giovedì 28 aprile 2011

ANARCHICINI: STORICI/E ANARCHICI : MAX NETTLAU (1865-1944), RENEE LAMBERET (1901-1980), JOSE’ PEIRATS (1908-1989),PIER CARLO MASINI (1923-1998), PAUL AVRICH (1931-2006) ANTONIO TELLEZ SOLA (1921-2005), PIETRO FERRUA (1930-2021)

                                                                    

                                                                

 Max Nettlau , studioso  appassionato  delle idee e della storia del movimento anarchico, è stato  definito da  Rudolph Rocker come  l’ “ Erodoto dell’anarchia”. Nacque a  Neuwaldeg presso Vienna e studiò  filologia e linguistica nelle università tedesche e si laureò a Lipsia con una tesi sulla lingua cimbrica.  Dopo  alcuni articoli di contenuto storico sulla rivista  Freiheit di  JOHANN MOST,    scrisse, sollecitato da  ELISEE RECLUS  ( cfr.post a suo nome) una  Bibliografia anarchica, dove per la prima volta  si  mise ordine a un ricchissimo  e caotico  materiale, a cui mai nessun storico si era, sino ad allora,   avvicinato. A quest’ opera seguirono poi molte biografie di  noti anarchici, tra cui Bakunin , Eliseo Reclus, Errico Malatesta e anche di tanti altri meno noti.  Divenuto improvvisamente povero a causa dell’ inflazione successiva alla prima guerra mondiale non smise la sua opera di ricerca e si accinse, tra l’altro,  a scrivere una ponderosa Storia dell’ anarchia in più volumi. Negli anni  trenta soggiornò spesso a Monte Verità, in Svizzera,  dal medico amico  RAPHAEL FRIEDEBERG  (cfr. infra post  MÜSHAM )  che lo considerava un “profondo pensatore, studioso del passato e aruspice del futuro [ che] alimenta il sacro fuoco della verità della quale è sempre alla ricerca”. Durante la guerra civile spagnola, si trasferì , per un certo periodo di tempo, a Barcellona , dove i compagni della CNT e della FAI gli  misero a disposizione i loro archivi per i suoi studi  sulla I Internazionale.  
Brano da commentare: “… lo storiografo non può fare altro che interpretare con somma diligenza le fonti di informazione e proiettare su di esse tutte le conoscenze disponibili, cercando di colmare i vuoti con delle ipotesi prudenti. Per far ciò occorre imparzialità, probità e conoscenze; occorre riunire i più disparati dettagli per giungere a rischiarare nuovi e sicuri avvenimenti. Per così grande impresa, l’indagine unilaterale che si propone scopi predeterminati, siano essi economici, politici o sociali, ne falsificherà soltanto anticipatamente il  risultato…” ( Max Nettlau, Il tempo delle migrazioni dei popoli attraverso  l’indagine moderna ed il pensiero sociale (1929)  
Bibliografia : in  introduzione di Giuseppe Rose a Max Nettlau, Breve storia dell’anarchismo Edizioni  L’Antistato Cesena 1964 p. XIX 


RENEE LAMBERET, nata in una famiglia di liberi pensatori passò con la sua famiglia tutte le estati in vacanza , durante l'infanzia e l'adolescenza, in Spagna. Amava quel paese, di cui conosceva bene gli usi e i costumi, e quando nel 1936 scoppiò la rivoluzione spagnola, dopo il fallito tentativo militare nazionalista, si recò avventurosamente con la sorella pittrice , MADELEINE in Spagna. (cfr. brano).
Brano da commentare “ “ Nel 1936 eravamo nell’ Andorra in famiglia, noi abbiamo appreso gli avvenimenti della rivoluzione, ma era molto difficile passare in Spagna. Quando i miei genitori sono partiti, noi abbiamo provato… a passare la frontiera verso la Seo d’ Urgell, noi abbiamo provato due volte e siamo state respinte. La terza volta siamo andate senza nulla, con un abbigliamento leggero,  nulla nelle mani, nulla nelle tasche e siamo riusciti a entrare in Spagna … Siamo entrate alla Seo d’UrgellRenée  e io, e siamo state accolte soprattutto da due miliziani di cui ho fatto i ritratti, Carricondo e Peiret..” ( Madeleine Lamberet, ricordi della rivoluzione)
Bibliografia:  su Internet: htpp: // lescenobitestranquilles.fr/s=Madeleine Lamberet .  Anche di  Madeleine Lamberet, così come di Renée, vorrei sapere molto di più e in particolare vorrei conoscere i disegni e i quadri di Madeleine . So di una esposizione dei suoi disegni nel giugno 1998 nell’Espace Louise Michel” .      
   Come    collaboratrice, assai stimata,  dello storico anarchico Max Nettlau, residente in quel tempo anche lui in Spagna, , si dedicò a numerose indagini storiche sulle  collettività anarchiche.  Come membro  della SIA ( Solidarietà Internazionale Antifascista) si impegnò anche nell’organizzazione di numerosi  asili e colonie  per i bambini  (soprattutto quelli resi orfani dalla guerra). Dopo il ritorno in Francia nel 1939 cercò , per quanto possibile , ad alleviare le pene degli esuli spagnoli internati nei campi di concentramento, malamente allestiti dalle autorità francesi. Durante la resistenza contro il nazi-fascismo  svolse  clandestinamente  insieme a Madeleine  , numerosi  e pericolosi incarichi. Ripresa dopo la guerra la sua attività di storica, curò l’edizione d del libro di  Nettlau sulla Prima Internazionale in Spagna  e  pubblicò importanti e numerosi libri sul movimento operaio e libertario spagnolo, tutti , per quanto mi risulta, inediti in Italia, ad eccezione della sua interessante comunicazione “ Les travailleurs espagnols et leur conception de l'anarchie de 1868 au dehut du XXe siècle. Du collectivisme au communisme anarchiste. L'individualisme  ini Anarchici e anarchia nel mondo contemporaneo ,Atti del Convegno promosso dalla Fondazione Luigi Einaudi (Torino, 5, 6 e 7 dicembre 1969 ). Qui mi limito a citare alcuni passaggi della  conclusione del suo lungo e appassionato intervento. (cfr. brano)
Brano da commentare: “… In sintesi noi possiamo osservare , per i lavoratori spagnoli considerati qui, la continuità e la persistenza dell’anarchismo,  quasi congenito alla loro natura e definito dalle teorie di Pi y Margall, Poudhon e Bakunin. Questo anarchismo significa libertà individuale, autonomia delle comunità (sezioni e federazione di mestieri, dei municipi, delle regioni o paesi). La libertà soltanto era suscettibile di permettere la piena realizzazione dell’individuo, ma ( nota mia: mi sembra manchi qualcosa) fondamentale della vita collettiva. L’anarchismo ebbe sempre anche tra loro come basi l’internazionalismo e la solidarietà, l’antistalismo , il federalismo, una società organizzata e gestita “dal basso in alto”, tramite accordi o patti (commutativi e bilaterali). Questi lavoratori ebbero ugualmente sempre l’idea, che essi hanno espresso in maniera più o meno esplicita (liquidatori sociali) , che la società futura non potrà essere ricostruita che tramite la distruzione delle istituzioni e dell’ordine economico esistenti.  Essi hanno anche mantenuto una continuità rimarchevole dei principi. Le divergenze poggiano sui metodi da impiegare, ora, l’azione collettiva, pubblica o no,  ora,  l’azione individuale. Ma si tratta di un’azione diretta , senza intermediari di partito o di azione politica in particolare.  […] Siccome si trattava soprattutto di lavoratori manuali, e non di filosofi, i mezzi per la realizzazione di questo ideale erano una preoccupazione essenziale. Per questa ragione, essi sono restati nel loro insieme molto attaccati all’organizzazione tramite federazioni di mestieri (ricostituita nel 1910 nella CNT): era secondo loro  la sola maniera  per avere una forza sufficiente per raggiungere (la meta) ( parvenir). "  ( Renée Lamberet,  Les travailleurs espagnols et leur conception de l'anarchie….)
Bibliografia: Les travailleurs espagnols et leur conception de l'anarchie de 1868 au debut du XXe siècle. Du collectivisme au communisme anarchiste. L'individualisme  in Anarchici e anarchia nel mondo contemporaneo ,Atti del Convegno promosso dalla Fondazione Luigi Einaudi (Torino, 5, 6 e 7 dicembre 1969 ). p. 78ss.

