TERESA CLARAMUNT (1862-1931) famosa
(ma non in Italia) anarchica e femminista spagnola. Operaia
tessile fondò nel 1884 il Grupo anarquista Femenino. Subì arresti e
deportazione nel 1893 e nel 1896. Dopo un periodo di esilio in Francia e in
Inghilterra, dove lavorò come tessitrice, nel 1898, tornò a Barcellona dove
collaborò a diverse riviste libertarie , di cui di alcune fu anche
fondatrice Dopo successivi arresti morì nel 1931 dopo una
grave malattia contratta in prigione. ancora oggi, importanti si
rivelano, tra l'altro , gli scritti con cui Teresa Claramuntette mise bene in
evidenza come all’interno di una società patricentrica l’uomo nelle sue funzioni di padre, marito e
fidanzato gode di un assoluto potere sulla donna ,che egli considera
"sua", sino a pretendere il diritto persino di ammazzarla se non gli
mostra una cieca sottomissione e un malsano rispetto. (cfr.
brani)
Brani da commentare: 1) “ nell’ordine morale la forza si misura in base allo sviluppo intellettuale, e non in ragione della potenza dei pugni. Stando così le cose, perché si deve continuare a chiamarci sesso debole? […] Il qualificativo “debole”, sembra ispirare disprezzo, al più compassione. No: non vogliamo ispirare sentimenti tanto dispreggiativi; la nostra dignità come esseri pensanti, per quella metà di umanità che costituiamo, esige che noi ci interessiamo sempre di più alla nostra condizione nella società. Nella fabbrica siamo sfruttate più dell’uomo, nel focolare domestico dobbiamo vivere sottomesse al capriccio tirannico del marito, il quale per il solo fatto di appartenere al sesso forte si crede in diritto di convertirsi in reuccio della famiglia […] Ridirà che la nostra intellettualità è inferiore a quella dell’uomo […] Io credo che non si può affermare la nostra inferiorità a meno che non si tengano le donne in un ambito limitato, dandoci per unica istruzione un insieme di necessità, di sofismi e di superstizioni che finiscono con l’atrofizzare la nostra intelligenza piuttosto che risvegliarla” ( Teresa Claramunt, A la mujer (1899) in Fraternidad, n. 4, 1988); 2) “ La principal causa del atraso de la mujer está en el absurdo principio de la superioridad que el hombre se attribuje. Sobre esta base falsa se constituje la sociedad actual; y por tanto, los resultados forzosamente tenian que ser contrarios a todo bien común. […] La mujer es y ha sido para el hombre un ser incapacitado para todo y, salvo muy honrosas exceptiones., nadie durante tantos siglos la ha defendido de esa usurpación de facultades. Se la ha considerado como el eterno niño. Provisto el hombre de falaces recursos, han continuado viendo a la muyer un ser inferior, y entronizado en su orgullo la ha llamado y le ha dicho: “ Yo soy tu amo y senor; tu no puedes intervenir en los asuntos públicos, porque no posees el talento necesario; tu no puedes legislar, ni siquiera disponer de tus bienes, porque te hemos reconocido incapacitada. Tu, hiya o esposa, has de ostentar mi nombre, igual que ostenta el perro en el collar o el caballo en la manta que le cubre el lomo.; así como estos animales si pudiesen hablar, dirían “yo soy de fulano” así también debes decir tú “yo soy fulana de fulano”; y tus hijos llevaran mi nombre, me perteneceran. Eres mia en el sufriemento, eres mi esclava”. Soltera lo eres de tu padre, casada pasas a serlo del marido y ambos te hacemos depositaria de nuestra honra que conservaras como conserva la gaveta el dinero que en ella depositamos. Tanto el marido como el padre tendremos derecho a matarte si con tus actos manchares nuestro nombre; y si el nombre te lo entregamos deshonorado tù debes ocultarlo, aceptandolo con sumisión y respecto. No tienes derecho a quejarte y menos a castigarnos come te castigamos nosotros, porque nosotros tenemos la libertad de que tú careces y no nos es permitido sin desdoro to que en ti mereceria todos los reproches y los castigos mas crueles” ( da Teresa Claramunt, La Mujer. Consideraciones sobre su estado ante las prerogativas del obrero “ ( 1905).
Bibliografia:
Bibliografia: Primo brano in Pier Francesco Zarcone, Mujeres Libres , volume I, Comunismo anarchico al femminile nella Spagna rivoluzionaria, in I quaderni di Alternativa Libertaria, p. 33 e il secondo brano l’ ho preso, invece, da Internet : Teresa Claramunt, obrera y anarquista in www. Alasbarricada. Orgnoticiasq node/1404
Bibliografia: Primo brano in Pier Francesco Zarcone, Mujeres Libres , volume I, Comunismo anarchico al femminile nella Spagna rivoluzionaria, in I quaderni di Alternativa Libertaria, p. 33 e il secondo brano l’ ho preso, invece, da Internet : Teresa Claramunt, obrera y anarquista in www. Alasbarricada. Orgnoticiasq node/1404
Sulla scia di Teresa Claramunt si mossero altre femministe in Spagna e in Sudamerica, tra cui VIRGINIA BOLTEN, MARIA COLLAZO e JUANA RUECO BUELA.
