venerdì 29 aprile 2011

ANARCHICINI: ANARCHICHE IN AMERICA LATINA: TERESA CLARAMUNT ( 1862- 1931), VIRGINIA BOLTEN (1870-1960), MARIA COLLAZO ( 1884-1942) JUANA ROUCO BUELA (1889-1969), MARIA LACERDA DE MOURA (1887-1945)


TERESA CLARAMUNT  (1862-1931) famosa (ma non in Italia)   anarchica e femminista spagnola. Operaia tessile  fondò nel 1884  il Grupo anarquista Femenino. Subì arresti e deportazione nel 1893 e nel 1896. Dopo un periodo di esilio in Francia e in Inghilterra, dove lavorò come tessitrice, nel 1898, tornò a Barcellona dove collaborò a diverse riviste libertarie , di cui di alcune fu anche fondatrice  Dopo successivi  arresti  morì nel 1931 dopo una grave malattia contratta in prigione.  ancora oggi, importanti si rivelano, tra l'altro ,  gli scritti con cui Teresa Claramuntette mise  bene in evidenza come all’interno di una società patricentrica  l’uomo nelle sue funzioni di padre, marito e fidanzato gode di un assoluto potere sulla donna ,che egli considera  "sua", sino a pretendere il diritto persino di ammazzarla se non gli mostra  una  cieca sottomissione e un malsano rispetto.  (cfr. brani) 

Brani da commentare:  1) “ nell’ordine morale la forza si misura in base allo sviluppo intellettuale, e non in ragione della potenza dei pugni. Stando così le cose, perché si deve continuare a chiamarci sesso debole? […] Il qualificativo “debole”, sembra ispirare disprezzo, al più compassione. No: non vogliamo ispirare sentimenti tanto dispreggiativi; la nostra dignità come esseri pensanti, per quella metà di umanità che costituiamo, esige che noi ci interessiamo sempre di più alla nostra condizione nella società. Nella fabbrica siamo sfruttate più dell’uomo, nel focolare domestico dobbiamo vivere sottomesse al capriccio tirannico del marito, il quale per il solo fatto di appartenere al sesso forte si crede in diritto di convertirsi in reuccio della famiglia […] Ridirà che la nostra intellettualità  è inferiore a quella dell’uomo […] Io credo che non si può affermare la nostra inferiorità a meno che non si tengano le donne in un ambito limitato, dandoci per unica istruzione un insieme di necessità, di sofismi e di superstizioni che finiscono con l’atrofizzare la nostra intelligenza piuttosto che risvegliarla” ( Teresa Claramunt, A la mujer  (1899)  in Fraternidad, n. 4, 1988); 2) “  La principal causa del atraso de la mujer está en el absurdo principio de la superioridad que el hombre se attribuje. Sobre esta base falsa se constituje la sociedad actual; y por tanto, los resultados forzosamente tenian que ser contrarios a todo bien común. […]  La mujer es y  ha sido para el hombre un ser incapacitado para todo y,  salvo muy honrosas exceptiones., nadie durante tantos siglos la ha defendido de esa usurpación de facultades. Se la ha considerado como el eterno niño. Provisto el hombre  de falaces recursos, han continuado viendo a la muyer un ser inferior, y entronizado en su orgullo la ha llamado y le ha dicho: “ Yo soy tu amo y senor; tu no puedes intervenir en los asuntos públicos, porque no posees el talento necesario; tu no puedes legislar, ni siquiera disponer de tus bienes, porque te hemos reconocido incapacitada. Tu, hiya o esposa, has de ostentar mi nombre, igual que ostenta el perro en el collar o el caballo en la manta que le cubre el lomo.;  así como estos animales si pudiesen hablar, dirían “yo  soy de fulano” así también debes decir tú “yo soy fulana de fulano”; y tus hijos llevaran mi nombre, me perteneceran. Eres mia en el sufriemento, eres mi esclava”. Soltera lo eres  de tu padre, casada pasas a serlo del marido y ambos te hacemos depositaria de nuestra honra que conservaras como conserva la gaveta el dinero que en ella depositamos. Tanto el marido como el padre tendremos derecho a matarte si con tus actos manchares nuestro nombre; y si el nombre te lo entregamos deshonorado tù debes ocultarlo, aceptandolo con  sumisión y respecto. No tienes derecho a quejarte y menos a castigarnos come te castigamos nosotros, porque nosotros tenemos la libertad de que tú careces y no nos es permitido sin desdoro to que  en ti mereceria todos los reproches y los castigos mas crueles” (  da Teresa Claramunt,  La Mujer. Consideraciones sobre su estado ante las prerogativas del obrero “ ( 1905).  
Bibliografia:
Bibliografia:  Primo brano in  Pier Francesco Zarcone, Mujeres Libres , volume I, Comunismo anarchico al femminile nella Spagna rivoluzionaria,  in I quaderni di Alternativa Libertaria, p. 33 e  il secondo brano l’ ho preso, invece,  da Internet : Teresa Claramunt, obrera y anarquista in   www. Alasbarricada. Orgnoticiasq node/1404

