Nel 1912 Lo Stato del Massachussetts approvò una legge che riduceva l’orario di lavoro da 56 a 54 ore alla settimana . I padroni risposero diminuendo i salari, già di per sé molto bassi. Con l’aiuto del sindacato IWW e degli anarchici, pertanto, ebbe inizio uno sciopero ,che coinvolse soprattutto le officine tessili (dove numerosa era la mano d’opera fenmminile e infantile e quasi tutta composta da immigranti,) Fu in quell’occasione, a Lawrence, che venne gridato, per la prima volta, lo slogan “Vogliamo il pane, ma anche le rose” da cui poi fu immediatamente fatta una famosa canzone con parole di James Oppenheim . Durante una manifestazione, nei primi giorni di sciopero, fu uccisa dalla polizia, una scioperante di origine italiana, Maria lo Pizzo. La morte di questa donna fu il pretesto per l’arresto dei sindacalisti Ettor e Giovanitti . Dopo il loro ingiustificato arresto la tensione crebbe di molto e tra gli uomini della milizia e i manifestanti avvenne un duro scontro , in cui perse la vita un lavoratore di 18 anni, di origine iraniana , John Rami. I bambini furono un elemento molto importante dello sciopero di Lawrence ( per questo ne ho messo almeno uno nella scenetta) sia per la loro vivacissima partecipazione durante le manifestazioni sia perché ebbe grande successo l’iniziativa di mandare i bambini, più piccoli (circa cento), come ospiti di famiglie americane, solidali con quello sciopero, che vivevano nelle principali metropoli americane . Un’esperienza, per quei bambini, sociale e culturale di altissimo livello, soprattutto per i bambini emigrati , che dall’oggi al domani, vennero a contatto con realtà e stili di vita per loro inimmaginabili . Bisogna però ricordare che la polizia interruppe questa pacifica iniziativa il 24 febbraio del 1912, quando caricò brutalmente 40 ragazzini che dovevano partire per Philadelphia. I bambini accompagnati alla stazione dalle loro madri e da alcune insegnanti furono percossi duramente con i manganelli e arrestati. Alcune madri furono poi incarcerate con l’accusa di negligenza e di incapacità nella tutela dei figli e 10 bambini furono sottratti alle famiglie e mandati in Istituti per poveri. La ragazzina invece, nella scenetta, con il vestito colorato, vorrebbe invece essere un riferimento alla giovanissima operaia, Josephine Liss, che fu arrestata, perché, insultata e picchiata da un soldato della milizia, armato di fucile con baionetta in canna, l’aveva colpito in faccia con il suo manicotto e lui, grande e grosso, era caduto. Lei lo stava aiutando a rialzarsi quando intervennero altri soldati e picchiandola selvaggiamente l’avevano arrestata. Sarà lei stessa poi a raccontare quest’episodio davanti alla signora Taft, moglie del Presidente.
Nota: Ho letto il testo italiano della canzone per la prima volta nella rivista femminista “EFFE” luglio –agosto 1976, anno IV n. 7-8 p. 14 . Per quanto riguarda invece il testo originale inglese, io l'ho trovato in https://chavedrosin.wordpress.com/2008/05/09/bread-and-roses-by..... . Eccolo:
Bibliografia: in Marcella Bencivenni , Il dirigente sindacale e politico in Il Bardo della libertà. Arturo Giovanitti (1884-1959) a cura di Norberto Lombardi, Cosmo Iannone Editore, 2011 p. 96. Leggermente diversa la traduzione italiana di questo passo in Louis Adamic, Dynamite. Storia della violenza di classe in America Bepress edizioni, 2010 p. 123
Durante il periodo in prigione Giovanitti compose la famosa poesia - The Walken -, ( = Il camminatore che insieme ad altre scritte più tardi, gli assicurò i soprannomi di “poeta del proletariato”, di “bardo della libertà” e di “cantore degli oppressi”. Alcune sue poesie sono ora inserite in testi antologici adottati nelle scuole americane.
