Brano da commentare: “ Nelle prime ore del
pomeriggio c?era poco lavoro, e le telefoniste approfittavano del momento per
bere. La sete era l’unica risorsa per abbandonare per due minuti l’alta sedia
girevole, puledro di tortura durante otto lunghe ore […] Mi assegnarono al
servizio notturno; dieci ore incommensurabili, tre delle quali –non per questo
più corte – le passavamo su delle amache, di modo che alcune dormivano, intanto
che ci raccontavamo segreti a bassa voce; altre russavano sonoramente, come se volessero
dissimulare il mormorio della conversazione, poiché il divieto di parlare
arrivava fino a lì[…] Alle cinque del pomeriggio infuriava il servizio; alle
otto di notte le telefoniste ansimavano di fatica; i nervi giocavano la loro parte.
Talvolta[capitava] una risposta sgradevole [ rivolta a un abbonato] e mezz’ora
dopo una chiamata nell’ufficio del capo, che si traduceva con due ore di
sovraccarico sulla giornata” ( Sanchez
Saornil, Veinte ãnos de psicologia femenina a través de una profesìon in
Mujeres libres n. 2 giugno 1936)
Bibliografia: in Michela Cimbalo, Ho sempre
detto noi. Lucia Sanches Saornil, femminista e anarchica nella Spagna della
Guerra Civile, Viella, 2020 p. 78
Attratta dalle idee anarchiche si impegnò attivamente
nella militanza anarco-sindacalista
nella CNT sino a quando nell’aprile 1931, a causa della sua attività, fu licenziata dalla Compañia
Telefonica Nacional de Espana Ciò, comunque, non le impedì , poche settimane
dopo, di appoggiare dall’esterno uno sciopero, particolarmente duro, sostenuto
dalle lavoratrici e dai lavoratori della “Telefonica”, subendo anche un arresto
da parte delle “guardia de asalto” con l’accusa di “disordine pubblico”, durante
una manifestazione di protesta di fronte al grande palazzo della Telefonic Per
tutti gli anni trenta Lucia Saornil svolse una intensa attività giornalistica
all’interno della redazione del quotidiano “ CNT”, dove affrontò, spesso, con
lo pseudonimo “ Companera X” la
“questione femminile” (fr. brano)
Brano da commentare: “ […] scavare, approfondire, denudare la causa,
distruggerla, , è il compito che la storia riserva alla donna […] Bisogna […]
lasciare da parte tutta la falsa saggezza maschie, accantonare tutta la sua
scienza politica e socialee cercare la verità nel fondo delle nostre coscienze.
Bisogna scuotere la scacchiera e cominciare
una nuova partita. Tutti i valori attuali sono falsi, tutti. E non vale
cambiare le nomenclature, è necessario modificare l’essenza e le viscere delle
cose. Accettare qualcosa dell’esistente
sarebbe dare per buona la formula sociale che rese possibile la nostra
schiavitù per secoli […] non possiamo reclamare la nostra libertà, ribellandoci contro l’ingiustizia secolare
che ci ha tenute postergate, senza tenere in conto che su questa stessa
ingiustizia è edificato ciò che ci circonda “. ( Companera X, Ante la guerra y ante el fascio, in CNT 29/08/1934)
Bibliografia: in Michela Cimbalo, Ho sempre
detto noi. Lucia Sanches Saornil, femminista e anarchica nella Spagna della
Guerra Civile, Viella, 2020 pp. 137-138
Nell’aprile del 1936 Lucia Saornil fondò assieme a Mercedes Comaposada e a Amparo Poch y Gascon il gruppo delle “Mujeres libres” e nel maggio uscì il primo numero della rivista Mujeres libres e dal second[o numero tenne una rubrica fissa, “Giornate di lotta” dove erano riportate le attività sindacali delle lavoratrici operaie e contadine.Il 19 luglio 1936 reagì al tentativo di colpo di Stato franchista prendendo parte, secondo quanto riferisce Lola Iturbe ai combattimenti del Quartel de la Montana a Madrid e poi andò al fronte come corrispondente di guerra per conto del quotidiano CNT . Tornata a Madrid si dedicò a tempo pieno al consolidamento del gruppo delle “ Mujeres Libres” , che dopo un breve periodo di disorientamento dovuto allo scoppio della guerra civile, divenne sempre più motivato ( cfr. primo brano) e attento a evitare di ripetere e mantenere la vecchia mentalità e i comportamenti della società borghese, come per esempio alcuni matrimoni celebrati all’interno dio atenei e sindacati anarchici scimmiottando quelli prerivoluzionari religiosi o civili. . (cfr. secondo brano)
