Max Nettlau , studioso
appassionato delle idee e della
storia del movimento anarchico, è stato
definito da Rudolph Rocker
come l’ “ Erodoto dell’anarchia”. Nacque
a Neuwaldeg presso Vienna e studiò
filologia e linguistica nelle università tedesche e si laureò a Lipsia
con una tesi sulla lingua cimbrica.
Dopo alcuni articoli di contenuto
storico sulla rivista Freiheit di JOHANN MOST, scrisse, sollecitato da ELISEE RECLUS ( cfr.post a suo nome) una Bibliografia anarchica, dove per la prima
volta si
mise ordine a un ricchissimo e
caotico materiale, a cui mai nessun storico
si era, sino ad allora, avvicinato. A
quest’ opera seguirono poi molte biografie di
noti anarchici, tra cui Bakunin , Eliseo Reclus, Errico Malatesta e anche di tanti altri meno noti. Divenuto improvvisamente povero a causa dell’
inflazione successiva alla prima guerra mondiale non smise la sua opera di
ricerca e si accinse, tra l’altro, a
scrivere una ponderosa Storia dell’ anarchia in più volumi. Negli anni trenta soggiornò spesso a Monte Verità, in
Svizzera, dal medico amico RAPHAEL FRIEDEBERG (cfr. infra
post MÜSHAM ) che lo considerava un “profondo pensatore,
studioso del passato e aruspice del futuro [ che] alimenta il sacro fuoco della
verità della quale è sempre alla ricerca”. Durante la guerra civile spagnola,
si trasferì , per un certo periodo di tempo, a Barcellona , dove i compagni
della CNT e della FAI gli misero a
disposizione i loro archivi per i suoi studi
sulla I Internazionale.
Brano da commentare: “…
lo storiografo non può fare altro che interpretare con somma diligenza le fonti
di informazione e proiettare su di esse tutte le conoscenze disponibili,
cercando di colmare i vuoti con delle ipotesi prudenti. Per far ciò occorre imparzialità,
probità e conoscenze; occorre riunire i più disparati dettagli per giungere a
rischiarare nuovi e sicuri avvenimenti. Per così grande impresa, l’indagine
unilaterale che si propone scopi predeterminati, siano essi economici, politici
o sociali, ne falsificherà soltanto anticipatamente il risultato…” ( Max Nettlau, Il tempo delle migrazioni
dei popoli attraverso l’indagine moderna
ed il pensiero sociale (1929)
Bibliografia : in
introduzione di Giuseppe Rose a Max Nettlau, Breve storia
dell’anarchismo Edizioni L’Antistato Cesena
1964 p. XIX
RENEE LAMBERET, nata in
una famiglia di liberi pensatori passò con la sua famiglia tutte le estati in
vacanza , durante l'infanzia e l'adolescenza, in Spagna. Amava quel paese, di
cui conosceva bene gli usi e i costumi, e quando nel 1936 scoppiò la rivoluzione
spagnola, dopo il fallito tentativo militare nazionalista, si recò
avventurosamente con la sorella pittrice , MADELEINE in Spagna. (cfr. brano).
Brano da commentare “ “ Nel 1936 eravamo nell’ Andorra in famiglia, noi abbiamo appreso gli avvenimenti della rivoluzione, ma era molto difficile passare in Spagna. Quando i miei genitori sono partiti, noi abbiamo provato… a passare la frontiera verso la Seo d’ Urgell, noi abbiamo provato due volte e siamo state respinte. La terza volta siamo andate senza nulla, con un abbigliamento leggero, nulla nelle mani, nulla nelle tasche e siamo riusciti a entrare in Spagna … Siamo entrate alla Seo d’Urgell, Renée e io, e siamo state accolte soprattutto da due miliziani di cui ho fatto i ritratti, Carricondo e Peiret..” ( Madeleine Lamberet, ricordi della rivoluzione)
Bibliografia: su Internet: htpp: // lescenobitestranquilles.fr/s=Madeleine Lamberet . Anche di Madeleine Lamberet, così come di Renée, vorrei sapere molto di più e in particolare vorrei conoscere i disegni e i quadri di Madeleine . So di una esposizione dei suoi disegni nel giugno 1998 nell’Espace Louise Michel” .
Come
collaboratrice, assai stimata,
dello storico anarchico Max Nettlau, residente in quel tempo anche lui in Spagna, , si dedicò
a numerose indagini storiche sulle
collettività anarchiche. Come
membro della SIA ( Solidarietà
Internazionale Antifascista) si impegnò anche nell’organizzazione di
numerosi asili e colonie per i bambini
(soprattutto quelli resi orfani dalla guerra). Dopo il ritorno in
Francia nel 1939 cercò , per quanto possibile , ad alleviare le pene degli
esuli spagnoli internati nei campi di concentramento, malamente allestiti dalle
autorità francesi. Durante la resistenza contro il nazi-fascismo svolse
clandestinamente insieme a Madeleine , numerosi
e pericolosi incarichi. Ripresa dopo la guerra la sua attività di
storica, curò l’edizione d del libro di Nettlau sulla Prima
Internazionale in Spagna e pubblicò importanti e numerosi libri sul
movimento operaio e libertario spagnolo, tutti , per quanto mi risulta, inediti
in Italia, ad eccezione della sua interessante comunicazione “ Les travailleurs
espagnols et leur conception de l'anarchie de 1868 au dehut du XXe siècle. Du
collectivisme au communisme anarchiste. L'individualisme ini Anarchici
e anarchia nel mondo contemporaneo ,Atti del Convegno promosso dalla
Fondazione Luigi Einaudi (Torino, 5, 6 e 7 dicembre 1969 ). Qui mi limito a
citare alcuni passaggi della conclusione
del suo lungo e appassionato intervento. (cfr. brano)
Brano da
commentare: “… In sintesi noi possiamo osservare , per i lavoratori spagnoli
considerati qui, la continuità e la persistenza dell’anarchismo, quasi congenito alla loro natura e definito
dalle teorie di Pi y Margall, Poudhon e Bakunin. Questo anarchismo significa
libertà individuale, autonomia delle comunità (sezioni e federazione di
mestieri, dei municipi, delle regioni o paesi). La libertà soltanto era
suscettibile di permettere la piena realizzazione dell’individuo, ma ( nota mia: mi sembra manchi qualcosa)
fondamentale della vita collettiva. L’anarchismo ebbe sempre anche tra loro
come basi l’internazionalismo e la solidarietà, l’antistalismo , il federalismo,
una società organizzata e gestita “dal basso in alto”, tramite accordi o patti
(commutativi e bilaterali). Questi lavoratori ebbero ugualmente sempre l’idea,
che essi hanno espresso in maniera più o meno esplicita (liquidatori sociali) ,
che la società futura non potrà essere ricostruita che tramite la distruzione
delle istituzioni e dell’ordine economico esistenti. Essi hanno anche mantenuto una continuità
rimarchevole dei principi. Le divergenze poggiano sui metodi da impiegare, ora,
l’azione collettiva, pubblica o no, ora,
l’azione individuale. Ma si tratta di un’azione
diretta , senza intermediari di partito o di azione politica in particolare. […] Siccome si trattava soprattutto di
lavoratori manuali, e non di filosofi, i mezzi per la realizzazione di questo
ideale erano una preoccupazione essenziale. Per questa ragione, essi sono
restati nel loro insieme molto attaccati all’organizzazione tramite federazioni
di mestieri (ricostituita nel 1910 nella CNT): era secondo loro la sola maniera per avere una forza sufficiente per raggiungere (la meta) ( parvenir). " ( Renée Lamberet, Les travailleurs
espagnols et leur conception de l'anarchie….)
