venerdì 29 aprile 2011

ANARCHICINI: TERESA GALLI ( 1901-1919 ; LA CONTRORIVOLUZIONE PREVENTIVA ; ARDITI E NON GENDARMI (1921-1922) ; ARGO SECONDARI (1895- 1942) ; GINO LUCETTI (1900-1943); MICHELE SCHIRRU (1899-1931) ; ANGELO SBARDELLOTTO (1907-1932)

                                                                                
 
TERESA GALLI
  • TERESA GALLI (1899-1919) . Teresa Galli   uccisa da una pallottola in testa, sparata da un anonimo "tricolorista" il 15 aprile 1919 a Milano, ,  è stata la prima vittima donna dello squadrismo cosiddetto «tricolore, di cui facevano indifferentemente parte alcuni nazionalisti, ex-combattenti, futuristi  e fascisti diciannovisti. La partecipazione dei fascisti diciannovisti a quell' intervento armato contro una  manifestazione operaia,   per la stragrande maggioranza, disarmata, a cui fece poi seguito il devastante'assalto alla sede del giornale socialista " Avanti",  rivela chiaramente , quindi,  già dalle sue origini,  la profonda avversione dei "fasci di  combattimento " verso il movimento operaio organizzato . Inoltre, come è noto  i cosiddetti  "tricoloristi" confluirono poi tutti, dopo la marcia su Roma  del 22 ottobre 1922, nel Partito Nazionale Fascista, il quale progressivamente ripudiò tutti quegli obiettivi antimonarchicici, socialisteggianti e femministi , originariamente dichiarati nel loro programma (cfr. brano)
Brano da commentare: :”  E’ alquanto noto l’atto di nascita del movimento fascista, con la riunione in  Piazza San Sepolcro a Milano il marzo 1919. Tra i circa centoventi  partecipanti di eterogenea provenienza politica, venne segnalata la presenza di appena nove donne, ma nonostante questo nel Programma dei Fasci di Combattimento fu inserito l’obiettivo del suffragio universale “anche per le donne” In realtà tale attenzione nei confronti di potenziali elettrici, si ridusse alla fondazione, pressoché simbolica , dei Fasci  femminili e quando questi accennarono ad assumere caratteri autonomi   furono sciolti d’autorità dal Comitato centrale dei Fasci  […]   Una volta al potere dal fascismo venne pure rinnegata la promessa del suffragio […] Nel 1931, in un’ intervista, Mussolini ribadì la sua contrarietà al diritto elettorale, sostenendo che “ La donna deve obbedire . La mia opinione della sua parte  nello Stato è opposta ad ogni femminismo ” e nel 1933, in sintonia col duce “Critica Fascista” avrebbe sentenziato “ Resta provato essere il femminismo esagerato nient’altro che del chiaro e preciso antifascismo” .  Ormai il modello sessista e familista del regime era legge, tanto che il diritto all’interruzione di gravidanza veniva ritenuto e perseguito come un “delitto contro la stirpe”.  Nel 1934, alla camera, Mussolini ebbe a stabilire definitivamente i rispettivi ruoli “naturali” affermando che “La guerra sta all’uomo come la maternità alla donna”. Ma tornando agli esordi va sottolineato che il  vero volto del fascismo “diciannovista” si palesò subito nella sua essenza controrivoluzionaria , antiproletaria ed anche maschilista. : basti ricordare che la prima vittima della violenza “tricolarata  fu un’ operaia sovversiva, di nome  Teresa Galli, in quello che lo stesso Mussolini ebbe a definire come “il primo episodio della guerra civile” […] Da allora sino alla Marcia su Roma, nel corso delle sue spedizioni punitive, il fascismo uccise non meno di quaranta donne che, in vario modo, si erano opposte agli squadristi oppure rimaste vittime occasionali delle loro pratiche terroristiche. …” ( Marco Rossi, Un altro genere di arditismo in A rivista anarchica n . 372, estate 2012, )
Bibliografia :  Prefazione di Marco Rossi, Un altro genere di arditismo al libro di Martina Guerrini, Donne contro ribelli, sovversive, antifasciste, Zero in condotta pp. 7-8.    Il testo di Marco Rossi si trova anche in A rivista anarchica n . 372, estate 2012, pp. 95 e 96 .
 
                                                                         
TERESA GALLI (1899-1919) . Per lungo tempo la figura di Teresa Galli , prima vittima donna della violenza  "tricolore"" fu dimenticata  ad eccezione  di ristretti  ambienti di sinistra. Già all’indomani della sua morte  i principali quotidiani borghesi  furono  assai  reticenti nel fornire notizie su Teresa Galli e da essi  trapelò unicamente che era nata il 17 ottobre 1899, che viveva nel quartiere proletario   milanese, la Bovisa, che lavorava come cucitrice  camiciaia nella ditta Gioia ed era iscritta  al Partito Socialista. Omettendo  il nome e la morte di Teresa Galli e degli altri due  giovani socialisti, uccisi quel giorno, il diciottenne Pietro Bogni, impiegato e  Luccioni Giuseppe, garzone  sedicenne  gli eventi idealizzati di quella giornata furono celebrati ed esaltati durante  tutto il ventennio del regime fascista. Lo stesso Mussolini che pur non vi partecipò, li rivendicò come  "il primo episodio [ per loro vittorioso] della guerra civile"

Brano da commentare:  « Nelle prime cronache giornalistiche riguardanti gli scontri il nome di Teresa Galli non appare, al massimo compare un vago accenno : «uccisa una giovane donna» , « una donna, certa Galli». Poi si comincia ad apprendere qualche informazione in più: ha diciannove anni  - è infatti nata il 17 ottobre 1899 – e lavora come operaia cucitrice in  bianco presso lav ditta Gioia di via Lepontina. . Paternità di Alessandro, abita in via Riparto Bovisa 83. Un proiettile le ha attraversato la nuca: ricevette le prime medicazioni alla Guardia medica di piazza del Duomo:: ma arrivò senza vita all’Ospedale Maggiore. Secondo alcuni articoli, che riprendevano le dichiarazioni fatte dai familiari forse temendo ritorsioni, era «dedita soltanto al lavoro e alla famiglia» e sarebbe finita sotto il fuoco dei nazionalisti mentre andava a trovare una zia; ma tale ritratto contrasta col fatto che nei rapporti di polizia viene subito indicata come socialista, a riprova che si era messa in luce per il suo impegno, tanto più che la sua categoria era tra le più combattive della realtà operaia milanese. […]  Il « Corriere della sera» del 22 aprile dette notizia dei funerali delle vittime civili tenutisi il giorno precedente: rito cattolico per Bogni e Luccioni, mentre al funerale di Teresa Galli venne invece  escluso il clero; i socialisti della Bonvisa vollero dare un carattere di partito alla manifestazione intervenendo con bandiere» anche se nessun giornale socialista le dedica un ricordo. Verrà tumulata al Cimitero Maggiore del Musocco, dove ancora vi è la tomba, da alcuni anni , infiorata» (  Marco Rossi, morire non si può in aprile …)
Bibliografia:  Marco Rossi, morire non si può in aprile,  Zero in condotta 2019  p. 73 e p. 75 .  Cfr. anche Martina Guerrini, donne contro. Ribelli, sovversive, antifasciste, Zero in condotta 2013 pp- 8.9, 21, 69