  Morì di cancro nell’ospedale di Villeneuve- Saint Georges. 
                                                                                   


JOSE’ PEIRATS  (1908-1989) , spesso citato come “l’Erodoto della CNT”. Iniziò a lavorare a 8 anni come,  se ho capito bene, “ piastrellaro” ( ladrillero )  e a 14 anni aderì alla CNT. Autodidatta collaborò presto a giornali e riviste anarchici e per questa sua attività, durante la dittatura di Primo de Rivera,  fu duramente perseguitato . Nel 1932 aderì  alla Federation Iberica de Juventudes Libertarias ( F I. J. L., nota anche con la sigla JJ.LL.) e nel 1936 come redattore di “Solidad Obrera, e come delegato sindacale, partecipò al Congresso di Saragozza del 1936. )  Nel luglio 1936 partecipò ai combattimenti contro i golpisti franchisti e nel 1937 in disaccordo con il “ministerialismo anarchico” partì per il fronte con la Colonna Durruti .Dopo la fine della guerra  andò in esilio prima  in Francia ( dove fu internato  in campi di concentramento ) e poi in Sudamerica. Nel 1947 rientrò clandestinamente in Spagna per partecipare a una riunione delle JJ.LL. a Madrid. Si stabilì poi definitivamente  in Francia dove per  brevi periodi fu  eletto segretario della CNT. Divenuto amico di Cipriano Mera fondò con lui nel 1965 il gruppo Frente Libertario. La sua opera più importante fu La CNT nella rivoluzione spagnola ,considerata da molti come “ la più completa e documentata storia dell’anarcosindacalismo iberico “
Brani da commentare: 1) “ Dalla lettura dell’opera del Peirats è possibile rilevare  il problematico intreccio fra gli elementi ideologici universalmente propri dell’anarchismo e quelli particolari della sua espressione spagnola, intreccio che introduce una riflessione storiografica estremamente importante..” (Nico Berti, Prefazione a  La CNT nella rivoluzione spagnola)   2)  “ Questo libro ha cominciato ad essere scritto nel 1951. Per difficoltà economiche mi fu impossibile consultare istituti e archivi specialistici. Ma l’ esperienza di militante anarco-sindacalista ha sufficientemente colmato questa carenza, consentendomi di interpretare i fatti, talvolta meglio di ricercatori e scrittori professionisti, di molti dei quali credo sinceramente d’essere meglio informato...” ( José Peirats, Introduzione a  La CNT nella ……. ) 
              



DIEGO CAMACHO (Abel Paz) , nel 1932 , a Barcellona,  frequentò l’ ”Esquela Natura”, dove si seguiva  l’indirizzo pedagogico di Francisco Ferrer e nel 1935  entrò nelle Juventudes  Libertarias ad Almeria. Tornato a Barcellona , nel 1936,  a 15 anni, partecipò a luglio  alla   vittoriosa   lotta,  contro il tentativo golpista di Franco . Un anno dopo, durante le giornate di maggio del 1937 ,  fu per breve tempo imprigionato dagli stalinisti. Liberato   andò a lavorare , con altri giovani libertari  di città, nella collettività agricola di Cervià. Dopo lo sfondamento nel 1938  del fronte aragonese   partecipò  alla resistenza armata in Catalogna sino alla fine.  Rifugiato in Francia , tornò più volte come clandestino in Spagna per fare attività antifranchista. Catturato, durante una di queste azioni, passò parecchi anni in prigione sino alla sua liberazione nel 1952. Negli  anni ‘ 60 e 70 visse in Francia e scrisse  molti libri  sulla rivoluzione spagnola, tra cui una fondamentale biografia di Durruti. Dopo la morte di Franco, si stabilì definitivamente in Spagna, pur continuando a fare frequenti viaggi all’estero per giri di conferenze, molto interessanti, sulla rivoluzione spagnola. (cfr. anche post : LOS COLECTIZADORES).
Brano da commentare: “  L’anarchismo ha radici molto forti in Spagna. L’orgoglio e la resistenza sono valori della nostra gente. Tra di noi l’anarchia è un comportamento  normale che nasce dalla ribellione di fronte all’ingiustizia, non è una teoria. L’essere umano di ogni epoca avrà sempre questo spirito di ribellione. Oggi c’è un anarchismo virtuale nelle case occupate, nella renitenza alla leva, nella lotta femminista, in tutte queste battaglie parziali ed è giusto che si sviluppino parallelamente alla lotta politica perché un partito politico soffocherebbe tutto. In questo aspetto sono abbastanza ottimista, penso che può risorgere perché noi siamo ancora ribelli. Quello che per altri  è la modernità, in realtà è una moda. Mi piacerebbe che si formasse una piattaforma con i centri sociali, gli ecologisti e le femministe … in un patto solidale. Queste sono le nuove forme di organizzazione. C’ è molto anarchismo per strada, nell’individuo, ma non può venire organizzato.  Io voglio sperare che il futuro non sia la barbarie, ma il socialismo. Il capitalismo non sa dove sta andando, ha perso il controllo, ma voglio essere ottimista e per questo penso che il terzo mondo ci darà una grande lezione” (da un ‘ intervista del 2005)
Bibliografia: Abel Paz, Le forti radici dell’anarchismo in  rivista anarchica mensile "A" n. 346,  Estate 2009 p. 106



