mercoledì 27 aprile 2011

ANARCHICINI: OLIMPIA KUTUZOVA CAFIERO (1843 o 1845 - ?) : SOFIA PEROVSKAJA (1853-1881) , VERA ZASULICH (1849-1919), ELIZAVETA KOVALSKAJA (1849-1943), OLGA LJUBATOVIC ( 1854-1917, VERA FIGNER (1852-1942). ZOE OBONLESKAJA (1828-1889). STEPNIAK ( SERGHEJ KRAVCINSKJI) (1851-1895)


 LIPA KUTUZOVA

OLIMPIADA o OLIMPIA  (detta anche  LIPA o LIPKA)  KUTUZOVA CAFIERO (1843 o 1845 - ?) . Nata nel governatorato di  Kiev da una famiglia benestante e di antica nobiltà  ben presto aderì alle nuove idee  nichiliste e populiste, sempre più diffuse in Russia , soprattutto tra i giovani e le giovani dell’aristocrazia e della borghesia.(cfr. brano) . 
 Brano da commentare : “  Come Bakunin stesso e come Kropotkin, la Kutuzova proveniva da una famiglia nobile di antico lignaggio, i Goleniščev-Kutuzov – pare risante alla cerchia di Aleksandr Nevskij- da una branca dei quali era venuto anche il supremo organizzatore della resistenza e della vittoria russe su Napoleone del 1812.  La tenuta di campagna, la proprietà fondiaria del ramo a cui apparteneva la famiglia di Olimpia, era situata nella regione dei laghi a metà strada  tra San Pietroburgo e Mosca, a Ljalino, in provincia di Tver’ come quella di Bakunin.Là negli anni ‘60 e ‘70, dopo la scomparsa del padre militare, le quattro sorelle Kutuzov avevano organizzato non solo una scuola per i figli dei contadini ma anche  un vero e proprio centro di diffusione del più tipico nichilismo rivoluzionario russo, legato ai nuovi codici e ai nuovi valori del rifiuto di ogni autorità sociale o familiare, finendo per farne anche un centro di raccolta del primo movimento populista “di massa”, per quanto il termine possa essere usato per tale realtà, quello dell’andata nel popolo”  (Antonello Venturi, postfazione al libro di Martina Guerrini, Le cospiratrici….
Bibliografia  : postfazione di Antonello Venturi al libro di in  Martina Guerrini, Rivoluzionarie russe di fine ottocento. Lettere e memorie di Olimpia Kutuzova Cafiero,  BFS, 2016, p. 126. Sul significato originario di nichilismo russo, cfr. anche Kropotkin, Memorie di un rivoluzionario , oltre ovviamente al romanzo  Padri e figli di Turgheniev


BAKUNIN, OLIMPIA E LO SCORPIONE

Nel 1873  Olimpia Kutuzova si recò a Stoccarda (Svizzera) dove  vivevano la sorella e il  cognato Bartolomeo  Zajcev . Tramite loro conobbe  Michail Bakunin, con cui entrò subito in confidenza aiutandolo a catturare uno scorpione.(cfr. brano)
Brano da commentare: “  In quella città viveva allora Michail Bakunin. Mia sorella lo conosceva molto bene e già il primo giorno del mio arrivo andammo a fargli visita. Grande era il sentimento di venerazione con cui entrai nell’abitazione di quell’uomo straordinario, ma altrettanto grande fu il mio stupore di fronte al quadro che si presentò ai miei occhi e che assolutamente non corrispondeva alle mie aspettative. In una stanza di dimensioni ridotte, sopra uno sgabello sistemato sul letto, con addosso un ampio cappotto logoro e in mano un bicchiere, era ritta la colossale figura di Bakunin. In quel momento tutta la sua attenzione era concentrata su uno scorpione che strisciava sul soffitto e che egli cercava di catturare con  il bicchiere. Davanti a questo spettacolo, lo stato d’animo solenne e deferente con cui mi preparavo all’incontro con il celebre vecchio si dissolse all’istante.  Involontariamente mi lanciai verso di lui dicendo: “ Michail Alexandrovi , permettetemi di aiutarvi!” Bakunin si voltò verso di noi, e scendendo pesantemente dallo sgabello, disse: Ah! Sei arrivata! Bene, Sali tu adesso e cattura questo briccone”. Abitualmente dava del tu a tutti e questo eliminava subito ogni imbarazzo nei rapporti con lui e suscitava simpatia.  ….”  ( Olimpiada Kutuziova, Mémoir pubblicata nella rivista  Byloe  Il Passato,  1907 )
Bibliografia: Olimpiada Kutuzova Cafiero, Dal lontano passato: memorie autobiografiche   a cura di Bruna Bianchi in  Libertaria, il piacere dell’utopia, anno 8, numero 1 gennaio/marzo 2006 p. 86.  Cfr. anche Martina Guerrini, Le cospiratrici. Rivoluzionarie russe di fine ottocento. Lettere e memorie di Olimpia Kutuzova Cafiero,  BFS, 2016, p. 99                                                                                   
OLIMPIA KUTUZOVA  ALLA BARONATA
Acquistata, con i soldi di Cafiero, la Baronata, anche Olimpiada Kutuzova insieme ad altri compagni e compagne si unì a quel progetto  ed è a lei, che si deve , per quanto ne so, la più dettagliata  descrizione, a noi giunta, di quell’esperimento comunitario  . (cfr. post  CARLO CAFIERO).   Come si è visto, alle donne, nella Baronata erano riservati lavori prevalentemente femminili, il che derivava probabilmente dalla persistenza, all'interno della comunità, di tradizionali pregiudizi maschili. Ma proprio grazie a donne come la Kutuzova e ad uomini come Bakunin, si stava instaurando, anche se non senza probabili resistenze, un nuovo modi di rapportarsi tra i due sessi, che fu poi sviluppato nei "milieux libres" della prima metà del XX secolo e durante la rivoluzione sociale spagnola (cfr. brano).
 Brano da commentare: " Un giorno , da parte di due italiane che abitavano con noi, gli [a Bakunin ] chiesi di agire sugli italiani perché modificassero il loro atteggiamento nei confronti delle donne, considerate generalmente in Italia come schiave. Bakunin si dilungò molto sull'argomento e le sue parole fecero una certa impressione. In seguito , le italiane aderirono anche esse al movimento rivoluzionario e una delle abitanti della Baronata prese parte, nel 1876, all'insurrezione nelle campagne di Benevento ..." (Olimpiade Kutuzova, Memorie 1907)