15 APRILE 1919 :  CONTRORIVOLUZIONE PREVENTIVA

 Un prototipo dell'esaltazione con cui il fascismo  commemorò  quella  luttuosa giornata  lo si riscontra nel resoconto, scritto nel 1924, di  FILIPPO TOMMASO MARINETTI (1876-1944), che fu uno dei protagonisti ed ideatori principali  di  quell ’assalto  fascio-futurista, a cui fecero da essenziale supporto , allievi ufficiali e  ufficiali in divisa, il che istintivamente generava una mescolanza di rispetto e di timore reverenziale nella maggior parte dei carabinieri, poliziotti e soldati preposti all'ordine pubblico .  (cfr. brano)
 Brano da commentare: " Il 15 aprile 1919 rimarrà memorabile nella storia d’Italia. Era preannunciata una formiscontraidabile offensiva bolscevica per sbaragliare le nostre forze esigue e impadronirsi insurrezionalmente di Milano. Avevamo deciso, il 14 sera, con Mussolini, nella stanza  direzionale del  "Popolo d’Italia ", di non fare alcuna contro dimostrazione. Nondimeno,  Arditi, Futuristi e Fascisti apparvero in Piazza del Duomo e in  Galleria verso le due pomeridiane a piccoli gruppi , pronti e armati di rivoltella. […]  L’ autorità, con relativa polizia e truppe, era assente , o quasi.  - Con Ferruccio Vecchi e il poeta futurista Pinna, tenente d’artiglieria, e i futuristi Armando  Mazza, Luigi Freddi e Mario Dessy, entrai nella Pasticceria  della Galleria, subito seguito da altri futuristi, Arditi e fascisti, ansiosi di agire. Ero calmissimo, freddo, ma convinto che occorreva affrontare la lotta ad ogni costo. I gruppi si riunirono, si formò un piccolo corteo. Questo s’ingrossò. Lo diressi con Ferruccio Vecchi verso il Politecnico, dove sapevamo che il tenente bombardiere  Chiesa aveva organizzato e teneva pronti trecento studenti ufficiali. Appena fummo giunti al portone dell’ Istituto, questi si rovesciarono fuori, e arringati, incolonnati, marciarono, evitando i cordoni di fanteria, per il Naviglio, Corso Venezia, via Agnello, Piazza della Scala. Il numero e il furore bellicoso della colonna aumentarono. Il cordone di fanti che chiudeva la galleria fu travolto. […] La colonna avvolse il monumento di Vittorio  Emanuele, lo coperse, impolpò di corpi agitati e di braccia gesticolanti.  […] Dalla groppa di un leone del monumento, sorvegliavo.  […] Sentiamo la cantilena di Bandiera rossa che si avvicina. Appare la testa della colonna bolscevica. Come una grande alzata di frutta si rovescia sulla tavola, così il monumento di Vittorio Emanuele si svuota, e ci slanciamo tutti a passo di corsa verso il cordone dei carabinieri dietro al quale si avanza con passo ritmato la colonna nemica, preceduta dagli anarchici, fiori rossi all’occhiello, tre donne in camicetta rossa, due ragazzi con nelle mani alzate il ritratto di Lenin.  Un randello vola al di sopra dei carabinieri e mi cade ai piedi. E’ il segnale. Un colpo di rivoltella, due, tre, venti, cento. Sassi, randelli volanti e randellate precise, “ a noi, a noi, Arditi”!  Il cordone dei carabinieri si divide, scompare.   […]  Un mio amico è ferito alla mano, vicino a me. Noi, tutti in piedi. Poi, di slancio, a passo di corsa contro i nemici. Si sbandano; molti, presi dal terrore, si appiattiscono a terra tra gradino e gradino della loggia di destra. Cazzotto un giovane socialista che cade e al quale urlo, afferrandolo per il collo : " Grida almeno "Viva Serrati !"  e non  " Viva Lenin !, imbecille! " Il mio avversario, stupitissimo, non capì, forse non capirà mai, questa mia lezione di politica europea inculcata coi pugni . La nostra colonna vittoriosamente insegue i nemici, sbandandoli, ed essi rispondono a revolverate dai portoni e dal monumento a Parini. Le revolverate , che  ormai hanno un crepitare continuo di fucileria, fanno echeggiare via Dante. Ci fermiamo davanti al teatro Eden , vittoriosi. La battaglia è durata un’ora. Ricomponiamo la nostra colonna che,  mezz’ora dopo, travolgendo altri cordoni di truppe, giunge  in via San Damiano, assalta e  incendia la redazione dell’ “Avanti”! , ne defenestra i mobili ,  entrati nelle sale dell’ “Avanti , ”ma non vi trova il direttore Serrati, come sempre assente e lontano dalla lotta.  Fra i primi entrati nelle sale dell’ “ Avanti “, il futurista Pinna ebbe il braccio ferito da una revolverata. Molti altri feriti, ma la colonna, ormai padrona di Milano riconquistata, ritorna in piazza del Duomo, ritmando la sua marcia col grido “ L’ Avanti !  Non è più” e portando in testa l’insegna di legno del giornale incendiato, che fu donata a Mussolini, nella redazione del “ Popolo d’Italia”. [...] Giungeva, il 16  aprile, a Milano, il generale Caviglia, mi chiamava all’ Hotel Continental, dove , con Ferruccio Vecchi, gli esposi la situazione. Il vincitore di Vittorio Veneto, con la sua pronta intuizione, ci dichiarò: “ la vostra battaglia di ieri in  Piazza Mecanti, fu, secondo me, decisiva”.   Infatti, Milano mutò completamente da quel giorno. La tracotanza bolscevica non era morta, ma colpita mortalmente . Osò a Bologna , non a Milano, l'insurrezione famosa del Palazzo  Comunale; fu vinta per la seconda volta dai fascisti, futuristi e Arditi. [...] L' Emilia e la Romagna furono travolte dal fascismo. ... “ (  Filippo Tommaso Marinetti,  La battaglia di via Mercanti il 15  aprile 1919 prima vittoria del fascismo in  Futurismo e Fascismo 1924)

