Per ora in questo post mi limiterò ad esporre , per ragioni di spazio, solo
alcuni concetti –chiave del pensiero di
Errico Malatesta , che, a mio parere, oltre che sul piano rivoluzionario politico ed economico, possono servire, ancora oggi, come criteri base per la nostra vita quotidiana.
Brano da commentare:
“Il fine giustifica i mezzi. Si è molto maledetta questa massima; ma in realtà
essa è la guida universale della condotta. Sarebbe però meglio il dire: ogni
fine vuole i suoi mezzi. Poiché la morale bisogna cercarla nello scopo; il
mezzo è fatale. Stabilito lo scopo a cui vuole giungere, per volontà o
per necessità, il gran problema della vita sta nel trovare il mezzo che secondo
le circostanze, conduce con maggiore sicurezza e più economicamente, allo scopo
prefisso. […. ], Lo scopo dei giacobini e di tutti i partiti autoritari, che si
credono in possesso della verità assoluta, è di imporre le proprie idee alla
massa dei profani. Essi devono perciò sforzarsi di impadronirsi del potere, di
assoggettare le masse e di costringere l’umanità nel letto di Procuste delle loro concezioni. In quanto a noi la cosa è diversa:
molto differente essendo il nostro scopo, molto differenti devono pur essere i
nostri mezzi. Noi non lottiamo per metterci al posto degli sfruttatori e
degli oppressori di oggi e non lottiamo neppure per il trionfo di una vacua
astrazione. [ …… ] . Secondo noi tutto ciò che è volto a
distruggere l’oppressione economica e politica, tutto ciò che serve ad elevare
il livello morale e intellettuale degli uomini, a dar loro la coscienza dei
propri diritti e delle proprie forze e a persuaderli di fare i propri interessi
da sé, tutto ciò che provoca l’odio contro l’oppressione e suscita l’amore fra
gli uomini, ci avvicina al nostro scopo e quindi è un bene [….. ] E al
contrario è male, perché in contraddizione con il nostro scopo, tutto ciò che
tende a conservare lo stato attuale, tutto ciò che tende a sacrificare, contro
la sua volontà, un uomo al trionfo di un principio […..] Noi vogliamo il
trionfo della libertà e dell’amore” (da “L’ En Dehors,” agosto 1892)
Bibliografia:
Primo brano in Malatesta, vite e
idee, a
cura di Vernon Richards Edizione Collana Porro. !968, p. 77
LA MORALE ANARCHICA
" E' cosa comune trovare degli anarchici
che "negano la morale". Al principio è un semplice modo di dire per significare che, dal punto di vista teorico, non ammettono una morale assoluta, eterna, immutabile, e che, nella pratica si ribellano contro la morale borghese, che sanziona lo sfruttamento delle masse e condanna quegli atti che tornano a pericolo e danno dei pregiudicati. Ma poi, a poco apoco, come suole avvenire in tante altre cose, prendono la figura rettorica per l'espressione della verità. Dimenticano che nella morale corrente
, oltre le regole inculcate dai preti e dai padroni nell'interesse del loro
dominio, si trovano pure, e ne sono in realtà la parte maggiore e sostanziale,
anche quelle regole, che sono la conseguenza e la condizione di ogni
coesistenza sociale; dimenticano che il ribellarsi contro ogni regola imposta
colla forza non vuole dire affatto rinunziare ad ogni ritegno morale e ad ogni
sentimento di obbligazione verso gli altri; dimenticano che per combattere
ragionevolmente una morale, bisogna opporle, in teoria e in pratica, una morale
superiore ; e , per poco che il temperamento e le circostanze aiutino, finiscono col divenire Immorali , nel senso assoluto della parola, cioé uomini senza regola di condotta, senza criterio per guidarsi nelle loro azioni, che cedono passivamente all'impulsione del momento. Oggi si leveranno il pane di bocca per soccorrere un compagno, domani ammazzeranno un uomo per andare al bordello. La morale è la regola di condotta che ciascun uomo considera buona. Si può trovare cattiva la morale dominante in una data epoca,
in un dato paese, in una data società, e noi infatti troviamo pessima la
morale borghese; ma non si può concepire una società, senza una morale
qualsiasi, né un uomo cosciente che non abbia un qualsiasi criterio per
giudicare di quello che è bene e di quello che è male per se stesso e per gli
altri . quando noi combattiamo la presente società noi opponiamo alla morale individualistica dei borghesi , alla morale della lotta e della concorrenza, la morale dell'amore e della solidarietà, e cerchiamo di stabilire delle istituzioni che corrispondano a questa nostra concezione dei rapporti tra gli uomini. Ché altrimenti perché dovremmo trovare male che i borghesi sfruttino il popolo .... ". ( Errico Malatesta, Errori e rimedi, in " L' Anarchia" Londra , agosto 1896)
VOLONTARISMO
Brano da commentare: “ L’esistenza di
una volontà capace di produrre effetti nuovi, indipendenti dalle leggi
meccaniche della natura è un presupposto necessario per
chi sostiene la necessità di riformare la società “ […] L’armonia fra gli
uomini non è l’opera spontanea della natura, essa si deve conseguire e
mantenere per l’opera cosciente e voluta dagli uomini; vale a dire che è un
fatto contingente che può essere o non essere secondo che gli uomini regolano
in un modo o nell’altro i loro rapporti, non è un fatto necessario (una legge )
indipendente dalla volontà umana “ […] “ noi diciamo che bisogna fare la
rivoluzione, che vogliamo
fare la rivoluzione; e ci sforziamo di