Bibliografia: “ Les travailleurs
espagnols et leur conception de l'anarchie de 1868 au debut du XXe siècle. Du
collectivisme au communisme anarchiste. L'individualisme in Anarchici
e anarchia nel mondo contemporaneo ,Atti del Convegno promosso dalla
Fondazione Luigi Einaudi (Torino, 5, 6 e 7 dicembre 1969 ). p. 78ss.
Morì di cancro nell’ospedale di Villeneuve- Saint Georges.
JOSE’
PEIRATS (1908-1989) , spesso citato come “l’Erodoto della CNT”. Iniziò a
lavorare a 8 anni come, se ho capito
bene, “ piastrellaro” ( ladrillero ) e a 14 anni aderì alla CNT. Autodidatta
collaborò presto a giornali e riviste anarchici e per questa sua attività,
durante la dittatura di Primo de Rivera,
fu duramente perseguitato . Nel 1932 aderì alla Federation Iberica de Juventudes Libertarias ( F I. J. L., nota
anche con la sigla JJ.LL.) e nel 1936 come
redattore di “Solidad Obrera, e come delegato
sindacale, partecipò al Congresso di Saragozza del 1936. ) Nel luglio 1936 partecipò ai combattimenti
contro i golpisti franchisti e nel 1937 in disaccordo con il “ministerialismo anarchico” partì per il
fronte con la Colonna Durruti .Dopo la fine della
guerra andò in esilio prima in Francia ( dove fu internato in campi di concentramento ) e poi in
Sudamerica. Nel 1947 rientrò clandestinamente in Spagna per partecipare a una
riunione delle JJ.LL. a Madrid. Si stabilì
poi definitivamente in Francia dove
per brevi periodi fu eletto segretario della CNT. Divenuto amico
di Cipriano Mera fondò con lui nel 1965 il gruppo Frente
Libertario. La
sua opera più importante fu La CNT nella rivoluzione
spagnola ,considerata
da molti come “ la più completa e documentata storia dell’anarcosindacalismo
iberico “
Brani da commentare: 1) “
Dalla lettura dell’opera del Peirats è possibile rilevare il problematico intreccio fra gli elementi
ideologici universalmente propri dell’anarchismo e quelli particolari della sua
espressione spagnola, intreccio che introduce una riflessione storiografica
estremamente importante..” (Nico Berti, Prefazione a La CNT nella rivoluzione spagnola)
2) “ Questo libro ha cominciato
ad essere scritto nel 1951. Per difficoltà economiche mi fu impossibile
consultare istituti e archivi specialistici. Ma l’ esperienza di militante anarco-sindacalista ha sufficientemente colmato questa
carenza, consentendomi di interpretare i fatti, talvolta meglio di ricercatori
e scrittori professionisti, di molti dei quali credo sinceramente d’essere
meglio informato...” ( José Peirats, Introduzione a La CNT nella ……. )
DIEGO CAMACHO (Abel Paz)
, nel 1932 , a Barcellona, frequentò l’ ”Esquela Natura”, dove si seguiva l’indirizzo pedagogico di
Francisco Ferrer e nel 1935 entrò
nelle Juventudes Libertarias ad Almeria. Tornato a
Barcellona , nel 1936, a 15 anni, partecipò a luglio
alla vittoriosa lotta, contro il
tentativo golpista di Franco . Un anno dopo, durante le giornate di maggio del
1937 , fu per breve tempo imprigionato dagli stalinisti.
Liberato andò a lavorare , con altri giovani libertari di
città, nella collettività agricola di Cervià. Dopo lo sfondamento nel 1938 del fronte
aragonese partecipò alla resistenza armata in Catalogna sino
alla fine. Rifugiato in Francia , tornò più volte come clandestino in
Spagna per fare attività antifranchista. Catturato, durante una di queste
azioni, passò parecchi anni in prigione sino alla sua liberazione nel 1952.
Negli anni ‘ 60 e 70 visse in Francia e scrisse molti libri
sulla rivoluzione spagnola, tra cui una fondamentale biografia di Durruti. Dopo la morte di
Franco, si stabilì definitivamente in Spagna, pur continuando a fare frequenti
viaggi all’estero per giri di conferenze, molto interessanti, sulla rivoluzione
spagnola. (cfr. anche post : LOS COLECTIZADORES).