 Bibliografia : in Arthur Lehning, Bakunin e gli altri . Ritratti contemporanei di un rivoluzionario, Zero in condotta , 2002 p.  291.  Cfr. anche Olimpiada Kutuzova Cafiero, Dal lontano passato: memorie autobiografiche   a cura di Bruna Bianchi in  Libertaria, il piacere dell’utopia, anno 8, numero 1 gennaio/marzo 2006 p. 87 e Martina Guerrini, Le cospiratrici. Rivoluzionarie russe di fine ottocento. Lettere e memorie di Olimpia Kutuzova Cafiero,  BFS, 2016, pp.101
 Nel 1874 Olimpia Kutuzova  tornò in Russia  su richiesta della madre gravemente  malata. Dopo la morte della madre  le fu proibito di ripartire per l’estero e allora le venne in soccorso Carlo Cafiero che si recò  in Russia  e la sposò al fine di renderle possibile , come cittadina italiana  di viaggiare all’estero.                                                                                       
OLIMPIA IN VIAGGIO VERSO BOLOGNA 
Nel suo "mémoir", Olimpia Kutuzova Cafiero racconta che nel mese di agosto del 1874, giunta in Italia partecipò alla preparazione di una  insurrezione a Bologna.   (cfr. brano)                                   
 Brano da commentare: “  Nel 1874 Bakunin dovette andare in Romagna, dove era in preparazione un moto  rivoluzionario. Io vi fui mandata prima di lui con l’incarico di trasportare la dinamite, avvolta in un asciugamano che mi  ero legata intorno alla via. Con quel carico arrivai a Milano, dove avrei dovuto cambiare treno per proseguire per Bologna. Mentre ero in attesa nella stazione di Milano scoppiò un tremendo temporale. Gli assordanti scoppi di tuono squassavano l’intero edificio della stazione. Dato che mi avevano preavvisato che la dinamite poteva scoppiare se sottoposta a scosse, immaginai che, esplodendo, essa avrebbe potuto causare la morte di tutto il pubblico che si trovava in stazione. Per evitarlo uscii sulla piazza, attendendo con trepidazione che da un momento all’altro la dinamite esplodesse e mi facesse saltare in aria. Tutto invece finì bene per me. La dinamite però non fu impiegata, fu gettata in fondo al Reno, e io me la cavai con un fortissimo mal di testa durato alcuni giorni.” (  Olimpia Kutuzova, Mémoir, ) 
Bibliografia: Olimpiada Kutuzova Cafiero, Dal lontano passato: memorie autobiografiche   in  Libertaria, il piacere dell’utopia, anno 8, numero 1 gennaio/marzo 2006 pp. 87 -88. Cfr. Pier Carlo Masini, Cafiero,  edizioni BFS, 2015, p. 83 ,dove la partecipazione della compagna di Cafiero ai preparativi dei moti non è ritenuta, per una questione di date,  possibile, ma se ho capito bene,  Pier Carlo Masini si basava per la sua tesi soltanto su un resoconto dell’episodio fatto dal Guillaume e non su una lettura diretta delle memorie autobiografiche della Kutuzova. Un definitivo chiarimento di questo episodio si trova, ora,  in  Martina Guerrini, Rivoluzionarie russe di fine ottocento. Lettere e memorie di Olimpia Kutuzova Cafiero,  BFS, 2016, p. 73 e pp. 78-79 . Per il resoconto dell'episodio da parte della stessa  Olimpia , cfr. p. 101. Inoltre una interessante distinzione tra il " mémoir" e l'autobiografia si trova in questo libro a pp. 98-99.                                                                             
                                            QUELLA NOTTE NEL BUGIGATTOLO

Nel 1875 Olimpia Kutuzova tornò in Russia , dove alternando attività di insegnante  rurale e di infermiera partecipò attivamente al movimento populista “ Zemlija i Volja ( cfr. post PIOTR KROPOTKIN) col fine precipuo di fare propaganda tra i contadini e gli operai. A causa della sua  intensa attività, Olimpia  fu arrestata, ma in quanto cittadina  italiana ottenne la libertà  con la condizione di lasciare  per sempre, la Russia. Nell’attesa dell’espulsione passò  diverse settimane  di dura detenzione  nei carceri  locali  di transito verso la frontiera. Particolarmente angosciosa fu l'ultima notte di detenzione  rinchiusa in un bugigattolo .(cfr. brano)
Brano da commentare: “ In maggio , accompagnato da un poliziotto, il commissario arrivò in campagna da mia sorella per arrestarmi e tradurmi nella prigione  della più vicina  città distrettuale […] Mi trattennero per due settimane, poi mi portarono al confino col metodo del trasferimento a tappe, nonostante le insistenze dei miei parenti perché fosse consentita  altra modalità  di espulsione.  Fino a Pietroburgo mi fecero viaggiare in treno. Dopo una settimana nella locale prigione di transito, ci fecero proseguire ancora in treno per Vil’no e da lì a piedi, con accompagnamento della polizia. Del mio gruppo facevano parte 30 delinquenti comuni, tutti uomini. Per il pernottamento nelle prigioni di transito,  mi rinchiudevano nella stessa cella dei detenuti, di modo, che, anziché riposare, per tutta quanta la notte non chiudevo occhio per la paura. […]   Il terzo e ultimo pernottamento fu per me il più spaventoso. […] Quella sera, nella sovraffollata prigione di transito di una piccola località, mi rinchiusero da sola in un bugigattolo, separato dallo stanzone comune dei detenuti da un sottile tramezzo di assi. Contenta di essere finalmente sola, mi distesi sulla paglia sporca sperando di addormentarmi, ma all’istante balzai in piedi terrorizzata: miriadi di cimici e di altri insetti di ogni sorta in un baleno mi coprirono la faccia e le mani, costringendomi a restare alzata tutta la notte per difendermi da quella schifezza. Accanto a me, al di là del tramezzo, c’era un gran baccano in cui si mescolavano urla e bestemmie, i detenuti battevano furiosamente sul tramezzo, cercando di penetrare a forza nel mio bugigattolo, mentre dietro la porta i soldati della scorta, ubriachi, giocavano a carte, bestemmiando e scambiandosi oscenità non meno dei detenuti.  …….”  ( Olimpia Kutuzova  Mémoir )
Bibliografia:  Olimpiada Kutuzova Cafiero, Dal lontano passato: memorie autobiografiche  in  Libertaria, il piacere dell’utopia, anno 8, numero 1 gennaio/marzo 2006, p. 91 .  Cfr. Martina Guerrini, Rivoluzionarie russe di fine ottocento. Lettere e memorie di Olimpia Kutuzova Cafiero,  BFS, 2016, p. 104
Dopo un periodo di permanenza all’estero ( Francia, Svizzera, Italia) fu a Parigi che per un breve tempo Olimpia ritrovò Cafiero. (cfr. brano) 
Brano da commentare: “ Rividi Cafiero solo nel 1879 , a Parigi, in casa di una signora russa. Cafiero era allora molto nervoso e avvilito  : la polizia francese voleva espellerlo da Parigi e aveva l’intenzione di andare a Londra. Il reincontro con mio marito durò poco: eravamo terribilmente tormentati. Per quanto riguarda lui, era già iniziata la terribile malattia, i cui segni premonitori lo rendevano così sensibile, mentre io  ero affaticata dalle tappe del viaggio, che, dal governatorato di Tver mi aveva portato fino alla frontiera  con la Prussia.   Non mi immaginai che quella sarebbe stata l’ultima volta che avrei visto mio marito sano. ( Olimpia Kutuzova Cafiero, Mémoir)
Bibliografia: in  Martina Guerrini, Rivoluzionarie russe di fine ottocento. Lettere e memorie di Olimpia Kutuzova Cafiero,  BFS, 2016, p. 113 