JOE HILL
Canzone da commentare : “Vogliamo il pane e vogliamo anche le rose / Mentre marciamo, marciamo nello splendore del giorno / Milioni di scure cucine , di grigie fabbriche/ Vengono sfiorate da un sole radioso ed improvviso/ Perché la gente ci sente cantare “pane e rose, pane e rose” / Mentre marciamo, marciamo, combattiamo anche per gli uomini / Perché sono figli delle donne e noi li mettiamo al mondo/Le nostre vite non saranno più sudore dalla nascita alla tomba / I cuori possono morire di fame tanto quanto i corpi, dateci pane e rose/ Mentre marciamo, marciamo, innumerevoli donne morte / Passano piangendo e cantando la loro vecchia canzone del pane / I loro spiriti oppressi hanno conosciuto poca arte, amore e bellezza / Sì, combattiamo per il pane, ma anche per le rose / Mentre marciamo, marciamo, apriamo la strada a giorni più grandi / Non più l’oppressa e la parassita/ Dieci a lavorare mentre una riposa/ Ma dividiamo le gioie della vita, pane e rose, pane e rose “( “ Bread & Roses” , parole di James Oppenheim)
Canzone da commentare : “Vogliamo il pane e vogliamo anche le rose" Nota: Ho letto il testo italiano della canzone per la prima volta nella rivista femminista “EFFE” luglio –agosto 1976, anno IV n. 7-8 p. 14 . Per quanto riguarda invece il testo originale inglese, io l'ho trovato in https://chavedrosin.wordpress.com/2008/05/09/bread-and-roses-by..... . Eccolo:
BREAD AND ROSES: “As
we come marching, marching in the beauty of the day, / A million darkened, a thousand mill lofts gray,/ Are touched vith all the radiance that a sudden sun discloses, / For the people hear us singing: Bread and roses!” / As we come marching, marching, we battle too for men, / For they are women’ children, and we mother them again. / Our lives shall not be sweated from birth until life closes; / Hearts starve as well as bodies give us bread, but give us roses! / As we come marching, marching, unnumbered wome dead / Go crying through our singing their ancient cry for bread. / Smail art
and love and beauty their drudging spirit knew . / Yes, it is bread we fight for – but we fight for oses, too! / As we come marching, marching, we bring the greater days . / The rising of the women means the rising of the race. / No more the drudge and idler – ten that toil where one reposes, / But a sharing of life’s glories: Bread and roses! Bread and roses! ( James Oppenheim , Bread and roses, 1911)
JOE ETTOR E ARTHUR GIOVANITTI : Joe Ettor, la cui famiglia era di origini italiane, nacque a Brooklin e fu uno dei più autorevoli membri dell’ Industrial Workers of the World (IWW). Nel 1909 fu uno dei "wooblies" che organizzò lo sciopero di 8000 dipendenti della Pressed Steel Car Company a McKees Rocks in Pensylvania, conclusosi con la vittoria dei lavoratori e la cacciata dei cosiddetti "cosacchi", il più violento corpo di polizia anti-operaio degli Stati Uniti. Nel 1912 andò ad organizzare lo sciopero di Lawrence e volle al suo fianco il giornalista e poeta , Arturo Giovanitti, il quale, di famiglia, abbastanza agiata, e con titoli di studio, era giunto , nel 1904. dal Molise negli Stati Uniti più per spirito d’avventura che per ragioni economiche. Poco dopo il suo arrivo, Giovanitti si convertì ad una forma di protestantesimo radicale e laureatosi in teologia andò a predicare, grazie alla sua conoscenza di parecchie lingue, tra i minatori della Pennsylvania. Ben presto però aderì alla Federazione Socialista Italiana del Nord America, e nel 1909 diventò direttore del settimanale, di lingua italiana, Il proletario. Arrivato a Lawrence, con il suo inseparabile, foulard rosso, gli venne affidato l’incarico, che svolse con successo, di assistere le famiglie degli scioperanti e di persuadere gli operai, soprattutto quelli di origine italiana, dell’importanza della solidarietà di classe e della fiducia nella propria forza se uniti.