Bibliografia:  Filippo Tommaso Marinetti  in  Teoria e invenzione futurista a cura di  Luciano De Maria , Arnoldo Mondadori, 1998  pp. 514-517 e nelle note a pié di pagina vi sono alcune varianti contenute nel saggio del 1929 Marinetti e il futurismo.  Cfr. inoltre  sempre in Teoria e invenzione ..., op. cit.a pagina LIII  nota n. 2 dove Marinetti in una lettera  sull' Ardito  II, 1 agosto 1920, affermava di non avere partecipato  alla seconda fase dell' azione e cioé all'incendio della sede dell' Avanti  e si vedano anche le pagine  CXLVIII e CXLIX, nota ai testi n. 34



GAETANO SALVEMINI

  Uno dei primi tentativi di ricostruzione obiettiva dei drammatici eventi di quella giornata, pur non facendo esplicita menzione di Teresa Galli,  la  si trova , invece,  nelle Lezioni tenute nel 1944 all' Harvard University da GAETANO SALVEMINI , dove occupava dal 1933 la cattedra di "Storia della  civiltà italiana"  (cfr. brano)
Brano  da commentare:  1)  “ … “Il 15 aprile tutti i servizi pubblici furono arrestati, tutte le fabbriche rimasero ferme; la mattinata procedette calma. Nel pomeriggio, all’arena, fuori del centro, si tenne un comizio al quale parteciparono circa cinquantamila persone; tutti gli oratori, sia i socialisti di destra che i massimalisti, lodarono la calma e la compattezza con cui si svolgeva la protesta, e raccomandarono che il lavoro venisse ripreso il giorno dopo. Un anarchico che propose di prolungare lo sciopero venne fatto tacere.  Mentre si svolgeva questa manifestazione, gruppi  di ufficiali in divisa, “arditi” in divisa, futuristi e fascisti, armati di rivoltelle, si raccoglievano nel centro della città, agitando bandiere nazionali e i gagliardetti che gli “arditi” portavano con sé negli assalti; trecento studenti del Politecnico, che erano ufficiali dell’esercito, si riunirono per unirsi alla dimostrazione patriottica. Dopo che il comizio socialista si era sciolto, una parte della folla che ostentava bandiere rosse e nere e ritratti di Lenin e dell’ anarchico Malatesta si mise in marcia verso il centro della città [---] La polizia sapeva che nel centro della città si era ormai formata l’altra dimostrazione. Ai socialisti era sempre stato proibito di tenere comizi e dimostrazioni nel centro; questa volta si permise che la folla avanzasse verso i suoi nemici. Le due dimostrazioni si incontrarono; vi furono spari e vennero uccise tre persone che non c’entravano niente; finalmente i pompieri con potenti gesti d’acqua dispersero i combattenti di ambo le parti. A questo punto, un gruppo capeggiato da Marinetti e dall’ “ardito” Ferruccio Vecchi si recò nella strada dove erano gli uffici di redazione e la tipografia del quotidiano socialista “Avanti” la polizia e i soldati  che vi prestavano servizio, lasciarono mano libera agli attaccanti; il personale del giornale , colto di sorpresa, tentò di resistere; un soldato venne ucciso; sopraffatti, scapparono da una porta sul retro; i locali furono incendiati. […] La colonna , ormai padrona di Milano riconquistata, ritorna in piazza del Duomo, ritmando la sua marcia col grido : L’ Avanti non è più !  E portando in testa l’insegna di legno del giornale incendiato, che fu donata a Mussolini, nella redazione del Popolo d’Italia”.  Nella serata, quando le notizie dei fatti di Milano, arrivarono a Roma, il gabinetto credette opportuno per calmare le acque di tutte le proteste che indubbiamente si sarebbero levate da tutta  Italia, di mandare a Milano, due ministri “ per compiere un’esauriente  inchiesta”; uno di questi era il ministro della  Guerra, generale Caviglia […] l’altro era il ministro dei  Lavori Pubblici Bonomi, uno dei due socialisti riformisti che nel gennaio era rimasto nel gabinetto, appoggiando Orlando e Sonnino contro Bissolati ; nel 1920 e 1921, come ministro della Guerra, fu lui che fornì al movimento fascista  ufficiali, armi e munizioni.  […] Caviglia ricevette Mussolini , Marinetti e Ferruccio Vecchi e disse a Marinetti : “ La vostra battaglia di ieri (…) fu,  secondo me,   decisiva. …” (  Gaetano Salvemini,   Lezioni di  Harward )
Bibliografia : Gaetano Salvemini, Scritti sul fascismo, vol.  I a cura  di Roberto Vivarelli, Feltrinelli, 1963 pp. 439 e 440
                                                                                     
LUIGI FABBRI
La tattica squadrista, adottata durante quest’assalto , inclusa la prevedibile  connivenza delle forze dell’ordine e l’ approvazione di alcuni alti  esponenti dell’ esercito e della politica , godette, negli anni immediatamente successivi,  tanto più  credito e  favori da parte della classe dirigente quanto più i fascisti, abbandonando i loro programmi originari,  si presentarono come i principali fautori dell’ordine costituito monarchico-borghese.   Una stretta brelazione, formulata da  Marinetti, tra la prima vittoria a Milano e quella, ancora più significativa a Bologna mi sembra confermare quanto scrisse Luigi Fabbri , nel 1921, a proposito di quella "controrivoluzione  preventiva" , senza, in realtà, che una rivoluzione ci fosse mai stata, attuata,  nella sua forma più compiuta, nella città di Bologna,  tramite l'alleanza, sempre più visibile,  tra la violenza illegale  fascista e la repressione legale antiproletaria da parte del governo , sempre meno liberale, monarchico  (cfr. brano)                                                                      

