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TERESA GALLI |
- TERESA
GALLI (1899-1919) . Teresa
Galli uccisa da una pallottola in
testa, sparata da un anonimo "tricolorista" il 15 aprile 1919 a Milano, , è stata la
prima vittima donna dello squadrismo cosiddetto «tricolore, di cui facevano indifferentemente parte alcuni nazionalisti, ex-combattenti, futuristi e fascisti diciannovisti. La partecipazione dei fascisti diciannovisti a quell' intervento armato contro una manifestazione operaia, per la stragrande maggioranza, disarmata, a cui fece poi seguito il devastante'assalto alla sede del giornale socialista " Avanti", rivela chiaramente , quindi, già dalle sue origini, la profonda avversione dei "fasci di combattimento " verso il movimento operaio organizzato . Inoltre, come è noto i cosiddetti "tricoloristi" confluirono poi tutti, dopo la marcia su Roma del 22 ottobre 1922, nel Partito Nazionale Fascista, il quale progressivamente ripudiò tutti quegli obiettivi antimonarchicici, socialisteggianti e femministi , originariamente dichiarati nel loro programma (cfr. brano)
Brano da commentare: :” E’ alquanto noto l’atto di nascita del
movimento fascista, con la riunione in
Piazza San Sepolcro a Milano il marzo 1919. Tra i circa centoventi partecipanti di eterogenea provenienza
politica, venne segnalata la presenza di appena nove donne, ma nonostante
questo nel Programma dei Fasci di Combattimento fu inserito l’obiettivo del
suffragio universale “anche per le donne” In realtà tale attenzione nei
confronti di potenziali elettrici, si ridusse alla fondazione, pressoché
simbolica , dei Fasci femminili e
quando questi accennarono ad assumere caratteri autonomi furono sciolti d’autorità dal Comitato
centrale dei Fasci […] Una volta al potere dal fascismo venne pure
rinnegata la promessa del suffragio […] Nel 1931, in un’ intervista, Mussolini
ribadì la sua contrarietà al diritto elettorale, sostenendo che “ La donna deve obbedire . La mia
opinione della sua parte nello Stato è
opposta ad ogni femminismo ” e nel 1933, in sintonia col duce “Critica
Fascista” avrebbe sentenziato “ Resta provato essere il femminismo esagerato
nient’altro che del chiaro e preciso antifascismo” . Ormai il modello sessista e familista del
regime era legge, tanto che il diritto all’interruzione di gravidanza veniva
ritenuto e perseguito come un “delitto contro la stirpe”. Nel 1934, alla camera, Mussolini ebbe a
stabilire definitivamente i rispettivi ruoli “naturali” affermando che “La
guerra sta all’uomo come la maternità alla donna”. Ma tornando agli esordi va sottolineato che
il vero volto del fascismo “diciannovista” si palesò subito nella sua essenza
controrivoluzionaria , antiproletaria ed anche maschilista. : basti ricordare
che la prima vittima della violenza “tricolarata”
fu un’ operaia sovversiva, di nome
Teresa Galli, in quello che lo stesso Mussolini ebbe a definire come “il
primo episodio della guerra civile” […] Da allora sino alla Marcia su Roma, nel
corso delle sue spedizioni punitive, il fascismo uccise non meno di quaranta
donne che, in vario modo, si erano opposte agli squadristi oppure rimaste
vittime occasionali delle loro pratiche terroristiche. …” ( Marco Rossi, Un altro genere di arditismo in A rivista anarchica n . 372, estate 2012, )
Bibliografia : Prefazione di Marco Rossi,
Un
altro genere di arditismo al libro di Martina Guerrini, Donne contro ribelli,
sovversive, antifasciste, Zero in condotta pp. 7-8. Il testo di Marco Rossi si trova anche in A rivista anarchica n . 372, estate 2012, pp. 95 e 96 .
TERESA
GALLI (1899-1919) . Per
lungo tempo la figura di Teresa Galli , prima vittima donna della violenza "tricolore"" fu dimenticata ad eccezione
di ristretti ambienti di
sinistra. Già all’indomani della sua morte i
principali quotidiani borghesi
furono assai reticenti
nel
fornire notizie su Teresa
Galli e
da
essi trapelò
unicamente che era nata il 17 ottobre 1899, che viveva nel quartiere
proletario milanese, la Bovisa, che lavorava come cucitrice camiciaia nella ditta Gioia ed era
iscritta al Partito Socialista. Omettendo il nome e la morte di Teresa Galli e degli
altri due giovani socialisti, uccisi
quel giorno, il diciottenne Pietro Bogni, impiegato e Luccioni Giuseppe, garzone
sedicenne gli eventi
idealizzati
di quella
giornata
furono celebrati
ed esaltati durante tutto il ventennio
del regime fascista. Lo
stesso Mussolini che pur
non vi partecipò, li
rivendicò come "il primo episodio [ per loro vittorioso]
della
guerra civile"
Brano
da commentare: « Nelle prime cronache
giornalistiche riguardanti gli scontri il nome di Teresa Galli non appare, al
massimo compare un vago accenno : «uccisa una giovane donna» , « una donna,
certa Galli». Poi si comincia ad apprendere qualche informazione in più: ha
diciannove anni - è infatti nata il 17
ottobre 1899 – e lavora come operaia cucitrice in bianco presso
lav ditta Gioia di via Lepontina. .
