giovedì 28 aprile 2011

ANARCHICINI: LUIGI FABBRI (1877-1935) e LUCE FABBRI ( 1908-2000)

                                                                        

                                                               
                                         LUIGI  FABBRI GIOVANE

LUIGI FABBRI (1877-1935)   fu grandissimo amico di Errico Malatesta. A sedici anni diventò anarchico e nel 1894 subì il suo primo arresto per avere scritto e distribuito un manifestino antimilitarista. Nel 1897 fu condannato per "istigazione a delinquere per mezzo stampa" e dopo il carcere gli fu imposto il domicilio coatto nelle isole di Ponza e di Favignana per 18 mesi. Nel 1903 fondò con PIETRO GORI la rivista quindicinale  Il Pensiero.  (cfr. brano)
 Brano da commentare:  " Fu una rivista quindicinale  redatta - come dice la copertina - da Pietro Gori e Luigi Fabbri. In realtà Gori ch'era appena tornato dall' Argentina, tutto preso da altre forme di propaganda, dalla sua poesia e dalla sua tisi  (ch'egli curava poco e a cui  non sacrificò mai quel che considerava suo dovere, ma che pure diminuiva la sua capacità di lavoro ) scriveva solo un articolo ogni tanto. Tutto il peso della redazione , stampa, amministrazione, spedizione  ricadeva sulle spalle del giovane venticinquenne [ nota mia: Luigi Fabbri], aiutato ben presto, in questi ultimi aspetti del lavoro, dalla sua fidanzata  [Bianca Sbriccoli]  ( Luce, Fabbri, Luigi Fabbri, storia di un uomo libero..)
Bibliografia:  Luce Fabbri, Luigi fabbri storia di un uomo libero, BFS, 1996, 

 L'entusiasmo giovanile  di Fabbri , in quegli anni, è , tra l'altro ben evidenziato da una sua lettera alla fidanzata Bianca Sbriccoli, sua cugina, che fu poi la compagna di tutta la sua vita, in cui le raccontava gli effetti suscitati sul pubblico da una delle sue prime conferenze sull'anarchia (primo brano) , e il commento a questa lettera, dopo la morte del padre, di sua figlia Luce Fabbri (secondo brano) 

Brano da commentare:  1)     E poi t’avrei voluta vicino a me, sabato sera, a Barbasso, villaggio lontano una decina di chilometri da Mantova, dove m’avevano invitato  a  “mangiare il risotto”. E, invece, arrivato lì, ho trovato alle otto e mezzo di sera, un teatrino  del luogo,  specie del teatrino di  Loreto, pieno zeppo di gente che m’ aspettava con impazienza per una conferenza!  Figurati come son rimasto! Ero pallido di spavento … O che potevo dir mai a tutta quella gente, se quelli che m’ avevan  portato lì mi dissero che non si trattava di libero pensiero , ma volevano una conferenza di propaganda? E poi gli appunti del libero pensiero li avevo lasciati a Mantova  … Ero disperato.  […]   Almeno fossero stati tutti anarchici! Mi avrebbero compatito; ma che!  Erano in gran parte socialisti, la maggioranza indifferenti: di anarchici, appena  tre o quattro e una decina venuti da Mantova con noi in legno o in bicicletta. Cara Bianca, ti so dire che avevo paura. C’erano circa un duecento donne, la più parte risaiole, altre contadine, giovani le più, ma anche molte vecchie, e queste stavano tutte sotto il palcoscenico, come ad aspettare la manna dal cielo.  Ebbene, bisogna che te lo dica, me la sono cavata benone! Feci una conferenza di propaganda anarchica, cominciai con lo spiegare come infami siano le calunnie contro di noi, come false le accuse di sanguinari e violenti, parlai con affetto a tutti …;  alla buona, con esempi facili e alla mano, spiegai il danno che fa il governo, il proprietario e il prete, spiegai che bisogna riprendere la roba ai signori, chiudere le chiese, abolire il governo, e che per far tutto questo ci vuole la rivoluzione sociale e che la rivoluzione sociale si può fare con lo sciopero generale, etc. etc. Dissi infine della necessità dell’organizzazione operaia, delle leghe, delle Camere del lavoro , e spiegai infine come sarà organizzata la società anarchica  avvenire. […] E quando la mia critica, ai preti specialmente e ai padroni era un po’ satirica, anzi sarcastica, essi ridevano sottovoce. S’ era stabilita insomma una certa corrente fra  me  e l’uditorio ed io parlavo a loro col cuore in mano e in  certi momenti quasi con le lacrime agli occhi come se - il paragone, Bianca mia, è molto più giusto che tu non immagini-  come se parlassi a te.  ( Lettera di Luigi Fabbri a Bianca , 18 ottobre 1904)  ; 2 )   Chi scriveva questa lettera era un giovane di ventisette anni, pieno dell’ottimismo dei suoi tempi, raddoppiato dall’entusiasmo giovanile, un entusiasmo che abbracciava il mondo e contagiava quanti l’avvicinavano, poi, l’ottimismo è scomparso e l’entusiasmo è rimasto, l’entusiasmo difficile dei momenti bui, più intimo  e meno ingenuo, ma altrettanto ardente “ ( commento a questa lettera di Luigi Fabbri a Bianca di Luce Fabbri)
Bibliografia:  Luce Fabbri, Luigi Fabbri storia di un uomo libero, BFS, 1996, (primo brano)  pp. 65-66  e secondo brano p. 65 nota n. 3
Nel 1908 , trasferitosi da Roma a Jesi,  venne a conoscenza dei nuovi metodi educativi della Scuola Moderna, fondata da FRANCISCO FERRER  e avviò con lui una proficua collaborazione (cfr. brano)
 Brano da commentare: " All'epoca di Jesi   risale il suo carteggio con Francisco Ferrer, che realizzava in Spagna l'esperienza della Scuola Moderna. Il babbo s'interessava allora di problemi pegagogici. Accettò di lavorare per la Lega Internazionale per l' Educazione Razionale dell' Infanzia  e fondò, a lato del "Pensiero" una rivista dal titolo "La Scuola Laica" ispirata alle idee di Ferrer e di cui Ferrer, che la finanziava, aveva la direzione nominale ..." ( Luce Fabbri, Luigi Fabbri. Storia di...)
Bibliografia:  Luce Fabbri, Luigi Fabbri storia di un uomo libero, BFS, 1996, (primo brano)  pp. 65-66  e secondo brano p. 65 nota n. 3
                                                                                      