 Sulla scia di Teresa Claramunt  si mossero altre femministe  in Spagna  e in Sudamerica, tra cui VIRGINIA BOLTEN, MARIA COLLAZO  e JUANA RUECO BUELA.  
                                                                         

VIRGINIA BOLTEN (1870-1960) anarchica sudamericana,  significatamente soprannominata, per il suo impegno per l’affermazione  dei suoi ideali libertari e per  l’emancipazione della donna, la “LOUISE MICHEL DI ROSARIO”, città, che per la sua forte presenza di  anarchici e socialisti fu per lungo tempo come la " Barcellona dell' Argentina" . Tra il 1896 e il 1897 pubblicò il primo giornale anarco-femminista, “La voz de la mujer” il cui slogan era “ Né Dio, né padrone, né marito”.  (cfr. brani )
Brani da commentare:   1) “ Raschiata la padella” ( ras le bol) di tanti anni di lacrime e di tanta miseria,  avendone abbastanza della corvée  interminabile della cura dei bambini ( anche se noi li amiamo tanto) , abbastanza di domandare e di  postulare, abbastanza di essere  un  giocattolo per degli impiegati ignobili e per  dei mariti abbietti. Noi abbiamo deciso di alzare la voce al di sopra del rumore di fondo delle discussioni della società e di  reclamare la nostra parte di piaceri dal banchetto della vita […]  Voi fareste meglio di comprendere, una volta per tutte, che la nostra ragione di essere non può essere  ridotta  all’educazione dei vostri bambini e al lavaggio dei vostri abiti e che abbiamo anche noi diritto  all’emancipazione e alla liberazione da ogni tipo di dipendenza, sia economica  che coiugale “ ( La voz del Mujer n 1 ) ; 2)     Quando noi , donne , ignoranti e indegne d’ interesse  che siamo, abbiamo preso l’iniziativa di pubblicare la Voz de mujer, noi  avremmo dovuto indovinare come voi,   teppisti  (voyous) moderni,  avreste reagito alla nostra iniziativa, con i vostri vecchi ragionamenti automatici. Voi avreste dovuto comprendere che noi stupide donne , sappiamo anche  dare prove d’iniziativa e che essa è il risultato di una riflessione.  Voi sapete: anche a noi capita di pensare…. Quando il primo numero della Voz  de la mujer è stato pubblicato,   si è scatenata evidentemente della follia : “ emancipare le donne? Perché fare?  Fuori questione”  lasciate arrivare prima la nostra emancipazione, e quando noi uomini saremo liberi ed emancipati, ci occuperemo di voi “   ( La  Voz de la mujer n. 2)
Bibliografia:  in  Utopie libertaires: Increveables fémministes in htto://blogspot.it/2014/03/increveables anarchistes.htlm 


Alla manifestazione del primo maggio 1890 Virginia Bolten  si mise alla testa di migliaia di lavoratori con una bandiera nera, dove era scritto “1 Maggio: fratellanza universale”. Nei primi anni del novecento Virginia Bolten fondò insieme alla uruguajana MARIA COLLAZO (1884-1942) (di lei non ho trovato sinora nessuna immagine) ed altre compagne, tra cui  la madrilena JUANA ROUCO BUELA (1889-1969), numerosi centri libertari femministi.   Costretta per motivi politici  a numerosi spostamenti  da città in città  in Argentina conobbe Pietro Gori, che la introdusse nei  circoli libertari di Buenos aires. Espulsa dall' Argentina  si stabilì  nell' Uruguay e la sua casa a Montevideo divenne  un  rifugio per molti esuli anarchici . Collaborò al giornale " La Nueva Senda" e prese parte  ai comitati di protesta contro la  detenzione, prima, e la condanna morte di Francisco ferrer.  Morì a Montevideo, fedele  sino all'ultimo ai suoi ideali anarco-femministi, nel 1921.
                                                                            