Paternità di Alessandro, abita in via Riparto Bovisa 83. Un proiettile le ha
attraversato la nuca: ricevette le prime medicazioni alla Guardia medica di
piazza del Duomo:: ma arrivò senza vita all’Ospedale Maggiore. Secondo alcuni
articoli, che riprendevano le dichiarazioni fatte dai familiari forse temendo
ritorsioni, era «dedita soltanto al lavoro e alla famiglia» e sarebbe finita
sotto il fuoco dei nazionalisti mentre andava a trovare una zia; ma tale
ritratto contrasta col fatto che nei rapporti di polizia viene subito indicata
come socialista, a riprova che si era messa in luce per il suo impegno, tanto
più che la sua categoria era tra le più combattive della realtà operaia
milanese. […] Il « Corriere della sera»
del 22 aprile dette notizia dei funerali delle vittime civili tenutisi il
giorno precedente: rito cattolico per Bogni e Luccioni, mentre al funerale di Teresa
Galli venne invece escluso il
clero; i socialisti della Bonvisa vollero dare un carattere di
partito alla manifestazione intervenendo con bandiere» anche se nessun giornale
socialista le dedica un ricordo. Verrà tumulata al Cimitero Maggiore del
Musocco, dove ancora vi è la tomba, da alcuni anni , infiorata» ( Marco Rossi, morire
non si può in aprile …)
Bibliografia: Marco
Rossi, morire
non si può in aprile, Zero in condotta 2019 p. 73 e p. 75 . Cfr. anche Martina Guerrini, donne
contro. Ribelli, sovversive, antifasciste,
Zero in condotta 2013 pp- 8.9, 21, 69
15 APRILE 1919 : CONTRORIVOLUZIONE PREVENTIVA
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Un prototipo dell'esaltazione con cui il fascismo commemorò quella luttuosa giornata lo si riscontra nel resoconto, scritto nel 1924, di
FILIPPO TOMMASO MARINETTI (1876-1944), che fu uno dei protagonisti ed ideatori principali di quell ’assalto fascio-futurista, a cui fecero da essenziale
supporto , allievi ufficiali e
ufficiali in divisa, il che istintivamente generava una mescolanza di rispetto e di timore reverenziale nella maggior parte dei carabinieri, poliziotti e soldati preposti all'ordine pubblico . (cfr. brano)
Brano da commentare: " Il 15 aprile 1919 rimarrà memorabile nella
storia d’Italia. Era preannunciata una formiscontraidabile offensiva bolscevica per
sbaragliare le nostre forze esigue e impadronirsi insurrezionalmente di Milano. Avevamo deciso, il 14 sera,
con Mussolini, nella stanza direzionale
del "Popolo d’Italia ", di non fare alcuna contro dimostrazione. Nondimeno, Arditi, Futuristi e Fascisti
apparvero in Piazza del Duomo e in
Galleria verso le due pomeridiane a piccoli gruppi , pronti e armati di
rivoltella. […] L’ autorità, con
relativa polizia e truppe, era assente , o quasi. - Con Ferruccio Vecchi e il
poeta futurista Pinna, tenente d’artiglieria, e i futuristi Armando Mazza, Luigi Freddi e Mario Dessy,
entrai nella Pasticceria della Galleria,
subito seguito da altri futuristi, Arditi e fascisti, ansiosi di agire. Ero
calmissimo, freddo, ma convinto che occorreva affrontare la lotta ad ogni
costo. I gruppi si riunirono, si formò un piccolo corteo. Questo s’ingrossò. Lo
diressi con Ferruccio Vecchi verso il Politecnico, dove sapevamo che il tenente
bombardiere Chiesa aveva organizzato e
teneva pronti trecento studenti ufficiali. Appena fummo giunti al portone dell’
Istituto, questi si rovesciarono fuori, e arringati, incolonnati, marciarono,
evitando i cordoni di fanteria, per il Naviglio, Corso Venezia, via Agnello,
Piazza della Scala. Il numero e il furore bellicoso della colonna aumentarono.
Il cordone di fanti che chiudeva la galleria fu travolto. […] La colonna
avvolse il monumento di Vittorio
Emanuele, lo coperse, impolpò di corpi agitati e di braccia
gesticolanti. […] Dalla groppa di un
leone del monumento, sorvegliavo. […]
Sentiamo la cantilena di Bandiera rossa che si avvicina. Appare la testa
della colonna bolscevica. Come una grande alzata di frutta si rovescia sulla
tavola, così il monumento di Vittorio Emanuele si svuota, e ci slanciamo tutti
a passo di corsa verso il cordone dei carabinieri dietro al quale si avanza con
passo ritmato la colonna nemica, preceduta dagli anarchici, fiori rossi
all’occhiello, tre donne in camicetta rossa, due ragazzi con nelle mani alzate
il ritratto di Lenin. Un randello vola
al di sopra dei carabinieri e mi cade ai piedi. E’ il segnale. Un colpo di
rivoltella, due, tre, venti, cento. Sassi, randelli volanti e randellate
precise, “ a noi, a noi, Arditi”! Il
cordone dei carabinieri si divide, scompare.
[…] Un mio amico è ferito alla mano, vicino a me. Noi, tutti in piedi. Poi, di slancio, a passo di corsa contro i nemici. Si sbandano; molti, presi dal terrore, si appiattiscono a terra tra gradino e gradino della loggia di destra. Cazzotto un giovane socialista che cade e al quale urlo, afferrandolo per il collo : " Grida almeno "Viva Serrati !" e non " Viva Lenin !, imbecille! " Il mio avversario, stupitissimo, non capì, forse non capirà mai, questa mia lezione di politica europea inculcata coi pugni . La nostra colonna vittoriosamente insegue i nemici, sbandandoli, ed essi rispondono a revolverate dai portoni e dal monumento a Parini. Le revolverate , che ormai hanno un crepitare continuo di
fucileria, fanno echeggiare via Dante. Ci fermiamo davanti al teatro Eden ,
vittoriosi. La battaglia è durata un’ora. Ricomponiamo la nostra colonna
che, mezz’ora dopo, travolgendo altri
cordoni di truppe, giunge in via San
Damiano, assalta e incendia la redazione
dell’ “Avanti”! , ne defenestra i mobili ,
entrati nelle sale dell’ “Avanti , ”ma non vi trova il direttore
Serrati, come sempre assente e lontano dalla lotta. Fra i primi entrati nelle sale
dell’ “ Avanti “, il futurista Pinna ebbe il braccio ferito da una revolverata.