VICTOR GARCIA ( 1919-1991)  il cui vero nome era  TOMAS GERMINAL  GRACIA IBARS. Nel corso della sua vita usò moti altri pseudonimi, tra cui   GERMEN, SANTO TOMASO DE AQUINO,  EGOFILO, Nato in un villaggio dell’ Aragona, rimase presto orfano di padre e si trasferì a Barcellona, dove lavorò, giovanissimo  come OPERAIO TESSILEe si iscrisse alla CNT e alla  FIJL ( Fronte della gioventù libertaria). Nel 1936 partecipò  alle lotte contro i militari ribelli  e fu membro come DIEGO CAMACHO (Albet Paz),  LIBERTO  SARRAU,  MARGARITA  DE PARES,  ANTONIO  TORRALBA,  ed altri tre compagni, del gruppo , da loro fondato, dei “ Los Quijotes del ideal”. (cfr. brano)
 Brano da commentare: “ … Il nome (  i Don Chisciotte dell’ideale) era attraente e rendeva bene cosa sentivano i fondatori , tutti nella primavera della vita, tutti sognatori ed idealisti, disposti a darela vita piuttosto che rinunciare alle proprie idee. Subito si pose il problema, se, come gruppo, dovevamo o no iscriverci alla FAI. L’idea non piacque a nessuno. […] Dovevamo essere illegali, essere se possibile dovunque, trasformarci in mosche irritanti; vale a dire, mantenerci sempre all’opposizione, l’unico modo che può spingere l’anarchismo più avanti. …” ( Abel Paz,  Viàje al pasado (1936 – 1939)
Bibliografia:  Primo e secondo brano in Victor Garcia, Museihushugi. Breve storia del movimento anarchico giapponese., Collana  “V. Vallera” Iglesias 1976.

Falsificando la sua data di nascita andò a combattere nella  Columna los Aguiluchos”,  che lasciò  , quabndo fu militarizzata. Tornato a Barcellona partì con altri compagni, tra cui Diegocamacho e Liberto Sarrau, per lavorare nella collettività agricola di Cervia. Tornò poi a combattere , verso la fine della guerra, nella  “&° divisione ( ex  Columna Durruti) . Dopo la vittoria franchista si trasferì in Francia e durante la seconda guerra mondiale partecipò con altri compagni spagnoli, appartenenti alla  FIJL  e alla CNT alla resistenza . Caduto in una  retata, fu condannato alla deportazione nel campo di concentramento di Dachau,  in Germania, ma durante il viaggio in treno, riuscì ad evadere insieme ad altri compagni e si ricongiunse alla resistenza e infine lottò  con le forze alleate sbarcate in Normandia. Finita la guerra svolse varie  operazioni  clandestine per conto della CNT e della FIJL  nella Spagna franchista, sino al suo arresto e alla sua detenzione nel carcere   Modelo di Barcellona. Liberato nel 1947 proseguì  nella lotta clandestina sino a quando divenuta la sua situaziune del tutto insostenibile, per la sempre crescente  vigilanza e persecuzione poliziesca fuggì all’esterno, alternando lunghi periodi  di permanenza sia in Francia che in America Latina, insieme alla sua compagna Marisol, e alle sue due figlie,  Grecia e Maja..  Inoltre grazie  a suoi  frequenti viaggi extracontinentali  svolse un importante  di mediazione culturale tra l’anarchismo occidentale ed orientale. 
Brani da commentare :  1) “ E’  tra i  più prolifici scrittori dell’esilio. Dopo il suo debutto sui periodici  giovanili, con articoli ed opuscoli, passò ai libri. Fu una specie di Marco Polo dell’anarchia poiché fece il giro nel mondo nel 1953 e nel 1958 per mettersi in contatto con libertari di tutto il mondo, in particolare con gli anarchici dell’ Estermo Oriente” (José Peyrats , Ruta n. 7) ; 2 ) “ Victor Garcia è oggi una delle figure più rappresentative di questo modello umano così genuinamente anarchico-spagnolo che incarna i valori più puri del rivoluzionario fino all’eroismo, dell’idealista fino al romanticismo e dell’autodidatta fino al magistero  … Dedicato con piena coscienza e con fervore entusiasta a quegli deali che rappresentano il concetto più alto e più ampio della libertà, Victor Garcia è l’uomo che più di ogni altro li sta arricchendo oggi nei loro fondamenti storici, seguendo la scuola di Max Nettlau, il nostro grande storico, indagando però su fonti che il vecchio maestro non ebbe occasione o tempo di approfondire. Prima di Victor Garcia, nessuno storico dell’anarchismo aveva sviscerato con tanta sollecitudine  le radici orientali del pensiero anarchico “ ( Cano Ruiz nella prefazione al libro di Victor Garcia, Escarceos sobre China)
 
