Deve , a mio parere, essere considerata a tutti gli
effetti lotta contro il franchismo
anche quella praticata in Francia contro il nazifascismo dagli anarchici spagnoli
esuli in quel paese dopo la vittoria di Franco. Era opinione comune di quei
combattenti che la disfatta del nazifascismo avrebbe determinato la
caduta di Franco, che era riuscito ad instaurare la
sua dittatura solo con l' aiuto militare di Hitler e Mussolini . Tra i combattenti
spagnoli che combatterono in Francia svolse un importante ruolo FRANCISCO (PACO) PONZAN VIDAL ( 1911-1944). Giovane maestro
nel villaggio di Huesca e poi di Mazaricos,
Francisco Ponzan Vidasl aderì alla Confederacion Nacional de Trabajo
(CNT) e , durante la rivoluzione spagnola, fece parte del Consiglio Regionale di difesa di Aragona.
Al culmine del conflitto a Barcellona tra stalinisti e cenetisti, nel 1937 fu
arrestato dalla polizia del partito comunista e condannato a morte. Venne salvato dall’intervento di alcuni suoi
compagni e si unì alla “Colonna Roja y
Negra, incorporata , dopo la militarizzazione, nella 28 esima divisione,
comandata da GREGORIO JOVER. All’interno
di questa divisione fece parte, con il
grado di
luogotenente, di un gruppo
di guerriglieri chiamato “Libertadores” che
eseguirono, sino al 1939 rischiose
azioni di salvataggio
dei compagni e compagne residenti nelle zone nemiche. Rifugiatosi in Francia,
intraprese da lì , sino allo scoppio della seconda guerra mondiale, numerose
azioni, in Spagna, finalizzate soprattutto a salvare quei compagni, detenuti nelle prigioni franchiste, che, condannati a morte, erano in attesa di essere fucilati. Fu però respinto dal Consiglio Generale del Movimento
Libertario in esilio un progetto di Ponzan,
scritto verso la fine del 1939, per un significativo ampliamento della guerriglia in Spagna
contro il regime franchista (cfr. brano).
Brano da commentare:
…” Se si tiene conto dei compagni residenti laggiù e quelle dozzine di essi
residenti in Francia, è possibile
costituire in Spagna dei gruppi d’azione provinciali, regionali e locali nei
grandi centri. Si può sviluppare una propaganda intelligente capace di
suscitare un grande interesse. E si può preparare il materiale necessario
all’azione. E’ un’impresa di tre o quattro mesi. In seguito, si può definire
degli obiettivi precisi per ogni gruppo, e decidere il momento in cui passare
all’azione. E si può fare saltare lo stesso giorno tutti gli emettitori o tutte
le centrali elettriche, distribuire manifesti e
sopprimere tutta la circolazione
di treni distruggendo le 550 locomotive che essi possiedono. E si può fare ciò
che si vuole dando ai due clans la sensazione che esiste la più forte
organizzazione di tutto il proletariato. E si può in definitiva salvare
l’anarchismo internazionale. Io non voglio entrare nei dettagli, mi attengo alla proposta nella sua globalità, ed è probabile che
non ci si prenda sul serio. Ma si è pronti a tutto, per portare a compimento
questo progetto (anche) da soli, o quantomeno una parte di esso. E poco importano
i procedimenti utilizzati, perché noi non abbiamo che le
nostre coscienze e i nostri morti, e noi vogliamo che essi non abbiano nulla
di cui rimproverarsi” ( progetto di Ponzan
presentato al Consiglio Generale del Movimento Libertario
spagnolo verso la fine del ‘39)
Bibliografia: in Antonio Sola Tellez, Le reseau d’evasion du groupe Ponzan, Editions Coquelicot, 2008 pp. 135-136. (traduzione in italiano mia)
Determinato a continuare azioni di sabotaggio anche
contando solo sul suo gruppo di guerriglieri, nel maggio 1940, Ponzan fu ferito, in Spagna, in uno scontro con
soldati franchisti, ma riuscì egualmente a ripassare la frontiera francese. Dopo l’occupazione tedesca di Parigi, collaborò a
una rete di evasione, chiamata Reseau Pat O’ Leary,
organizzata dagli inglesi, ma poi più
nota come “Gruppo Ponzan”, che, in complesso, riuscì a salvare migliaia di persone, tra cui ebrei e militari alleati ( o prigionieri evasi o piloti
di aerei abbattuti) e chiunque volesse unirsi all’esercito della France Libre. E a quei compagni
libertari che accusavano Ponzan e i
suoi compagni di combattere per una causa , quella della resistenza
francese, che non aveva nessun rapporto diretto con l’ oppressione
del popolo spagnolo sotto Franco, Ponzan
rispondeva che sebbene fosse grande il suo amore per la Spagna “ la sua patria era il mondo
intero”. (cfr. brano)
Brano
da commentare: “ No se
hora de lamentarse de nada, señores,, sino el momento de las decisiones. No es la patria francesa la que estaá en juego; es la libertad, la cultura, la paz… No somos nosotros qiuenes estamos en peligro: es el mundo. Y no olden que quando se fusila a un hombre existe la posibilidad de que un día se fusile a toda la humanidad “ (parole dette da Paco Ponzan nel 1940)
Bibliografia: in www.portaloaca.com.../516-la-historia-de-Francisc....