 OLIMPIA VERSO LA SIBERIA
Olimpia tornò nel 1881, clandestinamente,  in Russia , dove,  riallacciati i contatti con il movimento rivoluzionario, ormai sempre più politicizzato (Narodnaja  Volja)  ebbe, tra l’altro l’incarico di  preparare l’evasione  di Nikolaij Morozov dalla prigione di Suvalki. Scoperta, prima di essere riuscita nel suo proposito,  fu anche lei rinchiusa in quella prigione e poi trasferita  nel carcere  di Butyrki, dove restò per dieci mesi prima di essere inviata ad I’im  in Siberia. Dopo un anno di permanenza in quel luogo, preoccupata per alcune notizie che gli giunsero dall ‘ Italia sulle gravi condizioni di salute di  Carlo Cafiero decise di evadere e raggiungere l’estero. (cfr. brano)
 Brano da commentare. “ … Così  dopo un anno di permanenza a   I‘im , presi a prepararmi per il lungo viaggio, si trovò anche chi era disposto ad aiutarmi nell’impresa, un uomo pratico ed esperto in queste cose, lo stesso che aveva fatto fuggire la Bardina  ( nota mia: Sofia Illarionovna Bardina , una delle più note populiste degli anni settanta)  […] Ci accordammo che mi avrebbe portato con i suoi cavalli fino a  Ekaterinburg, se non ricordo male , per 60 rubli. Mi indicò il posto fuori città dove mi avrebbe aspettato con il carro. Dopo avere salutato gli amici e avere atteso la guardia che era obbligata ogni sera a visitare i deportati per accertarsi che tutti fossero presenti , presi cautamente la via dei campi verso il luogo stabilito. Il contadino, con un carro carico d’erba mi stava già aspettando. Mi fece stendere sul fondo e mi coprì accuratamente con l’erba falciata perché i suoi compaesani vicini non mi scorgessero, poi si sedette di lato e , canticchiando con noncuranza, mi condusse felicemente nel suo villaggio. Mi fece entrare nel cortile del bestiame, in una piccola stalla  separata dove aveva allevato un porcellino che aveva appena sgozzato.  Là rinchiusa uscendo solo di notte per respirare un po’ d’aria pura, restai esattamente due settimane in attesa che la polizia interrompesse le sue ricerche.  Finalmente, una notte,  il mio vetturino mi portò via dal suo villaggio su un tiro a due , coperta da un mucchio di stracci. […] Arrivata a  Ekaterinburg, presi commiato dal mio liberatore e mi diressi in treno a Perm’ dove [….]  Da lì proseguii in treno fino  a Losanna, presso mia sorella Zaiceva. “ ( Olimpia Kutuzova, Memorie )
 Bibliografia: Olimpiada Kutuzova Cafiero, Dal lontano passato: memorie autobiografiche  in  Libertaria, il piacere dell’utopia, anno 8, numero 1 gennaio/marzo 2006, p. 91.  Cfr. anche  Martina Guerrini, Rivoluzionarie russe di fine ottocento. Lettere e memorie di Olimpia Kutuzova Cafiero,  BFS, 2016, pp. 108 
Giunta finalmente in Italia, dopo avere passato, sempre con passaporti falsi,  varie frontiere (russa, polacca, svizzera), Olimpia si prese cura di Carlo Cafiero, ma,  permanentemente in  conflitto con  i familiari di  lui  sul come gestire quella malattia, e non disponendo per vivere che del modesto ricavato di sporadici lavori di traduzione , nel 1890, tornò in Russia, continuando comunque  sempre ad informarsi   sulle  condizioni di salute del suo compagno e a conservare, con affetto, accanto a quello di Kutuzova, il cognome Cafiero.   

Anche dopo la morte di Cafiero, Olimpia (Lipa) Kutuzova   restò, pur vivendo in Russia, particolarmente in contatto  con Serafino e Marietta Mazzotti (cfr.  infra post MICHAIL  BAKUNIN (2) . l’INSURREZIONE DI BOLOGNA) tramite una fitta corrispondenza .  (brano)

Brano da commentare: “ Le lettere ai Mazzotti , in particolare, evidenziano l’ironia, l’intelligenza e la passione di Lipa, che era legata ai due compagni italiano da un affetto sincero.  […] Sono lettere scritte con la confidenza di chi sente di potersi mostrare con sincerità, anche solo condividendo aneddoti della vita quotidiana, desiderando dare qualcosa di sé, una piccola “fotografia raccontata” a chi ascolta da lontano: cartoline di auguri, richieste di nuove notizie sui nuovi arrivati in famiglia, aggiornamenti di nuovi indirizzi russi ai quali poter legare il sottile filo rosso con l’ Italia.” (  Martina Guerrini ,  Le cospiratrici …)

Bibliografia: Martina Guerrini, Le cospiratrici. Rivoluzionarie russe di fine ottocento. Lettere e memorie di Olimpia Kutuzova Cafiero, BFS 2016 , p. 95 e 96
                                                           