LUIGI FABBRI QUARANTENNE

 Numerosi furono  gli scritti pedagogici , fondati , in gran parte sulla sua stessa esperienza di maestro elementare. Carriera che si troncò bruscamente , con l’ascesa al potere del fascismo, quando Fabbri rifiutò di giurare , così come Camillo Berneri ed altri , fedeltà  al regime. (cfr. brani)
Brani da commentare:  1)  … Essendomi dovuto occupare , per ragioni personali, in questi ultimi tempi di cose storiche in rapporto alla pedagogia, sono stato colpito da questo fatto, che avevo intuito anche prima , ma che  non avrei mai pensato che fosse matematicamente esatto: che cioè ogni periodo rivoluzionario e di progresso nella storia corrisponde, precede o segue , ad uno sviluppo subitaneo ed intenso delle idee pedagogiche e scolastiche ; mentre ogni periodo d’oscurantismo e di reazione corrisponde sempre ad una quasi  totale trascuratezza ed indifferenza in materia di educazione e di istruzione. [ Inoltre ] abbiamo potuto constatare che la scuola ha trovato i suoi migliori pionieri, i suoi apostoli e i suoi martiri, precisamente negli stessi uomini che si sono distinti, nella scienza o nella politica, nella filosofia o nei movimenti popolari, per la loro ribellione costante ai vecchi dogmi ed alle istituzioni sociali e politiche del loro tempo. Poiché se la fame può essere  ed è spesso un incentivo alla rivolta , vero coefficiente di ribellione, che rende più profonde e fattive le rivoluzioni, è piuttosto la cultura che educa ad un più alto sentimento ideale e morale […] Questa educazione, che insegni agli uomini la bellezza del vivere, si traduce così in una istigazione alla lotta per la conquista del diritto alla  vita, del diritto al pane, al sapere ed alla libertà” (  Luigi  Fabbri, La rivoluzione e la scuola  1911) ; 2) “ La cultura  e la scienza ufficiale di Stato hanno certamente tutta e profonda la nostra avversione ma non perché noi amiamo l’ignoranza, sebbene perché esse sono falsificate, artefatte, snaturate e deviate in modo da divenire strumento di governo e di classe; perché se ne tolgono le nozioni elementari delle scienze esatte impossibili a falsificarsi, nelle scuole, anche elementari, ma più ancora nelle secondarie e superiori, l’insegnamento non è che  un letto di Procuste per la fabbrica di coscienze duttili e serve, di menti che ignorano tutto ciò che non giova a diventare ricchi e potenti  o a rafforzare il dominio di questi”: ( Luigi Fabbri Socialismo e ignoranza in Umanità Nova, 23 marzo 1920 )
Bibliografia: in  Fabrizio Giulietti, Storia degli anarchici italiani in età giolittiana, Franco Angeli, 2012  (primo brano a p. 208 n. 150) e secondo brano a p. 203 n. 125)
  Fabbri, per sfuggire alle sistematiche persecuzioni fasciste e poliziesche , espatriò clandestinamente, rifugiandosi prima in Francia e infine in Sud America, dove la sua influenza sul movimento anarchico di quel continente fu notevole.  Per dare un' idea, anche se parziale, del contenuto dei suoi scritti cito due brani : il primo tratto da L'anarchismo, teoria della rivoluzione  e il secondo da Dittatura e rivoluzione .  (cfr. brani)
Brani da commentare: 1)“ Molti credono che l’anarchia consista solo nell’affermazione rivoluzionaria ed ideale insieme d’una società senza governo, da instaurare in  avvenire, ma senza legame con la realtà attuale; per cui oggi si possa o si debba agire in contraddizione con il fine propostoci, senza scrupoli e senza limiti. Così in attesa dell’anarchia, ieri ci consigliavano provvisoriamente di votare nelle elezioni, come oggi ci propongono di accettare provvisoriamente la dittatura cosiddetta proletaria o rivoluzionaria. Ma niente affatto! Se fossimo anarchici solo nel fine e non nei mezzi, il nostro partito sarebbe inutile; perché la  frase di Bovio che   “ anarchico è il pensiero e verso l’anarchia va la storia” la possono dire ed approvare (come molti infatti dicono di sottoscriverla ) anche coloro che militano in altri partiti di progresso.  Ciò che ci distingue non solo in teoria, ma anche in pratica dagli altri partiti  è che non soltanto noi abbiamo uno scopo anarchico ma anche un movimento anarchico, una metodologia anarchica; in quanto pensiamo che le vie da percorrere, sia durante il periodo preparatorio della propaganda sia in quello rivoluzionario, sono le vie della libertà- La funzione dell’anarchismo non è  tanto di profetare un avvenire di libertà, quanto di prepararlo. Se tutto  l’anarchismo consistesse nella visione lontana d’una società senza Stato, oppure nell’affermare dei diritti individuali, o in una questione puramente spirituale, astratta dalla realtà vissuta e riguardante  solo le singole coscienze, non vi sarebbe alcun bisogno d’un movimento politico e sociale anarchico.[…]  Ma l’anarchismo è un’altra cosa . Non è un mezzo di chiudersi nella  torre d’avorio, sebbene una manifestazione di popolo, proletaria e rivoluzionaria, una partecipazione attiva al movimento di emancipazione umana con criteri e finalità uguaglitarie e libertarie insieme. La  parte più importante del suo programma non consiste soltanto nel sogno, che pur vogliamo che si avveri, d’una società senza padroni e senza governi, ma soprattutto nella concezione libertaria della rivoluzione, della rivoluzione contro lo Stato e non per mezzo dello Stato, della idea che la libertà è non solo il calore vitale che riscalderà il nuovo mondo di domani, ma anche e soprattutto, oggi stesso, un’arma di combattimento contro il vecchio mondo. In questo senso l’anarchia è una vera e propria teoria della rivoluzione. ….”  ( Luigi Fabbri, L’anarchismo, teoria della rivoluzione ) ; 2) “Il governo, e ancor più la dittatura, danneggia la rivoluzione non perché è violenta, ma perché la sua violenza è autoritaria, oppressiva, aggressiva, militarizzata, e non più liberatrice, e non soltanto volta a combattere una violenza opposta.  La violenza è rivoluzionaria, quando è adoperata a liberarsi  dall’oppressione violenta di chi ci sfrutta e ci domina; appena essa si organizza, a sua volta, sulle rovine del vecchio potere, in violenza di governo, in violenza dittatoriale, diventa controrivoluzionaria “  ( da Luigi Fabbri, Dittatura e rivoluzione ) 
 Bibliografia: Primo brano in  Luigi Fabbri, L’anarchismo la libertà, la rivoluzione , Zero in condotta 1997 p. 17, 18, 19. Secondo brano in Gianpietro Berti,  Il pensiero anarchico dal settecento al novecento,  Piero Lacaita 1998  p. 605
                                                                