Brani da commentare: 1) “ Poteva sembrare che quest’avvenimento [la guerra civile] avrebbe rovinato i nostri piani quando, al contrario, anche se forse per vie distinte, dava un impulso più accelerato alla nostra azione, ed apriva condizioni più favorevoli alla nostra propaganda […] Instantaneamente cominciarono a svilupparsi nelle donne due virtù ad esse immanenti, ma che esse non conoscevano nella loro ampia forma sociale: la solidarietà e l’emulazione …” ( Lucia Sanvchez Saornil, La mujer en la Guerra Civil y en la Revolution. La Agrupaciòn Mujeres Libres in CNT n. 531, gennaio 1937); 2) “Presso l’archivio di un certo Ateneo Libertario, abbiamo preso visione di un gran numero di atti matrimoniali, certificati dai compagni del Comitato, in qualità di rappresentanti dello stesso. Sicuramente , alla stregua di questo Ateneo, simili atti si possono trovare certificati presso qualunque sindacato o negli uffici di un battaglione confederale. […] Se in passato abbiamo affermato che per l’unione di due esseri bastava il libero consenso di entrambi e che un certicato matrimoniale non significava altro che un contratto di vendita, quale spiegazione possiamo trovare a queste assurde cerimonie , così frequenti presso gli organismi sindacali ?… Noi non ci stanchiamo, non ci stancheremo mai, di ripetere che stiamo facendo la rivoluzione, che è giunto il momento di passare dalla parola ai fatti, che alla facile verbosità di ieri bisogna pur farsi onore oggi, se non vogliamo perdere il nostro credito di rivoluzionari e di anarchici. Se la rivoluzione è riforma dei costumi cominciamo da qui, ma subito; mettiamo in pratica tutto ciò che fino a ieri rappresentavano le nostre aspirazioni, la nostra legge, i nostri principi. L’altro giorno abbiamo detto che la Rivoluzione sarebbe cominciata da noi stessi. E se non facciamo così perderemo la rivoluzione sociale: la nostra mentalità borghese non avrà fatto che rivestire di abiti nuovi i vecchi concetti, conservandoli per intero. Bisogna fare attenzione a queste piccole cose. A volte sono le migliori spie della mancanza di capacità rivoluzionaria. “ (Lucia Sanchez Saornil, Horas de la Revolucion . Pubblicata dal Sindacato CNT dell’ Alimentazione, 1937)
Bibliografia: Primo brano: Pier Francesco Zarcone, Mujeres Libres vol. 1 Comunismo anarchico al femminile
nella Spagna rivoluzionaria, Quaderni di Alternativa Libertaria p. 41. Secondo brano
Nel 1937 si trasferì a Valencia dove conobbe América (Mery) Barroso, che recitava in spettacoli di propaganda rivoluzionaria , insieme alla sorella Irene, fondatrice di una compagnia teatrale della CNT-UGT) e visse con lei tutto il resto della sua vita. Nel maggio del 1938 fu eletta segretario generale della sezione spagnola di Solidarietà Internazionale Antifascista (SIA), un'organizzazione franco-spagnola che sosteneva gli antifascisti spagnoli durante e dopo la rivoluzione. Un incarico che tra l’altro le assicurò una salda amicizia fisica ed epistolare con Emma Goldman. Dopo la vittoria di Franco, Lucia e America si rifugiarono in Francia, ma durante l’ occupazione tedesca , tornarono clandestinamente in Spagna, dove dovettero essere molto attente non solo a che non si scoprissero i loro precedenti rivoluzionari , ma anche la loro relazione amorosa, in quanto dal 1954 l’omosessualità divenne , nel regime franchista, un vero e proprio reato ereditato dalla famigerata legge repubblicana, mai abrogata, “ de vajos y maleantes” , estesa anche all'omosessualità.