Molti altri feriti, ma la colonna, ormai padrona di Milano riconquistata,
ritorna in piazza del Duomo, ritmando la sua marcia col grido “ L’ Avanti
! Non è più” e portando in testa
l’insegna di legno del giornale incendiato, che fu donata a Mussolini, nella
redazione del “ Popolo d’Italia”. [...] Giungeva, il 16 aprile, a Milano, il generale Caviglia, mi
chiamava all’ Hotel Continental, dove , con Ferruccio Vecchi, gli esposi la
situazione. Il vincitore di Vittorio Veneto, con la sua pronta intuizione, ci
dichiarò: “ la vostra battaglia di ieri in
Piazza Mecanti, fu, secondo me, decisiva”. Infatti, Milano mutò completamente da quel
giorno. La tracotanza bolscevica non era morta, ma colpita mortalmente . Osò a Bologna , non a Milano, l'insurrezione famosa del Palazzo Comunale; fu vinta per la seconda volta dai fascisti, futuristi e Arditi. [...] L' Emilia e la Romagna furono travolte dal fascismo. ... “
( Filippo Tommaso
Marinetti, La battaglia di via Mercanti il 15 aprile 1919 prima vittoria del fascismo in Futurismo e Fascismo 1924)
Bibliografia: Filippo Tommaso Marinetti in Teoria e invenzione futurista a cura di Luciano De Maria , Arnoldo Mondadori, 1998 pp. 514-517 e nelle note a pié di pagina vi sono alcune varianti contenute nel saggio del 1929 Marinetti e il futurismo. Cfr. inoltre sempre in Teoria e invenzione ..., op. cit.a pagina LIII nota n. 2 dove Marinetti in una lettera sull' Ardito II, 1 agosto 1920, affermava di non avere partecipato alla seconda fase dell' azione e cioé all'incendio della sede dell' Avanti e si vedano anche le pagine CXLVIII e CXLIX, nota ai testi n. 34
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GAETANO SALVEMINI |
Uno dei primi tentativi di ricostruzione obiettiva dei drammatici eventi di quella
giornata, pur non facendo esplicita menzione di Teresa Galli,
la si trova , invece, nelle Lezioni tenute nel 1944 all' Harvard University da GAETANO SALVEMINI , dove occupava dal 1933 la cattedra di "Storia della civiltà italiana" (cfr. brano)
Brano
da commentare: 1) “ … “Il 15 aprile tutti i servizi pubblici
furono arrestati, tutte le fabbriche rimasero ferme; la mattinata procedette
calma. Nel pomeriggio, all’arena, fuori del centro, si tenne un comizio al
quale parteciparono circa cinquantamila persone; tutti gli oratori, sia i
socialisti di destra che i massimalisti, lodarono la calma e la compattezza con cui si svolgeva la protesta, e raccomandarono che il lavoro
venisse ripreso il giorno dopo. Un anarchico che propose di prolungare lo
sciopero venne fatto tacere. Mentre si
svolgeva questa manifestazione, gruppi
di ufficiali in divisa, “arditi” in divisa, futuristi e fascisti, armati
di rivoltelle, si raccoglievano nel centro della città, agitando bandiere
nazionali e i gagliardetti che gli “arditi” portavano con sé negli assalti;
trecento studenti del Politecnico, che erano ufficiali dell’esercito, si
riunirono per unirsi alla dimostrazione patriottica. Dopo che il comizio
socialista si era sciolto, una parte della folla che ostentava bandiere rosse e
nere e ritratti di Lenin e dell’ anarchico Malatesta si mise in marcia verso il
centro della città [---] La polizia sapeva che nel centro della
città si era ormai formata l’altra dimostrazione. Ai socialisti era sempre
stato proibito di tenere comizi e dimostrazioni nel centro; questa volta si
permise che la folla avanzasse verso i suoi nemici. Le due dimostrazioni si
incontrarono; vi furono spari e vennero uccise tre persone che non c’entravano
niente; finalmente i pompieri con potenti gesti d’acqua dispersero i
combattenti di ambo le parti. A questo punto, un gruppo capeggiato da Marinetti
e dall’ “ardito” Ferruccio Vecchi si recò nella strada dove erano gli uffici di
redazione e la tipografia del quotidiano socialista “Avanti” la polizia e i
soldati che vi prestavano servizio,
lasciarono mano libera agli attaccanti; il personale del giornale , colto di
sorpresa, tentò di resistere; un soldato venne ucciso; sopraffatti, scapparono
da una porta sul retro; i locali furono incendiati. […] La colonna , ormai
padrona di Milano riconquistata, ritorna in piazza del Duomo, ritmando la sua
marcia col grido : L’ Avanti non è più ! E
portando in testa l’insegna di legno del giornale incendiato, che fu donata a
Mussolini, nella redazione del Popolo d’Italia”. Nella serata, quando le notizie dei fatti di
Milano, arrivarono a Roma, il gabinetto credette opportuno per calmare le acque di tutte
le proteste che indubbiamente si sarebbero levate da tutta Italia, di mandare a Milano, due ministri “
per compiere un’esauriente inchiesta”;
uno di questi era il ministro della
Guerra, generale Caviglia […] l’altro era il ministro dei Lavori Pubblici Bonomi,
uno dei due socialisti riformisti che nel gennaio era rimasto nel gabinetto,
appoggiando Orlando e Sonnino contro Bissolati ; nel 1920 e 1921, come
ministro della Guerra, fu lui che fornì al movimento fascista ufficiali, armi e munizioni. […] Caviglia ricevette Mussolini , Marinetti
e Ferruccio Vecchi e disse a Marinetti : “ La vostra battaglia di ieri (…)
fu, secondo me, decisiva. …” ( Gaetano Salvemini, Lezioni di
Harward )
Bibliografia : Gaetano Salvemini,
Scritti sul fascismo,
vol. I a cura di Roberto Vivarelli, Feltrinelli, 1963 pp. 439 e 440
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LUIGI FABBRI |
La tattica squadrista, adottata
durante quest’assalto , inclusa la prevedibile connivenza delle forze
dell’ordine e l’ approvazione di alcuni alti
esponenti dell’ esercito e della politica , godette, negli anni immediatamente successivi, tanto più credito e favori da parte della classe dirigente quanto più i fascisti, abbandonando i loro programmi originari, si presentarono come i principali fautori
dell’ordine costituito monarchico-borghese. Una stretta brelazione, formulata da Marinetti, tra la prima vittoria a Milano e quella, ancora più significativa a Bologna mi sembra confermare quanto scrisse Luigi Fabbri , nel 1921, a proposito di quella "controrivoluzione preventiva" , senza, in realtà, che una rivoluzione ci fosse mai stata, attuata, nella sua forma più compiuta, nella città di Bologna, tramite l'alleanza, sempre più visibile, tra la violenza illegale fascista e la repressione legale antiproletaria da parte del governo , sempre meno liberale, monarchico (cfr. brano)
Brano da commentare: “ … fino a un certo
momento il fascismo sembrò relativamente indipendente, finché i fascisti erano
pochi ed i socialisti erano potenti ed in auge. Aveva il suo nucleo centrale e
più forte a Milano con ramificazioni un po’ ovunque, ma non era preponderante
in alcun luogo, - e tanto meno lo era a Bologna, dove invece tutto ad un tratto
divenne forte, tanto che proprio a da qui come forza politica coercitiva e
violenta cominciò ad estendersi in tutta Italia. Ebbe ragione non so più qual
fascista a scrivere, in una polemica, che se è vero che il fascismo nacque a
Milano la sua culla è stata Bologna. A Bologna il fascismo è diventato
forte prima che altrove, sia perché qui il caso e gli errori dei socialisti più
li aiutarono, sia perché i fascisti bolognesi furono i primi, malgrado il
linguaggio sbarazzino e pseudo-sovversivo del loro giornale, a stringere rapporti
di collaborazione ed aiuto con quella forza conservatrice per eccellenza che è
la polizia, mettendo da parte in pratica ogni fisima d’opposizione politica.