Brano da commentare: “ L’anarchismo
ha radici molto forti in Spagna. L’orgoglio e la resistenza sono valori della
nostra gente. Tra di noi l’anarchia è un comportamento normale che nasce
dalla ribellione di fronte all’ingiustizia, non è una teoria. L’essere umano di
ogni epoca avrà sempre questo spirito di ribellione. Oggi c’è un anarchismo
virtuale nelle case occupate, nella renitenza alla leva, nella lotta
femminista, in tutte queste battaglie parziali ed è giusto che si sviluppino
parallelamente alla lotta politica perché un partito politico soffocherebbe
tutto. In questo aspetto sono abbastanza ottimista, penso che può risorgere
perché noi siamo ancora ribelli. Quello che per altri è la modernità, in
realtà è una moda. Mi piacerebbe che si formasse una piattaforma con i centri
sociali, gli ecologisti e le femministe … in un patto solidale. Queste sono le
nuove forme di organizzazione. C’ è molto anarchismo per strada,
nell’individuo, ma non può venire organizzato. Io voglio sperare che il
futuro non sia la barbarie, ma il socialismo. Il capitalismo non sa dove sta
andando, ha perso il controllo, ma voglio essere ottimista e per questo penso
che il terzo mondo ci darà una grande lezione” (da un ‘ intervista del
2005)
Bibliografia: Abel Paz, Le
forti radici dell’anarchismo in rivista anarchica
mensile "A" n. 346, Estate 2009 p. 106
VICTOR GARCIA ( 1919-1991)
il cui vero nome era TOMAS
GERMINAL GRACIA IBARS. Nel corso della
sua vita usò moti altri pseudonimi, tra cui
GERMEN, SANTO TOMASO DE AQUINO,
EGOFILO, Nato in un villaggio dell’ Aragona, rimase presto orfano di
padre e si trasferì a Barcellona, dove lavorò, giovanissimo come OPERAIO TESSILEe si iscrisse alla CNT e alla FIJL ( Fronte della gioventù libertaria). Nel
1936 partecipò alle lotte contro i
militari ribelli e fu membro come DIEGO
CAMACHO (Albet Paz), LIBERTO
SARRAU, MARGARITA DE PARES,
ANTONIO TORRALBA, ed altri tre compagni, del gruppo , da loro
fondato, dei “ Los Quijotes del ideal”. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ … Il nome ( i Don Chisciotte dell’ideale) era attraente e
rendeva bene cosa sentivano i fondatori , tutti nella primavera della vita,
tutti sognatori ed idealisti, disposti a darela vita piuttosto che rinunciare alle
proprie idee. Subito si pose il problema, se, come gruppo, dovevamo o no
iscriverci alla FAI. L’idea non piacque a nessuno. […] Dovevamo essere
illegali, essere se possibile dovunque, trasformarci in mosche irritanti; vale
a dire, mantenerci sempre all’opposizione, l’unico modo che può spingere
l’anarchismo più avanti. …” ( Abel Paz, Viàje al pasado
(1936 – 1939)
Bibliografia: Primo e secondo brano in Victor Garcia, Museihushugi.
Breve storia del movimento anarchico giapponese., Collana “V. Vallera” Iglesias 1976.
Falsificando la sua data
di nascita andò a combattere nella “Columna los Aguiluchos”, che lasciò
, quabndo fu militarizzata.
Tornato a Barcellona partì con altri compagni, tra cui Diegocamacho e Liberto Sarrau, per lavorare nella
collettività agricola di Cervia. Tornò poi a combattere , verso la fine della
guerra, nella “&° divisione (
ex Columna Durruti) . Dopo la vittoria
franchista si trasferì in Francia e durante la seconda guerra mondiale
partecipò con altri compagni spagnoli, appartenenti alla FIJL e
alla CNT alla resistenza . Caduto in una
retata, fu condannato alla deportazione nel campo di concentramento di Dachau, in Germania, ma durante il viaggio in treno,
riuscì ad evadere insieme ad altri compagni e si ricongiunse alla resistenza e
infine lottò con le forze alleate
sbarcate in Normandia. Finita la guerra svolse varie operazioni
clandestine per conto della CNT e della FIJL nella Spagna franchista, sino al suo arresto
e alla sua detenzione nel carcere Modelo di Barcellona. Liberato
nel 1947 proseguì nella lotta
clandestina sino a quando divenuta la sua situaziune del tutto insostenibile, per la sempre crescente vigilanza e persecuzione poliziesca fuggì
all’esterno, alternando lunghi periodi
di permanenza sia in Francia che in America Latina, insieme alla sua
compagna Marisol, e alle sue due
figlie, Grecia e Maja.. Inoltre grazie a suoi
frequenti viaggi extracontinentali
svolse un importante di
mediazione culturale tra l’anarchismo occidentale ed orientale.
Brani da commentare : 1) “ E’
tra i più prolifici scrittori
dell’esilio. Dopo il suo debutto sui periodici
giovanili, con articoli ed opuscoli, passò ai libri. Fu una specie di
Marco Polo dell’anarchia poiché fece il giro nel mondo nel 1953 e nel 1958 per
mettersi in contatto con libertari di tutto il mondo, in particolare con gli
anarchici dell’ Estermo Oriente” (José Peyrats , Ruta n. 7) ; 2 ) “
Victor Garcia è oggi una delle figure più rappresentative di questo modello
umano così genuinamente anarchico-spagnolo che incarna i valori più puri del
rivoluzionario fino all’eroismo, dell’idealista fino al romanticismo e
dell’autodidatta fino al magistero …
Dedicato con piena coscienza e con fervore entusiasta a quegli deali che
rappresentano il concetto più alto e più ampio della libertà, Victor Garcia è
l’uomo che più di ogni altro li sta arricchendo oggi nei loro fondamenti
storici, seguendo la scuola di Max Nettlau, il nostro grande storico, indagando però
su fonti che il vecchio maestro non ebbe occasione o tempo di approfondire.
Prima di Victor Garcia, nessuno storico dell’anarchismo aveva sviscerato con
tanta sollecitudine le radici orientali
del pensiero anarchico “ ( Cano Ruiz nella prefazione al libro di Victor
Garcia, Escarceos sobre China)
PIER
CARLO MASINI, dopo una breve permanenza nel Partito Comunista, per conto del
quale, durante la resistenza, svolse il compito, come membro del CLN, di vicesindaco di San Casciano, divenne anarchico e strinse stretti rapporti con Aldo Venturini, Giovanna Berneri, Aurelio Chessa e Carlo Doglio. Nel 1950 fu tra i fondatori dei
GAAP ( Gruppi Anarchici di Azione Proletaria). Tra la fine del 1958 e l’inizio
del 1959 entrò nel Partito Socialista e si dedicò con passione alla ricerca
storica. Molto importanti sono i suoi
numerosi scritti sull’anarchismo, tra cui mi limito a citare “ Storia
degli anarchici italiani. Da Bakunin a Malatesta (1969) , la biografia di
Cafiero (1974)n e La
storia degli anarchici nell’epoca degli attentati (1981). Dopo la “strage di Stato” di Piazza Fontana
si riavvicinò al movimento anarchico partecipando, tra l’altro, alla fondazione
della Rivista Storica dell’Anarchismo .
