|
ENRICO MALATESTA COLLEGIALE |
ERRICO MALATESTA
(1853-1932) nato a Santa Maria Capua Vetere i una famiglia della media borghesia abbastanza agiata ( il padre
era proprietario terriero e di una fabbrica di cuoio). Secondo alcuni (cfr. la voce Errico Malatesta in Wikipedia la sua famiglia era alla lontana imparentata con il ramo
meridionale della nobile e antica
famiglia dei Malatesta). I primi anni
del liceo in un collegio dei padri
scolopi, dove si distinse per il suo carattere ribelle e fortemente critico
rispetto all’insegnamento e all’
educazione , che gli veniva impartita e
al contesto sociale in cui viveva (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Più di quindici anni orsono (1868) -dice Malatesta – ero un giovinetto dedito
allo studio della retorica, della storia
romana e della filosofia di Gioberti. I miei insegnanti non riuscirono a
soffocare in me la forza della natura, talché io potei conservare nell’ambiente
stupido e corruttore di una scuola moderna la sanità dell’intelletto e la verginità del cuore. Dotato d’indole ardente
e buona , sognai un mondo ideale dove
tutti si amassero e fossero felici. Quando, però, stanco dei miei sogni,
mi diedi ad osservare la realtà, vidi attorno a me degli sventurati tremanti
dal freddo ed imploranti umilmente una elemosina, fanciulli piangenti, uomini
che maledivano ed il mio cuore si fece di ghiaccio. […]Il cuore mi si gonfiò
d’indignazione, pensai ai Gracchi e a Spartaco e sentii in me l’ anima di un tribuno e di un ribelle….” ( Errico Malatesta, La repubblica dei
giovinetti e quella degli uomini con la barba in La Questione Sociale.
Organo Comunista Anarchico,
gennaio 1884)
Bibliografia: in Max Nettlau Errico Malatesta. Vita e
pensieri con una prefazione di Pedro Esteve, Edizioni Immanenza,
2015 p. 22. Cfr. per alcune leggere varianti
Gianpietro Berti, Errico
Malatesta e il movimento anarchico internazionale 1872-1932 , Franco Angeli, Storia,
2003 p. 12 e Errico Malatesta, Autobiografia mai scritta. Ricordi
(1853-1932) a cura di Piero Brunello e Pietro Di
Paola, Edizioni Spartaco, 2003, p. 74
Quando era
quattordicenne scrisse,una lettera contro Vittorio Emanuele II e fu arrestato
. Il padre, facendo notare la sua giovane età, riuscì a farlo rilasciare
, anche se., davanti alla polizia il giovanissimo Malatesta persisteva nel
mostrare un atteggiamento fieramente ostinato.
(cfr. brano )
Brano da
commentare: “ Debbo dichiarare che nessun consiglio o suggestione ho ricevuto da mio padre né dal mio maestro a
redigerla. Se volete una prova ch’io sia quegli che ha scritto la lettera,
mandate in casa mia che ne troverete delle simili, che io ho sempre
sottratto all’esame del mio maestro e di
mio padre. . La polizia si recò a casa di Malatesta e sequestrò alcune carte di
Errico, tra cui un sonetto all’Italia.”
( in
Autobiografia mai scritta)”.
Bibliografia: Autobiografia mai scritta. Ricordi
(1853-1932) a cura di Piero Brunello e Pietro Di
Paola, Edizioni Spartaco, 2003, pp. 75-76
Appena pochi anni dopo,
a 18 anni, quando era
studente universitario al terzo anno di
medicina , fu arrestato per
avere partecipato , insieme al
suo fratello maggiore, Aniello, a una manifestazione studentesca
repubblicana. Condannato ad alcune settimane di prigione fu immediatamente sospeso dall’ Università . Nel 1871 dopo
la repressione repubblicana della
Comune di Parigi e la critica di essa da parte di Giuseppe Mazzini , Malatesta così come altri giovani di quegli
anni passò dal repubblicanesimo all’internazionalismo anarchico.