Nei primi mesi , dall’ottobre in poi, il fascismo ebbe nella polizia bolognese
l’alleata più evidente, anche ufficialmente, godendo della protezione aperta
del questore e di quella appena larvata del prefetto. I commissari di P. S: se ne andavano per
Corso sotto braccio con i capi fascisti, guardie regie e fascisti se ne
andavano a spasso insieme; e in Questura
i fascisti eran
come a casa loro, e questurini e guardie regie stavano alla sede del Fascio
come in un loro corpo di guardia. Mi è stato assicurato che anche pel
rifornimento e trasporto delle sue armi, il fascio più di una volta s’è servito
di camions
della questura e militari. Dell’ autorità militare vera e propria non parlo.
Essa è naturalmente assai più guardinga; ma è noto che quasi tutti gli
ufficiali sono fascisti e che lo stesso Stato
Maggiore dell’ esercito non è estraneo al fascismo. Molti giornali han detto della responsabilità
del ministro Bonomi, quand’ era al Ministero della Guerra,
nell’organizzazione ed armamento fascista. […] Malgrado il tendenzialismo repubblicano ancora professato da qualche
capo, il fascismo divenne sempre più una forza sostenitrice non solo delle
istituzioni economiche e militari del capitalismo e del nazionalismo, ma anche
dell’istituto monarchico in se stesso”.
( Luigi Fabbri, La controrivoluzione preventiva
1921 )
Bibliografia: Luigi
Fabbri, La
controrivoluzione preventiva . Riflessioni sul fascismo , Zero in condotta, 2009
pp. 47- 48 e p. 55
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ERRICO MALATESTA E GLI ARDITI DEL POPOLO |
Per difendere i lavoratori dagli assalti delle
squadre fasciste sorsero, su iniziativa
dell’ex tenente Argo Secondari, gli “Arditi del Popolo” , che si diffusero in varie zone
d’Italia. L'ideologia che li animava e che mescolava toni militaristi a quelli libertari, mi sembra ben espressa dai loro canti, tra cui "Bandiera Nera", che con parole alquanto mutate riprendeva una canzone già diffusa , durante la prima guerra mondiale , dagli arditi di guerra e "Siam del popolo gli arditi" , che pur se scritta negli anni settanta dal Leonardo Settimelli fa riferimento oltre che agli Arditi anche ai partigiani riprendeva nelle prime strofe sentimenti antifascisti diffusi negli anni venti. (cfr. canzoni da commentare) :
Canzoni da commentare: 1) " Avanti Arditi in una schiera / bandiera, bandiera nera ! Avanti Arditi in una schiera / bandiera nera trionferà. / Avanti Arditi per la libertà / Bandiera nera trionferà / Avanti Arditi alla riscossa / Bandiera rossa, Bandiera rossa / Avanti Arditi alla riscossa / Bandiera rossa, Bandiera rossa, trionferà . 2) “Siam del popolo gli arditi- Contadini ed
operai- Non c’è sbirro, non c’è fascio-che ci possa piegar mai- e con le
camicie nere –un sol fascio noi faremo- sulla piazza del paese- un bel fuoco
accenderemo- Ci dissero ma cosa potremo fare –con gente dalla mente tanto
confusa- e che non avrà letto probabilmente – neppure il terzo libro del
Capitale- Portammo il silenzio nelle galere- perché chi stava fuori si
preparasse- e in mezzo alla tempesta ricostruisse- un fronte proletario contro
il fascismo- Ci siamo ritrovati sulle montagne – e questa volta nostra fu la
vittoria- ecco quello che mostra la nostra storia: se noi siamo divisi, vince
il padrone”I
Bibliografia, Andrea Staid, Gli
Arditi del Popolo, Le
Milieu, 2015, (primo brano) p. 31 e
(secondo brano) p. 33
Nel riassumere gli episodi più importanti di cui furono
protagonisti gli Arditi del Popolo, tra il luglio 1921 e l'ottobre del 1922 mi
avvalgo dell'elenco cronologico intitolato Lampi di guerriglia redatto da Marco Rossi.
(cfr. brano)
Brano da commentare: “…….. 1921: 6 Luglio. A
Roma grande manifestazione antifascista all’ Orto Botanico, organizzata anche
dagli anarchici: sfilano per la prima volta gli Arditi del Popolo. Al termine
del corteo scontri tra sovversivi, fascisti e forze dell’ordine. ; 11 Luglio. A
Viterbo, rivolta popolare antifascista con la partecipazione degli Arditi del
Popolo. 17 Luglio . A Livorno, nella notte viene devastato il
Circolo anarchico di Studi sociali.
Sciopero generale e battaglia tra 500 Arditi del Popolo e fascisti livornesi,
pisani e fiorentini dotati di camion blindati e armati con fucili; un morto e
trenta feriti. 21 Luglio. A Sarzana (SP) una grossa spedizione
punitiva di circa 500 fascisti toscani viene respinta da Arditi del Popolo,
anarchici e antifascisti; restano uccisi 18 squadristi e altri quaranta feriti. 24 Luglio. A
Dolo (VE) ucciso dai fascisti l’anarchico Romeo Semenzaro , Ardito del Popolo . 11 Agosto . Ad Ardenza (LI) scontri tra Arditi del Popolo e
anarchici contro fascisti e guardie
regie; colpiti mortalmente gli Arditi del Popolo anarchici
Amedeo Baldasseroni e Averardo Nardi.
11 Settembre . A Ravenna , Arditi del Popolo, anarchici
e sovversivi respingono circa tremila fascisti.