Brano da commentare: “Il capitalismo è lo stesso sia in patria che qui. Non siete considerati altro che macchine: macchine umane nel paese d’origine, macchine umane in questo paese…
Nessuno s’interessa a voi e alle vostre condizioni. Se deve essere
fatto uno sforzo per migliorare le vostre condizioni e innalzarvi alla
dignità di uomini e donne, questo sforzo deve venire da voi, e da voi
soltanto: non potete contare su nessuno tranne che voi stessi. Solo
attraverso la vostra forza, la vostra determinazione, la vostra
solidarietà, riuscirete a ottenere cose migliori” ( tratto da un discorso di Giovanitti a Lawrence) .Bibliografia: in Marcella Bencivenni , Il dirigente sindacale e politico in Il Bardo della libertà. Arturo Giovanitti (1884-1959) a cura di Norberto Lombardi, Cosmo Iannone Editore, 2011 p. 96. Leggermente diversa la traduzione italiana di questo passo in Louis Adamic, Dynamite. Storia della violenza di classe in America Bepress edizioni, 2010 p. 123
Però , già nei primi giorni dello sciopero, Ettor e Giovanitti vennero arrestati con l’accusa di omicidio di primo grado, per cui era prevista la pena di morte, quali responsabili morali dei disordini che avevano portato all’uccisione della giovane Anna Lo Pizzo . Grazie a una possente mobilitazione a loro favore e alla assoluta inconsistenza dei capi d’accusa, formulati contro di loro, il processo si concluse con la loro piena assoluzione (sebbene vi furono momenti in cui la loro uccisione sembrò certa e già stabilita in precedenza, come furono quelle, qualche anno più tardi , di Joe Hill e di Sacco e Vanzetti ) . Per l'esito del processo fu molto importante l' appello alla giuria di Arturo Giovanitti durante il processo. (cfr. brano)
Brano
da commentare: “ …. E se il vostro
verdetto, signori giurati, sarà tale da aprirci le porte del carcere ,
permettendoci di uscire per tornare alla
luce del sole, allora lasciate che vi anticipi quel che faremo. Permettetemi di
dirvi che il primo sciopero che si organizzerà in questo Stato (Massachussetts ) o in qualsiasi altro
d’America dove l’opera e il
sostegno, la mente di Joseph Ettor e di Arturo Giovanitti, saranno richiesti e
necessari , noi vi andremo, incuranti di minacce e paure. Anonimi, modesti, misconosciuti, incompresi,
torneremo alla nostra umile azione, soldati del grande esercito della classe
lavoratrice che, al di là delle ombre e del buio del passato, lotta per
l’emancipazione del genere umano, per l’instaurazione dell’amore, della
fratellanza, della giustizia per ogni uomo e per ogni donna sulla terra. Se,
invece, il verdetto sarà contrario, se ci giudicherete tanto indegni da non
meritare né l’infamia né la gloria del patibolo, - se deciderete che i nostri
cuori debbono essere soppressi sulla stessa sedia di morte e della stessa
corrente che ha annientato la vita dell’uxoricida e del parricida e del fratricida,
allora, signori giurati, vi dirò che domani noi saremo sottoposti a un giudizio
ben più importante: domani passeremo dalla vostra presenza a quella in cui sarà
la storia a dire l’ultima parola. Quale che sia il vostro verdetto, signori
giurati, io vi ringrazio” ( Arturo Giovanitti, Appello alla giuria del
27 gennaio 1913 )
Bibliografia: traduzione italiana in
http://www.ripamici.it/persone/difesa/nit1.html. L’originale in inglese si trova invece in Il bardo della libertà Arturo Giovanitti
(1884-1959, a cura di Norberto Lombardi, Cosmo Iannone editore, 2011 pp.
316-317.
Durante il periodo in prigione Giovanitti compose la famosa poesia - The Walken -, ( = Il camminatore che insieme ad altre scritte più tardi, gli assicurò i soprannomi di “poeta del proletariato”, di “bardo della libertà” e di “cantore degli oppressi”. Alcune sue poesie sono ora inserite in testi antologici adottati nelle scuole americane.
Poesia
da commentare “ Al di sopra del mio capo, odo il rumore dei passi tutta la notte / Avanti e dietrot; vanno
e vengono … Ancora, ancora…ancora …. / Tutta la notte; tutte le notti… / Un’ eternità nei quattro passi che vanno;
Un’eternità nei quattro
passi che tornano; e
nei brevi, sempre eguali intervalli pesa il
Silenzio, la Notte, l’Infinito.
/ Ché infiniti sono i nove piedi di una
cella di prigione e senza fine è la marcia di colui che cammina, tra il muro di
mattoni gialli e il roso cancello di
ferro, ingenerando pensieri che non si possono ammanettare, perché errano
lontano, nella luce solare del mondo, ed
ognuno di essi va peregrino verso la meta del suo destino” ( Arthur Giovanitti,
“The Walkenr” )
Bibliografia: in http://www.il fatto quotidiano.it/2014/04/10/libri-arturo-giovanitti-p....