Brano da commentare:
“ L’avanguardia dell’autonomismo deve
essere molto aperta e integrare le correnti autoctone del socialismo italiano
che sono essenzialmente due e che, entrambe riflettono non contraddittoriamente
le tendenze di fondo del movimento operaio in Italia nel corso di tutta la sua
storia: la tendenza riformista e la tendenza rivoluzionaria. Bisogna fondere
queste due tendenze in un socialismo umanista e classista, democratico e
libertario, federalista e internazionalista, ed assumerne la rappresentanza
unitaria [] Nel nostro socialismo ci sono Turati e Trampolini, ma ci sono gli
eretici Merlino e Salvemini, ci sono i riformisti riformatori delle cooperative
ma ci sono gli organizzatori del sindacalismo rivoluzionario (quello non
degenerato) c’è Matteotti e insieme c’è anche Rosselli, senza contraddizione.”
(Pier Carlo Masini (1961)
Bibliografia:
http:// ita.anarchopedia.org/Pier_ Carlo_ Masini
BIAGIO CERRITO detto GINO ( 1922- 1982) . Nel
1943 aderì al movimento clandestino antifascista “Sicilia
Libera “ e nel 1944 al Partito Comunista Italiano. Benopresto però , si dimise dal
partito e iniziò a militare all’interno del movimento anarchico contribuendo,
qualche anno dopo, alla costituzione della Federazione Anarchica Regionale
Siciliana. Come storico fu allievo, tra gli
altri, di GIORGIO SPINI, di cui fu anche assistente nella cattedra di Storia
Moderna nell’Università di Messina. Nel 1969
divenne professore ordinario di
Storia Contemporanea al Magistero di
Firenze. Scrisse numerose opere sul movimento anarchico, tra cui mi limito a
citare: L’antimilitarismo anarchico in
Italia nel primo ventennio del secolo, Edizioni RL 1968 e Dall’insurrezionalismo alla settimana rossa . Per una storia dell’anarcghismo in Italia
(1881-1914).Importante è anche, il suo libro “ Il
ruolo dell’organizzazione anarchica, RL 1973 ,
soprattutto per la pregevole e ricca documentazione ivi contenuta.
Brano da commentare: “ L’essenziale della dottrina anarchica,
nella sua parte negativa, consiste nella negazione dell’ autorità sotto le sue
tre attuali forme: lo Stato, cioè la forma politica; il capitalismo, cioè la
sua forma economica; la religione, cioè
la sua forma morale. Comunque la lotta contro lo Stato costituisce lo scopo
primo e fondamentale degli anarchici: giacché per essi lo Stato è il veicolo
peculiare della riproduzione delle varie forme d’autorità, non solo come idea
metafisica del potere, ma come quell’insieme di istituti formato dal governo
politico e dai nuclei sociali che decidono alla radice della costituzione del
governo medesimo (capitalisti, prelati, magistrature, parlamenti, partiti
politici, burocrati e in genere tutti i gruppi privilegiati che pesano sul
popolo straniandolo di fatto dalla condotta degli affari comuni, anche quando
gli consentono l’illusione di parteciparvi):
In altri termini, la principale caratteristica dell’anarchismo mentre da
un lato consiste nella negazione di ogni autorità imposta; dall’altro è
l’affermazione della vita individuale e sociale organizzata su basi libertarie:
nel senso che esso, sulla distruzione delle divisioni di classi e di caste
vuole realizzare l’ umanità, tanto nell’individuo quanto nella
società. …” (Gino Cerrito, Il ruolo
dell’organizzazione anarchica
…)
Bibliografia: Gino Cerrito, Il ruolo
dell’organizzazione anarchica, RL 1973 p. 11
PAUL AVRICH (1931-2006), anarchico e storico
statunitense. Nato a New York in una
famiglia originaria di Odessa, potè,
durante il cosiddetto disgelo tra URSS e USA andare a studiare nell’Unione
Sovietica. Fu in quel contesto che cominciò a conoscere il ruolo svolto dagli anarchici durante la
rivoluzione russa. Tornato in America
insegnò storia al “Queen College” di New
York dedicandosi soprattuto agli studi
sull’insurrezione di Kronstadt e sul movimento anarchico russo. Si dedicò,
poi, sempre di più agli studi sul
movimento anarchico americano e in particolare sui martiri di Chicago del 1886,
su Voltairine de Cleyry , sulla pedagogia
libertaria americana negli Stati Uniti , su Sacco Vanzetti, ecc. Per quanto mi risulta sono stati editi in
Italia soltanto il libro su Krostandt, due libri sul movimento anarchico russo e
recentemente un libro su Sacco Vanzetti e il movimento anarchico italo-americano, mancano
invece il libro su Voltairine de Cleyre, quello sulla scuola
moderna di Stelton e il suo ultimo libro
che raccoglie più di 200 interviste ad anarchici americani. Morì a New-York, dopo una lunga
malattia, nel 2006.
Brano da commentare: “
Benché l’idea di una società senza stato si possa far risalire all’antichità,
l’anarchismo –come movimento organizzato di protesta sociale – è un fenomeno
relativamente recente. Emerso in Europa durante il diciannovesimo secolo e agli
inizi del ventesimo, come il liberalismo ed il socialismo, esso fu innanzitutto
una risposta allo sviluppo accelerato della centralizzazione economica e
politica propria della rivoluzione industriale. Gli anarchici condividevano con
i liberali l’ostilità per il governo centralizzato e con i socialisti un odio
profondo per il sistema capitalista. Ma dispregiavano “il riformismo, il
parlamentarismo, e il noioso dottrinarismo” dei loro concorrenti; [….]
Concentrando gli attacchi contro lo
stato e contro il capitalismo come istituzioni principali del dominio e
dello sfruttamento, gli anarchici preconizzavano una rivoluzione sociale che
abolisse ogni autorità politica ed economica per sfociare in una società
decentralizzata, fondata sulla cooperazione volontaria di liberi individui.