9-13 Novembre . A Roma, sciopero generale, barricate e
scontri per il Congresso Nazionale fascista; Arditi del Popolo, anarchici e
sovversivi respingono gli assalti contro i quartieri popolari. 1922 : 19 marzo. A Cascina (PI) assassinato l’anarchico Comasco
Comaschi, organizzatore degli Arditi del Popolo. 24 Aprile. A
Piombino ( LI)
Arditi del Popolo, anarchici e antifascisti respinsero una colonna fascista. 24 Maggio . A
Roma i fascisti vengono costretti alla ritirata dai proletari e dai sovversivi
del quartiere San Lorenzo; alcuni morti e molti feriti tra gli squadristi. 1 Agosto . A Parma inizia l’assedio fascista per stroncare
lo sciopero generale indetto a livello nazionale dall’Alleanza del Lavoro; i
borghi popolari sono difesi dalle barricate. Gli anarchici difendono con le
armi Borgo Naviglio. La resistenza proletaria, coordinata dagli Arditi del
Popolo, dura sei giorni sino alla ritirata fascista. 2 Agosto . A
Bari, durante lo sciopero generale, gli Arditi del POPOLO e gli antifascisti
asserragliati nella Bari Vecchia, resistono per cinque giorni agli assalti dei
fascisti e delle forze dell’ordine. 2 Agosto . A Genova, gli antifascisti, gli anarchici
e gli Arditi del Popolo resistono per tre giorni agli attacchi fascisti, poi la
forza pubblica interviene con autoblindo e mitragliatrici demolendo le
barricate e aprendo la strada alle distruzioni fasciste. 2 Agosto. A
Livorno , barricate e scontri tra fascisti e sovversivi durante lo sciopero
generale; almeno una decina gli antifascisti uccisi tra i quali gli anarchici
Gilberto Catarsi e Filippo Filipetti, ardito del Popolo. Forza pubblica e
reparti militari con autoblindo
permettono la conquista della città da parte dei fascisti. 2 Agosto . Ad
Ancona, gravissimi conflitti a fuoco vedono Arditi del Popolo, anarchici,
repubblicani, socialisti , comunisti e legionari fiumani uniti contro l’offensiva
fascista; la resistenza viene vinta da ingenti forze dei carabinieri e
dell’esercito con mezzi blindati. 4 Agosto. A Civitavecchia, Arditi del Popolo,
portuali, anarchici e sovversivi respingono, per la seconda volta, ingenti
forze fasciste.. 28
Ottobre . A Roma l’invasione fascista della città si
arresta davanti ai quartieri prolertari difesi dagli antifascisti in armi, tra
cui gli Arditi Anarchici di recente
costituzione. …” (Marco Rossi, Lampi di guerriglia)
Bibliografia: Marco Rossi , Il primo antifascismo:
anarchici e arditi del popolo . Cronologia. Lampi di guerriglia, in G. Manfredonia, Italino Rossi- Marco Rossi, Giorgio Sacchetti- Franco Schirone- Claudio Venza, La resistenza sconosciuta. Gli anarchici e la lotta contro il
fascismo, Zero in condogtta, 2005 pp.41, 42,
43, 44
Come si può già dedurre da questo riassunto la presenza degli Arditi del Popolo negli
scontri contro le squadre fasciste fu spesso, per il loro esito positivo,
decisiva e mi riferisco in
particolare alla vittoriosa difesa
di Sarzana, il 18 luglio 1921, dagli attacchi dei fascisti guidati da
Amerigo Dumini, e dalla vittoriosa messa in fuga, nel novembre
1921, dei fascisti, a Civitavecchia e a Roma, specie nel quartieri
di San Lorenzo e Trionfale, e ancora nell’ agosto 19222 alla vittoria, a Parma ,contro gli assalti furibondi
delle squadre di Italo Balbo. Eppure
come è noto essi non godettero, durante il corso della loro breve esistenza,
l’appoggio dei vertici socialisti ( cfr.
primo brano) e comunisti (cfr. secondo
brano) , che, anzi, non persero occasione , anche se con diverse
motivazioni, per contrastarli
sempre più apertamente e decisamente.
(cfr. brani)
Brani da commentare: 1) “ Ogni azione, atteggiamento o comportamento
in violazione a tale impegno e accordo è fin d’ora sconfessato e deplorato dalle
rispettive rappresentanze. Il partito socialista dichiara di essere estraneo
all’organizzazione e all’opera degli Arditi del Popolo, del resto risulta già
dallo stesso convegno di quest’ultimi, che si proclamavano fuori da tutti i
partiti … “ ( Quinta clausola del Patto
di Pacificazione tra fascisti e socialisti il 3 agosto 1921) “2) “…
L’ inquadramento militare rivoluzionario del proletariato deve essere a base di partito, strettamente collegato
alla rete degli organi politici di partito; e quindi i comunisti non possono né
devono partecipare ad iniziative di tal natura provenienti da altri partiti o
comunque sorte al di fuori del loro partito. La preparazione e l’azione
militare esigono una disciplina almeno pari a quella politica del Partito
Comunista. Non si può obbedire a due distinte discipline. …” ( Per l’inquadramento del
Partito in Il Comunista, 14 luglio 1921)
Bibliografia, Andrea Staid, Gli
Arditi del Popolo, Le
Milieu, 2015, (primo brano) p. 31 e
(secondo brano) p. 33
Un atteggiamento diverso fu invece assunto dall’Unione
Anarchica Italiana (UAI) . (cfr. brano)e numerosi furono gli anarchici
di ogni tendenza che militarono tra gli arditi del
popolo. Mi limito a citare UMBERTO MARZOCCHI (1900-1986) che, durante il regime
fascista, andò a combattere il fascismo in Spagna(
1936-1937) , poi, in Francia, (1940-1945) tra le file della
resistenza, e che, infine, tornato in Italia fu assai attivo
all’interno della FAI (Federazione Anarchica Italiana).
Brano
da commentare: “Il Consiglio Generale dell’UAI senza entrare nel merito
dell’organizzazione interna degli Arditi del Popolo, che è indipendente ed
autonoma di fronte a tutti i partiti, e quindi anche di fronte all’UAI –
esprime agli Arditi del Popolo la sua simpatia e riconoscenza per l’opera di
difesa da essi compiuta a vantaggio delle libertà proletarie e popolari; - ed
augura loro di restare immuni da ogni infiltrazione di borghesi e di
politicanti, sempre vigili in difesa delle libertà e della giustizia” (dal
settimanale pisano “Avvenire anarchico” settembre 1921) .