Ancora interessanti e attuali sono, inoltre,  le  acute riflessioni di Luigi Fabbri sul  fascismo, raccolte nel libro  “ La controrivoluzione preventiva” pubblicate nell’ottobre del 1921 quando, dopo il biennio rosso,  si  fece più feroce e determinato l’assalto fascista contro la classe operaia. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Il fascismo d’azione servì e sfruttò nel tempo stesso la paura borghese del bolscevismo, ma fu anche e soprattutto lo strumento e l’emanazione della riscossa capitalistica contro tutto il  proletariato, dal più acceso al più moderato. In ogni centro, in ogni plaga, il fascismo non assalì infatti con maggior violenza una determinata fazione politica, la stessa ovunque, ritenuta perniciosa al paese, alla patria, ecc. Esso nei suoi giornali dichiarava di voler difendere anche la libertà del proletariato e le sorti della classe operaia. Ma poi in ogni luogo, secondo i fascisti, l’Italia e il proletariato avevano un nemico diverso: precisamente quel partito o quell’organizzazione che in quel dato luogo raccoglieva le maggiori simpatie e le più numerose adesioni dei proletari. Dove, come a Reggio Emilia e Modena, prevalevano le organizzazioni riformiste, si sono assalite queste; a Bologna e a Ferrara le organizzazioni massimaliste unitarie; a Treviso le organizzazioni repubblicane; nel Bergamasco le organizzazioni cattoliche; a Carrara e nel Valdarno le organizzazioni anarchiche; a Piacenza, a Sestri e a Parma le organizzazioni sindacaliste, non escluse quelle già partigiane della guerra e con tendenze dannunziane ; a Torino le organizzazioni comuniste; ed in qualche luogo, come a Padova, perfino degli organismi cooperativi del tutto apolitici e amministrati da uomini dell’ordine.  La furia distruttrice non ha fatto distinzione fra i vari istituti; bastava fossero operai: leghe o camere del lavoro, uffici di collocamento o federazioni, biblioteche o giornali, cooperative di consumo, società operaie di Mutuo Soccorso o circoli di divertimento, caffè ed osterie o Case private.  Innumerevoli sono stati i morti proletari in tutti questi conflitti, nelle numerose aggressioni; e sotto la muta terra il lenzuolo funebre avvolge operai, anch’essi di tutte le idee e di tutte le fedi, cattolici ed anarchici, repubblicani e socialisti, comunisti e riformisti, o indifferenti. L’unica qualità che li ha indicati alla rivoltella omicida è quella di operaio, di lavoratore. Quale prova più evidente che la guerriglia fascista non è fatta contro  questo o quel partito determinato , ma contro la classe operaia come classe?  ( Luigi Fabbri,  La controrivoluzione preventiva , ottobre 1921)
Bibliografia :  Luigi Fabbri,  La controrivoluzione preventiva,  Zero in condotta,  2009 pp. 74-75 

                                   
Luigi Fabbri morì nel 1935 a cinquantotto anni. La sua opera fu continuata dalla figlia Luce, che, tra l'altro, ha scritto sul padre l' illuminante biografia,  "Luigi Fabbri   storia di un uomo libero " , BFS edizioni 1996) . Cito di questo libro, oltre a quelli già citati sopra, due brani , uno, contenuto nel Prologo e l'altro nella Conclusione  ( cfr. brano)

Brano da commentare:  “ ... Non so se riuscirò a " scrivere la sua vita"; mi propongo, sì, di registrare quel che ricordo di lui, quel che m'ha egli stesso raccontato, quello che di lui sono arrivata a sapere attraverso le ricerche che ho potuto compiere. Se da tutto questo verrà fuori una figura viva, sarà una fortuna per me. Ma forse solo ammucchierò materiali per una sintesi futura da parte di chi possa prendere maggior distanza dal tema. Perché per me  il compito è particolarmente difficile: il profilo di un padre tracciato da un figlio è fatalmente viziato dallo sforzo di evitare l'autobiografia . [...] Se cerco di dimenticare che era il babbo (ché questa figura assorbirebbe tutto il resto ) lo vedo come una personalità spiccata, formata sui classici, letti e studiati tanto sui banchi del liceo quanto sul tavolaccio della prigione, fortemente segnata dalla tradizione risorgimentale italiana, maturata dalle persecuzioni e da un'assidua meditazione sui problemi fondamentali della sociologia, e, in un secondo tempo, della pedagogia, arricchita da una sensibilità estetica che gli permetteva di assaporare e di far assaporare la poesia. Aveva una mente  logica, che gl'impediva d'abbandonare un argomento, senza averlo prima sviscerato ed aver previste e confutate tutte le possibili obiezioni, arrivando in questo, a volte, all'eccesso. E, nel fondo di tutto questo, una gran sete di libertà per tutti ed una bontà che mi sembrava senza limiti e che è stata a volte fraintesa. Questi sentimenti l'avevano portato a vivere intensamente la vita collettiva dimenticando spesso la propria ed erano le radici del suo comunismo libertario. Era soprattutto un educatore, anche di se stesso, e concepiva in fondo l’anarchia come una  pedagogia della società , una pedagogia  fondata sul geloso rispetto della personalità individuale, oggi soffocata dalle  strettoie dell’economia di mercato e dal peso della piramide gerarchica. [...]  Scrivo queste ultime righe in giugno del 1995, sessant'anni giusti dopo la sua morte. molte costruzioni gigantesche sono crollate in quest'intervallo. Il suo socialismo, il socialismo libertario, è rimasto intatto ed è l'eredità che il nostro secolo morente lascia alle lotte del secolo XXI. per questo, vorrei esser riuscita a far sentire questa Vita di Luigi Fabbri   come una biografia aperta verso il futuro." “( da Luce Fabbri,  Luigi Fabbri. Storia di un uomo libero ( 1996) 
 Bibliografia:  in Luce Fabbri, Luigi Fabbri, storia di un uomo libero, BFS 1996, pp. 13-14 e pp. 218-219                                                                       
                                                                   LUCE FABBRI                                                   