Brano da commentare: “ … fino a un certo momento il fascismo sembrò relativamente indipendente, finché i fascisti erano pochi ed i socialisti erano potenti ed in auge. Aveva il suo nucleo centrale e più forte a Milano con ramificazioni un po’ ovunque, ma non era preponderante in alcun luogo, - e tanto meno lo era a Bologna, dove invece tutto ad un tratto divenne forte, tanto che proprio a da qui come forza politica coercitiva e violenta cominciò ad estendersi in tutta Italia. Ebbe ragione non so più qual fascista a scrivere, in una polemica, che se è vero che il fascismo nacque a Milano la sua culla è stata Bologna. A Bologna il fascismo è diventato forte  prima che altrove, sia perché  qui il caso e gli errori dei socialisti più li aiutarono, sia perché i fascisti bolognesi furono i primi, malgrado il linguaggio sbarazzino e pseudo-sovversivo del loro giornale, a stringere rapporti di collaborazione ed aiuto con quella forza conservatrice per eccellenza che è la polizia, mettendo da parte in pratica ogni fisima d’opposizione politica. Nei primi mesi , dall’ottobre in poi, il fascismo ebbe nella polizia bolognese l’alleata più evidente, anche ufficialmente, godendo della protezione aperta del questore e di quella appena larvata del prefetto.  I commissari di P. S: se ne andavano per Corso sotto braccio con i capi fascisti, guardie regie e fascisti se ne andavano a spasso insieme; e in  Questura i fascisti eran come a casa loro, e questurini e guardie regie stavano alla sede del Fascio come in un loro corpo di guardia. Mi è stato assicurato che anche pel rifornimento e trasporto delle sue armi, il fascio più di una volta s’è servito di camions della questura e militari. Dell’ autorità militare vera e propria non parlo. Essa è naturalmente assai più guardinga; ma è noto che quasi tutti gli ufficiali sono fascisti e che lo stesso Stato  Maggiore dell’ esercito non è estraneo al fascismo.  Molti giornali han detto della responsabilità del ministro Bonomi, quand’ era al Ministero della Guerra, nell’organizzazione ed armamento fascista. […] Malgrado il tendenzialismo repubblicano ancora professato da qualche capo, il fascismo divenne sempre più una forza sostenitrice non solo delle istituzioni economiche e militari del capitalismo e del nazionalismo, ma anche dell’istituto monarchico in se stesso”.  ( Luigi Fabbri, La controrivoluzione preventiva   1921 )
Bibliografia: Luigi Fabbri, La controrivoluzione preventiva . Riflessioni sul fascismo , Zero in condotta,  2009   pp. 47- 48 e p. 55
                                                                                   

ERRICO MALATESTA E GLI ARDITI DEL POPOLO

   Per difendere i lavoratori dagli assalti delle squadre fasciste sorsero, su  iniziativa dell’ex tenente Argo Secondari,  gli “Arditi del Popolo” , che si diffusero in varie zone d’Italia. L'ideologia che li animava e che  mescolava toni militaristi a quelli libertari, mi sembra ben espressa dai loro canti, tra cui "Bandiera Nera", che con parole  alquanto mutate riprendeva una canzone  già diffusa , durante la prima guerra mondiale , dagli arditi di guerra e "Siam del popolo gli arditi" , che pur se scritta negli  anni settanta dal Leonardo Settimelli fa riferimento oltre che agli Arditi anche ai partigiani riprendeva nelle prime strofe sentimenti antifascisti  diffusi negli anni venti. (cfr. canzoni da commentare) :  
 Canzoni da commentare: 1) " Avanti Arditi in una schiera / bandiera, bandiera nera ! Avanti Arditi in una schiera / bandiera nera trionferà. /  Avanti Arditi per la libertà / Bandiera nera trionferà / Avanti Arditi alla riscossa / Bandiera rossa,  Bandiera rossa /  Avanti  Arditi alla riscossa / Bandiera rossa, Bandiera rossa,  trionferà .   2)  “Siam del popolo gli arditi- Contadini ed operai- Non c’è sbirro, non c’è fascio-che ci possa piegar mai- e con le camicie nere –un sol fascio noi faremo- sulla piazza del paese- un bel fuoco accenderemo- Ci dissero ma cosa potremo fare –con gente dalla mente tanto confusa- e che non avrà letto probabilmente – neppure il terzo libro del Capitale- Portammo il silenzio nelle galere- perché chi stava fuori si preparasse- e in mezzo alla tempesta ricostruisse- un fronte proletario contro il fascismo- Ci siamo ritrovati sulle montagne – e questa volta nostra fu la vittoria- ecco quello che mostra la nostra storia: se noi siamo divisi, vince il padrone”I
Bibliografia, Andrea Staid, Gli Arditi del Popolo, Le Milieu, 2015, (primo brano)  p. 31 e (secondo brano) p. 33