(cfr. brano)
Brano da commentare: “ … V’è repubblica
nella Svizzera e v’è miseria, e dominano i preti protestanti o cattolici, e non
si può abitare in una città senza il permesso di soggiorno , e i liberi
cittadini svizzeri mercanteggiano il voto per qualche bicchiere
di birra . V’è repubblica in Francia
(allora era surta da poco) e iniziò la sua vita massacrando
50mila parigini e continua infeudandosi ai preti e mandando i suoi soldati
dovunque i lavoratori levano il capo, per costringerli a sottomettersi ai
padroni e sopportare sommessi la loro miseria . […] presi in orrore la repubblica che è una forma
di governo buona solo a sanzionare e difendere, come tutti i governi, i
privilegi esistenti – e divenni socialista.”
(( Errico Malatesta, La repubblica dei
giovinetti e quella degli uomini con la barba in La Questione Sociale.
Organo Comunista Anarchico,
gennaio 1884)
Bibliografia: Autobiografia mai scritta. Ricordi
(1853-1932) a cura di Piero Brunello e Pietro Di
Paola, Edizioni Spartaco, 2003, pp. 79-806
|
ERRICO MALATESTA GIOVANE
Proficue per la sua
formazione socialista libertaria furono le sue frequenti discussioni con
Giuseppe Fanelli ( cfr. post GIUSEPPE FANELLI
E ANSELMO LORENZO) e nel 1872n
partecipò alla Congresso di Saint-Imier, in Svizzera
insieme a Carlo Cafiero. In quell’occasione
conobbe Bakunin che, vedendolo malaticcio, gli prodigò
affettuose cure. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Nel passare il
Gottardo di notte (allora non c’era il tunnel e bisognava varcare la montagna
nevosa in diligenza) mi ero raffreddato e giunsi a Zurigo nella casa dove stava
Bakunin, di sera, con la tosse e la febbre. Dopo le prime accoglienze, Bakunin
mi accomodò un lettuccio, quasi mi forzò, a stendermivi su, mi coprì con tutte le coperte ed i
pastrani che potette mettere insieme, mi dette del tè bollente e mi raccomandò
di star tranquillo e dormire. E tutto ciò con una premura , una tenerezza
materna, che mi andò al cuore. Mentre stavo ravolto sotto le coperte e tutti credevano ch’io
dormissi, intesi che Bakunin diceva, a bassa voce, delle cose amabili sul mio
conto e poi aggiungeva melanconicamente: “ peccato che sia così ammalato; lo
perderemo presto, non ne ha per sei mesi”. [….] L’indomani mi svegliai guarito, ed incominciammo con Bakunin e gli
altri, svizzeri, spagnoli e francesi, quelle interminabili discussioni a cui
Bakunin sapeva dare tanto incanto …” (
Enrico Malatesta, Il mio primo incontro con Bakunin,
in Pensiero
e Volontà, luglio 1926) |
Bibliografia: Autobiografia mai scritta. Ricordi
(1853-1932) a cura di Piero Brunello e Pietro Di
Paola, Edizioni Spartaco, 2003, pp. 92-93
Nel 1874 in
contemporanea con il tentativo rivoluzionario, organizzato dal "Comitato
Italiano per la Rivoluzione Sociale" poi fallito, a Bologna ( cfr. IL post MICHAIL BAKUNIN (2) Malatesta tentò un’insurrezione a Castel di Monte in Puglia, che purtroppo ebbe lo stesso esito
negativo. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Più centinaia di congiurati avevano
promesso di trovarsi a Castel del Monte, mi dirigo al Convegno, ma al
luogo dell’appuntamento di centinaia che
avevano giurato ci troviamo in sei. Non importa, si apre la cassa delle armi… è