suscitare e riunire le volontà intente a tale scopo. Ma un’obbiezione
fondamentale ci si oppone. La rivoluzione, ci si dice, non si fa per capriccio
degli uomini. Essa viene, o non viene, quando i tempi sono maturi. La storia
non si muove a casaccio, ma si svolge secondo leggi naturali, ecc. In pratica,
almeno nella maggior parte dei casi, non si tratta che di un espediente
polemico … o politico. Si afferma che una cosa è impossibile quando non la si
vuole; si nega la potenza della volontà quando si è invitati a fare uno sforzo
in una direzione che non conviene … Ma quando poi una cosa interessa e piace,
si dimenticano tutte le teorie, si fa lo sforzo necessario, e, se si ha bisogno
del concorso degli altri si fa appello alla loro buona volontà e della volontà
si esalta la potenza “ […] Non si è anarchici, non si è socialisti, non si è
uomini che s’adoperano per un fine qualsiasi, se non con questo presupposto,
cosciente o no, confessato o no, della efficacia della volontà umana.” ( alcuni frammenti vari tratti da articoli di
Malatesta sul “volontarismo )
Bibliografia: in Luigi Fabbri, Malatesta ,’uomo e il
pensiero,
Napoli Edizioni RL 1951 p. 69, 70, 71
L’attualità di questi
tre concetti fondamentali del pensiero di Malatesta , che superando i limiti
dell’agire politico si estendono anche alla sfera privata e alla vita quotidiana di ciascuno è ben espressa da Massimo Ortalli nel suo intervento, ,
nel 2003, al Convegno anarchico in occasione dei centocinquant’anni dalla nascita
di Errico Malatesta . (cfr. brano da commentare).
Brano
da commentare: "... Ed è questa corrispondenza, fra il fine di una società
fondata sulla libertà e solidarietà e i mezzi per arrivare a questa
società senza sbavature autoritarie e coercitive, il lascito più
importante, più attuale, che Malatesta ha consegnato all'anarchismo
militante. [...] Un processo maieutico, in sostanza, in grado di
affermare , nella temperie della lotta quotidiana, l'universalità dei
principi fondanti dell'anarchismo, individuando, fra i mezzi coerenti
con i fini, quelli più idonei ad affrontare le più diverse situazioni.
Da qui, quindi, le ragioni della preminenza dell'etica, intesa come
coincidenza gtra azione e tensione libertaria, su quelle del "realismo
politico" e da qui le basi di quel profondo umanesimo sociale che vedeva
nella libertà individuale, inscindibile dalla libertà collettiva, il
motivo fondante dl progetto anarchico. E
da qui soprattutto la prevalenza della volontà , intesa come il tratto
caratteristico di un consapevole desiderio di liberazione, in contrapposizione
con le interpretazioni dominanti dello scontro sociale che l’epoca offriva,
vale a dire il materialismo marxista, che riduceva tutto a un processo
dialettico automatico destinato ad esaurirsi nella ineluttabile sintesi della
rivoluzione, e il determinismo kropotkiniano, ingenuamente fiducioso nella linearità
di un processo evolutivo “positivistico”.
E in piena coerenza con l’affermazione della centralità della volontà “rivoluzionaria” e della specificità del
singolo individuo, si poneva la costante riproposizione del principio della
responsabilità individuale, della sperimentazione come antidogmatica
affermazione di libertà, del gradualismo riformatore come percorso di
avvicinamento all’anarchia “. ( Massimo Ortalli,
" ( Massimo Ortalli, Coerenza tra mezzi e fini... dicembre 2003)
Bibliografia: Massimo Ortalli, Coerenza tra mezzi e
fini . Enrico Malatesta Anarchico in Enrico
Malatesta. A centocinquant’anni
dalla sua nascita. Atti del Convegno Anarchico Napoli, 5-6-7 dicembre 2003, Edizioni La Fiaccola,
2007, pp. 164-165
AMORE LIBERO
Bibliografia Errico Malatesta, Al caffè. Conversazioni dal vero. Nuova Ristampa a cura del gruppo E. Malatesta, Roma 1948. pp. 42 e pp. 45-46. Cfr. anche con qualche variante, Errico Malatesta, Al caffè. Discutendo di rivoluzione e anarchia, Edizioni del CDA/La Fiaccola, 1978, (capitolo XI) p.74 e pp. 76-77. So che è stata pubblicata recentemente una nuova edizione : Errico Malatesta, Al caffè. Conversazioni di anarchia e di libertà, Formica, 2010 , che non ho ancora consultato.
Inoltre , secondo Claudia Bassi Angelini , la proposta di Malatesta ai coniugi Pezzi consisteva in una replica del “menage a trois "
tra lui e i coniugi Defendi a Londra. L’informazione di questo presunto "triangolo amoroso" , citata con “cautela critica” da Giampietro Berti, proveniva , anch' essa, prevalentemente da rapporti di poliziotti pregiudizialmente prevenuti
e di ex anarchici divenuti confidenti disposti ad inventarsi di
tutto pur di compiacere i propri datori
di lavoro e guadagnarsi il compenso
pattuito . Nella gara a chi la sparava più grossa chi primeggiava nel
perseguitare e calunniare Malatesta era, come si è detto in precedenza, " Virgilio" ( si pensi per esempio alla voce da lui sparsa che Malatesta, coerentemente contrario, in quanto anarchico, alla guerra italiana in Libia, era una spia turca) .La relazione di Virgilio al ministero dell' Interno sui rapporti tra Errico Malatesta e la famiglia Defendi è densa di informazioni. (cfr. brano)
In
stretta correlazione con quei concetti, secondo me , è quello di “amore libero “ affrontato da Errico
Malatesta in un articolo , intitolato Il
problema dell’amore nel
giornale di Paterson, La
questione sociale nel gennaio del 1900 .