Morì di cancro nel 1970. Sue erano le parole dell' inno Mujeres Libres
Canzone da commentare: “Puño en alto mujeres del mundo / hacia horizontes preñados de luz / por tutas ardientes / los pies en la tierra / la frente en lo azul / Affirmando promesas de vida / desafiemos la tradición / Modelemos la arcilla caliente / de un mundo que nace del dolor / iQue el pasado se hunda en la nadal! / iqué nos importa el ajer ! / Queremos escribir de nuevo / la palabra MUJER / Puño en alto mujeres del mundo / hacia horizontes prenados de luz / , por rutas ardientes / adelante, adelante, / de cara a la luz ( Himno de Mujeres libres , parole di Lucia Sanchez Saornil ) . . Traduzione italiana: “ Pugno levato, donne iberiche / Verso orizzonti gravidi di luce / Per strade roventi / con i piedi per terra / e la fronte in cielo / Proclamando promesse di vita / sfidiamo la tradizione / Modelliamo la calda argilla / Di un mondo che nasce dal dolore / Che il passato sprofondi nel nulla ! Che ci importa di ciò che è stato / Vogliamo riscrivere / la parola DONNA / Pugno levato donne del mondo / Verso orizzonti gravidi di luce / Per strade roventi, avanti, avanti , / con lo sguardo rivolto alla luce .
ADA MARTI' |
Ada Martì , durante le giornate di maggio del 1937 a Barcellona, lottò , al fianco degli “Amigos de Durruti”, per la difesa delle conquiste rivoluzionarie del 1936 (cfr. post LE GIORNATE DI MAGGIO DEL 1937 ), contro le guardie d’assalto e gli stalinisti. Nel 1939 , con la vittoria di Franco, fuggì in Francia dove fu reclusa in un campo di concentramento insieme ad altri esuli spagnoli Durante la seconda guerra mondiale visse in clandestinità. Nel dopoguerra ebbe, con due amanti diversi, un danese e un russo ,due figli , di cui il primo, Federico, morì nel 1959 durante un intervento chirurgico, la seconda, Claudia, si fece suora. Ada Martì, afflitta da una grave depressione, morì nel 1960 per una sovradose
Brani da commentare: 1) “… La necessità di un movimento specifico di donne si è manifestata con tale forza , nel 1936, per la grande effervescenza di attività politiche d e sociali in piena guerra civile. Ciò nonostante molte delle nostre amiche avevano già preso coscienza della loro condizione di doppia schiavitù come operaie e come donne, e aderivano al movimento sindacalista della CNT che riuniva le migliori condizioni ideologiche. Per questo il loro nome , Mujeres Libres, donne libere da pregiudizi. La nostra lotta sindacale ha continuato nella FIL dove discutevamo di tutti i problemi riguardanti la condizione della donna: tanto i problemi relativi alla sessualità quanto i problemi sociali. La cultura rappresentava una gran parte delle nostre attività perché a quell’epoca erano poche le donne che potevano permettersi il lusso di studiare mentre la maggior parte di noi sapeva appena leggere e scrivere. Quasi tutte, all’età di dodici anni, dovevamo andare a lavorare; le condizioni di vita delle operaie erano così terribili che sole, e autodidatte,, avevamo imparato le nozioni elementari che ci mancavano. La maggior parte di noi si formò nel movimento femminile di Mujeres Libres e consideravamo che la lotta dovesse essere tanto degli uomini quanto delle donne. Per iniziare c’era la lotta più urgente, quella delle operaie, e poi ancora ognuna di noi doveva lavorare nel proprio ambito di riferimento, nelle proprie case, nel proprio ambito quotidiano, dovevamo estirpare i pregiudizi di tanti anni