LIPA KUTUZOVA
OLIMPIADA o
OLIMPIA (detta anche LIPA o LIPKA) KUTUZOVA CAFIERO (1843 o
1845 - ?) . Nata nel governatorato di Kiev da una famiglia benestante e
di antica nobiltà ben presto aderì alle nuove idee nichiliste e
populiste, sempre più diffuse in Russia , soprattutto tra i giovani e le
giovani dell’aristocrazia e della borghesia.(cfr. brano) .
Brano da commentare : “ Come Bakunin
stesso e come Kropotkin, la Kutuzova proveniva da una famiglia nobile di
antico lignaggio, i Goleniščev-Kutuzov – pare risante alla cerchia di
Aleksandr Nevskij- da una branca dei quali era venuto anche il supremo organizzatore
della resistenza e della vittoria russe su Napoleone del 1812. La tenuta
di campagna, la proprietà fondiaria del ramo a cui apparteneva la famiglia di
Olimpia, era situata nella regione dei laghi a metà strada tra San
Pietroburgo e Mosca, a Ljalino, in provincia di Tver’
come quella di Bakunin.Là negli anni ‘60 e ‘70, dopo la scomparsa del padre
militare, le quattro sorelle Kutuzov avevano organizzato non solo una scuola
per i figli dei contadini ma anche un vero e proprio centro di diffusione
del più tipico nichilismo rivoluzionario russo, legato ai nuovi codici e ai
nuovi valori del rifiuto di ogni autorità sociale o familiare, finendo per
farne anche un centro di raccolta del primo movimento populista “di massa”, per
quanto il termine possa essere usato per tale realtà, quello dell’andata nel
popolo” (Antonello Venturi, postfazione al libro di Martina Guerrini, Le cospiratrici….)
Bibliografia : postfazione di Antonello Venturi al
libro di in Martina Guerrini, Rivoluzionarie russe di
fine ottocento. Lettere e memorie di Olimpia Kutuzova Cafiero, BFS, 2016, p.
126. Sul significato originario di nichilismo russo, cfr. anche Kropotkin, Memorie
di un rivoluzionario ,
oltre ovviamente al romanzo Padri e figli di Turgheniev.
BAKUNIN,
OLIMPIA E LO SCORPIONE
Nel 1873 Olimpia Kutuzova si recò a Stoccarda (Svizzera) dove vivevano la
sorella e il cognato Bartolomeo Zajcev . Tramite loro conobbe Michail Bakunin, con cui
entrò subito in confidenza aiutandolo a catturare uno scorpione.(cfr. brano)
Brano da commentare: “ In quella
città viveva allora Michail Bakunin. Mia sorella lo conosceva molto bene e già
il primo giorno del mio arrivo andammo a fargli visita. Grande era il
sentimento di venerazione con cui entrai nell’abitazione di quell’uomo
straordinario, ma altrettanto grande fu il mio stupore di fronte al quadro che
si presentò ai miei occhi e che assolutamente non corrispondeva alle mie
aspettative. In una stanza di dimensioni ridotte, sopra uno sgabello sistemato
sul letto, con addosso un ampio cappotto logoro e in mano un bicchiere, era
ritta la colossale figura di Bakunin. In quel momento tutta la sua attenzione
era concentrata su uno scorpione che strisciava sul soffitto e che egli cercava
di catturare con il bicchiere. Davanti a questo spettacolo, lo stato
d’animo solenne e deferente con cui mi preparavo all’incontro con il celebre
vecchio si dissolse all’istante. Involontariamente mi lanciai verso di
lui dicendo: “ Michail Alexandrovi , permettetemi di aiutarvi!” Bakunin si
voltò verso di noi, e scendendo pesantemente dallo sgabello, disse: Ah! Sei
arrivata! Bene, Sali tu adesso e cattura questo briccone”. Abitualmente dava
del tu a tutti e questo eliminava subito ogni imbarazzo nei rapporti con lui e
suscitava simpatia. ….” ( Olimpiada Kutuziova, Mémoir pubblicata
nella rivista Byloe Il Passato, 1907 )
Bibliografia: Olimpiada Kutuzova Cafiero, Dal
lontano passato: memorie autobiografiche a cura di Bruna Bianchi in Libertaria,
il piacere dell’utopia, anno 8, numero 1 gennaio/marzo 2006 p. 86. Cfr.
anche Martina Guerrini, Le
cospiratrici. Rivoluzionarie russe di fine ottocento. Lettere e memorie di
Olimpia Kutuzova Cafiero, BFS, 2016, p. 99
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OLIMPIA KUTUZOVA ALLA BARONATA |
Acquistata, con i soldi
di Cafiero, la Baronata, anche Olimpiada Kutuzova insieme ad altri
compagni e compagne si unì a quel progetto ed è a lei, che si deve , per
quanto ne so, la più dettagliata descrizione, a noi giunta, di
quell’esperimento comunitario . (cfr. post CARLO CAFIERO). Come si è visto, alle donne, nella Baronata erano riservati lavori prevalentemente femminili, il che derivava probabilmente dalla persistenza, all'interno della comunità, di tradizionali pregiudizi maschili. Ma proprio grazie a donne come la Kutuzova e ad uomini come Bakunin, si stava instaurando, anche se non senza probabili resistenze, un nuovo modi di rapportarsi tra i due sessi, che fu poi sviluppato nei "milieux libres" della prima metà del XX secolo e durante la rivoluzione sociale spagnola (cfr. brano).
Brano da commentare: " Un giorno , da parte di due italiane che abitavano con noi, gli [a Bakunin ] chiesi di agire sugli italiani perché modificassero il loro atteggiamento nei confronti delle donne, considerate generalmente in Italia come schiave. Bakunin si dilungò molto sull'argomento e le sue parole fecero una certa impressione. In seguito , le italiane aderirono anche esse al movimento rivoluzionario e una delle abitanti della Baronata prese parte, nel 1876, all'insurrezione nelle campagne di Benevento ..." (Olimpiade Kutuzova, Memorie 1907)
Bibliografia : in
Arthur Lehning, Bakunin e gli altri .
Ritratti contemporanei di un rivoluzionario, Zero in condotta , 2002 p.
291. Cfr. anche Olimpiada Kutuzova Cafiero, Dal
lontano passato: memorie autobiografiche a cura di Bruna Bianchi in Libertaria,
il piacere dell’utopia, anno 8, numero 1 gennaio/marzo 2006 p. 87 e Martina Guerrini, Le
cospiratrici. Rivoluzionarie russe di fine ottocento. Lettere e memorie di
Olimpia Kutuzova Cafiero, BFS, 2016,
pp.101
Nel 1874 Olimpia Kutuzova
tornò in Russia su richiesta della madre gravemente malata. Dopo la
morte della madre le fu proibito di ripartire per l’estero e allora le
venne in soccorso Carlo Cafiero che si recò in
Russia e la sposò al fine di renderle possibile , come cittadina
italiana di viaggiare all’estero.
