Oltre che nella zona di Carrara e in Liguria formazioni partigiane anarchiche autonome ve ne
furono anche altrove come per esempio nella zona di Pistoia e in Lombardia.
SILVANO FEDI (1920-1944). Nato a Pistoia fu condannato a 19 anni dal Tribunale Speciale per le sue idee antifasciste ad un anno di prigione.. Liberato , aderì a un gruppo
clandestino anarchico di Pistoia e nuovamente arrestato fu
rilasciato grazie a una manifestazione cittadina a suo favore . Nel
1943 fondò insieme ad altri compagni, tra
cui ENZO CAPECCHI e ARTESE BENISPERI,una formazione partigiana denominata, "Squadre Franche Libertarie", che si distinse in breve tempo per le sue fulminanti e
coraggiose eroiche azioni, malviste , però , dal Partito Comunista a
causa del forte consenso popolare che suscitavano. Nel 1944 morì in
un’imboscata tesagli dai nazi-fascisti in seguito
probabilmente a una delazione. Tra le sue imprese più audaci fu l’attacco alle
carceri giudiziarie di Pistoia nel giugno 1944. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Il 23 giugno 1944
Silvano Fedi ed Enzo Capecchi, d’accordo con tutti i componenti della
formazione, decisero di avvicinare tale Licio Gelli, un pistoiese di 25 anni, tenente repubblichino e
ufficiale di collegamento fra le forze armate della repubblica sociale e quelle
tedesche. Il Gelli aveva offerto la propria collaborazione al CLN di Pistoia,
approfittando dell’amicizia di un suo cognato comunista (più volte imprigionato
dai fascisti col presidente di quel comitato,
Italo Carobbi. I
partigiani seppero così dal Gelli che nel carcere di Pistoia si trovavano
prigionieri oltre cinquanta detenuti, la maggior parte dei quali accusati di
reati politici, fra cui due persone di origine ebraica già destinate alla morte
nei campi di sterminio. […]. La mattina del 26 giugno 1944 Silvano ed Enzo
capecchi attesero nascosti ai margini di una strada provinciale, che passasse
la macchina dell’ufficiale repubblichino. Costui pernottava a Firenze e tutte
le mattine, con la macchina militare di cui era fornito, giungeva a Pistoia,
per prendere servizio. Il Gelli confermò di essere disposto a dare la sua
collaborazione dietro compenso di 40.000 lire. […] I due compagni, armati di mitra, salirono a
bordo della macchina e con Gelli che
guidava giunsero rapidamente alla Villa Sbertoli . Poco prima del cancello
che si apriva sul parco Silvano (Fedi) scese, mentre gli altri due ( Capecchi e
Gelli) proseguirono per il lungo viale alberato. Il Gelli era conosciuto al
carcere e, dopo essere stato introdotto
dalle guardie nei locali interni, accompagnò immediatamente Enzo dal
maresciallo comandante la guardia e lo
presentò come ispettore della polizia fascista. Enzo disse al maresciallo che provedesse a rendere libera una cella per quel pomeriggio, perché doveva
condurvi due famosi capi partigiani, uno dei quali era il famigerato Silvano
Fedi. […] Alle ore 14 dello stesso
giorno, si presentavano alle carceri Fedi Silvano e Benesperi Artese ammanettati – armati di pistole e bombe a
mano – condotti da Capecchi Enzo, Pinna Giovanni, Innocenti Iacopo e Gelli Licio, armati di mitra, di
pistole e bombe a mano. Il telefono era state reso inservibile prima di entrare
nelle carceri. Silvano e Artese Benisperi erano stati ammanettati in maniera tale
da potersi liberare rapidamente. Le pistole e le bombe a mano le avevano in
tasca. Il Gelli era stato costretto a partecipare all’ azione con le armi
scaricate e guardato a vista in continuazione dai partigiani che rimasero
sempre vicini a lui. Enzo capecchi, con la sua autorità di falso ispettore di
polizia, ordinò al maresciallo comandante la guardia di adunare tutti gli
uomini di servizio, compresi i militi, perché doveva parlare loro con urgenza.