Brano da commentare: “
Ora, diciamolo subito, noi non abbiamo nessuna
soluzione ai mali che possono venire all’uomo dall’amore perché essi
non si possono distruggere con riforme sociali e nemmeno con un cambiamento di
costumi. Essi dipendono dai sentimenti profondi […] dell’uomo, e non sono
modificabili, se lo sono, che per lenta evoluzione ed in modo che noi non
sapremmo prevedere. […] Noi vogliamo la libertà; noi vogliamo che gli uomini e
le donne possano amarsi ed unirsi liberamente senz’altro motivo che l’amore,
senza alcuna violenza legale, economica o fisica. Ma la libertà […] non risolve
radicalmente il problema […] Del resto
l’amore è quello che è; e la gelosia, intesa nel senso migliore della parola, è
generalmente una cosa sola con l’amore […] Fino a che gli uomini avranno i
sentimenti che hanno – e non ci pare che basti a cambiarli un cambiamento
nell’assetto economico e politico della società - l’amore produrrà , nello stesso tempo che
grandi gioie, anche grandi dolori. Si potrà diminuirli e attenuarli eliminando
tutte le cause eliminabili, ma non si potrà completamente distruggerli. Ma è
questa una ragione per non accettare l’anarchia e volere restare nello stato
attuale? Distruggiamo lo sfruttamento e
l’oppressione dell’uomo sull’uomo, combattiamo
la brutale pretesa del maschio a
credersi padrone della femmina, combattiamo i pregiudizi religiosi, sociali e
sessuali, assicuriamo a tutti, maschi e femmine, uomini e fanciulli, il
benessere e la libertà, diffondiamo l’istruzione e avremo ben ragione di rallegrarci se non vi resteranno altri mali che quelli dell’amore. “ ( Errico Malatesta, Il problema dell’amore ,
La questione sociale (Paterson) gennaio 1900)
Bibliografia:
Giampietro Berti, Errico Malatesta e il movimento anarchico italiano e
internazionale 1872-1932) , Franco Angeli
Storia, 2003 p. 358. Ho letto di questo articolo solo quanto ho trovato nel libro di Gianpietro Berti e mi sono limitato a citare solo la parte in cui parla del "libero amore"
L’argomento
dell’amore libero è stato trattato da Errico Malatesta anche nel capitolo XI dell’ opuscolo Al caffè. Conversazioni
dal vero di anarchia e libertà
Brano da commentare: AMBROGIO (magistrato) -
dunque, parlatemi un po’ della famiglia. Già siccome volete mettere ogni
cosa in comune, metterete in comune anche le donne, e farete così tutto un gran
serraglio, non è vero? . GIORGIO (socialista anarchico) - Sentite, se volete discutere con me, fate
il piacere di non dire sciocchezze e di non fare dello spirito di cattiva lega . E’ troppo
seria la questione che trattiamo per inframettervi dei lazzi volgari! . AMBROGIO:
- Ma io… dicevo sul serio. Che cosa farete delle
donne? GIORGIO. – Allora tanto peggio per voi, poiché è veramente strano che
non … comprendiate l’assurdità di quello che avete detto. Mettere in comune le
donne! E perché non dite che vogliamo mettere in comune gli uomini? Ciò che solo può spiegare
questo vostro concetto è che voi, per abitudine tradizionale ed inveterata,
considerate la donna come un essere inferiore fatto e messo al mondo per
servire da animale domestico e da strumento di piacere pel signore maschio e
quindi fate di lei il conto che si fa di una cosa e supponete che si debba
assegnarle il destino che si assegna alle cose. Ma noi che consideriamo la
donna come un essere umano pari a noi, che deve godere di tutti i diritti e di
tutti i mezzi di cui gode, o deve godere, il sesso maschile, noi troviamo
semplicemente vuota di senso la domanda: Che cosa farete delle donne? Domandate
pIuttosto: che cosa faranno le donne? Ed io vi risponderò che faranno quel che
vorranno che
siccome esse, hanno al pari degli uomini bisogno di vivere in società, è certo che vorranno
accordarsi con i loro simili maschi
e femmine per soddisfare ai loro bisogni col maggiore vantaggio proprio e di
tutti. […]AMBROGIO : - E per le
relazioni sessuali ? Voi volete l’amore
libero, la …. . GIORGIO
- E via! O che credete che possa
esistere davvero un amore schiavo? Esisterà la coabitazione forzata, l’amore
finto per forza, per interesse o per convenienza sociale; magari vi saranno
uomini e donne che rispetteranno il vincolo matrimoniale per convinzione
religiosa o morale; ma l’amore vero non può esistere, non si concepisce se non
perfettamente libero. AMBROGIO . -
questo è vero, ma se ognuno seguisse i capricci che gli ispira il dio
amore, non vi sarebbe più morale e il mondo diventerebbe un lupanare. GIORGIO.
– In fatto di morale, potete vantar davvero i risultati delle vostre istituzioni!
L’adulterio, le menzogne d’ogni sorta, gli odii lungamente covati, i mariti che uccidono,
le mogli che avvelenano i mariti, gli infanticidi, i fanciulli cresciuti fra
gli scandali e le risse familiari … e questa la morale che voi temete
minacciata dalla libertà dell’amore?