PIER CARLO MASINI, dopo una breve permanenza nel Partito Comunista, per conto del quale, durante la resistenza, svolse il compito, come membro  del CLN, di vicesindaco di San Casciano,  divenne anarchico e strinse  stretti rapporti con  Aldo Venturini, Giovanna Berneri,  Aurelio Chessa e  Carlo Doglio. Nel 1950 fu tra i fondatori dei GAAP ( Gruppi Anarchici di Azione Proletaria). Tra la fine del 1958 e l’inizio del 1959 entrò nel Partito Socialista e si dedicò con passione alla ricerca storica. Molto importanti sono i suoi  numerosi scritti sull’anarchismo, tra cui mi limito a citare “ Storia degli anarchici italiani. Da Bakunin a Malatesta (1969) , la biografia di Cafiero (1974)n e La storia degli anarchici nell’epoca degli attentati (1981).  Dopo la “strage di Stato” di Piazza Fontana si riavvicinò al movimento anarchico partecipando, tra l’altro, alla fondazione della Rivista Storica dell’Anarchismo .
Brano da commentare: “  L’avanguardia dell’autonomismo deve essere molto aperta e integrare le correnti autoctone del socialismo italiano che sono essenzialmente due e che, entrambe riflettono non contraddittoriamente le tendenze di fondo del movimento operaio in Italia nel corso di tutta la sua storia: la tendenza riformista e la tendenza rivoluzionaria. Bisogna fondere queste due tendenze in un socialismo umanista e classista, democratico e libertario, federalista e internazionalista, ed assumerne la rappresentanza unitaria [] Nel nostro socialismo ci sono Turati e Trampolini, ma ci sono gli eretici Merlino e Salvemini, ci sono i riformisti riformatori delle cooperative ma ci sono gli organizzatori del sindacalismo rivoluzionario (quello non degenerato) c’è Matteotti e insieme c’è anche Rosselli, senza contraddizione.” (Pier Carlo Masini (1961)
Bibliografia:  http:// ita.anarchopedia.org/Pier_ Carlo_ Masini 
                                                                                    
BIAGIO CERRITO detto  GINO ( 1922- 1982) . Nel 1943  aderì al  movimento clandestino antifascista “Sicilia Libera “ e nel 1944 al Partito Comunista Italiano. Benopresto però , si dimise dal partito e iniziò a militare all’interno del movimento anarchico contribuendo, qualche anno dopo, alla costituzione della Federazione Anarchica Regionale Siciliana.  Come storico fu allievo, tra gli altri, di GIORGIO SPINI, di cui fu anche assistente nella cattedra di Storia Moderna nell’Università di Messina. Nel 1969  divenne  professore ordinario di Storia Contemporanea al Magistero  di Firenze. Scrisse numerose opere sul movimento anarchico, tra cui mi limito a citare:  L’antimilitarismo anarchico in Italia nel primo ventennio del secolo, Edizioni RL 1968 e  Dall’insurrezionalismo alla settimana rossa . Per una storia dell’anarcghismo in Italia (1881-1914).Importante   è  anche, il suo libro “ Il ruolo dell’organizzazione anarchica, RL  1973 , soprattutto per la pregevole e ricca documentazione ivi contenuta.
Brano da commentare:  “ L’essenziale della dottrina anarchica, nella sua parte negativa, consiste nella negazione dell’ autorità sotto le sue tre attuali forme: lo Stato, cioè la forma politica; il capitalismo, cioè la sua forma economica;  la religione, cioè la sua forma morale. Comunque la lotta contro lo Stato costituisce lo scopo primo e fondamentale degli anarchici: giacché per essi lo Stato è il veicolo peculiare della riproduzione delle varie forme d’autorità, non solo come idea metafisica del potere, ma come quell’insieme di istituti formato dal governo politico e dai nuclei sociali che decidono alla radice della costituzione del governo medesimo (capitalisti, prelati, magistrature, parlamenti, partiti politici, burocrati e in genere tutti i gruppi privilegiati che pesano sul popolo straniandolo di fatto dalla condotta degli affari comuni, anche quando gli consentono l’illusione di parteciparvi):  In altri termini, la principale caratteristica dell’anarchismo mentre da un lato consiste nella negazione di ogni autorità imposta; dall’altro è l’affermazione della vita individuale e sociale organizzata su basi libertarie: nel senso che esso, sulla distruzione delle divisioni di classi e di caste vuole  realizzare l’ umanità, tanto nell’individuo quanto nella società.  …” (Gino Cerrito, Il ruolo dell’organizzazione anarchica …)
 Bibliografia: Gino Cerrito, Il ruolo dell’organizzazione anarchica, RL 1973 p. 11
                                                                   
 
PAUL  AVRICH (1931-2006),  anarchico e storico statunitense. Nato a New York  in una famiglia originaria di Odessa, potè, durante il cosiddetto disgelo tra URSS e USA andare a studiare nell’Unione Sovietica. Fu in quel contesto che cominciò a conoscere  il ruolo svolto dagli anarchici durante la rivoluzione russa.  Tornato in America insegnò storia  al “Queen College” di New York dedicandosi soprattuto agli studi sull’insurrezione di Kronstadt e  sul movimento anarchico russo. Si dedicò, poi, sempre di più agli studi  sul movimento anarchico americano e in particolare sui martiri di Chicago del 1886, su Voltairine de Cleyry , sulla pedagogia libertaria americana negli Stati Uniti , su Sacco Vanzetti, ecc.  Per quanto mi risulta sono stati editi in Italia soltanto il libro su Krostandt,  due libri sul movimento anarchico russo e recentemente un libro su Sacco Vanzetti e il movimento anarchico  italo-americano, mancano invece il libro su Voltairine de Cleyre, quello sulla scuola moderna di Stelton e il suo ultimo libro che raccoglie più di 200 interviste ad anarchici americani.  Morì a New-York, dopo una lunga malattia, nel 2006.
Brano da commentare: “ Benché l’idea di una società senza stato si possa far risalire all’antichità, l’anarchismo –come movimento organizzato di protesta sociale – è un fenomeno relativamente recente. Emerso in Europa durante il diciannovesimo secolo e agli inizi del ventesimo, come il liberalismo ed il socialismo, esso fu innanzitutto una risposta allo sviluppo accelerato della centralizzazione economica e politica propria della rivoluzione industriale. Gli anarchici condividevano con i liberali l’ostilità per il governo centralizzato e con i socialisti un odio profondo per il sistema capitalista. Ma dispregiavano “il riformismo, il parlamentarismo, e il noioso dottrinarismo” dei loro concorrenti; [….] Concentrando gli attacchi contro lo  stato e contro il capitalismo come istituzioni principali del dominio e dello sfruttamento, gli anarchici preconizzavano una rivoluzione sociale che abolisse ogni autorità politica ed economica per sfociare in una società decentralizzata, fondata sulla cooperazione volontaria di liberi individui. (Paul Avrich, L’altra anima della rivoluzione ( 1967)
Bibliografia: Paul Avrich, L’altra anima della rivoluzione  Edizioni Antistato 1967 pp. 13-14