VIRGINIA BOLTEN (1870-1960) anarchica sudamericana, significatamente
soprannominata, per il suo impegno per l’affermazione dei suoi ideali libertari e per l’emancipazione della donna, la “LOUISE
MICHEL DI ROSARIO”, città, che per la sua forte presenza di anarchici e socialisti fu per lungo tempo come la " Barcellona dell' Argentina" . Tra il 1896 e il 1897 pubblicò il
primo giornale anarco-femminista, “La voz de
la mujer” il cui slogan era “ Né
Dio, né padrone, né marito”. (cfr. brani )
Brani da
commentare: 1) “ Raschiata la padella” ( ras le bol) di tanti anni di lacrime e di tanta
miseria, avendone abbastanza della
corvée interminabile della cura dei
bambini ( anche se noi li amiamo tanto) , abbastanza di domandare e di postulare, abbastanza di essere un
giocattolo per degli impiegati ignobili e per dei mariti abbietti. Noi abbiamo deciso di
alzare la voce al di sopra del rumore di fondo delle discussioni della società
e di reclamare la nostra parte di
piaceri dal banchetto della vita […] Voi
fareste meglio di comprendere, una volta per tutte, che la nostra ragione di
essere non può essere ridotta all’educazione dei vostri bambini e al
lavaggio dei vostri abiti e che abbiamo anche noi diritto all’emancipazione e alla liberazione da ogni
tipo di dipendenza, sia economica che coiugale “ ( La voz del Mujer n 1 ) ; 2) “
Quando noi , donne , ignoranti e indegne d’ interesse che siamo, abbiamo preso l’iniziativa di
pubblicare la Voz de mujer, noi
avremmo dovuto indovinare come voi,
teppisti (voyous)
moderni, avreste reagito alla nostra
iniziativa, con i vostri vecchi ragionamenti automatici. Voi avreste dovuto
comprendere che noi stupide donne , sappiamo anche dare prove d’iniziativa e che essa è il
risultato di una riflessione. Voi
sapete: anche a noi capita di pensare…. Quando il primo numero della Voz de la mujer è stato pubblicato, si è scatenata evidentemente della follia :
“ emancipare le donne? Perché fare?
Fuori questione” “ lasciate
arrivare prima la nostra emancipazione, e quando noi uomini saremo liberi ed
emancipati, ci occuperemo di voi “ ( La Voz de la mujer n. 2)
Bibliografia:
in Utopie libertaires: Increveables fémministes in htto://blogspot.it/2014/03/increveables anarchistes.htlm
Alla manifestazione del primo maggio 1890 Virginia Bolten si mise
alla testa di migliaia di lavoratori con una bandiera nera, dove era scritto “1
Maggio: fratellanza universale”. Nei primi anni del novecento Virginia Bolten
fondò insieme alla uruguajana MARIA COLLAZO
(1884-1942) (di lei non ho trovato sinora nessuna immagine) ed altre
compagne, tra cui la madrilena JUANA
ROUCO BUELA (1889-1969), numerosi centri libertari femministi. Costretta per motivi politici a numerosi spostamenti da città in città in Argentina conobbe Pietro Gori, che la introdusse nei circoli libertari di Buenos aires. Espulsa dall' Argentina si stabilì nell' Uruguay e la sua casa a Montevideo divenne un rifugio per molti esuli anarchici . Collaborò al giornale " La Nueva Senda" e prese parte ai comitati di protesta contro la detenzione, prima, e la condanna morte di Francisco ferrer. Morì a Montevideo, fedele sino all'ultimo ai suoi ideali anarco-femministi, nel 1921.