anni di tradizione cristiana. Siamo riusciti nei sindacati ad imporci in quanto militanti, però imporre l’emancipazione totale dell’individuo , questa è un’ altra storia ...... " ( testo di un articolo di Pepita Carpena letto durante l’intervista con Isabella Lorusso il marzo 1997 a Marsiglia); 2) “ Secondo le mie deduzioni ed analisi, ritenevo che uomini e donne uniti dovessero lottare per l’emancipazione sociale nella mia mente non consideravo tutto ciò femminismo, ma a onor del vero, devo dire che ho cambiato idea. Una cosa è la teoria, un’altra è la pratica, e, disgraziatamente, il peso dei pregiudizi così diffusi in Spagna non risparmiava alcuni sindacalisti [..] Vorrei che i giovani libertari dell’epoca ricordassero la decisione presa allora di costituire una segreteria delle donne in seno alla FIJL, decisione che secondo me fu un’ aberrazione, poiché ritenevo si trattasse di una segregazione su base sessuale che non aveva nulla a che fare con la nostra ideologia. Avevo 17 anni, ma le mie idee di allora continuano ad essere quelle di oggi, continuo a non capire una decisione del genere, come non concepisco il motivo per cui i compagni non vollero mai integrare Mujeres Libres nella CNT (come avevano fatto con la FIJL ), nonostante il sostegno dato alla nostra causa da Emma Goldman. Subito dopo quella decisione entrai in Mujeres Libres e, …. ( Pepita Carpena, Avevo sedici anni );
Nel 1938, suo marito, Pedro Perez, noto anarco-sindacalista e commissario politico della 121 brigata della 26 divisione (ex Colonna Durruti ), morì combattendo al fronte. Fino al 1999 , oltre a tenere numerose conferenze e a collaborare a varie pubblicazioni anarchiche svolse l'incarico di archivista e responsabile del CIRA (Centro Internazionale di Ricerche sull'anarchismo) di Marsiglia. In tale ruolo partecipò spesso a convegni e incontri internazionali, ove ebbe l'occasione di incontrare numerose giovani compagne, da cui ebbe, per le sue idee assai avanzate, grande stima e considerazione. (cfr. brano) Dopo la vittoria di Franco, Pepita fuggì in Francia e dopo un breve e infelice matrimonio con un francese, si unì all’anarchico Julian Martínez. Fino al 1999 , oltre a tenere numerose conferenze e a collaborare a varie pubblicazioni anarchiche svolse l'incarico di archivista e responsabile del CIRA (Centro Internazionale di Ricerche sull'anarchismo) di Marsiglia. In tale ruolo partecipò spesso a convegni e incontri internazionali, ove ebbe l'occasione di incontrare numerose giovani compagne, da cui ebbe, per le sue idee assai avanzate, grande stima e considerazione. (cfr. brano)
Brano da commentare: "Le cose andarono in questo modo: stavamo alzando una barricata proprio a lato dell' edificio Cambò, in via Laietana, ma non avevamo armi. Allora io dissi " siamo senza armi, perché non saliamo su con cubetti di porfido?" Avevo una piccola pistola , una 65 mm. in madreperla, tutta argentata, davvero bellina anche se piccola ... andai al portone dell'edificio, suonai e venne fuori il portiere, in ciabatte e pantaloni di lana e gli dissi " Senta, apra la porta" e lui "No, non posso farla entrare!" Allora gli dissi " Senta, apra la porta" e lui " No, non posso farla entrare" [...] E allora gli dissi: " Va bene, allora sparo alla serratura e apro io, scelga " E così aprì e non si fece più vedere, sparì, e non ci vedemmo più. Io salii sulla terrazza dell'edificio, la scala era molto bella, e dall'alto urlai ai compagni che lavoravano alla barricata : " Guardate che ci cattureranno come topi! Prendete i cubetti di profido e venite qua su" E mi diedero retta. E così prendemmo l'edificio Cambό . E i compagni libertari, quelli delle Juventudes Libertarias, non se ne andarono più da lì. Occuparono un locale al primo piano e rimasero lì per tutto il resto del tempo, ma la persona che aprì ed entrò per prima fui io" ( testimonianza di Concha Liano in Eulalia Vega, Pioniere e rivoluzionarie, op. cit. )