Oggi sì che il mondo è un lupanare, perché le donne son costrette spesso
a prostituirsi per fame; e perché il matrimonio, sovente contratto per puro
calcolo d’interesse, è sempre per tutta la sua durata un’unione in cui l’amore
o non c’entra affatto o c’entra solo come un accessorio. Assicurate a tutti i
mezzi per vivere convenientemente ed indipendentemente , date alla donna libertà completa di disporre
della sua persona, distruggete i pregiudizi religiosi od altri che vincolano
uomini e donne ed una quantità di convenienze che
derivano dalla schiavitù e la perpetuano -
e le unioni sessuali saran fatte d’ amore, dureranno tanto quanto
dura l’amore, e non produrranno che la felicità degli individui ed il bene
della specie. AMBROGIO: - ma insomma siete partigiani delle unioni perpetue, o
temporanee? Volete le coppie separate, o la molteplicità e varietà delel relazioni sessuali o la promiscuità
addirittura ? GIORGIO: - Noi vogliamo la libertà. Finora le relazioni sessuali
hanno subito tanto la pressione della violenza brutale, delle necessità
economiche, dei pregiudizi religiosi e delle prescrizioni legali, che non è
possibile dedurre quale sia il modo di relazioni sessuali che meglio risponda
al bene fisico e morale degli individui e della specie. Certamente, una volta
eliminate le condizioni che oggi rendono
artificiose e forzate le relazioni tra uomo e donna, si costituiranno un’igiene
ed una morale sessuale che saranno rispettate, non per legge, per la convinzione fondata sull’esperienza
che esse soddisfano al bene proprio e della specie. Ma questo non può essere
che l’effetto della libertà . …” ( Errico Malatesta, Al caffé .... )
Bibliografia Errico Malatesta, Al caffè. Conversazioni dal vero. Nuova Ristampa a cura del gruppo E. Malatesta, Roma 1948. pp. 42 e pp. 45-46. Cfr. anche con qualche variante, Errico Malatesta, Al caffè. Discutendo di rivoluzione e anarchia, Edizioni del CDA/La Fiaccola, 1978, (capitolo XI) p.74 e pp. 76-77. So che è stata pubblicata recentemente una nuova edizione : Errico Malatesta, Al caffè. Conversazioni di anarchia e di libertà, Formica, 2010 , che non ho ancora consultato.
Luigi Fabbri, i cui rapporti di grande amicizia con Malatesta sono ben noti, assume su questo tema un' impostazione analoga a quella di Malatesta, criticando aspramente le concezioni sul "libero amore" più sovversive rispetto alla morale dominante. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Per metterci in cattiva luce presso il popolo, gli scrittori borghesi, dal fatto che noi critichiamo l’ordinamento attuale della famiglia, a base di autorità e d’interesse e di sopraffazione dell’uomo sulla donna, hanno dedotto che noi vogliamo l’abolizione della famiglia e, giù giù, la comunione delle donne, la promiscuità, la confusione delle figliolanze, con i relativi incesti, violenze carnali e quanto più altro di selvaggio e ridicolo insieme si potesse immaginare. La dottrina anarchica invece, fin dal principio, non ha mai predicato che la purificazione degli affetti da ogni intrusione o sanzione estranea, sia di legislatori che di preti, sia politica che religiosa; e con ciò, la emancipazione della donna , resa libera e uguale all’uomo, la libertà dell’amore sottratto alle violenze della necessità economica e di qualsiasi autorità estranea all’ amore stesso ; - in una parola la redenzione della famiglia, restituita alle sue basi naturali: la reciproca attrazione amorosa e la libertà di scelta. “
Bibliografia: Luigi Fabbri, Influenze borghesi sull’anarchismo. Saggi sulla violenza, Zero in condotta, 1998, p. 45
E’ nota la riservatezza
di Errico Malatesta nei confronti della
sua vita privata ed amorosa. Essa è stata, per tutto il XX secolo, osservata
anche dai suoi biografi ( Nettlau, Fabbri, Borghi, ) . Tale riservatezza si è
infranta a partire dal primo decennio del
XXI secolo. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Volendo ora scandagliare l’ambito
strettamente personale , dobbiamo constatare che le cose si complicano di molto
perché la dedizione pressoché totale alla rivoluzione lasciò all’ anarchico italiano
poco spazio alla sua vita privata; ciò spiega perché essa si presenti
impenetrabile. Va ricordato, a questo proposito, che egli non ha lasciato
scritto niente riguardo ai suoi affetti e ai suoi eventuali rapporti amorosi. Del
resto nemmeno i suoi biografi , che lo conobbero molto bene – Nettlau,
Fabbri, e Borghi – ci sono su questo punto d’aiuto, dato che su questo
argomento i loro testi tacciono. Tuttavia una vita privata ci fu e su di essa,
per quanto risulti difficile dire qualcosa di certo, cercheremo di fare un po’
di luce. E qui, come abbiamo accennato , ci può soccorrere “Virgilio” , le cui
informazioni diventano ora più utili,
anche,se, ancora una volta, occorre sempre ascoltarlo con una certa cautela
critica. …” ( Giampietro Berti , Errico Malatesta …)
Bibliografia:
Giampietro Berti, Errico Malatesta e il movimento anarchico italiano e
internazionale 1872-1932) , Franco Angeli
Storia, 2003 p. 352