OLIMPIA KUTUZOVA
Come già si può dedurre da queste brevi note autobiografiche, Olimpia Kutuzova Cafiero appartenne   a quella straordinaria generazione di giovani donne  , che parteciparono con estrema   passione e abnegazione alle varie fasi  attraversate dal movimento rivoluzionario russo (nichilismo, populismo , terrorismo) iniziato nella seconda metà del XIX secolo. (brani da commentare)
Brani da commentare:  1) “ Se si è tentato di ricostruire una genealogia storica e semantica del termine “nichilismo” assai più difficile risulta collocare nel tempo e nello spazio l’uso di nigilitska, il sostantivo femminile. […] Le nichiliste condividevano con i propri compagni la prospettiva materialistica e antisentimentale, e si avvicinavano alla questione femminile in modo radicalmente differente da quello delle femministe liberali. La famiglia e il matrimonio erano dispositivi oppressivi e limitativi dell’emancipazione personale: il loro rifiuto era fondamentale; l’approccio caritatevole del e dame “illuminate” non aveva una messa a fuoco per lo sguardo nichilista, assai attento all’oppressione privata dell’individuo: meglio quindi essere buone che fare del bene. […] Rovesciando il movente liberale, una migliore educazione e l’accesso al mondo del lavoro diventavano conseguenze, non lo strumento per la parità. […] La sovversione della nigilistka coinvolge anche il suo aspetto, un elemento che la storiografia ha spesso eccessivamente spettacolarizzato. Abbandonare le mussole, i nastrini, le piume, gli ombrellini e i fiori della signora russa, la nichilista nel 1860 indossa semplicemente un abito di lana completamente nero, che scivola dritto e ampio dalla vita, con i polsini e il colletto bianchi. I capelli sono tagliati corti e portati lisci.,; abitualmente indossa occhiali scuri, prevalentemente blu. […] Ben lungi dall’evidenziare un inconscio desiderio di  assomigliare a un uomo […] più semplicemente penso si possa parlare del profondo desiderio di essere accolta come essere umano, non semplicemente come “donna”, con ciò che convenzionalmente questo significava. […] Il nichilismo ha rappresentato senza dubbio una risposta all’inutilità e alla lentezza del riformismo femminista, all’ipocrisia patriarcale ( e matriarcale) gerarchica e di classe, delle aristocratiche. Ha dato vita a una rivolta estrema, senza tuttavia possedere la radicalità populista, che  emergerà grazie al contributo di molte donne – alcune provenienti da esperienze nichiliste e separatiste, altre dalla sconfitta del femminismo liberale – che grazie a questi percorsi personali saranno già pronte come sottolineerà Kropotkin, ad affrontare lo scontro diretto contro lo stato.  ((Martina Guerrini, Le cospiratrici ….); 
2) “ Da noi la questione della emancipazione della donna non si restrinse mai al meschino diritto “ all’ amore libero”, il quale non è altro che il diritto di potersi scegliere sempre il suo padrone. Ben presto si capì che l’importante sta nell’avere la libertà semplice, lasciando la questione  d’amore all’arbitrio individuale. E siccome non v’è libertà senza indipendenza economica, così la lotta cambiò d’aspetto e diventò una lotta per acquistarsi il libero accesso all’insegnamento superiore e alle professioni, che esercita l’uomo istruito. La lotta fu lunga e ardente, perché ci stava di mezzo la nostra famiglia barbara e medievale. Fu sostenuta dalle nostre donne molto valorosamente ed ebbe lo stesso carattere appassionato come la maggior parte delle nostre ultime lotte sociali. Finalmente le donne vinsero- il governo stesso dovette riconoscerlo. Nessun padre  minaccia più la  sua figlia di strapparle le trecce, quand’essa voglia andare a Pietroburgo, a studiare la medicina o seguirvi i corsi superiori d’altre scienze. La ragazza non è più obbligata a fuggire dalla casa paterna, ed i nichilisti non hanno più bisogno di ricorrere al “ matrimonio fittizio” per farla padrona di sé “ (Serghej Kravcinskij (Stepniak), La Russia sotteranea);    3) “Il matrimonio senza amore e la familiarità  senza amicizia erano ripudiati. La ragazza nichilista, costretta dai suoi a essere una bambola in una casa di bambole e a sposarsi per denaro, preferiva abbandonare la casa e gli abiti di seta; vestiva un abitino di lana semplicissimo, si tagliava  capelli e andava a un ginnasio per conquistarsi la sua indipendenza. La donna che vedeva come il suo matrimonio non fosse più un matrimonio, quando né l’amore né l’amicizia legavano più  quelli che continuavano a essere considerati marito e moglie, preferiva spezzare un legame che non aveva più nessuna delle sue ragioni essenziali di esistere; e spesso se ne andava con i suoi figli a lottare contro la miseria, preferendo la solitudine e i disagi a una vita che, date le convenzioni sociali, sarebbe stata una continua menzogna “ ( Piotr Kropotkin, Memorie di un rivoluzionario , Feltrinelli, 1969, pp. 219-220)
Bibliografia : Primo brano in Martina Guerrini, Rivoluzionarie russe di fine ottocento. Lettere e memorie di Olimpia Kutuzova Cafiero,  BFS, 2016, pp. 27; 29; 30; 31; 32 e secondo brano in  Augusta Molinari e Roberto Sinigaglia, Stepniak-Kravcinskij un rivoluzionario russo tra populismo e terrorismo, La Nuova Italia, pp. 231-232 .  Terzo   brano in  Piotr Kropotkin, Memorie di un rivoluzionario , Feltrinelli, 1969, pp. 219-220                                                                               
  SOFIA PEROVSKAJA, VERA ZASULIĈ, SOFIA BARDINA, OLGA LIUBATOVIĈ, VERA FIGNER, ELIZAVETA  KOVALSKAJA                                                                      
 In questo post  mi limito a dare  di  alcune di queste rivoluzionarie ( SOFIA PEROVSKAJA (1853-1881) , VERA ZASULICH (1849-1919), ELIZAVETA KOVALSKAJA (1849-1943), OLGA LJUBATOVIC ( 1854-1917, VERA FIGNER  (1852-1942) solo  brevi cenni biografici  :
 SOFIA PEROVSKAJA, appartenente per nascita alla nobiltà, fu tra le prime donne ad aderire al Circolo Cajkovskij . Propagandò le nuove idee nei  villaggi rurali  svolgendo il ruolo, essendole stato negato  dalle autorità , a causa delle sue idee progressiste, quello di maestra,  di infermiera.  Fu  una delle imputate accusate di reati politici nel cosiddetto “ processo dei 193”.  Assolta , aderì al gruppo noto col nome  “ di  “ Seconda Zamiya i Volja” e partecipò a diverse azioni sino  al suo arresto e alla condanna alla deportazione in Siberia. Durante il viaggio riuscì a  sfuggire alle guardie e  visse da quel momento  come clandestina . Fu una delle fondatrici del gruppo “terrorista” “ Narodnaja  Volja “(Volontà del popolo)   Nel 1881  la Perovskaja  svolse un ruolo fondamentale, come coordinatrice, nell’attentato allo Zar Alessandro II, provocandone la morte. Arrestata fu impiccata pochi giorni dopo.  
 VERA ZAZULIĈ ,  Nata in una famiglia della piccola nobiltà e orfana a tre anni del padre fu allevata da dei parenti. Studiò in una scuola privata  e ottenne il diploma di maestra.  Sulla scia della sorella maggiore Ekaterina frequentò gli ambienti fu arrestata per la prima volta nel 1869  essendo rimasta coinvolta nel processo contro Nečaev. Fu deportata in Siberia,da dove cui fu liberata nel 1873.  Nel 1878  per vendicare il giovane  Aleksej Bogljubov , che, in carcere,  per non essersi tolto il berretto davanti al generale Trepov, era stato frustato a morte,  , davanti a tutti i detenuti , Vera   Zazulič  ,  introdottasi nell’ ufficio dove  lavorava Trepov con la scusa di richiedere un certificato, giunta alla sua presenza, gli sparò ferendolo gravemente. Al processo ,  la  Zazulič  fu inaspettatamente  assolta,  contro il parere contrario  della polizia politica che , immediatamente , si accinse  a  mettere in atto le pratiche necessarie per un nuovo arresto.  Nel frattempo però la  Zazulič , riuscì a  fuggire , con l’aiuto della sua organizzazione, all’estero.   Nel 1881, fu , in Svizzera, tra i fondatori, insieme a Plekanov,  della prima organizzazione social-democratica russa,  chiamata “ “ L’emancipazione del Lavoro”. La  Zazulič  morì in Russia  dove era tornata, dopo la rivoluzione  del febbraio  1917.
OLGA LIUBATOVA, dopo avere compiuto gli studi a Mosca, fu con le sue sorelle mandata  a Zurigo dove frequentò l’università e venne in contatto con gli ambienti dei rivoluzionari russi in esilio. Tornata , poi,  in Russia, aderì al movimento populista e poi a  Zemlja i Volja” . Fu arrestata e condannata nel  cosiddetto “ processo dei cinquanta”. a nove anni di prigione, convertiti poi nella deportazione in Siberia Riuscita a fuggire  da quei tristi luoghi, aderì nel 1879  all’ organizzazione rivoluzionaria  “Narodnaja Volja”. Quando nel tentativo di espatriare all’estero, suo marito Nikolaj Morozov fu arestato  , la Ljubatova,  che, dal canto suo, era, invece,  riuscita a raggiungere la Svizzera, tornò indietro nel tentativo di liberarlo , . Il tentativo, a cui partecipò anche Olimpia Kutuzova,  fallì e , arrestata, fu deportata in Siberia da dove fu liberata solo durante la rivoluzione del 1905.
 VERA FIGNER, nata  in una famiglia aristocratica  fu un’attiva esponente  del movimento populista , poi  di "Zemja i Volja" e infine nella " Narodnaja Volja". Riuscì ad evitare l’arresto  durante l’ondata repressiva  seguita all’uccisione dello zar . Fu arrestata però  nel 1883 e condannata a morte nel cosiddetto “ processo dei 14".  La pena fu commutata nell’ergastolo e nel 1904, in seguito alla pressione popolare,  fu liberata e condannata all’esilio.  Morì in Russia nel 1942.  
 ELIZAVETA KOVALSCAJA  era figlia illegittima del nobile  e ricco russo, il colonnello Soltsev.  che si preoccupò della sua educazione.  Dopo avere  militato   nella "Zemlja i Voyla" insieme  alla Perovskaja, di cui era da gran tempo  amica, quando questa aderì alla  "Narodnaia Vojla" , lei si distaccò e aderì alla cosidetta  “Ridistribuzione Nera”  che rifiutava  il “terrorismo” ,  Deportata in Siberia dal 1881 sino a quando fu liberata nel 1903 , si trasferì all’estero dove aderì al Partito Socialista Rivoluzionario.l 1903. Tornata in Russia dopo le rivoluzione del 1917 morì  nel 1943.
ELIZAVETA KOVALSKAJA nella sua autobiografia , ha  dettagliatamente  raccontato il suo percorso formativo dall’adolescenza  alla sua adesione  alle  idee populiste e femministe:
Brano da commentare: “ A undici anni mi mandarono presso il collegio privato della signora Scerbaceva. Questa donna , la fondatrice  dell’istituto, una signora di sessant’anni dalle idee progressiste, aveva meravigliosamente organizzato il collegio [ […]  Il collegio dovette però chiudere prima del tempo, scontrandosi con “l’incomprensione della “buona società”. I genitori erano stupiti soprattutto per l’introduzione della ginnastica in un collegio di ragazze, tanto più che per l’occasione indossavamo abiti maschili.  Quando il collegio venne chiuso entrai, non senza scontrarmi con mio padre, al liceo. Là incontrai un ex alunna di un professore di liceo di Poltava, Strojev, mandato in esilio a Nord. Costei mi fece conoscere la  Letteratura degli anni Sessanta […]  Riunii qualche liceale e formammo un gruppo autodidatta che si fuse rapidamente con un altro gruppo studentesco. Riservavamo uno spazio prevalente allo studio dei problemi sociali, pur preparando anche esposizioni di scienze naturali, di astronomia, fisica e altre discipline scientifiche.  […] In quel periodo vennero istituite a Karkov nuove misure giudiziarie: le sedute dei tribunali divennero pubbliche. I membri del nostro gruppo, alla fine dei corsi, vi accorrevano e vi restavano a volte fino alla metà della notte; vedevamo allora sfilare sotto i nostri occhi i problemi sociali, incarnati in scene di vita reale. […]  Dinnanzi a noi sfilavano anche i contadini privati della terra dopo il loro affrancamento e accusati di sommossa, delle donne che avevano ucciso il marito di cui non tolleravano più  di essere la schiava con la sanzione della legge. L’affrancamento dei servi suscitò lo sviluppo del movimento delle donne.   L’idea dell’emancipazione femminile si diffuse come un maremoto in tutta la Russia  centrale, e travolse anche me.  …” (  Elizaveta Kovalskaja, Autobiografia)
Bibliografia :  Elizaveta Kovalskaja, Autobiografia in  Vera Zazulic, Olga Ljubatovic, Elizaveta Kovalskaja, memorie di donne terroriste,  a cura di Savelli 1979 pp.176-177 
                                                                                      