Bibliografia: Eulalia Vega, Pioniere e rivoluzionarie. Donne anarchiche in Spagna (1931-1975) , Zero in Condotta, 2017, p. 107. Cfr. anche su Concha Liaño, pp. 53-59; 79-81; 88-89; 106-108; 126; 154-155; 166; 170-171; 176; 183-184; 196-197; 208-209; 243-245
Dopo la vittoria del franchismo , nel 1939 , Concha Liaño si recò in Francia e militò nella resistenza francese come staffetta. Nel 1948 si stabilì definitivamente con la figlia di 5 anni nel Venezuela. Morì a Caracas nel 2014.
Dopo l’ascesa al potere di Franco, la famiglia Fontanillas decise di restare in Spagna e Antonia si decicò a una intensa attività clandestina contro la dittatura, collaborando anche con diversi articoli, tutti firmati sotto psedonimi, su Solidaridad obrera e Ruta, rispettivamente organi di stampa della Cnt e della Gioventù libertaria. Fu incaricata anche di fungere da collegamento con i prigionieri politici detenuti e fu appunto svolgendo tale ruolo che conobbe Diego Camacho (Abel Paz) di cui divenne la compagna. Dopo la liberazione di Diego decidono, nel 1953 di fuggire clandestinamente in Francia, ma continuarono , anche in Francia il loro impegno contro il franchismo.militando nelle Juventudes Libertarias e nella CNT in esilio. Dopo la separazione nel 1958 da Diego Camacho, Antonia Fontanillas lavorò come operaia a Dreux nell' impresa Comasec e fu, tra altre cariche, eletta delegata del personale e del Comitato di fabbrica come rappresentante del sindacato comunista francese della CGT , di cui, tuttavia se ne distaccò gradualmente non condividendone la struttura e i metodi . (cfr. brano)
Brano da commentare: " Ritengo che la nostra base di formazione libertaria ci forniva forza e dignità, oltre che capacità di argomentazione per poterci difendere di fronte ai padroni, nonostante le difficoltà linguistiche, meglio di quanto potessero fare i francesi che, senza alcuna valida ragione, accettavano il licenziamento accontentandosi di un preavviso settimanale o mensilew. Per me era questione di dignità non accettare e in due occasioni dovettero fare marcia indietro " ( Testimonianza di Antonia Fontanillas in Eulalia Vega, Pioniere e rivoluzionarie ..., op. cit. )
Bibliografia: Eulalia Vega, Pioniere e rivoluzionarie. Donne anarchiche in Spagna (1931-1975) , Zero in Condotta, 2017, p. 269. Cfr. anche su Antonia Fontanillas : pp. 24-29; 67-69; 113-114; 122-123; 130-131; 139-140; 171-172; 222-225, 265-271 ed anche Claudio Venza, Ricordando Antonia Fontanillas. Una compagna instancabile e solidale in A. Rivista Anarchica, n. 396 marzo 2015, pp. 16-18
Dal 1960 visse in Francia con il suo nuovo compagno Antonio Cañete, che in una missione clandestina in Spagna nel 1966, fu catturato dalla polizia franchista e detenuto per tre anni in prigione. Dopo la morte di lui nel 1979, Antonia Fontanillas si dedicò ad una intensa attività culturale sino alla sua morte avvenuta nel 2014 a Dreux.
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