LUIGI FABBRI GIOVANE
LUIGI FABBRI (1877-1935) fu grandissimo amico di Errico Malatesta. A sedici anni diventò anarchico e nel 1894 subì il suo primo arresto per avere scritto e distribuito un manifestino antimilitarista. Nel 1897 fu condannato per "istigazione a delinquere per mezzo stampa" e dopo il carcere gli fu imposto il domicilio coatto nelle isole di Ponza e di Favignana per 18 mesi. Nel 1903 fondò con PIETRO GORI la rivista quindicinale Il Pensiero. (cfr. brano)
Brano da commentare: " Fu una rivista quindicinale redatta - come dice la copertina - da Pietro Gori e Luigi Fabbri. In realtà Gori ch'era appena tornato dall' Argentina, tutto preso da altre forme di propaganda, dalla sua poesia e dalla sua tisi (ch'egli curava poco e a cui non sacrificò mai quel che considerava suo dovere, ma che pure diminuiva la sua capacità di lavoro ) scriveva solo un articolo ogni tanto. Tutto il peso della redazione , stampa, amministrazione, spedizione ricadeva sulle spalle del giovane venticinquenne [ nota mia: Luigi Fabbri], aiutato ben presto, in questi ultimi aspetti del lavoro, dalla sua fidanzata [Bianca Sbriccoli] ( Luce, Fabbri, Luigi Fabbri, storia di un uomo libero..)
Bibliografia: Luce Fabbri, Luigi fabbri storia di un uomo libero, BFS, 1996,
L'entusiasmo giovanile di Fabbri , in quegli anni, è , tra l'altro ben evidenziato da una sua lettera alla fidanzata Bianca Sbriccoli, sua cugina, che fu poi la compagna di tutta la sua vita, in cui le raccontava gli effetti suscitati sul pubblico da una delle sue prime conferenze sull'anarchia (primo brano) , e il commento a questa lettera, dopo la morte del padre, di sua figlia Luce Fabbri (secondo brano)
Brano da commentare: " Fu una rivista quindicinale redatta - come dice la copertina - da Pietro Gori e Luigi Fabbri. In realtà Gori ch'era appena tornato dall' Argentina, tutto preso da altre forme di propaganda, dalla sua poesia e dalla sua tisi (ch'egli curava poco e a cui non sacrificò mai quel che considerava suo dovere, ma che pure diminuiva la sua capacità di lavoro ) scriveva solo un articolo ogni tanto. Tutto il peso della redazione , stampa, amministrazione, spedizione ricadeva sulle spalle del giovane venticinquenne [ nota mia: Luigi Fabbri], aiutato ben presto, in questi ultimi aspetti del lavoro, dalla sua fidanzata [Bianca Sbriccoli] ( Luce, Fabbri, Luigi Fabbri, storia di un uomo libero..)
Bibliografia: Luce Fabbri, Luigi fabbri storia di un uomo libero, BFS, 1996,
L'entusiasmo giovanile di Fabbri , in quegli anni, è , tra l'altro ben evidenziato da una sua lettera alla fidanzata Bianca Sbriccoli, sua cugina, che fu poi la compagna di tutta la sua vita, in cui le raccontava gli effetti suscitati sul pubblico da una delle sue prime conferenze sull'anarchia (primo brano) , e il commento a questa lettera, dopo la morte del padre, di sua figlia Luce Fabbri (secondo brano)
Brano da
commentare: 1) “ … E poi t’avrei voluta vicino a me, sabato
sera, a Barbasso, villaggio lontano una decina di chilometri da Mantova, dove
m’avevano invitato a “mangiare il risotto”. E, invece, arrivato
lì, ho trovato alle otto e mezzo di sera, un teatrino del luogo,
specie del teatrino di
Loreto, pieno zeppo di gente che m’
aspettava con impazienza per una conferenza! Figurati come son rimasto! Ero pallido di
spavento … O che potevo dir mai a tutta quella gente, se quelli che m’ avevan
portato lì mi dissero che non si
trattava di libero pensiero , ma volevano una conferenza di propaganda? E poi
gli appunti del libero pensiero li avevo lasciati a Mantova … Ero disperato. […] Almeno fossero stati tutti anarchici! Mi
avrebbero compatito; ma che! Erano in
gran parte socialisti, la maggioranza indifferenti: di anarchici, appena tre o quattro e una decina venuti da Mantova
con noi in legno o in bicicletta. Cara Bianca, ti so dire che avevo paura.