ZOE OBOLENSKAJA 
Il  “maremoto” populista e femminista, per usare l’espressione di Elizaveta  Kovalskaja contagiò anche signore dell’aristocrazia e dell alta borghesia  russa, Tra le prime di queste dame  che  contestarono , con le loro scelte di vita anticonformiste, la struttura patriarco-maritale della società russa, ai tempi dello zar Alessandro II,  vi fu ZOE (o ZOA)  SUMAROKOV OBOLENSKAJA.  Zoe Obolenskaja,  era figlia del conte Sergei Pavlovich  Sumakarof (1791- 1875)  e di Alexandra Pavlovna Maruzzi (1790-1857)  Appartenente a una famiglia ricchissima  soprattutto da parte della madre, ZoeObolenskaja, sposò a 19 anni , per volontà dei genitori, il  principe Alexei Vasilevich Obolensky ( 1819-1884), governatore di Mosca,  con cui ebbe  5  figli : Alexandra, Ekaterina, Sergei, Maria, Alexei, Zoia.  Sempre più insofferente nei confronti della condizione subordinata della donna , Zoe Sumakorov  Obolenskaja, prendendo a pretesto la salute della figlia , lasciò la Russia e si stabilì  dapprima a Napoli e poi  nel 1867 a  Casamicciola presso Ischia, La sua dimora divenne presto un centro di ritrovo rivoluzionario avente come punto di riferimento principale Michail Bakunin. Una dettagliata descrizione della vita condotta ad  Ischia da  Zoe Obolenskaja,  e dai suoi compagni di ideali  si trova  nelle memorie dello scienziato positivista, GRIGORIJ VYRUBOV ( 1843-1913) . Pur essendo un amico di Bakunin, e sotto certi aspetti suo ammiratore, egli non condivise mai lo stile di vita del grande rivoluzionario russo e tanto meno i suoi ideali politici  nei confronti dei quali Vyrubov  si mantenne sempre,  come risulta anche da questo suo resoconto, alquanto ironico e scettico .( cfr.  brano) 
Brano da commentare : A metà luglio del  1866, Bakunin partì per Casamicciola, nell’isola di Ischia, dove non tardai  ad andarlo a trovare. […] Là abitava con i suoi figli, la principessa Obolenskaja, nata Sumarokova, sposa del governatore civile di Mosca, alla cancelleria del quale avevo lavorato due anni, così come ho riferito nei miei ricordi dell’ università di Mosca [.…] A Casamicciola, occupava tutta la metà di un albergo relativamente grande e viveva “come una principessa” con un numerose  seguito. C’erano precettori e governanti di diverse nazionalità , domestiche e lacché, c’era anche un medico di famiglia portato dalla Russia. In questo ambiente , Bakunin si lasciava vivere, organizzava passeggiate, rimproverava il mondo , comandava tutti, il che non gli impediva di scrivere numerose, lunghe e pressanti lettere in diverse lingue alle diverse sezioni della “Fratellanza Universale”. Tutti gli obbedivano a bacchetta e si  inchinavano davanti a lui, la sua testa superava in effetti di una decina di volte quelle del suo entourage; inoltre Bakunin, nonostante la sua bontà d’animo, aveva un carattere autoritario”. (   Grigorij Vyrubov  , memorie deglli anni 1866/67 a Napoli , Ischia e Ginevra, scritti attorno al 1912) 
Bibliografia:  in Arthur Lehing, Bakunin e gli altri. Ritratti contemporanei di un rivoluzionario, Zero in condotta,  2003 pp. 225-226 
Da quel poco che dalla descrizione della personalità della Obolennskaja si ricava dai ricordi di Vyrubov non emerge la passione e la energica volontà d’azione della “principessa” per le finalità rivoluzionarie perseguite dalla Prima Internazionale , fondata , appena alcuni anni prima, nel 1864, a Londra, che furono invece ben messe in risalto da Michail Bakunin in una  lettera   ai suoi amici  AlLEXSANDR HERZEN ( 1812-1870) e NIKOLAJ OGAREV (1813-1877). (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Amici miei Herzen e Ogarov ! Vi scrivo per parlarvi della principessa Obolenskaja. Zoja Sergeevna appartiene a quel genere di donne così raro in Russia che simpatizzano per la nostra causa , non solo perché animate dal sentimento e dagli ideali, ma soprattutto dalla volontà che, all’occorrenza, le spingerebbe a schierarsi con noi anche nell’azione ….”  ( lettera di Bakunin a Herzen e Ogarev  del 16 ottobre 1866 da Ischia ) 
Bibliografia : Lorenza Foschini, Zoé , la principessa che incantò Bakunin. Passioni e anarchia all’ombra del Vesuvio, Mondadori. Collana  le scie. Nuova serie, 2016, p. 85