NOTA PROVVISORIA: devo infine, dire, pur dispiacendomene,  che  nel libro Kronstadt 1921  di Paul Avrich si  riscontra una qualche ambiguità di giudizio, come è stato giustamente fatto notare da Alexandre Skirda in Kronstadt 1921. Prolétariat contre dictature comuniste, Les editions de Paris, 2012 pp. 301-303. ( cfr. brano)
Brano da commentare: “ L’autore   vorrebbe essere  imparziale mettendo sulla bilancia (en mettant dans la balance)  la sua simpatia per i ribelli  pur ammettendo che la repressione bolscevica fu giustificata. Riconoscerlo significa in realtà cogliere in tutta la sua pienezza la tragedia di Kronstadt”. Equilibrare così i piatti della bilancia mostra già che il  giogo (della bilancia) pende verso il partito vincitore.  Tutta l’ interpretazione  (dei fatti) da parte dell’ autore procede in questa direzione :  Non vi è dubbio che queste requisizioni forzose salvarono dalla disfatta il regime bolscevico […]  il prezzo fu  evidentemente  l’ostilità  dei contadini “ Presentare così  il saccheggio e lo sterminio dei contadini ricalcitranti ,  che “ ricorrevano a tutte le  possibili tattiche che l’astuzia contadina  riusciva ad escogitare “  non  nasconde ( fait  mystère) il partito preso proleninista dell’autore, ma soprattutto conferma  l’inclinazione benpensante ( bien-pensance) degli storici ufficiali, che legittima sempre il potere dominante. ..."(Alexander Skirda, Kronstadt 1921...)
Bibliografia : Alexandre Skirda in Kronstadt 1921. Prolétariat contre dictature comuniste, Les editions de Paris, 2012 pp. 301-303.  Le frasi in corsivo sono di Avrich e rintracciabili nel suo libro, Kronstand  1921, Res Gestae,  p. 8 e p. 12
Un’ altra caratteristica del libro di Avrich, sempre secondo Skirda, è una spiccata credulità da parte dell’autore che lo induce, per esempio ad attribuire un’ eccessiva importanza al cosiddetto “memorandum segreto”, così come ad altri documenti e speculazioni,  partoriti dalle file degli emigrati russi antibolscevici,  utilizzati poi, ancora oggi,  dai trotskisti e comunisti statalisti per far passare la rivolta di Kronstadt come una controrivoluzione.  Consapevole  dell’incongruenza di tale assunto è comunque lo stesso Avrich  a smentire, concludendo il  III capitolo " Kronstadt e l'emigrazione russa" , questa interpretazione. (cfr. brano)
Brano da commentare:  “ In sintesi i russi in esilio (con la parziale eccezione dei menscevichi) si rallegrarono per la  ribellione e cercarono di venire incontro agli insorti con tutti i mezzi possibili. Entro questi limiti le accuse dei bolscevichi contro di loro sono giustificate. Ma non  è vero che gli emigrati abbiano organizzato la ribellione; malgrado tutti gli intrighi di Parigi e di Helsingfors, la rivolta di Kronstadt fu, dall’inizio alla fine, un movimento spontaneo ed autonomo […] Non è certo sorprendente che i  cadetti ( costituzionaldemocratici) e i socialrivoluzionari avrebbero tentato di volgere la rivolta al loro vantaggio. Ma in ultima analisi furono i marinai e il loro Comitato  rivoluzionario a tenerla in pugno.…” ( Paul Avrich, Kronstadt 1921 ..)
La medesima credulità mostrata , sempre secondo Skirda, da Avrich  nei confronti di testi dell' emigrazione russa Avrich la mostra , poi,   quando giudica degne di fede  alcune  palesi  e calunniose fandonie  bolsceviche   sugli insorti di Kronstadt e in particolare su Petricenko. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ ...  Secondo fonti ufficiali sovietiche, il sentimento nazionalista di Petricenko era talmente forte che i suoi compagni l’ avevano soprannominato “ Petliura” , dal nome del noto dirigente ucraino….” ( Paul Avrich, Kronstadt 1921 ..)
Bibliografia: Cfr.  Paul Avrich, Kronstand 1921, Res Gestae,  p. 119 e 120.  Cfr. anche Alexandre Skirda in Kronstadt 1921. Prolétariat contre dictature comuniste, Les editions de Paris, 2012 p. 302  , dove nella citazione francese del brano di Avrich si scorge qualche lieve differenza dalla traduzione italiana.

Nonostante queste doverose puntualizzazioni  Skirda riconosce comunque che  ancora la lettura del libro di Avrich su Kronstadt possa avere una qualche utilità tanto più se lo si paragona con   le infamanti e persistenti  calunnie di cui sono pieni  gli scritti trotskisti e leninisti  sull’argomento e  tra cui emerge , secondo Skirda il libro di Jean-Jacques Marie.  Kronstadt 1921 ,  edizione italiana, UTET 2006 . (cfr. brano)
Brano da commentare:  “ … “ Il suo scopo (di Jean Jacques Marie)  è chiaro: egli vuole ad ogni costo esonerare Lenin e Trotsky dal massacro dei  Kronstadtiani ,  sino a prendersi  delle libertà rispetto alla realtà dei fatti. La maggior parte del suo libro tratta altre cose che  il  tema in questione: commenti personali denigranti gli insorti, digressioni e interpretazioni fatte a sproposito ( déplacées). Bisognerebbe correggerne quasi ogni pagina .  …” ( Alexander Skirda, Kronstadt 1921...)
Bibliografia: Cfr.  Paul Avrich, Kronstand 1921, Res Gestae,  p. 119 e 120.  Cfr. anche Alexandre Skirda in Kronstadt 1921. Prolétariat contre dictature comuniste, Les editions de Paris, 2012 p. 302  , dove nella citazione francese del brano di Avrich si scorge qualche lieve differenza dalla traduzione italiana.