 LUCE FABBRI (1908-2000) figlia di Luigi Fabbri e di Bianca Sbriccoli ricevette fin da piccola un’educazione libertaria, davvero anomala per quei tempi (cfr. brano). 
Brano da commentare: “ Il periodo della mia infanzia, trascorso dal  1915 al 1922 vicino a Bologna, a Corticella, una frazione di Bologna, alla fine della guerra fu abbastanza cupo, potremmo dire luminoso nell’ambito familiare, ma con   sensazione incombente di tragedia… La guerra pesava moltissimo, soprattutto in casa, perché in casa si viveva  quello che succedeva fuori, ad esempio arrivavano i disertori, vicino a Bologna, tra Faenza, Forlì e Ravenna, c’erano le bande di disertori che avevano lasciato il fronte per motivi ideologici… Vivevano clandestinamente , appoggiati dai contadini, e ogni tanto qualcuno di loro veniva a trovarci. Ricordo che eravamo continuamente vigilati dalla polizia…sapevano che mio padre era contro la guerra .  Ricordo che quelle visite mi impressionavano moltissimo…”  ( in Margareth Rago, Tra la storia e la libertà ….)
 Nel 1925 , a diciasette  anni,  scrisse un articolo intitolato Scienza, filosofia e anarchismo , con lo pseudonimo di  Epicari, nome di una schiava romana, citata tra gli altri da Tacito e da Giovanni Boccaccio,  che partecipò a una congiura contro Nerone, e che pur sottoposta a tortura non fece il nome degli altri congiurati. Da questo articolo pubblicato su Pensiero e Volontà nacque un dibattito  su Pensiero e Volontà con Errico Malatesta. In quello scritto Luce Fabbri dette una sua definizione dell’anarchia a cui restò sostanzialmente fedele  per tutta la vita.  (cfr. brano)
Brano da commentare: “ A me sembra che la meta finale debba essere l’anarchia, meta d’altronde troppo vasta, o meglio, infinita, perché l’anarchia, per lo meno la mia, non ha un programma limitato, ma è una concezione che senza essere vaga, lascia libero il campo al progresso in tutte le sue forme; molto di più di un punto fisso a cui si deve arrivare, piuttosto una strada da seguire, circondata da ostacoli insuperabili, ma senza limiti di estensione, che permetta di avanzare verso l’infinito per avvicinarsi ogni giorno di più a quella perfezione che tutti siamo rassegnati a non raggiungere” ( in Margareth Rago, Tra la storia e la libertà ….)
Finito il liceo si iscrisse alla Facoltà di Lettere all’Università di Bologna , dove come docente di filosofia, ebbe il socialista RODOLFO MONDOLFO, verso cui, per tutti gli anni universitari, provò oltre che  una grande ammirazione anche un profondo affetto. Nel 1928 si laureò, sempre con il sostegno di Mondolfo, in lettere con una tesi sull’ opera geografica di  Elisée Reclus, in cui non fece mistero delle sue tendenze libertarie, provocando l’irritazione del Decano, che presiedeva la cerimonia della discussione della tesi, e che non potendo respingere quella tesi ben fatta, rifiutò comunque di concederle la lode. 