C’erano circa un duecento donne, la più parte risaiole, altre contadine,
giovani le più, ma anche molte vecchie, e queste stavano tutte sotto il
palcoscenico, come ad aspettare la manna dal cielo. Ebbene,
bisogna che te lo dica, me la sono cavata benone! Feci una
conferenza di propaganda anarchica, cominciai con lo spiegare come infami siano
le calunnie contro di noi, come false le accuse di sanguinari e violenti,
parlai con affetto a tutti …; alla
buona, con esempi facili e alla mano, spiegai il danno che fa il governo, il
proprietario e il prete, spiegai che bisogna riprendere la roba ai signori,
chiudere le chiese, abolire il governo, e che per far tutto questo ci vuole la
rivoluzione sociale e che la rivoluzione sociale si può fare con lo sciopero
generale, etc. etc. Dissi infine della necessità dell’organizzazione operaia,
delle leghe, delle Camere del lavoro
, e spiegai infine come sarà organizzata
la società anarchica avvenire.
[…] E quando la mia critica, ai preti specialmente e ai padroni era un po’
satirica, anzi sarcastica, essi ridevano sottovoce. S’ era stabilita insomma una
certa corrente fra me e l’uditorio ed io parlavo a loro col cuore
in mano e in certi momenti quasi con
le lacrime agli occhi come se - il paragone, Bianca mia, è molto più giusto che
tu non immagini-
come se parlassi a te. ( Lettera di Luigi Fabbri a Bianca ,
18 ottobre 1904) ; 2 ) “ Chi scriveva questa lettera era un giovane di
ventisette anni, pieno dell’ottimismo dei suoi tempi, raddoppiato
dall’entusiasmo giovanile, un entusiasmo che abbracciava il mondo e contagiava
quanti l’avvicinavano, poi, l’ottimismo è scomparso e l’entusiasmo è rimasto,
l’entusiasmo difficile dei momenti bui, più intimo e meno ingenuo, ma altrettanto ardente “ ( commento a questa lettera di
Luigi Fabbri a Bianca di Luce Fabbri)
Bibliografia: Luce
Fabbri, Luigi Fabbri storia di un uomo libero, BFS, 1996, (primo
brano) pp. 65-66 e secondo brano p. 65 nota n. 3
Nel 1908 , trasferitosi da Roma a Jesi, venne a conoscenza dei nuovi metodi educativi della Scuola Moderna, fondata da FRANCISCO FERRER e avviò con lui una proficua collaborazione (cfr. brano)
Brano da commentare: " All'epoca di Jesi risale il suo carteggio con Francisco Ferrer, che realizzava in Spagna l'esperienza della Scuola Moderna. Il babbo s'interessava allora di problemi pegagogici. Accettò di lavorare per la Lega Internazionale per l' Educazione Razionale dell' Infanzia e fondò, a lato del "Pensiero" una rivista dal titolo "La Scuola Laica" ispirata alle idee di Ferrer e di cui Ferrer, che la finanziava, aveva la direzione nominale ..." ( Luce Fabbri, Luigi Fabbri. Storia di...)
Bibliografia: Luce
Fabbri, Luigi Fabbri storia di un uomo libero, BFS, 1996, (primo
brano) pp. 65-66 e secondo brano p. 65 nota n. 3
Fabbri, per sfuggire alle sistematiche
persecuzioni fasciste e poliziesche , espatriò clandestinamente, rifugiandosi
prima in Francia e infine in Sud America, dove la sua influenza sul movimento
anarchico di quel continente fu notevole. Per dare un' idea, anche se parziale, del contenuto dei suoi scritti cito due brani : il primo tratto da L'anarchismo, teoria della rivoluzione e il secondo da Dittatura e rivoluzione . (cfr. brani)
LUIGI FABBRI QUARANTENNE |
Numerosi
furono gli scritti pedagogici , fondati , in gran parte sulla sua stessa
esperienza di maestro elementare. Carriera che si troncò bruscamente , con
l’ascesa al potere del fascismo, quando Fabbri rifiutò di giurare , così come
Camillo Berneri ed altri , fedeltà al regime. (cfr. brani)
Brani
da commentare: 1) … Essendomi dovuto occupare , per ragioni
personali, in questi ultimi tempi di cose storiche in rapporto alla pedagogia,
sono stato colpito da questo fatto, che avevo intuito anche prima , ma che non avrei mai pensato che fosse
matematicamente esatto: che cioè ogni periodo rivoluzionario e di progresso
nella storia corrisponde, precede o segue , ad uno sviluppo subitaneo ed
intenso delle idee pedagogiche e scolastiche ; mentre ogni periodo
d’oscurantismo e di reazione corrisponde sempre ad una quasi totale trascuratezza ed indifferenza in
materia di educazione e di istruzione. [ Inoltre ] abbiamo potuto constatare
che la scuola ha trovato i suoi migliori pionieri, i suoi apostoli e i suoi
martiri, precisamente negli stessi uomini che si sono distinti, nella scienza o
nella politica, nella filosofia o nei movimenti popolari, per la loro
ribellione costante ai vecchi dogmi ed alle istituzioni sociali e politiche del
loro tempo. Poiché se la fame può essere
ed è spesso un incentivo alla rivolta , vero coefficiente di ribellione,