Arrestato nel 1942 Ponzan fu
dapprima ritenuto una persona sospetta senza documenti e condannato a pene
relativamente miti, ma poi, la Gestapo, con la collaborazione di agenti segreti franchisti lo riconobbe come capo della rete d’evasione e venne fucilato nell’agosto
del 1944.
Ma come è noto, nonostante la vittoria sul nazifacismo, quanto avevano sperato gli esuli anarchici spagnoli non si
realizzò. Invece di essere travolto dagli avvenimenti bellici il regime
dittatoriale di Franco ottenne, nel dopoguerra, anche grazie alla benevola. protezione esercitata nei suoi confronti dalla
chiesa cattolica, il consenso delle democrazie
occidentali (inclusa l’Italia repubblicana , nata dalla resistenza antifascista) .Comunque , per molti anni, la resistenza al franchismo continuò sia con azioni di
guerriglia soprattutto in Catalogna sia con frequenti scioperi, tra il
1943 e il 1947, nelle città, più industriali, come Barcellona, Cadice,
Manresa, Matarò, Bilbao, Alcoy, Chiva , Alicante, Valencia, Siviglia
ecc. e anche nelle campagne dove vi furono forme di protesta come il
rifiuto di consegnare il raccolto alle autorità preposte. L' ultimo
grande sciopero generale in Spagna, che , coinvolse, per più giorni,
diverse città, lo si ebbe nella primavera del 1951. Ogni attività
lavorativa fu sospesa. Ma pur dovendo concedere agli scioperanti alcuni
miglioramenti economici, il regime sul piano politico riuscì a
sopravvivere , sia per il crescente consenso al franchismo da parte
delle "democrazie occidentali" ( dal 1950 l'ONU annullò le deliberazioni adottate contro il regime di Franco) sia grazie a una
feroce repressione degli operai che più si erano esposti durante lo
sciopero e dei militanti dei movimenti clandestini, ancora attivi.
Brano da commentare: “Lavoratori: centinaia di compagni sono stati detenuti per la loro partecipazione nello sciopero. Il governo fascista
pretende di ridurre così la protesta cittadina contro il carovita.
Rafforziamo, allora, la nostra solidarietà verso i detenuti e le loro
famiglie: Contro Franco e la Falange. Viva la libertà !” (CNT-Comitato ProDetenuti –AIT.)
Bibliografia: in Massimiliano Ilari, La giustizia di Franco. La repressione franchista ed il movimento libertario spagnolo (1939-1951), ed. Camillo Di Sciullo, 2005 pp. 174-175
Nota: risposta a Aristide
Donadio
Nel 1951 sussisteva
ancora , sebbene in fase di netto declino, anche una guerriglia rurale
particolarmente nella Bassa Andalusia
dove operava quello che restava della
banda del leggendario guerrigliero
libertario, BERNABE’ LOPEZ CALLE,
anche noto con i nomi di ““Comandante Abrio di
“Fernando”, ucciso nel 1949 a causa della delazione di una spia infiltrata nel
gruppo. Bernabè Lopez Calle, ex guardia
civile , che nel 1936 , divenne anarchico, aveva combattuto prima
come miliziano e poi, dopo la
militarizzazione, come comandante della 61
brigata mista su vari fronti sino a quando , nel 1939, dopo essere stato per un breve periodo di
tempo prigioniero in un carcere stalinista, da cui riuscì a fuggire, si unì
alle truppe di Cipriano Mera e come
comandante della 70 brigata confederale
fu tra i primi a reagire contro i militari comunisti insorti contro la cosiddetta Giunta Casado.
Dopo la vittoria di Franco , Bernabé
Lopez fu arrestato e restò sino al 1944
in una prigione franchista, da dove fu scarcerato nel 1944. Appena poté
sfuggire alla vigilanza speciale, cui era sottoposto, raggiunse le zone dove si era accesa la guerriglia e presto
divenne il comandante di un relativamente
numeroso gruppo guerriglieri
antifascisti, tra cui vi erano oltre che
anarchici, anche comunisti, socialisti e repubblicani, e sino alla sua
morte, tenne in scacco le truppe fasciste. Il figlio JOSE’ LOPEZ CALLE morì un
anno dopo durante un’azione.
Brano
da commentare : “ Quest’uomo di
dimensioni eccezionali si convertirà nel guerrigliero più famoso e leggendario
di quelli che operarono in quella indomita ed ardente regione ( l’Andalusia).