piena di vecchi fucili ad avancarica, a pistone; non fa niente, ci armiamo e
dichiariamo la guerra all’esercito italiano. Battiamo la campagna per diversi
giorni, cercando di trascinare i
contadini, ma senza trovare eco. Il secondo giorno abbiamo uno scontro
con otto carabinieri, che ci fanno fuoco addosso, credendoci moltissimi: tre
giorni dopo ci accorgiamo di essere circondati dai soldati. Non c’è altro da
fare: si seppeliscono i fucili e si decide di disperderci; io mi nascondo in un carro
di fieno e così riesco ad uscire dalla zona pericolosa “ ( da J. Guillaume Documents et souvenirs (1864-1878), Paris
1909)
Bibliografia:
in Autobiografia mai scritta. Ricordi (1853-1932) a cura di Piero Brunello e Pietro Di Paola, Edizioni
Spartaco, 2003, p.95
Tuttavia il processo
che ne seguì riscosse un grande
interesse nell’opinione pubblica e si concluse
nell’assoluzione di Malatesta e degli altri suoi compagni imputati. Tre anni dopo, nel
1877, Malatesta partecipò con Cafiero, Ceccarelli ed altri ai moti del Matese. Il
fallimento dell’impresa non lo scoraggiò., confidando, a ragione, nella
risonanza che anche questo processo avrebbe suscitato nell’opinione pubblica italiana ed
internazionale. ( cfr. infra I MOTI DEL MATESE infra post CARLO CAFIERO)
|
MALATESTA NEL 1890 CIRCA |
Liberato dal carcere, Malatesta soggiornò brevemente ad Alessandria d’Egitto.Passò poiUno dei motivi della sua presenza in quella città fu
probabilmente il desiderio , come ricorderà più tardi , di dare alla ribellione anticolonialista
araba una prospettiva più internazionalista e libertaria . (cfr. brano da
commentare)
Brano da commentare: « Mi trovavo a Londra quando
scoppiò la rivolta di Arabi Pacha e gli inglesi bombardarono Alessandria.
Allora a Londra c’erano dei compagni che avevano vissuto a lungo in Egitto e
che conoscevano la lingua e i costumi degli
arabi. Poiché dicevano che sarebbe stato possibile trasformare il moto
nazionalista in moto sociale, decidemmo di partire per vedere quel che si
poteva fare, e partimmo ….» ( lettera di
Errico Malatesta a Max Nettlau, Londra 22 marzo 1912 )
Bibliografia
: Errico Malatesta Autobiografia mai scritta . Ricordi ( 1853-1932) a
cura di Piero Brunello e Pietro Di Paola, edizioni Spartaco , 2003 pp. 109-110l
Dopo la repressione inglese della rivolta Malatesta passò,
attraverso la Siria, a Ginevra dove ,
conobbe Elisée Reclus e Piotr Kropotkin. (cfr. i rispettivi post a loro dedicati)
prima di essere espulso dalla Svizzera per avere scritto , insieme
all’anarchico Francesco Ginnasi, un
manifesto contro il re d’ Italia
,Umberto I . Vagò poi di
nazione in nazione ( Romania,
Parigi, Bruxeles )Egitto, Londra
ecc.) sempre perseguitato dalle
polizie di ogni paese, in cui si rifugiava. Nel 1883 tornò clandestinamente in Italia e risiedette , per lo più a Firenze,
dove pubblicò insieme ai compagni fiorentini, tra cui Francesco Natta, Luisa, detta Gigia, Minguzzi e il suo marito/compagno Francesco Pezzi il giornale anarchico intitolato La
questione sociale . Quando
nel 1884, scoppiò a Napoli un’
epidemia di colera andò con quei
compagni , a cui si era aggiunto Galileo
Palla,. a soccorrere i napoletani.