Il maresciallo non se lo fece ripetere due volte, eseguì prontamente l’ordine e
quanto il gruppo dei carcerieri risultò
al completo i partigiani puntarono le armi … “ Il capo carceriere è
costretto a consegnare le chiavi di tutte le celle, che vengono
sistematicamente aperte e tutti i carcerati vengono messi in libertà ..” (
dalla Relazione Squadre Franche a Carattere patriottico. Gruppo “Silvani )
Bibliografia in Pietro Bianconi, Gli anarchici italiani
nella lotta contro il fascismo, Edizioni Archivio Famiglia Berneri, Pistoia 1988, pp. 92-94. Per
una versione più succinta di questa impresa, cfr. Italino Rossi, La ripresa del movimento anarchico
italiano e la propaganda orale dal 1943 al 1950, Edizioni ERRE Elle
, Pistoia 1981, p. 135 e nella nota n. 2 a p. 141 a cura di Minos Gori ci si sofferma sulla figura di Licio Gelli, che proprio nel
momento in cui il libro di Italino Rossi veniva dato alle stampe era al centro della
vicenda della Loggia massonica della P2.
PIETRO BRUZZI |
PIETRO BRUZZI (1888-1945 )
Nato a Maleo (Lo) si trasferì
presto a Milano dove trovò lavoro come operaio specializzato e frequentò gli ambienti rivoluzionari prima quelli socialisti e poi quelli anarchici . Perseguitato per le sue idee dalla polizia
soggiornò per alcuni anni all’estero, spingendosi sin negli Stati
Uniti. Con lo scoppio della prima guerra mondiale fu
costretto ad arruolarsi, ma ben presto disertò e si rifugiò in Svizzera prima e poi in Francia. Espulso da tutti i paesi , dove andava, fu
costretto a tornare in Italia, dove fu immediatamente arrestato e condannato
a morte per diserzione.Fu poi amnistiato e tornato libero partecipò
assiduamente agli avvenimenti
principale del cosiddetto biennio rosso.
Come molti altri milanesi venne coinvolto nella repressione poliziesca
seguita alla strage del teatro Diana e fuggì all’estero (Svizzera, Germania, Russia, Belgio e infine in Francia , dove si stabilì e
lavorò in una officina sino a quando si
trasferì nel 1931 in Spagna.) . Per la sua intensa
attività anarco-sindacalista fu infine nel 1935
estradato in Italia dove fu condannato
per cinque anni al confino nell’isola di Ponza. Libero fu tra i primi nel 1933 ad impegnarsi nella lotta partigiana e fu tra
i fondatori principali delle brigate
Malatesta. Pochi mesi prima della vittoriosa insurrezione finale fu catturato e fucilato dai tedeschi per rappresaglia il 19 febbraio 1945. Dopo questa data furono affiancate alle due brigate Malatesta le due brigate I Bruzzi e II Bruzzi, da qui la dicitura complessiva : brigate Malatesta-Bruzzi. Sono
stati recentemente e integralmente
pubblicati gli interessanti, sotto più aspetti, appunti di Pietro Bruzzi, scritti durante la resistenza. Personalmente mi ha
interessato in modo particolare il suo
commento al dono di Hitler a Mussolini
di una lussuosa edizione delle opere ( abbondantemente manipolate) di Nietzsche. (cfr. brano)
Brano da commentare: “… cerchiamo di mettgere bene in evidenza cosa rappresenta il dono del Feher
[sic, non mio) a Muss delle opere del Nietzsche per svagarlo un
po’ dalla noia della solitudine. Il
tedesco è un nietzschiano come lo è stato
fin da giovane il nostro Muss. Ciò significa che questi due individui
hanno preso a modello della loro vita il superuomo, il mito vaticinato dal
Nietzsche in “Così parlò Zatrahustra “ La filosofia di Nietzsche diffusa a
traverso un cospicuo numero di libri, conduce coloro che si lasciano convincere
ad uno stato mentale che li pone al di sopra d’ogni morale; li mette “al di là
del bene e del male”. In modo che colui il quale s’investe e si incarna, nella
vita reale, dell’idea del superuomo, è portato di conseguenza a considerare il
resto del genere umano come un pastore considera un armento. Il superuomo che
per avventura diventa
capo
di una nazione considera questa nazione come una cosa propria, la sua proprietà e ne usa
ed abusa a suo capriccio, fin che può. A lui importa poco che la nazione
ingrandisca o perisca, che il popolo patisca o gioisca. L’importante per lui è di potersi mantenere sempre al di sopra di tutti, con
ogni mezzo: con la forza, con l’astuzia, con la corruzione, con l’inganno, con
l’assassinio, poiché il fine giustifica ai suoi occhi qualunque mezzo, anche il
più criminale, come la soppressione violenta di Matteotti, Amendola e tanti
altri, pur di raggiungerlo. Per il superuomo è ben misera cosa il popolo con i
suoi simboli, i suoi idoli, i suoi vanesii; per lui può essere sacrificato
interamente senza commuoversi. Gli uomini giudicano questi superuomini secondo
i loro interessi. Se questi interessi sono prosperi o possono diventare tali
sotto il loro dominio, essi li esaltano come benefattori della patria, della
nazione, del genere umano, come se fossero essi stessi l’umanità intera.