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OLIMPIA IN VIAGGIO VERSO BOLOGNA
Nel suo "mémoir", Olimpia Kutuzova Cafiero racconta che nel mese di agosto del 1874, giunta in Italia partecipò alla preparazione di una insurrezione a Bologna. (cfr. brano)
Brano da
commentare: “ Nel 1874 Bakunin dovette andare in Romagna, dove era in
preparazione un moto rivoluzionario. Io vi fui mandata prima di lui con
l’incarico di trasportare la dinamite, avvolta in un asciugamano che mi
ero legata intorno alla via. Con quel carico arrivai a Milano, dove avrei
dovuto cambiare treno per proseguire per Bologna. Mentre ero in attesa nella
stazione di Milano scoppiò un tremendo temporale. Gli assordanti scoppi di
tuono squassavano l’intero edificio della stazione. Dato che mi avevano
preavvisato che la dinamite poteva scoppiare se sottoposta a scosse, immaginai
che, esplodendo, essa avrebbe potuto causare la morte di tutto il pubblico che
si trovava in stazione. Per evitarlo uscii sulla piazza, attendendo con
trepidazione che da un momento all’altro la dinamite esplodesse e mi facesse
saltare in aria. Tutto invece finì bene per me. La dinamite però non fu
impiegata, fu gettata in fondo al Reno, e io me la cavai con un fortissimo mal
di testa durato alcuni giorni.” ( Olimpia Kutuzova, Mémoir, )
Bibliografia: Olimpiada Kutuzova Cafiero, Dal
lontano passato: memorie autobiografiche in Libertaria, il
piacere dell’utopia,
anno 8, numero 1 gennaio/marzo 2006 pp. 87 -88. Cfr. Pier Carlo Masini, Cafiero, edizioni BFS,
2015, p. 83 ,dove la partecipazione della compagna di Cafiero ai preparativi dei moti
non è ritenuta, per una questione di date, possibile, ma se ho capito
bene, Pier Carlo Masini si basava per la sua tesi soltanto su un
resoconto dell’episodio fatto dal Guillaume e non su una lettura diretta delle
memorie autobiografiche della Kutuzova. Un definitivo chiarimento di questo episodio si trova,
ora, in Martina Guerrini, Rivoluzionarie russe di
fine ottocento. Lettere e memorie di Olimpia Kutuzova Cafiero, BFS, 2016, p. 73
e pp. 78-79 . Per il resoconto dell'episodio da parte della stessa
Olimpia , cfr. p. 101. Inoltre una interessante distinzione tra il " mémoir" e l'autobiografia
si trova in questo libro a pp. 98-99.
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QUELLA
NOTTE NEL BUGIGATTOLO
Nel 1875 Olimpia Kutuzova tornò in Russia , dove
alternando attività di insegnante rurale e di infermiera partecipò
attivamente al movimento populista “ Zemlija i Volja ( cfr. post PIOTR
KROPOTKIN) col fine precipuo di fare propaganda tra i contadini e gli operai. A
causa della sua intensa attività, Olimpia fu arrestata, ma in
quanto cittadina italiana ottenne la libertà con la condizione di
lasciare per sempre, la Russia. Nell’attesa dell’espulsione passò
diverse settimane di dura detenzione nei carceri locali
di transito verso la frontiera. Particolarmente angosciosa fu l'ultima notte di detenzione rinchiusa in un bugigattolo .(cfr. brano)
Brano da commentare: “ In maggio ,
accompagnato da un poliziotto, il commissario arrivò in campagna da mia sorella
per arrestarmi e tradurmi nella prigione della più vicina città
distrettuale […] Mi trattennero per due settimane, poi mi portarono al confino
col metodo del trasferimento a tappe, nonostante le insistenze dei miei parenti
perché fosse consentita altra modalità di espulsione. Fino a
Pietroburgo mi fecero viaggiare in treno. Dopo una settimana nella locale prigione
di transito, ci fecero proseguire ancora in treno per Vil’no
e da lì a piedi, con accompagnamento della polizia. Del mio gruppo facevano
parte 30 delinquenti comuni, tutti uomini. Per il pernottamento nelle prigioni
di transito, mi rinchiudevano nella stessa cella dei detenuti, di modo,
che, anziché riposare, per tutta quanta la notte non chiudevo occhio per la
paura. […] Il terzo e ultimo pernottamento fu per me il più
spaventoso. […] Quella sera, nella sovraffollata prigione di transito di una piccola località, mi rinchiusero da sola in un
bugigattolo, separato dallo stanzone comune dei detenuti da un sottile tramezzo
di assi. Contenta di essere finalmente sola, mi distesi sulla paglia sporca
sperando di addormentarmi, ma all’istante balzai in piedi terrorizzata: miriadi
di cimici e di altri insetti di ogni sorta in un baleno mi coprirono la faccia
e le mani, costringendomi a restare alzata tutta la notte per difendermi da
quella schifezza. Accanto a me, al di là del tramezzo, c’era un gran baccano in
cui si mescolavano urla e bestemmie, i detenuti battevano furiosamente sul
tramezzo, cercando di penetrare a forza nel mio bugigattolo, mentre dietro la
porta i soldati della scorta, ubriachi, giocavano a carte, bestemmiando e
scambiandosi oscenità non meno dei detenuti. …….”