Chi è Virgilio ? Da quanto leggo dal libro di Giampietro Berti è Ennio Belelli, un ex anarchico,
diventato confidente del Ministero degli
Interni nella primavera del 1901. [ cfr. post ERRICO MALATESTA (1)
E’ "grazie" ad “infami” di quel tipo, a cui si univano poliziotti sia in borghese che in divisa , che oggi gli
storici dispongono sul famoso
anarchico italiano di informazioni , sin troppo, dettagliate, sui due "triangoli amorosi" che Malatesta avrebbe vissuto nel corso della sua esistenza. Essendo queste le nuove fonti mi sembra utile ricordare quanto osservava su di esse Giorgio Sacchetti nel suo libro Sovversivi
agli Atti. (cfr. brano)
Brano da commentare: “E’ nota la disistima
, del resto comune a tutta la storiografia di sinistra, per un uso troppo
insistito se non quasi esclusivo delle fonti di polizia. E si può anche
condividere l’osservazione che queste siano, in molti casi, più utili per
comprendere l’ideologia, la mentalità, gli stati d’animo degli uomini e degli
organismi che ne curano la compilazione
che non per comprendere appieno l’oggetto di queste cure […] Ora appare del tutto evidente come queste
carte siano piuttosto una fonte sui sorveglianti che sui sorvegliati. Degli
anarchici, soggetti sotto osservazione fin dalla costituzione dello Stato
unitario, la struttura informativa del Ministero dell’interno, ci fornisce
un’immagine spesso stereotipata ed inficiata quasi sempre da pregiudizio. Si
ritiene però che in definitiva nessun punto di osservazione possa essere
considerato, di per sé del tutto attendibile o scientificamente “neutro”. Ed
ecco che allora anche una visione palesemente “nemica” può diventare elemento
indispensabile della conoscenza. “…”
Bibliografia:
Giorgio Sacchetti, Sovversivi agli atti.
Gli anarchici nelle carte del ministero dell’interno. Schedatura e controllo
poliziesco nell’Italia del novecento, La
Fiaccola, , 2002, p. 7 e p.
Quanto detto, mi sembra, che poi valga ancor più quando
questi resoconti polizieschi riguardono
come “oggetti in cura “ le donne anarchiche e sovversive in genere. Esse a priori nell’ Italia crispina e giolittiana e
poi nell’Italia fascista e
democristiana, e in parte ancora oggi, sono state sempre considerate da poliziotti
e da funzionari dello Stato come
“prostitute “ amorali o come " mogli e madri snaturate ", ecc. come ha giustamente
rilevato Martina Guerrini nel suo libro Donne contro (cfr. brano)
Brano da
commentare: …” E’ essenziale evidenziare quanta influenza abbia
giocato la cultura, il pregiudizio, la collocazione ideologica di ogni singolo
estensore dei fascicoli – spesso un oscuro impiegato d’ufficio – nel suggerire
motivazioni e moventi fortemente discriminatori e sessisti per le azioni e
scelte delle donne in
oggetto. Gli uomini preposti alla classificazione e
all’allestimento delle biografie sovversive hanno un posizionamento ben
definito, eterosessisti con
forte pregiudizio omofobo, membri della classe politica dominante, fiduciosi
nel ruolo disciplinare della famiglia autoritaria [….] E’ quindi con questi occhi che i
compilatori descrivono e talvolta
inventano profili inattendibili di donne
militanti o sovversive spesso definite come “dedite alla prostituzione” perché
compagne non sposate di un sovversivo, oppure perché già sposate ma compagne di
un uomo diverso oppure semplicemente perché frequentatrici di compagnie politiche maschili : quale diverso motivo avrebbe potuto spingere uomini ad accogliere con tanta frequenza una donna durante i loro incontri, non essendole attribuita alcuna capacità o volontà autonoma di autodeterminazione in ambito pubblico ? " (Marina Guerrini, Donne contro…)
Bibliografia: Martina Guerrini, Donne contro.
ribelli, sovversive, antifasciste, Zero in Condotta, 2013, pp. 27-28
Esamino dapprima la fonte proveniente dal Ministero italiano degli Esteri sulla presunta relazione amorosa che Malatesta avrebbe vissuto a Buenos Aires insieme a Luisa Minguzzi , moglie/compagna di Francesco Pezzi , così come la si trova citata nel libro di Claudia Bassi Angelini , Amore e anarchia. Francesco Pezzi e Luisa Minguzzi due ravennati nella seconda metà dell'ottocento. (cfr. brano) ERRICO MALATESTA E LUISA MINGUZZI |
Brano da commentare: …” Nel giugno del 1889 pervenne al Ministro
degli Esteri la falsa notizia che tra Pezzi e Malatesta, fuggiti insieme, ci
sarebbe stata una rissa e che il primo “accortosi che l’altro gli aveva sedotto
la moglie, lo avrebbe gravemente ferito di coltello”. Alla richiesta di
chiarimenti il console rispose alla fine di agosto smentendo la notizia della
rissa e dicendo che, mentre probabilmente Malatesta era già fuggito in Uruguay,
Pezzi, al contrario si trovava ancora a Buenos
Aires, Non smentì tuttavia la faccenda della “seduzione” , anche perché
la fonte del
Ministro era in questo caso lo stesso “Pezzi” che “ne aveva scritto a una sua
sorella in Ravenna, senza peraltro
accennare alla contesa avuta col Malatesta” (in una lettera evidentemente
intercettata dalla polizia). ( Claudia Bassi Angelini, Amore e anarchia …..)
