sarebbe un
tentativo, ma almeno proverei a cercare qualcosa dopo tanta disoccupazione”.
Queste le parole precise di Costa. Non essendo del mestiere, non capisco di che
si tratta. Ma se è cosa che possa giovargli personalmente a trovare lavoro, non
vedo inconveniente a che tu possa essergli in qualche modo di aiuto. Se però si
trattasse d’altra cosa, - a questo mondo
tutto è possibile, - allora il mio parere sarebbe di non occuparsene, almeno
per ora, dati i precedenti. Ma tu farai come crederai meglio. “ ( Lettera di Luigi Fabbri a Giuseppe Peretti,
Montevideo, 28 marzo 1933)
Bibliografia: Luigi Fabbri, Epistolario ai corrispondenti italiani ed esteri (1900-1935) a cura di Roberto Giulianelli, BFS , 2005 p.417 lettera n. 293 .
Interessante, inoltre,
come testimonianza di quanto Peretti seguisse con passione gli avvenimenti
rivoluzionari spagnoli e le vicissitudini personali dei volontari italiani che
erano laggiù a combattere il "fascismo" internazionale, è la lettera indirizzata a Camillo Berneri nel 1936.
Brano da
commentare: “ Ho ricevuto a suo tempo un
tuo scritto che mi portava i saluti da Randolfo [ Vella] . Solo ultimamente ho
ricevuto cinque copie del numero quattro di “Guerra di classe” la settimana
scorsa ho ricevuto cinque copie del numero cinque e due giorni dopo altre 5
copie del medesimo numero. […] Il giornale ci soddisfa e hai fatto bene a
colmare una lacuna. Ricevo pure regolarmente l’ “Espagne Antifasciste”. […] Ho
saputo da Luigi che sei minorato d’udito; evidentemente i disagi e le
molteplici sofferenze cui hai dovuto sottostare in questi tempi ove la guigne ti fu pressoché compagna non ti
risparmiò. Faccio voti che tu possa rimanere al tuo posto di battaglia e
portare quel prezioso contributo in quest’ora storica che ci lusinga di sperare
verso una società migliore. […] A te
caro Camillo e ai tuoi collaboratori il mio più cordiale saluto con
l’augurio che da tanta abnegazione e generoso sacrificio sorga domani
l’auspicata era nuova. …” ( lettera di Giuseppe Peretti a Camillo
Berneri del dicembre del 1936)
Bibliografia: Camillo Berneri, Epistolario inedito
volume secondo, Archivio Famiglia
Berneri Edizioni Pistoia , 1984, pp. 203-204. Mi manca invece nell’epistolario
, di cui dispongo ( ho solo il secondo volume) la lettera di Camillo Berneri a
Giuseppe Berneri , di cui si fa cenno in Giuseppe
Peretti, in Cantiere biografico degli anarchici in
Svizzera in http://www.anarca-bolo.ch/cbach/biografie.php?id=640
Nota: In un mio libro che ho da tantissimo tempo e a cui tengo moltissimo, Monte Verità. Le Mammelle della Verità, Electa Editrice, p. 52, ho , recentemente, notato un particolare che mi era sempre sfuggito. In una celeberrima foto di Pietro Gagliardi Errico Malatesta e Luigi Bertoni al ritorno dal Congresso di Saint-Imier, nel 1922, riprodotta anche in molti altri libri vi è nella didascalia il nome del fotografo, che l’ha scattata: Bruno Misefari. Bisogna dedurre che è uno sbaglio dell’editore o Bruno Misefari stava davvero tornando anche lui dal Congresso di Saint-Imier con i suoi compagni/amici: Luigi Bertoni ed Errico Malatesta ? |
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