(Paul Avrich, L’altra anima della
rivoluzione ( 1967)
Bibliografia: Paul Avrich, L’altra anima della
rivoluzione Edizioni Antistato 1967 pp. 13-14
NOTA
PROVVISORIA: devo infine, dire, pur dispiacendomene, che nel libro Kronstadt 1921 di Paul Avrich si riscontra una qualche ambiguità di giudizio,
come è stato giustamente fatto notare da Alexandre Skirda in Kronstadt
1921. Prolétariat contre dictature
comuniste, Les editions de Paris, 2012 pp. 301-303. (
cfr. brano)
Brano da commentare: “
L’autore vorrebbe essere imparziale mettendo sulla bilancia (en mettant dans la balance) “ la sua simpatia per i ribelli pur ammettendo che la repressione bolscevica
fu giustificata. Riconoscerlo significa in realtà cogliere in tutta la sua
pienezza la tragedia di Kronstadt”. Equilibrare così i piatti della
bilancia mostra già che il giogo (della
bilancia) pende verso il partito vincitore.
Tutta l’ interpretazione (dei
fatti) da parte dell’ autore procede in questa direzione : Non vi è dubbio che queste requisizioni forzose salvarono
dalla disfatta il regime bolscevico […]
il prezzo fu evidentemente l’ostilità
dei contadini “ Presentare così il saccheggio e lo sterminio dei contadini
ricalcitranti , che “ ricorrevano a tutte
le possibili tattiche che l’astuzia
contadina riusciva ad escogitare “ non
nasconde ( fait mystère) il
partito preso proleninista dell’autore, ma soprattutto conferma l’inclinazione benpensante ( bien-pensance) degli storici ufficiali, che legittima
sempre il potere dominante. ..."(Alexander Skirda, Kronstadt 1921...)
Bibliografia : Alexandre Skirda in Kronstadt 1921.
Prolétariat contre dictature comuniste, Les editions de Paris, 2012 pp.
301-303. Le frasi in corsivo sono di Avrich e rintracciabili nel suo libro, Kronstand
1921, Res Gestae, p. 8 e p. 12
Un’ altra caratteristica
del libro di Avrich, sempre secondo Skirda, è una spiccata
credulità da parte dell’autore che lo induce, per esempio ad attribuire un’
eccessiva importanza al cosiddetto “memorandum segreto”, così come ad altri
documenti e speculazioni, partoriti dalle file degli emigrati russi antibolscevici, utilizzati poi, ancora oggi, dai trotskisti e comunisti statalisti per far passare la rivolta di Kronstadt come una
controrivoluzione. Consapevole dell’incongruenza di tale assunto è comunque
lo stesso Avrich a smentire, concludendo il III capitolo
" Kronstadt e l'emigrazione
russa" , questa interpretazione. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ In sintesi i russi in esilio (con la
parziale eccezione dei menscevichi) si rallegrarono per la ribellione e cercarono di venire incontro
agli insorti con tutti i mezzi possibili. Entro questi limiti le accuse dei
bolscevichi contro di loro sono giustificate. Ma non è vero che gli emigrati abbiano organizzato
la ribellione; malgrado tutti gli intrighi di Parigi e di Helsingfors, la rivolta di Kronstadt fu, dall’inizio alla fine, un movimento
spontaneo ed autonomo […] Non è certo sorprendente che i cadetti ( costituzionaldemocratici) e i socialrivoluzionari avrebbero tentato di volgere la rivolta
al loro vantaggio. Ma in ultima analisi furono i marinai e il loro
Comitato rivoluzionario a tenerla in pugno.…” ( Paul Avrich, Kronstadt 1921 ..)
La medesima credulità
mostrata , sempre secondo Skirda, da Avrich nei confronti di
testi dell' emigrazione russa Avrich la mostra , poi,
quando giudica degne di fede
alcune palesi e calunniose fandonie bolsceviche sugli insorti di Kronstadt e in particolare su Petricenko. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ ... Secondo fonti ufficiali sovietiche, il
sentimento nazionalista di Petricenko era talmente forte che i suoi compagni l’
avevano soprannominato “ Petliura” , dal nome del noto dirigente ucraino….” ( Paul Avrich, Kronstadt 1921 ..)
Bibliografia: Cfr. Paul Avrich, Kronstand
1921, Res Gestae, p. 119 e 120. Cfr. anche Alexandre Skirda in Kronstadt
1921. Prolétariat contre dictature
comuniste, Les editions de Paris, 2012 p. 302 ,
dove nella citazione francese del brano di Avrich si scorge qualche lieve differenza dalla traduzione
italiana.
Nonostante queste
doverose puntualizzazioni Skirda riconosce comunque
che ancora la lettura del libro di Avrich su Kronstadt possa avere una qualche
utilità tanto più se lo si paragona con
le infamanti e persistenti
calunnie di cui sono pieni gli
scritti trotskisti e leninisti sull’argomento e tra cui emerge , secondo Skirda il libro di
Jean-Jacques Marie. Kronstadt 1921
, edizione
italiana, UTET 2006 . (cfr. brano)
Brano da commentare: “ … “ Il suo scopo (di Jean Jacques
Marie) è chiaro: egli vuole ad ogni
costo esonerare Lenin e Trotsky dal massacro dei Kronstadtiani ,
sino a prendersi delle libertà
rispetto alla realtà dei fatti. La maggior parte del suo libro tratta altre
cose che il tema in questione: commenti personali
denigranti gli insorti, digressioni e interpretazioni fatte a sproposito ( déplacées). Bisognerebbe correggerne quasi ogni pagina . …” ( Alexander Skirda, Kronstadt 1921...)
Bibliografia: Cfr. Paul Avrich, Kronstand
1921, Res Gestae, p. 119 e 120. Cfr. anche Alexandre Skirda in Kronstadt
1921. Prolétariat contre dictature
comuniste, Les editions de Paris, 2012 p. 302 ,
dove nella citazione francese del brano di Avrich si scorge qualche lieve differenza dalla traduzione
italiana.
|
ANTONIO TELLEZ SOLA (1944) |
ANTONIO
TELLEZ SOLA (1921-2005)
figlio di un ferroviere ,
nacque a Tarragona. La famiglia si trasferì nelle Asturie quando
egli era ancora bambino e fu testimone
, nel 1934 , dalla spietata
repressione , ad opera del generale Franco dell’insurrezione delle
Asturie. Trasferitosi nella città di Lleida ( Lerida) Antonio Tellez entrò a far parte
della “Federaciόn Iberica de Juventudes Libertarias “ (FIJL)
Partecipò alla fase finale della rivoluzione sociale spagnola combattendo contro
la vittoriosa avanzata delle
truppe di Franco e dei suoi alleati
. In esilio in Francia , durante
la seconda guerra mondiale si unì alla resistenza francese contro i
nazisti e le forze del governo collaborazionista di Vichy.