MARIA COLLAZO (1884-1942)
nota con il sopranome “Abuelita del Pueblo”, ( Nonnina del popolo) nacque in
una famigli a di poveri emigranti cattolici spagnoli in Uruguay . Frequentò una scuola di monache , di cui ben presto detestò il soffocante autoritarismo. Aderì
presto all’anarchismo e , rompendo i legami con la famiglia , si stabilì
a Buenos Aires . Partecipò a numerose
battaglie anarco-sindacaliste e nel 1907 , fu tra le
organizzatrici, insieme a Virginia Bolten , a Juana Rueco Buela ed altre, del “ Centre Femeni Anarquistas”, a cui seguirono , da
lì a poco, succursali in altre città sudamericane. Svolse
anche un importante ruolo nel famoso “sciopero degli inquilini” a Buenos Aires ed arrestata, fu espulsa dall’ Argentina . Continuò la lotta in
Uruguay organizzando” Società di resistenza” delle donne lavoratrici e divenne
un punto di riferimento fondamentale per
gli anarchici e le anarchiche
esiliati. Nel 1919 fu tra le fondatrici del giornale “ “La Nueva Senda” e una delle animatrici
delle proteste contro l’arresto e la condanna a morte di Francisco Ferrer. Nel 1915 fu la
fondatrici del periodico “ La Batalla” dove si trattavano numerosi temi pedagogici e culturali
(letteratura, arte, musica ecc.). Uno spazio particolare
della rivista era dedicato al la miserabile condizione della donna in
una società maschilista e veniva criticata, come strategia emancipatrice, il suffragismo femminile. Nel 1921
fu una delle fondatrici dell’ “ Uniò Sindical Uruguaiana “ (USU) . Durante la dittatura di Gabriel Leivas (1933-1938)
persistette nel suo ruolo di “
simbolo vivente”
dell’opposizione. Morì nel 1942.
Brano
da commentare: “
Solo in
una società comunista, anarchica, in cui
nessuno dovrà morire di fame, saranno possibili unioni completamente
libere, relazioni felici e i frutti dell’amore saranno robusti invece che rachitici …. Come sorprendersi allora, se
molti uomini considerano la donna allo stesso modo in cui il signore
considerava i suoi schiavi, se tutto fa in modo che questo sia così” (
in Margareth Rago, , Tra la storia e la libertà ……)
Bibliografia: in Margareth Rago, Tra la storia e la libertà. Luce
Fabbri e l’anarchismo contemporaneo, Zero in condotta, 2008 p. 93
JUANA ROUCO BUELA (1889-1969) , giunta, come emigrante, dalla Spagna, dove era nata, , in Argentina nel 1900, fondò insieme a Virginia Bolten, Maria Collazo e ad altre compagne, numerosi centri
libertari femminili, dove si discuteva animatamente della condizione della donna e della necessità della sua emancipazione (cfr. brano)
“ In questa maledetta
società la donna deve essere costantemente soggiogata, prima con il bastone
materno che la castiga affinché la società non
critichi le sue azioni; poi sotto la frusta infame del padrone e, infine,
sotto il dispotismo di un degenerato qualsiasi che, con la presunzione del
padrone autorizzato dalla legge e dalla società fa di lei una vera
martire” ( parole di Juana Rouco Buela citate da Margareth Rao)
Bibliografia: in Margareth Rao , Tra
la storia e la libertà. Luce Fabbri e l’anarchismo contemporaneo, Zero in Condotta 2008 p. 94
Nel 1907 a causa della sua instancabile partecipazione
alle lotte sindacali organizzate dal sindacato anarchico, Federacion Obrera Argentina (FORA), Juana Rouco Buela fu espulsa e deportata in Spagna A Barcellona venne a contatto con
Teresa Claramunt, Anselmo Lorenzo,
Francisco Ferrer, di cui apprezzò i
metodi adottati dalla Escuela
Moderna. Nel 1909 tornò clandestinamente a Montevideo e riunitasi con
Virginia Bolten e
Maria Collazo fondarono il periodico
“La Nueva Senda” (= Il nuovo
sentiero). Costretta a sfuggire alla polizia , cambiò spesso residenza senza mai venire meno ai suoi impegni di
lotta. Nel 1921 fondò un periodico anarco-femminista “La
Nueva Tribuna” a cui collaborarono numerose anarchiche di vari paesi (cfr. brano).
Brano da commentare: “ Hubo muchos que auguraban su pronta desaparición, ya que era una quijotada sacar un periódico anarquista escrito y dirigido por mujeres, pero fue una realidad que vivió quincenalmente tres años y despertó el entusiasmo de las mujeres del mundo, pue fue el inicio periódico internacional anarquico que hasta […] Nos llegaban colaboraciones de todas partes del mundo, la companera de Ricardo Flores Magon, Milly Witkop Rocker, que nos mandaba sus collaboraciones desde Alemania, Angelina Arratia del Pera, Federica Montseny, Herminia Brumana y tantas otras (…) Su tiraje fue de 1.500 ejemplares, pero despues hubo que ir aumentándolo, pues la demanda era mucha y llegó hasta los 40000 ejemplares (…) el sueño mio de tanto tiempo fue una realidad que yo vivì con satisfacción y alegría durante tre años, donde pude demonstrar con hechos que la capacidad de la mujer es exactamente igual que de la del hombre, y sólo le falta ejercicio y estimulo , ya que siempre se la ha ido colocando en un plano inferior de condiciones, y haciendo abstracción de sus conocimientos y opiniones”
Bibliografia: Questo brano l’ho trovato su Internet in CEME- Centro de Estudios Miguel Enriquez- Archivio Chile –wwwarchiviochile.com
Dopo il 1930 , Juana Rouco Buela,
Virginia Bolten e M. Maria Collazo,
furono costrette a vivere prevalentemente
nella clandestinità a causa dell’ avvento in Sudamerica di
continue dittature militari o populiste ( per es. il peronismo ).Nota: Nel 1964 Juana Rueco Buela scrisse
un libro di memorie “ Historia de
un ideal vivido por una mujer”, inedito in Italia e che non ho letto.