( Olimpia Kutuzova Mémoir )
Bibliografia: Olimpiada Kutuzova Cafiero, Dal
lontano passato: memorie autobiografiche in Libertaria, il
piacere dell’utopia,
anno 8, numero 1 gennaio/marzo 2006, p. 91 . Cfr. Martina Guerrini, Rivoluzionarie russe di
fine ottocento. Lettere e memorie di Olimpia Kutuzova Cafiero, BFS, 2016, p. 104
Dopo un periodo di
permanenza all’estero ( Francia, Svizzera, Italia) fu a Parigi che per un
breve tempo Olimpia ritrovò Cafiero. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Rividi Cafiero
solo nel 1879 , a Parigi, in casa di una signora russa. Cafiero era
allora molto nervoso e avvilito : la polizia francese voleva espellerlo
da Parigi e aveva l’intenzione di andare a Londra. Il reincontro con mio marito durò poco: eravamo terribilmente tormentati. Per
quanto riguarda lui, era già iniziata la terribile malattia, i cui segni
premonitori lo rendevano così sensibile, mentre io ero affaticata dalle
tappe del viaggio, che, dal governatorato di Tver mi aveva portato fino
alla frontiera con la Prussia. Non mi immaginai che quella
sarebbe stata l’ultima volta che avrei visto mio marito sano. ( Olimpia Kutuzova Cafiero, Mémoir)
Bibliografia: in Martina Guerrini, Rivoluzionarie
russe di fine ottocento. Lettere e memorie di Olimpia Kutuzova Cafiero, BFS, 2016, p. 113
OLIMPIA
VERSO LA SIBERIA
Olimpia tornò nel 1881,
clandestinamente, in Russia , dove, riallacciati i contatti con il
movimento rivoluzionario, ormai sempre più politicizzato (Narodnaja Volja) ebbe, tra
l’altro l’incarico di preparare l’evasione di Nikolaij Morozov dalla prigione di Suvalki. Scoperta, prima di
essere riuscita nel suo proposito, fu anche lei rinchiusa in quella
prigione e poi trasferita nel carcere di Butyrki, dove restò per dieci
mesi prima di essere inviata ad I’im
in Siberia. Dopo un anno di permanenza in quel luogo, preoccupata per alcune
notizie che gli giunsero dall ‘ Italia sulle gravi
condizioni di salute di Carlo Cafiero decise di evadere e raggiungere l’estero. (cfr. brano)
Brano da commentare. “ … Così dopo un
anno di permanenza a I‘im , presi a prepararmi per il lungo
viaggio, si trovò anche chi era disposto ad aiutarmi nell’impresa, un uomo
pratico ed esperto in queste cose, lo stesso che aveva fatto fuggire la Bardina
( nota mia: Sofia Illarionovna Bardina , una delle più note
populiste degli anni settanta) […]
Ci accordammo che mi avrebbe portato con i suoi cavalli fino a Ekaterinburg, se non ricordo male , per 60 rubli. Mi indicò il posto fuori
città dove mi avrebbe aspettato con il carro. Dopo avere salutato gli amici e
avere atteso la guardia che era obbligata ogni sera a visitare i deportati per
accertarsi che tutti fossero presenti , presi cautamente la via dei campi verso
il luogo stabilito. Il contadino, con un carro carico d’erba mi stava già
aspettando. Mi fece stendere sul fondo e mi coprì accuratamente con l’erba
falciata perché i suoi compaesani vicini non mi scorgessero, poi si sedette di
lato e , canticchiando con noncuranza, mi condusse felicemente nel suo
villaggio. Mi fece entrare nel cortile del bestiame, in una piccola
stalla separata dove aveva allevato un porcellino che aveva appena
sgozzato. Là rinchiusa uscendo solo di notte per respirare un po’ d’aria
pura, restai esattamente due settimane in attesa che la polizia interrompesse
le sue ricerche. Finalmente, una notte, il mio vetturino mi portò
via dal suo villaggio su un tiro a due , coperta da un mucchio di stracci. […]
Arrivata a Ekaterinburg, presi commiato dal mio liberatore e mi
diressi in treno a Perm’ dove [….] Da lì
proseguii in treno fino a Losanna,
presso mia sorella Zaiceva. “ ( Olimpia Kutuzova, Memorie )
Bibliografia: Olimpiada Kutuzova Cafiero, Dal
lontano passato: memorie autobiografiche in Libertaria, il
piacere dell’utopia,
anno 8, numero 1 gennaio/marzo 2006, p. 91. Cfr. anche Martina Guerrini, Rivoluzionarie
russe di fine ottocento. Lettere e memorie di Olimpia Kutuzova Cafiero, BFS, 2016, pp.
108
Giunta finalmente in
Italia, dopo avere passato, sempre con passaporti falsi, varie frontiere
(russa, polacca, svizzera), Olimpia si prese cura di Carlo Cafiero, ma,
permanentemente in conflitto con i familiari di lui sul
come gestire quella malattia, e non disponendo per vivere che del modesto
ricavato di sporadici lavori di traduzione , nel 1890, tornò in Russia,
continuando comunque sempre ad informarsi sulle
condizioni di salute del suo compagno e a conservare, con affetto, accanto a
quello di Kutuzova, il cognome Cafiero.
Anche dopo la morte di Cafiero, Olimpia (Lipa) Kutuzova restò, pur
vivendo in Russia, particolarmente in contatto
con Serafino e Marietta Mazzotti (cfr. infra post MICHAIL BAKUNIN (2) . l’INSURREZIONE DI BOLOGNA) tramite una fitta corrispondenza .
(brano)
Brano da commentare: “ Le lettere ai Mazzotti , in
particolare, evidenziano l’ironia, l’intelligenza e la passione di Lipa, che
era legata ai due compagni italiano da un affetto sincero. […] Sono lettere scritte con la confidenza di
chi sente di potersi mostrare con sincerità, anche solo condividendo aneddoti
della vita quotidiana, desiderando dare qualcosa di sé, una piccola “fotografia
raccontata” a chi ascolta da lontano: cartoline di auguri, richieste di nuove
notizie sui nuovi arrivati in famiglia, aggiornamenti di nuovi indirizzi russi
ai quali poter legare il sottile filo rosso con l’ Italia.” ( Martina Guerrini , Le cospiratrici …)
Bibliografia: Martina Guerrini, Le cospiratrici.
Rivoluzionarie russe di fine ottocento. Lettere e memorie di Olimpia Kutuzova
Cafiero, BFS 2016 , p. 95 e 96
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OLIMPIA KUTUZOVA |
Come già si può dedurre
da queste brevi note autobiografiche, Olimpia Kutuzova Cafiero appartenne
a quella straordinaria generazione di giovani donne , che
parteciparono con estrema passione e abnegazione alle varie
fasi attraversate dal movimento rivoluzionario russo (nichilismo,
populismo , terrorismo) iniziato nella seconda metà del XIX secolo. (brani da
commentare)
Brani da commentare: 1) “ Se si è tentato di ricostruire
una genealogia storica e semantica del termine “nichilismo” assai più difficile
risulta collocare nel tempo e nello spazio l’uso di nigilitska, il sostantivo femminile. […] Le
nichiliste condividevano con i propri compagni la prospettiva materialistica e
antisentimentale, e si avvicinavano alla questione femminile in modo
radicalmente differente da quello delle femministe liberali. La famiglia e il
matrimonio erano dispositivi oppressivi e limitativi dell’emancipazione
personale: il loro rifiuto era fondamentale; l’approccio caritatevole del e
dame “illuminate” non aveva una messa a fuoco per lo sguardo nichilista, assai
attento all’oppressione privata dell’individuo: meglio quindi essere buone che fare del
bene. […] Rovesciando il movente liberale, una migliore educazione e l’accesso
al mondo del lavoro diventavano conseguenze, non lo strumento per la parità.
[…] La sovversione della nigilistka coinvolge anche il suo aspetto, un
elemento che la storiografia ha spesso eccessivamente spettacolarizzato.
Abbandonare le mussole, i nastrini, le piume, gli ombrellini e i fiori della
signora russa, la nichilista nel 1860 indossa semplicemente un abito di lana
completamente nero, che scivola dritto e ampio dalla vita, con i polsini e il
colletto bianchi. I capelli sono tagliati corti e portati lisci.,; abitualmente
indossa occhiali scuri, prevalentemente blu. […] Ben lungi dall’evidenziare un
inconscio desiderio di assomigliare a un uomo […] più semplicemente penso
si possa parlare del profondo desiderio di essere accolta come essere umano,
non semplicemente come “donna”, con ciò che convenzionalmente questo
significava. […] Il nichilismo ha rappresentato senza dubbio una risposta
all’inutilità e alla lentezza del riformismo femminista, all’ipocrisia
patriarcale ( e matriarcale) gerarchica e di classe, delle aristocratiche. Ha
dato vita a una rivolta estrema, senza tuttavia possedere la radicalità
populista, che emergerà grazie al contributo di molte donne – alcune
provenienti da esperienze nichiliste e separatiste, altre dalla sconfitta del
femminismo liberale – che grazie a questi percorsi personali saranno già pronte
come sottolineerà Kropotkin, ad affrontare lo scontro diretto contro
lo stato. ((Martina Guerrini, Le cospiratrici ….);
2) “ Da noi la questione della emancipazione
della donna non si restrinse mai al meschino diritto “ all’ amore libero”, il
quale non è altro che il diritto di potersi scegliere sempre il suo padrone.