Combatté insieme ad altri esuli spagnoli per la liberazione di Rhodez nella 9° Brigata delle “Forces Françaises de l’ Interieur ( F.F.I.) “ . Nell’ ottobre 1944 Tellez partecipò all’invasione della Valle d’ Aran organizzata
dall’ Union Naciόnal Española (UNE ) diretta dai comunisti, che si concluse
in un disastro. (cfr. brano)
Brano da commentare: “… Jesus Monzòn, l’uomo forte del Partito comunista
spagnolo in esilio, fraintese la situazione esistente in Spagna. . Egli pretese ( pretende ) che la Spagna
non avesse via di scampo ( est aux abois),
che la sconfitta dell’ Asse avesse demoralizzato l’ esercito, che il popolo fosse in stato
di insurrezione latente. […] Il 19 ottobre avvenne l’attacco principale […] La riconquista della Spagna fu fermata il 23 ottobre […] Gli abitanti deivillaggi, terrorizzati, non intervennero in alcun modo. Nessun sollevamento popolare, neanche l'aiuto logistico con dei viveri, delle bevande calde. Gli Spagnoli della Val d' Aran non ebbero alcuna voglia di veder tornare la guerra e la morte. Il 27 ottobre , Santiago Carrillo, tornato ad imporre ( mettre) l’ordine nella
direzione del Partito comunista spagnolo
suonò la ritirata . Essa si svolse in una grande confusione, certi battaglioni non furono
informati e caddero rapidamente nelle mani dei franchisti. Alcuni uomini
errarono durante delle settimane nelle montagne prima di poter attraversare la frontiera, assillati
dall’esercito regolare, rubando il loro nutrimento, non incontrando che ostilità. Il
disastro costò la vita a 129
guerriglieri, duecentoquarantuno furono feriti e più di centinai a fatti prigionieri. […] presso i comunisti spagnoli lo sconcerto ( commotion) fu grande : Tutti quelli che
tornarono vivi dall’ agguato della Val d’Aran
strapparono la tessera del partito scrissero
Sanchez Bravo Cenjo Antonio e Tellado Vasquez , Le poids de la déroute. …” ( in Thierry Guilabert, Caracremada, Vie et légendes du dernier guérillero catalan (
2013)
Bibliografia: in Thierry Guilabert, Caracremada. Vie et Légendes du dernier guérillero catalan, Les editions libertaires , 2013 pp. 56-57-58 (traduzione italiana mia) . La citazione
in corsivo è tratta da Sanchez Bravo Cenjo Antonio e Tellado Vasquez El peso de la Derrota , Edifranes Publicaciones, Madrid, 1974. Cfr. sull’invasione della Valle d’ Aran anche , Il Maquis in Catalogna a cura di Luigi Lembo,
Circolo culturale Anarchico Gogliardo Fiaschi, Carrara , 2011 pp. 10-15. Non sono riuscito
sinora a rintracciare un libro o un articolo in
cui sia lo stesso Antonio Tellez a raccontare questa sua disgraziata impresa.
Comunque, niente affatto rassegnato, Antonio Tellez ritornò ben presto in Spagna per conto
del MLE ( Movimento libertario Spagnolo
) per svolgere varie missioni
clandestine pericolose, entrando in contatto con altri guerriglieri anarchici,
tra cui Francisco Sabate e Llouis Facerias , e tanti altri. ( cfr. post LIBERTARI ANARCHICI CONTRO FRANCO 1 E 2 ). Dopo tre mesi ,
dall’aprile al luglio 1946, in cui ripercorse , munito di cinepresa, molte
regioni spagnole a fini documentaristici,
tornò in Francia attraversando
clandestinamente la frontiera in un
viaggio pieno di pericoli. ( cfr. brano)
Brano
da commentare: “ Primavera 1946, in una
notte senza luna, una piccola imbarcazione (bateau), dopo in primo infruttuoso tentativo, la
vigilia, dovuto a un mare particolarmente agitato, sbarcava prudentemente su una spiaggia, tra Pasajes de
San Pedro e San Sebastián, Antonio Tellez Sola, militante delle Gioventù Libertarie che, durante tutta la
traversata, nascosto sotto un tendone, aveva conservato la sua pistola a
portata di mano, non avendo alcuna fiducia nei contrabbandieri che
potevano fare il doppio gioco ( jouer sur tous le tableaux); farvi pagare il vostro
passaggio e in seguito vendervi alla Guardia
civile. Tonio che non trascurava alcun dettaglio, era
vestito da capo a piedi con vestiti
dall’etichetta spagnola – quanti altri compagni era stati rintracciati dalla Guardia civile, a causa di abiti confezionati in Francia
– e non avendo avvertito l’organizzazione della sua partenza , per
evitare ogni fuga di notizie. Durante tre mesi, egli andava
percorrendo ( il allait parcourir)
più regioni spagnole - Madrid, le
Asturie e la Catalogna – con l’intenzione
principale di realizzare un film sulla guerriglia e già con quella
volontà che non abbandonerà più di salvare la memoria dei combattenti
antifranchisti, non per “farne” degli eroi o dei martiri, ma perché questi
lottatori antifranchisti erano degli uomini
con una grande U, non meritevoli di un silenzio che sarebbe il peggiore dei
crimini.” ( Rolf Dupus ,
Antonio Tellez
Sola, present!