LUCE FABBRI  e  GIUSEPPE PERETTI

Intanto i suoi genitori erano entrambi fuggiti clandestinamente  all’estero e adesso Luce, avendo terminato i suoi studi, si apprestò a raggiungerli, tramite la stessa rete clandestina che aveva aiutato  la mamma Bianca Sbriccoli ad espatriare col passaporto falso intestato a Rosa Salvadé . (cfr. brano)
Brani da commentare : 1) “ Ero partita dall’Italia due mesi dopo la laurea. Passai la frontiera tranquillamente in treno con Peretti che conobbi in quell’occasione e in veste di sua moglie.  Figuravo nel suo passaporto come Maria Lepori in Peretti di 25 anni. Ci sarebbero molte cose da raccontare, ma faccio la storia di mio padre e non la mia. Aggiungo solo che Peretti, cittadino svizzero e buon alpinista, aiutò a passare la frontiera molti antifascisti, in treno o per la montagna, ed ebbe sul suo passaporto più mogli che il gran pascià. “ ( Luce Fabbri, Luigi Fabbri . Storia di un uomo libero …) ; 2) Luce arrivò a Milano, a casa di un cugino di Luigi in un clima di grande tensione, clandestinamente, in attesa di nuovi contatti debitamente organizzati dai compagni. Quando si fece sera, ricevette la visita di un signore che le disse senza molti giri di parole: “ Signorina, io sono suo marito” Mi fece vedere il passaporto … c’era la mia foto, Maria Lepori in Peretti … c’era la mia foto , ero io! Mi disse: “ Lei è nata il tale giorno alla tale ora …”  […]  Io sposata! Di notte, siccome era inverno, alle sette di sera, iniziai a ripetermi le date e il cugino mi interrogava sulla lezione:  “Come ti chiami?” “ Maria Lepori”. “ Dove sei nata?” “A Peretti”. “ No!” mi gridava “ A Peretti, no, quello è il cognome da sposata ! “ . Più tardi, Luce prese il treno per Bellinzona, in Svizzera, accanto a Giuseppe Peretti che già l’anno prima era riuscito a far passare la frontiera a Bianca.  “ C’erano dei contadini del sud che andavano verso la frontiera (seduti accanto a me) avevo una paura! Presentarmi alle autorità… Lui era molto tranquillo, era cittadino svizzero, ma comunque… Beh, la contadina al mio fianco mi chiese “ Lei è sua figlia?” “ No”, risposi, “ sono sua moglie”.  “ Così giovane?” “ Sì ho  venticinque anni” .  Peretti aveva già fatto passare il confine a molti fuggiaschi, uomini e donne , perché riusciva ad ottenere passaporti falsi. “ Li faceva passare dalle montagne, era un alpinista … Ci furono degli svizzeri che dettero un grande aiuto, c’erano dei comitati d’aiuto e i compagni erano molto bravi. Il cugino di mio padre, che era socialista, disse : “Ah, voi anarchici! Come siete organizzati! Noi socialisti non abbiamo niente di simile per passare la frontiera!...”  ( Margareth Rago, Tra la storia e la libertà.Luce Fabbri e ……….. ); 3)«Conobbi Nino Napolitano a Bellinzona nel dicembre 1928, il giorno dopo d'aver passata clandestinamente la frontiera italo-svizzera; era con la sua Celeste a casa di Gagliardi, un vecchio compagno amico di Malatesta e di mio padre, morto da poco, la cui famiglia ne continuava la tradizione di larga e cordiale ospitalità. Non ho più dimenticato quel piccolo nucleo di Bellinzona: la signora Gagliardi [Rosalia Griffith, nata Fagandini], Antonietta, Bonaria e il buon Peretti che, con calmo e apparentemente spensierato coraggio, traghettava gli antifascisti in fuga e ne proteggeva, con la fermezza dei forti, i primi passi...». (  Ricordo di Luce Fabbri  nell’ Adunata dei refrattari )

Bibliografia: Primo brano: Luce Fabbri.  Luigi Fabbri ,Storia di un uomo libero, BFS 196 p. 170;   Secondo brano : Margareth Rago, Tra la storia e la libertà.Luce Fabbri e l’anarchismo contemporaneo,  Zero in condotta, 2008  p. 69. Terzo brano in  Peretti Giuseppe,, in Cantiere  Biografico degli Anarchici in Svizzera   http://www.anarca-bolo.ch/cbach/biografie.php?id=640