Ben presto si capì che l’importante sta nell’avere la libertà semplice,
lasciando la questione d’amore all’arbitrio individuale. E siccome non
v’è libertà senza indipendenza economica, così la lotta cambiò d’aspetto e
diventò una lotta per acquistarsi il libero accesso all’insegnamento superiore
e alle professioni, che esercita l’uomo istruito. La lotta fu lunga e ardente,
perché ci stava di mezzo la nostra famiglia barbara e medievale. Fu sostenuta
dalle nostre donne molto valorosamente ed ebbe lo stesso carattere appassionato
come la maggior parte delle nostre ultime lotte sociali. Finalmente le donne
vinsero- il governo stesso dovette riconoscerlo. Nessun padre minaccia più la sua figlia di
strapparle le trecce, quand’essa voglia andare a Pietroburgo, a studiare la
medicina o seguirvi i corsi superiori d’altre scienze. La ragazza non è più
obbligata a fuggire dalla casa paterna, ed i nichilisti non hanno più bisogno
di ricorrere al “ matrimonio fittizio” per farla padrona di sé “ (Serghej Kravcinskij (Stepniak), La Russia sotteranea); 3) “Il matrimonio senza amore e la
familiarità senza amicizia erano ripudiati. La ragazza nichilista,
costretta dai suoi a essere una bambola in una casa di bambole e a sposarsi per
denaro, preferiva abbandonare la casa e gli abiti di seta; vestiva un abitino
di lana semplicissimo, si tagliava capelli e andava a un ginnasio per
conquistarsi la sua indipendenza. La donna che vedeva come il suo matrimonio
non fosse più un matrimonio, quando né l’amore né l’amicizia legavano più
quelli che continuavano a essere considerati marito e moglie, preferiva
spezzare un legame che non aveva più nessuna delle sue ragioni essenziali di
esistere; e spesso se ne andava con i suoi figli a lottare contro la miseria,
preferendo la solitudine e i disagi a una vita che, date le convenzioni
sociali, sarebbe stata una continua menzogna “ ( Piotr Kropotkin, Memorie di un rivoluzionario , Feltrinelli, 1969, pp. 219-220)
Bibliografia : Primo brano in Martina Guerrini, Rivoluzionarie
russe di fine ottocento. Lettere e memorie di Olimpia Kutuzova Cafiero, BFS, 2016, pp.
27; 29; 30; 31; 32 e secondo brano in Augusta Molinari e Roberto Sinigaglia, Stepniak-Kravcinskij un
rivoluzionario russo tra populismo e terrorismo, La Nuova Italia, pp.
231-232 . Terzo brano in Piotr Kropotkin, Memorie
di un rivoluzionario ,
Feltrinelli, 1969, pp. 219-220
SOFIA PEROVSKAJA, VERA ZASULIĈ, SOFIA BARDINA, OLGA LIUBATOVIĈ, VERA
FIGNER, ELIZAVETA KOVALSKAJA
In questo post mi
limito a dare di alcune di queste rivoluzionarie ( SOFIA
PEROVSKAJA (1853-1881) , VERA ZASULICH (1849-1919), ELIZAVETA KOVALSKAJA
(1849-1943), OLGA LJUBATOVIC ( 1854-1917, VERA FIGNER (1852-1942) solo brevi
cenni biografici :
SOFIA PEROVSKAJA,
appartenente per nascita alla nobiltà, fu tra le prime donne ad aderire al
Circolo Cajkovskij . Propagandò le nuove
idee nei villaggi rurali svolgendo il ruolo, essendole stato
negato dalle autorità , a causa delle
sue idee progressiste, quello di maestra,
di infermiera. Fu una delle imputate accusate di reati politici
nel cosiddetto “ processo dei 193”.
Assolta , aderì al gruppo noto col nome
“ di “ Seconda Zamiya i Volja” e partecipò a diverse
azioni sino al suo arresto e alla
condanna alla deportazione in Siberia. Durante il viaggio riuscì a sfuggire alle guardie e visse da quel momento come clandestina . Fu una delle fondatrici
del gruppo “terrorista” “ Narodnaja Volja “(Volontà del
popolo) Nel 1881 la Perovskaja svolse un ruolo
fondamentale, come coordinatrice, nell’attentato allo Zar Alessandro II,
provocandone la morte. Arrestata fu impiccata pochi giorni dopo.
VERA ZAZULIĈ , Nata in una famiglia della piccola nobiltà e
orfana a tre anni del padre fu allevata da dei parenti. Studiò in una scuola
privata e ottenne il diploma di maestra. Sulla scia della sorella maggiore Ekaterina frequentò gli ambienti
fu arrestata per la prima volta nel 1869
essendo rimasta coinvolta nel processo contro Nečaev. Fu deportata in
Siberia,da dove cui fu liberata nel 1873.
Nel 1878 per vendicare il
giovane Aleksej Bogljubov , che, in carcere, per non essersi tolto il berretto davanti al
generale Trepov, era stato frustato a
morte, , davanti a tutti i detenuti ,
Vera Zazulič , introdottasi nell’ ufficio dove lavorava Trepov con la scusa di richiedere un certificato, giunta alla sua
presenza, gli sparò ferendolo gravemente. Al processo , la Zazulič fu inaspettatamente assolta,
contro il parere contrario della
polizia politica che , immediatamente , si accinse a
mettere in atto le pratiche necessarie per un nuovo arresto. Nel frattempo però la Zazulič , riuscì a fuggire
, con l’aiuto della sua organizzazione, all’estero. Nel 1881, fu , in Svizzera, tra i fondatori,
insieme a Plekanov, della prima organizzazione social-democratica
russa, chiamata “ “ L’emancipazione del
Lavoro”. La Zazulič morì in Russia dove era tornata, dopo la rivoluzione del febbraio
1917.
OLGA LIUBATOVA, dopo
avere compiuto gli studi a Mosca, fu con
le sue sorelle mandata a Zurigo dove
frequentò l’università e venne in contatto con gli ambienti dei rivoluzionari
russi in esilio. Tornata , poi, in Russia,
aderì al movimento populista e poi a “Zemlja i Volja” . Fu arrestata e
condannata nel cosiddetto “ processo dei
cinquanta”. a nove anni di prigione, convertiti poi nella deportazione in Siberia Riuscita a
fuggire da quei tristi luoghi, aderì nel
1879 all’ organizzazione
rivoluzionaria “Narodnaja Volja”. Quando nel tentativo
di espatriare all’estero, suo marito Nikolaj Morozov fu arestato , la Ljubatova, che, dal canto
suo, era, invece, riuscita a raggiungere
la Svizzera, tornò indietro nel tentativo di liberarlo , . Il tentativo, a cui
partecipò anche Olimpia Kutuzova, fallì e , arrestata, fu deportata in Siberia
da dove fu liberata solo durante la rivoluzione del 1905.