|
FRANCESCO NATTA , FRANCESCO PEZZI, LUISA MINGUZZI (PEZZI), ERRICO MALATESTA, GALILEO PALLA |
Assolto questo compito, essendo tutti e cinque ricercati dalla polizia per passati reati fuggirono avventurosamente dall’ Italia e si recarono in Sudamerica. ,
dove rimasero sino al 1889. La prima tappa fu Buenos Aires, dove Malatesta e i suoi compagni , fondarono
il primo giornale anarchico in
lingua italiana, anch’esso col titolo, La
questione sociale” .
|
ERRICO MALATESTA, GALILEO PALLA E UN ALTRO COMPAGNO CERCATORI D'ORO |
Mentre Francesco Natta, Francesco Pezzi e Luisa Pezzi restarono a Buenos aires, Errico Malatesta insieme a Galileo Palla e alcuni altri
compagni andarono poi in Patagonia per cercare l'oro, col fine non di arricchire se stessi, ma per metterlo a disposizione della causa
rivoluzionaria, ma questa impresa si concluse
in un
insuccesso. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Anni orsono stavamo a Buenos Ayres
quando si seppe che al Capo delle
Vergini, all’ultimo estremo meridionale della
repubblica Argentina, si erano scoperti dei ricchi depositi di arena
aurifera. Ci venne a cinque compagni fra
cui il Palla l’idea di andarvi e
profittammo del primo battello che si recava in quei paraggi. Ma eravamo
arrivati da pochi giorni e cominciavamo appena a fare le nostre prime prove
nella levatura dell’arena, quando giunse un signore, il quale conduceva seco
una schiera di operai salariati e si diceva rappresentante di una compagnia
proprietaria dei terreni auriferi e dichiarava proibito il lavoro a chiunque
non era al servizio della compagnia.
Egli era scortato da una compagnia di soldati e molti poliziotti, che
davano valore esecutivo ai suoi decreti. Il governo argentino, violando la
costituzione del paese (ah! Le costituzioni)
[…] aveva concesso ad una compagnia di capitalisti, a capo della quale
vi era il fratello del presidente della repubblica, la proprietà o il monopolio
di quei tratti di spiaggia sui quali si era scoperto dell’oro. A noi dunque non
restava che partire da quel paese desolato e glaciale …” (Errico Malatesta, Galileo Palla e i fatti
di Roma, in La Rivendicazione, 23 maggio 1891 )
Bibliografia: in Autobiografia mai scritta. Ricordi (1853-1932) a cura di Piero Brunello e Pietro Di Paola, Edizioni
Spartaco, 2003, pp. 120-121
Tornati
nel 1887, a Buenos Aires ,
passando attraverso molte peripezie, Errico Malatesta e Galileo Palla aprirono una piccola tipografia, da dove avviarono , sia
attraverso giornali , opuscoli e conferenze una intensa attività di propaganda grazie alla quale,
contribuirono, tra l’altro, alla nascita
del Sindacato dei fornai. ( "Sociedad cosmopolita de resistencia y colocacion de obreros panaderos "). Lo statuto di questo
sindacato scritto personalmente da Malatesta servì, poi, come esempio per gli statuti di altre associazioni
operaie , che poi più tardi confluirono nella F.O.R.A. ( "Federacion Obrera Regional Argentina"). Nel 1989
partì da parte del governo la denuncia contro quella piccola tipografia di fabbricare moneta falsa. Accusa che poi si rivelò falsa.(cfr. brano)
Brano da
commentare : «Verso la fine del 1888 si sparse la voce in Buenos Aires che
correvano dei biglietti falsi del Banco di Cordova, di 50 nazionali . Ciò
gettava panico nella città dove c’erano in giro molti biglietti di quel
taglio. La polizia non sapeva che farsi
ed i giornali incominciarono a insinuare
che i biglietti falsi emanavano dallo
stesso governo. Finalmente un giorno
trovando che Galileo Palla abitava in una casina fuori dall’abitato, lo
arrestò e trovandogli addosso precisamente un biglietto del taglio del
sospetto, aprì un’ inchiesta sul suo conto come indiziato di fabbricazione o