 Nel riassumere gli episodi più importanti di cui furono protagonisti gli Arditi del Popolo, tra il luglio 1921 e l'ottobre del 1922 mi avvalgo dell'elenco cronologico intitolato Lampi di guerriglia redatto da Marco Rossi. (cfr. brano)
Brano da commentare: “……..  1921:   6 Luglio. A Roma grande manifestazione antifascista all’ Orto Botanico, organizzata anche dagli anarchici: sfilano per la prima volta gli Arditi del Popolo. Al termine del corteo scontri tra sovversivi, fascisti e forze dell’ordine. ;  11 Luglio. A Viterbo, rivolta popolare antifascista con la partecipazione degli Arditi del Popolo.  17 Luglio .  A Livorno, nella notte viene devastato il Circolo anarchico di Studi  sociali. Sciopero generale e battaglia tra 500 Arditi del Popolo e fascisti livornesi, pisani e fiorentini dotati di camion blindati e armati con fucili; un morto e trenta feriti.  21 Luglio. A Sarzana (SP) una grossa spedizione punitiva di circa 500 fascisti toscani viene respinta da Arditi del Popolo, anarchici e antifascisti; restano uccisi 18 squadristi e altri quaranta feriti. 24 Luglio.  A Dolo (VE) ucciso dai fascisti l’anarchico Romeo Semenzaro , Ardito del Popolo .  11 Agosto . Ad Ardenza (LI) scontri tra Arditi del Popolo e anarchici contro fascisti e  guardie regie; colpiti mortalmente gli Arditi del Popolo  anarchici  Amedeo  Baldasseroni e Averardo Nardi.  11 Settembre . A Ravenna , Arditi del Popolo, anarchici e sovversivi respingono circa tremila fascisti.  9-13 Novembre . A Roma, sciopero generale, barricate e scontri per il Congresso Nazionale fascista; Arditi del Popolo, anarchici e sovversivi respingono gli assalti contro i quartieri popolari. 1922 :  19 marzo.  A Cascina (PI) assassinato l’anarchico Comasco Comaschi, organizzatore degli Arditi del Popolo.  24 Aprile.  A Piombino ( LI) Arditi del Popolo, anarchici e antifascisti respinsero una colonna fascista. 24 Maggio .  A Roma i fascisti vengono costretti alla ritirata dai proletari e dai sovversivi del quartiere San Lorenzo; alcuni morti e molti feriti tra gli squadristi.  1 Agosto . A  Parma inizia l’assedio fascista per stroncare lo sciopero generale indetto a livello nazionale dall’Alleanza del Lavoro; i borghi popolari sono difesi dalle barricate. Gli anarchici difendono con le armi Borgo Naviglio. La resistenza proletaria, coordinata dagli Arditi del Popolo, dura sei giorni sino alla ritirata fascista.   2 Agosto .  A Bari, durante lo sciopero generale, gli Arditi del POPOLO e gli antifascisti asserragliati nella Bari Vecchia, resistono per cinque giorni agli assalti dei fascisti e delle forze dell’ordine.  2 Agosto . A Genova, gli antifascisti, gli anarchici e gli Arditi del Popolo resistono per tre giorni agli attacchi fascisti, poi la forza pubblica interviene con autoblindo e mitragliatrici demolendo le barricate e aprendo la strada alle distruzioni fasciste. 2 Agosto.  A Livorno , barricate e scontri tra fascisti e sovversivi durante lo sciopero generale; almeno una decina gli antifascisti uccisi tra i quali gli anarchici Gilberto Catarsi e Filippo Filipetti, ardito del Popolo. Forza pubblica e reparti militari  con autoblindo permettono la conquista della città da parte dei fascisti. 2 Agosto .  Ad Ancona, gravissimi conflitti a fuoco vedono Arditi del Popolo, anarchici, repubblicani, socialisti , comunisti e legionari fiumani uniti contro l’offensiva fascista; la resistenza viene vinta da ingenti forze dei carabinieri e dell’esercito con mezzi blindati.   4 Agosto. A Civitavecchia, Arditi del Popolo, portuali, anarchici e sovversivi respingono, per la seconda volta, ingenti forze fasciste.. 28 Ottobre . A Roma l’invasione fascista della città si arresta davanti ai quartieri prolertari difesi dagli antifascisti in armi, tra cui gli Arditi  Anarchici di recente costituzione. …” (Marco Rossi, Lampi di guerriglia)
Bibliografia: Marco Rossi , Il primo antifascismo: anarchici e arditi del popolo . Cronologia. Lampi di guerriglia, in G. Manfredonia, Italino Rossi- Marco Rossi, Giorgio Sacchetti- Franco Schirone- Claudio Venza, La resistenza sconosciuta. Gli anarchici e la lotta contro il fascismo, Zero in condogtta, 2005 pp.41, 42, 43, 44