che rende più profonde e fattive le rivoluzioni, è piuttosto la cultura che
educa ad un più alto sentimento ideale e morale […] Questa educazione, che
insegni agli uomini la bellezza del vivere, si traduce così in una istigazione
alla lotta per la conquista del diritto alla vita,
del diritto al pane, al sapere ed alla libertà” ( Luigi
Fabbri, La rivoluzione e la scuola 1911) ; 2) “ La cultura e la scienza ufficiale di Stato hanno
certamente tutta e profonda la nostra avversione ma non perché noi amiamo
l’ignoranza, sebbene perché esse sono falsificate, artefatte, snaturate e deviate in modo da
divenire strumento di governo e di classe; perché se ne tolgono le nozioni
elementari delle scienze esatte impossibili a falsificarsi, nelle scuole, anche
elementari, ma più ancora nelle secondarie e superiori, l’insegnamento non è che un letto di Procuste per la fabbrica di coscienze duttili e
serve, di menti
che
ignorano tutto ciò che non giova a diventare ricchi e potenti o a rafforzare il dominio di questi”: ( Luigi
Fabbri Socialismo e ignoranza in Umanità
Nova, 23
marzo 1920 )
Bibliografia: in
Fabrizio Giulietti, Storia
degli anarchici italiani in età giolittiana, Franco Angeli, 2012 (primo brano a p. 208 n. 150) e secondo brano
a p. 203 n. 125)
Brani
da commentare: 1)“ Molti credono che l’anarchia
consista solo nell’affermazione rivoluzionaria ed ideale insieme d’una società
senza governo, da instaurare in avvenire, ma senza legame con la realtà
attuale; per cui oggi si possa o si debba agire in contraddizione con il fine
propostoci, senza scrupoli e senza limiti. Così in attesa dell’anarchia, ieri
ci consigliavano provvisoriamente di votare nelle elezioni, come oggi ci
propongono di accettare provvisoriamente la dittatura cosiddetta proletaria o
rivoluzionaria. Ma niente affatto! Se fossimo anarchici solo nel fine e non nei
mezzi, il nostro partito sarebbe inutile; perché la frase di Bovio che “
anarchico è il pensiero e verso l’anarchia va la storia” la possono dire ed
approvare (come molti infatti dicono di sottoscriverla ) anche coloro che
militano in altri partiti di progresso. Ciò che ci distingue non solo in
teoria, ma anche in pratica dagli altri partiti è che non soltanto noi
abbiamo uno scopo anarchico ma anche un movimento anarchico, una metodologia
anarchica; in quanto pensiamo che le vie da percorrere, sia durante il periodo
preparatorio della propaganda sia in quello rivoluzionario, sono le vie della
libertà- La funzione dell’anarchismo non è tanto di profetare un avvenire
di libertà, quanto di prepararlo. Se tutto l’anarchismo consistesse nella
visione lontana d’una società senza Stato, oppure nell’affermare dei diritti
individuali, o in una questione puramente spirituale, astratta dalla realtà
vissuta e riguardante solo le singole coscienze, non vi sarebbe alcun
bisogno d’un movimento politico e sociale anarchico.[…] Ma l’anarchismo è
un’altra cosa . Non è un mezzo di chiudersi nella torre d’avorio, sebbene
una manifestazione di popolo, proletaria e rivoluzionaria, una partecipazione
attiva al movimento di emancipazione umana con criteri e finalità uguaglitarie e libertarie insieme.
La parte più importante del suo programma non consiste soltanto nel
sogno, che pur vogliamo che si avveri, d’una società senza padroni e senza
governi, ma soprattutto nella concezione libertaria della rivoluzione, della
rivoluzione contro lo Stato e non per mezzo dello Stato, della idea che la
libertà è non solo il calore vitale che riscalderà il nuovo mondo di domani, ma
anche e soprattutto, oggi stesso, un’arma di combattimento contro il vecchio
mondo. In questo senso l’anarchia è una vera e propria teoria della
rivoluzione. ….” ( Luigi Fabbri, L’anarchismo, teoria
della rivoluzione ) ; 2) “Il governo, e ancor più la dittatura, danneggia la rivoluzione
non perché è violenta, ma perché la sua violenza è autoritaria, oppressiva,
aggressiva, militarizzata, e non più liberatrice, e non soltanto volta a
combattere una violenza opposta. La
violenza è rivoluzionaria, quando è adoperata a liberarsi dall’oppressione violenta di chi ci sfrutta e
ci domina; appena essa si organizza, a sua volta, sulle rovine del vecchio
potere, in violenza di governo, in violenza dittatoriale, diventa
controrivoluzionaria “ ( da Luigi
Fabbri, Dittatura e rivoluzione ) ;
Bibliografia: Primo
brano in Luigi Fabbri, L’anarchismo la libertà, la rivoluzione , Zero in condotta 1997
p. 17, 18, 19. Secondo brano in Gianpietro Berti, Il pensiero
anarchico dal settecento al novecento, Piero Lacaita
1998 p.