Bibliografia: Claudia Bassi Angelini, Amore e Anarchia. Francesco Pezzi e Luisa Minguzzi due ravennati nella
seconda metà dell'ottocento, Longo Editore Ravenna, 2004 p. 111
Prescindendo
dal lato ridicolo della questione se si pensa alla grande agitazione, davvero un po’ eccessiva, nel Ministero degli Esteri italiano intorno alla vita amorosa dei tre “pericolosissimi” anarchici, mi sembra che
tale notizia presenta degli indubbi
lati oscuri e contradditori. (rissa, sì, rissa, no). Il contenuto della lettera di Pezzi alla
sorella, che potrebbe essere illuminante è riferito solo in sintesi e filtrato da interposta persona ( addirittura il
ministro stesso) la cui obiettività è
tutt’altro che affidabile. Ritengo comunque che valga la pena di approfondire l'argomento. Secondo Claudia Bassi Angelini , la relazione tra
Malatesta e Luisa Pezzi iniziò nel 1889 a Buenos Aires ed ebbe fine nel 1891 a Capolago, dove Malatesta e Luisa Pezzi, partiti da Londra, si erano recati per partecipare
a quel convegno anarchico internazionale. Pur premettendo di disporre di "pochi indizi " l' autrice avanza alcune ipotesi sulla relazione tra Malatesta e Luisa Pezzi e sul conseguente atteggiamento di Francesco Pezzi : (cfr. brano)
Brano da commentare: “ I comportamenti dei
Pezzi in Argentina, e ancor più quelli successivi al loro rientro in Europa,
avvalorano la notizia della relazione di Luisa con Malatesta . Una probabile
stanchezza nel suo rapporto con Francesco, il clima di disimpegno della colonia anarchica italiana nella capitale
argentina, l’ammirazione sempre nutrita per Malatesta – di appena un anno più
giovane di lei – fecero il resto, tanto più
che le teorie anarchiche sul libero amore” offrivano una legittimazione
ideologica ai nuovi sentimenti a cui scelse di abbandonarsi . Probabilmente Malatesta l’aveva convinta a replicare a Buenos Aires il “ménage a trois” cui era abituato a Londra con i coniugi Defendi, ma i “triangoli” siano essi proletari o borghesi funzionano solo se graditi ad
ognuno dei partecipanti. Tutto fa pensare che non fosse il caso di Francesco,
che probabilmente tentò di adeguarsi a comportamenti che sentiva estranei,
soprattutto per coerenza con quelle teorie anarchiche sulla libertà dell’amore
che egli stesso aveva sostenuto. .[ …]
Ben più delle astratte teorie
“sul libero amore” che tentò invano di aggiornare, fu doloroso per lui
convincersi che anche unioni originate da autentico trasporto sentimentale,
come certamente era stata quella tra lui e Luisa, potevano non solo incrinarsi
ma anche concludersi secondo copioni che una volta gli erano sembrati
espressione esclusiva dell’ipocrisia borghese .
[…] Riuscì a salvare sentimenti
di amicizia e di affetto per Luisa, ma per Malatesta da allora in poi non ci
sarebbe stato che il formale rapporto di rispetto di un militante anarchico per
il proprio dirigente. “ ( Claudia Bassi Angelini, Amore e Anarchia....
Bibliografia: Claudia Bassi Angelini, Amore e Anarchia. Francesco Pezzi e Luisa Minguzzi due ravennati nella
seconda metà dell'ottocento, Longo Editore Ravenna, 2004 p. 111-112-113
Ma , sebbene tali ipotesi siano suggestive, come spiegare, pur ammettendo “ la seduzione” da parte di Malatesta di
Luisa Pezzi con la proposta di Malatesta di formare un " ménage à trois ". Nei suoi scritti sull’amore
libero, tratti da Al Caffé ...., citati sopra, Malatesta non identifica mai, a differenza di Giovanni Rossi (Cardias), i liberi amori con i “triangoli
amorosi”, chiamati dal Rossi "amplessi anarchisti” o “baci amorfisti”. ( cfr. post GIOVANNI ROSSI E LA COLONIA CECILIA) . Per Malatesta ,come si è visto, al pari di Luigi Fabbri, il "libero amore" era definito più semplicemente come l’
opposto di un “amore schiavo” e cioè un “amore libero” da vincoli
legali, economici, religiosi,
ecc.
EMILIA DEFENDI E ERRICO MALATESTA |
Brano da commentare: “ E’ lei [la Trulzio”]
che prepara ogni giorno il pasto all’agitatore [ Malatesta ]. Lo ha conosciuto trent’anni fa in Italia e ivi conobbe
anche Cafiero. Essa è una Zanardelli, figlia adottiva di un Zanardelli, cospiratore al suo tempo, padre di quel Tino Zanardelli che fu compagno di Cafiero, del Malatesta e del Costa di altri tempi. Tito, dopo il fatto di Benevento, andò in Francia e fu espulso circa ventun anni fa e sua sorella, che da Genova, dove si trovava colla madre aveva voluto raggiungerlo a Parigi, lo trovò invece a Londra dove era riparato. A Londra si mise a fare la sarta e a
vivere ora col Malatesta, ora da sé, finché uscito dalla reclusione francese
non capitò qui il Defendi. Quest’ultimo, mantovano, è agitatore ed
emissario rivoluzionario repubblicano garibaldino, e che di Garibaldi possiede
alcune lettere che il generale gli diresse, scontò dieci anni di reclusione a
Parigi e fu quindi espulso. Arrivato
povero e scalzo a Londra si ritrovò con Malatesta e fu sostenuto anche dalla Zanardelli [ nome della famiglia adottiva di Emilia Triulzio ] che piano piano diventò la sua compagna. Da allora si è rimesso
alquanto, economicamente parlando, ed ha
impiantato una bottega di vini e di generi di salumeria, oli e formaggi,
ecc., ben s’intende anche con l’aiuto del Malatesta che in fondo è colui che ha
dato vita e denaro al commercio
suddetto. Così si misero a fare vita in tre e presto diventarono in parecchi
per la nascita di vari figli. Malatesta si poté sentire quindi più libero a fare le sue escursioni rivoluzionarie ora in Italia, ora in Spagna col Tarrida del Marmol e il Malato, ora nel Belgio col Malato e poi di nuovo in Italia e in America più di una volta ...." ( Virgilio, Relazione del 25 marzo 1902, Ministero dell'Interno. Casellario politico centrale, fasc. Malatesta Errico B 2950).