                                                                          
ANTONIO TELLEZ SOLA (1944)

ANTONIO TELLEZ SOLA  (1921-2005)  figlio di un ferroviere ,  nacque  a Tarragona.  La famiglia si trasferì nelle Asturie quando egli era ancora bambino  e  fu testimone  , nel 1934 , dalla spietata  repressione , ad opera del generale Franco dell’insurrezione delle Asturie. Trasferitosi nella città di  Lleida ( Lerida)  Antonio Tellez  entrò a far parte della   “Federacin Iberica de Juventudes Libertarias “ (FIJL)   Partecipò alla fase finale della rivoluzione sociale spagnola combattendo   contro  la vittoriosa avanzata  delle truppe di Franco e dei suoi alleati  .  In esilio in Francia , durante la seconda guerra mondiale si unì alla resistenza francese contro i nazisti  e le forze  del governo collaborazionista di Vichy. Combatté insieme ad altri esuli spagnoli per la liberazione di Rhodez nella 9°  Brigata delle   Forces Françaises de l’  Interieur ( F.F.I.) “ .  Nell’ ottobre 1944 Tellez partecipò  all’invasione della Valle d’ Aran organizzata dall’   Union  Nacinal Española  (UNE ) diretta dai comunisti, che si concluse in un disastro. (cfr. brano)
Brano da commentare:  “… Jesus Monzòn, l’uomo forte del Partito comunista spagnolo in esilio, fraintese la situazione  esistente in  Spagna. . Egli pretese  (  pretende ) che  la Spagna  non avesse via di scampo (  est aux abois), che la sconfitta dell’ Asse avesse demoralizzato l’ esercito, che il popolo fosse in stato di   insurrezione latente.  […] Il 19 ottobre  avvenne l’attacco principale […] La  riconquista della Spagna  fu  fermata il 23 ottobre […]  Gli abitanti deivillaggi, terrorizzati, non intervennero in alcun modo. Nessun sollevamento popolare, neanche l'aiuto logistico con dei viveri, delle bevande calde. Gli  Spagnoli della Val d' Aran non ebbero alcuna voglia di veder tornare la guerra e la morte.  Il 27 ottobre , Santiago Carrillo, tornato ad imporre  ( mettre) l’ordine nella direzione del Partito  comunista spagnolo suonò la ritirata . Essa si svolse in una grande  confusione, certi battaglioni non furono informati e caddero rapidamente nelle mani dei franchisti. Alcuni uomini errarono durante delle settimane nelle montagne prima di poter  attraversare la frontiera, assillati dall’esercito regolare, rubando il loro nutrimento, non incontrando che ostilità. Il disastro costò la vita  a 129 guerriglieri, duecentoquarantuno furono feriti e  più di centinai a fatti prigionieri.  […] presso i comunisti spagnoli lo sconcerto ( commotion)  fu  grande : Tutti quelli che tornarono vivi dall’ agguato della Val d’Aran strapparono la tessera del partito  scrissero  Sanchez Bravo Cenjo Antonio e Tellado Vasquez , Le poids de la déroute. …” ( in Thierry Guilabert, Caracremada, Vie et légendes du dernier guérillero catalan ( 2013)
Bibliografia: in Thierry Guilabert, Caracremada. Vie et Légendes du dernier guérillero catalan, Les editions libertaires , 2013 pp. 56-57-58 (traduzione italiana mia) . La citazione in corsivo è tratta da  Sanchez Bravo Cenjo Antonio e Tellado Vasquez  El peso de la Derrota , Edifranes Publicaciones, Madrid, 1974.  Cfr.  sull’invasione della Valle d’ Aran anche ,  Il Maquis in Catalogna a cura di Luigi Lembo, Circolo culturale Anarchico Gogliardo Fiaschi, Carrara , 2011 pp. 10-15. Non sono riuscito sinora a rintracciare un libro o un articolo in cui sia lo stesso Antonio Tellez a raccontare questa sua disgraziata  impresa.
  
 Comunque, niente affatto rassegnato, Antonio Tellez  ritornò ben presto in Spagna per conto del  MLE ( Movimento libertario Spagnolo )  per svolgere varie missioni clandestine pericolose, entrando in contatto con altri guerriglieri anarchici, tra cui Francisco Sabate e Llouis Facerias ,  e tanti altri. ( cfr. post LIBERTARI ANARCHICI CONTRO FRANCO 1 E 2 ). Dopo tre mesi , dall’aprile  al luglio 1946, in cui  ripercorse , munito di cinepresa, molte regioni spagnole a fini documentaristici,   tornò in Francia  attraversando clandestinamente la frontiera  in un viaggio  pieno di pericoli. (  cfr. brano)
 Brano da commentare: “ Primavera  1946, in una notte senza luna, una piccola imbarcazione (bateau), dopo in primo infruttuoso tentativo, la vigilia, dovuto a un mare particolarmente agitato, sbarcava  prudentemente su una spiaggia, tra Pasajes de San Pedro e San Sebastián, Antonio Tellez  Sola, militante delle  Gioventù Libertarie che, durante tutta la traversata, nascosto sotto un tendone, aveva conservato la sua pistola a portata di mano, non avendo alcuna fiducia nei contrabbandieri che potevano  fare il doppio gioco ( jouer sur tous le tableaux);  farvi pagare il vostro passaggio e in seguito vendervi alla Guardia  civile. Tonio che non trascurava alcun dettaglio, era vestito da capo a piedi con vestiti  dall’etichetta spagnola – quanti altri compagni era stati rintracciati dalla  Guardia civile, a causa  di abiti confezionati in Francia – e non avendo avvertito  l’organizzazione della sua partenza , per evitare ogni fuga  di notizie.  Durante tre mesi, egli  andava  percorrendo ( il allait parcourir)  più regioni spagnole  - Madrid, le Asturie e la Catalogna – con l’intenzione  principale di realizzare un film sulla guerriglia e già con quella volontà che non abbandonerà più di salvare la memoria dei combattenti antifranchisti, non per “farne” degli eroi o dei martiri, ma perché questi lottatori antifranchisti erano degli uomini  con una grande U, non meritevoli di un silenzio che sarebbe il peggiore dei crimini.”  ( Rolf Dupus , Antonio Tellez Sola, present! -2005 ) 
Bibliografia : in Rolf Dupuy,   L'En Dehors - Antonio Tellez Sola, présent ! endehors.net/news/antonio-tellez-sola-present
                                                                   