605
Ancora interessanti e attuali sono, inoltre, le
acute riflessioni di Luigi Fabbri sul fascismo, raccolte nel libro
“ La controrivoluzione
preventiva” pubblicate nell’ottobre del 1921 quando, dopo il biennio
rosso, si fece più feroce e determinato l’assalto fascista contro
la classe operaia. (cfr. brano)
Brano
da commentare: “ Il fascismo d’azione servì e sfruttò nel tempo stesso la paura
borghese del bolscevismo, ma fu anche e soprattutto lo strumento e l’emanazione
della riscossa capitalistica contro tutto il proletariato, dal più acceso
al più moderato. In ogni centro, in ogni plaga, il fascismo non assalì infatti
con maggior violenza una determinata fazione politica, la stessa ovunque,
ritenuta perniciosa al paese, alla patria, ecc. Esso nei suoi giornali
dichiarava di voler difendere anche la libertà del proletariato e le sorti
della classe operaia. Ma poi in ogni luogo, secondo i fascisti, l’Italia e il
proletariato avevano un nemico diverso: precisamente quel partito o
quell’organizzazione che in quel dato luogo raccoglieva le maggiori simpatie e
le più numerose adesioni dei proletari. Dove, come a Reggio Emilia e Modena,
prevalevano le organizzazioni riformiste, si sono assalite queste; a Bologna e
a Ferrara le organizzazioni massimaliste unitarie; a Treviso le organizzazioni
repubblicane; nel Bergamasco le organizzazioni cattoliche; a Carrara e nel
Valdarno le organizzazioni anarchiche; a Piacenza, a Sestri e a Parma le
organizzazioni sindacaliste, non escluse quelle già partigiane della guerra e
con tendenze dannunziane ; a Torino le organizzazioni comuniste; ed in qualche
luogo, come a Padova, perfino degli organismi cooperativi del tutto apolitici e
amministrati da uomini dell’ordine. La furia distruttrice non ha fatto
distinzione fra i vari istituti; bastava fossero operai: leghe o camere del
lavoro, uffici di collocamento o federazioni, biblioteche o giornali,
cooperative di consumo, società operaie di Mutuo Soccorso o circoli di
divertimento, caffè ed osterie o Case private. Innumerevoli sono stati i
morti proletari in tutti questi conflitti, nelle numerose aggressioni; e sotto
la muta terra il lenzuolo funebre avvolge operai, anch’essi di tutte le idee e
di tutte le fedi, cattolici ed anarchici, repubblicani e socialisti, comunisti
e riformisti, o indifferenti. L’unica qualità che li ha indicati alla
rivoltella omicida è quella di operaio, di lavoratore. Quale prova più evidente
che la guerriglia fascista non è fatta contro questo o quel partito
determinato , ma contro la classe operaia come classe? ( Luigi Fabbri,
La controrivoluzione preventiva , ottobre 1921)
Bibliografia : Luigi Fabbri, La
controrivoluzione preventiva, Zero in condotta, 2009 pp. 74-75
Luigi Fabbri morì nel 1935 a cinquantotto anni. La
sua opera fu continuata dalla figlia Luce, che, tra l'altro, ha scritto sul padre l' illuminante biografia, "Luigi Fabbri storia di un uomo libero " , BFS edizioni 1996) . Cito di questo libro, oltre a quelli già citati sopra, due brani , uno, contenuto nel Prologo e l'altro nella Conclusione ( cfr. brano)
Brano da commentare: “ ... Non so se riuscirò a " scrivere la sua vita"; mi propongo, sì, di registrare quel che ricordo di lui, quel che m'ha egli stesso raccontato, quello che di lui sono arrivata a sapere attraverso le ricerche che ho potuto compiere. Se da tutto questo verrà fuori una figura viva, sarà una fortuna per me. Ma forse solo ammucchierò materiali per una sintesi futura da parte di chi possa prendere maggior distanza dal tema. Perché per me il compito è particolarmente difficile: il profilo di un padre tracciato da un figlio è fatalmente viziato dallo sforzo di evitare l'autobiografia . [...] Se cerco di dimenticare che era il babbo (ché questa figura assorbirebbe tutto il resto ) lo vedo come una personalità spiccata, formata sui classici, letti e studiati tanto sui banchi del liceo quanto sul tavolaccio della prigione, fortemente segnata dalla tradizione risorgimentale italiana, maturata