VERA FIGNER,
nata in una famiglia aristocratica fu un’attiva esponente del movimento populista , poi di "Zemja i Volja" e infine nella
" Narodnaja Volja". Riuscì ad evitare
l’arresto durante l’ondata
repressiva seguita all’uccisione dello
zar . Fu arrestata però nel 1883 e
condannata a morte nel cosiddetto “ processo dei 14". La pena fu commutata nell’ergastolo e nel
1904, in seguito alla pressione popolare,
fu liberata e condannata all’esilio.
Morì in Russia nel 1942.
ELIZAVETA KOVALSCAJA era figlia
illegittima del nobile e ricco russo, il
colonnello Soltsev. che si preoccupò della sua educazione. Dopo avere
militato nella "Zemlja i Voyla" insieme alla Perovskaja, di cui era da gran tempo
amica, quando questa aderì alla "Narodnaia Vojla" , lei si distaccò e
aderì alla cosidetta “Ridistribuzione Nera” che rifiutava
il “terrorismo” , Deportata in
Siberia dal 1881 sino a quando fu liberata nel 1903 , si trasferì all’estero
dove aderì al Partito Socialista Rivoluzionario.l 1903. Tornata in Russia dopo le rivoluzione del 1917
morì nel 1943.
ELIZAVETA KOVALSKAJA nella sua autobiografia
, ha dettagliatamente raccontato il suo percorso formativo
dall’adolescenza alla sua adesione alle
idee populiste e femministe:
Brano da commentare: “ A undici anni mi
mandarono presso il collegio privato della signora Scerbaceva. Questa donna , la fondatrice
dell’istituto, una signora di sessant’anni dalle idee progressiste,
aveva meravigliosamente organizzato il collegio [ […] Il collegio dovette però chiudere prima del
tempo, scontrandosi con “l’incomprensione della “buona società”. I genitori
erano stupiti soprattutto per l’introduzione della ginnastica in un collegio di
ragazze, tanto più che per l’occasione indossavamo abiti maschili. Quando il collegio venne chiuso entrai, non
senza scontrarmi con mio padre, al liceo. Là incontrai un ex alunna di un
professore di liceo di Poltava, Strojev, mandato in esilio a Nord. Costei mi fece
conoscere la Letteratura degli anni
Sessanta […] Riunii qualche liceale e
formammo un gruppo autodidatta che si fuse rapidamente con un altro gruppo
studentesco. Riservavamo uno spazio prevalente allo studio dei problemi
sociali, pur preparando anche esposizioni di scienze naturali, di astronomia,
fisica e altre discipline scientifiche.
[…] In quel periodo vennero istituite a Karkov nuove misure
giudiziarie: le sedute dei tribunali divennero pubbliche. I membri del nostro
gruppo, alla fine dei corsi, vi accorrevano e vi restavano a volte fino alla
metà della notte; vedevamo allora sfilare sotto i nostri occhi i problemi
sociali, incarnati in scene di vita reale. […]
Dinnanzi a noi sfilavano anche i contadini privati della terra dopo il
loro affrancamento e accusati di sommossa, delle donne che avevano ucciso il
marito di cui non tolleravano più di
essere la schiava con la sanzione della legge. L’affrancamento dei servi
suscitò lo sviluppo del movimento delle donne.
L’idea dell’emancipazione femminile si diffuse come un maremoto in tutta
la Russia centrale, e travolse anche
me. …” (
Elizaveta Kovalskaja, Autobiografia)
Bibliografia : Elizaveta Kovalskaja, Autobiografia in Vera Zazulic, Olga Ljubatovic, Elizaveta Kovalskaja, memorie di donne terroriste, a cura di Savelli 1979 pp.176-177
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ZOE OBOLENSKAJA
Il “maremoto”
populista e femminista, per usare l’espressione di Elizaveta Kovalskaja
contagiò anche signore dell’aristocrazia e dell alta
borghesia russa, Tra le prime di queste dame che
contestarono , con le loro scelte di vita anticonformiste, la
struttura patriarco-maritale della società russa, ai
tempi dello zar Alessandro II, vi fu ZOE
(o ZOA) SUMAROKOV OBOLENSKAJA. Zoe Obolenskaja, era figlia del conte Sergei Pavlovich Sumakarof
(1791- 1875) e di Alexandra Pavlovna Maruzzi
(1790-1857) Appartenente a una famiglia
ricchissima soprattutto da parte della
madre, ZoeObolenskaja, sposò a 19 anni , per
volontà dei genitori, il principe Alexei Vasilevich Obolensky (
1819-1884), governatore di Mosca, con
cui ebbe 5 figli : Alexandra, Ekaterina, Sergei,
Maria, Alexei, Zoia. Sempre più insofferente nei confronti della
condizione subordinata della donna , Zoe Sumakorov Obolenskaja,
prendendo a pretesto la salute della figlia , lasciò la Russia e si stabilì dapprima a
Napoli e poi nel 1867 a Casamicciola
presso Ischia, La sua dimora divenne presto un centro di ritrovo rivoluzionario
avente come punto di riferimento principale Michail Bakunin. Una dettagliata
descrizione della vita condotta ad
Ischia da Zoe Obolenskaja, e dai suoi compagni di ideali si trova
nelle memorie dello scienziato positivista, GRIGORIJ VYRUBOV (
1843-1913) . Pur essendo un amico di Bakunin, e sotto certi aspetti suo
ammiratore, egli non condivise mai lo stile di vita del grande rivoluzionario russo e tanto meno i suoi ideali politici nei confronti dei quali Vyrubov si mantenne
sempre, come risulta anche da questo suo
resoconto, alquanto ironico e scettico .( cfr.
brano)
Brano da commentare : A metà luglio del 1866, Bakunin partì per Casamicciola,
nell’isola di Ischia, dove non tardai ad
andarlo a trovare. […] Là abitava con i suoi figli, la principessa Obolenskaja,
nata Sumarokova, sposa
del governatore civile di Mosca, alla cancelleria del
quale avevo lavorato due anni, così come ho riferito nei miei ricordi dell’ università di
Mosca [.…] A Casamicciola,
occupava tutta la metà di un albergo relativamente grande e viveva “come una
principessa” con un numerose seguito.