Anche sul piano concreto
della difesa armata vi fu un esplicito consenso di molti anarchici verso gli
Arditi del Popolo come dimostra la loro
adesione a quell’organizzazione, anche
come comandanti di centuria e dirigenti
(cfr. per esempio a Livorno,
AUGUSTO CONSANI, (1883-1953 ) Alcuni
libertari , però, restarono critici nei
confronti dell’arditismo ,di cui rifiutavano ,
soprattutto, l’ irritante, per degli
anarchici, militarismo e il facile riconoscimento che offrivano di se stessi ai loro nemici , il che comunque non impedì di combattere al loro fianco, (come per esempio , sempre a Livorno, VIRGILIO EGISTO ANTONIO ANTONELLI (1904-1982)
Brano da commentare: 1) D’
altro canto una critica libertaria all’ arditismo riguardava le sue evidenze più
spettacolari per le conseguenze repressive; in merito, è particolarmente
interessante un articolo, intitolato La mania del distintivo,
comparso su “ Guerra di classe” del 20
agosto 1921 , in cui veniva
deplorato che per ogni aggruppamento clandestino , o quasi,
si voglia provvedere alla relativa tessera di riconoscimento, al distintivo
magari con tanto di teschio ed altre simili chincaglierie . E si ha poi il
coraggio di inveire contro le spie che denunciano i componenti il nucleo
semi-clandestino. Si sente parlare e si
legge nei giornali di inquadramenti militari di giovani di questo o di quel
partito sovversivo o frazione d’avanguardia come si trattasse di una conferenza
di propaganda o di un comizio elettorale. Guardie rosse o arditi del popolo o squadre comuniste, o giovani
rivoluzionari che marciano marzialmente, che fanno le evoluzioni sulle piazze
cittadine o per le vie come tanti soldati del R. Esercito in piazza d’armi ed hanno in tasca la tessera e la coccarda o
la spilla o il bracciale che mettono in mostra in ogni occasione o anche
senza alcun motivo. “ A
fare da cerniera in città, tra l’anarchismo organizzato e gli Arditi del
Popolo, furono essenzialmente due militanti, il noto Consani che
oltre ad essere segretario della Camera Sindacale dell’ USI e uno degli
esponenti cittadini dell’Unione anarchica, era un dirigente degli Arditi del Popolo, e Virgilio Antonelli,
giovane anarchico d’azione facente parte del gruppo giovanile “Falange ribelle “, che non aderì agli Arditi del
Popolo, pur trovandosi sovente al loro fianco, soprattutto nel quartiere San
Marco dove abitava “ ( Marco Rossi, L ivorno ribelle e sovversiva.
Arditi del popolo contro il fascismo 1921-1922)
Bibliografia : Marco Rossi, Livorno ribelle e sovversiva. Arditi del popolo
contro il fascismo 1921-1922),
prefazione di Giorgio Sacchetti, BFS , 2013, pp. 56-57
In un manifesto
rivolto ai lavoratori d’Italia il 5 agosto 1921
gli Arditi del popolo previdero che, perdurando l’atteggiamento
sfavorevole nei loro confronti da parte delle grandi organizzazioni
antifasciste, non si sarebbe potuto evitare
il loro futuro scioglimento e l’ avvento
di una dittatura di destra. ( cfr. brano)
Brano da commentare: “ Da nulla sorgemmo
in una lotta infernale. Ricordate: Non respiravamo più non si viveva. Era la
nostra ora più nera e più tragica. Contro di noi vi erano fascisti,
governo, borghesia. Una sola forza ci sostenne la fede. [...] Nelle
provincie [sic] dove la reazione bianca tentava ancora
scorazzare [sic] con le orde barbariche Viterbo, Livorno e Sarzana suonavano le
campane, lanciavano il grido della riscossa, e gli Arditi come fulmini
rispondevano all’appello. Furono eroismi semplici e meravigliosi che solo dal
popolo irrompono; furono anime sorte così all’improvviso, contro forze armate
feroci, baldanzose , e le batterono vittoriosamente. L’Italia è grande, e i
fasci è da tre anni che organizzano delitti. Forti di mezzi e di armi,
appoggiati dalle autorità, consenziente il governo, impuniti nelle azioni, non
potevano essere vinti in un sol giorno; e purtroppo alcune regioni ancora
sanguinano. [...
] Mentre infierisce contro di noi la reazione del governo, i partiti, i medesimi
partiti che rappresentano voi, o lavoratori, e le organizzazioni economiche si
stringono nel silenzio. Proprio nell’ora più difficile, quando serpeggia
l’insidia, si tenta dissolvere i nostri Battaglioni – quando sotto la maschera
del falso patriottismo l’ultimo colpo di mano è imminente: la dittatura
militare ! “
(Verso la dittatura militare, in L’ Avvenire Anarchico, n. 28 , agosto 1921)
Bibliografia: Marco Rossi, Arditi non gendarmi ! Dall’ Arditismo di
guerra agli Arditi del popolo 1917-1922, BFS, 1997, p. 105 . Cfr. anche Valerio Gentili, Dal nulla sorgemmo. La legione
romana degli Arditi del popolo. La storia mai raccontata delle prime formazioni
armate che strenuamente si opposero al fascismo. Introduzione di Gaetano
Armati, Red Star Press, 2012 pp. 190-191
ARGO SECONDARI (1895-1942) nacque a
Roma da una famiglia agiata borghese. Il
padre medico omeopatico aveva in cura
il presidente del Consiglio, Giolitti . Dopo la morte della madre e il secondo
matrimonio del padre , Argo Secondari
lasciò , anche se ancora molto giovane, la casa paterna e visse spericolatamente sino alla sua
entusiasta partecipazione alla guerra del 15-18. Arruolatosi come soldato
raggiunse per il suo valore il grado di tenente
e ottenne tre medaglie , di cui una
d’argento. Fu tra i fondatori, nel
dopoguerra dell’Associazione degli
Arditi e ben presto si distinse per le sue tendenze sovversive e
rivoluzionarie. Fu uno dei principali
protagonisti del cosiddetto “complotto di Pietralata” , che si
prefiggeva il rovesciamento della
monarchia . Fallito questo tentativo
insurrezionale fu arrestato e condannato, ma nel 1920 grazie ad un’ amnistia fu liberato.