dalle persecuzioni e da un'assidua meditazione sui problemi fondamentali della sociologia, e, in un secondo tempo, della pedagogia, arricchita da una sensibilità estetica che gli permetteva di assaporare e di far assaporare la poesia. Aveva una mente logica, che gl'impediva d'abbandonare un argomento, senza averlo prima sviscerato ed aver previste e confutate tutte le possibili obiezioni, arrivando in questo, a volte, all'eccesso. E, nel fondo di tutto questo, una gran sete di libertà per tutti ed una bontà che mi sembrava senza limiti e che è stata a volte fraintesa. Questi sentimenti l'avevano portato a vivere intensamente la vita collettiva dimenticando spesso la propria ed erano le radici del suo comunismo libertario. Era soprattutto un educatore, anche di se
stesso, e concepiva in fondo l’anarchia come una pedagogia della società , una pedagogia fondata sul geloso rispetto della personalità
individuale, oggi soffocata dalle
strettoie dell’economia di mercato e dal peso della piramide
gerarchica. [...] Scrivo queste ultime righe in giugno del 1995, sessant'anni giusti dopo la sua morte. molte costruzioni gigantesche sono crollate in quest'intervallo. Il suo socialismo, il socialismo libertario, è rimasto intatto ed è l'eredità che il nostro secolo morente lascia alle lotte del secolo XXI. per questo, vorrei esser riuscita a far sentire questa Vita di Luigi Fabbri come una biografia aperta verso il futuro." “( da Luce Fabbri, Luigi Fabbri. Storia di
un uomo libero (
1996)
Bibliografia: in Luce Fabbri, Luigi Fabbri, storia di un uomo libero, BFS 1996, pp. 13-14 e pp. 218-219
Bibliografia: in Luce Fabbri, Luigi Fabbri, storia di un uomo libero, BFS 1996, pp. 13-14 e pp. 218-219
LUCE FABBRI |
LUCE FABBRI (1908-2000) , figlia di Luigi Fabbri e di Bianca Sbriccoli ricevette fin da
piccola un’educazione libertaria, davvero anomala per quei tempi (cfr. brano).
Brano da commentare: “ Il periodo della mia
infanzia, trascorso dal 1915 al 1922
vicino a Bologna, a Corticella, una frazione di Bologna, alla fine della guerra
fu abbastanza cupo, potremmo dire luminoso nell’ambito familiare, ma con sensazione incombente di tragedia… La guerra
pesava moltissimo, soprattutto in casa, perché in casa si viveva quello che succedeva fuori, ad esempio
arrivavano i
disertori, vicino a Bologna, tra Faenza, Forlì e Ravenna, c’erano le bande di
disertori che avevano lasciato il fronte per motivi ideologici… Vivevano
clandestinamente , appoggiati dai contadini, e ogni tanto qualcuno di loro
veniva a trovarci. Ricordo che eravamo continuamente vigilati dalla
polizia…sapevano che mio padre era contro la guerra . Ricordo che quelle visite mi impressionavano
moltissimo…” ( in Margareth Rago, Tra la
storia e la libertà ….)
Nel 1925 , a
diciasette anni, scrisse un articolo intitolato Scienza,
filosofia e anarchismo , con lo pseudonimo di Epicari, nome di una schiava romana, citata tra
gli altri da Tacito e da Giovanni Boccaccio,
che partecipò a una congiura contro Nerone, e che pur sottoposta a
tortura non fece il nome degli altri congiurati. Da questo articolo pubblicato
su Pensiero e Volontà nacque un dibattito su Pensiero e Volontà con Errico
Malatesta. In quello scritto Luce Fabbri dette una sua definizione
dell’anarchia a cui restò sostanzialmente fedele per tutta la vita. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ A me sembra che la meta
finale debba essere l’anarchia, meta d’altronde troppo vasta, o meglio,
infinita, perché l’anarchia, per lo meno la mia, non ha un programma limitato,
ma è una concezione che senza essere vaga, lascia libero il campo al progresso
in tutte le sue forme; molto di più di un punto fisso a cui si deve arrivare,
piuttosto una strada da seguire, circondata da ostacoli insuperabili, ma senza
limiti di estensione, che permetta di avanzare verso l’infinito per avvicinarsi
ogni giorno di più a quella perfezione che tutti siamo rassegnati a non
raggiungere” ( in Margareth Rago, Tra la storia e la libertà ….)