Bibliografia: Giampietro Berti, Errico Malatesta e il movimento anarchico italiano e internazionale 1872-1932) , Franco Angeli Storia, 2003 p. 353
Bibliografia: Giampietro Berti, Errico Malatesta e il movimento anarchico italiano e internazionale 1872-1932) , Franco Angeli Storia, 2003 p. 353
Giampietro Berti, dopo
avere sottolineato alcune inesattezze e gratuite malignità di Virgilio, non
esclude l’ipotesi di un triangolo amoroso
tra la Triulzio, Malatesta e il Defendi e la possibile paternità di Malatesta di alcuni dei figli della Triulzo (cfr. brano)
Brano da commentare: “ …” Vi sarebbe stata dunque per circa un
trentennio una sorta di ménage
a trois? La cosa non deve stupire più di tanto,
se si considera che i coniugi Defendi erano entrambi anarchici militanti e
dunque – si presume - favorevoli al
“libero amore “. I Defendi , poi, secondo i rapporti di polizia,
nutrivano verso Malatesta “ un’ammirazione, che
sconfinava con l’idolatria
“. Per di più il marito e i figli
sarebbero stati sempre soggiogati dalla
personalità della moglie e della madre e ciò spiegherebbe , ulteriormente,
l’accettazione da parte di tutti dell’insolita situazione. […]
Se è vera, quindi, l’ipotesi del
“triangolo” , la domanda inevitabile che sorge ora è questa: quanti di
questi sei figli, sono di Defendi e
quanti di Malatesta?… “ (Giampietro Berti,
Errico
Malatesta …, opera citata)
Bibliografia:
Giampietro Berti, Errico Malatesta e il movimento anarchico italiano e
internazionale 1872-1932) , Franco Angeli
Storia, 2003 p. 355
Rispondendosi a questa domanda Gianpietro Berti dopo avere osservato che “ad essa non si può
rispondere con certezza” afferma che semmai, attraverso uno scrupoloso computo
delle date di nascita possibili figli di Malatesta potrebbero essere Enrico, Adele e Giùgiù. Ma mi chiedo io se quei tre
militanti anarchici ( Errico, Emilia e Giovanni) erano “favorevoli
al “libero amore
pluralista” ,
perché tanti misteri e non fare di
questa loro pratica un motivo di
propaganda per uno stile di vita alternativo alla famiglia
monogamica , come aveva tentato, in via sperimentale, Giovanni Rossi nella Colonia Cecilia e così come facevano, più o meno in quegli anni, in Francia, nei “milieux libres" gruppi anarchici individualisti e ? ( cfr. i post GIOVANNI ROSSI E LA COLONIA CECILIA e LES
MILIEUX LIBRES 1 e 2 ) . E se i desideri “licenziosi” della madre erano accettati
supinamente da tutta la famiglia
perché nasconderli ? Inoltre non mi sembra credibile, per quanto ne so di di Malatesta, che egli accettasse un “idolatrazione “ , che rifiutava risolutamente dagli estranei, nei confronti della sua persona da
persone a cui era legato da sincero affetto. Ed è proprio la reciprocità di affetti e non l’ idolatrazione che a me sembra legare Malatesta alla famiglia Defendi, così come testimonia il suo racconto della coatta
partenza da Londra per l'Italia nel 1913.