 
MARIA COLLAZO (1884-1942)  nota con  il sopranome  Abuelita del Pueblo”,  ( Nonnina del popolo) nacque in una famigli a di poveri emigranti cattolici spagnoli in  Uruguay . Frequentò una scuola di monache ,  di cui ben presto detestò  il soffocante autoritarismo.  Aderì  presto all’anarchismo e , rompendo i legami con la famiglia , si stabilì a Buenos Aires . Partecipò  a numerose battaglie  anarco-sindacaliste e   nel 1907 ,  fu tra le  organizzatrici, insieme a Virginia Bolten , a  Juana Rueco Buela ed altre,  del  Centre  Femeni  Anarquistas”, a cui seguirono , da lì a poco,  succursali in altre città sudamericane. Svolse anche un importante ruolo nel famoso “sciopero degli inquilini” a Buenos  Aires ed arrestata, fu espulsa  dall’ Argentina . Continuò la lotta in Uruguay organizzando” Società di resistenza” delle donne lavoratrici e divenne un punto di riferimento fondamentale per  gli anarchici e le anarchiche  esiliati.  Nel 1919  fu tra le fondatrici del giornale “  La Nueva Senda” e una delle animatrici delle proteste contro l’arresto e la condanna a morte di Francisco Ferrer. Nel 1915 fu la fondatrici   del periodico “ La  Batalla” dove si trattavano numerosi temi pedagogici  e culturali  (letteratura, arte, musica ecc.). Uno spazio  particolare  della rivista era dedicato al la miserabile condizione della donna in una società  maschilista e veniva  criticata, come  strategia emancipatrice,  il suffragismo femminile.  Nel 1921  fu una delle fondatrici dell’ “ Uniò Sindical Uruguaiana “  (USU) . Durante la dittatura di Gabriel Leivas  (1933-1938)  persistette nel suo ruolo di “  simbolo vivente”  dell’opposizione. Morì nel 1942. 
Brano da commentare:   “ Solo in  una società comunista, anarchica, in cui  nessuno dovrà morire di fame, saranno possibili unioni completamente libere, relazioni felici e i frutti  dell’amore saranno robusti invece che  rachitici …. Come sorprendersi allora, se molti uomini considerano la donna allo stesso modo in cui il signore considerava i suoi schiavi, se tutto fa in modo che questo sia  così” (  in Margareth Rago, , Tra la storia e la libertà ……)
Bibliografia:  in Margareth Rago, Tra la storia e la libertà. Luce Fabbri e l’anarchismo contemporaneo,   Zero in condotta,  2008 p. 93
                                                                                          



 JUANA ROUCO BUELA (1889-1969) ,  giunta, come emigrante, dalla Spagna, dove era nata, ,   in Argentina nel 1900,  fondò insieme a  Virginia Bolten, Maria Collazo e ad altre compagne, numerosi centri libertari femminili, dove si discuteva animatamente della condizione della donna e della necessità della sua emancipazione  (cfr. brano)
“ In questa maledetta società la donna deve essere costantemente soggiogata, prima con il bastone materno che la castiga affinché la società non  critichi le sue azioni; poi sotto la frusta infame del padrone e, infine, sotto il dispotismo di un degenerato qualsiasi che, con la presunzione del padrone autorizzato dalla legge e dalla società fa di lei una vera martire”  ( parole di Juana Rouco Buela citate da Margareth Rao)
Bibliografia: in Margareth Rao , Tra la storia e la libertà. Luce Fabbri e l’anarchismo contemporaneo,  Zero in Condotta 2008 p. 94  
   Nel 1907 a causa della sua instancabile partecipazione alle lotte sindacali organizzate dal sindacato anarchico, Federacion Obrera Argentina (FORA), Juana Rouco Buela  fu espulsa e  deportata in Spagna A Barcellona venne a contatto con Teresa Claramunt, Anselmo Lorenzo, Francisco Ferrer, di cui apprezzò i metodi  adottati dalla Escuela Moderna. Nel 1909 tornò clandestinamente a Montevideo e riunitasi con Virginia  Bolten e Maria Collazo fondarono il periodico “La Nueva Senda” (=  Il nuovo sentiero). Costretta a sfuggire alla polizia , cambiò spesso residenza  senza mai venire meno ai suoi impegni di lotta. Nel 1921 fondò un periodico anarco-femminista “La Nueva Tribuna a cui collaborarono numerose anarchiche   di vari paesi (cfr. brano).
Brano da commentare   Hubo muchos que auguraban su pronta desaparición, ya que era una quijotada sacar un periódico anarquista escrito y dirigido por mujeres, pero fue una realidad que vivió quincenalmente tres años y despertó el entusiasmo de las mujeres del mundo, pue fue el inicio periódico internacional anarquico que hasta  […] Nos llegaban colaboraciones de todas partes del mundo, la companera de Ricardo Flores Magon, Milly Witkop Rocker, que nos mandaba  sus collaboraciones desde Alemania,  Angelina Arratia del Pera, Federica Montseny, Herminia Brumana y tantas otras (…) Su tiraje fue de 1.500 ejemplares, pero despues hubo que ir aumentándolo, pues la demanda era mucha y llegó hasta los 40000 ejemplares (…) el sueño mio de tanto tiempo fue una realidad que yo vivì con satisfacción y alegría durante tre años, donde  pude demonstrar con hechos que la capacidad de la mujer es exactamente igual que de la del hombre, y sólo le falta ejercicio y estimulo , ya que siempre se la ha ido colocando en un plano inferior de condiciones, y haciendo abstracción de sus conocimientos y opiniones
Bibliografia: Questo brano l’ho trovato su Internet in CEME- Centro de Estudios Miguel Enriquez- Archivio Chile –wwwarchiviochile.com 
Dopo il 1930 , Juana Rouco Buela, Virginia Bolten e M. Maria Collazo, furono costrette a vivere prevalentemente nella clandestinità a causa dell’ avvento in Sudamerica  di  continue dittature militari o populiste ( per es. il peronismo ).Nota: Nel 1964 Juana Rueco Buela  scrisse  un libro di memorie “ Historia de un ideal vivido por una mujer,  inedito in Italia e che non ho letto.
                                                   