Finito il liceo si iscrisse alla Facoltà di Lettere
all’Università di Bologna , dove come docente di filosofia, ebbe il socialista
RODOLFO MONDOLFO, verso cui, per tutti gli anni universitari, provò oltre
che una grande ammirazione anche un
profondo affetto. Nel 1928 si laureò, sempre con il sostegno di Mondolfo, in
lettere con una tesi sull’ opera geografica di
Elisée Reclus, in cui non fece mistero delle sue tendenze libertarie,
provocando l’irritazione del Decano, che presiedeva la cerimonia della
discussione della tesi, e che non potendo respingere quella tesi ben fatta,
rifiutò comunque di concederle la lode.
Intanto i suoi genitori erano entrambi fuggiti
clandestinamente all’estero e adesso
Luce, avendo terminato i suoi studi, si apprestò a raggiungerli, tramite la
stessa rete clandestina che aveva aiutato
la mamma Bianca Sbriccoli ad espatriare col passaporto falso intestato a Rosa Salvadé . (cfr. brano)
Brani da commentare : 1) “ Ero partita dall’Italia due mesi dopo la
laurea. Passai la frontiera tranquillamente in treno con Peretti che conobbi in
quell’occasione e in veste di sua moglie.
Figuravo nel suo passaporto come Maria Lepori in Peretti di 25 anni. Ci
sarebbero molte cose da raccontare, ma faccio la storia di mio padre e non la
mia. Aggiungo solo che Peretti, cittadino svizzero e buon alpinista, aiutò a
passare la frontiera molti antifascisti, in treno o per la montagna, ed ebbe
sul suo passaporto più mogli che il gran pascià. “ ( Luce Fabbri, Luigi
Fabbri . Storia di un uomo libero …) ; 2) Luce arrivò a Milano, a casa di
un cugino di Luigi in un clima di grande tensione, clandestinamente, in attesa
di nuovi contatti debitamente organizzati dai compagni. Quando si fece sera,
ricevette la visita di un signore che le disse senza molti giri di parole: “
Signorina, io sono suo marito” Mi fece vedere il passaporto … c’era la mia
foto, Maria Lepori in Peretti … c’era la mia foto , ero io! Mi disse: “ Lei è
nata il tale giorno alla tale ora …”
[…] Io sposata! Di notte, siccome era inverno, alle sette di sera, iniziai
a ripetermi le date e il cugino mi interrogava sulla lezione: “Come ti chiami?” “ Maria Lepori”. “ Dove sei
nata?” “A Peretti”. “ No!” mi gridava “ A Peretti, no, quello è il cognome da
sposata ! “ . Più tardi, Luce prese il treno per Bellinzona, in Svizzera,
accanto a Giuseppe Peretti che già l’anno prima era riuscito a far passare la
frontiera a Bianca. “ C’erano dei contadini del sud che andavano
verso la frontiera (seduti accanto a me) avevo una paura! Presentarmi alle
autorità… Lui era molto tranquillo, era cittadino svizzero, ma comunque… Beh,
la contadina al mio fianco mi chiese “ Lei è sua figlia?” “ No”, risposi, “
sono sua moglie”. “ Così giovane?” “ Sì
ho venticinque anni” . Peretti aveva già fatto passare il confine a
molti fuggiaschi, uomini e donne , perché riusciva ad ottenere passaporti
falsi. “ Li faceva passare dalle montagne, era un alpinista … Ci furono degli
svizzeri che dettero un grande aiuto, c’erano dei comitati d’aiuto e i compagni
erano molto bravi. Il cugino di mio padre, che era socialista, disse : “Ah, voi
anarchici! Come siete organizzati! Noi socialisti non abbiamo niente di simile
per passare la frontiera!...” (
Margareth Rago, Tra la storia e la libertà.Luce Fabbri e ……….. );
Bibliografia:
Primo brano: Luce Fabbri. Luigi Fabbri
,Storia di un uomo libero, BFS 196 p. 170;
Secondo brano : Margareth Rago, Tra la storia e la libertà.Luce
Fabbri e l’anarchismo contemporaneo,
Zero in condotta, 2008 p. 69.
LUCE FABBRI E ERMACORA CRESSATI
Da Parigi i Fabbri si recarono poi in Sud-America e si
stabilirono definitivamente a Montevideo. Luce Fabbri ,
dopo la morte del padre, diresse la rivista Studi Sociali , sino al 1946.