Verso la fine del 1867 Zoe Obonleskaja con i figli e il suo compagno  VALERIAN  MROCZKOWSKI (cfr. post INTERNAZIONALISTI ANARCHICI) si stabilirono a Vevey in Svizzera, dove  qualche tempo dopo il principe  Obolenski , con l’appoggio di alcuni  poliziotti svizzeri irruppe brutalmente nell’ abitazione della moglie , le sottrasse i figli che portò con sé in Russia e  divenne unico amministratore del patrimonio di lei.  L’operazione fu possibile grazie all’accosdicendenza della democratica Repubblica svizzera alle reiterate pressioni  nell’agire in questa direzione  da parte dello Zar Alessandro II. L'esecuzione pratica di questa ignobile impresa fu  affidata, su un comune accordo delle parti,  all' avvocato svizzero Ceresole, che divenne poi  membro del Consiglio Federale della Repubblica svizzera. Gran parte dell’opinione pubblica europea protestò energicamente contro questo vergognoso atto di  violenza statale.  E tra tutti si distinse Michail Bakunin che denunciò,  sotto i falsi panni di un anonimo cittadino svizzero, l’ ipocrisia di una Repubblica, che amava vantarsi, ormai da secoli, di una lunga tradizione libertaria non più corrispondente alla realtà. ( cfr. brano)
Brano da commentare:  “… Una madre di famiglia [  Zoe Obolenskaja] che ha la sfortuna di essere nata nell’aristocrazia russa  e soprattutto di essere stata data in matrimonio ad un principe russo, bigotto inginocchiato davanti ai pope ortodossi di Mosca e di Pietroburgo e naturalmente  prosternato davanti all’imperatore, cioè tutto quanto esiste di più servile al mondo in fatto di servitù ufficiale; questa madre desidera allevare i figli nella libertà, nel rispetto del lavoro e dell’umanità. Perciò si stabilisce in Svizzera, a Vevey. Naturalmente la  corte di Pietroburgo ne è molto dispiaciuta. Se ne parla con indignazione, con collera per la semplicità democratica con la quale alleva i figli; li veste come ragazzi borghesi, senza lusso negli appartamenti né a tavola; nessuna vettura e lacchè, in tutta la casa solo due domestiche ed una tavola sempre semplicissima. I figli sono inoltre obbligati a studiare da mattina a sera e i professori sono pregati di  trattarli da semplici mortali. Si racconta che la  granduchessa Maria di Leuchtemberg, sorella dell’imperatore e un tempo amica della principessa Obolenskaja, non ne poteva più parlare senza versare lacrime di rabbia . Perfino l’imperatore è turbato. A diverse riprese fa intimare alla principessa Obolensky l’ordine di ritornare immediatamente in Russia. Ella si rifiuta. Allora cosa fa Sua Maestà ? Ordina al principe Obolensky che, a conoscenza di tutti, era separato da tempo dalla moglie, di far valere i suoi diritti i marito e di padre e di adoperare la forza per sottrarre se non la madre, almeno i figli. Il principe russo non domandava altro che di obbedire a Sua Maestà. L’intera fortuna della famiglia apparteneva alla principessa: una volta rinchiusa in un convento della  Russia, oppure dichiarata emigrante, recalcitrante contro la sacra volontà di Sua Maestà, si sarebbero confiscati i suoi beni e, come tutore naturale dei figli, ne sarebbe divenuto l’amministratore. Affare eccellente. Ma come eseguire l'atto di violenza brutale in un popolo libero e fiero, in un cantone della Repubblica svizzera? […]  Un bel mattino, il prefetto, il giudice di pace e i gendarmi di Vevey, con Ceresole in testa, avvertiti la vigilia dell’arrivo del principe, attesero alla stazione l’augusto convoglio. Avevano spinto la gentilezza fino a preparare le vetture necessarie per il rapimento progettato, e appena arrivato il principe si trasferirono in massa nell’abitazione della principessa Obolensky, povera donna che non poteva prevedere l’uragano che stava per scoppiare. Si svolse una scena che rinunciamo a descrivere. I gendarmi vodesi, senza dubbio fieri di distinguersi davanti a un  principe russo, respinsero a pugni la principessa che voleva salutare per l’ultima volta i figli; il principe Obolensky, estasiato, si ritrovava in Russia; Ceresole comandava. I figli disperati e malati furono presi dai gendarmi e gettati nelle vetture. Questo il caso della principessa Obolensky. […] Si racconta perfino che quando la principessa, vedendosi assalita da questa invasione proprio cosacca dei gendarmi repubblicani, comandati da Veresole e dal principe Obolensky, volle esigere la protezione della giustizia svizzera, l’ avvocato Ceresole le rispose con scherni talmente volgari che i gendarmi vodesi si affrettarono a convertire in pugni … evviva la libertà svizzera! “ ( Michail Bakuni, Gli orsi di Berna e l’orso di Pietroburgo, )
Bibliografia : Michail Bakunin, Gli orsi di Berna e l’orso di Pietroburgo, Edizioni La Baronata, pp. 18-19 e p. 21.  Cfr. anche René Marie Berthier, De la revolution démocratique à la révolution sociale, Editions du  Cercle d’ Etiudes Libertaire – Gaston Leval, p. 128 dove in una lettera  a Herzen e Ogarev del 19 luglio 1866 Bakunin scrive: “ Il principe Obolensky, un fanatico, e si dice, fanatico perfetto (intégre ), di tendenza neo-democrato-governamentale , polonofobo, prega Dio, i santi, bacia la mano dei pope e venera lo zar.” (traduzione italiana mia)
 ZOE E WALERIAN
                                                                       