LUISA CAPETILLO (1879-1922) Nata ad Aceribo nel
Porto Rico da madre francese e padre spagnolo, entrambi colti e animati da idee
progressiste ricevette un’educazione assai aperta. Iniziò ben presto una
collaborazione ai giornali e riviste letterarie e libertarie. Promotrice del
vegetarismo e dell’amore libero ebbe due figli senza essersi sposata e si soleva spesso vestire da uomo. Trovato
per mantenersi un lavoro in una fabbrica tabacco si dedicò a un
intensa attività anarco-sindacalista, che la portò , a causa
della repressione padronale, a dover sovente spostarsi da un luogo all’
altro ( New York, Avana, , Cardenas ed
altre). Rritornò infine nel Portorico
dove lòttò strenuamente per l’indipendenza di quel paese senza mai
rinnegare la sua visione
internazionalista e anticapitalista.
Brano
da commentare: “ Love should not be confused with marriage. Marriage is a social convenience; love is a natural .
Marriage is a contracte; love a kiss. Marriage is a prison, love a passion. Marriage is the prostitution of love” (parole di Luisa Capetillo)
Bibliografia: http://www.tumblr.com/tagged/luisa capetillo
MARIA LACERDA DE MOURA (1887-1945). Nacque a, Manhuassù nel Minas Gerais.
Studiò a Barbacena dalle suore. A 18 anni sposò Carlos Ferreitra de Moura e a
21 anni insegnò pedagogia e igiene all’
Istituto Pedagogico di Barbacena, di cui divenne presto
direttrice. Adottò una bambina di tre
anni, Carminda, e una ragazza di 15 anni, Jair.
Cominciò a tenere conferenze e articoli
sul femminismo , sul spiritualismo , sul
pacifismo e contro il militarismo e il fascismo. Una grande influenza su di lei venne esercitata dall’anarchico
individualista HAN RYNER,autore, tra l’altro,
del racconto,
“Amore plurale” ( cfr. post "Les milieux libres) Morì nel 1945 a 58 anni.
Brano
da commentare . “ . .Parodiando Marx: l’ emancipazione della donna è opera
della donna stessa. E questa emancipazione- che da fastidio a tutti i moralisti
in toga, abito talare, spada o fra- è l’emancipazione sessuale, per la
maternità cosciente. Non possiamo aspettare che le società ci concedano leggi a
mò di favori, né che
scompaia il diritto di proprietà (ingenuità santa di alcuni idealisti!) per far
scomparire la Geenna del matrimonio legale o la psicologia retrograda degli
Otello o del Barbablù, dentro o fuori del matrimonio. Questo significa rinviare
la questione a tempo indeterminato, non risolvere niente e allungare la durata
del calvario della donna” […] L’errore proviene dal credere e dall’
intestardirsi nell’amore unico, nell’amore esclusivo di un essere per un altro
essere. Sono ben amare le disillusioni
provate nel corso della vita, soffocate quando ci si scontra con la realtà nuda
e cruda […] La donna, più affettuosa, più amorevole, più pura nelle
dimostrazioni di tenerezza, non ha ancora capito che tutta la tragedia
femminile sta nella falsità del dogma di un solo grande amore. Tutte noi
soccombiamo al terribile dramma di avvolgerci nella più cara illusione della
nostra vita [..] Che le nostre figlie scoprano gli errori e i crimini di lesa
felicità, in nome dell’ Amore e non soccombano alle tragedie di tutte noi donne
miserabilmente ingannate: i nostri sogni più belli sono stati massacrati, i
nostri santi ideali sono stati appesi alle arpe con le cui corde
l’amore unico arpeggiò i nostri sentimenti più delicati. Attenzione ,
farfalla idealista dell’amore unico, attenzione a questo Moloch della
sensibilità femminile” (in Maria Lacerda, Libertad sexual das mulheres” )
Bibliografia: Maria Lacerda De Moura, Amatevi e non moltiplicatevi Edizioni Spartaco 2006 p. 48, p. 50 e pp. 53-54
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