Sebbene contando sul valore, la tenacia
e le azioni temerarie di un “Raya”, un Antonio “el Carbonero”, i fratelli Quero, un Vilche o un Dominguez Maximiliano, tra molti altri , Bernabé unirà al valore comune
di tutti quelli che lo precedettero la sua grande capacità strategica,
cambiando rapidamente la natura e la fisionomia della guerriglia, dotandola di
organizzazione, efficacia, coordinamento e mobilità, cose delle quali finora
aveva mancato ( Cipriano Damiano, La resistencia libertaria
)
Bibliografia : in
Massimiliano Ilari, La giustizia di Franco.
La repressione franchista e il movimento libertario spagnolo 1939-1951, Centro Studi Libertari
Camillo di Sciulo, 2005 p. 130
Un altro leggendario capo guerrigliero libertario fu
MARCELLI MASSANA (1918- 1981) detto “Pancho”. Con la sua banda combatté nella provincia del Bages e
soprattutto nel Berguedà. Durante la rivoluzione sociale spagnola
combatté come miliziano nella famosa
colonna libertaria “Tierra y Libertad “
sul fronte di Madrid e poi , col grado
di tenente nella colonna “Carot y
Castan2 sul fronte di Aragona. Molto anmato
riuscì grazie alla sua astuzia e all’ appoggio
d ai campesinos che abitavano in quelle
zone, da cui era molto amato, riuscì ad uscire dalle sue pericolosissime
imprese ( per es. sabotaggi e assalti
agli uffici delle fabbriche e
delle miniere dove i lavoratori e le lavoratrici subivano i peggiori abusi e
molestie ) sempre vincitore sui suoi nemici
e con nessuna perdita da parte dei suoi uomini. Nel 1951 però la repressione si fece così
feroce nei confronti della popolazione
civile locale, sospetta di simpatizzare
con i guerriglieri, che per non danneggiarla, Massana
decise di sospendere le attività e
andare, con la sua compagna Maria
Calvò, in esilio in
Francia. La zona comunque restò ancora per lungo tempo evitata il più possibile
dalle guardie franchiste, in
quanto considerata poco sicura.
Brano
da commentare: “ Come era Massana? Era un uomo alto e
forte, di 27 anni, sicuro di sé, generoso e sentimentale. E’ facile
capire la sua popolarità e la leggenda che nacque tra la gente,
soprattutto nel Bergadà. Del resto le sue
imprese erano spettacolari come quella
con il capitano della guardia civil di Berga che aveva giurato di non avere pace fino
a che non avesse liquidato Massana. Massana informato che l’ufficiale era al bar Colon (di Berga)
vi si presentò. La guardia prendeva un caffè e un bicchiere seduto a un
tavolino. Massana prese un carajillo (una sorta di ponche alla livornese) al banco
e prima di andarsene pagò la consumazione del capitano della Benemerita. Questi
al momento di pagare seppe di essere stato ospite proprio dell’uomo che voleva
catturare. Il capitano uscì in strada disperato, ma come è logico il Pancho era
già sparito. Pochi giorni dopo qualcuno, che aveva molto senso dell’umorismo,
dedicò all’ufficiale una canzone trasmessa da Radio Andorra, una trasmittente
che a quell’epoca era molto ascoltata “
( da " Il
maquis in Catalogna" )
Bibliografia: Il
maquis in Catalogna, traduzione e cura di Luigi Lembo, Circolo Culturale Anarchico
Goliardo Fiaschi Carrara, 2011 pp. 25-26
Nota: risposta a Aristide
Donadio
Scusa il ritardo, ho scoperto il tuo commento solo ieri sera. Sui libri che ho a casa sulla Colonna Ascaso e sul confino a Ventottene e Renicci non ho trovato nulla. Su internet invece ho trovato notizie molto interessanti sia su Aristide che su suo fratello Armando: http://jesopazzo.org/index.php/blog-pazzi/839-1921-2021-il-passato-come-chiave-di-lettura-del-presente-3 ; https://www.ilpostalista.it/arezzo/pdf/0173.pdf ; http://www.antifascistispagna.it/wp-content/uploads/2016/10/Q5-Colonna-Italiana.pdf; http://www.antifascistispagna.it/?page_id=758&ricerca=1843; https://www.radiomaremmarossa.it/biografie-resistenti/muzio-tosi/
Nel Dictionnaire Internationale des militants anarchistes si trova la voce Raffaellina Parocchia (sic!) e si cita come fonte Umanità Nova, 31 gennaio 1970 in http://www.militants-anarchistes.info/spip.php?page=recherche&recherche=raffaellina+parocchia
… Certamente
, tu già le conoscevi. Io comunque , nei
limiti delle mie capacità ( non sono un vero storico, ma soltanto un creta-storico) continuerò a cercare e vorrei tanto trovare
anche i volti di Aristide e di
Raffaellina .
Cerco tracce di mio zio, omonimo, Aristide Donadio e della sua compagna, Raffaellina Parrocchia. Il primo certamente in Spagna dal 1932 e combattente contro Franco dal '36, mentre della seconda risulta solo la militanza anarchica e la sua presenza nell'enciclopedia internazionale spagnola degli anarchici. Grazie.
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