Sugli ultimi anni della vita di Zoe Obelenskaja , dopo la morte del suo primo, avido e insensibile, marito, ci  è pervenuta la sintetica, ma eloquente,  notizia data dal suo contemporaneo, Grigoriy Vyrubov, già citato in precedenza. (cfr. brano).
Brano da commentare:   " La principessa era lei stessa un bizzarro miscuglio, possibile solo in Russia, tra il dispotismo aristocratico e il radicalismo più estremo. In seguito , le tolsero i figli e la privarono di una grossa eredità: lei si sposò con un fotografo, il polacco Mroczkowski, si stabilì a Mentone, diede alla luce nuovi figli e morì qualche anno fa. " (   Grigorij Vyrubov  , memorie degli anni 1866/67 a Napoli , Ischia e Ginevra, scritti attorno al 1912) 
Bibliografia:  in Arthur Lehing, Bakunin e gli altri. Ritratti contemporanei di un rivoluzionario, Zero in condotta,  2003 p.226 
WALERIAN MROCZKOVSKI
WALERIAN MROCZKOWSKI (1840-1889) giornalista e fotografo polacco , partecipò all’insurrezione  in Polonia   contro la Russia zarista nel 1863. Arrestato, fu liberato nel 1865. Conobbe a Firenze Michail Bakunin e poi lo seguì a Napoli e poi ad Ischia . A Casamicciola conobbe Zoe Obolenskaja e presto decisero di vivere insieme e di trasferirsi in Svizzera, dove, tra l’altro,  ritenevano a torto , di  essere più sicuri di sfuggire alla persecuzione zarista. Fu uno dei primi ad aderire all’ Internazionale e più precisamente  alla tendenza antiautoritaria ( bakuninista) di quell’organizzazione. Nel 1868 partecipò al Congresso della lega della e della libertà tenuto a Berna, dove insieme a Bakunin e ad altri internazionalisti  (GIUSEPPE FANELLI, SAVERIO FRISCIA,   CARLOGAMBUZZI  ed altri) fece un discorso dove espose tesi federaliste e socialiste che , come ben  si comprese nel corso del congresso, contrastavano nettamente con la maggioranza democratica borghese dei convenuti. Non dispongo purtroppo del discorso di Mroczkowski  e quindi mi limito a citare le conseguenze sugli internazionalisti bakuninisti dell’esito per loro negativo di quel congresso. (brano da commentare)
Brano da commentare: “ … [ Bakunin ] Pronunciò quatttro poderosi discorsi sul socialismo – acerba critica al comunismo autoritario, esaltazione del collettivismo federalista e libertario – e con questi s’illuse di persuadere gli astanti. I quattro discorsi, invece, urtarono profondamente i congressisti, democratici borghesi, facendo cadere tutte le speranze di Bakunin il quale dovette senz’altro ritirarsi da congresso con i suoi amici “ ( Nello Rosselli, Mazzini e Bakunin .........)

Bibliografia Nello Rosselli, Mazzini e Bakunin. Dodici anni di movimento operaio in Italia ( 1860 - 1872), Einaudi, 1967 p. 199
Uscito dalla Lega della Pace e della Libertà, di cui era stato membro del Comitato Centrale, Mroczkowsky e altri  compagni della tendenza bakuninista fondarono una nuova organizzazione che chiamarono Alleanza Internazionale della Democrazia socialista,e che perseguì  prima di essere sciolta per fondersi , in particolare in Spagna, Italia, Svizzera,   e Francia ,con la Prima Internazionale ( A.I.T.), finalità peculiarmente antiautoritarie. Malatesta parecchi anni   commentò l’influenza esercitata dall’ Alleanza  sul movimento , nel breve tempo della sua esistenza, nei seguenti termini. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ L’ Alleanza fu l’anima dell’Internazionale in tutti i paesi latini e diede a una branca dell’Internazionale il suo impulso anarhico, come d’altra parte, le intese ristrette dei marxisti diedero impulso socialdemocratico all’altra branca …”  (Errico Malatesta in Volontà del 7 marzo 1914).

 Dopo la morte del principe Obolenski nel 1884,  Walerian sposò , col suo nuovo cognome, più facile da pronunciare, Ostroga), Zoe  Obolenski ed ebbe da lei due figli, Felix e Missia Felix  Ostroga, ingegnere e compositore musicale ,  si unì nel 1893, alla figlia di Elisée Reclus, Jeannie ( 1863-1897) 
STEPNIAK

  SERGHEJ KRAVČINSKIJ (noto anche con il nome di   STEPNIAK) ( 1851- 1895). Figlio di un medico militare, intraprese la carriera militare, conseguendo il grado di sottotenente.  Nel 1871 aderì  con entusiasmo, al  Circolo dei  “ caikovcy “, il più radicale dei circoli politici /culturali allora esistenti. (cfr. brano)

Brano da commentare: “ Non ho mai più trovato un gruppo di uomini e di donne di tanta altezza morale come la ventina di persone che conobbi alla prima riunione del Circolo di Ĉajkovskij. Sono ancora fiero di essere stato ammesso in quella famiglia”  […]  “ I ĉaikovcy furono coloro che contribuirono notevolente a creare quell’atmosfera morale, a mettere in vigore quelle regole di condotta , che divennero poi il codice della generazione rivoluzionaria seguente… “ ( Ricordi di  Serghej Kravicnskij)

Bibliografia : in  Roberto Sinigaglia, S. M. Stepniak Kravčinski nella Russia prerivoluzionaria  in  Augusta Molinari e Roberto Sinigaglia,   Stepnjak- Kravčinski un rivoluzionario russo tra populismo e terrorismo,  La Nuova Italia,  p. 194 e p. 195

Ben presto per la sua intensa attività di propaganda tra contadini ed operai  dovette, essendo ricercato dalla polizia,  lasciare la Russia . Dopo alcuni viaggi all’estero (Francia, Inghilterra, Svizzera)  Kravĉinskij  si recò insieme ad altri compagni russi a combattere nell’ Erzegovina e nella Bosnia dove era scoppiata una rivolta, ma ne fu presto deluso.  (cfr. brano)

Brano da commentare: “  Sono venuto senza denaro e senza armi perché mi avevano convinto che avrei trovato tutto là. In effetti non ho trovato nulla. Tuttavia sarei rimasto, se non fosse stato per una circostanza: venni a combattere per l’indipendenza e sono capitato in una banda di puri e semplici briganti. Ciò mi ha subito terribilmente amareggiato. “ ( Serhej Kravĉinskij, lettera a Lavrov)