spendita di biglietti falsi. Il Palla
per non far noia ad alcuno si rifiutò di nominare i suoi amici; ma la polizia
scoprì che era amico mio e lo comunicò a
dei giornalisti i quali, col sistema americano, incominciarono a fare degli
articoli sensazionali dai titoli « La grande cospirazione anarchica capitanata
da Malatesta; Di dove gli anarchici pigliano i quattrini, ecc. ecc. Risultato
di tutto questo fu che dopo poco tempo Palla fu rimesso in libertà per
inesistenza di reato e si ebbe restituito il biglietto sequestratogli che fu
riconosciuto buono . Contro di me poi non fu nemmeno iniziato un
procedimento.... « ( Errico Malatesta in
L’ Agitazione, 23 aprile 1898)
Bibliografia
: Errico Malatesta Autobiografia mai scritta . Ricordi ( 1853-1932) a
cura di Piero Brunello e Pietro di Pe aola, edizioni Spartaco , 2003 pp. 125 e
anche Massimo Michelucci, Galileo Palla (1856-1944) Anarchico notissimo,
audacissimo, pericolosissimo ISRA
Istituto Storico Resistenza Apuana, 2014
p. 64.
Tornato in Europa, dopo un breve soggiorno a Nizza dove pubblicò il giornale L'Associazione si trasferì insieme a Luisa Minguzzi , Francesco Pezzi e Gaetano Palla, a Londra.
CONGRESSO DI CAPOLAGO : ERRICO MALATESTA,MARIA LUISA PEZZI, AMILCARE CIPRIANI,
FRANCESCO MERLINO, PIETRO GORI, PAOLO SCHICCHI
Verso la fine del 1890,
insieme a Luisa Pezzi, Malatesta si recò al Congresso di Capolago ( gennaio 1891) , in Svizzera, a cui
parteciparono, tra gli altri, anche Francesco Saverio
Merlino, Pietro Gori, Amilcare Cipriani e dove sulla
tendenza antiorganizzatrice e individualista promossa tra altri da Paolo
Schicchi prevalse quella organizzatrice e socialista finalizzata a promuovere agitazioni tra le masse operaie e contadine.
Per il raggiungimento di tale fine si
costituì la “Federazione di un partito
socialista anarchico rivoluzionario internazionale “ i cui obiettivi furono
riconfermati da Malatesta anche un anno dopo sul giornale francese “La Révolte “ (cfr. brano)
Brano da commentare: “Noi non ci
contentiamo del godimento aristocratico di conoscere o credere di conoscere la
verità. Vogliamo la rivoluzione fatta dal popolo e per il popolo …. E quindi,
“per quanto possibile oggidì, vogliamo conquistare le masse alle nostre
idee, e perciò dobbiamo restare sempre tra le masse, lottare e soffrire con
loro e per loro … entrare nelle associazioni operaie e dove queste non ci sono
crearne …. Organizzarci nei nostri gruppi per coordinare le nostre forze e
intenderci per rendere più efficaci i nostri sforzi [ … ] “ Noi crediamo che l’accordo, l’associazione, l’organizzazione
sono la legge della vita e il segreto della forza, oggi come dopo la rivoluzione “ ( Errico Malatesta, Questioni di tattica in La Révolte
ottobre 1892)
Bibliografia: in
Luigi Fabbri, Malatesta, l’uomo
e il pensiero, Edizioni RL 1951 pp. 185-186. A tali obietttivi , che Malatesta riconduceva alla I Internazionale dei
lavoratori, egli fu sempre fedele anche negli anni succesivi, cfr. per
esempio l'articolo Gli anarchici nel movimento operaio in Umanità Nova , ottobre 1921 in
Errico Malatesta. Scritti scelti a cura di Gino Cerrito, La Nuova Sinistra Samonà e Savelli p. 108 ss. e anche , dopo l’ascesa al potere del fascismo, Un progetto di organizzazione anarchica,in Risveglio , ottobre
1927 in Errico Malatesta, Pensiero e Volontà, terzo
volume , a cura del movimento anarchico
italiano con prefazione di Luigi Fabbri,
pp. 300-301
Tra il 1891 e il 1892
Errico Malatesta si recò per un giro di conferenze in Spagna in un momento in
cui assai alta era la tensione politica
caratterizzata da numerose e per lo più spontanee rivolte popolari , tra cui per esempio quella
di Jerez de la Frontera.