Viceversa se i loro affari particolari
vanno male, allora prendono un’ attitudine diffidente o contraria alloro
regime, e magari cospirano per la loro caduta. Ma qualunque sia il giudizio che
gli uomini portano a questi superuomini esso li lascia sempre indifferenti,
anche se talvolta fingono di prenderli in considerazione. Un capo assoluto non
lo si giudica: egli è al di sopra di ogni giudizio. …. “ ( estratto da Pietro Bruzzi, Vimercate. Quaderno di appunti e
rilievi sui fatti del giorno, 20
settembre 1943)
Bibliografia: in Mauro De Agostini – Franco Schirone, Per la rivoluzione sociale. Gli anarchici
nella resistenza a Milano (1943-45) , Zero in condotta, 2015 pp. 243-244
MARIO PERELLI, ANTONIO PIETROPAOLO, MARIO MANTOVANI, GERMINAL CONCORDIA (MICHELE) e la sua compagna MARILENA ODESSA. |
Oltre a BRUZZI
anche MARIO PERELLI, ANTONIO PIETROPAOLO, MARIO MANTOVANI e GERMINAL CONCORDIA (MICHELE) svolsero un ruolo importante all’interno delle Brigate Malatesta-Bruzzi . E si deve notere che essi a conferma di una certa libertà di
comportamento rispetto a convenzioni o regole rigide operanti in altre
formazioni partigiane, si alternarono spesso nei
ruoli di comandante militare o commissario politico (cfr. brano)
Brano da commentare: “ … Per quanto riguarda l’organizzazione delle
formazioni lo stesso Di Gaetano precisa che in realtà “ non c’era una vera
gerarchia “ ( come d’altra parte parrebbe logico in un gruppo libertario) e che
le decisioni venivano prese collettivamente tra i più anziani ed esperti.
Infatti Concordia, Perelli, Pietropaolo, Mantovani, Asara ed
altri appaiono indicati in documenti diversi alternativamente come “comandante
militare” o come “commissario politico”. Indubbiamente incarichi diversi sono
stati rivestiti, nel corso di questi lunghi mesi, in momenti e luoghi diversi
e, come abbiamo visto, dopo l’arresto di Concordia e Pietropaolo il ruolo di Perelli diventa centrale per tutta
l’organizzazione . “ ( Mauro De Agostini- Franco Schirone, Per la rivoluzione sociale…….)
Bibliografia:
Mauro De Agostini- Franco Schirone, Per la rivoluzione sociale.Gli anarchici nella
resistenza a Milano (1943-1945),
zero in condotta, 2015 p. 159
Ai
primi di Aprile del 1945 queste formazioni aderirono, mantenendo la loro
autonomia, nelle brigate socialiste
MATTEOTTI al fine di non restare, alla vigilia ormai della liberazione, troppo isolati politicamente. Nel maggio 1945 a liberazione appena avvenuta il bilancio finale delle loro azioni sia sul piano militare che sociale fu comunque positivo. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Sorvolando sui dettagli o sui fatti minori”, ricorda Il Libertario di Milano, “ gli episodi di natura militare a cui le brigate Malatesta-Bruzzi hanno portato il loro pieno concorso si possono così riassumere: il 25 aprile (1945) una colonna tedesca è disarmata ad Affori …. Lo stabilimento Carlo Erba viene occupato in collaborazione con elementi di altri partiti. Nostri gruppi armati a Porta ticinese procedono a requisizioni di armi”. Il giorno successivo la IV ( ?: L’interrogativo è mio) Brigata Malatesta controlla le vie che conducono alla zona Sempione e Garibaldi, viene occupata quindi la Triplex ed in collaborazione con altri, la radio. “ Ma l’azione delle nostre Brigate non si limita soltanto ad operazioni militari” afferma Il Comunista Libertario del 18 maggio 1945 “ non appena il successo dell’operazione appare assicurato in modo tale da impedire qualsiasi ritorno offensivo delle forze fasciste, l’epurazione viene condotta tenendo presente l’effetto sociale che si deve ottenere”. Generi alimentari e vestiario requisirti, sono destinati alle famiglie povere , sinistrate o vittime della persecuzione fascista. Sono anche requisite alcune ditte appartenenti a noti fascisti e consegnate agli operai che le avevano difese col loro sangue ed il loro lavoro. Le fabbriche , trasformate in cooperative, sono riaperte e la produzione viene subito ripresa con gestione diretta. Altrettanto avviene per la terra. …” ( Italino Rossi, La ripresa del Movimento Anarchico italiano e la….)