Allo sciopero di Lawrence dedicò una canzone anche Joe Hill, in cui rivela anche i retroscena sindacali tra Sammy Gompers , presidente del
sindacato corrotto "American Federation of Labor" ( AFL) e il presidente della "United Textile Workers", affiliata alla AFL, John Golden. (
cfr. canzone da commentare )
Canzone da commentare: “ A
Lawrence, quando le masse affamate si misero a scioperare per avere da mangiare
e Wood testa- di- legno gli scioperanti tentava di piegare, a Sammy Gompers
scrisse: “ Dimmi che farò” e questa è la risposta tal quale il postino la
portò: Una piccola chiacchierata una piccola chiacchierata con Golden sistema
tutto. A qualsiasi sciopero taglierà la testa se ci sono abbastanza soldi
in vista. Invitalo a pranzo, fa che ci godi e tutto andrà nel migliore
dei modi Una piccola chiacchierata con Golden sistema, sistema
tutto. Predicatori, poliziotti e re del denaro tra loro han concluso un patto
di ferro. I ragazzi in blu, con le stelle e le strisce furono mandati
dallo zio Sam. Di nuovo le cose sembrano peggiorare perché i lavoratori sanno
tutti quanti che è duro lavorare ai telai con le baionette ai fianchi. John
Golden ha con M. Wood un colloquio privato. Ora sa come il sindacato IWW può
essere decapitato. Esce poco dopo con un sorriso largo più che mai, dice: “Ho
fatto fuori i leader operai” . John Golden combinò con tutti i suoi “detectives e burattini” uno sciopero falso pensando che gli altri
avrebbero seguito come di scervellati pazzi un branco. Ma con sua grande
sorpresa degli “stranieri” nessuno c’è cascato sono tutti organizzati in un
solo grande e solido sindacato. Questa volta Golden non è riuscito a sistemare,
sistemare tutto. A tutti i suoi intrighi in barba gli scioperanti han vinto
la battaglia. Quando i lavoratori si uniscono in un patto fecondo il
mondo e le sue ricchezze si piegano al loro comando. ( da Joe Hill, John Golden and
the Lawrence Strike)
Bibliografia: in Gibbs M.
Smith, Joe Hill, la vita (leggendaria) e le canzoni (rivoluzionarie) del "primo eroe popolare del ventesimo secolo La salamandra 1978, pp. 296-298
Allo sciopero di Lawrence e allo slogan “ Il pane e le rose” si è ispirato , a cinque
anni di distanza da “Terra e Libertà”, un altro importante film di Ken Loach : “Bread and roses”. In questo film si fa riferimento alle lotte, realmente avvenute, negli Stati Uniti
, verso la fine del XX secolo, degli addetti alle
pulizie , per la maggioranza emigrati ,
regolari e clandestini , contro le loro
disumani condizioni di lavoro e di vita. Numerose furono le lotte, che, in quegli
anni, coinvolsero anche altre categorie
di lavoratori , e in tutte vennero proficuamente esperimentate nuove
tecniche di resistenza operaia ( corporate campaign, work-to rule- slowdown
ecc.) e furono anche ripristinate vecchie ed efficaci
strategie anarco-sindacaliste.
Tornarono d’attualità , inoltre, nel movimento operaio americano, negli anni 90, anche vecchie canzoni di protesta sindacale (soprattutto di Hill e
di Guthrie), nonostante la
minaccia , da parte di molte aziende,
di provvedimenti disciplinari per chi le
cantava.
Canzone
da commentare: “Se dalla schiavitù del salario liberarvi volete/ unirvi dovete
al grande sindacato operaio,/ se dalla miseria e dalla fame esser liberi
volete/ venite! E da uomini lottate./ C’è del potere, c’è del potere/ in
un’associazione di lavoratori,/ che lottano fianco a fianco./ E questo potere,
questo potere / deve governare ogni paese/ il potere del grande sindacato
operaio/. Vorreste avere in cielo, palazzi d’oro e smalto/ e , come in passato,
in baracche vivete l’una all’altra ridosso?/ Vorreste avere le ali per volare
in paradiso- lassù in alto/ e qui la fame patite, senza niente mettervi
indosso?/ Se del sangue dell’agnello stancati vi siete/ al grande sindacato
operaio unirvi dovete/ Se tanto per
cambiare, uova e prosciutto volete, / venite, e da uomini lottate/ Se
con la testa i manganelli respingere, amate/ non organizzatevi e tutti i
sindacati disprezzate;/ se non desiderate nulla finché in vita siete/ le mani
ai padroni stringete e la strada della “saggezza” scegliete/ Lavoratori da ogni
paese venite/ e al grande sindacato operaio unitevi,/ Allora esigere ci vedrete
quanto ci spetta di questa terra./ Venite! E da
uomini lottate. (“C’è potere in un
sindacato” parole di Joe Hill)
Bibliografia:
Il testo della canzone si trova in Gibbs M. Smith, Joe
Hill, op. cit. p. 298.
Bread and Roses Strike (1977) di Ralph Fasanella |
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