|
FUGA IN BARCA DI ERRICO MALATESTA DA LAMPEDUSA |
Nel 1897
clandestinamente Malatesta fondò ad
Ancona un giornale L’
Agitazione e l’
anno successivo partecipò in quella città ai “ Moti del pane del 1898”.
Arrestato fu condannato a sette mesi di
reclusione nel carcere di Ancona e poi alla scadenza della pena, fu deportato
nella isola di Ustica e poi in quella di Lampedusa, da dove Malatesta riuscì
nell’aprile del 1899 a fuggire in una
piccola barca insieme ad altri due
compagni, e, attraverso la Tunisia, raggiunse
avventurosamente Londra. Venuto poi a conoscenza che , dopo l’ immediata
sostituzione del direttore del carcere, si era abbattuta, sull’ isola, una
durissima repressione da parte della polizia carceraria , Malatesta in una
lettera, spedita da Londra e indirizzata
al giornale socialista italiano L’
Avanti, scagionò tutti gli altri
deportati rimasti nell’isola da ogni responsabilità per la sua evasione. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Leggo che i miei compagni di Lampedusa
sono fatti segno a noie e persecuzioni a causa della mia fuga. Permettimi di
far osservare ai perspicaci birri d’Italia che io non posso avere avuto complici
fra i coatti, poiché naturalmente i complici sarebbero stati anche compagni di
fuga. Un complice l’ho avuto di certo ed è stato il governo, il quale ,
mandandomi come coatto all’isola abitata da una popolazione generosa e
intelligente, mi assicurò incoscientemente la simpatica cooperazione di
centinaia di cittadini “ ( Lettera di Malatesta a L’ Avanti, Londra giugno 1899)
Bibliografia: in Autobiografia mai scritta. Ricordi (1853-1932) a cura di Piero Brunello e Pietro Di Paola, Edizioni
Spartaco, 2003, pp. 153
|
ERRICO MALATESTA FERITO DA PAZZAGLIA E SALVATO DA GAETANO BRESCI |
Nell’estate del
1899 Malatesta fece un giro di
conferenze negli Stati Uniti e a
Cuba. Particolarmente importante fu la sosta a Paterson, nel New Jersey, dove vi era una forte concentrazione di militanti anarchici
italo-americani , tra cui , come è noto,
Gaetano Bresci (cfr. post…. ) e
Giuseppe Ciancabilla, direttore della “
Questione Sociale ed esponente di rilievo della corrente antiorganizzatrice.
In seguito alle conferenze di
Malatesta si giunse a un certo attrito
tra organizzatori e antiorganizzatori che degenerarono in un
attentato fortunatamente fallito
contro lo stesso Malatesta da parte di
un certo Domenico Pazzaglia (o ,
secondo Armando Borghi, Passigli), contro il quale non fu mai sporta denuncia . (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Ecco i fatti:
Malatesta dava una conferenza a West Hoboken (ora Unionj City. N.J.) Vi fu discussione.