ANTONIO TELLEZ SOLA
   In  Francia  Antonio Tellez Sola continuò a militare  nella FIJL e come rappresentante di questa organizzazione partecipò al
Festival mondial de la Jeunesse a Praga nel 1947. Si dedicò poi intensamente all’attività di giornalista e di disegnatore collaborando a numerose pubblicazioni anarchiche, tra cui Atalaya, Ruta, Solidaridad  Obrera  ed altre.  Antonio Tellez Sola  fu il primo , almeno per quanto riguarda l’Italia, a  rompere il  lungo e non causale silenzio che avvolgeva  il fenomeno della resistenza antifranchista. E  quando  proprio non era possibile tacere, essa veniva  frettolosamente etichettata  come “banditismo comune” .  I suoi libri di storia furono generalmente delle biografie in quanto riteneva “ che non ci potevano essere rivoluzioni senza che esistessero dei rivoluzionari “  (cfr. brano)
 Brano da commentare: “ ... Questo libro , è, dunque, per la sua maggior parte , una testimonianza personale degli uomini che lottarono e morirono in difesa di un ideale di libertà. Quasi tutti rimasero ignoti, salvo che alle forze repressive che per anni li combatterono e dovettero organizzare seriamente la lotta per poterli sterminare e, per riuscirci, dovettero fare ricorso il più delle volte, al tradimento.  Le autorità franchiste, in parte insoddisfatte  dello sterminio fisico dei più tenaci e temuti oppositori, decisero di applicare una sterilizzazione morale che impedisse il “contagio” delle generazioni future e senza risparmio di mezzi, bollarono una volta per tutte uomini senza macchia come facinorosi, banditi, assassini, esseri avidi di denaro, senza la più piccola motivazione ideologica che li giustificasse. Si può dire senza timore che raggiunsero in buona parte i loro obiettivi. La tragedia di questi combattenti  fu immensa poiché essi dovettero battersi, quasi in permanenza, su due fronti: quello del nemico visibile, ben reale, coi suoi fucili, le mitragliatrici, i mortai, i tribunali sommari, le lunghissime condanne. L’ altro era quello dell’incomprensione generale, dell’abbandono, persino dell’aggressione e repressione scatenata dai loro stessi compagni d’ideali. Questi ultimi, quando i combattenti giacevano ormai nell’immenso cimitero che è la Spagna, eressero un magnifico mausoleo di silenzio, assolutamente ermetico, perché non uscissero da esso esalazioni capaci di incitare all’emulazione, perché non si potesse neppure trarre profitto dall’insegnamento di una lotta tanto diseguale, insegnamento che avrebbe potuto essere molto utile nella lotta permanente a favore della libertà dell’ uomo.  […]  Non è cosa abituale scrivere la storia degli uomini che fanno la STORIA. Noi abbiamo voluto provarci. La Storia la scriveranno domani gli specialisti che furono ben lontani dai fatti e dagli uomini, daranno interpretazioni, formuleranno giudizi sorprendenti. Noi parliamo qui dei protagonisti che saranno “assenti” in tutte le storie ancora da scrivere”. ( Antonio Tellez, Introduzione a  “Facerias. Guerriglia urbana in Spagna  . Parigi, maggio 1984)
Bibliografia:  Antonio Tellez , Facerias. Guerriglia urbana in ,La Fiaccola 1984  p. 8-9 e 10.  (traduzione italiana mia)
 
 
PIETRO FERRUA
                                             
 
PIETRO FERRUA (1930-2021) . Nato a San Remo , aderì, a 15 anni, al movimento anarchico. Nel 1950 rifiutò di fare  il soldato e fu condannato dal tribunale militare a un anno con la condizionale. Richiamato, allo scadere dell’anno, obiettò nuovamente e fu, nuovamente  arrestato e imprigionato, questa volta con una pena più dura. nel carcere militare di Sarzana  prima e poi in quello di  Gaeta.  Mi limito a citare per ragioni di spazio solo alcune delle motivazioni addotte da Pietro Ferrua.(brano da commentare)

Brano da commentare: “ Non intendo prestare servizio militare per la mia decisa avversione al militarismo ed alla guerra, sua diretta conseguenza. - Questa mia decisione è il prodotto delle mie convinzioni anarchiche e del mio istintivo spirito di antidisciplina. Per antidisciplina intendo esprimere la mia insofferenza alla disciplina impostami dall’alto qualora questa disciplina risulti contraria alle mie attitudini personali. […] - Non riconosco come legittimo l’obbligo imposto dalla Costituzione al cittadino di prestare servizio militare, perché, per i motivi che ho esposto, non riconosco alla maggioranza dei cittadini il diritto di imporre tale obbligo.”

Bibliografia: L’impegno antimilitarista libertario dal 1945 ai giorni nostri. Contributo dell’Associazione culturale “Pietro Gori” al Convegno antimilitarista “Per un futuro senza eserciti”, Milano 16 giugno 2018 in  https://anarcotraffico.org/sites/default/files/2018-10/L%27impegno%20antimilitarista%20libertario%20dal%201%20-%20Associazione%20culturale%20_Pietro%20Gori_.pdf
  

 Ferrua, tra un carcere e l’altro , contribuì, in condizioni di semiclandestinità,  ad organizzare i primi due  “Campeggi Internazionali Anarchici a Marina di Cecina: estate del 1953 ed estate del 1954. ( brano da commentare)

Brano da commentare: “ Aperti ai libertari di tutte le tendenze, l’invito degli organizzatori è esteso alle famiglie, all’insegna di quell’intreccio tra dimensione pubblica e privata che aveva caratterizzato le feste campestri dell’esilio antifascista in Francia. […] Si alternano occasioni di convivialità (il pranzo in comune) e svago a momenti di discussione e di approfondimento alla presenza  di oratori come Alfonso Failla e Aldo Capitini su temi quali l’antifranchismo, l’antimilitarismo, ma anche su matrimonio, famiglia e religione. …”

Bibliografia:  Parlare di anarchia. Le fonti orali per lo studio della militanza libertaria in Italia nel secondo novecento, a cura di Enrico Acciai, Luigi Balsamini e Carlo De Maria, Biblon  edizioni, 2017 p.18