Nel 1936 sposò ERMACORA CRESSATI (1900- 1970) con cui condivise per circa un
trentennio idee e lotte e da cui ebbe una bambina, Luisa. Comune fu il loro
impegno nel sostenere , partecipando a vari comitati di soccorso e di propaganda,
la rivoluzione sociale spagnola. nel
sostenere , partecipando a vari comitati di soccorso e di propaganda, la
rivoluzione sociale spagnola. In stretto contatto con alcuni
protagonisti/e anarchici/e e socialisti/e libertari/e sia spagnoli che
stranieri che combattevano, in Spagna, contro i golpisti, sostenuti dai
nazi-fascisti italiani e tedeschi, di cui raccolse testimonianze
dirette, Luce Fabbri pubblicò nel 1937 sotto lo pseudonimo di Luz
D’Alba, 19 de julio. Antologia de la revolucion espanola.
Dopo
avere insegnato storia per molti anni nelle scuole secondarie ( ad
eccezione del periodo della dittatura militare dal 1970 al 1985) infine ottenne
la cattedra di Letteratura Italiana all’Università di Montevideo, sempre
mettendo in pratica sia nell’esperienza scolastica che in quella
universitaria, la sua idea base di insegnamento, (pur tenendo conto ovviamente
delle specifiche differenze tra i due livelli di studio). (cfr. brano)
Brano da documentare: “ Il
principale oggetto dell’educazione è creare condizioni perché lo studente
scopra l’eroe che è in sé, spogliandolo dei falsi idoli collettivi che gli
vengono ripetutamente imposti in maniera superficiale, tramite una narrativa a
basso prezzo fatta di storielle. […] C’è
una permanente gioventù del maestro in questo continuo sforzo di
autoeducazione per favorire l’autoeducazione dei suoi alunni, per essere capace
di ricevere nello stesso momento in cui si dà […] La vita di relazione è un
servizio reciproco e a questo dobbiamo orientare il nostro insegnamento, tanto
quello formativo quanto quello informativo” ( Luce Fabbri de Cressatti, Fines
de la Ensenanza Secundaria (1)
in Anales del Instittuto de Profesores Antigas 1959-1960 nn. 4-5 p. 4 e 6” p. 196
Bibliografia: Margareth Rago, Tra
la storia e la libertà.Luce Fabbri e l’anarchismo contemporaneo, Zero in condotta, 2008 p. 69
|
Donna di grande cultura e docente di letteratura
italiana all’Università di Montevideo scrisse numerosi saggi storico-politici e di argomento letterario. . In Italia , alla fine degli anni Novanta è stata pubblicata la raccolta di alcuni dei suoi articoli con il titolo di " Una strada concreta verso l'utopia. itinerario anarchico di fine millennio " ; dove risalta, in modo chiaro, un' idea dinamica dell' anarchismo (cfr. primo brano) . . Mi limito qui a citare due brevi brani tratti da quel libro. (cfr. secondo brano)
Infine nel concludere il suo libro biografico su Luce Fabbri la sua biografa, Margarethe Rago pone in rilievo l'importanza di questa pensatrice all'interno dell'anarchismo contemporaneo (cfr. brano)
Brani da commentare: 1) “ … L’anarchismo si pone l’ obiettivo
dell’abolizione dello Stato, che è un
punto finale che conserva la sua validità indipendentemente dal fatto se si può
raggiungere totalmente oppure no. Io ritengo che ogni posizione ideale è
un’utopia, non si può realizzare come è stata concepita, nelle condizioni
ideali in cui è stata concepita . Una teoria è sempre relativizzata dalle
circostanze concrete. Penso che l’ anarchismo non sfugga a questo: esso non può
realizzarsi così come noi lo concepiamo, nei termini di un fine ideale, ma
possiamo solo avvicinarci a tale fine il più possibile. Nei limiti in cui tutto è possibile, cioè nei
limiti di un’approssimazione, di un avvicinamento, penso che l’anarchia sia
realizzabile. Ma l’importanza del nostro movimento non sta solo nella sua
capacità realizzatrice; sta anche e forse soprattutto nel suo compito attuale e
permanente di testimone d’una esigenza invincibile dell’essere umano, sta nella
sua presenza attiva e inquietante, che agisce come pungolo nel senso d’una
sempre maggiore libertà, identificata ( e non in contrasto) con una sempre
maggiore giustizia. ” ( Intervista realizzata da Gianpiero Landi a Luce Fabbri