(cfr. brano)
Brano da commentare: “ …”ho infine
lasciato Londra, ma che strazio amico mio. Una folla di persone grandi e di
bambini (i figli e i nipoti dei Defendi) che io ho visto nascere tutti e che mi
amano e ch’io amo, e che sono infatti la mia famiglia, si sono sforzati di
trattenermi un giorno di più, e mi hanno visto partire piangendo per paura che mi arrivi disgrazia,
che non mi vedranno più, ecc. Sono tutto
scombussolato e piango anch’io. “ ( Lettera
di Malatesta a Luigi Fabbri
luglio 1913)
Anche il suo rapporto
con Emilia Trulzio fu descritto
da Malatesta nel 1916, al suo
ritorno a Londra in termini , come
sottolinea Gianpietro Berti ” in senso cameratesco , non certo sotto
forma di relazione amorosa “ . (cfr. brano)
Brano da commentare : Quindici giorni dopo il mio arrivo la Defendi,
cui mi legano più di cinquant’anni di affetto fraterno, fu colpita da
straziante malattia che la tiene ogni giorno in pericolo di vita e che non
lascia – o ben poca- speranza di guarigione […] Per mesi e mesi ho dovuto stare
al suo capezzale notte e giorno e non mi sono riposato altrimenti che
dormicchiando vestito sopra una sedia
“ ( Lettera di Malatesta a Luigi
Fabbri gennaio 1916)
Personalmente io sarei ben contento del ritrovamento di fonti
che confermino gli esperimenti da parte di Malatesta di “nuovi modi di relazioni sessuali che
meglio rispondano al bene fisico e morale degli individui e della specie “, ma non sulla base di
“chiacchiere “ finalizzate esclusivamente a gettare fango su Malatesta e
i suoi cari. (cfr. brani)
Brani da commentare: 1) " Secondo una relazione della spia Orlando De Martis la Trunzio e Zanardelli sarebbero però stati per due o tre anni anche amanti. (rapporto del 9 giugno 1880 dell'ambasciatore a Londra al ministro degli Esteri in ASDMAE, Polizia Internazionale B 5. Rapporti ambasciata a Londra. Elenco Internazionalisti (1880-1881) ; 2) " Malatesta, ora è qualche tempo, ha fatto questione con i Defendi maschi, non così con la femmina. La questione è nata dal fatto che vari, e in pubblico e con lettere anonime, hanno criticato acerbamente la sua posizione in casa Defendi e la tolleranza di costoro a loro riguardo. [...] A cagione di questa sua posizione Malatesta cerca ora una bottega di fabbro in località non lontana però dal quartiere italiano per restarvi il giorno e tenere più coperta la sua tresca colla Defendi". ( Rapporto del 24 febbraio 1904. ACSR, Ministero dell'Interno. Casellario politico centrale, fasc. Malatesta Errico, ...); 3) " Malavasi è ritornato ad essere l'amante ufficiale della signora Defendi: furono visti l' 8 corrente uscire insieme da un albergo. Franchini risaputo della cosa sfida il Malavasi e, nei pressi del Covent Garden, si tempestano di pugni. Vengono divisi dagli amici, si lasciano più nemici di prima, perché Franchini, fino a pochi mesi fa, fu l'amante della Defendi. " (ACSR, Ministero dell'Interno. Direzione generale di pubblica sicurezza. Ufficio riservato (1905); 4) " Ieri, lunedì, è andata dai Defendi la moglie del Calzitta (si trattava di un anarchico). La Defendi, che è una vecchia carica di tutti i vizi, sembra voglia distogliere la moglie del Calzitta dai suoi doveri coniugali per darla in braccio al figlio Enrico e indurla a tutte le bestialità del libero amore" ( Rapporto del 20 agosto 1907. ACSR, Ministero degli Interno. Direzione generale di pubblica sicurezza . Ufficio riservato (1909).
Brani da commentare: 1) " Secondo una relazione della spia Orlando De Martis la Trunzio e Zanardelli sarebbero però stati per due o tre anni anche amanti. (rapporto del 9 giugno 1880 dell'ambasciatore a Londra al ministro degli Esteri in ASDMAE, Polizia Internazionale B 5. Rapporti ambasciata a Londra. Elenco Internazionalisti (1880-1881) ; 2) " Malatesta, ora è qualche tempo, ha fatto questione con i Defendi maschi, non così con la femmina. La questione è nata dal fatto che vari, e in pubblico e con lettere anonime, hanno criticato acerbamente la sua posizione in casa Defendi e la tolleranza di costoro a loro riguardo. [...] A cagione di questa sua posizione Malatesta cerca ora una bottega di fabbro in località non lontana però dal quartiere italiano per restarvi il giorno e tenere più coperta la sua tresca colla Defendi". ( Rapporto del 24 febbraio 1904. ACSR, Ministero dell'Interno. Casellario politico centrale, fasc. Malatesta Errico, ...); 3) " Malavasi è ritornato ad essere l'amante ufficiale della signora Defendi: furono visti l' 8 corrente uscire insieme da un albergo. Franchini risaputo della cosa sfida il Malavasi e, nei pressi del Covent Garden, si tempestano di pugni. Vengono divisi dagli amici, si lasciano più nemici di prima, perché Franchini, fino a pochi mesi fa, fu l'amante della Defendi. " (ACSR, Ministero dell'Interno. Direzione generale di pubblica sicurezza. Ufficio riservato (1905); 4) " Ieri, lunedì, è andata dai Defendi la moglie del Calzitta (si trattava di un anarchico). La Defendi, che è una vecchia carica di tutti i vizi, sembra voglia distogliere la moglie del Calzitta dai suoi doveri coniugali per darla in braccio al figlio Enrico e indurla a tutte le bestialità del libero amore" ( Rapporto del 20 agosto 1907. ACSR, Ministero degli Interno. Direzione generale di pubblica sicurezza . Ufficio riservato (1909).
Bibliografia:
Giampietro Berti, Errico Malatesta e il movimento anarchico italiano e
internazionale 1872-1932) , Franco Angeli
Storia, 2003 p. 354 nota . 81 (brano n. 1) ; p. 356 nota 89 (brano n. 2) e nota 90 (brani n. 3 e n.4)
Come si deduce da questi brani , bisogna dire, inoltre,
che, è in particolare su Emilia Truilzio Defendi, in quanto donna aderente ai principi anarchici , che si concentrano le infamanti e calunniose maldicenze poliziesche , il che vale , mi sembra, come ulteriore conferma, se ce ne fosse bisogno, di quanto scriveva Martina Guerrini, nel brano sullo
sguardo maschile poliziesco sulle schedate, citato sopra.
Nessun commento:
Posta un commento