LUCE FABBRI E  ERMACORA CRESSATI





Da Parigi i Fabbri si recarono poi in  Sud-America  e si stabilirono  definitivamente a  Montevideo.   Luce Fabbri , dopo la morte del padre,  diresse la rivista Studi Sociali , sino al 1946. Nel 1936 sposò ERMACORA CRESSATI (1900- 1970) con cui condivise per circa un trentennio idee e lotte e da cui ebbe una bambina, Luisa. Comune fu il loro impegno nel sostenere , partecipando a vari comitati di soccorso e di propaganda, la rivoluzione sociale spagnola. nel sostenere , partecipando a vari comitati di soccorso e di propaganda, la rivoluzione sociale spagnola. In stretto contatto con alcuni protagonisti/e anarchici/e e socialisti/e libertari/e sia spagnoli che stranieri che combattevano, in Spagna, contro i golpisti, sostenuti  dai nazi-fascisti  italiani e tedeschi, di cui raccolse testimonianze dirette, Luce  Fabbri pubblicò nel 1937 sotto lo pseudonimo di Luz D’Alba,  19 de julio. Antologia de la revolucion espanola.
Dopo avere insegnato storia per molti anni   nelle scuole secondarie ( ad eccezione del periodo della dittatura militare dal 1970 al 1985) infine ottenne la cattedra di Letteratura Italiana all’Università di Montevideo, sempre  mettendo in pratica  sia nell’esperienza scolastica che in quella universitaria, la sua idea base di insegnamento, (pur tenendo conto ovviamente delle specifiche differenze tra i due livelli di studio).  (cfr. brano)

Brano da documentare: “  Il principale oggetto dell’educazione è creare condizioni perché lo studente scopra l’eroe che è in sé, spogliandolo dei falsi idoli collettivi che gli vengono ripetutamente imposti in maniera superficiale, tramite una narrativa a basso prezzo fatta di storielle. […] C’è  una permanente gioventù del maestro in questo continuo sforzo di autoeducazione per favorire l’autoeducazione dei suoi alunni, per essere capace di ricevere nello stesso momento in cui si dà […] La vita di relazione è un servizio reciproco e a questo dobbiamo orientare il nostro insegnamento, tanto quello formativo quanto quello informativo” ( Luce Fabbri de Cressatti, Fines de la  Ensenanza Secundaria (1) in  Anales del  Instittuto de Profesores  Antigas 1959-1960 nn. 4-5 p. 4 e 6”  p. 196

Bibliografia: Margareth Rago, Tra la storia e la libertà.Luce Fabbri e l’anarchismo contemporaneo,  Zero in condotta, 2008  p. 69


                                                                
Donna di grande cultura e docente di letteratura italiana all’Università di Montevideo    scrisse numerosi saggi storico-politici e di argomento letterario. . In Italia , alla fine degli anni  Novanta è stata pubblicata la raccolta di alcuni dei suoi articoli  con il titolo  di " Una strada concreta verso l'utopia. itinerario anarchico di fine millennio " ; dove risalta, in modo chiaro,  un' idea dinamica dell' anarchismo (cfr. primo brano) . Mi limito qui a citare   due brevi brani tratti da quel libro. (cfr. secondo brano)
Brani da commentare:  1) “ … L’anarchismo si pone l’ obiettivo dell’abolizione dello  Stato, che è un punto finale che conserva la sua validità indipendentemente dal fatto se si può raggiungere totalmente oppure no. Io ritengo che ogni posizione ideale è un’utopia, non si può realizzare come è stata concepita, nelle condizioni ideali in cui è stata concepita . Una teoria è sempre relativizzata dalle circostanze concrete. Penso che l’ anarchismo non sfugga a questo: esso non può realizzarsi così come noi lo concepiamo, nei termini di un fine ideale, ma possiamo solo avvicinarci a tale fine il più possibile. Nei  limiti in cui tutto è possibile, cioè nei limiti di un’approssimazione, di un avvicinamento, penso che l’anarchia