Nell’aprile del 1954 di fronte alla prospettiva di rifiutare nuovamente il servizio militare con il conseguente ritorno in un carcere militare, fuggì in Svizzera, dove dapprima fu ospitato da Lise Ceresole, vedova di Pierre Ceresole, fondatore del Servizio Civile Internazionale, e poi trasferitosi a Ginevra frequentò l’ Università per completare i suoi studi umanistici, in particolare la storia delle dottrine politiche,  dell’arte  e dei corsi di lingue, grazie ai quali, più tardi, ottenne il diploma di traduttore. Nel 1955 , agli inizi della “Guerra d’Algeria”, partecipò al “Camping Internationale de Salernes” in Francia, promosso da “Jeunesse Libertaires”,  dove prese contatto con disertori francesi e algerini elaborando piani per passare clandestinamente la frontiera. Nel 1956-1957   Pietro Ferrua (firmandosi Vico) collaborò , con altri compagni, tra cui  ANDRE’ BOSINGER, CARLO FRIGGERIO, CARLO VANZA (cfr. post ANARCHICI/E SVIZZERI,  per una nuova uscita della rivista bilingue “  REVEIL ANARCHISTE/RISVEGLIO ANARCHICO”.  A Ferrua spettava, tra l’altro,  il compito di porre ordine al materiale che arrivava alla rivista e da qui l’idea di fondare, con l’aiuto di Andrè Bösiger un “Centro  Internazionale di ricerche sull’anarchismo”. (cfr. brano da commentare)

Brano da commentare: “ Nel 1956-1957 , io [Bösiger] mi occupai della fondazione del Centro International de Recherches sur l’Anarchisme . Io partivo per Parigi con il mio  camion  di dieci “tonnes” , con André Proudhommeraux, per raccogliere libri e documenti, presso insegnanti e vecchi compagni. Quando bisognava passare la frontiera con il mio camion riempito di libri e di carte (papiers), telefonai a un amico professore di  storia all’ università, Chiostergi, che sciorinò ai doganieri che era per l’università  e si passò così senza  ostacoli. Con Pierre Ferrua, all’epoca, remnitente alla leva italiano, si installò allora il  CIRA, io per la parte finanziaria, lui per la classificazione el’allestimento (montage)  della biblioteca e del catalogo” ( André Bösiger, Souvenir d’un ribelle ….)

Bibliografia:  André Bösiger, Souvenir d’un ribelle, Canevas Editeur, 1992 pp. 93-94

L’impegno di Ferrua nell’aiutare la lotta  per l’indipendenza algerina determinò la sua espulsione dalla Svizzera. Insieme alla sua compagna brasiliana Lida e i loro due bambini si recarono in Brasile dove fondarono il Centro Brasiliano di Studi Internazionali e una sezione brasiliana del CIRA.  Nel  1969 con i militari al governo, Ferrua fu arrestato con altri compagni ed espulso dal Brasile. Si recò negli USA dove ottenne nelLewis and Clark College” una cattedra  di lingue straniere, di letteratura comparata e di storia del cinema. In questo periodo si dedicò anche a studi sulla rivoluzione messicana, di cui pubblicati in Italia sono :  Gli anarchici nella rivoluzione messicana: Praxedis  G. Guerriero, edizioni La Fiaccola 1976 e Ricardo Flores Magón e la Rivoluzione Messicana, Anarchismo,  1983 Nella prefazione al libro di Ferrua su Praxedis Guerrero, DIEGO ABAD DE SANTILLAN, .riconosce , tra l’altro, le sue notevoli capacità e sensibiità di  Ferrua come storico. (cfr. brano da commentare)

Brano da commentare:  “Povero Ferrua , è stato sedotto , come noi, dai combattenti magonisti ha saputo valorizzare il loro pensiero e la loro azione esemplare in vari lavori sostanziosi di questi ultimi anni. Questa dedizione ci inorgoglisce e ce ne rallegriamo straordinariamente perché Ferrua riunisce tutte le condizioni affinché tale capitolo della presenza dei nostri compagni nella rivoluzione messicana venga presentato alle nuove generazioni senza deformazioni capricciose o settarie. La monografia da lui dedicata a Praxedis Guerrero contiene tutto quello che una ricerca storica rigorosa può riunire su questa figura nobile e su questo modello che non può essere ignorato dagli amanti  della libertà e della giustizia. “ (Diego Abad De Santillan , Prefazione  a  Gli anarchici nella rivoluzione messicana:Praxedis Guerrero…. , Buenos Aires 1975)

Bibliografia: Gli anarchici nella rivoluzione messicana: Praxedis  G. Guerriero, edizioni La Fiaccola 1976 p. 13

 

Nel 1980 Ferrua organizzò il “Primo Simposio Internazionale sull'Anarchismo”a Portland, dove, tra l’altro,  concerti,spettacoli, mostre ecc. ( cfr. brano da commentare)

Brano da commentare: “ Il "Primo Simposio Internazionale sull’Anarchismo" ebbe luogo a Portland fra il 17 e il 24 febbraio 1980. Si trattò di 8 giorni di conferenze, concerti, tavole rotonde, trasmissioni radiofoniche, proiezioni cinematografiche, recite, spettacoli, concerti, ecc… La parte piú riuscita fu quella dedicata alle espressioni artistiche : danza, musica, cinema. In tale occasione venimmo deliziati da Jocy de Oliveira, sia come pianista e animatrice quando interpretò "Descrizioni automatiche. Embrioni essiccati. Vecchi zecchini e vecchie corazze" di Erik Satie, sia quando ci offrí la rappresentazione di uno spettacolo straordinario e indimenticabile :"Teatro possibilistico n. 1" una sua composizione per musici, attori e ballerini, di spirito antidittatoriale, vivamente applaudita.” ( Pietro Ferrua, John Cage, anarchico schedato….)

Bibliografia: Pietro Ferrua,  John Cage, anarchico schedato  in post pubblicato in Cultura, il 27 agosto 2005 in http://tarantula.ilcannocchiale.it/?id_blogdoc=626271

Ritiratosi dall’insegnamento nel 1987 si dedicò , poi, a varie iniziative culturali finalizzate alla diffusione dell’anarchismo. Morì nel luglio del  2021

 

 

NOTA. Se si è riusciti a giungere sino a qua,  è bene sapere che non è finita. Ci sono ancora 20 post, tra cui MICHAIL BAKUNIN, CARLO CAFIERO, OLIMPIA  KUTAZOVA, LOUISE MICHEL,  ELISEE RECLUS E TANTISSIMI ALTRI .e per leggerli bisogna cliccare sulla voce "post più vecchi". ( a destra a fine della pagina) OPPURE  ( e questo vale per tutti) inserire il nome che si cerca aggiungendo a fianco cretastorie.

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