LUISA CAPETILLO (1879-1922) Nata  ad Aceribo nel Porto Rico da madre francese e padre spagnolo, entrambi colti e animati da idee progressiste ricevette un’educazione assai aperta. Iniziò ben presto una collaborazione ai giornali e riviste letterarie e libertarie. Promotrice del vegetarismo e dell’amore libero ebbe due figli senza essersi sposata e  si soleva spesso vestire da uomo. Trovato per  mantenersi un lavoro  in una fabbrica tabacco si dedicò a un intensa attività anarco-sindacalista, che la portò , a causa della repressione padronale, a dover sovente spostarsi da un luogo all’ altro  ( New York, Avana, , Cardenas ed altre). Rritornò infine nel Portorico dove lòttò strenuamente per l’indipendenza di quel paese senza mai rinnegare  la sua visione internazionalista e anticapitalista.
Brano da commentare: “ Love should not be confused with marriage. Marriage is a social convenience; love is a natural . Marriage is a contracte; love a kiss. Marriage is a prison, love a passion. Marriage is the prostitution of love” (parole di Luisa Capetillo)
Bibliografia: http://www.tumblr.com/tagged/luisa capetillo
                                                                                   
      MARIA LACERDA DE MOURA (1887-1945). Nacque a, Manhuassù nel Minas Gerais. Studiò a Barbacena dalle suore.  A 18 anni sposò Carlos Ferreitra de Moura e a 21 anni insegnò  pedagogia e igiene all’ Istituto Pedagogico di Barbacena, di cui divenne presto direttrice.  Adottò una bambina di tre anni, Carminda, e  una ragazza di 15 anni, Jair. Cominciò a tenere conferenze  e articoli sul femminismo ,  sul spiritualismo , sul pacifismo e contro il militarismo e il fascismo.   Una grande influenza su di lei  venne esercitata dall’anarchico individualista HAN RYNER,autore, tra l’altro,  del racconto, “Amore plurale” ( cfr. post "Les milieux libres) Morì nel 1945 a 58 anni.
Brano da commentare . “ . .Parodiando Marx: l’ emancipazione della donna è opera della donna stessa. E questa emancipazione- che da fastidio a tutti i moralisti in toga, abito talare, spada o fra- è l’emancipazione sessuale, per la maternità cosciente. Non possiamo aspettare che le società ci concedano leggi a di favori, né che scompaia il diritto di proprietà (ingenuità santa di alcuni idealisti!) per far scomparire la Geenna del matrimonio legale o la psicologia retrograda degli Otello o del Barbablù, dentro o fuori del matrimonio. Questo significa rinviare la questione a tempo indeterminato, non risolvere niente e allungare la durata del calvario della donna” […] L’errore proviene dal credere e dall’ intestardirsi nell’amore unico, nell’amore esclusivo di un essere per un altro essere. Sono ben amare  le disillusioni provate nel corso della vita, soffocate quando ci si scontra con la realtà nuda e cruda […] La donna, più affettuosa, più amorevole, più pura nelle dimostrazioni di tenerezza, non ha ancora capito che tutta la tragedia femminile sta nella falsità del dogma di un solo grande amore. Tutte noi soccombiamo al terribile dramma di avvolgerci nella più cara illusione della nostra vita [..] Che le nostre figlie scoprano gli errori e i crimini di lesa felicità, in nome dell’ Amore e non soccombano alle tragedie di tutte noi donne miserabilmente ingannate: i nostri sogni più belli sono stati massacrati, i nostri santi ideali sono stati appesi alle arpe con le cui  corde  l’amore unico arpeggiò i nostri sentimenti più delicati. Attenzione , farfalla idealista dell’amore unico, attenzione a questo Moloch della sensibilità femminile” (in Maria Lacerda, Libertad sexual das mulheres” )
 Bibliografia: Maria Lacerda De Moura,  Amatevi e non moltiplicatevi  Edizioni Spartaco 2006 p. 48, p. 50  e pp. 53-54
                                                                             
 

Nessun commento:

Posta un commento