sia realizzabile. Ma l’importanza del nostro movimento non sta solo nella sua capacità realizzatrice; sta anche e forse soprattutto nel suo compito attuale e permanente di testimone d’una esigenza invincibile dell’essere umano, sta nella sua presenza attiva e inquietante, che agisce come pungolo nel senso d’una sempre maggiore libertà, identificata ( e non in contrasto) con una sempre maggiore giustizia. ” ( Intervista realizzata da Gianpiero Landi a Luce Fabbri e pubblicata su A rivista anarchica n. 95, ottobre 1981)  ; 2) “ Una società libera non può che essere pluralista e sperimentale. La via da seguire consiste nel coordinare a tutti i livelli senza subordinare. La nuova tecnologia della comunicazione e  dell’informazione, utilizzata nella sua duplice direzione naturale (adesso divide artificialmente gli  esseri in emittenti e riceventi) può essere di grande aiuto, tanto sul terreno della partecipazione di tutti nelle decisioni relative alla produzione e distribuzione, quanto sull’ altro più delicato, dell’educazione delle nuove generazioni, una educazione nella quale l’educando sia protagonista. Quest’ultima attività, considerata dai marxisti e - incoscientemente - dai conservatori, come sovrastrutturale, è invece il “terreno di coltura” dei valori intimi e continuativi della società, specialmente adesso che l’insegnamento tende a trasformarsi da preparatorio a permanente. E sappiamo per esperienza che può essere autogestionario. Per questa profonda rivoluzione, che inizia nel più intimo di tutti noi, i mezzi possono essere diversi, adeguati alle circostanze e alle possibilità, ma c’è un ‘arma di cui si avrà bisogno in qualsiasi caso: la tolleranza.  Intransigenti di fronte all’oppressione  e all’ingiustizia, dobbiamo imparare ad essere tolleranti verso coloro che sinceramente dissentono da noi e comprensivi verso le imperfezioni inerenti alla natura umana. Nella nostra ricerca, nella nostra esigenza di una libertà e di una giustizia sempre maggiori, non saremo mai soddisfatti, ma saremo anche coscienti del fatto che non esiste giustizia assoluta, né libertà assoluta, né verità assoluta. Dobbiamo liberarci interiormente da ogni dogma”  ( tratto da  Luce Fabbri:Il socialismo anarchico oggi” O.L. n. 14, novembre 1990
Bibliografia: Primo brano  e secondo brano in Luce Fabbri, Una strada concreta verso l’utopia, Samizdat, 1998,  pp.  25-26 e p. 90
Nel 1948 Luce Fabbri scrisse  un libro intitolato El totalitarismo entre les dos guerras  (1948) e chi l’ha letto ( per es. Margareth Rago, op. cit.) l’ ha sempre comparato positivamente con il saggio, molto più famoso e soprattutto  pubblicato in Italia,  di  Hannah Arendt,  The Origins of Totalitarism, 1951 (cfr. brano)
Brano da commentare: “ La lettura di questi testi mi porta ad accostare Luce ad un’altra libera pensatrice del periodo, la cui traiettoria di vita rivela molte somiglianze con la sua, nonostante siano molte anche le differenze. […] “ La militarizzazione della vita”, la disciplina del corpo, dei gesti, dei comportamenti, la formazione di gusti e valori, saranno temi ricorrenti nelle due autrici, anche se partivano da prospettive diverse, più teoriche nella Arendt e più storiche nella Fabbri. […] Diversamente dalla filosofa ebrea, che non si impegnò politicamente nei gruppi di sinistra, in quanto per lei la ”questione ebraica” aveva occupato maggiore importanza rispetto alla “questione sociale”, Luce, cresciuta nel seno del movimento operaio e anarchico, si formò con una profonda fiducia nella capacità  trasformatrice dell’essere umano. “ Ho avuto un’esperienza meno amara” mi ha detto Luce quando le ho parlato di questo mio confronto tra loro “.