C’erano precettori e governanti di diverse nazionalità , domestiche e lacché,
c’era anche un medico di famiglia portato dalla Russia. In questo ambiente ,
Bakunin si lasciava vivere, organizzava passeggiate, rimproverava il mondo ,
comandava tutti, il che non gli impediva di scrivere numerose, lunghe e
pressanti lettere in diverse lingue alle diverse sezioni della “Fratellanza
Universale”. Tutti gli obbedivano a bacchetta e si inchinavano davanti a lui, la sua testa
superava in effetti di una decina di volte quelle del suo entourage; inoltre
Bakunin, nonostante la sua bontà d’animo, aveva un carattere autoritario”.
( Grigorij Vyrubov , memorie deglli anni
1866/67 a Napoli , Ischia e Ginevra, scritti attorno al 1912)
Bibliografia: in
Arthur Lehing, Bakunin
e gli altri. Ritratti contemporanei di un rivoluzionario, Zero in condotta, 2003 pp. 225-226
Da quel poco che dalla descrizione della personalità della Obolennskaja si
ricava dai ricordi di Vyrubov non emerge la passione
e la energica volontà d’azione della “principessa” per le finalità
rivoluzionarie perseguite dalla Prima Internazionale , fondata , appena alcuni
anni prima, nel 1864, a Londra, che furono invece ben messe in risalto da
Michail Bakunin in una lettera ai
suoi amici AlLEXSANDR
HERZEN ( 1812-1870) e NIKOLAJ OGAREV (1813-1877). (cfr. brano)
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Brano da commentare: “ Amici miei Herzen e Ogarov ! Vi
scrivo per parlarvi della principessa Obolenskaja. Zoja Sergeevna
appartiene a quel genere di donne così raro in Russia che simpatizzano per la
nostra causa , non solo perché animate dal sentimento e dagli ideali, ma
soprattutto dalla volontà che, all’occorrenza, le spingerebbe a schierarsi con
noi anche nell’azione ….” ( lettera di
Bakunin a Herzen e Ogarev del 16 ottobre 1866 da Ischia )
Bibliografia : Lorenza Foschini, Zoé , la
principessa che incantò
Bakunin. Passioni e anarchia all’ombra del Vesuvio, Mondadori. Collana
le scie. Nuova serie, 2016, p. 85
Verso la fine del 1867 Zoe Obonleskaja con
i figli e il suo compagno VALERIAN MROCZKOWSKI (cfr. post INTERNAZIONALISTI
ANARCHICI) si stabilirono a Vevey in
Svizzera, dove qualche tempo dopo il principe
Obolenski , con l’appoggio di
alcuni poliziotti svizzeri irruppe
brutalmente nell’ abitazione della moglie , le sottrasse i
figli che portò con sé in Russia e
divenne unico amministratore del patrimonio di lei. L’operazione fu possibile grazie all’accosdicendenza
della democratica Repubblica svizzera alle reiterate pressioni nell’agire in questa direzione da parte dello Zar
Alessandro II. L'esecuzione pratica di questa ignobile impresa fu affidata, su un comune accordo delle parti, all' avvocato svizzero Ceresole, che
divenne poi membro del Consiglio
Federale della Repubblica svizzera. Gran parte dell’opinione pubblica europea
protestò energicamente contro questo vergognoso atto di violenza statale. E tra tutti si
distinse Michail Bakunin che denunciò,
sotto i falsi panni di un anonimo cittadino svizzero, l’ ipocrisia di
una Repubblica, che amava vantarsi, ormai da secoli, di una lunga tradizione
libertaria non più corrispondente alla realtà. ( cfr. brano)
Brano da commentare:
“… Una madre di famiglia [ Zoe Obolenskaja] che
ha la sfortuna di essere nata nell’aristocrazia russa e soprattutto di essere stata data in
matrimonio ad un principe russo, bigotto inginocchiato davanti ai pope
ortodossi di Mosca e di Pietroburgo e naturalmente prosternato davanti all’imperatore, cioè
tutto quanto esiste di più servile al mondo in fatto di servitù ufficiale;
questa madre desidera allevare i figli nella libertà, nel rispetto del lavoro e
dell’umanità. Perciò si stabilisce in Svizzera, a Vevey.
Naturalmente la corte di Pietroburgo ne
è molto dispiaciuta. Se ne parla con indignazione, con collera per la
semplicità democratica con la quale alleva i figli; li veste come ragazzi
borghesi, senza lusso negli appartamenti né a tavola; nessuna vettura e lacchè,
in tutta la casa solo due domestiche ed una tavola sempre semplicissima. I
figli sono inoltre obbligati a studiare da mattina a sera e i professori sono
pregati di trattarli da semplici
mortali. Si racconta che la granduchessa
Maria di Leuchtemberg, sorella
dell’imperatore e un tempo amica della principessa Obolenskaja, non
ne poteva più parlare senza versare lacrime di rabbia . Perfino l’imperatore è
turbato. A diverse riprese fa intimare alla principessa Obolensky
l’ordine di ritornare immediatamente in Russia. Ella si rifiuta. Allora cosa fa
Sua Maestà ? Ordina al principe Obolensky che,
a conoscenza di tutti, era separato da tempo dalla moglie, di far valere i suoi
diritti i marito e di padre e di adoperare la forza per sottrarre se non la
madre, almeno i figli. Il principe russo non domandava altro che di obbedire a
Sua Maestà. L’intera fortuna della famiglia apparteneva alla principessa: una
volta rinchiusa in un convento della
Russia, oppure dichiarata emigrante, recalcitrante contro la sacra
volontà di Sua Maestà, si sarebbero confiscati i suoi beni e, come tutore
naturale dei figli, ne sarebbe divenuto l’amministratore. Affare eccellente. Ma come eseguire l'atto di violenza brutale in un popolo libero e fiero, in un cantone della Repubblica svizzera? […] Un bel mattino, il prefetto, il
giudice di pace e i gendarmi di Vevey, con
Ceresole in testa, avvertiti la
vigilia dell’arrivo del principe, attesero alla stazione l’augusto convoglio.
Avevano spinto la gentilezza fino a preparare le vetture necessarie per il
rapimento progettato, e appena arrivato il principe si trasferirono in massa nell’abitazione
della principessa Obolensky, povera donna che non
poteva prevedere l’uragano che stava per scoppiare. Si svolse una scena che
rinunciamo a descrivere. I gendarmi vodesi,
senza dubbio fieri di distinguersi davanti a un
principe russo, respinsero a pugni la principessa che voleva salutare
per l’ultima volta i figli; il principe Obolensky,
estasiato, si ritrovava in Russia; Ceresole
comandava. I figli disperati e malati furono presi dai gendarmi e gettati nelle
vetture. Questo il caso della principessa Obolensky. […]
Si racconta perfino che quando la principessa, vedendosi assalita da questa
invasione proprio cosacca dei gendarmi repubblicani, comandati da Veresole e
dal principe Obolensky, volle esigere la
protezione della giustizia svizzera, l’ avvocato Ceresole le
rispose con scherni talmente volgari che i gendarmi vodesi si
affrettarono a convertire in pugni … evviva la libertà svizzera! “ ( Michail Bakuni, Gli orsi di Berna e l’orso di Pietroburgo, )
Bibliografia : Michail Bakunin, Gli orsi di Berna e
l’orso di Pietroburgo,
Edizioni La Baronata, pp. 18-19 e p. 21.