Bibliografia: Italino Rossi, La ripresa del Movimento Anarchico italiano e la propagnda orale dal 1943 al 1950, Edizioni Erre Elle, Pistoia 1981, pp. 36-37 .
Brano da commentare: “ Sorvolando sui dettagli o sui fatti minori”, ricorda Il Libertario di Milano, “ gli episodi di natura militare a cui le brigate Malatesta-Bruzzi hanno portato il loro pieno concorso si possono così riassumere: il 25 aprile (1945) una colonna tedesca è disarmata ad Affori …. Lo stabilimento Carlo Erba viene occupato in collaborazione con elementi di altri partiti. Nostri gruppi armati a Porta ticinese procedono a requisizioni di armi”. Il giorno successivo la IV ( ?: L’interrogativo è mio) Brigata Malatesta controlla le vie che conducono alla zona Sempione e Garibaldi, viene occupata quindi la Triplex ed in collaborazione con altri, la radio. “ Ma l’azione delle nostre Brigate non si limita soltanto ad operazioni militari” afferma Il Comunista Libertario del 18 maggio 1945 “ non appena il successo dell’operazione appare assicurato in modo tale da impedire qualsiasi ritorno offensivo delle forze fasciste, l’epurazione viene condotta tenendo presente l’effetto sociale che si deve ottenere”. Generi alimentari e vestiario requisirti, sono destinati alle famiglie povere , sinistrate o vittime della persecuzione fascista. Sono anche requisite alcune ditte appartenenti a noti fascisti e consegnate agli operai che le avevano difese col loro sangue ed il loro lavoro. Le fabbriche , trasformate in cooperative, sono riaperte e la produzione viene subito ripresa con gestione diretta. Altrettanto avviene per la terra. …” ( Italino Rossi, La ripresa del Movimento Anarchico italiano e la….)
Bibliografia: Italino Rossi, La ripresa del Movimento Anarchico italiano e la propagnda orale dal 1943 al 1950, Edizioni Erre Elle, Pistoia 1981, pp. 36-37 .
BREVI CENNI BIOGRAFICI: MARIO ORAZIO PERELLI (1894-1979). Fervente antimilitarista e antinterventista aderì presto all’ anarchismo,. Dopo la prima guerra mondiale collaborò al quotidiano Umanità Nova, in cui coesistevano sia la tendenza comunista che quella individualista, diretto da Errico Malatesta . Fu anche egli coinvolto , pur essendo estraneo al fatto, nella repressione fascio-poliziesca seguita alla “Strage del Diana”. Condannato a vent’anni del carcere, nel 1940 la pena fu commutata con il confino a Ventottene , Ponza e infine Renicci d’ Anghiari, da dove nel 1943 , fuggì con tutti gli altri compagni detenuti ( cfr. post ALFONSO FAILLA , UGO FEDELI ……). Perrelli , insieme a Bruzzi e Pietropaolo, fu tra i primi a organizzare in Lombardia formazioni partigiane . Pur militando , dopo la guerra, in altri partiti, Perelli volle per i suoi funerali bandiere nere anarchiche. ANTONIO PIETROPAOLO ( 1899- 1965) . Nato a Briatrico in Calabria si trasferì presto a Milano. Coinvolto nell’attentato al teatro Diana fu condannato a diciassette anni non per quella strage ma per associazione a delinquere e fabbricazione e trasporto di bombe. Nel 1932 fu liberato in seguito ad un’amnistia e sottoposto a libertà vigilata a Vibo Valentia. Durante la Resistenza organizzo e comandò , sino al suo arresto, una formazione partigiana , la cosiddetta II Malatesta in provincia di Pavia in collegamento con quella di Milano, la cosiddetta I Malatesta. Si distaccò anche lui gradualmente , dopo la guerra, insieme a Perelli e a Germinal Concordia dal movimento anarchico. MARIO MANTOVANI (1897-1977) . Nato a Milano, si impegnò , sin da giovane , nel movimento anarchico e fu arrestato insieme a Perelli per l’ attentato al teatro Diana. Visse durante la dittatura fascista quasi sempre in carcere o al confino. Nel 1943 scappò insieme a