Interruzioni. Ciancabilla non era affatto presente. Un tipo losco –
un tal Passigli – sconosciuto dai più e tenuto in conto di niente dai pochi cui
era noto., volle investirsi della parte
contro di Malatesta. Sbraitò alquanto. Rimbeccato, estrasse il revolver e
sparò. Errico rimase ferito a una gamba. Il feritore fu disarmato da Gaetano Bresci,
che dei più tolleranti, apparteneva al gruppo di Malatesta. Il quale si è
portato nella tomba la pallottola, che
gli serviva – diceva talvolta celiando -
a segnarli … il mutar del tempo.
E non attribuì mai a quel gesto una responsabilità che andasse oltre
l’incoscienza dello sciagurato che l’aveva compiuto.” ( Armando Borghi, Errico Malatesta in 60 anni di lotte anarchiche … )
Bibliografia: Armando Borghi, Errico Malatesta in 60
anni di lotte anarchiche, Samizdat 1999, p. . Cfr.
anche
Gianpietro Berti, Errico
Malatesta e il movimento anarchico internazionale 1872-1932 , Franco Angeli, Storia,
2003 p. 287, dove tra l’altro, si dice che oltre a disarmare Pazzaglia “pare che Bresci abbia avuto anche il merito di far
deviare il colpo” .
|
LA FAMIGLIA DEFENDI: da sinistra : VIRGINIA, ENRICUCCIO, ADELE, COCO', EMILIA, GIOVANNI, GIANNETTA, GIUGIU', ERRICO MALATESTA. NE HO FATTA, PER SBAGLIO, UNA IN PIU' |
Dopo
questi viaggi tornò a Londra, dove restò
per circa 13 anni lavorando come meccanico ed elettricista e frequentando assiduamente la famiglia Defendi composta da EMILIA TRUNZIO (
1858-1919), moglie dell' l’ex garibaldino GIOVANNI DEFENDI (
1849-1925), che, prima di essersi definitivamente stabilito a Londra per avere partecipato
alla difesa della Comune di Parigi era
stato rinchiuso in una prigione francese
per 10 anni e i loro 6 figli : VIRGINIA nata nei primi anni
ottanta e poi maritata all’anarchico GIULIO ROSSI), ENRICO (1883-1913)
militante anarchico da quando aveva
quattordici anni, più volte in carcere per le sue idee ed azioni , morto di tubercolosi a 30 anni,
ADELE nata nel 1885, ATTILIO detto COCO’ nato nel 1888, GIANNETTA
nata nel 1890 E GIULIETTA (Giùgiugiù) nata nel 1893.Malatesta fu, durante tutta la sua vita, molto legato a questa famiglia tanto da considerarsi parte di essa. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Dalla fine del 1889 al principio del 1897 [Malatesta] rimase quasi sempre a Londra dove, abbandonata Fulham e successivamente le vicinanze della DEuston station, si recò ad abitare per tutti i rimanenti anni di esilio in casa della famiglia Effendi, prima in High street, Islington , N., e poi nei pressi di Holborm. Non vidi mai la sua officina (per impianti elettrici, ecc.) che era situata non molto lontano. [...] La famiglia che l'ospitava, coi figlioli già divenuti adulti, la bottega italiana, i compagni italiani di passaggio o residenti a Londra, gli crearono intorno un'atmosfera così calda da allietargli anche i giorni più tristi dell'inverno londinese. Fu così nel novanta, fu così trent'anni dopo. Non le comodità, ma neppure l'indigenza e tutto intorno la tranquillità derivante dalla perfetta sicurezza. " ( Max Nettlau, Errico Malatesta..)
Bibliografia: Max Nettlau, Errico
Malatesta. Vita e pensieri. Edizioni Immanenza, 2015, p. 127
A Londra nel 1910 si tentò inutilmente di coinvolgerlo in un furto di
alcuni emigrati lettoni ai danni di
una gioielleria situata nel quartiere Houndsdtich , che si concluse con una sparatoria tra banditi e poliziotti e all’uccisione di tre
agenti e un rapinatore.