Bibliografia : in  Roberto Sinigaglia, S. M. Stepniak Kravčinskji nella Russia prerivoluzionaria  in  Augusta Molinari e Roberto Sinigaglia,   Stepnjak- Kravčinskji un rivoluzionario russo tra populismo e terrorismo,  La Nuova Italia,  p.  255

Sentimenti simili erano condivisi  anche da Errico,Malatesta,  anche lui in Erzegovina,  e dal loro incontro nacque una duratura amicizia.  Lasciata  l’ Erzegovina Kravĉinskij , nell’inverno del 1977 , giunse in Italia e sempre più attratto dalla dottrina della “propaganda del fatto” della sezione italiana  dell’Internazionale partecipò attivamente,  soprattutto, in quanto ex ufficiale ed esperto di  “guerra per bande” ,come consulente militare,  ai preparativi  della spedizione nel Matese, insieme a  Cafiero e a  Malatesta.  Pochi giorni prima dell’inizio dell’impresa fu arrestato alla stazione di Solopasca e condannato a nove mesi nel carcere di Capua Vetere.  (cfr. infra  post CARLO CAFIERO). Tra il giugno e il luglio 1878 Kravĉinskij  tornò clandestinamente in Russia e trovò il movimento populista ormai costretto ad agire nella più assoluta, clandestinità , a causa della durissima repressione poliziesca in corso. La sera del 30 gennaio 1878 il tipografo rivoluzionario,  Ivan  Kovalskij , detto il “Diogene di Odessa”, e  alcuni compagni universitari presenti durante l’irruzione poliziesca furono arrestati dopo aver cercato di opporre resistenza armata. Alla notizia che dopo alcuni mesi di brutale detenzione carceraria, Kovalskij e gli altri furono impiccati (secondo un’altra versione, fucilati),  Kravĉinskij  uccise, in pieno giorno,  con l’aiuto di due compagni , ( Baranikov, che gli fece da supporto e da Michajlov,  che era alla guida della carrozza con cui fuggire), il generale Menzekov , capo della terza  sezione della polizia politica, diretto responsabile di quelle morte e di tante  altre , che avvenivano, in quel periodo, nelle carceri.  Non fu comunque un  assassinio fatto senza una sofferta premeditazione (cfr. brani).

 Brani da commentare: 1) “  Il capo dei gendarmi, cervello della banda che tiene sotto il giogo tutta la Russia è stato ucciso… A scanso di ogni equivoco  dichiariamo per conoscenza di tutti che il generale dei gendarmi, generale aiutante Mezencov è stato ucciso proprio da noi dai socialisti rivoluzionari. L’assassinio è una cosa tremenda. Solo nel momento più forte della disperazione che conduce alla perdita della coscienza, un uomo che non sia uno scellerato può sacrificare la vita di un suo simile … Il governo russo ha condotto noi socialisti russi, noi che ci siamo votati a tutte le sofferenze per sollevare gli altri, il governo russo ci ha condotto a questo punto, alla decisione di assassinare in maniera sistematica. Ci ha portato a ciò col suo gioco cinico con  decine e centinaia di vite umane… Se la stampa non difende i prigionieri, lo facciamo noi. “ ( opuscolo anonimo indirizzato 5 giorni dopo l’attentato al quotidiano di Pietroburgo “ Golos”  (La voce); 2) “ Dobbiamo ricordare che questa [ la scelta del terrorismo] non è la via giusta per giungere alla liberazione delle masse lavoratrici. Il terrorismo non ha niente in comune con la lotta contro le vere fondamenta dell’ordine sociale esistente. Contro una classe solo un’altra classe può sollevarsi: solo il popolo medesimo può rovesciare il sistema sociale…  Le rivoluzioni riguardano le masse popolari. Le prepara la storia. I rivoluzionari non possono creare gli avvenimenti, possono solo essere strumento della storia, espressioni delle aspirazioni popolari.[…]  Perciò la maggior parte delle nostre forze debbono dedicarsi al lavoro tra il popolo. I terroristi sono solo un distaccamento difensivo che ha il compito di proteggere i rivoluzionari che lavorano in mezzo al popolo dai colpi infidi del nemico” […] Nel momento in cui la nostra libertà e la nostra personalità saranno garantiti dall’arbitrio metteremo sicuramente fine al sistema di giustizia sommaria e di autodifesa al quale siamo oggi costretti a ricorrere. “  (  frammenti dall’ editoriale del n. 1 di Zemlja i volja )

Bibliografia : in  Roberto Sinigaglia, S. M. Stepniak Kravčinskji nella Russia prerivoluzionaria  in  Augusta Molinari e Roberto Sinigaglia,   Stepnjak- Kravčinskji un rivoluzionario russo tra populismo e terrorismo,  La Nuova Italia,  p, 285 (primo brano)  p. 285 (cfr. anche nota n. 39  e (secondo brano) p. 294. Ho taglieggiato un pò il brano per ragioni di spazio.

Cesare Lombroso nel suo libro sugli anarchici riferisce ,  citando un giornale dell’epoca,  una delle reazioni immediate di  Kravcinskji dopo l’attentato. (cfr.brano)

Brano da commentare: “  E nel giornale La libre parole, Drumont racconta del famoso nichilista  Stepniak, che dopo aver commesso un assassinio politico, e profittando dello sbalordimento del primo momento, si era slanciato in una troika, dove l’aspettava un complice travestito da cocchiere, incaricato di assicurargli la fuga: l’amico, naturalmente, trovando che non c’era tempo da perdere, staffilava il cavallo; a un tratto Stepniak lo ferma: “ Io sono molto sensibile”, egli dice, “ e non posso vedere soffrire le bestie; se tu continui a maltrattare così quel povero cavallo, io discendo e mi consegno.” ( in Cesare Lombroso, Gli anarchici… )

Bibliografia :  Cesare Lombroso, Gli anarchici. Psicopatologia criminale d’un ideale politico,   con una testimonianza di Pietro Valpreda, Claudio Gallone Editore, q1998 p. 72

Il cavallo, un purosangue nero di nome Varvar, sia detto a solo titolo di curiosità, era lo stesso che era stato usato per la fuga di Kropotkin ( cfr. scenetta in creta  nel post PIOTR KROPOTKIN ).

 Scatenatasi una frenetica “caccia all’uomo” da parte del regime zarista , Kravĉinskij ,  dopo essersi  unito, nonostante i  gravissimi pericoli della clandestinità, alla compagna FANNI MARKOVNA,  fu, su ordine della sua organizzazione e contro la sua volontà, , fatto espatriare all’estero.  Durante il periodo dell’esilio godette della stima  dei più grandi  rivoluzionari europei (Engels, Kropotkin, ecc. ,anche se  di tendenze, tra loro antagoniste,) Nel 1895  purtroppo, morì schiacciato da un treno .

 

 







 

 

 
 
 


 
 
 

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