-2005 )
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ANTONIO TELLEZ SOLA |
In
Francia Antonio Tellez Sola continuò a militare nella
FIJL e come rappresentante di questa organizzazione partecipò al Festival mondial de la Jeunesse a Praga nel 1947. Si
dedicò poi intensamente all’attività di giornalista e di disegnatore
collaborando a numerose pubblicazioni anarchiche, tra cui Atalaya, Ruta, Solidaridad Obrera ed altre. Antonio Tellez Sola
fu il primo , almeno per quanto riguarda l’Italia, a rompere il
lungo e non causale silenzio che avvolgeva il fenomeno della resistenza
antifranchista. E quando proprio non era possibile tacere, essa
veniva frettolosamente etichettata come “banditismo comune” . I suoi libri di storia furono generalmente delle biografie in quanto
riteneva “ che non ci potevano essere rivoluzioni senza che esistessero dei
rivoluzionari “ (cfr. brano)
Brano
da commentare: “ ... Questo libro , è, dunque, per la sua maggior
parte , una testimonianza personale degli uomini che lottarono e morirono in
difesa di un ideale di libertà. Quasi tutti rimasero ignoti, salvo che alle
forze repressive che per anni li combatterono e dovettero organizzare
seriamente la lotta per poterli sterminare e, per riuscirci, dovettero fare
ricorso il più delle volte, al tradimento.
Le autorità franchiste, in parte insoddisfatte dello sterminio fisico dei più tenaci e
temuti oppositori, decisero di applicare una sterilizzazione morale che
impedisse il “contagio” delle generazioni future e senza risparmio di mezzi,
bollarono una volta per tutte uomini senza macchia come facinorosi, banditi,
assassini, esseri avidi di denaro, senza la più piccola motivazione ideologica
che li giustificasse. Si può dire senza timore che raggiunsero in buona parte i
loro obiettivi. La tragedia di questi combattenti fu immensa poiché essi dovettero battersi,
quasi in permanenza, su due fronti: quello del nemico visibile, ben reale, coi
suoi fucili, le mitragliatrici, i mortai, i tribunali sommari, le lunghissime
condanne. L’ altro era quello dell’incomprensione generale, dell’abbandono,
persino dell’aggressione e repressione scatenata dai loro stessi compagni
d’ideali. Questi ultimi, quando i combattenti giacevano ormai nell’immenso
cimitero che è la Spagna, eressero un magnifico mausoleo di silenzio,
assolutamente ermetico, perché non uscissero da esso esalazioni capaci di
incitare all’emulazione, perché non si potesse neppure trarre profitto
dall’insegnamento di una lotta tanto diseguale, insegnamento che avrebbe potuto
essere molto utile nella lotta permanente a favore della libertà
dell’ uomo. […] Non è
cosa abituale scrivere la storia degli uomini che fanno la STORIA. Noi abbiamo
voluto provarci. La Storia la scriveranno domani gli specialisti che furono ben
lontani dai fatti e dagli uomini, daranno interpretazioni, formuleranno giudizi
sorprendenti. Noi parliamo qui dei protagonisti che saranno “assenti” in tutte
le storie ancora da scrivere”. ( Antonio Tellez, Introduzione a “Facerias. Guerriglia urbana in
Spagna .
Parigi, maggio 1984)
Bibliografia:
Antonio Tellez , Facerias. Guerriglia urbana in
,La Fiaccola 1984
p. 8-9 e 10. (traduzione italiana mia)
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PIETRO FERRUA
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PIETRO FERRUA (1930-2021) .
Nato a San Remo , aderì, a 15 anni, al movimento anarchico. Nel 1950 rifiutò di
fare il soldato e fu condannato dal
tribunale militare a un anno con la condizionale. Richiamato, allo scadere
dell’anno, obiettò nuovamente e fu, nuovamente
arrestato e imprigionato, questa volta con una pena più dura. nel
carcere militare di Sarzana prima e poi
in quello di Gaeta. Mi limito a citare per ragioni di spazio solo
alcune delle motivazioni addotte da Pietro Ferrua.(brano da commentare)
Brano da commentare: “ Non intendo prestare servizio militare per la mia decisa avversione
al militarismo ed alla guerra, sua diretta conseguenza. - Questa mia decisione
è il prodotto delle mie convinzioni anarchiche e del mio istintivo spirito di
antidisciplina. Per antidisciplina intendo esprimere la mia insofferenza alla
disciplina impostami dall’alto qualora questa disciplina risulti contraria alle
mie attitudini personali. […] - Non riconosco come legittimo l’obbligo imposto
dalla Costituzione al cittadino di prestare servizio militare, perché, per i
motivi che ho esposto, non riconosco alla maggioranza dei cittadini il diritto
di imporre tale obbligo.”
Bibliografia: L’impegno antimilitarista
libertario dal 1945 ai giorni nostri. Contributo dell’Associazione culturale
“Pietro Gori” al Convegno antimilitarista “Per un futuro senza eserciti”,
Milano 16 giugno 2018 in https://anarcotraffico.org/sites/default/files/2018-10/L%27impegno%20antimilitarista%20libertario%20dal%201%20-%20Associazione%20culturale%20_Pietro%20Gori_.pdf
Ferrua, tra un carcere
e l’altro , contribuì, in condizioni di semiclandestinità, ad organizzare i primi due “Campeggi Internazionali Anarchici a Marina di
Cecina: estate del 1953 ed estate del 1954. ( brano da commentare)
Brano da commentare: “ Aperti ai libertari di tutte
le tendenze, l’invito degli organizzatori è esteso alle famiglie, all’insegna
di quell’intreccio tra dimensione pubblica e privata che aveva caratterizzato
le feste campestri dell’esilio antifascista in Francia. […] Si alternano
occasioni di convivialità (il pranzo in comune) e svago a momenti di
discussione e di approfondimento alla presenza
di oratori come Alfonso Failla e Aldo Capitini su temi quali
l’antifranchismo, l’antimilitarismo, ma anche su matrimonio, famiglia e
religione. …”
Bibliografia: Parlare
di anarchia. Le fonti orali per lo studio della militanza libertaria in Italia
nel secondo novecento, a cura di Enrico Acciai, Luigi Balsamini e Carlo De
Maria, Biblon edizioni, 2017 p.18
Nell’aprile del 1954 di fronte alla prospettiva di rifiutare
nuovamente il servizio militare con il conseguente ritorno in un carcere
militare, fuggì in Svizzera, dove dapprima fu ospitato da Lise Ceresole, vedova
di Pierre Ceresole, fondatore del Servizio Civile Internazionale, e poi
trasferitosi a Ginevra frequentò l’ Università per completare i suoi studi umanistici,
in particolare la storia delle dottrine politiche, dell’arte e dei corsi di lingue, grazie ai quali, più
tardi, ottenne il diploma di traduttore. Nel 1955 , agli inizi della “Guerra
d’Algeria”, partecipò al “Camping Internationale de Salernes” in Francia,
promosso da “Jeunesse Libertaires”, dove
prese contatto con disertori francesi e algerini elaborando piani per passare
clandestinamente la frontiera. Nel 1956-1957 Pietro
Ferrua (firmandosi Vico) collaborò , con altri compagni, tra cui ANDRE’ BOSINGER, CARLO FRIGGERIO, CARLO VANZA
(cfr. post ANARCHICI/E SVIZZERI, per una
nuova uscita della rivista bilingue “
REVEIL ANARCHISTE/RISVEGLIO ANARCHICO”. A Ferrua spettava, tra l’altro, il compito di porre ordine al materiale che
arrivava alla rivista e da qui l’idea di fondare, con l’aiuto di Andrè Bösiger un “Centro
Internazionale di ricerche sull’anarchismo”. (cfr. brano da commentare)
Brano da commentare: “ Nel 1956-1957 , io [Bösiger] mi occupai della fondazione del Centro
International de Recherches sur l’Anarchisme . Io partivo per Parigi con il
mio camion di dieci “tonnes” , con André Proudhommeraux,
per raccogliere libri e documenti, presso insegnanti e vecchi compagni. Quando
bisognava passare la frontiera con il mio camion riempito di libri e di carte
(papiers), telefonai a un amico professore di
storia all’ università, Chiostergi, che sciorinò ai doganieri che era
per l’università e si passò così
senza ostacoli. Con Pierre Ferrua,
all’epoca, remnitente alla leva italiano, si installò allora il CIRA, io per la parte finanziaria, lui per la
classificazione el’allestimento (montage)
della biblioteca e del catalogo” ( André Bösiger,
Souvenir d’un ribelle ….)