 Bibliografia:   Margarethe Rago, Tra la storia e la libertà. Luce Fabbri e l’anarchismo contemporaneo,  Zero in condotta,  2008 p. 140 e 143.


 Infine nel concludere il suo libro biografico su Luce Fabbri la sua biografa, Margarethe Rago pone in rilievo l'importanza di questa pensatrice  all'interno dell'anarchismo contemporaneo (cfr. brano)
Brano da commentare:     …. Tutti questi esempi rivelano una Luce profondamente inquieta e problematica da buona anarchica, sovversiva soprattutto nel campo delle idee.  Raramente la pensatrice libertaria ha accettato un’ idea senza farla passare attraverso il setaccio della ragione, ed è in questo senso che si può affermare  che per lei “cultura è libertà”. Un modo caratteristico di lavorare, domandandosi se non avrebbe potuto essere diverso, se lo avessimo proposto in un altro modo, rifiutando i quadri esplicativi già preparati, o i concetti finiti, con cui si opera. In questo senso, ha ampliato il campo di riflessione delle stesso anarchismo, in quanto sistema filosofico, come lei affermava già negli anni Venti , progetto rivoluzionario nella sua dimensione storica. Il suo lavoro, segnato da un’inquietante ricerca della libertà , risponde alla necessità di fondamenta e di sviluppo teorico dell’anarchismo, che al contrario del marxismo non ebbe tanti intellettuali e teorici che vi si dedicarono, dato che non venne pensato come una scienza e nemmeno come una filosofia, come vediamo nel dibattito  Luce-Malatesta. Credo pertanto che l’anarchismo contemporaneo sia impensabile senza le sue riflessioni, essendo Luce senza dubbio non una delle sue principali interpreti, ma la principale, lungo tutto il XX secolo. … “ ( Margareth Rago, Tra la storia e la libertà. Luce Fabbri e l'anarchismo contemporaneo……… ) 
Bibliografia: Margareth Rago, Tra la storia e la libertà. Luce Fabbri e l’anarchismo contemporaneo , Zero in condotta,  2008 p. 288
 
 



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