Cfr. anche René Marie Berthier, De la revolution démocratique à la révolution sociale, Editions du
Cercle d’ Etiudes Libertaire – Gaston Leval, p. 128 dove in una lettera
a Herzen e Ogarev del 19 luglio 1866 Bakunin scrive: “ Il principe Obolensky, un fanatico, e
si dice, fanatico perfetto (intégre ), di tendenza neo-democrato-governamentale , polonofobo, prega Dio, i
santi, bacia la mano dei pope e venera lo zar.” (traduzione italiana mia)
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ZOE E WALERIAN |
Sugli ultimi anni della vita di Zoe Obelenskaja , dopo la morte del suo primo, avido e insensibile, marito, ci è pervenuta la sintetica, ma eloquente, notizia data dal suo contemporaneo, Grigoriy Vyrubov, già citato in precedenza. (cfr. brano).
Brano da commentare: " La principessa era lei stessa un bizzarro miscuglio, possibile solo in
Russia, tra il dispotismo aristocratico e il radicalismo più estremo. In seguito , le tolsero i figli e la privarono di una grossa eredità: lei si sposò con un fotografo, il polacco Mroczkowski, si stabilì a Mentone, diede alla luce nuovi figli e morì qualche anno fa. " ( Grigorij Vyrubov , memorie degli anni
1866/67 a Napoli , Ischia e Ginevra, scritti attorno al 1912)
Bibliografia: in
Arthur Lehing, Bakunin
e gli altri. Ritratti contemporanei di un rivoluzionario, Zero in condotta, 2003 p.226
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WALERIAN MROCZKOVSKI |
WALERIAN
MROCZKOWSKI
(1840-1889) giornalista e fotografo polacco , partecipò all’insurrezione in Polonia
contro la Russia zarista nel 1863. Arrestato, fu liberato nel 1865.
Conobbe a Firenze Michail Bakunin e poi lo seguì a Napoli e poi ad Ischia . A Casamicciola conobbe Zoe Obolenskaja e presto decisero di vivere
insieme e di trasferirsi in Svizzera, dove, tra l’altro, ritenevano a torto , di essere più sicuri di sfuggire alla
persecuzione zarista. Fu uno dei primi ad aderire all’ Internazionale e più
precisamente alla tendenza antiautoritaria ( bakuninista) di quell’organizzazione. Nel 1868
partecipò al Congresso della lega della e della libertà tenuto a Berna, dove
insieme a Bakunin e ad altri internazionalisti
(GIUSEPPE FANELLI, SAVERIO FRISCIA,
CARLOGAMBUZZI ed altri) fece un
discorso dove espose tesi federaliste e socialiste che , come ben si comprese nel corso del congresso, contrastavano
nettamente con la maggioranza democratica borghese dei convenuti. Non dispongo
purtroppo del discorso di Mroczkowski
e quindi mi limito a citare le conseguenze sugli internazionalisti bakuninisti dell’esito per loro negativo di
quel congresso. (brano da commentare)
Brano
da commentare: “ … [ Bakunin ] Pronunciò quatttro poderosi discorsi sul socialismo –
acerba critica al comunismo autoritario, esaltazione del collettivismo
federalista e libertario – e con questi s’illuse di persuadere gli astanti. I
quattro discorsi, invece, urtarono profondamente i congressisti, democratici
borghesi, facendo cadere tutte le speranze di Bakunin il quale dovette
senz’altro ritirarsi da congresso con i suoi amici “ ( Nello Rosselli, Mazzini e Bakunin .........)
Bibliografia
Nello Rosselli, Mazzini
e Bakunin. Dodici anni di movimento operaio in Italia ( 1860 - 1872),
Einaudi, 1967 p. 199
Uscito
dalla Lega della Pace e della Libertà, di cui era stato membro del Comitato
Centrale, Mroczkowsky e altri compagni della tendenza bakuninista fondarono una nuova organizzazione
che chiamarono Alleanza Internazionale della Democrazia socialista,e che
perseguì prima di essere sciolta per
fondersi , in particolare in Spagna, Italia, Svizzera, e Francia ,con la Prima Internazionale ( A.I.T.), finalità peculiarmente
antiautoritarie. Malatesta parecchi anni
commentò l’influenza esercitata dall’ Alleanza sul movimento , nel breve tempo della sua
esistenza, nei seguenti termini. (cfr. brano)
Brano
da commentare: “ L’
Alleanza fu
l’anima dell’Internazionale in tutti i paesi latini e diede a una branca
dell’Internazionale il suo impulso anarhico, come d’altra parte, le intese
ristrette dei marxisti diedero impulso socialdemocratico all’altra branca
…” (Errico Malatesta in
Volontà del
7 marzo 1914).
Dopo
la
morte del principe Obolenski nel 1884, Walerian sposò , col suo nuovo cognome, più facile da pronunciare, Ostroga), Zoe Obolenski ed ebbe da lei due figli, Felix e Missia. Felix Ostroga, ingegnere e compositore musicale , si unì nel 1893, alla figlia di Elisée
Reclus, Jeannie ( 1863-1897)
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STEPNIAK |
SERGHEJ
KRAVČINSKIJ (noto anche con il nome di STEPNIAK) ( 1851- 1895).
Figlio di un medico militare, intraprese la carriera militare, conseguendo il
grado di sottotenente. Nel 1871 aderì con entusiasmo, al Circolo dei “
caikovcy “, il più radicale dei circoli politici /culturali allora
esistenti. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Non
ho mai più trovato un gruppo di uomini e di donne di tanta altezza morale come
la ventina di persone che conobbi alla prima riunione del Circolo di Ĉajkovskij. Sono ancora fiero di essere stato
ammesso in quella famiglia” […] “ I ĉaikovcy
furono coloro che contribuirono notevolente a creare quell’atmosfera morale, a
mettere in vigore quelle regole di condotta , che divennero poi il codice della
generazione rivoluzionaria seguente… “ ( Ricordi di Serghej Kravicnskij)
Bibliografia : in Roberto Sinigaglia, S. M. Stepniak
Kravčinski nella Russia prerivoluzionaria in Augusta Molinari e
Roberto Sinigaglia, Stepnjak- Kravčinski un rivoluzionario russo
tra populismo e terrorismo, La Nuova Italia, p. 194 e p. 195
Ben presto per la sua intensa
attività di propaganda tra contadini ed operai
dovette, essendo ricercato dalla polizia, lasciare la Russia . Dopo alcuni viaggi
all’estero (Francia, Inghilterra, Svizzera)
Kravĉinskij si recò insieme
ad altri compagni russi a combattere nell’ Erzegovina e nella Bosnia dove era scoppiata
una rivolta, ma ne fu presto deluso. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Sono venuto senza denaro e senza armi perché mi
avevano convinto che avrei trovato tutto là. In effetti non ho trovato nulla.