e pubblicata su A rivista anarchica n. 95, ottobre 1981) ; 2) “ Una società libera non può che essere pluralista e sperimentale. La via da seguire consiste nel coordinare a tutti i livelli senza subordinare. La nuova tecnologia della comunicazione e dell’informazione, utilizzata nella sua duplice direzione naturale (adesso divide artificialmente gli esseri in emittenti e riceventi) può essere di grande aiuto, tanto sul terreno della partecipazione di tutti nelle decisioni relative alla produzione e distribuzione, quanto sull’ altro più delicato, dell’educazione delle nuove generazioni, una educazione nella quale l’educando sia protagonista. Quest’ultima attività, considerata dai marxisti e - incoscientemente - dai conservatori, come sovrastrutturale, è invece il “terreno di coltura” dei valori intimi e continuativi della società, specialmente adesso che l’insegnamento tende a trasformarsi da preparatorio a permanente. E sappiamo per esperienza che può essere autogestionario. Per questa profonda rivoluzione, che inizia nel più intimo di tutti noi, i mezzi possono essere diversi, adeguati alle circostanze e alle possibilità, ma c’è un ‘arma di cui si avrà bisogno in qualsiasi caso: la tolleranza. Intransigenti di fronte all’oppressione e all’ingiustizia, dobbiamo imparare ad essere tolleranti verso coloro che sinceramente dissentono da noi e comprensivi verso le imperfezioni inerenti alla natura umana. Nella nostra ricerca, nella nostra esigenza di una libertà e di una giustizia sempre maggiori, non saremo mai soddisfatti, ma saremo anche coscienti del fatto che non esiste giustizia assoluta, né libertà assoluta, né verità assoluta. Dobbiamo liberarci interiormente da ogni dogma” ( tratto da Luce Fabbri:“Il socialismo anarchico oggi” O.L. n. 14, novembre 1990
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Bibliografia: Primo brano e secondo brano in Luce Fabbri, Una strada concreta verso l’utopia, Samizdat, 1998, pp. 25-26 e p. 90
Nel 1948 Luce Fabbri scrisse un libro intitolato El totalitarismo entre les
dos guerras (1948) e chi l’ha letto (
per es. Margareth Rago, op. cit.) l’ ha sempre comparato positivamente con il
saggio, molto più famoso e soprattutto pubblicato
in Italia, di Hannah Arendt, The Origins of Totalitarism, 1951
(cfr. brano)
Brano da commentare: “ La lettura di questi testi
mi porta ad accostare Luce ad un’altra libera pensatrice del periodo, la cui
traiettoria di vita rivela molte somiglianze con la sua, nonostante siano molte
anche le differenze. […] “ La militarizzazione della vita”, la disciplina del
corpo, dei gesti, dei comportamenti, la formazione di gusti e valori, saranno
temi ricorrenti nelle due autrici, anche se partivano da prospettive diverse,
più teoriche nella Arendt e più storiche nella Fabbri. […] Diversamente dalla
filosofa ebrea, che non si impegnò politicamente nei gruppi di sinistra, in
quanto per lei la ”questione ebraica” aveva occupato maggiore importanza
rispetto alla “questione sociale”, Luce, cresciuta nel seno del movimento
operaio e anarchico, si formò con una profonda fiducia nella capacità trasformatrice dell’essere umano. “ Ho avuto
un’esperienza meno amara” mi ha detto Luce quando le ho parlato di questo mio
confronto tra loro “.
Bibliografia:
Margarethe Rago, Tra la storia e la libertà. Luce Fabbri e l’anarchismo
contemporaneo, Zero in condotta, 2008 p. 140 e 143.
Brano
da commentare: “ …. Tutti questi esempi rivelano una Luce
profondamente inquieta e problematica da buona anarchica, sovversiva
soprattutto nel campo delle idee.
Raramente la pensatrice libertaria ha accettato un’ idea senza farla
passare attraverso il setaccio della ragione, ed è in questo senso che si può affermare che per lei “cultura è libertà”. Un modo
caratteristico di lavorare, domandandosi se non avrebbe potuto essere diverso,
se lo avessimo proposto in un altro modo, rifiutando i quadri esplicativi già
preparati, o i concetti finiti, con cui si opera. In questo senso, ha ampliato
il campo di riflessione delle stesso anarchismo, in quanto sistema filosofico,
come lei affermava già negli anni Venti , progetto rivoluzionario nella sua
dimensione storica. Il suo lavoro, segnato da un’inquietante ricerca della
libertà , risponde alla necessità di fondamenta e di sviluppo teorico
dell’anarchismo, che al contrario del marxismo non ebbe tanti intellettuali e
teorici che vi si dedicarono, dato che non venne pensato come una scienza e
nemmeno come una filosofia, come vediamo nel dibattito Luce-Malatesta. Credo pertanto che
l’anarchismo contemporaneo sia impensabile senza le sue riflessioni, essendo
Luce senza dubbio non una delle sue principali interpreti, ma la principale,
lungo tutto il XX secolo. … “ ( Margareth Rago, Tra la storia e la libertà. Luce Fabbri e l'anarchismo contemporaneo……… )
Bibliografia: Margareth Rago, Tra la storia e la
libertà. Luce Fabbri e l’anarchismo contemporaneo , Zero in
condotta, 2008 p. 288
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