Bibliografia: André Bösiger, Souvenir d’un ribelle, Canevas Editeur, 1992
pp. 93-94
L’impegno di Ferrua nell’aiutare la lotta per l’indipendenza algerina determinò la sua
espulsione dalla Svizzera. Insieme alla sua compagna brasiliana Lida e i loro
due bambini si recarono in Brasile dove fondarono il Centro Brasiliano di Studi Internazionali e una sezione
brasiliana del CIRA. Nel 1969 con i militari al governo, Ferrua fu
arrestato con altri compagni ed espulso dal Brasile. Si recò negli USA dove
ottenne nel “Lewis and Clark College” una
cattedra di lingue straniere, di
letteratura comparata e di storia del cinema. In questo periodo si dedicò anche
a studi sulla rivoluzione messicana, di cui pubblicati in Italia sono : Gli anarchici nella rivoluzione messicana:
Praxedis G. Guerriero, edizioni La
Fiaccola 1976 e Ricardo Flores
Magón e la Rivoluzione Messicana, Anarchismo, 1983 Nella prefazione al libro di Ferrua su
Praxedis Guerrero, DIEGO ABAD DE SANTILLAN, .riconosce , tra l’altro, le sue
notevoli capacità e sensibiità di Ferrua
come storico. (cfr. brano da commentare)
Brano da commentare:
“Povero Ferrua , è stato sedotto , come noi, dai combattenti magonisti ha
saputo valorizzare il loro pensiero e la loro azione esemplare in vari lavori
sostanziosi di questi ultimi anni. Questa dedizione ci inorgoglisce e ce ne
rallegriamo straordinariamente perché Ferrua riunisce tutte le condizioni
affinché tale capitolo della presenza dei nostri compagni nella rivoluzione
messicana venga presentato alle nuove generazioni senza deformazioni
capricciose o settarie. La monografia da lui dedicata a Praxedis Guerrero
contiene tutto quello che una ricerca storica rigorosa può riunire su questa
figura nobile e su questo modello che non può essere ignorato dagli amanti della libertà e della giustizia. “ (Diego
Abad De Santillan , Prefazione a Gli anarchici nella rivoluzione messicana:Praxedis
Guerrero…. , Buenos Aires 1975)
Bibliografia: Gli anarchici nella
rivoluzione messicana: Praxedis G.
Guerriero, edizioni La Fiaccola 1976 p. 13
Nel 1980
Ferrua organizzò il “Primo Simposio Internazionale
sull'Anarchismo”a Portland, dove, tra l’altro, concerti,spettacoli, mostre ecc. ( cfr. brano
da commentare)
Brano
da commentare: “ Il "Primo Simposio Internazionale sull’Anarchismo"
ebbe luogo a Portland fra il 17 e il 24 febbraio 1980. Si trattò di 8 giorni di
conferenze, concerti, tavole rotonde, trasmissioni radiofoniche, proiezioni
cinematografiche, recite, spettacoli, concerti, ecc… La parte piú riuscita fu
quella dedicata alle espressioni artistiche : danza, musica, cinema. In
tale occasione venimmo deliziati da Jocy de Oliveira, sia come pianista e
animatrice quando interpretò "Descrizioni automatiche. Embrioni essiccati.
Vecchi zecchini e vecchie corazze" di Erik Satie, sia quando ci offrí la
rappresentazione di uno spettacolo straordinario e
indimenticabile :"Teatro possibilistico n. 1" una sua
composizione per musici, attori e ballerini, di spirito antidittatoriale,
vivamente applaudita.” ( Pietro Ferrua, John Cage, anarchico schedato….)
Bibliografia:
Pietro Ferrua, John Cage, anarchico schedato in post pubblicato in Cultura,
il 27 agosto 2005
in http://tarantula.ilcannocchiale.it/?id_blogdoc=626271
Ritiratosi
dall’insegnamento nel 1987 si dedicò , poi, a varie iniziative culturali finalizzate
alla diffusione dell’anarchismo. Morì nel luglio del 2021
NOTA. Se si è riusciti a giungere sino a qua, è bene sapere che non è finita. Ci sono ancora 20 post, tra cui MICHAIL BAKUNIN, CARLO CAFIERO, OLIMPIA KUTAZOVA, LOUISE MICHEL, ELISEE RECLUS E TANTISSIMI ALTRI .e per leggerli bisogna cliccare sulla voce "post più vecchi". ( a destra a fine della pagina) OPPURE ( e questo vale per tutti) inserire il nome che si cerca aggiungendo a fianco cretastorie.
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