Come si  può già dedurre da questo riassunto  la presenza  degli Arditi del Popolo negli scontri contro le squadre fasciste fu spesso, per il loro esito positivo, decisiva  e mi riferisco in particolare  alla vittoriosa  difesa di Sarzana, il 18 luglio 1921, dagli attacchi dei fascisti guidati da  Amerigo Dumini,  e  dalla vittoriosa messa in fuga, nel novembre 1921, dei fascisti, a Civitavecchia e  a Roma,  specie nel quartieri di San Lorenzo e Trionfale, e ancora nell’ agosto 19222   alla vittoria,  a Parma ,contro gli assalti furibondi  delle squadre di Italo Balbo.  Eppure come è noto essi non godettero, durante il corso della loro breve esistenza, l’appoggio dei vertici socialisti  ( cfr. primo brano) e comunisti  (cfr. secondo brano) , che, anzi, non persero occasione , anche se con diverse motivazioni,  per  contrastarli  sempre più apertamente e decisamente.  (cfr. brani)
Brani da commentare: 1)    “ Ogni azione, atteggiamento o comportamento in violazione  a tale impegno   e accordo è fin d’ora sconfessato e deplorato dalle rispettive rappresentanze. Il partito socialista dichiara di essere estraneo all’organizzazione e all’opera degli Arditi del Popolo, del resto risulta già dallo stesso convegno di quest’ultimi, che si proclamavano fuori da tutti i partiti …  “ ( Quinta clausola del Patto di Pacificazione tra fascisti e socialisti il 3 agosto 1921) “2)  “… L’ inquadramento militare rivoluzionario del proletariato deve essere  a base di partito, strettamente collegato alla rete degli organi politici di partito; e quindi i comunisti non possono né devono partecipare ad iniziative di tal natura provenienti da altri partiti o comunque sorte al di fuori del loro partito. La preparazione e l’azione militare esigono una disciplina almeno pari a quella politica del Partito Comunista. Non si può obbedire a due distinte discipline. …” ( Per l’inquadramento del Partito in Il Comunista, 14 luglio 1921)
Bibliografia, Andrea Staid, Gli Arditi del Popolo, Le Milieu, 2015, (primo brano)  p. 31 e (secondo brano) p. 33
  Un atteggiamento  diverso fu invece assunto dall’Unione Anarchica Italiana (UAI)  . (cfr. brano)e numerosi furono gli anarchici di ogni tendenza che   militarono   tra gli arditi del popolo. Mi limito a citare UMBERTO MARZOCCHI (1900-1986) che, durante il regime fascista,   andò a combattere il fascismo  in Spagna( 1936-1937) , poi, in Francia, (1940-1945) tra le file della resistenza,  e che, infine, tornato in Italia  fu assai attivo all’interno della FAI (Federazione Anarchica Italiana). 
Brano da commentare: “Il  Consiglio Generale dell’UAI senza entrare nel merito dell’organizzazione interna degli Arditi del Popolo, che è indipendente ed autonoma di fronte a tutti i partiti, e quindi anche di fronte all’UAI – esprime agli Arditi del Popolo la sua simpatia e riconoscenza per l’opera di difesa da essi compiuta a vantaggio delle libertà proletarie e popolari; - ed augura loro di restare immuni da ogni infiltrazione di borghesi e di politicanti, sempre vigili in difesa delle libertà e della giustizia” (dal settimanale pisano “Avvenire anarchico” settembre 1921) .
Anche sul piano concreto della difesa armata  vi fu un esplicito consenso di molti anarchici verso gli Arditi del Popolo come dimostra  la loro adesione a quell’organizzazione, anche  come comandanti di centuria e dirigenti  (cfr. per esempio  a Livorno, AUGUSTO CONSANI,  (1883-1953 )  Alcuni libertari , però,  restarono critici nei confronti dell’arditismo ,di cui rifiutavano , soprattutto,   l’ irritante, per degli anarchici,  militarismo e   il facile riconoscimento che offrivano  di se stessi ai loro nemici  , il che comunque non impedì  di combattere al loro fianco,  (come per esempio , sempre a Livorno,  VIRGILIO EGISTO ANTONIO ANTONELLI (1904-1982)
Brano da commentare:   1)   D’ altro canto una critica libertaria all’ arditismo riguardava le sue evidenze più spettacolari per le conseguenze repressive; in merito, è particolarmente interessante un articolo, intitolato La mania del distintivo, comparso su “ Guerra di classe” del 20  agosto 1921 , in cui  veniva deplorato che   per ogni aggruppamento clandestino , o quasi, si voglia provvedere alla relativa tessera di riconoscimento, al distintivo magari con tanto di teschio ed altre simili chincaglierie . E si ha poi il coraggio di inveire contro le spie che denunciano i componenti il nucleo semi-clandestino.  Si sente parlare e si legge nei giornali di inquadramenti militari di giovani di questo o di quel partito sovversivo o frazione d’avanguardia come si trattasse di una conferenza di propaganda o di un comizio elettorale. Guardie rosse o arditi del  popolo o squadre comuniste, o giovani rivoluzionari che marciano marzialmente, che fanno le evoluzioni sulle piazze cittadine o per le vie come tanti soldati del R. Esercito in piazza d’armi  ed hanno in tasca la tessera e  la coccarda o  la spilla o il bracciale che mettono in mostra in ogni occasione o anche senza alcun motivo. “  A fare da cerniera in città, tra l’anarchismo organizzato e gli Arditi del Popolo, furono essenzialmente due militanti, il noto Consani che oltre ad essere segretario della Camera Sindacale dell’ USI e uno degli esponenti cittadini dell’Unione anarchica, era un dirigente degli  Arditi del Popolo, e Virgilio Antonelli, giovane anarchico d’azione facente parte del gruppo giovanile “Falange  ribelle “, che non aderì agli Arditi del Popolo, pur trovandosi sovente al loro fianco, soprattutto nel quartiere San Marco dove abitava “ (  Marco Rossi, L ivorno ribelle e sovversiva. Arditi del popolo contro il fascismo 1921-1922)
Bibliografia :    Marco Rossi, Livorno ribelle e sovversiva. Arditi del popolo contro il fascismo 1921-1922), prefazione di Giorgio Sacchetti, BFS , 2013, pp. 56-57
In un manifesto rivolto  ai lavoratori d’Italia  il 5 agosto 1921   gli Arditi del popolo previdero che, perdurando l’atteggiamento sfavorevole nei loro confronti da parte delle grandi organizzazioni antifasciste,  non si sarebbe potuto evitare il loro futuro scioglimento e  l’ avvento di una dittatura  di destra. ( cfr.  brano) 
Brano da commentare: “ Da nulla sorgemmo in una lotta infernale. Ricordate: Non respiravamo più non si viveva. Era la nostra ora  più nera  e più tragica. Contro di noi vi erano fascisti, governo, borghesia. Una sola forza ci sostenne la fede. [...] Nelle provincie  [sic]  dove la reazione bianca tentava ancora scorazzare [sic] con le orde barbariche Viterbo, Livorno e Sarzana suonavano le campane, lanciavano il grido della riscossa, e gli Arditi come fulmini rispondevano all’appello. Furono eroismi semplici e meravigliosi che solo dal popolo irrompono; furono anime sorte così all’improvviso, contro forze armate feroci, baldanzose , e le batterono vittoriosamente. L’Italia è grande, e i fasci è da tre anni che organizzano delitti. Forti di mezzi e di armi, appoggiati dalle autorità, consenziente il governo, impuniti nelle azioni, non potevano essere vinti in un sol giorno; e purtroppo alcune regioni ancora sanguinano. [... ]  Mentre infierisce contro di noi la reazione del governo, i partiti, i medesimi partiti che rappresentano voi, o lavoratori, e le organizzazioni economiche si stringono nel silenzio. Proprio nell’ora più difficile, quando serpeggia l’insidia, si tenta dissolvere i nostri Battaglioni – quando sotto la maschera del falso patriottismo l’ultimo colpo di mano è imminente: la dittatura militare ! “ (Verso la dittatura militare, in L’ Avvenire Anarchico,  n. 28 , agosto 1921)
Bibliografia:  Marco Rossi, Arditi non gendarmi ! Dall’ Arditismo di guerra agli Arditi del popolo 1917-1922, BFS,  1997,  p. 105 . Cfr. anche Valerio Gentili, Dal nulla sorgemmo. La legione romana degli Arditi del popolo. La storia mai raccontata delle prime formazioni armate che strenuamente si opposero al fascismo. Introduzione di Gaetano Armati,  Red Star Press, 2012 pp. 190-191
 