Tuttavia sarei rimasto, se non fosse stato per una circostanza: venni a
combattere per l’indipendenza e sono capitato in una banda di puri e semplici
briganti. Ciò mi ha subito terribilmente amareggiato. “ ( Serhej Kravĉinskij, lettera a Lavrov)
Bibliografia : in Roberto Sinigaglia, S. M. Stepniak
Kravčinskji nella Russia prerivoluzionaria in Augusta Molinari
e Roberto Sinigaglia, Stepnjak- Kravčinskji un rivoluzionario
russo tra populismo e terrorismo, La Nuova Italia, p. 255
Sentimenti simili erano
condivisi anche da
Errico,Malatesta, anche lui in
Erzegovina, e dal loro incontro nacque
una duratura amicizia. Lasciata l’ Erzegovina Kravĉinskij , nell’inverno del 1977 , giunse in Italia e sempre
più attratto dalla dottrina della “propaganda del fatto” della sezione
italiana dell’Internazionale partecipò
attivamente, soprattutto, in quanto ex
ufficiale ed esperto di “guerra per
bande” ,come consulente militare, ai
preparativi della spedizione nel Matese,
insieme a Cafiero e a Malatesta. Pochi giorni prima dell’inizio dell’impresa fu
arrestato alla stazione di Solopasca e condannato a nove mesi nel carcere di
Capua Vetere. (cfr. infra post CARLO CAFIERO). Tra il giugno e il luglio
1878 Kravĉinskij tornò clandestinamente
in Russia e trovò il movimento populista ormai costretto ad agire nella più assoluta, clandestinità , a causa della durissima repressione poliziesca in corso. La
sera del 30 gennaio 1878 il tipografo rivoluzionario, Ivan
Kovalskij , detto il “Diogene di Odessa”, e alcuni compagni
universitari presenti durante l’irruzione poliziesca furono arrestati dopo aver
cercato di opporre resistenza armata. Alla notizia che dopo alcuni mesi di brutale detenzione carceraria, Kovalskij e gli altri furono impiccati (secondo un’altra versione, fucilati), Kravĉinskij uccise, in
pieno giorno, con l’aiuto di due
compagni , ( Baranikov, che gli fece da
supporto e da Michajlov, che era alla
guida della carrozza con cui fuggire), il generale Menzekov , capo della
terza sezione della polizia politica,
diretto responsabile di quelle morte e di tante altre , che avvenivano, in quel periodo, nelle
carceri. Non fu comunque un assassinio fatto senza una sofferta premeditazione (cfr. brani).
Brani da commentare: 1) “ Il capo dei gendarmi,
cervello della banda che tiene sotto il giogo tutta la Russia è stato ucciso… A
scanso di ogni equivoco dichiariamo per
conoscenza di tutti che il generale dei gendarmi, generale aiutante Mezencov è
stato ucciso proprio da noi dai socialisti rivoluzionari. L’assassinio è una
cosa tremenda. Solo nel momento più forte della disperazione che conduce alla
perdita della coscienza, un uomo che non sia uno scellerato può sacrificare la
vita di un suo simile … Il governo russo ha condotto noi socialisti russi, noi
che ci siamo votati a tutte le sofferenze per sollevare gli altri, il governo
russo ci ha condotto a questo punto, alla decisione di assassinare in maniera
sistematica. Ci ha portato a ciò col suo gioco cinico con decine e centinaia di vite umane… Se la stampa
non difende i prigionieri, lo facciamo noi. “ ( opuscolo anonimo indirizzato 5
giorni dopo l’attentato al quotidiano di Pietroburgo “ Golos” (La voce); 2) “ Dobbiamo ricordare che
questa [ la scelta del terrorismo] non è la via giusta per giungere alla
liberazione delle masse lavoratrici. Il terrorismo non ha niente in comune con
la lotta contro le vere fondamenta dell’ordine sociale esistente. Contro una
classe solo un’altra classe può sollevarsi: solo il popolo medesimo può
rovesciare il sistema sociale… Le
rivoluzioni riguardano le masse popolari. Le prepara la storia. I rivoluzionari
non possono creare gli avvenimenti, possono solo essere strumento della storia,
espressioni delle aspirazioni popolari.[…]
Perciò la maggior parte delle nostre forze debbono dedicarsi al lavoro
tra il popolo. I terroristi sono solo un distaccamento difensivo che ha il
compito di proteggere i rivoluzionari che lavorano in mezzo al popolo dai colpi
infidi del nemico” […] Nel momento in cui la nostra libertà e la nostra
personalità saranno garantiti dall’arbitrio metteremo sicuramente fine al
sistema di giustizia sommaria e di autodifesa al quale siamo oggi costretti a
ricorrere. “ ( frammenti dall’ editoriale del n. 1 di Zemlja
i volja )
Bibliografia : in Roberto Sinigaglia, S. M. Stepniak
Kravčinskji nella Russia prerivoluzionaria in Augusta Molinari
e Roberto Sinigaglia, Stepnjak- Kravčinskji un rivoluzionario
russo tra populismo e terrorismo, La Nuova Italia, p, 285 (primo brano) p. 285 (cfr. anche nota n. 39 e (secondo brano) p. 294. Ho taglieggiato un pò il brano per ragioni di spazio.
Cesare Lombroso nel suo libro sugli
anarchici riferisce , citando un
giornale dell’epoca, una delle reazioni
immediate di Kravcinskji dopo l’attentato.
(cfr.brano)
Brano da commentare: “ E nel giornale La libre parole, Drumont
racconta del famoso nichilista Stepniak,
che dopo aver commesso un assassinio politico, e profittando dello sbalordimento del
primo momento, si era slanciato in una troika, dove l’aspettava un complice
travestito da cocchiere, incaricato di assicurargli la fuga: l’amico,
naturalmente, trovando che non c’era tempo da perdere, staffilava il cavallo; a
un tratto Stepniak lo ferma: “ Io sono molto sensibile”, egli dice, “ e non
posso vedere soffrire le bestie; se tu continui a maltrattare così quel povero
cavallo, io discendo e mi consegno.” ( in Cesare Lombroso, Gli anarchici… )
Bibliografia : Cesare
Lombroso, Gli anarchici. Psicopatologia criminale d’un ideale politico, con una
testimonianza di Pietro Valpreda, Claudio Gallone Editore, q1998 p. 72
Il cavallo, un purosangue nero di nome Varvar, sia detto a
solo titolo di curiosità, era lo stesso che era stato usato per la fuga di
Kropotkin ( cfr. scenetta in creta nel post PIOTR KROPOTKIN ).
Scatenatasi una frenetica “caccia all’uomo” da
parte del regime zarista , Kravĉinskij , dopo essersi unito, nonostante i gravissimi pericoli della clandestinità, alla
compagna FANNI MARKOVNA, fu, su ordine
della sua organizzazione e contro la sua volontà, , fatto espatriare
all’estero. Durante il periodo
dell’esilio godette della stima dei più
grandi rivoluzionari europei (Engels,
Kropotkin, ecc. ,anche se di tendenze,
tra loro antagoniste,) Nel 1895
purtroppo, morì schiacciato da un treno .
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