Perelli ed altri dal campo di concentramento di Renicci e si recò a Milano. Durante la Resistenza, militò nelle brigate Malatesta-Bruzz, dove svolse importanti incarichi. Dopo la guerra fu uno dei più attivi esponenti della Federazione Anarchica Italiana (FAI) e direttore del settimanale Umanità Nova . GERMINAL CONCORDIA ( 1913- 1980) Pur dovendo interrompere gli studi universitari continuò a studiare come autodidatta e fu influenzato dal pensiero filosofico e politico di Benedetto Croce, che funse, durante il regime, da importante punto di riferimento per quei giovani che non si riconoscevano nell’ideologia fascista. Durante l’occupazione tedesca contribuì ad organizzare formazioni partigiane che confluirono poi con le brigate Malatesta-Bruzzi. Cercò anche di valersi , se ho capito bene , dell’appoggio di quei fascisti, nel 1945, sentendo avvicinarsi la fine del nazi-fascismo , erano, relativamente , disponibili a favorire iniziative resistenziali. Uno di questi casi fu per esempio , secondo Concordia, la liberazione dei detenuti politici rinchiusi, proprio come lui , la Belloria , Pietropaolo, e tanti altri a San Vittore. In effetti il carcere fu liberato dai tedeschi che lo presidiavano, secondo la testimonianza del partigiano Libero Cavalli alla guida della Brigata giovanile delle “Matteotti", il 26 aprile 1945 per un'azione armata condotta dall'esterno del carcere. Secondo il memoriale di Concordia esso avvenne invece un giorno prima per merito di un simultaneo attacco dall’esterno del carcere di San Vittore e da una riuscita rivolta dei detenuti scoppiata con l’aiuto di molte guardie carcerarie italiane, dall’interno. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ …. Con
l’approssimarsi dell’insurrezione tra i detenuti incomincia a maturare il
progetto di impadronirsi del carcere dall’interno. Si può contare
sull’acquiescenza delle guardie carcerarie italiane, molte delle quali, tra cui
il capitano Vetturini e il maresciallo Maiocchi, hanno già offerto i loro servigi alla
Resistenza ed altre si preparano a saltare sul carro del vincitore. L' incognita
è costituita dall’atteggiamento che
assumeranno i tedeschi. Nel frattempo le “Matteotti” sono riuscite a
ristabilire i contatti con l’interno e ricominciano a studiare la possibilità
di un attacco a sorpresa al carcere. “ La sera del 23 aprile” –secondo la
testimonianza di Concordia – incominciarono ad udirsi i primi segni della
battaglia che stava iniziando. Colpi isolati di fucile si alternavano con
scrosci di mitragliatrice e tonfi di bombe a mano” […] I detenuti, con la complicità del
maresciallo Maiocchi,
riescono ad occupare l’armeria ed una parte del carcere. […]
Alle 16 del 25 aprile il carcere è finalmente nelle mani dei partigiani.
“ ( Mauro De Agostini-Franco Schirone, Per la rivoluzione sociale... con frammenti del Memoriale Concordia )
Bibliografia:
Mauro De Agostini- Franco Schirone, Per la rivoluzione sociale.Gli anarchici nella
resistenza a Milano (1943-1945),
zero in condotta 2015, pp. 145-146
Tale data è stata ribadita durante l’intervista con Marilena Dossena, compagna di Concordia, nel video Gli anarchici nella resistenza a cura del " Centro Studi Libertari Archivio Giuseppe Pinelli" in collaborazione con la " Fondazione Anna Kuliscioff "in occasione del 50° Anniversario della Resistenza.
Tale data è stata ribadita durante l’intervista con Marilena Dossena, compagna di Concordia, nel video Gli anarchici nella resistenza a cura del " Centro Studi Libertari Archivio Giuseppe Pinelli" in collaborazione con la " Fondazione Anna Kuliscioff "in occasione del 50° Anniversario della Resistenza.
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