  ARGO SECONDARI (1895-1942) nacque a Roma da una famiglia agiata borghese.  Il padre medico  omeopatico aveva in cura il  presidente del Consiglio, Giolitti .  Dopo la morte della madre e il secondo matrimonio del padre ,   Argo Secondari lasciò , anche se ancora molto giovane, la casa paterna  e visse spericolatamente sino alla sua entusiasta partecipazione alla guerra del 15-18. Arruolatosi come soldato raggiunse per il suo valore il grado di tenente  e ottenne tre medaglie , di cui una d’argento.  Fu tra i fondatori, nel dopoguerra  dell’Associazione degli Arditi  e ben presto  si distinse per le sue tendenze sovversive e rivoluzionarie.   Fu uno dei principali protagonisti del  cosiddetto  “complotto di Pietralata” , che si prefiggeva  il rovesciamento della monarchia  . Fallito questo tentativo insurrezionale fu arrestato e condannato, ma nel  1920 grazie ad un’ amnistia  fu liberato.  Riprese la sua attività  nell’ Associazione degli Arditi,  ma, nel 1921,  dissentendo fortemente  dalla crescente adesione  al fascismo  da parte dei vertici di quella formazione paramilitare,  fondò gli “Arditi del Popolo”.   Intervistato da  Antonio Gramsci,  Argo Secondari,  motivò le ragioni di questa sua iniziativa  . (cfr. brano)
Brano da commentare:  “ …  Gli Arditi non potevano rimanere indifferenti e passivi di fronte alla guerra civile scatenata dai fascisti. E come furono all’avanguardia dell’esercito italiano, essi intendono essere all’ avanguardia del popolo lavoratore. In un primo tempo il fascismo  sembrava animato da uno scopo che , nelle sue forme esteriori, appariva anche a noi ispirato da patriottismo: arginare cioè le violenze rosse.  Noi che miriamo sostanzialmente a realizzare la pace interna, dando la libertà ai lavoratori, potevamo anche restare estranei alla contesa tra fascisti e  sovversivi. Oggi però non è più il caso di  parlare di violenza rossa. Il triste monopolio del brigantaggio politico, è esclusivamente tenuto dai fasci di combattimento.  Se di fronte alla sistematica guerra sostenuta dai fascisti contro il proletariato italiano e le sue istituzioni, l’arditismo non intervenisse, si rinnegherebbe.  …” ( Argo Secondar Intervistato da  Antonio Gramsci   in Ordine Nuovo, 12 luglio 1921)
  Marco rossi, Arditi non gendarmi ! Dall’ Arditismo di guerra agli Arditi del popolo 1917-1922, BFS,  1997,  p. 171
Emarginato per dissensi politici dal Direttorio  degli Arditi del Popolo,  Secondari lasciò  quell’associazione,  pur continuando la sua lotta al fascismo.  Il  31  ottobre  Secondari cadde in un agguato fascista e  vigliaccamente  malmenato  da più squadristi, quando ormai era nell'impossibilità di difendersi,   riportò una  “ ferita alla regione parietale destra e commozione cerebrale”. (cfr. brano)
Brano da commentare: “  Segnato da tale lesione, nell’estate del 1924, a seguito di “una angosciosa crisi psichica”, fu quindi “rinchiuso nel Manicomio di Rieti” ( la frase è della polizia), dove morirà nel 1942.  Ancora nel dicembre 1926  sarebbe bastato semplicemente il suo nome a mettere in allarme il regime dopo che “ era corsa voce, in ambienti fascisti, chje il noto ex tenente degli Arditi Argo Secondari fosse riuscito ad evadere dal  manicomio di Montefiascone e a rifugiarsi a Roma” . Se, come è vero, dietro a ogni parola si nasconde una verità, espressioni come  “rinchiuso” ed “evadere” lasciano intuire la logica di tale ricovero; tanto più che il fratello Epaminonda, medico primario a Boston e a New York, chiese invano alle autorità l’autorizzazione per condurlo con sé, negli Stati Uniti per farlo curare. “ ( in  Marco Rossi, capaci di intendere e di volere … )
Bibliografia: Marco Rossi, Capaci di intendere e di volere . La detenzione in manicomio degli oppositori al fascismo , zero in condotta, 2014,  p. 41
 

 FUORIUSCITI ANARCHICI DURANTE IL FASCISMO:  La famosa canzone di Pietro Gori “Stornelli d’esilio” aveva ben espresso lo stato d’animo degli esiliati tra la fine del secolo XIX e i primi decenni del XX secolo. Durante il “ventennio fascista” dato il clima fortemente persecutorio della dittatura contro gli oppositori il fenomeno  del fuoriuscitismo aumentò considerevolmente e l’attualità della canzone  confermata:

Canzone da commentare: “O profughi d’Italia alla ventura / si va senza rimpianti né paura / Nostra patria è il mondo intero / Nostra legge è la libertà / ed un pensiero / ribelle in cor ci sta. /  Dei miseri le turbe sollevando / Fummo da ogni nazione messi al bando /  Nostra Patria è il mondo intero /  Nostra legge è la libertà ... /   Raminghi per le terre e per i  mari /  per un’idea lasciammo i nostri cari / Nostra patria è il mondo intero... /  Ma torneranno, Italia, i tuoi coscritti /  ad agitar la face dei diritti /   Nostra patria è il mondo intero .../

E fu proprio all’estero, negli ambienti dei fuoriusciti, che maturarono i progetti anarchici di attentati al Duce.

 
 


GINO LUCETTI (1900-1943)  anarchico  italiano. Nato ad Avenza  frazione del comune di Carrara, fu arruolato come  come "ardito" durante la "prima guerra mondiale" e più tardi, partecipò insieme agli anarchici e aglii "arditi del popolo" ai duri scontri con i fascisti nella zona di Carrara. e che tentò di uccidere Mussolini nel 1926, rivendicando fieramente  questo suo proposito, al momento dell'arresto .  (cfr. brano)

Brano da commentare:  “Brano da commentare: 1) “ A Roma , sul piazzale di Porta Pia, il giovane anarchico Gino Lucetti, nativo di Avenza (Carrara) – lancia una bomba contro l’automobile che conduce Mussolini da Villa Torlonia a Palazzo Chigi. Al momento dell’arresto ha ancora intorno al polso sinistro il braccialetto che serve allo sfregamento della bomba, prima del lancio, e una rivoltella nella mano destra. Al Commissariato risonde alle prime domande :Non sono venuto con un mazzo di fiori per Mussolini. Ero intenzionato di servirmi anche della rivoltella qualora non avessi ottenuto il mio scopo con la bomba” ( A Roma si procede immediatamente a persecuzioni ed arresti di anarchici e di amici degli anarchici. Vengono arrestati e saranno processati insieme con Gino Lucetti – i compagni Cesare Vatteroni, pure di Avenza, e Leandro Sorio, sardo.”
Bibliografia:  in Anonimi Compagni, 1914-1945 un trentennio di attività anarchica   Samizdat 2002 p.  103 
 L'attentato al duce, sebbene fallito, ottenne una forte risonanza in Italia e all'estero e particoalrmente in  Francia (cfr. brano)
Brano da commentare:  “ Nel paese l’attentato ebbe un grande impatto; anche l’opinione pubblica democratica ne fu scossa. Sul “ Corriere della sera” del 14  settembre, a dispetto della nuova direzione filofascista, qualcuno riuscì a passare un articolo sulla “ figura e il passato di Lucetti” che per dirla con Tommasini fazeva una esaltazione dell’uomo, del carattere, dell’onestà, si fazeva la biografia de tuta la familia, il carattere degli anarchici di Carrara. Dopo el "popolo di Trieste" e vignù fora un articolo “basta  con questa esaltazione”. E alora tuti e stai ziti”. In Francia ricorderà Fedeli, “l’ambiente era talmente favorevole all’attentatore che il famoso avvocato parigino Moro-Giafferi domandò di assumere la difesa di Lucetti. Dal balcone di Palazzo Chigi, Mussolini minacciò violentemente la Francia che dava protezione a simili terroristi, mentre le camicie nere sfogavano la loro rabbia sui consolati francesi. Le relazioni tra il governo fascista e quello di Parigi toccarono uno dei punti di massima tensione” ( Luigi Di Lembo,  Guerra di classe e lotta umana, BFS 2001 p. 158)
Bibliografia:  in Luigi Di Lembo,  Guerra di classe e lotta umana, BFS 2001 p. 158
Lucetti fu condannato a 30 anni  e   morì , in seguito a un bombardamento , a Ischia nel 1943, poco dopo essere stato liberato dal carcere di Santo Stefano.                                                                