Riprese la sua attività nell’
Associazione degli Arditi, ma, nel
1921, dissentendo fortemente dalla crescente adesione al fascismo da parte
dei vertici di quella formazione paramilitare,
fondò gli “Arditi del Popolo”.
Intervistato da Antonio
Gramsci, Argo Secondari, motivò le ragioni di questa sua
iniziativa . (cfr. brano)
Brano da commentare: “ …
Gli Arditi non potevano rimanere indifferenti e passivi di fronte alla
guerra civile scatenata dai fascisti. E come furono all’avanguardia
dell’esercito italiano, essi intendono essere all’ avanguardia del popolo
lavoratore. In un primo tempo il fascismo
sembrava animato da uno scopo che , nelle sue forme esteriori, appariva
anche a noi ispirato da patriottismo: arginare cioè le violenze rosse. Noi che miriamo sostanzialmente a realizzare
la pace interna, dando la libertà ai lavoratori, potevamo anche restare
estranei alla contesa tra fascisti e
sovversivi. Oggi però non è più il caso di parlare di violenza rossa. Il triste
monopolio del brigantaggio politico, è esclusivamente tenuto dai fasci di
combattimento. Se di fronte alla
sistematica guerra sostenuta dai fascisti contro il proletariato italiano e le
sue istituzioni, l’arditismo non intervenisse, si rinnegherebbe. …” ( Argo Secondar Intervistato da Antonio Gramsci in Ordine Nuovo, 12 luglio 1921)
Marco
rossi, Arditi non gendarmi ! Dall’ Arditismo di
guerra agli Arditi del popolo 1917-1922, BFS, 1997,
p. 171
Emarginato per dissensi
politici dal Direttorio degli Arditi del
Popolo, Secondari lasciò quell’associazione, pur continuando la sua lotta al fascismo. Il
31 ottobre Secondari cadde in un agguato fascista e vigliaccamente malmenato
da più squadristi, quando ormai era nell'impossibilità di difendersi, riportò
una “ ferita alla regione parietale destra
e commozione cerebrale”. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Segnato da tale lesione, nell’estate del
1924, a seguito di “una angosciosa crisi psichica”, fu quindi “rinchiuso nel
Manicomio di Rieti” ( la frase è della polizia), dove morirà nel 1942. Ancora nel dicembre 1926 sarebbe bastato semplicemente il suo nome a
mettere in allarme il regime dopo che “ era corsa voce, in ambienti fascisti, chje il
noto ex tenente degli Arditi Argo Secondari fosse riuscito ad evadere dal manicomio di Montefiascone e a rifugiarsi a
Roma” . Se, come è vero, dietro a ogni parola si nasconde una verità,
espressioni come “rinchiuso” ed
“evadere” lasciano intuire la logica di tale ricovero; tanto più che il
fratello Epaminonda, medico primario a Boston e a New York, chiese invano alle
autorità l’autorizzazione per condurlo con sé, negli Stati Uniti per farlo
curare. “ ( in Marco Rossi, capaci di intendere e di
volere … )
Bibliografia: Marco
Rossi, Capaci
di intendere e di volere . La detenzione in manicomio degli oppositori al
fascismo , zero in condotta,
2014, p. 41
FUORIUSCITI
ANARCHICI DURANTE IL FASCISMO: La famosa
canzone di Pietro Gori “Stornelli d’esilio” aveva ben espresso lo stato d’animo
degli esiliati tra la fine del secolo XIX e i primi decenni del XX secolo.
Durante il “ventennio fascista” dato il clima fortemente persecutorio della
dittatura contro gli oppositori il fenomeno del fuoriuscitismo aumentò considerevolmente e
l’attualità della canzone confermata:
Canzone da
commentare: “O profughi d’Italia alla ventura / si va senza rimpianti né paura
/ Nostra patria è il mondo intero / Nostra legge è la libertà / ed un pensiero
/ ribelle in cor ci sta. / Dei miseri le
turbe sollevando / Fummo da ogni nazione messi al bando / Nostra Patria è il mondo intero / Nostra legge è la libertà ... / Raminghi per le terre e per i mari /
per un’idea lasciammo i nostri cari / Nostra patria è il mondo intero...
/ Ma torneranno, Italia, i tuoi coscritti / ad agitar la face dei diritti / Nostra patria è il mondo intero .../
E fu proprio all’estero, negli
ambienti dei fuoriusciti, che maturarono i progetti anarchici di attentati al
Duce.
GINO LUCETTI (1900-1943) anarchico italiano. Nato ad Avenza frazione del comune di Carrara, fu arruolato come come "ardito" durante la "prima guerra mondiale" e più tardi, partecipò insieme agli anarchici e aglii "arditi del popolo" ai duri scontri con i fascisti nella zona di Carrara. e che tentò di uccidere Mussolini nel
1926, rivendicando fieramente questo suo proposito, al momento dell'arresto . (cfr. brano)
Brano da commentare: “Brano da commentare: 1) “
A Roma , sul piazzale di Porta Pia, il
giovane anarchico Gino Lucetti, nativo di Avenza (Carrara) – lancia una bomba contro
l’automobile che conduce Mussolini da Villa Torlonia a Palazzo Chigi. Al momento dell’arresto
ha ancora intorno al polso sinistro il braccialetto che serve allo sfregamento
della bomba, prima del lancio, e una rivoltella nella mano destra. Al
Commissariato risonde alle prime domande :Non sono venuto con un mazzo di fiori per
Mussolini. Ero intenzionato di servirmi anche della rivoltella qualora non
avessi ottenuto il mio scopo con la bomba” ( A
Roma si procede immediatamente a persecuzioni ed arresti di anarchici e di
amici degli anarchici. Vengono arrestati e saranno processati insieme con Gino
Lucetti – i compagni Cesare Vatteroni, pure di Avenza, e Leandro Sorio,
sardo.”
Bibliografia: in Anonimi Compagni, 1914-1945
un trentennio di attività anarchica Samizdat 2002
p. 103
L'attentato al duce, sebbene fallito, ottenne una forte risonanza in Italia e all'estero e particoalrmente in Francia (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Nel paese l’attentato ebbe un
grande impatto; anche l’opinione pubblica democratica ne fu scossa. Sul “
Corriere della sera” del 14 settembre, a
dispetto della nuova direzione filofascista, qualcuno riuscì a passare un
articolo sulla “ figura e il passato di Lucetti” che per dirla con Tommasini “ fazeva una
esaltazione dell’uomo, del carattere, dell’onestà, si fazeva la
biografia de tuta la familia, il carattere degli anarchici di Carrara.