Gli altri componenti della banda riuscirono a fuggire. Dopo qualche settimana l’abitazione di Sidney Street in cui i rapinatori erano rifugiati fu assediata dalla polizia e
da reparti dell’ esercitoguidati personalmente dal ministro degli interni Wiston Churchill. I due ladri furono uccisi e tutti coloro,
prevalentemente lettoni , che avevano
avuto contatti con loro furono
sottoposti a processo., da cui furono, poi , assolti. (cfr. brano)
Brano da commentare: “ Io [Malatesta] naturalmente non avrei avuto
nessuna ragione per interessarmi né dell’orefice che era un ricchissimo
strozzino, né dei ladri che cercavano di fare illegalmente quello che l’orefice
faceva con forme legali, né dei poliziotti che facevano il loro mestiere e
dovevano affrontare rischi del mestiere. Ma, come al solito, i giornali dissero
che i ladri erano degli anarchici, tanto più che il mio nome comparve in
quell’affare per circostanze che sarebbe troppo lungo spiegare e che furono
d’altronde rigorosamente vagliate dalla polizia e dai magistrati. Ed io,
intervistato, dichiarai che era una calunnia attribuire agli anarchici quel
tentativo e che fra tutti coloro che la polizia accusava non ve n’era
alcuno che avesse mai manifestato delle simpatie per le idee anarchiche.
Era la pura verità e fu ammessa da tutti gli accusati, i quali del resto furono tutti assolti dai giurati”.
( Errico Malatesta, Scarfoglio, in Umanità Nova,
settembre 1921 )
Bibliografia: in Autobiografia mai scritta. Ricordi (1853-1932) a cura di Piero Brunello e Pietro Di Paola, Edizioni
Spartaco, 2003, pp. 153
Questo tentativo di
coinvolgere Malatesta nell’ “affare Houndstdich “ fu opera
soprattutto dell’ infiltrato/spia nel movimento anarchico, Enrico
Belilli, le cui continue
provocazioni indussero nell’aprile del
1912, Malatesta a denunciarlo ,
all’interno del movimento anarchico, pubblicamente, come spia , in un
volantino intitolato Errico Malatesta alla
colonia italiana di Londra. Per un fatto personale. Belilli , manovrato dalla
polizia politica italiana in probabile collusione con la polizia inglese,
, approfittò di ciò, per denunciare all’ autorità giudiziaria
inglese. Malatesta del reato di diffamazione Durante il
processo Malatesta ribadì fieramente le
sue accuse, che non vennero però prese
in considerazione dai giudici. (cfr. brano)
Brano da commentare : “ … Quando ho pubblicato la circolare ho
detto che molte persone potrebbero pensare che Belelli era una spia della
polizia italiana. Quando ho detto che non sta svolgendo un onesto commercio
come libraio intendo implicare che riceve il suo denaro come spia della polizia
italiana. Quando dico che è un bugiardo, intendo dirlo. Quando ho detto che posso dimostrare come
ricevo ogni mezzo scellino dei miei guadagni, intendevo dire che guadagno da vivere onestamente. Ho sfidato Bellili a fare lo stesso. [
…. ]. Non sono andato a casa di Bellili con l'intenzione di dirgli che ero in disaccordo con l'Italia rispetto alla guerra. Non ho detto che ero contro tutti gli italiani - sono un italiano io stesso. Belilli ha detto alla colonia italiana che desideravo che tutti gli italiani fossero uccisi - o qualcosa del genere - per influenzare la colonia italiana, ma non c'è riuscito. ..... “( Controinterrogatorio di Malatesta
durante il processo - 1913 )
Bibliografia: in Autobiografia mai scritta. Ricordi (1853-1932) a cura di Piero Brunello e Pietro Di Paola, Edizioni
Spartaco, 2003, pp. 160-161
Il tribunale condannò Malatesta a tre mesi di prigione e
ordinò che, dopo la pena, fosse espulso
dall‘ Inghilterra.
Nessun commento:
Posta un commento