 Tentativi di uccidere Mussolini furono compiuti da altri antifascisti, tra cui gli anarchici MICHELE SCHIRRU (1899-1931) e ANGELO SBARDELOTTO (1907-1932). Entrambi rifiutarono , alla vigilia dell'esecuzione, di chiedere la grazia. L'anarchico sardo Michele Schirru fu fucilato, per espresso desiderio di Mussolini, da 24 militi sardi.  Davanti al plotone, gridò: " Viva l? anarchia, viva la  libertà, abbasso il fascismo! " Angelo Sbardelotto fu fucilato a Forte Bravetta da militi guidati da Armando Giuia. Anche se la versione degli arresti e delle deposizioni di questi due anarchici provengono unicamente dal regime fascista, i loro sentimenti antifascisti, e sarà questa la vera causa della loro condannaa morte, furono da loro fieramente rivendicati sino alla fine. Schirru riuscì, inoltre, quando era già in prigione, a far giungere ai compagni fuori dal carcere, il suo "testamento politico" , dove, in sintesi, dopo avere ripercorso le tappe principali della sua vita enunciava le motivazioni del suo progetto di uccidere il  duce (cfr. brano)
 Brano da commentare : 1)    ….  Il fascismo, come tutte le altre dittature e tirannie, mi ha sempre ispirato orrore, Mussolini, con le sue vigliaccherie, con le sue feroci persecuzioni di tutto un popolo, coi suoi cinismi brutali non aventi altro scopo che di conservargli il potere, io l’ho sempre considerato un rettile dei più dannosi per l’umanità. Le sue pose da Nerone, da boia, da carnefice di un popolo e della libertà, che si gloria di strozzare e di calpestare, mi hanno sempre ispirato odio, odio e ribrezzo, non per l’uomo, che è poco più di un mezzo quintale di carne flaccida e avariata, ma per il tiranno massacratore dei miei compagni, traditore di quei lavoratori che sino a pochi anni prima lo avevano sfamato. Questo odio accumulato da anni e anni di riflessione , compresso nel mio cuore di uomo libero, dovrà un giorno esplodere. Fin dal 1923 pensavo che per stroncare la tirannia bisogna stroncare il tiranno. La libertà non è un corpo putrefatto che si possa calpestare impunemente. La storia ci insegna che in tutti i tempi la libertà calpestata dai tiranni ha trovato difensori arditi. La tirannia assolda sicari. Ma la libertà crea i vindici e gli eroi. E nessun esercito di sicari è mai riuscito a trionfare della volontà né ad arrestare la mano del giustiziere …” ( dal “ Testamento politico” di Michele Schirru, pubblicato da Giustizia e Liberta’ nel giugno 1931 e fatto circolare in Italia clandestinamente).
Bibliografia:  1) Michele Schirru, Testamento politico  in La resistenza sconosciuta , Zero in condotta, vecchia edizione 1995 p. 256
 Anche di Sbardelotto ci sono pervenuti alcuni  propositi alla base della  sua "intenzione" di attentare alla vita di Mussolini (cfr. primo brano) e anche il  fiero contegno tenuto  durante le ultime ore della sua vita ( secondo Brano)
Brani da commentare: 1)   Eccomi per la terza volta a tentare. Sempre con la stessa fede e con la speranza che il frutto che sta maturando vada a beneficio dell’umanità [ …] Io non chiedo agli uomini gratitudine o ricompense d’onori pel sacrificio che sto per compiere. Chiedo solo che quanti avranno compreso il significato del mio atto, ne seguano l’esempio. Viva la rivoluzione! Viva l’anarchia! "  ( lettera di Angelo Sbardelotto  scritta prima di partire per Roma) ; 2) " ... Trascorse la notte dormendo profondamente: non un sussulto, non un gemito. Sapeva che lo avrebbero svegliato per portarlo davani al plotone , ma se un rimpianto aveva, non era per la giovinezza gettata allo sbaraglio; se un rimpianto ebbe fu per non essere riuscito a portare a termine la sua missione. Alle 4 del mattino lo chiamarono. Si drizzò sulla branda, e chiese stropicciandosi gli occhi : -E' ora? Accese una sigaretta, si vestì lentamebnte, come si preparasse per recarsi al lavoro, ed uscì dalla cella. Prima di imboccare le ripide scalette, accese un'altra sigaretta, si soffermò nel cancello che immette alla rotonda, si volse indietro, e con un largo gesto della mano abbracciò tutti i compagni di carcere che non avrebbe più visto: - Arrivederci a tutti!...- gridò. E uscì con le guardie a testa alta. E prima che la raffica troncasse quella giovinezza offerta a un ideale di libertà, gettò in faccia al mondo il suo grido di fede: Viva l' Anarchia!" ..." (dal quotidiano romano "Il Momento" del 17 ottobre 1946)
 Bibliografia:  Primo brano in Giuseppe Galzerano , Angelo Sbardelotto in  Dizionario Biografico degli anarchici italiani,  (DBAI) secondo volume, Biblioteca Franco Serrantini (BFS), 2004 p. 498. Secondo brano in   Anonimi Compagni, 1914-1945 un trentennio di attività anarchica   Samizdat 2002 p. 120
                                                                         
 
 
 

 
 

Nessun commento:

Posta un commento