Dopo el "popolo di Trieste" e vignù fora cò un articolo “basta con questa esaltazione”. E alora tuti e
stai ziti”.
In Francia ricorderà Fedeli, “l’ambiente era talmente favorevole
all’attentatore che il famoso avvocato parigino Moro-Giafferi
domandò di assumere la difesa di Lucetti. Dal balcone di Palazzo Chigi, Mussolini minacciò
violentemente la Francia che dava protezione a simili terroristi, mentre le
camicie nere sfogavano la loro rabbia sui consolati francesi. Le relazioni tra
il governo fascista e quello di Parigi toccarono uno dei punti di massima
tensione” ( Luigi Di Lembo, Guerra di classe e lotta
umana, BFS 2001 p. 158)
Bibliografia: in
Luigi Di Lembo, Guerra di classe e lotta umana, BFS 2001 p. 158
Lucetti fu
condannato a 30 anni e morì , in
seguito a un bombardamento , a Ischia nel 1943, poco dopo essere stato liberato
dal carcere di Santo Stefano.
Tentativi di uccidere Mussolini furono compiuti da altri antifascisti, tra cui gli anarchici MICHELE SCHIRRU (1899-1931) e ANGELO SBARDELOTTO (1907-1932). Entrambi rifiutarono , alla vigilia dell'esecuzione, di chiedere la grazia. L'anarchico sardo Michele Schirru fu fucilato, per espresso desiderio di Mussolini, da 24 militi sardi. Davanti al plotone, gridò: " Viva l? anarchia, viva la libertà, abbasso il fascismo! " Angelo Sbardelotto fu fucilato a Forte Bravetta da militi guidati da Armando Giuia. Anche se la versione degli arresti e delle deposizioni di questi due anarchici provengono unicamente dal regime fascista, i loro sentimenti antifascisti, e sarà questa la vera causa della loro condannaa morte, furono da loro fieramente rivendicati sino alla fine. Schirru riuscì, inoltre, quando era già in prigione, a far giungere ai compagni fuori dal carcere, il suo "testamento politico" , dove, in sintesi, dopo avere ripercorso le tappe principali della sua vita enunciava le motivazioni del suo progetto di uccidere il duce (cfr. brano)
Brano da commentare : 1) “ …. Il
fascismo, come tutte le altre dittature e tirannie, mi ha sempre ispirato
orrore, Mussolini, con le sue vigliaccherie, con le sue feroci persecuzioni di
tutto un popolo, coi suoi cinismi brutali non aventi altro scopo che di
conservargli il potere, io l’ho sempre considerato un rettile dei più dannosi
per l’umanità. Le sue pose da Nerone, da boia, da carnefice di un popolo
e della libertà, che si gloria di strozzare e di calpestare, mi hanno sempre
ispirato odio, odio e ribrezzo, non per l’uomo, che è poco
più di un mezzo quintale di carne flaccida e avariata, ma per il tiranno
massacratore dei miei compagni, traditore di quei lavoratori che sino a pochi
anni prima lo avevano sfamato. Questo odio accumulato da anni e anni di
riflessione , compresso nel mio cuore di uomo libero, dovrà un giorno
esplodere. Fin dal 1923 pensavo che per stroncare la
tirannia bisogna stroncare il tiranno. La libertà non è un corpo putrefatto che
si possa calpestare impunemente. La storia ci insegna che in tutti i tempi la
libertà calpestata dai tiranni ha trovato difensori arditi. La tirannia assolda
sicari. Ma la libertà crea i vindici e gli eroi. E nessun esercito di sicari è
mai riuscito a trionfare della volontà né ad arrestare la mano del giustiziere
…” ( dal “ Testamento politico” di Michele Schirru, pubblicato da Giustizia e Liberta’ nel giugno 1931 e fatto circolare in
Italia clandestinamente).
Bibliografia: 1)
Michele Schirru, Testamento
politico in La
resistenza sconosciuta , Zero in condotta, vecchia
edizione 1995 p. 256
Anche di Sbardelotto ci sono pervenuti alcuni propositi alla base della sua "intenzione" di attentare alla vita di Mussolini (cfr. primo brano) e anche il fiero contegno tenuto durante le ultime ore della sua vita ( secondo Brano)
Brani da commentare: 1) “ Eccomi
per la terza volta a tentare. Sempre con la stessa fede e con la speranza che
il frutto che sta maturando vada a
beneficio dell’umanità [ …] Io non chiedo agli uomini gratitudine o ricompense
d’onori pel sacrificio che sto per compiere. Chiedo solo che quanti avranno
compreso il significato del mio atto, ne seguano l’esempio. Viva la
rivoluzione! Viva l’anarchia! " ( lettera di Angelo Sbardelotto scritta prima di partire per Roma) ; 2) " ... Trascorse la notte dormendo profondamente: non un sussulto, non un gemito. Sapeva che lo avrebbero svegliato per portarlo davani al plotone , ma se un rimpianto aveva, non era per la giovinezza gettata allo sbaraglio; se un rimpianto ebbe fu per non essere riuscito a portare a termine la sua missione. Alle 4 del mattino lo chiamarono. Si drizzò sulla branda, e chiese stropicciandosi gli occhi : -E' ora? Accese una sigaretta, si vestì lentamebnte, come si preparasse per recarsi al lavoro, ed uscì dalla cella. Prima di imboccare le ripide scalette, accese un'altra sigaretta, si soffermò nel cancello che immette alla rotonda, si volse indietro, e con un largo gesto della mano abbracciò tutti i compagni di carcere che non avrebbe più visto: - Arrivederci a tutti!...- gridò. E uscì con le guardie a testa alta. E prima che la raffica troncasse quella giovinezza offerta a un ideale di libertà, gettò in faccia al mondo il suo grido di fede: Viva l' Anarchia!" ..." (dal quotidiano romano "Il Momento" del 17 ottobre 1946)
Bibliografia: Primo brano in Giuseppe Galzerano , Angelo Sbardelotto in Dizionario Biografico degli anarchici italiani, (DBAI) secondo volume, Biblioteca Franco Serrantini (BFS), 2004 p. 498. Secondo brano in Anonimi Compagni, 1914-1945
un trentennio di attività anarchica Samizdat 2002
p. 120
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